michele vanetti portfolio
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MICHELE
VANETTI Portfolio
Michele VanettiArchitetto
Dati personali
Istruzione
CURRICULUM VITAE
Nato a Milano nel 1988 e diplomato presso il liceo scientifico E.Fermi, ho studiato in Italia, in Australia e in Spagna. Mi sono laureato in Architettura e progettazione architettonica nel Dicembre del 2015 presso il Politecnico di Milano Bovisa, con una tesi sul riuso dell’ex Cinema Maestoso di Milano ormai in disuso da diversi anni.Dal 2012 collaboro con lo studio di Architettura dell’Architetto Isabella Invernizzi a Milano, partecipando alle fasi di ideazio-ne, progettazione e realizzazione di diversi progetti tra cui una cantina vinicola nel Chianti, una residenza plurifamiliare a Cogne e di alcune sistemazioni di edilizia residenziale nell’a-rea urbana milanese. Collaboro saltuariamente con l’Arch. Margherita Del Favero per la realizzazione digitale di elaborati grafici. Nell’ultimo anno ho collaborato al progetto per una casa rurale a Scopello.
Nome, titolo
Luogo data di nascita
Indirizzo residenza
Contatti
2015
2012
2010-2011
2007
2006
Michele Vanetti, Laurea Magistrale in Architettura
Milano, 23.06.1988
Via Balilla 28, Milano
T:(+39) 333-8346952E-mail: [email protected]
Laurea Magistrale in Architettura e progettazione architettonica
Politecnico di Milano, Scuola di Ar-chitettura Civile
Tesi di laurea in Architettura degli Interni:“TUBO, per un nuovo Cinema Maestoso”
Relatore Arch. Roberto Rizzi
Laurea di primo livello in Scienze dell’Architettura
Politecnico di Milano, Scuola di Ar-chitettura Civile
Tesi:“I percorsi nell’Architettura”
Erasmus
Universidad Cardenal Herrera - CEU, Valencia, Spagna
Diploma Liceo Scientifico E.Fermi, Milano, Italia
Exchange student
Urangan State High School, Harvey Bay, Australia
Competenze linguistiche
Competenze Informatiche
Interessi
Legenda portfolio
Esperienza professionale
Italiano
Inglese
Spagnolo
Francese
Autodesk Autocad
Grafisoft Archicad
Artlantis
Adobe Photoshop
Adobe Illustrator
Pacchetto Office
Urbanistica
Interni e recupero
Tesi di laurea
Sport
Hobbies
2015-in corso
2014-in corso
2012-2015
Sto seguendo, in collaborazione con il committente, lo sviluppo delle va-rianti al progetto di una villetta rurale nel comune di Scopello, Tra-pani.
IB Studio, Isabella Invernizzi, Bea-trice BonzanigoRistrutturazione e ampliamento di uno chalet a Cogne.Produzione di elaborati grafici in due e tre dimensioni degli spazi in-terni e dell’esterno.
IB Studio, Isabella Invernizzi, Bea-trice BonzanigoCostruzione di una nuova cantina di produzione di vini nel Chianti.Supporto sia nella fase di ideazione che in quella della progettazione, produzione di elaborati grafici atti a mostrare soprattutto l’impatto am-bientale e paesaggistico della can-tina.
Dal 1994 al 2005 ho praticato a li-vello agonistico Hockey su ghiaccio per la squadra di Milano. Pratico, inoltre, a livello amatoriale cal-cio, tennis, basket, sci e vela.
Da sempre appassionato di musica. Dal 1996 al 2004 ho suonato il flauto traverso in un orchestra.Amo il cinema, le serie tv, i bei libri e le riviste di architettura.La mia passione più grande rimane però viaggiare, vedere posti nuovi e conoscere culture differenti.
Il bando di concorso per il progetto di riqualificazione del Parco delle Mura Dionigiane di Siracusa dà l’opportunità di af-frontare il tema della progettazione dello spazio pubblico, che viene cosi trattato mediante la definizione di un sistema parco costituito a partire dai segni principali del paesaggio: l’area urbana, la balza, l’ex ferrovia e la scogliera. Obiettivo è, infatti, quello di creare un rapporto dialettico tra la città e il parco, considerando come essa “entra” a far parte del parco e viceversa. La zona di parco individuata dal bando vuole ab-bandonare il ruolo di semplice cintura verde che abbraccia la città, per assumersi il nuovo ruolo di collante con la città e le sue diverse parti. Pur trattandosi di un‘area piuttosto va-sta, il nostro obiettivo è stato quello di considerare l’intero parco nella sua totalità, cercando così di dare una lettura e una soluzione unitaria. Vista, però, la complessa morfologia del territorio si è successivamente deciso di suddividere l’intero sistema in quattro macroaree, ognuna delle quali tenta di ri-solvere le criticità specifiche dell’area. La prima macroarea si estende lungo la fascia costiera, a partire dal Convento dei Cappuccini, fino alla gola di Santa Panagia. La seconda va dalla ex Tonnara alla contrada di Targia, seguendo il profilo della balza. La terza ingloba tutta l’area inerente al Castello Eu-rialo, non seguendo un andamento lineare ma spingendosi fino ai limiti dell’edificato. La quarta e ultima macroarea interessa la fascia sud compresa tra la Villa Tremilia e la Neapolis, enfa-tizzando il limite campagna-edificato e ponendosi a diretto con-tatto con le importanti preesistenze storiche. Queste macroaree vengono quindi ricucite dal progetto generale, dando così una visione generale e coesa della città. La proposta si declinerà, per fasi successive, dalla scala geografica sino alla defini-zione dell’elemento architettonico, ripercorrendo a ritroso il processo di sviluppo di Siracusa: dalla penisola all’isolato.
STRATEGIA DI INTERVENTOMasterplan dell’intera area di intervento in cui vengono evidenzia-te le differenti stra-tegie lungo il percor-so delle mura.
PROGETTO PER LA RIQUALIFICAZIONE DEL PARCO DELLE MURA DIONIGIANE A SIRACUSA, SICILIA.
IL QUARTIERE MAZZARRONAPlanivolumetrico del progetto per la riqua-lificazione del quar-tiere della Mazzar-rona. Viene messo in evidenza il problrma-tico rapporto tra co-sta e balza.
VISTE ACCESSI AL MAREViste 3D di due possi-bili accessi al mare. Questi interventi pun-tuali assumono funzio-ne di punto ristoro o di semplice terrazza belvedere, o di acces-so al mare dove l’oro-grafia della costa lo permette.
STRATEGIA DI INTERVENTOMasterplan dell’intera area di intervento in cui vengono evidenzia-te le differenti stra-tegie lungo il percor-so delle mura.
SISTEMA ASSE CENTRALEPianta del sistema dell’asse centrale or-dinatore. Lungo questo asse si sviluppano fun-zioni di aggregazione sociale come il meca-to, il centro sportivo e il belvedere.
SCHIZZI E SCHEMISchizzo di una vista aerea del quartiere Mazzarrona. Schemi della genesi del sistema dell’asse centrale.
Il tema del progetto affrontato per il laboratorio di progetta-zione 2 è un complesso fieristico situato nella zona del vecchio porto nella bahia dell’Avana. L’intervento comprende, oltre al polo fieristico, la risistemazione del porto, la valorizzazione del castello di Atares e soprattutto il recupero di un intera zona rimasta malamente esclusa dal tessuto urbano della città. Per affrontare questo tema abbiamo svolto una complessa ricerca sulla storia del luogo, sull’andamento dei mercati caraibici e su impianti architettonici che avessero precedentemente af-frontato il tema. Per la zona espositiva abbiamo focalizzato la nostra attenzione sull’obiettivo di creare un complesso i pa-diglioni che non fosse vincolato da disposizioni prefissate, e che invece potessero essere un ingranaggio di un’enorme macchinaespositiva. Con questo intento abbiamo utilizzato la tecnologia del carroponte. Il carroponte è una macchina destinata al solle-vamento ed allo spostamento di materiali e merci sia all’aperto che al chiuso. Il nome stesso restituisce l’idea della compo-sizione elementare della macchina: un argano installato su un carrello, ed un ponte costituito da una trave IPN che scorre su due binari posti alla stessa altezza. I movimenti tipici sono quelli longitudinale del ponte, quello trasversale del carrello,il sollevamento e l’abbassamento del carico effettuato per tra-mite dell’argano. All’argano sono applicate una o più funi le quali, con un sistema di carrucole, rinvii e ganci consentono il sollevamento dei pesi. Esistono carriponte per portate che va-riano da centinaia di chili a decine di tonnellate. La tecnolo-gia del carroponte l’abbiamo utilizzata e riadattandola all’in-terno del nostro progetto per creare un sistema di padiglioni modulari che possono essere uniti o separati l’uno dall’altro aseconda del carattere e delle esigenze dell’esposizione. I mo-duli sono 18, distribuiti su 5 file. La copertura è a botte in legno lamellare sorretta da 2 archi strutturali in acciaio. Gli archi sono agganciati alla struttura del carroponte e vengono spostati su dei binari insieme ai padiglioni. Questa tecnologia è a nostro parere una soluzione ideale per permettere ad un area espositiva di adattarsi alla natura del prodotto esposto, ren-dendola così più competitiva e adatta al sistemaeconomico-produttivo contemporaneo. Per la progettazione del carroponte abbiamo preso in considerazione uno degli esempi piu importanti e interessanti di architettura industriale lombarda: il carroponte dell’ex industria Breda di Sesto S. Giovanni.
STRATEGIA DI INTERVENTOMasterplan dell’intera area di intervento in cui vengono evidenzia-te le differenti stra-tegie progettuali.
PROGETTO PER LA RIQUALIFICAZIONE DELLA BAHIA E DEL PARCO DEL CASTELLO, LA HABANA, CUBA.
PIANTA PIANO TERRAPianta del piano terra della zona dedicata al complesso fieristico.
SEZIONE FIERASezione trasversale della zona dedicata ai padiglioni fieristici. Sullo sfondo la colli-na e il castello delle bahia.
SEZIONE PROGETTOSezione longitudina-le dell’intera area di progetto. Da sinistra si nota la stazione e la fiera. Al centro si trova tutto l’impian-to di risalite per il castello. A destra è stato posizionato un mercato tipo suq.
Nuova e totalmente sperimentale è l’idea di riadattare una ex fabbrica di colle chimiche, nota con il nome del suo proprie-tario Borroni, nella periferia milanese, più precisamente nel paese di Bollate, a centro culturale - artistico. Nasce così l’dea di realizzare un complesso teatrale, composto da un teatro vero e proprio posto nella “Sala della Bilancia” della fabbrica e un foyer a lui collegato. Il progetto che ci ha interessato è proprio quello del foyer in quanto posto in uno spazio inu-suale caratterizzato da una lunghezza di circa 45 metri e di soli 7 metri di larghezza. Mantenendoci coerenti con il conte-sto in cui andrà a collocarsi il progetto, la nostra proposta è di un Foyer/Teatro che si sviuppa oltre che in lungezza anche in altezza mantendo invariato, o perlopiù accentuando, quello splendido tunnel prospettico dato dalla scarsa larghezza dello spazio; molto simile al Teatro Oficina di Sao Paulo progettato dall’architetto italiana Lina Bo Bardi. Un’architettura, la no-stra, fatta esclusivamente di materiali indistriali quali ferro battuto, legno grezzo e vetro; in sostanza fatta di niente ed evanescente. In sostanza, una doppia serie di travi ipe ricurve su se stesse e inclinate va a formare una catena di Shed (par-ticolare costruttivo tipico industriale fini all’ingresso di luce diffusa nell’ambiente) dall’altezza di 15 metri appoggiati alle pareti dello spazio preesistente ed ispirati alle linee organiciste dell’architetto Finlandese Alvar Aalto. l’intero progetto si aggancia a questa struttura di base risparmiando gli spazi gia utilizzati a scopi espositivi. Non esiste distinzione tra spettacolo e spettatore, l’esibizione può evvenire sia sul-la superficie inclinata del piano terra mentre gli spettatori risiedono su 4 ballatoi sopraelevati mobili o viceversa. I bal-latoi posti a quota standard di 7 metri d’altezza (ma variabile a seconda delle esigenze) sono raggiungibili tramite una scala elicoidale in ferro battuto dalle forme sinuose, ispirate agli architetti Herzog & de Meuron, racchiusa da una listellatura lignea verticale ispirata a Villa Mairea di Alvar Aalto in Fin-landia. Fondamentale per un teatro è il controllo dell’atmosfera nella sala, pervasa di luce o oscura a seconda delle esigenze. le grosse superfici vetrate che caratteruzzano il progetto sono coperte da brisoleil la cui apertura è controllobabile elettro-nicamente. Un particolare ispirato alla torre Agbar di Barcello-na dell’architetto francese Jean Nouvel. In somma, un’architet-tura povera ma alcontempo tecnologica, imponente ma evanescente.
VISTA CORPO SCALARender del corpo sca-la, del sistema dei ballatoi e della co-pertura del foyer.
PROGETTO PER UN FOYER E UN TEATRO SPERIMENTALE NELL’EX FABBRICA BORRONI, BOLLATE, MILANO.
PIANTA E SEZIONIPianta e sezioni dell’ingresso e del foyer. Lo spazio è co-perto da un sistema di profilati in acciaio indipendenti e prende luce dalle pareti la-terali.
VISTA FOYERRender del foyer, in evidenza lo spazio scenico e il sistema di oscuramento tramite brise soleil.
VISTA ESTERNARender dell’esterno. Rapporto con l’edifi-cato storico, il pro-getto si pone come ospite all’interno del sistema originale.
SEZIONISezioni schemati-che per evidenziare i possibili assetti dei ballatoi.
SEZIONESezione trasversale di tutto l’intervento per mettere in eviden-za come il progetto si metta in relazione coll’esistente.
Cos’è oggi la Biblioteca? Come si è trasformata negli anni? Come si pone nei confronti dell’avvento di nuove tecnologie o con la necessità di strutture sempre più complesse e multifunzionali che fungano da polo attrattivo all’interno di zone e quartieri prevalentemente a carattere residenziale popolare?A guidare l’intero progetto sarà la consapevolezza che la clas-sica e rigida concezione della biblioteca non è più attuabile nella città odierna. Una struttura bibliotecaria, per inserirsi in modo convincente e positivo nella realtà attuale, non può prescindere dall’includere al suo interno funzioni e opportunità che vadano oltre al mero deposito e prestito di libri. Queste funzioni di supporto sono: una mediateca, un’area ristoro, sale adibite alla consultazione di libri o di materiale multimedia-le, aree computer con accesso alla rete e zone di aggregazione sociale multifunzionali. Per fare in modo che tutto ciò sia realizzabile, la biblioteca di oggi deve necessariamente ave-re caratteristiche di accessibilità (cioè visibilità urbana e punto di riferimento all’interno del quartiere), flessibilità e versatilità (ovvero spazi pronti a mutazioni a seconda di esi-genze funzionali), economicità, sicurezza e, infine, comfort. La morfologia dell’edificio rispecchia a pieno la sua precedente funzione, cioè quella di deposito e magazzino; esso si rivela al contesto circostante con una facciata austera che è il lato corto di un edificio a pianta rettangolare che si srotola in lungo, facendosi abbracciare, sugli altri tre lati, dal cortile e dalle residenze dell’isolato a cui appartiene. Per valoriz-zare il fronte principale è stato quindi necessario intervenire con un collegamento con la sponda opposta del naviglio e con tutta quella parte di città apparentemente vicina ma che poi in fondo risulta molto lontana. Nello specifico è stato pensato un ampio passaggio in quota servito da due scale, due ascensori e attrezzato con un info-point e con sedute poste in punti stra-tegici lungo l’attraversamento. Lo spazio esterno è un invito a creare uno sbocco e un’opportunità per l’utenza, e al tempo stesso un cuscinetto con le residenze circostanti, che al momen-to poco dialogano con questo edificio, apparentemente estraneo e poco integrato nel contesto. Il progetto si completa con un asse centrale di distribuzione nel cortile che proprio come una spina dorsale funge da collegamento e sostegno per le molteplici funzioni e i diversi dispositivi contenuti nell’intervento.
STRATEGIA DI INTERVENTOP l a n i v o l u m e t r i c o dell’intera area di intervento in cui si nota la strategia di progetto.
PROGETTO PER UNA BIBLIOTECA CIVICA NELL’EX DEPOSITO MOLINI CERTOSA, VIA CHIESA ROSSA, MILANO.
PIANTA PIANO TERRAIngrandimento della pianta del piano terra. In evidenza la liber-tà e polifunzionalità dell’edificio prin-cipale, il diramarsi della piastra distri-butiva e il sistema di supporto che completa l’isolato esistente.
PIANTA PIANO TERRAIngrandimento della pianta del piano terra del primo dei cinque edifici di supporto contenente un bar su due livelli.
SEZIONE TRASVERSALESezione trasversale dell’edificio princi-pale e degli edifici di supporto. Rapporto tra le altezze e se-zione dell’highline.
SEZIONE LONGITUDINALESezione longitudinale dell’intera lunghezza dell’intervento. Rap-porto con le altezze dell’intorno e con il naviglio.
PIANTA PRIMO PIANOIngrandimento del-la pianta del secondo livello. In evidenza l’highline che attra-versa il naviglio, en-tra nell’edificio e lo percorre interamente.
PROSPETTO SUDPorzione del prospetto sud in cui si eviden-zia come l’highline e i nuovi edifici si re-lazionano con la fac-ciata storica dell’e-dificio esistente.
Storia di uno stabile che rischia di scomparire, testimonianza di un inquilino:“Sono nato nel ‘31. Una volta bisognava adattarsi a tutto. Dal ‘45 al ‘50 sono andato a zappare la terra, a fare gli orti, si andava alle cascine il lunedì e si tornava il sabato. Si portava quel che si aveva, un po’ di farina per far della polenta e un po’ di pane. Mangiavamo pane raffermo per una settimana. Durante la guerra già lavoravo nei campi, i tedeschi venivano e scava-vano delle buche per ripararsi, noi non potevamo dire niente tanto non capivano la lingua, ti puntavano il mitra, e sai, a 14 anni... Nel ‘50 sono andato in via Manzoni, ho imparato a fare il giardiniere. Sono stato lì dieci anni e poi sono venuto qui con mia moglie, qui facevo il floricultore. Poi il comune ci ha det-to che dovevano costruire il parco e ci hanno tolto il terreno.Una volta qui erano tutti campi e la gente veniva a coltivare, per esempio i ravanelli o altro, e la merce e il carbone veniva trasportata con i cavalli. Nel palazzo c’era un unico padrone, e nelle stanze sull’ala destra stavano le mondine. Ogni stan-za aveva uno o due letti e una finestra, è lì che dormivamo. Dall’altro lato, invece, sopra quella che era la stalla, c’era il fienile. Molti dei palazzi antichi del Ticinese avevano la stalla. A destra, sotto le impalcature, c’erano due officine; una volta c’erano i maniscalchi che battevano i ferri e faceva-no tutto a mano. Ferravano i cavalli, e le ringhiere di questo palazzo sono fatte tutte da loro, mica c’era il trapano, una volta... Io sono venuto qui nel ‘63. In mezzo all’androne il pavimento è ancora quello in pietra. Al centro c’è una griglia dove depositavano la legna e il carbone, il carretto scaricava, e poi ognuno portava a casa sua. Qui nell’androne c’è ancora un ferro che serviva per pulirsi gli stivali, perché qui la gente lavorava la terra, e si andava o con gli stivali o scalzi. Negli anni le cose sono cambiate. L’acqua in casa non l’aveva nessuno, poi chi ha potuto si è fatto fare il bagno in casa. Nel ‘70 lì a sinistra c’era un gommista e accanto un ciclista. A destra inve-ce c’era un magazzino edile. Il comune ora ci ha dato lo sfratto. Dicono che il palazzo è inagibile, ma il problema è che i lavori di manutenzione ordinaria non li hanno mai fatti. Abbiamo chia-mato i pompieri due volte per la conduttura idrica, poi abbiamo chiamato lo spurgo. Il citofono lo abbiamo messo noi, il cancel-lo anche, tutto a spese nostre. E ora ci mandano via”.
PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DEL PARCO BADEN-POWELL E DELLA PALAZZINA RIPA 83, MILANO.
STRATEGIA DI INTERVENTOMasterplan dell’intera area di intervento. Si possono notare: l’at-traversamento a ponte sul naviglio, il nuovo fronte permeabile ri-creato ai lati della palazzina e il mercato a corte centrale.
PIANTA PIANO TERRAPianta del piano ter-ra. Il porticato de-finisce un fronte ma resta permeabile verso il parco.
SPACCATO ASSONOMETRICOModello 3D dello stato di fatto sezionato al secondo livello.
SPACCATO ASSONOMETRICOModello 3D dello stato di fatto sezionato al primo livello.
SPACCATO ASSONOMETRICOModello 3D dello stato di fatto sezionato al piano terra.
PROSPETTO FRONTEProspetto del fronte verso il parco. L’in-clinazione delle fal-de è stata ripresa da quella delle falde originali della palaz-zina.
SEZIONE TRASVERSALESezione trasversale di uno degli edifici de-dicati alle residen-ze per studenti. Ogni piano ha una doppia altezza.
PIANTA PRIMO PIANOPianta del primo pia-no. Il porticato funge da passaggio in quo-ta che collega tutti i livelli delle resi-denze dell’ostello con il passaggio sul navi-glio.
PIANTA PIANO TERRAPianta del piano ter-ra del mercato. I box che si affacciano sul-la corte hanno un dop-pio affaccio interno esterno. I tre blocchi sono separati per man-tenere la permeabili-tà.
PIANTA PRIMO PIANOPianta del primo pia-no del mercato. I tre blocchi sono collegati da tre ponti coperti per mantenere l’unita-rietà dei percorsi. Le risalite sono posizio-nate negli angoli.
Sorto nel 1912 con il nome di Cinema Roma, l’edificio era figlio degli entusiasmi delle recenti scoperte nel campo delle illu-sioni ottiche e delle immagini in movimento, e veniva, pertan-to, portato in palmo di mano dal suo quartiere di appartenenza. Nella sua sala si proiettavano pellicole nuovissime, supportate da un dettagliato programma settimanale, e si può facilmente immaginare quale linfa vitale tutto ciò potesse conferire alla società cittadina di quegli anni. Nell’arco di un secolo il Ci-nema Roma fu oggetto di molteplici cambiamenti: nel 1939 diventòCine-Teatro Itala da 1.800 posti; nel 1975 venne rimodernato e ne fu cambiata nuovamente l’insegna con l’attuale Cinema Maesto-so; venne arricchito con nuove tecnologie e dotato di un grande schermo. Il veloce evolversi del contesto sociale ed economico degli anni successivi, portò inesorabilmente alla sua chiusura il 22 luglio 2007: già a partire dagli anni Settanta, infatti,in Italia come nel resto d’Europa, l’affluenza di spettatori nelle sale cinematografiche era andata via via scemando: dopo tre decenni di fedele rapporto con le sale di proiezione ilpubblico aveva preso “altre strade”. Moltissimi erano coloro che preferivano ormai usufruire del più economico affitto di film “in cassetta”, da vedere in comodità nel proprio salotto di casa; altri si diressero in periferia dove stavano sorgendo enormi multisale in cui lo spettatore si sentiva più coinvolto e poteva, nel contempo, utilizzare di spazi per far giocare i bam-bini, di bar e ristoranti “veloci” a cui accedere prima o dopo la visione del film. Al calo degli spettatori si cercò di tamponarecon un aumento di prezzi, ma questa soluzione non fece altro che accelerarne il declino ed incrementare così l’elenco degli edifici fantasma che oggi vivono silenti nei nostri quartierima che ogni giorno, con la loro presenza, ci ammoniscono e ci fanno riflettere. Il nostro apporto alla causa si colloca qui,in una riflessione generale che tocca diverse tematiche di im-portanza sociale ed urbana, che ha trovato il suo mezzo in uno studio dell’archetipo teatrale e le conclusioni nella sua com-plessa reinterpretazione.
TUBO, PROGETTO PER UN NUOVO CINEMA MAESTOSO, PIAZZALE LODI, MILANO.
STRATEGIA DI INTERVENTOMasterplan dell’intera area di intervento in cui viene mostrata la caotica disposizione dell’isolato e la po-sizione privilegiata occupata dall’ex cine-ma.
VISTA INTERNARender dell’inter-no. Il piano terra è il luogo del lavoro e della creatività. Qui si svolgono attività di supporto alla gran-de macchina della so-cialità dei piani su-periori.
PIANTA PIANO TERRAPianta del piano ter-ra del Maestoso. Si noti come venga il più possibile mantenuta la struttura originale. Il progetto si inseri-sce come ospite nella struttura esistente.
PIANTA PRIMO PIANOPianta del primo pia-no, al livello del palco; alla stessa al-tezza si trova un per-corso in quota esterno che funge da cusci-netto con l’edificato circostante.
VISTA PALCOVista del palco (in assetto per scena cen-trale) dalla galleria. In questa conforma-zione la struttura si mette a nudo rendendo visibili gli apparati scenici.
VISTA INTERNARender della zona ri-servata agli uffici creativi. Il motivo strutturale del tubo Innocenti viene man-tenuto anche in questa zona.
PIANTA SECONDO PIANOPianta dell’ultimo piano. Si noti come la galleria rimane nel-la sua forma origina-le e come sia messa in comunicazione con la struttura-teatro sia alla base che alla sommità.
PIANTA PIANO TERRAZoom della pianta del piano terra in cui viene messo in eviden-za l’uso dell’arredo fisso e della modula-rità data dalla scan-sione della struttura.
SEZIONE TRASVERSALEZoom della sezione trasversale in cui si legge il rapporto tra le altezze dell’edi-ficio esistente e la nuova struttura poli-funzionale.
VISTA INTERNARender del bar. La scala e l’ascensore sono nascosti dietro una parete specchiata che ha la funzione di moltiplicare la spa-zialità e creare, in-sieme al grande tavolo centrale, delle incli-nazioni differenti.
SCHEMI DISPOSIZIONESchemi di 8 possibili conformazioni e dispo-sizioni differenti. La struttura è stata pen-sata per ospitare di-verse funzioni duran-te tutto l’arco della giornata.
teatro classico
allestimento
allestimento in scena
allestimento e mercatino
scena centro, orchestra galleria
esposizione
scena centro, orchestra ballatoi
esposizione
VISTA ESTERNORender del camminamen-to in quota esterno. Lungo il lato opposto all’edificio abbiamo progettato una pare-te verde che funga da quinta.
FOTO NODOFotografie del proces-so di creazione del nodo che lega 4 tubi in 3 diverse direzioni. Per fissare il nodo abbiamo usato la pia-stra classica dell’In-nocenti.
PARTICOLARE TECNICOPiante e sezioni del nodo. Accoppiandone due simmetricamente si ottiene un siste-ma portante di 6 tubi nelle 3 diverse dire-zioni ortogonali.
ALCUNI RENDER DI VARI INTERNI REALIZZATI PER LO STUDIO DELL’ARCHITETTO ISABELLA INVERNIZZI.
RENDER CAMERARender della camera da letto padronale di una residenza a Cogne in Valle D’Aosta.
RENDER SALARender del salone prin-cipale al piano terra di una residenza a Co-gne in Valle D’Aosta.
RENDER SALARender del salone prin-cipale al piano terra di una residenza a Co-gne in Valle D’Aosta.
RENDER BAGNORender del bagno di servizio al primo pia-no.
RENDER BAGNORender del bagno pa-dronale al primo piano
RENDER BAGNORender del bagno pa-dronale al primo piano
RENDER CAMERARender della camera dei bambini situata al primo piano.
RENDER CAMERARender della camera dei bambini situata al primo piano.
RENDER CAMERARender della camera dei bambini situata al primo piano.
RENDER BAGNORender del bagno pa-dronale di una resi-denza in Toscana.
RENDER BAGNORender del bagno pa-dronale di una resi-denza in Toscana.
RENDER BAGNORender del bagno pa-dronale di una resi-denza in Toscana.