metodo e dintorni

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"Metodo e dintorni" parla del metodo scientifico, del modo in cui le nostre emozioni e il nostro ragionamento influenzano le nostre decisioni, a livello conscio e inconscio, e a livello pubblico e privato; parla del potere della narrazione nel costruire paradigmi e riferimenti; parla, infine, dei modelli del mondo e delle chiavi di lettura con cui cerchiamo di leggerlo. [...]

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  • Metodo e dintorniuna guida per umanisti incalliti

    Officina [email protected]

  • Indice

    Introduzione

    Progetto: Officina Santippe

    Parte prima A. Tre dialoghi 1. Erodoto 2. David Hume 3. Galileo Galilei B. Quello che dici, come lo dici: retorica, sillogismi e fallacie C. Questione di metodo 1. Un po di storia a. Francis Bacon b. Ren Descartes c. Galileo Galilei (ancora lui) 2. La cassetta degli attrezzi a. Come funziona il metodo? b. Quali sono i suoi limiti? c. Che cos un modello? d. Che cos una misura? e. Esempio: il bilancio tra pregi e difetti f. Postilla: luniverso davvero scritto in linguaggio matematico? D. Il buon giornalismo anglosassone

    Parte secondaA. Descrittivo o prescrittivo? B. Aiuto, un mostro!

    1. Il darwinismo sociale 2. Lincompletezza 3. Verit scientifiche stabilite tramite sentenze 4. Verit scientifiche stabilite tramite consenso popolare o mediatico C. Le sorelle Dashwood e gli inganni collettivi 1. Unire i puntini 2. Ragioni, sentimenti e prospetti

  • 3. Il senso di appartenenza D. Conoscere per deliberare 1. Un altro dialogo 2. Una prova di forza 3. Il dibattito multistrato

    Parte terza A. In societ 1. Un altro po di storia: pubbliche opinioni a. Lo studio dellopinione pubblica: Walter Lippmann b. Il modello di Lasswell c. La fabbrica del consenso d. Distopie letterarie 2. Giochi e decisioni a. Che cos la teoria dei giochi? b. Piccoli mondi c. Due esempi di decisioni 3. Cambiate canale! a. Cattive maestre e pessimi allievi b. Internet

    B. Linvoluzione del dissenso 1. Questioni fondanti a. Comprensione e linguaggi b. Lanti-intellettualismo 2. Piccoli disastri annunciati a. Filosofia pi o meno naturale b. Attivismo 3. Essere buoni 4. Fatti, opinioni e riti

    Bibliografia minima

  • Introduzione

    Cera una volta un asino.

    Era un asino placido, una buona bestia di campagna, che mai e poi mai avrebbe immaginato di occuparsi di questioni filosofiche. E invece, un bel giorno, si trov posto di fronte a due cumuli di fieno: uno alla destra del suo muso dubbioso, uno alla sinistra, speculare, alla stessa distanza. Lasino oscill tra luno e laltro, incerto sulla valutazione. Quale dei due era pi grande? Non ne venne fuori: i due cumuli erano perfettamente identici, fino allultimo filo. Come scegliere, allora, da quale dei due mangiare? Come dare una preferenza? In base a che cosa? Perch? Lasino guard a destra, e poi a sinistra, e per quanto guardasse e si sforzasse di trovare una differenza che potesse indirizzare le sue preferenze alluno o allaltro non riusciva a venire a capo del dilemma. Lapologo, ben noto come Lasino di Buridano, ci offre lo spunto per farci delle domande sul modo in cui prendiamo le decisioni, sul modo in cui valutiamo le situazioni, sul metodo con cui discerniamo i fatti dalle opinioni, quando ci possibile.

    Il povero asino, che non aveva letto il libretto che avete tra le mani, mor di fame.

    Lopera che qui comincia parla di questo e di altro. Parla del metodo scientifico, del modo in cui le nostre emozioni e il nostro ragionamento influenzano le nostre decisioni, a livello conscio e inconscio, e a livello pubblico e privato; parla del potere della narrazione nel costruire paradigmi e riferimenti; parla, infine, dei modelli del mondo e delle chiavi di lettura con cui cerchiamo di leggerlo, tramite la scienza, la matematica, lantropologia e - anche - la letteratura.

    Siccome si rivolge prevalentemente a lettori con una formazione umanistica, abbiamo scelto di accompagnare i nostri esempi con i personaggi di alcuni noti romanzi. Nelle prossime pagine ci capiter di cercare di capire cosa passa per la testa di Marianne Dashwood o di lavarci le mani compulsivamente con Lady Macbeth; assisteremo ai dialoghi di tre antichi persiani e ai due minuti di odio verso Emmanuel Goldstein; prenderemo a prestito le idee di un buon numero di filosofi per sapere come hanno affrontato gli stessi dilemmi che stiamo affrontando noi.

  • Non unopera divulgativa: pi un vademecum, a volte essenziale, a volte pedante, un po come certe guide turistiche che ci raccontano con la stessa passione della sagra della salsiccia dasino - non quello di Buridano, che ha gi dato - di Rocca Perlacea e dei dilemmi metafisici suscitati da una poesia di un poeta di strada di Borgo San Crispino, ma senza dimenticare lorario di apertura del museo e una carta stradale decente.

    Non resta che augurare a tutti buona lettura.

    Officina Santippe, luglio 2014

  • Progetto: Officina Santippe

    Santippe era la moglie bisbetica di Socrate. LOfficina un luogo dove si scrive e si pensa: raccoglie gli elementi collaterali della cultura, dalla scienza alla letteratura, dalla filosofia alla vita quotidiana. Socrate fa il suo lavoro, e Santippe dietro ramazza i rima- sugli e li rimette in sesto. Potremmo perfino parlare di creativit, se il termine non fosse stato orrendamente abusato da tutti gli sfaccendati del pianeta.

    Per cui, niente voli pindarici e auliche dichiarazioni dintenti: lOfficina non crea, non fa arte, martella operosamente, cerca il rigore nel metodo, studia a fondo, assimila libri, produce sintesi, si fa domande, e poi si cucina due spaghetti e pensa al mondo.

    Contatti:

    [email protected]

    www.facebook.com/officina.santippe

    Diritti:Metodo e dintorni, in ogni sua parte (testo e immagini), rilasciato sotto licenza Creative Commons Italia 4.0Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate

    Potete diffondere questopera liberamente su tutti i supporti, a patto che non venga uti- lizzata a scopo di lucro, che non venga modificata o tagliata in alcun modo, che venga sempre riportato il nome dellautore.

  • Parte prima

    Bisogna trovare una via di mezzo.Un giusto mezzo.Un po per uno non fa male a nessuno.Troviamo un punto dincontro a met strada. Abbiamo riportato questa opinione; ce ne sar sicuramente una contraria che vale altrettanto. Quante volte abbiamo sentito espressioni simili? M , scrive Aristotele nellEtica Nicomachea: il mezzo anche la cosa migliore. Il filosofo si riferisce alletica, e seguono gli esempi: la mediet tra lesser avaro e lesser prodigo, la mediet tra paura e ardimento, la temperanza tra i piaceri del corpo, la mitezza come mediet rispetto allira: le virt [...] sono mediet e [...] sono stati abituali, [...] di per s produttrici di quelle stesse azioni da cui derivano, che dipendono da noi e che sono volontarie, e che sono cos, come prescrive la retta ragione1.

    Linfluenza della massima aristotelica stata enorme dalla filosofia scolastica in avanti, ma se ne trova traccia anche in autori precedenti e affatto diversi, basti pensare alla sentenza in medio stat virtus, allaurea mediocritas, ad Orazio e Ovidio, ai reiterati appelli alla morigeratezza dei costumi senza eccedere in un estremo o nellopposto. invalsa talmente nelluso comune che la ripetiamo quasi come un intercalare.

    Ci proponiamo allora di valutare gli ambiti di applicazione di questa massima, perch un modo di dire che diventa un luogo comune rischia di farci abbassare la guardia sulle implicazioni che il suo utilizzo acritico comporta. La domanda : come si giunge a questo medio? E la risposta che comunemente ci diamo : tramite una conciliazione degli opposti, e quindi, letteralmente, tramite dialettica, o dialogo. Ci portiamo avanti questa impostazione dai tempi di Platone, siamo passati attraverso la dialettica come arte liberale e attraverso i movimenti triadici della dialettica hegeliana, con lannessa progenie marxista; non questo il luogo per mettere in discussione la validit delloperazione, e la terremo volentieri per buona: torniamo subito alla massima di Aristotele e cerchiamo di esplorarne i confini.

    1 Aristotele, Etica Nicomachea, 1114b

  • Sempre pi spesso capita infatti di trovare accenni al fatto che la via di mezzo sia la cosa migliore non solo in campo etico, ma anche in campo gnoseologico, o per dirla in altre parole si esteso alla verit il concetto di virt: vengono presentate due o pi opzioni su un dato problema e si presuppone che il dibattito sia sempre la via migliore per trovare un punto mediano (se non proprio medio) di sintesi tra le posizioni. Ne parleremo diffusamente nella seconda parte. sempre cos? Funziona? E quando non funziona, che cosa bisogna fare?

    A. Tre dialoghi

    Per prima cosa porteremo tre esempi in cui il dialogo stato utilizzato per dirimere una questione. Si tratta di esempi piuttosto noti, e che tuttavia utile richiamare in breve. Sono tre dialoghi, per coincidenza, ciascuno dei quali animato da tre personaggi. Riguardano per piani filosoficamente diversi e sono strutturati in maniera diversa: parlano, nellordine, della forma ottimale di governo, della religione naturale e del metodo scientifico.

    1. ErodotoIl primo dialogo scritto da Erodoto nel terzo libro delle sue Storie, nel V secolo a.C., e riguarda le forme di governo. Erodoto preso a mero titolo di esempio: avremmo potuto considerare lanaloga disputa affrontata da Platone nella Repubblica, da Aristofane nei Cavalieri o da Montesquieu ne Lo spirito delle leggi, tanto per citarne altre.Erodoto ambienta il dialogo tra i Persiani, ma ai Greci che si riferisce. Protagonisti sono Otane, Megabizo e Dario, ciascuno impegnato a sostenere dialetticamente la superiorit del sistema di governo da lui preferito rispetto agli altri due. Otane, che il primo a parlare, sostiene le ragioni della massa al governo: non si chiama democrazia (il termine non gode di molte fortune nella storia del pensiero fino a quando non viene definitivamente sdoganato dopo i totalitarismi della prima met del XX secolo) bens uguaglianza, o isonomia, in greco. Si lasci il potere al popolo! Cosa succederebbe infatti se, affidando il potere a un unico sovrano, questo sovrano poi fosse un arrogante scriteriato? Come potrebbe la societ persiana tutelarsi dai suoi eccessi? Megabizo propende per loligarchia, ove i pochi designati al governo siano scelti fra i migliori della societ; condivide le preoccupazioni di Otane sul potere a un unico soggetto, ma osserva che un popolo potrebbe non avere nemmeno cognizione di quel che fa, come un fiume in piena. Pochi ma buoni, insomma. Dario, infine, si fa testimone delle migliori qualit della monarchia rispetto alle altre due opzioni: nella loro forma migliore, i tre tipi di governo son tutti buoni; eppure, in unoligarchia possono nascere invidie e si possono fomentare rivolte, cosa che non accade se il potere viene affidato a un unico sovrano; anzi, proprio assegnando il potere a un unico re che rivolte e

  • contrapposizioni vengono sedate. I tre contendenti espongono di pari grado pregi e difetti dei rispettivi sistemi ed Erodoto non ci dice chi dei tre sia pi convincente2.

    2. David HumePer il secondo esempio facciamo un balzo in avanti fino alla fine del diciottesimo secolo. In un saggio brillante e pubblicato postumo, i Dialoghi sulla religione naturale, Hume affronta la domanda se la religione possa o meno essere razionale. Anche qui si affrontano tre posizioni: il teologo Demea, che riassume lapriorismo della linea di pensiero di Cartesio, il teista Cleante, che partecipe dellempirismo a posteriori, crasi felice tra il pensiero di Newton e quello di Locke, e infine Filone, alter ego dello stesso Hume, che affronta il dialogo sulle basi del proprio scetticismo metodologico. I tre pensatori si affrontano in un dialogo serrato in cui vengono affrontati i problemi classici della teologia: largomento, gi aristotelico, della causa prima, quello del disegno o progetto secondo il quale sarebbe fatto il mondo (argomento che tuttora affascina chi non s rassegnato alla mole di evidenze della teoria darwiniana), il problema del male. Il dialogo affronta infine non pi lesistenza di Dio, quanto il ruolo sociale della religione. Bench Hume si nasconda ed esalti il ruolo di Cleante, chiara la vittoria dialettica di Filone nella denuncia della religione come fonte di pratiche superstiziose e di privazione dellautonomia di pensiero, nonch dellincapacit di Cleante e di Demea di pervenire a certezze riguardo la natura e lesistenza divina. Lo scetticismo di Hume, lungi dallessere uno scetticismo assoluto, invece un invito ad esplorare i limiti dellintelletto e della ragione, comera gi chiaro dalla sua opera precedente Ricerca sullintelletto umano, che verr poi presa come spunto da Kant nella fase critica. La vittoria dialettica di Filone non pu essere resa manifesta: il filosofo scozzese aveva gi avuto qualche problema in passato, quando lassemblea generale della Chiesa presbiteriana a Edimburgo aveva discusso a lungo se scomunicarlo o meno. Hume riusc ad evitare di essere messo al bando ma la paventata reazione dei benpensanti render impossibile la pubblicazione dei Dialoghi sulla religione naturale fino a dopo la sua morte; la prima edizione, postuma, sar pubblicata anonima e senza il nome delleditore a cura del nipote di Hume, tre anni dopo la morte di questultimo, nel 1779.

    3. Galileo GalileiPer il terzo dialogo torniamo un po indietro, di un secolo e mezzo circa, fino alla stesura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei, che unopera letterariamente molto viva, in cui i personaggi sono delineati con grande forza e che preso come testimonianza della nascita del metodo scientifico moderno. Torneremo su questa grande lezione metodologica in seguito, ma per il momento ci interessa soltanto soffermarci sul contenuto del dialogo: la discussione tra Simplicio, Salviati e Sagredo e volge, nelle sue quattro giornate, sul confronto tra il sistema

    2 al contrario di quanto accade con Platone, che come si sa accanito fautore del governo ai filosofi in quanto razionali e saggi (Platone, Repubblica, X)

  • copernicano e quello tolemaico: Simplicio rappresenta lortodossia aristotelica, fatta propria dai gesuiti, e il geocentrismo tolemaico in accordo con i testi sacri; siamo nei tempi successivi alla fine del Concilio di Trento, che aveva decretato ...che nelle materie di fede e di morale pertinenti alledificazione della dottrina cristiana, nessuno, avvalendosi del proprio giudizio e alterando le Sacre Scritture secondo i propri concetti, osi interpretarle in maniera contraria al senso che la Santa Madre Chiesa, alla quale spetta di giudicare il vero senso e significato, abbia sostenuto e sostenga, oppure contro lunanime accordo dei Padri, anche nel caso che tali interpretazioni non siano state mai pubblicate. anche il tempo in cui ha il suo culmine linfluenza dei gesuiti: la dottrina si fonda su Aristotele per la filosofia e Tommaso per la teologia, ed questo larbitro che deve dirimere le dispute, lobbedienza prima di tutto; le ragioni dibattute nei dialoghi hanno questo vincolo: essere giudicate secondo questo metro. Le tesi di Simplicio sono quelle contro cui dibatte Salviati, astronomo portavoce delle tesi copernicane e facente le veci di Galileo; i due sono a loro volta oggetto della curiosit di Sagredo, nobile che si interessa di astronomia pur senza occuparsene di professione, da profano, e che rappresenta lutente cui lopera galileiana destinata. Il contenuto del dialogo noto: si confrontano il sistema eliocentrico e quello geocentrico, si discute della rotazione giornaliera della terra, si dimostra che luomo non ne percepisce il movimento. Cos come lo il contenuto, nota anche la censura che sub questopera fondamentale.

    Di comune nei tre dialoghi qui esposti c che in ciascuno sono esposte le varie tesi e ad ogni personaggio dato di portare elementi a favore della propria, di fare domande e di confutare le tesi avversarie. Notiamo in prima battuta che nei casi di Hume e Galilei c un vincolo esterno rappresentato dallesistenza del potere religioso che funge da arbitro, se non delle ragioni dei personaggi, quantomeno delle sorti dei loro autori. Vi per fra i tre dialoghi una differenza sostanziale, la cui scoperta graduale lobiettivo di questa prima parte.

  • B. Quello che dici, come lo dici: retorica, sillogismi e fallacie La domanda che ci si pone dunque: come si decide chi ha ragione? una domanda importante non solo nei dialoghi filosofici propriamente detti, ma anche nella vita quotidiana, quando siamo bombardati da input differenti e dobbiamo prendere una decisione. Il discorso rischia di impelagarsi nelle secche delle domande di verit, ma cercheremo di fare attenzione. Del resto, gi in dialoghi come il Fedro o il Gorgia Platone vede la retorica in subordine alla dialettica, una materia che non tiene in conto la verit del discorso ma solo il successo nella persuasione. Mettiamo quindi i tre dialoghi da parte, per il momento, e veniamo al secondo argomento, ossia a dare qualche accenno alla retorica, senza ovviamente che vi siano pretese di esaustivit. Secondo Diogene Laerzio3 linventore della retorica sarebbe stato Empedocle. Lopera andata persa; in Aristotele che troviamo una prima, importante, codifica di questarte.Il discorso consta di tre elementi: colui che parla, ci di cui si parla, colui al quale si parla. Il fine del discorso diretto a costui, voglio dire lascoltatore.. [...] Saranno necessariamente tre i generi di discorsi retorici: deliberativo, giudiziario, epidittico a seconda del ruolo dellascoltatore nei confronti del discorso stesso.In tutti i corsi di filosofia, sin dai licei, Aristotele noto come il padre dei sillogismi4. Un sillogismo un ragionamento concatenato che, a partire da una premessa maggiore e una premessa minore, arriva a una conclusione consistente dal punto di vista logico, il che vuol dire che il ragionamento tiene secondo i principii della logica classica, che si basa sui principii di identit, di non contraddizione e del terzo escluso: - una mela una mela (identit)- non pu essere che una mela sia una mela e non sia una mela (non contraddizione)- le uniche due possibilit sono che sia una mela o che non sia una mela (terzo escluso).

    Stanti queste regole, un sillogismo si articola cos: Tutti i gatti sono mammiferi (premessa maggiore) Tom un gatto (premessa minore) Quindi, Tom un mammifero (conclusione).

    O anche: Nessuna pianta un animale La quercia una pianta Quindi, la quercia non un animale

    O anche:

    3 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VIII, 57

    4 Si veda Aristotele, Analitici primi e secondi.

  • Tutti gli uomini sono animali Tutti gli uomini sono bipedi Quindi, alcuni animali sono bipedi

    Gli esempi sono numerosissimi e si rimanda a una qualsiasi tavola dei sillogismi per una trattazione completa.Non importante, al fine della correttezza del ragionamento, che ci che mettiamo nelle premesse sia sensato: il sillogismo Tutti gli uomini sono biondi; Antonio un uomo, quindi Antonio biondo formalmente corretto, anche se noi sappiamo che non vero, perch non vera la premessa maggiore, ossia non vero che tutti gli uomini sono biondi: esistono anche uomini bruni, o rossi.Addirittura, sono corretti formalmente dei sillogismi del tipo: Tutti gli uomini sono cipolle; Mario un uomo, quindi Mario una cipolla; la correttezza della forma altra cosa rispetto alla verit del contenuto.

    Questo ci porta alla definizione di entimema, che Aristotele utilizza nella Retorica. Un entimema un sillogismo in cui le premesse sono verosimili; per il resto, si comporta come un sillogismo, e Aristotele lo definisce sillogismo retorico. Perch importante lentimema? Perch si basa su ci che vero oppure su ci che simile al vero. Il compito delloratore mirare al probabile; le premesse dellentimema saranno talvolta necessarie, ma per la massima parte genericamente probabili; al contempo, ci si esercita a sostenere tesi opposte, non perch sia virtuoso metterle in atto, ma perch utile per afferrare lessenza della questione. Lentimema aristotelico vale in ogni situazione di cui ci si trovi a dibattere: per consigliare, per esortare, per difendersi, per indagare verit scientifiche, per confutare gli avversari. necessario quindi raggiungere la persuasione degli ascoltatori e questo accade in tre modi:- loratore credibile - viene indotta negli ascoltatori unemozione- si mostra il vero o il verosimile del discorso.

    Nel secondo libro della Retorica Aristotele entra nel dettaglio del come si fa. Innanzitutto ci dice come si fa a suscitare emozione nelluditorio: tramite luso sapiente della collera o della calma, della paura o della fiducia, dellindignazione o dellemulazione; consiglia poi allaspirante oratore i modi in cui pu adattarsi al carattere del pubblico, giacch era perfettamente noto anche allepoca che il pubblico si convince meglio se gli racconti quello che vuol sentirsi dire. Vulgus vult decipi, ergo decipiatur, sentenzi cinicamente il cardinal Carafa nel Cinquecento: il popolo vuole essere ingannato; e dunque, lo si inganni. Sembra di sentire un pubblicitario o un responsabile di campagne elettorali.

  • Infine Aristotele ci parla delle forme dellargomentazione logica e, nel terzo e ultimo libro, di come comporre da un punto di vista stilistico e strutturale un discorso convincente. Il giudizio finale, ossia la risposta alla domanda chi ha ragione, dunque, si basa sulla capacit di persuasione. Questo trucco lha capito perfettamente Arthur Schopenhauer che sullarte di ottenere ragione (e ottenerla, va da s, non significa averla) ha enumerato una serie di stratagemmi: quando si tratta di ottenere ragione va bene anche giocare sporco, da un punto di vista logico, e allora eccolo dispensare consigli su come ampliare laffermazione dellavversario al di l dei suoi limiti naturali, o su come presentare come assolute delle affermazioni che in partenza sono relative a un ambito specifico; si pu suscitare lira dellavversario, insultarlo in mancanza di argomenti, ritorcergli contro quello che dice, ci si pu tranquillamente servire di premesse false, affrettare le conclusioni, cambiare le carte in tavola, esagerare le posizioni, martellare lavversario sullargomento su cui si sente pi debole, appellarsi al sentimento del pubblico, divagare se si in difficolt, fingersi incompetenti per rinunciare al giudizio, ricondurre un argomento a una categoria invisa alluditorio, negare le conseguenze, sopperire ai ragionamenti con le motivazioni, utilizzare argomenti ad hominem o ex concessis (che vuol dire concedere che la premessa maggiore di un sillogismo sia vera anche se falsa), o un ragionamento circolare, o addirittura sbigottire lavversario con sproloqui privi di senso.

    Tutta questa discussione sulla retorica ci conduce a dover affrontare largomento delle fallacie logiche. Una fallacia logica unargomentazione che non valida da un punto di vista logico, ossia non formalmente corretta. La validit non va confusa con la verit di un ragionamento: la verit riguarda il contenuto delle proposizioni, la validit riguarda la struttura con cui sono concatenate. Della potenza delluso della parola siamo tutti consapevoli: basti pensare che ci poggiano sopra le due gambe della cultura occidentale, da In principio era il Verbo alluso della maieutica in Socrate.La parola non solo potente: anche ambigua. Delle ambiguit del linguaggio comune siamo tutti consapevoli: ci sono parole che hanno pi significati, oppure proposizioni che significano una cosa oppure unaltra a causa di ambiguit, come ad esempio: in ho sollevato una donna con un braccio solo il braccio pu essere il mio o quello della donna. Questa caratteristica del linguaggio comune preziosa per la ricchezza della lingua e ci permette di esplorare terreni sempre nuovi nel linguaggio poetico e nella letteratura, quando la vaghezza un vantaggio, ma di qualche impaccio quando abbiamo bisogno di un linguaggio preciso. Per questo motivo si cercato a lungo di costruire linguaggi che fossero adatti allo scopo: vuoi come lingue costruite artificialmente, e qui possiamo citare le lingue filosofiche a priori nei secoli XVII e XVIII (Bacon, Comenio, Descartes, Leibniz, Wilkins, tra gli altri), nate con il proposito di esprimere perfettamente idee e connessioni tra aspetti della realt; vuoi come lingue

  • formali utilizzate in ambito ristretto, e qui ricordiamo le espressioni algebriche, le formule chimiche, la notazione musicale o il linguaggio della logica formale, da Frege a Boole a Russell a Wittgenstein5.Nel discorrere pubblico, per, continuiamo a usare il linguaggio comune. Al di l della vaghezza e delle ambiguit, che ci possono portare a fare errori nel ragionamento (fallacie linguistiche), possiamo ingannarci - e ingannare - anche quando facciamo degli errori di inferenza logica, ossia quando subentrano i problemi a livello di costruzione del discorso. I nostri sillogismi diventano paralogismi, ossia delle argomentazioni che sono scorrette nella loro forma.

    Questo ci porta a fare una piccola digressione sulla comprensione di un testo6 (scritto, in questo caso: leggiamo la retorica, oltre ad ascoltarla). La comprensione passa attraverso una prima parte di stampo linguistico, che include: la decodifica dei segni, cio tecnicamente leggere le lettere dellalfabeto in cui presentato il testo, la comprensione semantica, come ad esempio capire quali parole conosciamo e quali no, la comprensione sintattica, ossia la corretta valutazione dei rapporti tra gli elementi delle frasi e delle proposizioni, la comprensione dei rapporti tra le varie parti del testo (temporale, causale), e la comprensione a livello comunicativo, che pu essere ad esempio capire lo scopo del discorso, o il perch stato scritto. In un secondo momento entrano in gioco le competenze cognitive, tra cui la capacit di fare inferenze correte o la capacit di individuare le parti importanti del discorso e distinguere le informazioni necessarie. Un terzo livello riguarda le conoscenze pregresse, quelle che ci permettono cio di relazionarci con maggiore tranquillit al testo: se conosciamo largomento, avremo minori difficolt a capire un testo che pure non abbiamo mai letto prima. Applichiamo questo metodo inconsciamente quando leggiamo un testo scritto nella nostra lingua madre o, con maggiore consapevolezza, quando siamo chiamati a tradurre un testo scritto in unaltra lingua.

    Le fallacie, s detto, inficiano la correttezza del discorso, e ci vuol dire che, per ottenere ragione, dovremo ricorrere ad altri espedienti: alla sensibilit di chi ci ascolta, o alla credibilit che siamo riusciti a costruirci, o alle emozioni che saremo riusciti a suscitare. Questo non toglie che un discorso fallace, per quanto convincente, resti fallace. Elenchiamo qui alcuni tipi comuni di fallacia logica:

    5 Ne parleremo brevemente nella Parte terza.

    6 Noam Chomsky fa notare con una certa ironia come la linguistica preveda un oratore ideale che parla utilizzando un linguaggio completamente omogeneo ad una comunit altrettanto ideale che conosce perfettamente il linguaggio e non affetta da condizioni limitanti che non riguardano la grammatica, come cali di memoria e di attenzione, interessi altalenante o errori nellapplicare la propria conoscenza del linguaggio alla situazione attuale. (N. Chomsky, Aspects of the Theory of Syntax, 1965). Nella realt ci fraintendiamo di continuo; non solo con il linguaggio verbale, ma anche con quello non verbale, che rappresenta una grossa fetta della nostra comunicazione con il prossimo.

  • - La generalizzazione indebita: lutilizzo di un esempio non rappresentativo, del tutto particolare, o comunque troppo piccolo. Ad esempio: mio nonno vissuto fino a 95 anni fumando un pacchetto al giorno, quindi fumare non fa male. La generalizzazione indebita pericolosa, ma in qualche caso difficile da riconoscere: trovare un campione rappresentativo un compito statistico non necessariamente banale.

    - La fallacia dello scommettitore: la convinzione che un evento sia influenzato da eventi analoghi passati. Esempio: il numero 74 non esce sulla ruota di Milano da 35 settimane, il numero 16 uscito la settimana scorsa, quindi pi probabile che alla prossima estrazione esca il 74. Il ragionamento fallace perch prima di ogni estrazione vengono immessi nellurna tutti i 90 numeri, e quindi la probabilit di estrarne uno esattamente 1/90, indipendentemente dal fatto che detto numero sia uscito di recente oppure no. Attenzione: in alcuni casi la probabilit di un evento non indipendente da quanto avvenuto negli eventi precedenti e pu variare in base agli eventi gi occorsi. Esempio: se da un mazzo di carte estraggo un asso, la probabilit di uscita di quellasso era 4/52 (o equivalentemente 1/13). Se non rimetto a posto lasso, la probabilit che la carta successiva sia ancora un asso 3/51, ossia minore della probabilit che la carta sia, per dirne una, un re, o qualsiasi altra carta che non sia un asso - che 4/51. In questultimo caso si parla di probabilit condizionata.

    - Il ragionamento circolare: quel ragionamento fallace in cui le premesse derivano dalle conseguenze e le conseguenze dalle premesse, come un cane che si morde la coda. Esempio: la Bibbia parola di Dio perch Dio lha detto nella Bibbia. Il ragionamento circolare una forma di petitio principii, ossia un ragionamento in cui le premesse includono gi le conclusioni.

    - Luomo di paglia: un modo di argomentare nel quale non si contesta quel che dice lavversario, ma quel che si deciso che lavversario dovrebbe dire. Si crea qui una persona fittizia, le si fa dire quello che vogliamo che dica, e che magari siamo in grado di confutare, e confutiamo quello. Esempio: Mario dice che correre in moto piacevole. Luigi ribatte che se tutti corressero allimpazzata in motocicletta senza osservare il codice della strada, ci sarebbero un sacco di morti per incidente. Mario, ovviamente, non ha mai incitato a correre allimpazzata e incuranti del codice della strada, ma a Luigi fa comodo travisare lopinione di Mario per portare avanti la propria tesi.

    - Post hoc, ergo propter hoc: vuol dire che si ritiene che, se un evento B accaduto dopo un evento A (post hoc, cio dopo questo), allora levento A abbia causato (propter hoc, cio a causa di questo) levento B. Naturalmente un legame temporale non ne implica uno causale: se alle otto mangio una mela e alle otto e cinque suona il telefono, non detto che il telefono abbia squillato a causa del fatto che ho mangiato una mela. Esempio di fallacia post hoc ergo propter hoc questo: siccome le diagnosi di autismo vengono effettuate dopo che i bambini sono stati sottoposti a vaccinazione, allora i vaccini possono essere causa di autismo.

  • A questo proposito bene spendere due parole ulteriore sui concetti di correlazione e causa. Il fatto che due eventi si verifichino nello stesso periodo, ossia che se si verifica uno, con una certa regolarit si verifica anche laltro (si dice che i due eventi sono correlati), pu verificarsi per vari motivi: potrebbe trattarsi di coincidenze; i due eventi potrebbero essere luno la causa dellaltro; oppure semplicemente essere entrambi leffetto di un terzo evento. La correlazione va quindi esaminata caso per caso per vedere che cosa ci sia dietro. Facciamo tre esempi: 1. In un certo periodo di tempo, poniamo un anno, osserviamo che il numero dei divorzi mensili ha avuto lo stesso andamento del prezzo delle fragole. Fino a che non avremo dimostrato che esiste una relazione tra il numero dei divorzi e il prezzo delle fragole, possiamo considerare che il comune andamento sia una mera coincidenza. 2. Pi schiacciamo sul pedale dellacceleratore, pi la nostra automobile aumenta la sua velocit. Questo un esempio in cui laumento della pressione del piede sul pedale correlato allaumento della velocit, e ne anche la causa. 3. Supponiamo di osservare, nel mese di agosto, una correlazione tra il numero di gelati mangiati e il numero di ingressi nella piscina comunale: il numero di gelati aumenta quando aumenta il numero di ingressi in piscina, e diminuisce di pari passo. Se scambiassimo la correlazione con la relazione di causa, potremmo dire che il consumo di gelati in agosto causa un aumento degli ingressi in piscina, o che viceversa pi si va in piscina e pi si mangiano gelati. In realt, molto probabile che, essendo in agosto, entrambi gli eventi siano causati da un terzo evento, ossia dal variare della temperatura: pi fa caldo e pi tendiamo a mangiare gelati e a farci una nuotata. Dunque, riassumendo: una successione temporale non necessariamente una successione causale, una correlazione non necessariamente una relazione di causa-effetto. I tre esempi qui proposti sono piuttosto elementari e servono solo per chiarire il concetto. Nella realt le cose non sono sempre cos semplici ed un compito non banale per chi si occupa di statistica o di elaborazione dei dati distinguere quando due variabili sono dipendenti direttamente luna dallaltra e quando invece ce n una terza (e una quarta, una quinta...) che pu essere la causa di tutte e due. Lattenzione non va mai abbassata!

    - Falsa dicotomia: ragionamento fallace in cui vengono presentate come possibili solo due alternative, quando invece in realt ce ne sono di pi. Esempio: Se non appoggiate i bombardamenti sullAfghanistan, siete a favore dei terroristi.

    - Slippery slope, o fallacia del piano inclinato: si cerca di screditare una posizione insinuando il fatto che darebbe il via a una inarrestabile e ineluttabile serie di conseguenze via via pi disastrose. Il ragionamento fallace perch per ogni conseguenza bisogna valutare il grado di possibilit che si verifichino e non prenderla come inevitabile senza che vi siano prove a supporto. Esempio: Se permettiamo che venga legalizzata la cannabis, ci ritroveremo un paese pieno di eroinomani, e ogni relazione sociale sar distrutta.

  • - Generica violazione dellinferenza logica: raccogliamo in questa definizione tutti i casi in cui viene violato la corretta applicazione delle implicazioni. Esempio: dalla proposizione Se piove, prendo lombrello, segue logicamente (modus tollens) che Se non prendo lombrello, non piove. Altre derivazioni a senso non sono formalmente corrette: per esempio, Se non piove, non prendo lombrello una condizione aggiuntiva, e non segue logicamente da Se piove, prendo lombrello. Ricordiamo anche la confusione che si fa tra diritto e obbligo: il diritto di fare una cosa vuol dire che posso farla oppure non farla; lobbligo vuol dire che devo farla. Sembra una banalit, ma la confusione viene alimentata a scopo propagandistico quando si dibatte su temi etici particolarmente sentiti: tanto per essere chiari, il diritto al divorzio non obbliga tutti i matrimoni a finire davanti al giudice, il diritto allaborto non obbliga tutte le donne gravide ad abortire, il diritto al matrimonio omosessuale non obbliga tutti gli omosessuali a sposarsi, e tantomeno obbliga gli eterosessuali a diventare gay.

    - Ad hominem: qui ci sono tutti i casi in cui, per non confutare largomentazione che una persona propone, si attacca direttamente la persona: per il suo carattere, oppure perch amica di qualcuno che ci sta antipatico, oppure la si accusa di essere al soldo di qualche interesse, meglio se fumoso e venato di complottismo ( unattivit che spopola nei social network). Esempio: Chi ti paga?

    - Tu quoque: forma particolare di Ad hominem, consiste nel giustificarsi tirando in ballo azioni analoghe compiute da altri: il ragionamento fallace perch se ho rotto il vaso di zia Petunia non posso giustificarmi col fatto che Pierino ha rubato la marmellata: il vaso di zia Petunia stato rotto indipendentemente dalla marmellata, e accusare Pierino del furto della marmellata non render sano il vaso rotto. Se ne ritrovano esempi a non finire: in un dibattito politico abbastanza comune sentire una delle parti in causa giustificare le proprie mancanze dicendo che anche gli altri non sono da meno.

    - Appello allautorit: una fallacia che consiste nel cercare lappoggio di una persona nota, che per non competente nella materia in cui chiamata ad esprimersi. Per esempio, le diete dimagranti sponsorizzate da divi del cinema o personaggi televisivi, invece che prescritte da un dietologo. Sia chiaro: un divo del cinema pu aver studiato teoria dellalimentazione e nutrizione per conto suo, ed essere esperto in materia; tuttavia, quando ci si fa influenzare dalla sua opinione in quanto divo del cinema, si ragiona in modo fallace. Ad ogni buon conto, un enunciato non mai vero o falso per il semplice motivo che lha detto qualcuno, anche se questo qualcuno competente in materia: nel capitolo successivo vedremo perch.

    - Appello al popolo: si argomenta sulla verit di una questione facendo appello al sentimento popolare. una tecnica utilizzata a man bassa, dagli OGM al recente caso Stamina, e da un punto di vista retorico troverebbe il favore di Aristotele, ma appellarsi alla volont popolare non rende corretto (n tantomeno vero) un enunciato: la correttezza dipende dalle inferenze logiche.

  • - Appello allignoranza: siccome non si conoscono prove che una cosa falsa, allora devessere vera. Esempio: nessuno ha trovato prove che gli alieni non esistano, quindi esistono. Viene usata talvolta anche come prova dellesistenza divina, ma non ha alcuna validit, come possiamo vedere dai controesempi classici della teiera di Russell o del drago nel garage di Sagan. Lassenza di evidenza non evidenza dellassenza.

    - Ad baculum: la validit dellargomento viene sostenuta minacciando ritorsioni in caso non si sia daccordo. Il baculum, in latino, il bastone. Questa fallacia era un metodo persuasivo che funzionava benissimo durante lInquisizione.

    - Tra le fallacie informali (ossia che non riguardano la forma del discorso) ricordiamo di passaggio anche il wishful thinking, o pensiero illusorio: la formazione di credenze basate su quello che vorremmo che fosse, e non sullosservazione delle evidenze fattuali. un comportamento diffusissimo e forse inalienabile, ed un bias cognitivo, ossia una distorsione del giudizio derivante da nostri pregiudizi.

    Conclusa questa carrellata sulle fallacie, riassumiamo quello che abbiamo fin qui: esempi di utilizzo del dialogo come mezzo per arrivare alla verit, ed esempi degli errori in cui possiamo incorrere durante questi dialoghi. Torniamo ora ai tre dialoghi del punto A. e cerchiamo di studiarne in dettaglio il funzionamento: in che modo Otane potr aver ragione di Megabizo, per esempio, o in che modo Salviati potr far prevalere le sue ragioni su quelle di Simplicio?

  • C. Questione di metodo

    Un biologo osserva un antropologo al lavoro. Lo guarda lavorare, gli lancia unocchiata di superiorit e borbotta fra s: Bah. In fondo tutto quello che fa biologia applicata.Un chimico osserva il biologo, lo vede lavorare, gli lancia unocchiata di compassione e mormora fra s: Bah. In fondo tutto quello che fa chimica applicata.Un fisico osserva rapidamente il chimico, lo guarda lavorare, se ne va scrollando le spalle: Bah. In fondo tutto quello che fa fisica applicata.Un matematico, da lontano, li sta osservando tutti. Scuote la testa e sogghigna.

    Seppure caricaturale, la storiella (con ogni probabilit inventata da un matematico...) abbastanza esemplificativa dellapproccio distorto che gli specialisti di una materia possono avere nei confronti degli specialisti di altre materie, nonch della nostra tendenza a proiettare i nostri standard (cognitivi, morali) sugli altri; inoltre ci offre il pretesto per cominciare a parlare di metodo scientifico - che comunque, a scanso di equivoci, quello adottato da tutti i personaggi della vicenda. A causa dei limiti di spazio procederemo a tappe un po forzate, tagliando la storia con laccetta, ma speriamo di restituire un quadro sostanzialmente corretto. Per far ci, tralasceremo la storia del contributo ellenistico alla scienza e il ruolo nello studio dellinferenza svolto da Roger Bacon o Alberto Magno, nel tredicesimo secolo, e passeremo subito alla nascita della scienza sperimentale moderna. Come prima cosa chiameremo in gioco tre personaggi: Francis Bacon, Ren Descartes e Galileo Galilei.

    1. Un po di storia

    a. Francis Bacon (1561-1626)Il primo Seicento un periodo culturalmente fervido. Claudio Monteverdi porta nella musica profonde innovazioni, il teatro elisabettiano regala allumanit il genio di William Shakespeare e anche dal punto di vista filosofico le cose si fanno interessanti. La filosofia allepoca prevalentemente una rilettura di Aristotele, e ha due problemi: non fa progressi e non d risultati concreti. Della sterilit dei sillogismi non ci si era accorti allora: il problema era gi stato sollevato da Pirrone di Elide, filosofo greco scettico vissuto a cavallo tra il quarto e il terzo secolo a.C.; daltronde, il tentativo di controllare la natura messo in atto da maghi e alchimisti manca di costrutto teorico e di metodo. Nel 1620 sir Francis Bacon pubblica il Novum Organum, che gi dal titolo si rif allOrganon di Aristotele, e che si pone in contrasto con laristotelismo vigente; il suo obiettivo, dichiarato nel sottotitolo, indagare le vere direzioni riguardo lindagine della natura. Secondo Bacon la natura pu essere controllata solo sulla base di una profonda conoscenza della sua struttura fondamentale, e si pu conoscere la struttura

  • fondamentale della natura solo partendo dallosservazione sperimentale e procedendo con un ragionamento induttivo: si isolano i fenomeni e si ricercano le relazioni di causa. Il metodo si compone di due momenti diversi, il primo, o pars destruens, consiste nelleliminare le conoscenze errate, che sono fonte di pregiudizi e ci allontanano dal raggiungimento della verit, come il bias cognitivo e il wishful thinking cui abbiamo accennato elencando le fallacie; Bacon le chiama Idola, o idoli, e ne individua quattro: gli idoli della trib (idola tribus), che ci ingannano facendoci credere che il senso umano sia misura di tutte le cose, gli idoli della caverna (idola specus, con riferimento polemico al mito della caverna narrato da Platone nella Repubblica), che riguardano i pregiudizi dovuti alla propria storia personale di individuo; e ancora gli idoli del mercato (idola fori), pregiudizi derivanti dallinstaurarsi di relazioni umane e dal linguaggio, e gli idoli del teatro (idola theatri), che derivano dalle errate filosofie passate, che ci intrattengono come spettacoli teatrali producendo mondi fittizi. Una volta sgombrato il campo, si pu cominciare a costruire (pars construens), tramite un sistema di tavole: la tavola della presenza, in cui si raccolgono i casi positivi, la tavola dellassenza, in cui si raccolgono i casi in cui il fenomeno osservato non si verifica, e la tavola dei gradi, ove si raccolgono le gradazioni in cui il fenomeno si verifica. Quando si sono comparati i risultati, li si sottopone a esperimenti per vagliarne la solidit: al termine di queste prove c quello che si chiama experimentum crucis, che quello che, date due ipotesi, ci deve dire senza ombra di dubbio quale delle due vera e quale falsa.Luso della logica in Bacon ha tre funzioni: correggere gli errori, aiutare nella scelta di atteggiamenti corretti e costruire lorganizzazione della conoscenza. La logica deduttiva, quella dei sillogismi, ora supportata dalla logica induttiva.Il limite del metodo baconiano rispetto al metodo scientifico propriamente detto duplice. Da un lato non tiene assolutamente in conto il ruolo della matematica come linguaggio per lelaborazione delle teorie e per la comprensione del ragionamento induttivo; dallaltro lato manca di un criterio per la verificabilit, o per la falsificabilit, delle teorie stesse.

    b. Ren Descartes (1596-1650)Il giovane Cartesio frequenta il collegio a La Flche, dai gesuiti: il che vuol dire una solida impostazione retorica e tre anni conclusivi a studiare filosofia, cio Aristotele e Tommaso. Ma il ragazzo sveglio, e si appassiona di poesia e soprattutto di matematica. Terminati gli studi viaggia per lEuropa e frequenta personaggi i pi vari: tra questi ricordiamo Isaac Beeckmann, uomo di scienza sui generis, che tra laltro ammette lesistenza del vuoto (aborrita invece dalla filosofia aristotelica; il lavoro di Torricelli ancora da venire), e verso cui Descartes sente un debito di riconoscenza nella propria formazione. Sappiamo anche che il filosofo francese conobbe anche il lavoro di Raimondo Lullo (1233-1316), la cui Ars generalis era un primo tentativo di risolvere ogni problema filosofico con precisione matematica. Nelle Regulae ad

  • directionem ingenii Cartesio comincia ad affrontare il metodo nelle scienze. Esse, sostiene, vanno ricondotte alla ragione, che il fondamento unitario nel soggetto conoscente. La scienza conoscenza certa ed evidente, e queste caratteristiche trovano il loro culmine nella matematica, che ha in se stessa la propria garanzia, nellevidenza dei propri oggetti: pertanto, le idee su cui poggiare la propria conoscenza debbono essere chiare e distinte. In seguito smusser le sue tesi e si limiter a ritenere la matematica un modello di qualsiasi altra pretesa di conoscenza. Nella sua opera forse pi celebre, che il Discorso sul metodo (1637), Descartes elenca i precetti di questo metodo:i. Non accogliere mai come vera nessuna cosa che non conoscessi evidentemente esser

    taleii. Dividere ciascuna delle difficolt che esaminavo in quante pi parti era possibile, in

    vista di una miglior soluzione; questa tecnica, tuttora utilizzata per la sua efficacia, detta riduzionismo.

    iii. Imporre ai miei pensieri un ordine, cominciando dagli oggetti pi semplici e pi facili da conoscersi per risalire un po alla volta, come per gradi, alla conoscenza dei pi complessi

    iv. Fare, in ogni occasione, enumerazioni tanto complete e rassegne cos generali da essere sicuro di non dimenticare nulla.

    Il passaggio successivo quello dalla fisica alla filosofia, intesa come scienza dei principi primi; tralasceremo in questa sede di menzionare nel dettaglio tutta la parte sulla morale provvisoria e sullesistenza divina e ci concentreremo sulla parte metodologica in senso stretto. Come si garantisce la validit della conoscenza acquisita? Il fondamento del metodo cartesiano il dubbio metodico. Lo descrive meglio nella prima delle Meditazioni metafisiche (1641): di tutto ci di cui si pu dubitare, si deve dubitare; ma vi sono due cose di cui non si pu aver dubbio, la prima del proprio pensare (conosciamo tutti la formula cogito, ergo sum) e la seconda che il nulla non fa nulla. Da ci deriver poi la suddivisone tra il corpo e la sostanza pensante, o tra res extensa e res cogitans, la teoria delluomo come macchina e il ben noto dualismo cartesiano, che avr infiniti sviluppi sul concetto di anima e corpo, e che sar ripreso dalle neuroscienze anche nel XX secolo, basti pensare al celebre lavoro di Antonio Damasio Lerrore di Cartesio (1994) in cui viene posto in esame il valore cognitivo delle emozioni.Ma non corriamo troppo in l: quel che conta qui che lessenza del pensiero che esso ci di cui non si pu dubitare e tutto il resto del sapere procede in modo deduttivo; nessuna rilevanza gnoseologica viene data ai sensi.Descartes dunque importantissimo per la concezione razionalistica e per luso della deduzione: il suo limite nei confronti del metodo scientifico il non aver saputo dare importanza alla realt sensibile, ossia, in altre parole, a quelli che ora si chiamano dati sperimentali.

  • c. Galileo Galilei, ancora lui (1564-1642) Torniamo allora a Galileo Galilei e al suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, di cui abbiamo parlato allinizio. Ne esamineremo due aspetti: il racconto del Gran Naviglio e limportanza metodologica.Galileo ambienta il suo dialogo nel corso di quattro giornate. Durante la seconda giornata sottopone gli astanti a un esperimento mentale: immaginiamo di essere su una nave, sotto coperta, in modo da non poter vedere quel che succede fuori, di non poter sapere cio se la nave in movimento oppure no, e supponiamo di osservare quello che invece succede nel nostro ambiente sotto coperta. Galileo osserva che, effettuando quelli che ora chiameremmo esperimenti meccanici, come il lancio di un peso, non possibile stabilire se sul nostro gran navilio siamo in un sistema in quiete (fermo) oppure in un sistema che si muova di moto rettilineo uniforme. Detto in altre parole, i sistemi di riferimento cosiddetti inerziali sono indistinguibili: le leggi della meccanica (e quelle della fisica classica in generale, si scoprir poi) non ci permettono di distinguere se un esperimento stato effettuato su un sistema di riferimento o su un altro sistema di riferimento che si muova, rispetto al primo, di moto rettilineo uniforme - vale a dire, con velocit costante in valore e direzione. Questo implica che non esiste un sistema di riferimento assoluto, e quindi che non ha senso considerare la Terra, o luomo, come punto di riferimento particolare. Ma non solo questo a rendere fondamentali le osservazioni di Galileo. A causa degli stretti limiti censori in cui si muove, pur essendo un convinto assertore della teoria copernicana, allinizio presenta leliocentrismo e il geocentrismo lasciando in sospeso il giudizio; ma se presenta leliocentrismo come una teoria matematica, si dedica a fare altrettanto anche con il geocentrismo, che invece era la teoria da non mettere in discussione. Ne mette in discussione, o per meglio dire ne demolisce, le premesse filosofiche. Veniamo infatti al secondo punto, ossia limportanza metodologica: la divergenza tra la visione galileiana e quella tomistico-aristotelica propugnata dai gesuiti non potrebbe essere maggiore da un punto di vista concettuale e inoltre Galileo dichiara lessenzialit del metodo sperimentale, sintetizza la felice e proficua complementarit di induzione e deduzione, della matematica e sella misurazione quantitativa e non solo qualitativa: Una sola esperienza o ferma dimostrazione abbatte tutte le ragioni probabili. La pura autorit dellipse dixit scardinata. Le Sacre Scritture sono certo una guida morale per luomo, dice Galileo: ma se la natura si comporta in modo differente da quello che le Scritture dicono, sono le Scritture che sbagliano.

    2. La cassetta degli attrezzi

    Conclusa questa breve panoramica, possiamo quindi chiederci: ma com fatto, come funziona il metodo scientifico? Una trattazione approfondita di filosofia della scienza ,

  • qui, improponibile; ci limiteremo a tracciare poche linee che possano servire di riferimento. Dai tempi di Galileo il metodo si affinato, vi si discusso sopra - e cos si ritorna anche alla domanda iniziale di questopera, ossia cosa possa essere oggetto di dibattito.Secondo Ernst Mach7, il pensiero scientifico deriva dal pensiero comune: con entrambi ci dobbiamo cimentare con lintegrazione concettuale di fatti osservati in modo parziale, cio ci viene richiesto di ricostruire un senso logico e consistente a partire dai dati che abbiamo sotto mano e che rappresentano, per forza di cose, soltanto una parte della realt. Cos, per esempio, il contadino osserva e sperimenta quale sia il terreno pi adatto alla semina, seleziona le sementi, impara dai propri errori, fa delle prove, procede per analogie e per variazioni in maniera del tutto analoga a uno scienziato al lavoro. Ci che ha in pi il pensiero scientifico propriamente detto che deve contemplare ladattamento reciproco delle idee: deve cio costruire modelli coerenti e teoricamente solidi. Presentiamo adesso una parte un po pi tecnica delle altre: abbiamo comunque cercato di esporla nel modo pi divulgativo possibile, senza formule o concetti troppo complessi, con esempi comuni, e al contempo abbiamo cercato di non banalizzare troppo.

    a. Come funziona?Il metodo scientifico una opportuna combinazione di induzione e deduzione che viene utilizzata, proprio come una cassetta degli attrezzi o un insieme di tecniche, per acquisire conoscenza, o per correggere quella vecchia. Si applica ai fenomeni osservabili: quindi, tanto per dire, in questo lavoro non lo considereremo applicabile alla metafisica8. Consiste in una serie di attrezzi:- losservazione sistematica- la misura - lesperimento- la formulazione di ipotesi- la predittivit delle ipotesi- un modo per valutare lutilit del modello da spiegare: per esempio la sua semplicit,

    che deriva dallutilizzo del rasoio di Occam: se si deve scegliere tra due o pi ipotesi alternative, scegliamo quella che necessita di minori assunzioni. Un altro modo la refutabilit del modello, che una stima della confidenza che possiamo avere nel modello stesso.

    - la falsificabilit: una teoria detta scientifica se possibile provare che falsa, vale a dire se si pu, almeno concettualmente, trovare un controesempio che la smentisca. La falsificabilit unacquisizione dovuta a Popper ed stata criticata da pi fonti e per

    7 E. Mach, Conoscenza ed errore, trad. S. Barbera, Einaudi 1982

    8 Si veda per esempio I. Kant, Critica della ragion pura, o Prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorr presentarsi come scienza. Vedi anche infra, Parte terza, sezione B.

  • motivi diversi; il dibattito - ancora!- aperto. comunque difficile sottovalutare limportanza del suo ruolo nellepistemologia, pertanto la includiamo nella cassetta degli attrezzi.

    - la riproducibilit: un esperimento devessere, almeno potenzialmente, ripetibile da altri ricercatori.

    Grossomodo, la sua applicazione questa: basandosi sulle conoscenze pregresse, si valuta cosa si deve andare a studiare in seguito, ossia quali siano le grandezze rilevanti da prendere in esame. questa la premessa per losservazione sistematica dei fenomeni, che avviene misurando e controllando gli errori che possono inficiare la misura; una volta raccolti i dati, questi vengono analizzati e sintetizzati, ossia si ricercano relazioni matematiche che tengano conto dei risultati delle osservazioni, che siano cio compatibili con le misure effettuate; si deducono eventuali conseguenze non ancora osservate negli esperimenti, e si verificano le ipotesi congetturate facendo ulteriori osservazioni. Non c, come si vede, niente di esoterico. Secondo Henri Poincar, che da scienziato e matematico ha scritto pensieri profondi sui fondamenti della sua disciplina, bisogna partire dai fatti semplici e regolari9: lo stesso riduzionismo di Descartes. Si cercano prima le somiglianze; poi, quando leccezione diventa lunica cosa che si nota, si studiano attentamente le differenze, e si cerca di ritrovare similitudini nascoste sotto le apparenti divergenze. Lobiettivo stabilire una regola: e una volta stabilita la regola, bisogna cercare innanzitutto i casi in cui questa regola ha maggiori occasioni di fallire. cos che la conoscenza aumenta. Ci che ne deriva, aggiungiamo, non sono certezze immutabili: sono opinioni ben fondate, che ragionevolmente accettiamo come dati di fatto e da cui ricaviamo sia le applicazioni tecnologiche che degli spunti per una maggiore conoscenza del mondo.

    Cosa succede quando chi interpreta un dato suscettibile di pregiudizi rispetto allesito dellesperimento? un caso tuttaltro che raro, e potrebbe invalidare i risultati. Per ovviare a questo inconveniente si adotta spesso una tecnica che viene chiamata esperimento in cieco: essenziale in ambiti della ricerca come la medicina, le scienze sociali, la psicologia, le ricerche di mercato, cio nei campi in cui sia gli osservanti che gli osservati sono esseri umani, ma lo si usa anche nelle cosiddette scienze dure.Un esperimento si dice in cieco quando le informazioni riguardo lesperimento - le informazioni che potrebbero causare pregiudizi, nella fattispecie - sono tenute nascoste o allo sperimentatore, o al soggetto di sperimentazione, o a entrambi (si parla in questo caso di doppio cieco), fino alla fine dellesperimento stesso. in questo modo, per esempio, che si riesce a valutare se un farmaco o meno distinguibile da un placebo.Anche qui, si tratta di una tecnica: nulla di esoterico, nulla di etnocentrico.

    9 H. Poincar, Science et Mthode, Ernest Flammarion diteur, 1920. Traduzione italiana: Scienza e metodo, Einaudi 1997

  • Un buon metodo per esaminare la validit di uno studio rappresentato dalla meta-analisi. Fare una meta-analisi vuol dire mettere insieme tanti studi che trattano dello stesso argomento in ununica analisi statistica. In questo modo si ha il doppio vantaggio di aumentare la dimensione del campione di dati e di ridurre dei fattori casuali che potrebbero distorcere i dati, come ad esempio il fatto che alcuni risultati potrebbero essere frutto di semplici coincidenze.

    In ambito medico e farmacologico si sente spesso parlare di studio clinico controllato randomizzato: uno studio sperimentale svolto per certificare lefficacia (o la mancata efficacia) di un trattamento. Controllato significa che viene condotto su due gruppi, il pi possibile omogenei rispetto alle variabili che possono essere prese in considerazione e messe a confronto (come let o le malattie pregresse); il primo gruppo riceve il trattamento, mentre il secondo gruppo viene detto di controllo, ossia non gli viene somministrato niente e lo si osserva per valutare le differenze con il primo gruppo.Randomizzato un calco dellinglese randomized, da random, che significa casuale: vuol dire che i soggetti da destinare al trattamento o al controllo vengono scelti in modo casuale. In questo modo le eventuali variabili tra i soggetti non considerate dallo studio si distribuiscono in maniera (statisticamente) uniforme sia nel gruppo cui viene somministrato il trattamento sia nel gruppo di controllo. Lobiettivo ottenere che i due gruppi siano il pi possibile uguali, in modo che ogni differenza osservata dallo studio sia attribuibile al trattamento, e sia quindi possibile dire, in parole povere, se il trattamento funziona, e quanto funziona. La randomizzazione da sola pu non essere sufficiente; in ogni caso, a posteriori lanalisi statistica in grado di quantificare lentit delle differenze casuali.

    Vale infine la pena di spendere due parole sul concetto di teoria scientifica: siccome la lingua, s detto sopra, vaga e ambigua, il significato comune della parola teoria diverso dal significato che viene dato nel linguaggio scientifico. Nelluso comune una teoria una possibilit astratta, unipotesi, qualcosa che si oppone alla pratica, o qualcosa che ha a che fare con le opinioni. Nel linguaggio scientifico una teoria un sistema logicamente coerente e consistente che permette di descrivere aspetti della realt, ed supportata da evidenze sperimentali. Ad esempio, sono teorie in senso scientifico la teoria dellelettromagnetismo, la teoria della relativit generale, la teoria dellelasticit, la teoria dellevoluzione delle specie. In questi casi non si pu liquidare la questione dicendo ah, solo una teoria! perch, per lappunto, si tratta di oggetti che sono consistenti, coerenti e suffragati dagli esperimenti. Osserviamo a margine che a nessuno salterebbe in mente di infilare le dita nella presa della corrente, tanto lelettromagnetismo solo una teoria. Eppure, lelettromagnetismo , per lappunto, una teoria! Bisogna solo intendersi sul significato di teoria e non cadere nellambiguit del linguaggio.

  • b. Quali sono i suoi limiti?Limpiego del metodo scientifico come criterio dirimente ha indubbi vantaggi che vanno al di l della sua utilit in campo tecnico e tecnologico; per esempio, netto il suo contributo alla conoscenza in generale, o come si suol dire il suo valore epistemico. Ancora, aiuta ad imparare che le idee possono essere sbagliate, senza che ci mini lunit, lintegrit umana di chi le propugna, ed quindi un buon antidoto contro il fanatismo. A ben vedere, a volte pu essere addirittura rilassante sapere che il proprio punto di vista, per quanto accoratamente sostenuto, non onnisciente, onnipotente e infallibile, e che nonostante questo continuiamo ad essere uomini e donne come prima.

    Il metodo scientifico ha per anche dei limiti. Ancora, non andremo a scandagliare tutti i dibattiti che si sono fatti in proposito, ci limiteremo a osservazioni di carattere generico. Innanzitutto non ha molto senso applicarlo a ci che non scienza, e non tutto scienza: non sono scienza le sinfonie di Beethoven, i quadri di Picasso o i romanzi di Dostoevskij, eppure riteniamo che siano dei contributi importanti alla cultura umana: ci sentiremmo ben pi poveri, se non ci fossero. Per dirla con Richard Feynman, che di scienza se ne intendeva essendo il padre dellelettrodinamica quantistica: Se una cosa non una scienza, non necessariamente un male. Per esempio, lamore non una scienza. Quindi, se diciamo che qualcosa non una scienza, non vuol dire che, in essa, c qualcosa che non va: vuol dire solo che non una scienza10.

    Chiariamo anche il significato della parola limite: un limite, qui, significa solamente lidentificazione di un ambito di validit. Non ha retrogusti morali, non nasconde uno stigma sociale o una presunzione di inferiorit, a differenza di quanto accade nel linguaggio comune se diciamo che una persona limitata: anche se tutti noi siamo intrinsecamente limitati, quando facciamo notare a qualcuno i suoi limiti poco probabile che stiamo cercando di fargli un complimento. Ma le teorie non sono persone! Quando si formula una teoria, essenziale stabilire quale sia il suo ambito di validit. Per esempio, siccome la terra (approssimativamente) rotonda, quando ci muoviamo su grandi distanze - diciamo, in aereo da Roma a New York - le nostre carte geografiche devono tenere conto della curvatura della Terra. Questo non vuol dire che la geometria piana, quella che impariamo a scuola, sia sbagliata: solo inappropriata su quella scala. Per fare un altro esempio, la meccanica classica - quella di Galileo e soprattutto di Newton - ha un suo ambito di validit che consiste nel trattare di oggetti abbastanza grandi (rispetto alle dimensioni atomiche) e abbastanza lenti (rispetto alla velocit della luce nel vuoto). Al di fuori di questi ambiti di validit dobbiamo utilizzare degli altri strumenti - la meccanica quantistica e la relativit ristretta. Ci non vuol dire che, siccome non funziona sempre, o siccome stata sostituita in alcuni campi, la meccanica

    10 R. Feynman, Sei pezzi facili, trad. L. Servidei, Adelphi, 2000

  • newtoniana sia sbagliata. Se un martello non riesce ad avvitare le viti, non un martello sbagliato: un martello fatto per piantare i chiodi, e per avvitare ci vuole il cacciavite. Se abbiamo mal di stomaco e prendiamo laspirina, non che il mal di stomaco non ci passa perch laspirina un farmaco fatto male: solo che non indicato per il mal di stomaco. E magari la prossima volta faremmo meglio a leggere il bugiardino.Inoltre ci sono i limiti intriseci dati dalla modellizzazione, e per pararne dobbiamo prima capire cosa sia un modello.

    c. Che cos un modello? Una volta che abbiamo il nostro bel metodo scientifico, possiamo utilizzarlo per elaborare dei modelli della realt e magari fare delle predizioni, o delle simulazioni, sul comportamento della natura. Che cos un modello? una rappresentazione della realt fatta seguendo il metodo di cui sopra: gli oggetti osservati nella realt sono raccolti insieme in una struttura logica e internamente coerente. Questo vuol dire che possiamo confondere la realt con il modello? No. Vuol dire che ogni modello ci dar un determinato grado di confidenza nella rappresentazione della realt. Ridurre problemi complessi a problemi semplici molto comodo e molto utile perch ci permette di maneggiare situazioni nelle quali altrimenti non sapremmo come raccapezzarci. Tuttavia, lipersemplificazione di materie complesse comporta il pi delle volte una perdita di informazione. Innanzitutto, ci sono propriet dei sistemi che emergono - si dicono appunto emergenti - soltanto a certi livelli di complessit: per esempio, non possiamo studiare il pensiero umano analizzando un neurone alla volta, ma dobbiamo prendere il cervello nel suo complesso. Questo pu essere uno svantaggio ma anche unutilit, perch a volte pi facile ragionare su un piano che su un altro. Facciamo lesempio della temperatura di un gas: essa una misura dellenergia con cui mediamente si muovono le molecole, ed quindi una quantit macroscopica. Sarebbe impossibile misurare una per una le energie di tutte le molecole: ecco dunque che una perdita di informazione locale si bilancia con una maggiore chiarezza a livello globale.Tuttavia, nel fare un modello di qualcosa, dobbiamo sempre tenere a mente che stiamo scegliendo solo un certo numero di variabili, stiamo operando una semplificazione. Questo non vuol dire naturalmente che una modellizzazione sia inutile o sbagliata: ci serve come una mappa per orientarci. Avremo una certa confidenza con una carta topografica in scala 1:200000, e unaltra con una carta in scala 1:2000; non che la prima sia sbagliata e laltra giusta, o viceversa: la scelta dellutilizzo dipende da quanti dettagli abbiamo bisogno di vedere, se ci serve una visione pi panoramica, che tenga conto di grandi distanze, o una visione pi focalizzata; analogamente, per alcuni scopi ci

  • utile una mappa che preservi gli angoli, per altri scopi pu servirci una mappa che preservi le superfici11.

    Un altro punto molto importante la distinzione tra una condizione necessaria e una condizione sufficiente: una condizione si dice necessaria quando, togliendola, la tesi non pu sussistere; se invece la condizione presente, la tesi pu essere valida o pu non esserlo. Esempio: condizione necessaria per preparare un brasato al barolo avere a disposizione del barolo. Si dice sufficiente una condizione che, se presente, rende la tesi sicuramente valida. Se manca la condizione, la tesi potrebbe essere valida oppure no, non ci dato saperlo in mancanza di altre condizioni. Esempio: essere una quercia sufficiente per essere un albero.La necessit e la sufficienza sono due condizioni diverse; inoltre, la necessit non implica la sufficienza, e viceversa: ci sono condizioni che sono necessarie ma non sufficienti, e condizioni sufficienti che non sono necessarie. Per rimanere ai due esempi test citati, per preparare un brasato al barolo non sufficiente avere del barolo (servono, per esempio, anche la carne, una pentola, una cucina...); essere una quercia non una condizione necessaria per essere un albero, come ci si rende subito conto pensando al fatto che esistono degli alberi che non sono querce: i pini, i faggi, le betulle, eccetera.La distinzione sembra banale ma bene rimarcarla perch, quando si trattano i modelli e si evidenziano i limiti della modellizzazione, si tende spesso a confondere i due livelli. abbastanza comune pensare che, se si trova che il modello non sufficiente a descrivere un fenomeno, allora sia anche non necessario. Questo un ragionamento non corretto: il modello potrebbe essere non necessario, ma di per s la non sufficienza non ci dice nulla in proposito.Ritornando alla fallacia del post hoc, propter hoc, abbiamo che una causa necessariamente precede leffetto, ma non sufficiente che un evento accada prima di un altro per esserne la causa.

    d. Che cos una misura?Siccome il metodo scientifico prevede che i fenomeni siano individuati da dei dati numerici, indispensabile sapere che cosa si intende per misura. Una misura o un confronto con un campione che viene utilizzato come unit (per esempio, appoggio il righello al foglio e conto le tacche), o un calcolo di una grandezza risultante da relazioni matematiche tra grandezze note (per esempio, conosco lo spazio percorso e il tempo

    11 noto (e dimostrato) che una proiezione cartografica non pu essere contemporaneamente equivalente (cio che mantiene i rapporti fra le superfici), equidistante (che mantiene i rapporti tra le distanze da un punto dato) e conforme (che mantiene gli angoli). Almeno una delle caratteristiche deve essere sacrificata, a seconda dellutilizzo che vogliamo fare della mappa.

  • trascorso e posso calcolare la velocit media). Si parla rispettivamente di misure dirette e indirette. Apriamo qui una parentesi su Aristotele: secondo il filosofo stagirita ci che rende tutte le cose commensurabili si chiama nomisma, che deriva da nomos, la legge, la regola: e nomisma per lappunto il nome greco della moneta. Aristotele svilupper nella Politica una teoria della moneta come merce che serve da intermediario degli scambi, e nellEtica Nicomachea una teoria della moneta come segno creato dallautorit politica ad uso di pagamento. Torniamo a commisurazioni meno economiche e concentriamoci sul processo di misura. Una misura, s detto, procede attraverso uno strumento. Quali sono le caratteristiche che uno strumento pu avere, e che possono avere effetti sulla misura? Ne indichiamo cinque:- lintervallo duso, che lanalogo dellambito di validit; per esempio, un righello che

    misura fino a venti centimetri, un metro da sarta che misura fino a centocinquanta centimetri, eccetera.

    - la prontezza: quanto ci mette lo strumento a rispondere in modo completo. Per esempio, un termometro a mercurio (che adesso non si vende pi) impiega cinque o sei minuti prima di dirmi se ho la febbre oppure no.

    - la precisione: mi dice in che modo il risultato della misura della stessa grandezza riproducibile.

    - la sensibilit: il reciproco dellincertezza di lettura della scala sullo strumento. Vuol dire che, se ho un righello graduato al millimetro, non posso stimare misure al di sotto della scala del millimetro. Quindi, se misuro 15,3 cm, non ha alcun senso che io scriva 15,3000 cm, anche se dalla matematica della scuola elementare sabbiamo che gli zeri a destra dellultima cifra significativa dopo la virgola non contano, cio che da un punto di vista aritmetico 15,3=15,3000=...=15,30000000: il mio righello non vede quello che succede al di l del millimetro, e quindi nello scrivere 15,3000 sto presupponendo che il righello abbia una sensibilit molto maggiore di quella che ha.

    - laccuratezza: la capacit dello strumento di fornire valori corrispondenti al valore reale della grandezza che stiamo misurando.

    Questo ci porta a parlare di cosa sia il valore reale e che cosa realmente misuriamo. Una misura , intrinsecamente, affetta da errori: errori nostri, compiuti durante la misura, o errori dovuti allo strumento. Gli errori possono essere casuali, dovuti alle differenze casuali che si hanno ogni volta tra il valore misurato e il valore vero, oppure sistematici, per esempio dovuti a un difetto di costruzione o di utilizzo dello strumento.Per misurare dovremo tenere conto di entrambi i tipi; elimineremo per quanto possibile alla fonte gli errori sistematici, e terremo conto degli errori casuali facendo una serie di misure ripetute, in modo da minimizzare la fluttuazione degli errori stessi: per questo motivo lanalisi dei dati su cui lavoreremo sar unanalisi di tipo statistico. In tal modo riusciremo sia a misurare la grandezza che ci interessa sia a valutare quantitativamente lerrore della misura. Se misuriamo una massa su una bilancia il risultato della nostra

  • operazione sar dunque del tipo: M = 15.050.01 kg, ove abbiamo tenuto conto del valore della misura, dellerrore della misura e dellunit della misura.

    Il concetto di misura matematicamente ben definito ed stato sviluppato come branca dellanalisi matematica a partire dalla fine del XIX secolo; tuttavia allatto pratico pu essere a volte difficile definire una quantit misurabile - per esempio, lintelligenza, la felicit, il benessere - e si tratta quindi di dovere scegliere alcuni parametri e non altri, spiegando il perch e valutando i limiti, ossia ancora una volta dobbiamo tenere bene in mente quali sia lambito di validit del modello.Questa breve digressione sulla misura, in cui abbiamo cercato di non eccedere i tecnicismi, serve a fare capire limportanza della statistica; e spiega anche perch, come avevamo accennato parlando della fallacia della generalizzazione indebita, un singolo caso o una singola esperienza personale non siano necessariamente significativi se presi cos estrapolati dal contesto, ovverosia dal modello di riferimento. Ricordiamo ancora i concetti espressi sopra di correlazione e causa.

    e. Esempio: il bilancio tra pregi e difetti.S, ma i dialoghi? Megabizo che fine ha fatto? E Demea?Dopotutto, siamo ancora l con delle discussioni da risolvere, e dobbiamo decidere a chi dare ragione e come. Prima di tornare ai dialoghi con cui abbiamo cominciato il lavoro, per, facciamo un ultimo esempio propedeutico.Supponiamo di andare al ristorante e che sul menu ci sia una scelta tra i nostri due primi piatti preferiti. Ci piacciono tutti e due moltissimo, per dobbiamo sceglierne uno soltanto. Se non decidiamo di affidare la scelta al caso, per esempio lanciando una moneta, dobbiamo stilare per ciascuno dei due piatti una breve lista di pregi e difetti e valutarli in base a quello. Il piatto A pu essere pi calorico ma contenere pi verdure, il piatto B contiene un ingrediente che non mangiamo da un sacco di tempo e che abbiamo sempre avuto difficolt a reperire; del resto, il piatto B meno digeribile, e il piatto A pi caro... come fare? Un economista, qui, ci direbbe che dobbiamo cercare di massimizzare lutile, e lutile in questo caso una combinazione di fattori: piacere, soddisfazione, benefici, costi. Con ogni probabilit, mentre siamo seduti a tavola, non faremo ragionamenti complicati: faremo una stima grossolana tenendo conto di tutti i fattori che possono farci propendere per luno o per laltro piatto, cercheremo di comprendere quali valori sono pi importanti in quel particolare contesto e alla fine faremo la nostra scelta, che sar il risultato di un compromesso soggettivo tra i vari fattori12.Supponiamo ora di aver inventato un farmaco per il trattamento dei sintomi di una certa malattia, diciamo la strimpellosi idiopatica (non cercate su Google, stata inventata qui sul momento), e di volerlo mettere in commercio.

    12 La questione, ora solo accennata, verr sviluppata pi nel dettaglio nella Parte seconda.

  • Come dobbiamo comportarci? Di certo non possiamo affidarci a parametri soggettivi: abbiamo bisogno di un metodo il pi possibile oggettivo per poter decidere, in base a benefici e costi, rischi e opportunit. Il nostro farmaco per la strimpellosi ideopatica dovr quindi superare una serie di prove: utilizzeremo opportuni modelli per vedere se sicuro, se ha effetti, se ha effetti superiori a quelli dei farmaci per la strimpellosi idiopatica precedentemente in uso. Alla fine avremo un elenco di vantaggi e un elenco di svantaggi, o effetti collaterali. Per luso del farmaco dovremo valutare quindi, oggettivamente, una serie di fattori: tra questi, il bilancio tra rischi e benefici di assumere il farmaco, il bilancio tra rischi e benefici di non assumere il farmaco, il bilancio tra questi due bilanci.Avremo dunque bisogno di fare valutazioni statistiche e di comparare delle probabilit: su queste, poi, faremo le nostre scelte. Come funziona una statistica? La statistica il nostro modo per gestire lincertezza e noi, purtroppo, abbiamo un intimo bisogno di certezze. Tuttavia (ricordiamo il wishful thinking) bisogna fare i conti con quel che c e non con quello che vorremmo che ci fosse: raccogliamo i dati in modo ordinato, ne ricaviamo delle leggi, e operiamo delle sintesi che valgono in certi limiti. Sappiamo che, date certe leggi ricavate in accordo con i dati sperimentali, il fenomeno osservato si comporter in un certo modo secondo dei livelli di confidenza: per lo pi si comporter in modo medio, ma ci saranno dei casi (sempre di meno man mano che ci si spinge agli estremi) che si discostano anche di parecchio dalla media. Grazie alla statistica si ha una stima di quanto i dati si possono discostare dalla media, cio una stima di quanto i dati sono variabili, e si chiama, in gergo tecnico, deviazione standard. Quando abbiamo a che fare con una mole di dati, o tanti gradi di libert di un sistema, quindi, siccome non possiamo aspettarci un comportamento deterministico, dobbiamo ricorrere alla statistica, e imparare poi anche a gestire i casi lontani dalla media: sono estremamente poco probabili, ma non impossibili. Il fatto che si verifichino non vuol dire necessariamente che la nostra teoria sia sbagliata: danno solo conto dellaleatoriet intrinseca e della confidenza del modello; daltronde laleatoriet non significa necessariamente che le cose succedano totalmente a caso. Questo punto molto importante e la sua mancata comprensione spesso causa di enormi fraintendimenti su concetti come la sicurezza di un farmaco, la sicurezza alimentare, lepidemiologia, la salute pubblica.

    f. Postilla: luniverso davvero scritto in linguaggio matematico?Scrive Galileo13: La filosofia scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a li occhi (io dico luniverso), ma non si pu intendere se prima non simpara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne quali scritto. Egli scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i

    13 G. Galilei, Il Saggiatore, cap. VI.

  • quali mezzi impossibile intenderne umanamente parola; senza questi un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.Ma davvero cos necessaria la matematica14? Per molti una materia indigesta e da guardare con sospetto. In realt, secondo un neuroscienziato come Dehaene15, pare che la matematica sia tanto valida per descrivere la natura perch il nostro cervello biologicamente adatto a capire il linguaggio matematico, nel senso che possiede come innato il concetto di numerazione, insieme a quelli di spazio e di tempo (che, per chi li ricorda, sono le forme pure a priori di Kant). una qualit che condividiamo con altri animali, non siamo gli unici a saper contare, ove per contare sintende mettere in corrispondenza biunivoca (uno a uno) due insiemi. Se molti di noi fanno fatica sulle equazioni di secondo grado e in genere sulla matematica al di l delle quattro operazioni, perch il cervello umano non ha avuto il tempo di evolversi a sufficienza per sviluppare circuiti dedicati esplicitamente alla matematica; esistiamo da meno di duecentomila anni, che un tempo piccolissimo sulla scala dellevoluzione: luomo ha soltanto un grossolano concetto di numerazione e ha pertanto riadattato allo scopo vecchi circuiti neurali presenti anche in altre specie viventi e utilizzati per i movimenti del corpo e per organizzare le percezioni. Per tutto il resto, tocca rompersi la testa sui libri di matematica.

    14 Il tema verr ripreso e sviluppato nella Parte terza.

    15 Dehaene S., Changeux J.P. (1993). Development of elementary numerical abilities: A neuronal model. Journal of Cognitive Neuroscience 5: 390407; Dehaene S., Spelke L., Pinel P., Stanescu R., Tsivkin S. (1999). Sources of mathematical thinking : behavioral and brain-imaging evidence. Science 284 (5416): 970974.

  • D. Il buon giornalismo anglosassone

    Torniamo alla soggettivit e alloggettivit e chiediamo il supporto di un altro autore. Nellanalisi delle azioni Tommaso dAquino era uno che poteva ben dire la sua, per quanto ci aveva studiato e pensato sopra. Nella Summa Theologiae16 distingue otto elementi che caratterizzano la struttura dellazione, riprendendone peraltro sette da Cicerone:- chi ha commesso lazione- che cosa ha fatto- quando lha fatto- dove lha fatto- perch lha fatto- quanto ha fatto ci che ha fatto- in che modo ha fatto ci che ha fatto- con quali mezzi ha fatto ci che ha fatto.Tommaso si interessava del lato morale, ma la tecnica buona a tal punto che la si ritrova, pi o meno pari pari, nella regola delle 5W del giornalismo anglosassone: who, why, when, where, what. Dal giornalismo anglosassone venuta unaltra cosa buona: separare i fatti dalle opinioni. Non che labbiano inventato gli Inglesi: la distinzione tra i fatti e le opinioni appartiene gi al pensiero greco, fin dagli inizi, da Platone e Aristotele. In questo lavoro abbiamo parlato di come ottenere opinioni ben fondate, che possiamo ragionevolmente accettare come fatti, su materie soggette alla possibilit di verifica sperimentale.

    Ma sempre possibile operare delle distinzioni cos nette? A volte ci troviamo davanti a questioni piuttosto intricate, con molte variabili in gioco, molte posizioni anche in netto contrasto, pu essere che non abbiamo tutte le informazioni necessarie e non sappiamo come reperirle; per questo un bene servirsi, per quanto possibile, di pi fonti. Ma le fonti sono tutte uguali? A tutte possiamo accordare lo stesso grado di fiducia? Qualcuno di noi, sullonda dellentusiasmo della lettura di Contro il metodo di Feyerabend o dellantipatia per il proprio ex insegnante di matematica, pu essere portato a credere che non sia possibile adottare un metodo rigido, o che sia riduttivo ricondursi a una teoria fissa della razionalit, o che qualsiasi cosa pu andare bene. cos che agiamo, ogni giorno, quando dobbiamo prendere una decisione? O seguiamo, magari inconsciamente, dei criteri standard come quelli presentati pi sopra?

    Quella sullattendibilit delle fonti una domanda che ci aiuta ad affrontare i tre dialoghi riportati allinizio dellopera, e per rispondere ci affidiamo ai consigli non di

    16 Tommaso dAquino, Summa Theologiae, Ia2ae. 7,3

  • uno scienziato, questa volta, ma di un grande storico: Marc Bloch. In Apologia della storia o il mestiere di storico, Bloch ci impartisce una grande lezione sullosservazione storica e sul metodo critico e, in generale, sulla conoscenza. Lo storico dovrebbe sempre mostrare i suoi strumenti e i suoi metodi, dice, affinch il lettore apprenda il metodo della ricerca. Ci insegna come considerare le testimonianze, a controllarne la veridicit tramite scrupoloso confronto incrociato, a evitare ladesione incondizionata ai pregiudizi, false prudenze e miopie delle fonti narrative (68), a interrogare le fonti in modo intelligente; ci insegna poi che non abbiamo il diritto di presentare una affermazione se non a condizione che possa essere verificata (87), e che dobbiamo considerare, nella critica delle testimonianze, che se pure unarte non scevra da elementi di soggettivit, essa pure soggetta a una pratica metodica e razionale. Sulla causalit (161), ci ammonisce a non lasciare allistinto la ricerca dei nessi di causa-effetto17.Bloch, nel suo rigore metodologico, si anche occupato di inganni collettivi: il caso dei suoi Souvenirs de guerre o del noto saggio scritto nel 1924, I re taumaturghi, in cui parimenti d conto della difficolt di analizzare correttamente le fonti, e che narra della pretesa capacit miracolistica di guarigione dei sovrani francesi nel medioevo.

    Parleremo in seguito degli inganni collettivi e lo faremo con alcuni esempi: per ora contentiamoci di analizzare una scellerata mistificazione che ha per oggetto la figura di Galileo Galilei come scienziato e la confusione tra metodo e contenuti. A volte (troppo spesso) si usa lesempio di Galileo come il singolo che ha sfidato lortodossia del pensiero dominante ed stato per questo perseguitato; ma poi s visto che, nel merito, aveva ragione lui. Con questa analogia si tenta di sdoganare qualsiasi personaggio che proponga dei modelli e delle ipotesi discordanti con quanto la scienza ritiene attualmente valido. Perch lesempio di Galileo non calzante? Perch nel caso di Galileo il punto fondamentale da tenere in mente non tanto la diatriba tra il geocentrismo e leliocentrismo, o del singolo contro i tanti, o dellinnovatore contro la tradizione, quanto il metodo per verificare unipotesi, quale che essa sia: il caso di Galileo non la vittoria dello scienziato solitario in lotta contro i potenti - anche se, incidentalmente, stato costretto allabiura dai potenti dellepoca - ma, fatto molto pi importante, la vittoria di un metodo sperimentale e razionale contro il dogmatismo dellipse dixit. Siamo forse intimamente inclini a parteggiare per chi parte svantaggiato, per Davide che sfida Golia, ma quando ci troviamo di fronte unidea nuova nel campo della conoscenza, chiediamoci non quanto siano potenti gli avversari nel dibattito, ma quanta forza abbia questa ipotesi al vaglio metodologico che da Galileo in poi ha preso piede per la verifica della conoscenza stessa, e se e quanto sia possibile metterla sotto esame sperimentale e razionale.

    17 M. Bloch, Apologia della storia o il mestiere di storico, trad. G. Gouthier, Einaudi 2009

  • Per esempio: perch la teoria della relativit valida? Non perch lha formulata Einstein, che era un genio. Indubbiamente Albert Einstein era un genio, ma la relativit sta in piedi perch - nel suo ambito di utilizzo - ha un apparato teorico consistente ed suffragata da una miriade di conferme sperimentali. Questo non rende qualsiasi cosa detta da Albert Einstein vera o valida, nonostante Albert Einstein sia Albert Einstein. Ogni volta dovremo fare la fatica di provare verit e validit di unaffermazione.(Albert Einstein, per inciso, uno degli autori a cui vengono attribuite pi citazioni fuori contesto: si vede la sua faccia abbinata a qualsiasi asserzione in qualsiasi campo.)

    Con queste premesse la prima parte dellopera si chiude: abbiamo ormai in mano quasi tutti gli strumenti necessari per affrontare i dialoghi riportati allinizio, e siamo in grado non di dire chi ha ragione (non lo faremo), bens di orientarci in un dibattito e cercare di valutare se sia possibile o meno dare un diverso peso a ciascuna delle voci in capitolo, se sia cio possibile stabilire un criterio non arbitrario per verificare ci che ciascuno dei personaggi ci dice: siamo dunque in grado, almeno in via di principio, di stabilire quando una fonte pu dirsi autorevole - che diverso, ovviamente, da autoritaria.

  • Parte seconda

    A. Descrittivo o prescrittivo?

    - Agisci in modo che la massima della tua volont possa sempre valere come principio di una legislazione universale.

    - La forza con cui due corpi si attraggono reciprocamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.

    Questi due enunciati hanno entrambi il valore di legge. Il primo la formulazione dellimperativo categorico che Kant scrive nella Critica della ragion pratica, nel 1788, una legge intesa come principio valido per ogni essere ragionevole, indipendente dagli impulsi esterni. Il secondo una trascrizione in linguaggio informale della legge di gravitazione universale scoperta da Newton nel 1687 (per la precisione si dovrebbe parlare di punti materiali e non di corpi, ma sorvoleremo su questo).Stiamo cio parlando di due piani diversi: il primo tipo di legge ci dice come dobbiamo comportarci, mentre il secondo descrive un comportamento; dei punti materiali in questo caso, ma ovviamente ci sono leggi che descrivono una moltitudine di comportamenti da parte di soggetti diversi, descrizioni deterministiche o probabilistiche, a seconda del contesto, insomma ce n per tutti i gusti. Ma una legge descrittiva non dice come dovrebbe comportarsi quel dato fenomeno, dice soltanto come si comporta, lo descrive: se troviamo un controesempio che invalida la legge, ci limitiamo a cambiare la legge, in modo che la nuova formulazione tenga conto sia di tutti i casi compresi nella prima formulazione sia del caso che invece vi sfuggito18.Il primo piano, quello che prescrive un comportamento, afferisce al campo delletica, mentre il secondo piano, quello che descrive un comportamento, no: sapere come si comporta un oggetto o come avviene un fenomeno non ci dice nulla sul bene o sul male19. Se spingiamo un uomo gi dal balcone, questi si sfraceller a terra a causa della gravit, ma non che possiamo incolpare Newton della morte del poverino. Nulla vieta di trarre delle norme di comportamento a partire da descrizioni della natura, anzi: per esempio, si pu decidere di vietare lutilizzo del DDT perch un possibile cancerogeno, e si valuta il bilancio tra rischi e benefici, ma questo tipo di legge su un

    18 Nel Trattato sulla natura umana (III, 1) David Hume lancia un monito sul salto logico che separa ci che e ci che deve essere: in ambito morale soprattutto essenziale distinguere i fatti dai valori.

    19 Fu Spinoza nellEtica a cercare di dare di questa disciplina una dimostrazione per via geometrica; sappiamo invece che le cose non sono cos lineari.

  • piano diverso da quella che spiega il funzionamento del DDT come insetticida o come possibile cancerogeno. Quando si parla di temi eticamente o politicamente sensibili, e la scienza e le sue applicazioni tecnologiche sottopongono spesso allumanit discussioni simili, si tende a sovrapporre i due piani.

    Per ritornare ai nostri dialoghi iniziali, osserviamo su che piano si svolgono: quello di Erodoto si occupa del piano normativo, quello di Galileo si occupa del piano descrittivo, mentre Hume si mantiene a cavallo tra i due: descrittivo quando si domanda se la religione sia razionale, normativo quando parla del ruolo sociale della religione.Ci sono altri ambiti che si muovono sia sul piano descrittivo che su quello normativo (o prescrittivo che dir si voglia, in questo contesto possiamo usare i due termini come sinonimi): le