mi settembre 2011 musica bassa

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SOMMARIO n. 4 ottobre - dicembre 2011Musica a Bologna - I programmi di Musica Insieme13 16 18 20 22 24 26 28 35 56 58

EditorialeLavori in corsodi Fabrizio Festa

LintervistaVirginio Merola - La cultura nel DNAdi Sara Piagno

Imprenditoria e culturaCoop Adriatica - Adriano Turrini

IntervistePietro Borgonovo - Bruno Canino di Cristina Fossati Angelo e Francesco Pepicelli di Alessandro di Marco Viktoria Mullova di Fulvia de Colle

Il profiloLeonard Bernstein - di Lico Larvati

MI ricordoRichter - Kennedy - Gulda - Sterndi Bruno Borsari

Il calendarioI concerti ottobre / dicembre 2011

Per leggereMr Cello e la musicadi Chiara Sirk

Da ascoltareLisztomaniadi Carlo Vitali

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In copertina Viktoria Mullova (Foto Henry Fair)MUSICA INSIEME

EDITORIALE

LAVORI IN CORSOPrendetene nota: il gioco di parole sui nostri venticinque anni soprattutto un invito. Prendere nota di cosa, infatti? Ad esempio, di venticinque anni dimpegno costante e coerente nellelaborare una programmazione artistica, che fosse capace di rinnovarsi e di restare sempre agganciata al presente. Le nostre stagioni, quella principale cos come le diverse altre, hanno sempre mirato ad offrire al pubblico non solo la pi ampia variet di proposte, ma anche, e forse soprattutto, stimoli per addentrarsi in percorsi poco frequentati, spesso persino del tutto nuovi, portando i nostri ascoltatori ad affacciarsi sovente su repertori (dallantico al contemporaneo) se non sconosciuti, certo poco noti. Cos abbiamo costruito un rapporto forte col nostro pubblico. Un rapporto che gli artisti di tutto il mondo sentono nella sua specicit, e che, prendiamo nota pure di questo, fa s che i nostri concerti siano oggetto del desiderio degli stessi interpreti. Del resto, alcuni tra i maggiori sono ormai nostri ospiti ricorrenti, e non certo un caso. Musica Insieme non signica per loro solo unefciente organizzazione, una stagione tra le pi apprezzate: signica anche una platea attenta e consapevole. Il tutto senza di fatto avvalerci in maniera rilevante di risorse pubbliche. Anche da questo punto di vista siamo un caso quasi unico in Italia. Il contributo pubblico, certo bene accetto, resta per marginale, mentre fondamentale la collaborazione coi nostri (tanti) sostenitori, la cui vicinanza in questi venticinque anni ha permesso a Musica Insieme di diventare un riferimento importante nel contesto musicale internazionale. Insomma, bisognerebbe prendere nota di un fenomeno che vede protagonisti molti attori sulla medesima scena: artisti, pubblico, sostenitori, ed ovviamente il team di Musica Insieme. Nelle maglie di questa complessa trama sannidano poi la memoria, quella fatta dincontri, di artisti che sono persone, di dietro le quinte e di sere trascorse con loro tra camerini e palcoscenico. Cos vinvitiamo, attraverso una nuova rubrica che troverete pi avanti in queste pagine, a prendere nota pure di alcuni tra questi ricordi. Piccoli aneddoti che per scaldano il cuore e a volte fanno persino vibrare lanima.

Fabrizio FestaMIMUSICA INSIEME

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LINTERVISTA

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La cultura nel DNA

Il Sindaco Virginio Merola spiega perch ha voluto la cultura al primo posto del suo programma che mira a rilanciare la citt, a partire dallimmagine di Sara Piagno

ella storia di Bologna, e non solo per la pur importantissima funzione svolta dallUniversit, la cultura, in tutte le sue espressioni, ha giocato un ruolo centrale. Ha determinato lo sviluppo urbanistico del suo centro (e non solo), stata uno degli ingranaggi portanti della sua economia, ed al tempo stesso ha innervato il suo sviluppo sociale e comunitario. La civitas bolognese ha per cos dire la cultura, intesa anche nellaccezione pi alta ed articolata del termine, nel suo DNA. Negli ultimi decenni, inoltre, nellattraversare le fasi molto complesse che dagli anni Sessanta in poi hanno segnato le vicende italiane, larchitrave culturale bolognese non andata incrinandosi, almeno no ai giorni pi recenti, spiccando spesso per loriginalit dei suoi frutti (basterebbe ricordare qui avventure come quella del DAMS), per la qualit delle attivit e dei risultati, e per limpegno profuso tanto dalle istituzioni quanto dagli operatori culturali privati. Proprio questi ultimi, del resto, hanno segnato la differenza con citt pari o simili a Bologna. Liniziativa culturale diffusa, capillare, spontanea, uno dei segni distintivi delle vicende recenti di Bologna. Tanto importante da essere divenuto un modello e da aver richiamato per anni in citt non solo artisti, ma in genere giovani da tutte le parti dItalia. Al Sindaco Virginio Merola, eletto con un programma che aveva la cultura proprio come primo punto della sua attivit di amministratore, abbiamo posto alcune domande sulla sua visione, al presente e soprattutto al futuro, di un valore tanto importante per la nostra citt.Che signicato ha porre al centro dellazione politica lattivit culturale?

Signica immaginare la cultura come uno dei poli di sviluppo della citt. Tradizionalmente siamo abituati a parlare di cultura in termini certo positivi, ma ra16

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MUSICA INSIEME

ramente la riessione si estende poi al valore che pu avere in termini non soltanto economici, ma anche di aggregazione sociale. Io credo che sia importante per Bologna inserire tale attivit allinterno dei piani strategici della citt.Come denirebbe lattuale situazione culturale a Bologna?

La situazione culturale a Bologna decisamente vivace. Moltissime sono le iniziative, iniziative che coprono lintero spettro delle attivit artistiche e culturali, e la maggior parte delle quali sono spesso di livello molto elevato.Quali sono a suo avviso le criticit e quali le priorit?

La criticit principale credo che sia che la citt non riuscita a far emergere le sue eccellenze. nota, inoltre, una disgregazione delle attivit dovuta probabilmente anche a un problema relativo allorganizzazione dellAmministrazione. La priorit proprio questa: valorizzare le tante attivit positive, che si sono svolte in questi anni e adeguare la macchina amministrativa alle richieste e alle esperienze, che si sono sviluppate in citt.Illuminiamo la citt: da sempre sosteniamo che la cultura, e pensiamo soprattutto ai teatri ed ai luoghi dove si fa musica, passi anche dalla cura e dalla salvaguardia degli edici e delle strade, della segnaletica e dellilluminazione, oggi pi che mai trascurati: quali sono le azioni che intende mettere in atto a questo proposito?

Bologna, Palazzo dAccursio

S, senzaltro il riconoscimento non ha perso di valore e ha un senso. Certamente occorre far emergere maggiormente, come ho detto prima, tutte le attivit musicali che si sviluppano nella citt e che attualmente sono piuttosto disgregate. Occorre soprattutto riuscire a valorizzare le tante attivit musicali nei diversi generi che la citt propone e produce.Si molto parlato di un rilancio internazionale di Bologna proprio come citt della cultura, sebbene lattuale crisi economica e nanziaria sembri rendere molto difcile tale impegno. Quali saranno le azioni della giunta per raggiungere tale obiettivo?

vista del trafco e della manutenzione.A Bologna lofferta di musica classica (e non solo) sostenuta in gran parte da operatori culturali privati, come Musica Insieme o il Bologna Festival. Quali saranno a suo avviso le relazioni n dallimmediato futuro tra operatori privati e Comune?

Sono fondamentalmente daccordo: credo che quando si parla di cultura non si possa non parlare anche della cura che si deve avere dei luoghi e della citt in generale. Questo uno dei punti su cui dovremo intervenire, anche se siamo di fronte a una grave crisi economica ed evidente che, per riuscire a mettere in atto unazione efcace, la questione delle risorse disponibili certamente rilevante. Resta il fatto che, nonostante tutto, cercheremo di lavorare anche in questa direzione, consapevoli che una citt gradevole, curata e ben organizzata fondamentale per lo sviluppo culturale.Bologna dal 2006 Citt creativa per la musica nellambito dei programmi UNESCO. Ha ancora un signicato tale riconoscimento? Se s, cosa si pu fare e cosa non stato fatto?

La cultura pu essere, come dicevo allinizio, un volano di sviluppo economico e uno degli elementi di questo volano lo sviluppo del turismo culturale. Sul turismo Bologna ha fatto dei passi in avanti ma nello specico, sul turismo culturale, non ha mai investito molte risorse. Credo che adesso, sempre tenendo nel debito conto la crisi economica, ma non solo per questa ragione, questo sia uno dei segmenti da valorizzare. Ovviamente si tratta di un lavoro che non spetta solo allAmministrazione: importante realizzarlo in sinergia e lavorando con tutti i soggetti economici e istituzionali che possono portarci a un risultato signicativo. Il lavoro lungo perch, oltre a costruire un progetto culturale, occorre lavorare sullimmagine e sulla citt. In particolare, occorre riorganizzarla dal punto di

Gli operatori privati che operano nella cultura sono fondamentali nella costruzione dei programmi culturali dellAmministrazione. Il Comune di Bologna intende essere un soggetto istituzionale che svolge la regia rispetto alle attivit culturali. Ai soggetti come Musica Insieme e Bologna Festival per quanto riguarda la musica classica spetta appunto proporre idee e contenuti, come del resto fanno da sempre.Con la cultura non si mangia, questa una delle affermazioni che riecheggia ultimamente da parte delle istituzioni: ma proprio vero? O magari una ricca attivit culturale, ed unadeguata valorizzazione della stessa, non potrebbero al contrario rilanciare leconomia?

S, quello che ho gi affermato precedentemente. Credo che la frase con la cultura non si mangia sia una delle affermazioni pi infelici degli ultimi anni. In verit anche Paesi a noi vicini dimostrano che linvestimento nella cultura e nellistruzione ha unimportanza fondamentale per leconomia, per la coesione sociale, per lo sviluppo della citt.MIMUSICA INSIEME

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IMPRENDITORIA E CULTURA

Ripartire dai giovaniolontariato e cooperazione, innovazione e servizi al consumatore: Coop Adriatica coniuga letteralmente imprenditoria e cultura con un forte impegno sociale, reso concreto soprattutto da iniziative rivolte ai giovani come il concorso Coop for Words, o alle fasce disagiate, come Ausilio per la cultura, o ancora con la formula vincente di librerie.coop. E naturalmente con una particolare attenzione a chi, come la Fondazione Musica Insieme, opera da anni nel settore delle arti e della musica.

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Adriano Turrini, succeduto questanno a Gilberto Coffari alla presidenza di Coop Adriatica, racconta le strategie messe in atto dalla sua cooperativa per diffondere la cultura come strumento di coesione, crescita civile e inclusione socialePresidente Turrini, come vede dal suo punto dosservazione la situazione della cultura a Bologna oggi, e qual in questo senso limpegno di Coop Adriatica in ambito locale?

Bologna ha unofferta culturale ricca e articolata, a partire dalla musica, con esperienze di eccellenza. Si tratta di un patrimonio da difendere e promuovere, dal momento che la cultura un fattore rilevante per la qualit della democrazia ma anche per lattrattivit, lo sviluppo e la crescita economica dei territori. Limpegno per la cultura fa parte della nostra strategia per lo sviluppo sostenibile anche dal punto di vista sociale, a benecio delle persone e delle comunit nelle quali operiamo. In particolare, a Bologna siamo impegnati da sempre nel sostegno a numerosi enti e istituzioni culturali, come Musica Insieme, Bologna Festival, lArena del Sole, di cui siamo soci sovventori. Ma supportiamo anche rassegne innovative come Bilbolbul, Gender Bender, Artelibro, Biogralm Festival, Molteplicitt. Direttamente, promuoviamo alcune iniziative a favore del libro e della lettura: l8 ottobre si terr ad esempio lundicesima edizione di Ad alta voce, la manifestazione di lettura solidale che porta scrittori, attori, musicisti e testimoni dellimpegno civile a leggere in luoghi insoliti di Bologna, Venezia e Cesena.Il livello culturale di una societ civile determina spesso gli atteggiamenti, gli stili di vita e le abitudini delle persone che la compongono. Ci descriverebbe quali saranno le politiche che, da neo eletto Presidente di Coop Adriatica, intender mettere in atto a sostegno delle attivit culturali del territorio bolognese?

Migliorare gli ambienti sici ed umani nei quali la Cooperativa opera uno dei cinque punti della nostra missione. Continueremo dunque a diffondere la cultura soprattutto come strumento di coesione, crescita civile e inclusione sociale, a benecio di chi ha minori opportunit di usufruirne. In questi anni tuttavia i sostegni pubblici alla cultura sono enormemente diminuiti, e di conseguenza moltissime realt si sono rivolte a Coop Adriatica. Ma anche per noi le risorse non sono illimitate e dunque occorrer afnare le scelte e valutare in modo sempre pi accurato le proposte, i soggetti, le istituzioni beneciarie, per assicurare una gestione migliore del nostro impegno.Da alcuni anni, in diverse citt come Bologna, i volontari Coop realizzano lattivit di Ausilio per la cultura. In cosa consiste questo progetto?

Adriano Turrini

Ausilio per la cultura unesperienza che unisce appunto cultura e solidariet: i soci Coop volontari portano libri, audiolibri e supporti multimediali, presi in

prestito dal sistema bibliotecario pubblico, a casa di persone anziane non autosufcienti e di disabili di tutte le et. Da alcuni anni, operiamo anche in carcere, alla Dozza. Portare un libro non solo un servizio: signica offrire unopportunit culturale, ma anche innescare una relazione che permette di spezzare la solitudine, includendo persone estremamente isolate in una rete sociale e solidale.A suo avviso, il volontariato si trova in Italia a dover arginare alcune falle istituzionali, o in positivo in che modo si potrebbero idealmente coordinare volontariato e istituzioni?

Un altro punto dolente della cultura riguarda il fatto che gli Italiani leggono poco. Alle Librerie Ambasciatori ogni giorno gli scaffali di libri diventano per le quinte di eventi culturali, intrattenimento, e perch no gastronomia. Qual la strategia alla base di questa formula, rivelatasi peraltro vincente?

CARTA DIDENTITCOOP ADRIATICAAdriano Turrini Tiziana PrimoriDirettore Generale alla GestioneLa Coop , insieme, la pi grande catena distributiva italiana e una grande organizzazione di consumatori: fornire ai soci i prodotti e i servizi pi convenienti e sicuri, favorire leducazione ai consumi, migliorare lambiente in cui la Cooperativa opera, valorizzare limpegno dei lavoratori, realizzare lo sviluppo e linnovazione dellimpresa sono i punti chiave della sua missione. Coop Adriatica, con oltre 9.000 dipendenti e un fatturato di 2.035 milioni di euro al 31 dicembre 2010, la seconda cooperativa del sistema Coop. Dispone di una rete di 164 punti vendita, 18 ipercoop e 146 supermercati, distribuiti in Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo, e una base sociale di un milione e 130.000 soci, di cui 230.000 soci prestatori, per un ammontare del prestito sociale di 1.914 milioni di euro. Dal 2001 rende pubblici i propri risultati in campo economico, sociale e ambientale con il Bilancio di sostenibilit, realizzato secondo gli standard pi avanzati della responsabilit sociale dimpresa e verificato da un ente terzo indipendente, Bureau Veritas.

VILLANOVA DI CASTENASO Presidente

Il volontariato e la cooperazione, che si basano sul principio del mutuo aiuto, sono risorse importanti per ogni societ, ma non possono sostituire lo Stato e, soprattutto, le scelte che spettano alla politica. Oggi il ceto medio impoverito e bisogna riattivare le energie dellintera societ per assicurare risposte nuove ai bisogni delle persone: occorrerebbe uno sforzo progettuale per ridenire le politiche sociali e forme innovative di welfare, affrontando temi come le nuove povert, lintercultura, il sostegno alle fasce deboli della popolazione, leducazione e i servizi per linfanzia, la sanit. In questo, la nostra citt parte sicuramente avvantaggiata potendo contare su una solida rete di volontariato, sullo spirito civico e solidale dei Bolognesi e sulla forza del mondo cooperativo.Dal 2002 Coop Adriatica propone con grande successo un concorso rivolto ai giovani, Coop for Words. In un momento in cui si accusano i giovani di una forte perdita di ogni tipo di valore culturale, quale ruolo pensa possano avere questo tipo di iniziative?

Lenorme quantit di testi che riceviamo smentisce questa tesi: i giovani sono alla ricerca di strumenti di espressione, ma in questo come in altri ambiti non riescono a trovare spazi sufcienti. Come si dice spesso, lItalia non un paese per giovani. Coop for Words tenta una lettura innovativa delle inquietudini, delle aspirazioni, dei sogni delle giovani generazioni attraverso la letteratura, e offre una vetrina a chi cerca di farsi strada in campo letterario.

Con le librerie.coop abbiamo tradotto in termini imprenditoriali il nostro impegno per la cultura, e in pochi anni sono diventate una catena di rilevanza nazionale. LAmbasciatori, in particolare, coniuga alta qualit e prezzi sostenibili, consentendo a ciascuno di vivere unesperienza commisurata ai propri desideri. In un ambiente unico dal punto di vista storico e architettonico, siamo riusciti a far convivere librerie.coop e Eataly, due realt che in modo diverso offrono comunque prodotti di grande qualit. Inoltre, grazie a un calendario di incontri ricchissimo, aperto, pluralista, lAmbasciatori ha saputo diventare un luogo di confronto, di scambio, di aggregazione e propagazione della cultura in citt. Uno spazio frequentato, appunto, anche da chi solitamente accede alla cultura con meno facilit, dove si pu scoprire un libro assaggiando un presidio Slow Food e viceversa. LAmbasciatori inoltre offre un servizio importante al centro storico: aperto sette giorni su sette, no a mezzanotte. Non poco, se pensiamo a quanto ingessata lofferta commerciale nel nostro paese, a spese dei consumatori e dellintera economia: tuttora in Italia non possibile vendere i quotidiani fuori dalle edicole, esistono tetti agli sconti sui libri scolastici e gi si parla di fare marcia indietro anche sulla vendita dei farmaci negli ipermercati.In occasione dei 150 anni dallUnit, Musica Insieme esempio unico nel nostro Paese ha dedicato la stagione 2010/11 ai Maestri dItalia, con una speciale programmazione volta a celebrare il talento italiano. Secondo lei perch in questo Paese si fa cos fatica a riconoscere il valore dei propri talenti, molto spesso costretti a fuggire allestero per trovare fortuna?

Lo ribadisco: il nostro un paese ingessato. Fare spazio ai nuovi talenti signica riconoscere il merito e innescare, in tutti i campi, una competizione virtuosa. Invece, il nostro ascensore sociale si bloccato a benecio di chi vive di rendite di posizione, nicchie protette e privilegi storici. Cos si penalizzano non solo i talenti, ma lintero paese, morticandone le aspirazioni e soffocando le energie migliori. LItalia, negli ultimi ventanni, si involuta anche grazie a politiche che hanno penalizzato la scuola, luniversit, la ricerca: da qui, dalla cultura e dai giovani, che bisogna innanzitutto ripartire.MI19

MUSICA INSIEME

INTERVISTA DOPPIA

PIETRO BORGONOVO - BRUNO CANINO

I

Da due fra i pi autorevoli Maestri dItalia, protagonisti il 17 ottobre del concerto dapertura del nostro cartellone, raccogliamo considerazioni e fulminanti aforismi sulla musica e sui musicisti di ieri e di oggi di Cristina FossatiIl pi bel concerto della vita (ascoltato o eseguito)?

Intelligenza e amore

l concerto inaugurale della stagione che celebra i venticinque anni di Musica Insieme permetter di ricordare altre due importanti ricorrenze, che in questo appuntamento arrivano quasi ad intersecarsi: i 100 anni dalla fondazione della Giovine Orchestra Genovese e il centesimo anniversario della morte di Mahler. Per la prima volta a Bologna ascolteremo la rielaborazione di Klaus Simon del celebre Titano, coerentemente preceduta da un altro capolavoro, il Kammerkonzert di quello che per certi versi potremmo considerare lerede spirituale di Mahler: Alban Berg. Sul podio Pietro Borgonovo (gi oboista di fama internazionale e da anni passato alla direzione dorchestra) accompagnato da due solisti amici di Musica Insieme come Gabriele Pieranunzi e Bruno Canino. Lormai consolidata formula dellintervista doppia ci permette di conoscere meglio due grandi artisti come Canino e Borgonovo, che da sempre peraltro dedicano programmi e percorsi alla musica del Novecento storico.

Pietro Borgonovo: Non ci sar mai. In ogni ascolto trovo qualcosa di incantevole che magari prima non avevo assolutamente osservato. Bruno Canino: Karajan con la Philharmonia; Le Variazioni op. 105/107 di Beethoven con Gazzelloni.Come nasce la collaborazione con Bruno Canino?

Pietro Borgonovo: Ci conosciamo da tanto. Da studente suonavo con un suo allievo pianista che mi parlava di lui con entusiasmo e mi ero messo in testa che il suo insegnante fosse un vero musicista.Come descriverebbe il suo pianismo?

Pietro Borgonovo: Attento e curatissimo. Musica insomma.Qual il pezzo che pi vi ha emozionato eseguire insieme?

Pietro Borgonovo: Purtroppo per me non abbiamo suonato molto insieme. Ricordo con piacere de Falla a Napoli.C un brano che vi piacerebbe particolarmente suonare in futuro?

Compositore/i preferito/i?

Pietro Borgonovo: Domanda troppo pericolosa. Si potrebbero offendere in tanti. Certo adoro Mozart e Beethoven, ma poi come la mettiamo con Mahler, Schubert, ecc.?. Bruno Canino: Mozart, Schubert, Debussy, Bach, Berg, ecc..Un interprete di riferimento del passato?

Pietro Borgonovo: Idem. Per Klemperer. Bruno Canino: Backhaus.E del presente?

Pietro Borgonovo: Bisognerebbe che lo chiedessi a lui. Ora io non suono pi loboe in concerto. Mi piacerebbe accompagnarlo nel Concerto di Ravel. Credo che lui farebbe emergere una cantabilit intensissima. Bruno Canino: Mozart.Come avete scelto il programma del vostro concerto per Musica Insieme?

Pietro Borgonovo: Per il mio amato oboe ovviamente Heinz Holliger, per la musica in generale Holliger. Bruno Canino: Andrs Schiff.Quale o quali ritenete siano stati i vostri maestri pi signicativi (e non solo nella musica)?

Pietro Borgonovo: Era un obbligo. Lidea nata dalla grande amicizia di entrambi con Gabriele Pieranunzi.Come denireste in tre aggettivi il Kammerkonzert di Alban Berg?

Pietro Borgonovo: Appunto, Holliger. Bruno Canino: Tutti i miei colleghi non pianisti (Gazzelloni, Berberian, Filippini, Accardo, Boulez, ecc.).Fra i riconoscimenti ricevuti (anche verbali) quale o quali sono stati i pi importanti?

Pietro Borgonovo: Posso rispondere con tre sostantivi? Intelligenza, bellezza, amore. Bruno Canino: Troppo ricco di musica, di sentimenti, dintelligenza.E la prima prova sinfonica di Mahler?

Pietro Borgonovo: I riconoscimenti, quando ci sono stati, hanno rappresentato attimi talmente brevi, istantanei, tali da fuggire rapidamente, lasciando quella fragile sensazione di dover ricominciare tutto da capo.

Pietro Borgonovo: Non bastano n tre aggettivi, n tre sostantivi. Tuttavia, sempre con tre sostantivi: amore, bellezza, intelligenza.Mahler: capostipite o ultimo epigono?

Pietro Borgonovo: La musica di Mahler chiude e apre non

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MUSICA INSIEME

tanto unepoca quanto un rapporto con i suoni, si serve della tradizione popolare e la reinventa, senza citarla. I compositori viennesi del resto lhanno sempre fatto. Bruno Canino: Entrambe le cose.Ha cominciato Schnberg a trascriverlo. Quasi cento anni dopo che senso pu avere continuare a trascriverlo, tanto pi che oggi chiunque pu ascoltare le sue sinfonie con un semplice click?

Pietro Borgonovo: Lascolto dal vivo della versione cameristica di unopera monumentale sotto il prolo sonoro amplia la comprensione e la limpidezza dei fenomeni polifonici, di cui la musica di Mahler strutturalmente portatrice. Bruno Canino: Per imparare.E Berg: il pi tradizionale dei dodecafonici, o (forse per questo) il pi attuale?

Pietro Borgonovo: Berg un compositore viennese. Berg non si mai considerato un pianista importante, non ha mai diretto unorchestra. Berg aveva, a mio avviso, una sensibilit speciale, il suo istintivo lirismo ha fatto s che la pi spericolata applicazione di tecnica davanguardia non intralciasse il procedere dellincanto emozionale. Bruno Canino: Dodecafonico non sempre: temo non sia attuale.Lorganico del suo Kammerkonzert assai originale: dietro questa scelta vi una precisa ricerca timbrica, o quali ne sono a vostro parere le ragioni?

Pietro Borgonovo

Pietro Borgonovo: Berg stesso spiega in una lettera a Schnberg, cui dedica Kammerkonzert, le principali ragioni compositive. A me colpisce lossessione per il numero tre. Tre sono i nomi di Arnold Schnberg, Anton Webern e Alban Berg contenenti le lettere musicali ispiratrici della melodia iniziale; tre sono le famiglie di strumenti utilizzati: tastiere, archi, ati; tre sono i movimenti. Bruno Canino: La devozione di Schnberg per la scelta dei ati; una scommessa vinta per i due solisti.Al di l delle celebrazioni per lanno mahleriano, entrambi dedicate da sempre ampio spazio alla musica del Novecento storico: quale signicato ha proporre in concerto le musiche di quel periodo?

Pietro Borgonovo: Ma sono bellissime!. Bruno Canino: Un periodo di ricchezza e variet straordinario; ognuno pu prendere ci che crede.Dalla Seconda Scuola di Vienna alle avanguardie, possiamo dire che il Novecento stato costellato di sperimentazioni: che strade percorre (o ri-percorre) la composizione oggi?

Bruno Canino

Pietro Borgonovo: Non c pi lobbligo di scrivere solo qualcosa di nuovo. C per il rischio di ascoltare spesso qualcosa che si dimentica immediatamente, e non perch sia troppo complesso. Bruno Canino: Diceva Schnberg: mai si va cos lontano come quando non si sa dove andare; oggi le nuove vie sanno gi troppo di percorsi conosciuti.

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MUSICA INSIEME

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LINTERVISTA

ANGELO E FRANCESCO PEPICELLI

Il vostro duo si distinto nel panorama musicale italiano, ma anche internazionale, per lattenzione verso la musica dei nostri giorni, e soprattutto per il rapporto diretto che avete costruito con numerosi compositori. Quali le ragioni di una scelta tanto signicativa, e che certo ha comportato un particolare impegno?

Dal Duo Pepicelli al Trio Modigliani: una naturale evoluzione?

Francesco Pepicelli: Dopo venticinque anni di attivit di duo, con oltre 500 esibizioni che ci hanno permesso di suonare in alcune tra le sale pi importanti del mondo come la Carnegie Hall di New York, la Salle Gaveau di Parigi e la Suntory Hall di Tokyo, ci siamo incontrati in un festival estivo con il violinista Mauro Loguercio, il quale veniva dallesperienza di quindici anni come primo violino del Quartetto David e da collaborazioni cameristiche con grandi musicisti quali Magaloff, Meneses, Pires; con lui abbiamo subito scoperto di avere lo stesso modo di lavorare, di approfondire lo studio delle partiture arrivando a confrontarci sugli aspetti siologici, sici dellesecuzione, anche in funzione della migliore comunicazione allinterno del gruppo, ma anche discutendo sempre in maniera approfondita su ogni singola frase della partitura, per giungere ad un risultato assolutamente convincente per22

Francesco Pepicelli: Una scelta tanto signicativa quanto naturale per il modo in cui avvenuta, dopo che per anni il nostro duo si dedicato, oltre allapprofondimento del repertorio pi conosciuto, anche a quello pi desueto, in particolare quello italiano della ne dellOttocento e del Novecento, suonando e incidendo tutta lopera per violoncello e pianoforte di Martucci, Casella, Busoni, Respighi e composizioni di Cilea, Petrassi, Pizzetti, Malipiero. stato consequenziale poi rivolgerci a compositori italiani invitandoli a scrivere dei pezzi, anche tenendo presenti le nostre caratteristiche, o in alcuni casi la costruzione di un programma a tema. Abbiamo quindi commissionato a diversi compositori opere per violoncello e pianoforte che abbiamo suonato in prima esecuzione: vorrei citare tra gli altri Nicola Campogrande, Fabrizio De Rossi Re, Claudio Rastelli, Fabrizio Festa, Eddy Serani e Nicola Straffelini. Una particolare attenzione poi abbiamo dato ad un organico che non aveva praticamente precedenti, quello per violoncello, pianoforte e or-

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MUSICA INSIEME

I

Angelo e Francesco Pepicelli raccontano della loro vicenda musicale e di come, dallincontro con Mauro Loguercio, nato il Trio Modigliani di Alessandro di Marcotutti. Ci distingue rispetto a tanti gruppi da camera nati recentemente anche il fatto che solo dopo ben otto mesi di prove intense abbiamo debuttato in un recital a Londra con un brano di Giovanni Sollima, il Secondo Trio di Dmitrij ostakovic e il Primo Trio di Giuseppe Martucci. chestra darchi; abbiamo commissionato e suonato pezzi di Carlo Boccadoro e dello stesso Fabrizio Festa. nostra intenzione quella di continuare con queste collaborazioni, foriere di sempre nuovi stimoli per noi e per il pubblico.Anche i programmi del Trio Modigliani seguono percorsi, per cos dire, alternativi. Raccontereste ai nostri lettori come nato il Trio, il perch della scelta del nome e quali sono i suoi obiettivi artistici?

Prima in due, poi in tre

Concerti di Musica Insieme ospitano una tra le formazioni cameristiche italiane, il Trio Modigliani, che oggi spicca nel panorama internazionale non solo per la qualit delle sue interpretazioni, ma anche per loriginalit delle scelte programmatiche. Un trio che nasce come ampliamento, peraltro, del consolidato duo, quello formato dai fratelli Francesco (violoncellista) e Angelo (pianista) Pepicelli, compagine questa a sua volta ormai ben nota alle platee di tutto il mondo. Insomma, una di quelle eccellenze, che a pieno titolo sinseriscono nellormai vasto movimento della cameristica italiana. Abbiamo chiesto a Francesco e Angelo Pepicelli di raccontarci la loro vicenda musicale e di parlare delle loro scelte artistiche.

Angelo Pepicelli: Il Trio nato, come raccontava Francesco, da un incontro fortuito con Mauro in occasione di una schubertiade estiva, in seguito alla quale ci siamo detti che sarebbe potuto essere interessante provare a studiare insieme. Del resto, ci accomunava la forte esigenza di affrontare il magnico repertorio per violino, violoncello e pianoforte, gi immaginando peraltro che vi avremmo profuso un impegno simile a quello speso per il duo. Dopo la prima sessione di prove stato chiaro che avremmo potuto avere un lungo percorso di arricchimento, sia dalla frequentazione di quelle composizioni che dai nuovi stimoli derivati dai nuovi partners. Il nome, nella nostra idea, doveva avere una precisa connotazione, oltre ad essere facile da pronunciare e comprendere, nonch chiaramente riconoscibile a livello internazionale: infatti Amedeo Modigliani rappresenta nella sua immensa opera artistica al tempo stesso litalianit e linternazionalit, lassoluta libert e lattenzione alla forma, la modernit e il rispetto per la tradizione, che non vuole essere un solco costrittivo, ma punto di partenza per dare vita a creazioni sempre nuove. La nostra ambizione quella di dire qualcosa di nuovo, di vivo nel panorama musicale, che

Quello che accomuna i tre autori in programma soprattutto la ricercatezza nellesaltare la dimensione timbrica del pianofortela palese diversit degli esiti musicali, nella loro produzione cameristica a vostro avviso emerge questa vicinanza ad uno strumento, il pianoforte appunto, che tanta parte ha avuto nelle vicende musicali novecentesche?

troppo spesso vive di repliche di interpretazioni standard e che anche per questo allontana un pubblico che cerca ovviamente nuovi stimoli, nuove emozioni, che ovviamente facciano parte delle opere darte eseguite e non siano imposte ad esse da una personalit predominante degli esecutori. Probabilmente non cos lontana dalle necessit espressive di Modigliani.Nel programma che presenterete per I Concerti di Musica Insieme spicca un elemento musicale non secondario: Ravel, ostakovic e Bernstein sono stati sia compositori, sia pianisti. Pur nel-

Angelo Pepicelli: In realt moltissimi compositori sono stati abili pianisti nel corso della storia dello strumento, anche se nel Novecento questa consuetudine si leggermente afevolita. Quello che credo accomuni i tre compositori da noi scelti per il programma la ricercatezza nellesaltare la dimensione timbrica del proprio strumento, che appunto da pia-

nisti attenti al repertorio cameristico conoscevano bene. Il pianoforte considerato troppo spesso monotimbrico. Chi lavora a fondo insieme ad altri strumentisti, cercando la fusione o la differenziazione dei suoni, sa bene che la ricchezza timbrica del nostro strumento, del pianoforte, invece innita. Vorrei aggiungere inne che non vi una sola frase nelle tre composizioni in cui la ricerca timbrica non sia funzionale alla necessit espressiva, ed in tale direzione che si rivolge la nostra interpretazione.Potremmo quindi considerare il programma che presenterete a Bologna come paradigmatico del nuovo corso artistico e musicale con il Trio Modigliani?

Di ostakovic eseguirete le Sette Romanze su testo di Blok, inaugurando cos la collaborazione con il soprano Olga Peretyatko. Avete gi collaborato come Trio Modigliani con altri musicisti? E in futuro avete in programma altre collaborazioni?

Francesco Pepicelli: S, sebbene non spesso. Abbiamo collaborato con i clarinettisti Alessandro Carbonare e Federico Paci, e con Sandro Cappelletto, in qualit di voce recitante, per suonare il Quatuor pour la n du Temps di Olivier Messiaen. Prevediamo comunque in futuro di suonare anche con altri colleghi, come il primo auto solista dellAccademia di Santa Cecilia Andrea Oliva, e stiamo pensando a collaborazioni per concerti allestero con attori stranieri come il tedesco Ulrich Tukur.MIMUSICA INSIEME

Angelo Pepicelli: Sicuramente. Con questo programma abbiamo indubbiamente tre modi diversi di vivere la modernit ai massimi livelli artistici, esattamente come Modigliani ha fatto nella sua opera. Questo ci che intendiamo rendere chiaro nelle nostre esecuzioni, cercando di lasciare unimpronta forte negli ascoltatori e quindi svolgendo il miglior servizio possibile alla musica e ai compositori da noi amati.

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LINTERVISTA

VIKTORIA MULLOVA

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Gli strumenti di LudwigLa violinista russa presenta a Musica Insieme la sua ultima sfida artistica: rileggere Beethoven ricercandone anche il suono originario di Fulvia de ColleKodly e molta musica tradizionale zigana. Labbiamo inciso negli studi di Abbey Road.Cosa cambia dunque imbracciando un Guadagnini con le corde di budello?

ie nuove. Sono quelle che Viktoria Mullova percorre ormai da anni, in ognuno dei suoi numerosi, meditati, mai peregrini progetti musicali. Le irrequietudini artistiche di quella che da tempo considerata fra le pi strepitose violiniste al mondo la spingono verso esplorazioni della storia della musica che affondano le radici nel barocco dalle Sonate di Bach con Ottavio Dantone al clavicembalo, al programma per due violini realizzato insieme a Giuliano Carmignola ed ospitato nel nostro cartellone 2009 e si ramicano sino alla contemporaneit che non conosce conni di genere ed anche di questa avventura il pubblico di Musica Insieme stato testimone nel 2000, con Through the Looking Glass, ideato e realizzato insieme al violoncellista e compagno di vita Matthew Barley, che per lei aveva riarrangiato i Beatles come Duke Ellington, Youssou NDour e i Bee Gees. Oggi Viktoria Mullova torna a Bologna con unulteriore sda: rileggere le sonate beethoveniane reinterpretandone non solo le note, ma anche il suono originario, complice il fortepiano di Kristian Bezuidenhout e il suo violino Guadagnini del 1750.

Oltre al timbro, cambia la tecnica, cambia il vibrato, diverso il modo in cui reagisce larco, ed anche il modo di suonare della mano destra cambia moltissimo. In questo caso limportante che il suono del mio Guadagnini si sposi bene con quello dellantico fortepiano [copia di uno strumento del primo Ottocento di Anton Walter und Shne, che era poi la marca preferita da Mozart, ndr]. Non credo francamente che lintensit e la forza del suono ne perdano, il volume non diminuisce molto. Ad esempio io uso lo stesso violino per suonare il Concerto di Beethoven, anche con grandi orchestre che suonano strumenti con incordatura in metallo. Nonostante io abbia un violino settecentesco con le corde in budello, non vengo coperta dal suono dellorchestra: questo Guadagnini uno strumento davvero potente [e forse anche il fatto che lo suoni Viktoria Mullova fa una certa differenza].Vi sono svantaggi pratici nellutilizzare strumenti storici come i vostri? Ad esempio il bisogno costante di riaccordarli

In tutti questi progetti possiamo rintracciare una sua personale ricerca intorno al suono?

Certo, in ognuno di questi repertori il suono cambia. Per il programma dedicato a Beethoven utilizzo uno strumento Guadagnini con corde in budello e arco classico, ed il suono diversissimo da quello del repertorio che eseguo ad esempio con mio marito Matthew Barley. Abbiamo appena pubblicato un cd, The Peasant Girl, che prosegue nel percorso inaugurato dieci anni fa con Through the Looking Glass, ma in modo molto pi compatto e coerente: suoniamo la musica popolare dellEst europeo e magiaro in particolare, una musica inuenzata com noto sia dal jazz che dalla classica: Bartk,

In realt per me laccordatura del Guadagnini non affatto un problema: quando ho registrato lintegrale delle Sonate e Partite di Bach lo strumento teneva laccordatura per giorni interi, tanto che mi sembrava quasi incredibile. Il mio Stradivari ad esempio lo devo riaccordare spessissimo, mentre il Guadagnini quasi mai!.Forse quello che ha pi bisogno di accordature il fortepiano?

Il fortepiano s: quando abbiamo

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registrato il nostro disco [con un fortepiano originale di Anton Walter, anno 1822, ndr] dovevamo fermarci ogni 50 secondi, era davvero un disastro impossibile! Ricordo un concerto in cui per la prima parte il fortepiano era completamente scordato, stata unesperienza terribile ma naturalmente a Bologna suoneremo con un altro strumento. Ad ogni modo, pur con tutte le loro imperfezioni come scrive il mio partner alla tastiera nelle note al cd che abbiamo pubblicato insieme siamo persuasi che lespressivit e il mondo sonoro di questi strumenti ricreino in maniera unica latmosfera in cui quelle opere straordinarie hanno visto la luce.Com nata, appunto, lidea di rileggere le sonate beethoveniane su strumenti originali?

ma la Terza Sonata presenta gi delle novit armoniche e linguistiche sbalorditive

S, in particolare nel secondo movimento. una sonata molto fresca, no? Anche il tipo di scrittura pi adeguato agli strumenti originali per i quali era stata concepita.Che cosa scopriremo dunque di nuovo in questa rilettura, anche rispetto alle esecuzioni su strumenti moderni? Articolazione, tempi

Io eseguivo gi Bach, Mozart e Vivaldi con lincordatura in budello, ed ho pensato che mi sarebbe piaciuto affrontare in quel modo anche Beethoven; un modo cio che considero pi vicino al suono di quei tempi. E poi non esistono tante registrazioni di opere beethoveniane con lincordatura in budello. Cos ho deciso di intraprendere questo progetto con Kristian Bezuidenhout al fortepiano, che davvero un musicista straordinario, mi piaciuto molto far musica con lui.Come presenterebbe dunque questo artista, che ascolteremo per la prima volta a Bologna?

Non so se la scelta dei tempi sia inuenzata dallo strumento: si pu scegliere qualsiasi tempo, se si ritiene che sia quello giusto sicuramente la minore tenuta di suono pu spingere verso scelte di tempo pi veloci, ma non tutto qui, anzi; citando le note scritte da Bezuidenhout per il nostro cd, nella tastiera sperimentiamo ad esempio una maggiore trasparenza, ma possiamo anche tentare effetti quasi impressionistici sul suono, usando il pedale; la non-uniformit del punto dattacco si traduce poi in qualit timbriche diverse a seconda del registro, dal grave pi borbottante allacuto pi cristallino e simile al suono dellarpa. Dal canto suo, il violino pu passare dal mormorio pi dolce nei tempi lenti a una sorta di grana che d quasi il senso del brivido nei passaggi veloci. Inne, laccordatura pi bassa a 430 Hz conferisce al suono una profondit e tinte scure ben diverse dalla lucentezza e dallo smalto dei classici 440 Hz.Nelle note introduttive di Bezuidenhout leggiamo anche che la musica di Beethoven suona paradossalmente meno moderna sugli strumenti moderni che non su quelli originali

Come un grandissimo talento che sta facendo una grandissima carriera: molto pi impegnato di me! Tanto che risulta quasi impossibile trovare due giorni liberi per i nostri concerti in duo credo che la sua agenda sia piena no al 2016, tutti lo vogliono.Per quali ragioni avete scelto in particolare la Terza e la Nona Sonata di Beethoven per la vostra incisione?

Certamente per toccare due estremi nellarco dello sviluppo del sonatismo beethoveniano, ma anche per un motivo personale: la Sonata op. 12 n. 3 ha per me un signicato particolare, essendo stata la prima sonata di Beethoven che io abbia mai eseguito in assoluto; da bambina lho suonata tantissimo. Per questo ho deciso di eseguirla, mentre nel caso della Kreutzer la scelta se vogliamo pi ovvia, trattandosi di unopera bellissima, oltre che della sonata forse pi conosciuta di Beethoven. un progetto in progress? Si aggiungeranno altre sonate al vostro carnet?

Per me Beethoven molto classico, non un romantico. Tutto nuovo in questo modo, non saprei quasi spiegarlo a parole. Secondo me con le corde in budello e con il fortepiano si possono rendere meglio i colori, e si pu inventare molto di pi, come dicevamo poco fa. Certo, tutto dipende dagli interpreti. Ad esempio, il mio pezzo preferito, e non con il fortepiano bens con il pianoforte moderno, la Sonata Patetica interpretata da Wilhelm Kempff, per me la sua la versione pi bella che abbia mai sentito nella mia vita. Ci signica in fondo che non questione di fortepiano o di violino, ma di chi li suona.Qual stato secondo lei il contributo di Beethoven alla sonata per violino e pianoforte, in unepoca in cui quel genere era ancora piuttosto acerbo?

Io continuer sicuramente con questo ed altri progetti, ed intanto abbiamo deciso di affrontare anche altre sonate in questo modo: intanto nel nostro concerto per Musica Insieme aggiungeremo la Quarta Sonata, in futuro aggiungeremo la Primavera, poi la Settima.Per arrivare forse a unintegrale?

S, ma piano piano.Tornando al programma che presenterete a Musica Insieme, la Kreutzer certamente un grande classico,

Innanzitutto potrei dire che per me Beethoven molto pi interessante di Mozart, del quale infatti non eseguo mai le sonate. In Beethoven la forma-sonata assai pi sviluppata, e il dialogo tra violino e fortepiano assume per la prima volta unimportanza centrale. Il tipo di sonorit di questo organico, proprio per lintimit di questo dialogo, richiede sale da concerto non troppo grandi (ossia, non da 2000 posti in su) ed unacustica molto secca, quindi il Manzoni di Bologna, che conosco molto bene, mi pare perfetto.

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IL PROFILO

Un americano pocotranquillo

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Dagli studi al Curtis Institute di Philaldelphia al successo mondiale come compositore e direttore dorchestra, ricordiamo la figura di Leonard Bernstein, di cui il prossimo 28 novembre ascolteremo al Teatro Manzoni il Piano Trio del 1937 di Lico Larvati

hiladelphia: ad ovest dello storico porto uviale sul Delaware, ricco di memorie della Rivoluzione americana, sorge il Rittenhouse Square District. Attorno allomonima piazza pullulano le istituzioni dedicate alle arti rappresentative: Kimmel Center, Academy of Music, Academy of Vocal Arts ed altre ancora. Fra scuole, teatri e auditorii c molto da vedere e da ascoltare, specie verso la festa nazionale del 4 luglio, tempo di porte aperte a tutti. Imperdibile il Curtis Institute of Music al n.1726 di Locust Street, fondato nel 1924. Qui non si paga nulla, ma la selezione durissima e si cerca solo leccellenza; i migliori diplomati salgono presto in cattedra e listituto li segue a vita. Cos volle la fondatrice Louise Curtis Bok. Samuel Barber, aristocratico ragazzino della Pennsylvania, vi siscrisse da subito, loriundo varesino Menotti nel 1928, presentato da Toscanini, Lenny Bernstein, glio di ebrei russi emigrati nel Massachusetts, nel 1939, dopo la laurea a Harvard. Alla severa scuola di contrappunto del piemontese Rosario Scalero completarono la formazione tecnica; Fritz Reiner insegn loro la direzione dorchestra. La tta trama dei loro incontri e scontri, amori e tradimenti, scritta nella storia musicale del Novecento. Non solo statunitense: a Spoleto e alla Biennale Musica di Venezia gli autori americani fecero la parte del leone negli anni Cinquanta, spesso con prime mondiali. Dello splendido terzetto il pi proteiforme fu certo Bernstein,

Leonard Bernstein (1918-1990)

in un intreccio di arte, vita pubblica e gossip privato da fare invidia a una moderna rockstar. Nel 1967 scriver: La vita senza musica inconcepibile, la musica senza vita pura accademia. Ecco perch il mio contatto con la musica un abbraccio totale. Tutto comincia come in un lm hollywoodiano del genere nata una stella. 14 novembre 1943: Bruno Walter indisposto e il fresco diplomato Leonard Bernstein lo sostituisce sul podio della New York Philharmonic. Il concerto trasmesso in radio e lindomani il New York Times esce con una recensione osannante in prima pagina. Erano altri tempi per la critica musicale. Nello stesso anno il giovane Lenny trionfa a Broadway col suo primo musical On the Town e vince il premio della critica musicale newyorkese per la sua prima sinfonia: Jeremiah, sul testo ebraico delle Lamentazioni. Per le altre due si sarebbe ispirato invece al poemetto The Age of Anxiety di Auden e al Kaddish, la liturgia ebraica per i morti. La Bibbia e Auden, ma anche Platone (Serenade, 1954), Voltaire (Candide, 1956-89), e perno una Missa Brevis per coro misto, controtenore e percussioni (1988). Eclettismo losoco che a noi europei sembra, per usare un celebre detto, americano quanto la torta di mele; ma dal suo fascicolo negli archivi dellFBI, reso noto dopo la sua morte, emerge un ben diverso parere ufcioso: dagli anni Trenta no a tutta la presidenza Nixon, Bernstein era tenuto docchio come seguace del comunismo, ebreo sionista, bisessuale, radical-chic amico dellURSS e dei cattolici, delle Pantere Nere e di Amnesty International. Un vero incubo per tutti i benpensanti made in USA. Nel 1950 il presidente Truman vietava la sua musica (assieme a quella degli ebrei Copland e Gershwin) nelle fonoteche pubbliche e nelle trasmissioni destinate allestero. Nel 1953 il Dipartimento di Stato di Eisenhower decideva di revocargli il passaporto ritenendolo una minaccia alla sicurezza nazionale. Alla supercie le cose procedettero in tuttaltro modo, no alla canonizzazione come ambasciatore della cultura statunitense nel mondo. Mentre sul podio del Metropolitan il suo debutto dovr attendere no al 1964, Bernstein fu il primo americano a dirigere alla Scala: proprio nel 1953, con Maria Callas protagonista della Medea di Cherubini e della Sonnambula. Nel 1954 la colonna sonora per un lm di forte impegno sociale come On the Waterfront (Fronte del porto); nel 1957 West Side Story, epopea del meticciato allombra di Shakespeare e dei ritmi sudamericani. Successi epocali, superati solo dalle apparizioni come divulgatore nella serie televisiva The Young Peoples Concerts, mandata in onda sulla CBS (una rete commerciale!) dal 1958 al 1972.

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MI ricordo

Il traguardo dei 25 anni di attivit ha portato con s anche lidea di ripercorrere alcuni momenti della nostra storia, in una sorta di album fotografico dove fisseremo quegli incontri, emozionanti e curiosi, con artisti che hanno fatto la storia della musica; quei ricordi insomma che rendono unico il nostro lavoro di Bruno Borsari30 GENNAIO 1989, TEATRO COMUNALE DI BOLOGNASVIATOSLAV RICHTER

Accanto al leggio del pianoforte una piccola luce. Servir ad illuminare le partiture, che di l a poco un voltapagine sfoglier con malcelata apprensione. Come non comprenderne il nervosismo. Una dopo laltra deve girare le pagine a Sviatoslav Richter: non solo un pianista, e tra i sommi, ma soprattutto un artista leggendario, che quando Musica Insieme lo invita per la prima volta, nel 1989 (poi torner nel 92), gi considerato tra coloro che hanno fatto la storia della musica e della cultura. Suonare gi abbastanza faticoso, perch mai dovrei anche prendermi la briga di imparare a memoria i pezzi?, questa la spiegazione bisbigliata dietro le quinte. Sul palco della Sala del Bibiena si sparge un gioco dombre, che esalta la gura quasi ieratica, sicuramente imponente ed autorevole, del grande musicista sovietico. Quel voltapagine, la presenza della partitura, del testo cio, nirono per accrescere ancor pi laura rituale di quel recital. Non sarebbe potuto essere altrimenti: con la piccola luce, il voltapagine, la partitura sul leggio.

NIGEL KENNEDY

7 MARZO 1989, TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

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Foto Tobi Corney

Capello sparato e spigoloso quando ancora quei tagli facevano pensare al punk, e non erano la norma. Il look del resto non rimanda certo al classico da concerto. Nigel Kennedy in quel lontano 1989 un violinista di talento, che non ha paura di presentarsi come se fosse lidolo di folle di teenager adoranti e urlanti. Il suo Vivaldi suona, per, pi barocco di molti altri Vivaldi, anche se garantiti dal marchio lologico. Perch Nigel Kennedy suona Vivaldi come lo avrebbe suonato Vivaldi: senza sovrapporre alle note scritte altro che il suo talento, la sua passione, la sua incoscienza persino. Cos negli adagi improvvisa, ma senza ammiccamenti, senza gigionerie. Kennedy crede in quel che fa, e il pubblico, che gli tributa un successo clamoroso, capisce e approva.

Foto Roberto Serra

13 MAGGIO 1991, TEATRO COMUNALE DI BOLOGNADi Friedrich Gulda non si pu dimenticare lo strano copricapo (ebraico? magrebino?), con il quale amava presentarsi anche davanti alle platee pi snob. E poi adorava il funky anni Settanta, e la sana disco cantata dagli artisti neri di Philadelphia e poi dai Bee Gees. Sul palco con lui c Gail Gilmore. Diva Furiosa, cos sintitola la biograa che le ha dedicato Reiner Hackel, il che la dice lunga sulla tempra di questartista. Gail canta il gospel, il funky, ma anche Strauss e Mahler: lalter ego, nero e femmina, di quel compassato pianista austriaco, al quale dobbiamo forse la pi bella incisione del Quarto Concerto di Beethoven ed insieme alcune delle pi accattivanti canzoni di quei lontani anni di un secolo che ormai fu. Insomma, energia pura che uisce in mille rivoli, ovvero cambiamento, mutazione. Come il concerto che si rivel una sorta di work in progress, con artisti che si aggiungevano prova dopo prova. La Gilmore arriv solo il giorno prima.

ISAAC STERN

26 APRILE 1995, TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

Incontro Isaac Stern il giorno prima del concerto. Occhi vivacissimi, un sorriso sincero e aperto. Soprattutto una spontanea cordialit, che coinvolge anche Emmanuel Ax, Jaime Laredo, Yo-Yo Ma, gli altri componenti di quel quartetto di all stars. Stern

possiede, per, qualcosa che gli altri, pur famosissimi, pur talentuosi, sconnando spesso nel geniale, non possono avere. Qualcosa che lo rende per cos dire speciale. Ha vissuto da protagonista uno dei momenti pi turbolenti della storia della musica.

Ucraino, ebreo, cresciuto negli Stati Uniti, interprete eccellente del repertorio e della musica a lui contemporanea (da Bartk a Bernstein), ma soprattutto testimone del suo tempo. Nel 67, in piena Guerra dei sei giorni, sul Monte Scopus con la Israel Philharmonic e Bernstein, e l danno vita a un memorabile concerto. Va in Unione Sovietica in piena guerra fredda. Difende la Carnegie Hall dai palazzinari di New York che la volevano radere al suolo. E come si fa a non ricordare che nel 79 fu tra i primi ad accettare un invito in Cina, raccontato nel doculm Da Mao a Mozart? Musica e storia per lui erano una cosa sola. Glielo si legge nello sguardo, sincero e penetrante. Me lo fece capire con una battuta. Parlando della tradizione violinistica ebraica, scherzando disse: Ha provato lei a fuggire con un pianoforte sulle spalle?.

Foto Roberto Serra

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Foto Roland Fischer

FRIEDRICH GULDA

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I CONCERTI ottobre // dicembre 2011 I CONCERTI ottobre dicembre 2011

Luned 17 ottobre 2011 TEATRO MANZONI ore 20.30

I SOLISTI DELLA GIOVINE ORCHESTRA GENOVESE GABRIELE PIERANUNZI.................................violino BRUNO CANINO......................................................pianoforte PIETRO BORGONOVO....................................... direttoreMusiche di Berg, MahlerIl concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Luned 7 novembre 2011 TEATRO MANZONI ore 20.30

YEFIM BRONFMAN.............................................pianoforteMusiche di Schubert, Liszt, ProkofevIl concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Luned 14 novembre 2011 TEATRO MANZONI ore 20.30

TRULS MRK............................................................violoncello HVARD GIMSE......................................................pianoforteMusiche di Beethoven, Brahms, Jancek, ostakovicIl concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Musica per le Scuole

Luned 28 novembre 2011 TEATRO MANZONI ore 20.30

TRIO MODIGLIANI MAURO LOGUERCIO...........................................violino FRANCESCO PEPICELLI.................................violoncello ANGELO PEPICELLI............................................pianoforte OLGA PERETYATKO.............................................sopranoMusiche di Bernstein, ostakovic, RavelIl concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Musica per le Scuole

Luned 12 dicembre 2011 TEATRO MANZONI ore 20.30

VIKTORIA MULLOVA.........................................violino KRISTIAN BEZUIDENHOUT.........................fortepianoMusiche di BeethovenIl concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Segreteria di Musica Insieme: Galleria Cavour, 3 - 40124 Bologna tel. 051.271932 - Fax 051.279946 E-mail: [email protected] - Sito web: www.musicainsiemebologna.it

Luned 17 ottobre 2011Nel centenario della sua fondazione, la Giovine Orchestra Genovese per la prima volta a Bologna in un concerto che accosta due capiscuola della musica novecentesca di Stefano Dondi

La musica delloscuritglieva bene nei suoi ricordi mahleriani il lato oscuro della sua ispirazione: Anche nellanimo di Mahler si celava loscurit, quindi egli si sentiva a suo agio in quellelemento afne. Era capace di penetrare nelle profondit della musica grazie alla sua facolt di vedere nel buio. La novit sconcertante della sua musica fu colta subito n dalla prima esecuzione della Sinfonia in re maggiore, nel 1889. A disorientare i primi ascoltatori fu senza dubbio la tecnica dello sviluppo che ricorda pi larte narrativa che non le tradizionali strutture musicali. Come nel romanzo moderno (Proust, Svevo), la musica di Mahler non conosce uno sviluppo lineare nel tempo ma piuttosto un movimento di espansione a spirale, in cui ci che avviene nel presente non un elemento coerente che determina quanto avviene dopo ma piuttosto determinato, assillato da un passato perennemente incombente. un peso di memoria disgregante ma che crea, a livello strutturale, un nuovo e diverso tipo di coerenza e di coesione: la musica per banda, i Lieder, persino la sdolcinata trivialit di certa musica duso, contribuiscono a ricreare, attraverso il prisma della memoria, un caos organizzato ma non controllabile, n tanto meno nalizzato, assai simile a quello dellesistenza. Questo disincantato radicamento nella realt, in quanto riesso di un vissuto indicibile, trova una motivazione nella testimonianza di Freud, cui Mahler si era rivolto negli ultimi anni della propria vita: Mahler disse improvvisamente che ora capiva perch la sua musica non avesse mai toccato altezze sublimi neanche nei passaggi pi nobili ed ispirati dalle emozioni pi profonde e perch

Ludito, lorgano del timore, soltanto nella notte e nella penombra di cupe selve e caverne ha potuto svilupparsi cos largamente come si sviluppato, secondo il tipo di vita dellet della paura, cio della pi lunga et umana che sia mai esistita: nella chiarit diurna meno necessario. Di qui il carattere della musica, come di unarte della notte e della penombra. Con la sua torva incisivit Nietzsche, in Aurora, esprimeva in tali termini la sua idea romantica e germanica dellarte musicale: istinto e natura fanno tuttuno con una sorta di selvaggio misticismo. Sono in sostanza gi chiaramente delineati i caratteri di quel decadentismo musicale di cui Mahler rappresenta il massimo esponente ma nello stesso tempo il liquidatore. Bruno Walter, fedele esecutore e amico del compositore austriaco, co-

Pietro Borgonovo

fosse rovinata dallintuizione di melodie banali. Suo padre, che pare fosse una persona brutale, strapazzava la propria moglie, e durante linfanzia di Mahler si era vericata tra loro una scena particolarmente penosa. Essendo la situazione diventata intollerabile, il bambino si era precipitato fuori di casa mentre una pianola stava strimpellando unaria popolare viennese, Ach du lieber Augustin. Da allora, secondo Mahler, profonda tragedia e divertimento spensierato erano rimasti inscindibilmente associati nella sua mente, e ciascuno dei due stati danimo saccompagnava inevitabilmente allaltro. Il carattere narrativo della musica mahleriana particolarmente evidente nelle riprese, nei ritorni tematici, spesso a grande distanza allinterno del tessuto sinfonico. Essi, affermando il valore della memoria come garanzia di radicamento nel usso della vita, ne svelano drammaticamente il fatale corrodersi. Levanescenza della memoria, che comunque garanzia e affermazione di identit al nostro essere, ne denuncia linesorabile fragilit. Il riscatto dellarte rappresenta in Mahler questo guardar oltre la vita a partire dalla vita stessa: di qui linnegabile tensione eticoreligiosa delle sue composizioni. Ma la

LUNED 17 OTTOBRE 2011 TEATRO MANZONI ORE 20.30

I SOLISTI DELLA GIOVINE ORCHESTRA GENOVESE GABRIELE PIERANUNZI violino BRUNO CANINO pianoforte PIETRO BORGONOVO direttoreAlban Berg Kammerkonzert per pianoforte, violino e tredici strumenti a fiato Gustav Mahler Prima Sinfonia in re maggiore Il Titano - trascrizione di Klaus Simon

Introduce il concerto Pietro Borgonovo

redenzione, che nella vita non c n ci pu essere, la si trova soltanto nella musica stessa; solo essa espande il suo sguardo, e quello di chi lascolta, verso quella completezza dellEssere che perennemente ci sfugge. Ancor pi scioccanti parvero, alle prime esecuzioni della Sinfonia in re maggiore, le intrusioni di elementi extramusicali, come la voce del cuculo nel primo movimento. Questo tentativo di inserire nel contesto di un linguaggio organizzato elementi

che, in quanto non articiali, sarebbero ad esso estranei ricorda la tecnica pascoliana di applicare al testo poetico, come se facessero parte integrante della lingua, elementi non grammaticali (le famose onomatopee, i fonosimbolismi). la dimostrazione che due autori culturalmente cos lontani, ma assolutamente contemporanei, per quanto per molti aspetti ancora legati ad una solida tradizione, ricercavano negli stessi anni nuovi moduli espressivi battendo strade simili. Anche Mahler, come Pascoli ed altri grandi esponenti del decadentismo europeo, persegue a suo modo lidea dellarte totale, dato che nessuna forma chiusa e consolidata ormai ritenuta adeguata ad esprimere la complessit dellesistenza. A queste difcolt Mahler volle inizialmente sopperire fornendo alle perplessit del pubblico un programma, allinterno del quale reperire un percorso di riferimento. Present infatti la sua Prima Sinfonia come divisa in due parti, la prima intitolata Dai giorni giovanili; frammenti di giovinezza, frutti e spine, la seconda Commedia umana (in italiano nel testo), dove per lultimo movimento si legge, sempre in italiano, DallInferno al Paradiso. Queste indicazioni, che in seguito Mahler elimin,

Bruno Canino

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Luned 17 ottobre 2011che se in modo diverso, a seconda delle assai diverse personalit. Schnberg, che fu il maestro di Alban Berg, ricordava il suo allievo in questi termini: Fin dalle sue prime composizioni si potevano cogliere due aspetti: primo, che la musica era il suo linguaggio e che in questo linguaggio effettivamente si esprimeva; secondo: uno straripante ardore del sentimento Egli, come tutti i giovani dotati di allora, era ebbro di musica, viveva nella musica. Frequentava e conosceva tutte le opere e i concerti, leggeva velocemente le partiture, era entusiasta, acritico, ma sensibile al bello, vecchio e nuovo, fosse esso musica o arti gurative. Per questo suo carattere borghese e quasi mondano, le prime composizioni di Alban Berg risentono indubbiamente del clima Jugendstil, elegantemente decorativo, diffuso in una citt che proprio in quegli anni viveva linizio del suo splendido declino. Di una certa frondosa sovrabbondanza ai limiti dellhorror vacui egli non si liberer mai del tutto ma, come aveva rilevato il suo maestro, lanima pi profonda e sincera della sua ispirazione quella lirica, che trova naturalmente in Schubert il suo naturale precursore. Dal punto di vista dello sviluppo del linguaggio berghiano il Kammerkonzert si trova per cos dire al centro di un cammino che dallo stile tardo-romantico delle opere giovanili giunger, attraverso loltranzismo espressionista, alla magistrale sintesi tra lispirazione lirico-melodica da una parte (gravitante per sua natura attorno ad un centro tonale) e lelaborazione strutturale dallaltra, sempre pi tesa ad un mirato e per altro assai libero impiego della tecnica

DA ASCOLTAREUn Berg tanto euforico da salutare laddio alla composizione tradizionale con un biglietto da visita che reca impressi, in codice di lettere e note secondo il sistema tedesco, tre nomi e cognomi: i suoi e quelli dei suoi compagni davventura dodecafonica Schnberg e Webern. Scherzetto di classe da gustare nella registrazione CBS del 1990 con Serkin al piano, Stern al violino e Claudio Abbado sul podio. Si trova, si trova... Per Gustav Mahler il 2010 era uno di quei centenari e mezzo che non sconvolgeranno la storia della ricezione. Non pervenuta notizia di memorabili scoperte, n di straordinarie pubblicazioni scientifiche, n di registrazioni esemplari. Poich ogni mahleriano che si rispetti avr nella sua discoteca una o pi incisioni della Prima in versione mainstream, gli consiglio di procurarsi il Capitolo di Blumine, bellAndante primaverile a mo di serenata che era stato concepito come secondo movimento della sinfonia (e come tale eseguito fino al 1896). In attesa che spunti sul mercato il cd della trascrizione cameristica di Klaus Simon, diretta in prima mondiale a Trento da Claudio Abbado, il 25 marzo 2010 alla testa della sua Mahler Chamber Orchestra. O invece gi uscita? Non lo sappiamo e gradiremmo notizie in merito. (cv)

possono essere in effetti fuorvianti, nel senso che potrebbero far pensare a un titanismo romantico alla Liszt, qui del tutto fuori luogo. La Sinfonia in re maggiore racconta una storia, lo si capisce n da quellaccordo iniziale prolungato, dove lautore sembra dire, come rivolgendosi ad un bambino: ecco vedrai le cose straordinarie che accadranno! Si tratta in realt di un universo onirico, crepuscolare, dove laccadere delle cose totalmente determinato dalla psiche. Ma anche chiaro che il protagonista della storia non un eroe, un superuomo le cui sde sono destinate al successo; lunica, proustiana certezza, sta nellevocazione memoriale di un passato che sfugge ma che perennemente dura in un orizzonte separato da quello delle miserie della vita. Larrangiamento per orchestra da camera approntato da Klaus Simon permette di cogliere appieno lestrema nezza nella scelta dei timbri

strumentali, cos caratteristica di Mahler; ma fa apprezzare anche le evidenti potenzialit innovative gi presenti in questa composizione giovanile. Lesperienza espressiva mahleriana si caratterizza nel suo complesso, oltre che per le novit gi rilevate, per una sostanziale fedelt al linguaggio armonicotonale risultante dallelaborazione della grande tradizione tedesca, almeno da Beethoven in poi. Ma i fattori corrosivi, che Mahler inizia a porre potentemente in rilievo, costituiscono i fermenti che saranno in gran parte resi produttivi dagli esponenti della Seconda Scuola di Vienna (Schnberg, Berg e Webern), i quali facendo riferimento ad essi procederanno in maniera assai pi radicale sulla strada del rinnovamento del linguaggio musicale. Tutti e tre strenui ammiratori e difensori dellopera di Mahler, in tempi in cui ancora stentava ad affermarsi, gli sono egualmente debitori, an-

I protagonistiDal 1912, anno della sua fondazione, ad oggi, la Giovine Orchestra Genovese ha realizzato quasi 2.000 concerti, affiancando allattivit istituzionale una serie di iniziative parallele con il mondo della scuola, del teatro di prosa e della danza, grazie alle quali ha ottenuto nel 1998 il Premio Abbiati della Critica musicale, il pi prestigioso riconoscimento italiano per le attivit musicali. Impostosi giovanissimo quale oboista tra i pi affermati sulla scena mondiale, Pietro Borgonovo oggi Direttore artistico della GOG; si distinto nella direzione di produzioni sinfoniche e operistiche per prestigiosi festival come i Salzburger Festspiele, il Maggio Musicale Fiorentino e il Ravenna Festival con orchestre come la Prague Philharmonia, lOrquesta Sinfonica Nacional di Buenos Aires, lOrchestra del Teatro dellOpera di Roma. Bruno Canino ha suonato sotto la direzione di Abbado, Muti, Chailly, Berio, con Orchestre come Berliner Philharmoniker, New York Philharmonia, Philadelphia Orchestra, Orchestre National de France, e dal 1999 al 2002 stato direttore della Sezione Musica della Biennale di Venezia. Gabriele Pieranunzi, allievo di Accardo, si impone grazie alla vittoria in numerosi concorsi, come il Paganini di Genova, e ricopre il ruolo di primo violino al San Carlo di Napoli, a Santa Cecilia e alla Fenice di Venezia.

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Gabriele Pieranunzi

I Solisti della Giovine Orchestra Genovese

dodecafonica. Il Concerto da camera per pianoforte, violino e 13 strumenti a ato, la cui realizzazione piuttosto travagliata impegn Berg dal 1923 al 1925, rappresenta in un certo senso lopera di passaggio dal periodo espressionista a quello nale, bruscamente interrotto dalla morte prematura (1935). Nei primi anni Venti Schnberg denisce la dodecafonia, ovvero quanto sar sommariamente denito il comunismo dei suoni. La sua teoria prevede in effetti che ogni nota della scala abbia gli stessi diritti delle altre, per cui salta il vecchio principio della tonalit di base in nome di un nuovo principio strutturale: una serie di dodici note disposte in una sequenza scelta dal compositore e che stanno a fondamento di tutta la composizione. Questidea di comporre more geometrico se serv a Schnberg a superare la disarticolazione caotica dellatonalismo espressionista, non poteva soddisfare il suo giovane allievo, che infatti, come testimonia una lettera alla moglie, ebbe a che ridire col pur veneratissimo maestro che gli voleva in qualche modo imporre le sue idee. Berg, da artista com-

pleto e maturo quale ormai era, ag da par suo creando unopera originale, il Kammerkonzert appunto, in cui applica la tecnica dodecafonica soltanto dove e come lo ritenga utile alle sue nalit espressive. Ne risulta uno dei capolavori del Novecento musicale, una delle composizioni pi complesse e difcili da eseguire che siano mai state scritte. Come se non bastasse, assecondando un certo barocchismo esoterico tipico della cultura viennese, vi introduce riferimenti occulti, che non sempre il profano in grado di cogliere. Ad esempio il tema iniziale, sfruttando la corrispondenza in tedesco tra note musicali e lettere dellalfabeto, enuncia musicalmente i nomi Arnold Schnberg, Anton Webern, Alban Berg. Successivamente sulla base di questo ideale sodalizio ternario conforma lintera opera sul ricorrere del numero tre e dei suoi multipli: i tre tempi del Concerto, a loro volta distinti dallimpiego di tre diverse combinazioni strumentali (pianoforte e ati nel primo, violino e ati nel secondo, pianoforte, violino e ati nel terzo); il complesso di 15 strumenti, e cos via. certamente lopera

pi avanzata di Berg, qui davvero molto esigente nei confronti dellascoltatore; ma allinterno di questa capillarit nella ricerca timbrica e nella tessitura delle sezioni al limite delle capacit distintive dellorecchio umano, limpegno e lattenzione troveranno unadeguata ricompensa nel cercare di cogliere la straordinaria ricchezza delle sue formulazioni espressive: il ritmo e lintreccio contrappuntistico trascinanti del primo movimento; il lirismo desolato e inquietante dellAdagio, dove Berg fa scivolare larchetto del violino perno sui quarti di tono e dove la dodecafonia riesce a divenire canto; il potenziale virtuosistico del Rond nale, in cui le parti solistiche sintrecciano ed alternano in un concertato che lascia poi spazio allintervento dei ati in funzione autoironica. Particolarmente impressionante la chiusura del brano, in cui corpuscoli di note vengono ripetuti sfumando sempre pi piano a intervalli regolari, per svanire quasi in un sofo. davvero latto nale cui assistiamo; quello di una civilt intera che scompare in un tramonto di indicibile bellezza.

Lo sapevate che... Nel 1997 Bruno Canino ha pubblicato per Passigli Editori il libro Vademecum del pianista da camera: trattando in trentacinque voci tutti i temi e i patemi del musicista classico, da voltapagine a incubi, vi si ritrovano consigli preziosi, presentati con humour e lievitMIMUSICA INSIEME

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Foto Dario Acosta

Attesissimo il ritorno di un interprete considerato uno dei massimi virtuosi dei nostri giorni, in un programma che coniuga tecnica travolgente e profonda musicalitdi Maria Chiara Mazzi

Tre mondi per il pianoforte40

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l pianoforte stato per i compositori (ed ancora, spesso) il primo contatto con la musica, il primo luogo dove prendono da sempre vita non solo le pagine pianistiche, ma anche, se pure in maniera schematica, i grandi capolavori operistici, sinfonici o cameristici. Qualche compositore, poi, ha trovato proprio nel pianoforte lo strumento preferenziale per esprimersi, esercitando anche, pi o meno a lungo, lattivit di concertista virtuoso. questa la particolarit che accomuna i tre autori di questo programma, ciascuno in grado non solo di esplorare universi sonori ed espressivi sempre diversi attraverso uno strumento in continua evoluzione, ma anche di parlare con esso direttamente al proprio pubblico e al proprio mondo. Che strumento il pianoforte viennese di Schubert? uno strumento che sta cercando unidentit, allinizio della sua storia, dalla voce dolcissima e morbida, perfetto per incarnare le esigenze di un numero limitato di persone spesso raccolte attorno al compositore stesso, per ascoltare da vicino le sue magiche creazioni. Scriveva Schubert: Alcune persone mi assicurarono che i tasti diventavano voci cantanti sotto le mie dita, fatto che, se vero, mi fa molto piacere perch non posso sopportare il maledetto martellamento a cui indulgono anche distinti pianisti e che non diletta n lorecchio n la mente. Lelevatissimo diletto della mente, infatti, innanzitutto lo scopo della produzione (anche cameristica) schubertiana che prevede luso del pianoforte: ed una soddisfazione tutta intellettuale a pervadere infatti questi brani, siano essi i piccoli pezzi scaturiti dalla fantasia di un momento, siano le splendide armonie dei Lieder, siano le strutture pi ampie e originali che legano le sonate. Le sonate per pianoforte di Schubert, appunto; quelle sonate che negli anni Venti dellOttocento costituivano lalternativa estetica agli ultimi capolavori beethoveniani di cui erano, in pratica, contemporanee. Composizioni, come affermava Schumann: notevoli, ma in un senso diverso dalle altre, dove lautore rinuncia volontariamente ad ogni novit brillante. Le composizioni scorrono mormorando di pagina in pagina, sempre liriche, senza mai pensiero per ci che verr, come se non dovessero mai arrivare alla ne, interrotte solo qua e l da fremiti pi violenti che tuttavia si spengono rapidamente. E continua, poi: se volessimo dimostrare nei particolari perch le sue opere debbano essere dichiarate composi-

LUNED 7 NOVEMBRE 2011 TEATRO MANZONI ORE 20.30

YEFIM BRONFMAN

pianoforte

Introduce il concerto Maria Chiara Mazzi. Docente di materie storico-musicali al Conservatorio di Pesaro, autrice di libri di educazione e storia musicale

Franz Schubert Sonata in re maggiore D 850 Franz Liszt Tre Studi desecuzione trascendentale R 2b: Mazeppa - Harmonies du soir - Chasse-neige Sergej Prokofev Ottava Sonata in mi bemolle maggiore op. 84

zioni di altissimo valore occorrerebbero dei volumi... Cos multiformi sono i pensieri e le azioni delluomo, altrettanto molteplice la musica di Schubert. Ci che egli vede con locchio e tocca con mano, si trasforma in musica. Queste composizioni costituiscono infatti la splendida e perfetta dimostrazione della funzione della musica per pianoforte nei primi trentanni del secolo, prima degli sconvolgimenti della temperie romantica, e mostrano come le risorse dello strumento a tastiera e una poetica tutta nuova potessero dare vita a uno stile che andava in una direzione del tutto differente da quella presa da Beethoven negli ultimi suoi capolavori. La risposta schubertiana chiarissima, frutto di una genialit assai diversa: in un clima culturale e artistico completamente mutato dalla Restaurazione, con uno strumento dalle possibilit espressive pi avanzate, si poteva scrivere qualsiasi cosa considerando Beethoven non come punto di partenza, ma come il rappresentante di idealit illuministiche che ormai avevano esaurito la loro spinta estetica. E se le ultime sonate schubertiane sono la voce di un autore che ormai parla solamente con se stesso, ancora pagine come la Sonata D 850 (1825) sono specchio di un periodo felice, dove slancio ed ottimismo traspaiono nella scrittura e nella costruzione armonica e ritmica, ma dove non manca un moderato virtuosismo, forse dovuto alla destinazione del brano ad un celebre pianista dellepoca. Solare e armonicamente cangiante il primo tempo, mentre nella calma contemplativa del secondo riecheggia lo spirito della danza gio-

Yefim BronfmanNato a Tashkent, nel 1973 emigra con la famiglia in Israele, dove studia con il pianista Arie Vardi presso lUniversit di Tel Aviv, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1989, dove si perfeziona alla Juilliard School, a Marlboro e al Curtis Institute. Considerato uno dei maggiori virtuosi dei nostri giorni, grazie a una tecnica travolgente e ad uneccezionale musicalit, gode di universale consenso sia da parte della critica che del pubblico, non solo per i suoi recital solistici e con lorchestra, ma anche per il vasto catalogo discografico. Vincitore del prestigioso Avery Fisher Prize e di un Grammy per la registrazione dei tre Concerti per pianoforte di Bartk con la Los Angeles Philharmonic diretta da Esa-Pekka Salonen nel 1997, ha suonato con le principali orchestre americane ed europee, sotto la direzione di Bernstein, Mehta, Barenboim, Zuckerman. Nel 2007 ha interpretato in prima mondiale il Concerto per pianoforte scritto per lui da Esa-Pekka Salonen e commissionato dalla New York Philharmonic. Con Truls Mrk e Gil Shaham stato protagonista di un tour negli Stati Uniti, coronato dallincisione del Triplo Concerto di Beethoven per BMG.

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Luned 7 novembre 2011nistico, romantico ed eroico, che portava sulla tastiera gli echi delle battaglie (come accade in Mazeppa), ma anche la riessione poetica (come in Harmonies du soir) o le vibranti tensioni espressive (come in Chasse-neige). Trasformando, in conclusione, il cangiante gioco delle armonie, il rincorrersi delle sonorit e la ricerca virtuosistica in pura opera darte. E dopo Liszt? Ai pi potrebbe sembrare che le composizioni dellUngherese avessero esplorato tutte le possibilit della tastiera. Lo stesso Liszt nella sua seconda vita (dopo il 1850, conclusa lattivit di concertista), aveva preso nuove vie indagando piuttosto nelle timbriche e nelle armonie che nella tecnica. Dopo Liszt, dicevamo, il mondo nel Novecento si divide: da una parte stanno gli epigoni del mitico pianista, che continuano ad affascinare col pianoforte-orchestra. Dallaltro stanno i moderni, che invece pensano ci sia ancora moltissimo da scoprire dentro la grande cassa armonica. Tralasciando coloro che, come Cage, aggiungono al pianoforte altre cose (il primo pezzo per pianoforte preparato del 1940), ci sono tutti coloro che invece sembrano cancellare le capacit armoniche dello strumento attraverso uno stile secco e tagliente, per metterne in risalto le doti di strumento a percussione, che essi considerano la vera colonna sonora della contemporaneit. Tra questi, Prokof ev, anchegli grandissimo virtuoso, il quale per decide di utilizzare lo strumento prima per esaltare la potenza innovatrice di una ideale rivoluzione e poi per ritrarre i suoni e le tragedie del secondo conitto mondiale. Una sonata quindi apre e chiude il concerto: oltre che evidentemente cronologica, la distanza di Prokof ev dal brano di Schubert per soprattutto ideale, nel contenuto del messaggio che esso vuole inviare agli ascoltatori. La Sonata n. 8 una sonata di guerra (come la n. 6 e la n. 7), composta tra il 1939 e il 1945, nella quale il sottotitolo spiega il contenuto tragico e lalternanza di forza possente e struggenti melodie. E se non si pu negare che epoca e ambiente abbiano inuenzato lautore, quelli che sembrerebbero intenti descrittivi altro non sono che un ulteriore approfondimento del suo personalissimo stile, caratterizzato sin dai primi anni del Novecento da una tagliente linearit e dalla secchezza musicale e ritmica. Sembra crescere a poco a poco di intensit il primo tempo, che dalla mezza voce arriva allintensicazione scandita della parte centrale, per richiudersi come in se stesso dopo avere alternato a lungo questi due elementi cos contrastanti. Una pagina (volutamente) fuori dal mondo il Minuetto che sostituisce il consueto adagio centrale, mentre il terzo ed ultimo tempo, che bilancia il primo nella sua lunghezza, una sorta di meccanismo ritmico perfetto dal sapore insieme di toccata e di marcia, che lascia a sprazzi trasparire il pianto e langoscia per il tempo e la situazione. Un capolavoro insomma, questa ultima sonata di Prokof ev, che, come scrisse Sviatoslav Ricther: deve la sua gravit alla sua ricchezza di contenuti: quasi come un albero i cui rami pendono sotto il peso dei troppi frutti.

DA ASCOLTAREBronfman il brontosauro, Mr. Fortissimo, ebreo russo mal rasato, ed anche: una forza della natura mimetizzata sotto la canottiera. Cos lo aveva definito Philip Roth nel romanzo La macchia umana dopo averlo ascoltato suonare Prokofev in una prova al Festival di Tanglewood. La notizia buona per i nostri lettori duplice: quando deve esibirsi in concerto Bronfman si rasa, indossa una camicia pulita e perfino una giacca, ma non smette di essere una forza della natura. Soprattutto quando interpreta le Sonate di Prokofev. Negli anni Novanta le ha registrate tutte per la Sony, e il cofanetto di tre cd, ripubblicato nel 2002, ancora disponibile sul mercato. Musiche dure e angosciose fino allasprezza come quelle di Bartk, altro suo cavallo di battaglia. Non da tutti scioglierne i nodi tecnici conservando la necessaria lucidit di tocco. Ma il ragazzone uzbeko emigrato in Israele a 15 anni e poi naturalizzato americano non indietreggia di fronte ai monumenti del classicismo. Anzi diremmo che ci stia prendendo gusto. Passata da poco la cinquantina, col suo inestinguibile fuoco prometeico (citiamo ancora da Roth) pu ancora riscaldare molti. (cv)

cata tra le ombre e le luci dei cambi armonici. Ritmico e grazioso lo Scherzo, mentre semplicissima la forma del Rond conclusivo, una vera e propria canzone che alterna senza transizioni strofe e ritornello, quasi nel ricordo dei Lieder intonati nelle schubertiadi. Dal mondo intimamente poetico di Schubert si passa allestroversione plateale no allistrionismo di Liszt, la cui arte pianistica si lega indissolubilmente al grande strumento ancora tutto da scoprire col quale egli si ciment in una lotta quasi titanica. Una lotta alla quale assistevano vere e proprie folle, attirate da un nuovo tipo di spettacolo: il recital pianistico. Il pubblico che gremiva i concerti di Liszt in tutta Europa doveva essere colpito da qualche cosa di ancora inaudito; e lineguagliabile pianista, tuttavia, utilizzava la sua tecnica prodigiosa non solo per ammaliare e irretire gli ascoltatori, ma anche per esplorare possibilit timbriche ed armoniche ancora sconosciute. Sono questi gli anni nei quali si costruisce il mito del virtuoso, un mito che proprio per la sua facile comunicabilit n per nascondere quella che fu la vera rivoluzione operata dallo stile e dallarte lisztiani. Proprio gli Studi trascendentali (1852) costituiscono lesempio pi straordinario di questa ricerca senza ostacoli (ispirata, ma non solo, dallantico incontro con Paganini) che identicava compositore e interprete per scoprire itinerari no a quel momento inesplorati. In questo modo anche le difcolt trascendentali, le sonorit quasi orchestrali, la scrittura che ricava dalla tastiera spessori sinfonici, i glissandi e le doppie seste, le cascate di ottave e gli accordi pienissimi, i trilli e gli strati sovrapposti dello spartito non sono mai vuote esibizioni, ma mezzi per costruire un nuovo stile pia-

Lo sapevate che... Nella carriera di Bronfman non manca una curiosa parentesi disneyana: lui il solista del Secondo Concerto per pianoforte di ostakovic che fa da colonna sonora a Fantasia 200042

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Il violoncello racconta

Il recital del solista norvegese, scoperto da Musica Insieme nel 1994 ed oggi ai vertici del concertismo internazionale, inaugura la serie dedicata dal nostro cartellone al repertorio violoncellisticodi Sara Bacchini

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uando Beethoven, nel 1796, si accinse a scrivere le prime sonate per violoncello e pianoforte, non aveva dietro di s illustri precedenti ai quali rifarsi, dal momento che una letteratura specicamente pensata per questo organico strumentale, in effetti, non era esistita n durante il barocco, n durante il classicismo. Lapporto musicale e timbrico del violoncello era stato pi che altro relegato a funzione di basso continuo negli ensemble strumentali, sostanzialmente unamplicazione sonora della linea del basso, che acquisiva cos maggiore importanza armonica e melodica. Beethoven cerc di sintetizzare le possibilit del violoncello, puntando sulla sua duttilit, sulla capacit di rendere in modo espressivo le tonalit del chiaroscuro, e naturalmente sulle sue possibilit virtuosistiche, doti peraltro gi ampiamente riconosciute dai compositori del nostro Paese. Le due Sonate op. 102 appartengono allultima fase della produzione beethoveniana e, insieme alla Sonata per pianoforte op. 101, rompono lapparente fase di stasi che si prolungava dal 1813, uno tra i periodi pi neri e difcili nella vita del compositore, che in quegli anni si trovava ad affrontare i forti disturbi della propria malattia in solitudine e indigenza nanziaria. Ultimate nel 1815, le due sonate riuniscono tutti quei procedimenti di scrittura che Beethoven aveva pi volte impiegato come tratti isolati,

ma che ora grazie alla loro combinazione giungono a denire la nuova identit stilistica della sua musica: il preponderante interesse per il contrappunto, specialmente per il canone e la fuga; limpiego dei trilli o altre gurazioni a ni non solo ornamentali; il recitativo strumentale elevato a nuovi vertici dintensit espressiva; le audaci progressioni armoniche; e laforare, inne, di un nuovo e trasgurato gioco sonoro. La Sonata in re maggiore op. 102 n. 2 viene considerata la pi sperimentale e ardita tra quelle che Beethoven dedic al duo di violoncello e pianoforte. Non a caso, i musicisti della generazione successiva (Schumann in primis) hanno sempre guardato a questo lavoro come ad un esempio illuminante per il loro stile, adombrato qui specialmente dal ritorno, nel nale, dei temi del primo movimento. Linizio un Allegro con brio senza precisa congurazione formale, basato su melodie dagli intervalli spigolosi e dal netto contrasto tra i due strumenti. Segue un Adagio con molto sentimento daffetto, in cui il motivo davvio, esposto con la solennit e la sionomia di un corale, si apre a successioni di suoni che sembrano condurre ad uno stato di assoluta astrazione in cui lemotivit pare come sospesa. Questa pagina in forma tripartita, la cui parte centrale modula dal modo minore al maggiore, direttamente collegata al conclusivo Allegro fugato, dalle sonorit cos dure da suscitare

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TRULS MRK violoncello HVARD GIMSE pianoforteLudwig van Beethoven Sonata in do maggiore op. 102 n. 1 Johannes Brahms Sonata in fa maggiore op. 99 Les Jancek Pohdka (Racconto) Dmitrij ostakovic Sonata in re minore op. 40

Introduce il concerto Fabrizio Festa. Compositore, docente di Conservatorio, collabora come critico musicale con La Repubblica

forti perplessit non solo nel pubblico e nella critica di allora ma anche nello stesso compositore, il quale in un solo caso sarebbe successivamente tornato su sonorit paragonabili a queste, ed incorrendo ancora una volta a difcolt simili con gli esecutori: la Grande Fuga op. 133 per quartetto darchi. In pieno Ottocento, un posto di assoluto rilievo nella letteratura per violoncello e pianoforte lo occupa Johannes Brahms, che dedic a questo organico lavori cameristici importanti, elevando le possibilit timbriche, armoniche e melodiche dei due strumenti verso un dialogo nemente intrecciato e formalmente complesso. Ogni anno, con larrivo della primavera, Brahms lasciava Vienna. Nel 1886 scelse di trascorrere la propria va-

Impostosi allattenzione di pubblico e critica nel 1982 con la vittoria del ajkovskij di Mosca e nel 1986 della Naumburg Competition di New York, Truls Mrk si costruito nel tempo una solida reputazione di violoncellista di grande intensit e eleganza. Ha suonato con tutte le pi grandi orchestre: la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, lOrchestre de Paris, la London Philharmonic Orchestra, le Orchestre di Boston, Los Angeles, Philadelphia, Chicago e Cleveland sotto la direzione di Ashkenazy, Eschenbach, Paavo Jrvi. Fondatore e Direttore artistico del Festival internazionale di Musica da camera di Stavanger, docente presso lAccademia Norvegese della musica di Oslo. Norvegese, si aggiudicato il prestigioso Premio Steinway nel 1995 e il Premio Grieg nel 1996. Ha debuttato nel 1994 al Lincoln Center di New York con la Riverside Symphony e ha svolto con grande successo una tourne come solista dellOrchestra Filarmonica di Oslo in Europa e della Filarmonica Janek in Giappone. Ospite delle principali manifestazioni musicali internazionali, come il Festival Chopin di Valdemossa, lEdinburgh Festival, il Festival Cervantino in Messico, Direttore artistico del Festival di Musica da Camera di Oslo e docente presso il prestigioso Conservatorio della capitale norvegese.

Truls Mrk

Hvard Gimse

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canza in Svizzera, nel villaggio di Hofstetten, sulle rive del lago Thun, dove sarebbe tornato per le due estati successive. Furono periodi tra i pi ricchi per la sua carriera, qualitativamente e quantitativamente: ben dodici composizioni importanti nascono sulle rive di questo lago tranquillo. Oltre alla Seconda Sonata per violoncello e pianoforte op. 99, durante il primo soggiorno svizzero Brahms compose anche la Sonata op. 100 per vio