microaree: fare salute, fare città - aots.sanita.fvg.it · maschi femmine popolazione ... entra a...
TRANSCRIPT
Piramide d’età della popolazione residente del Friuli Venezia Giulia
Fonte: ISTAT, Demografia in cifre
5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0
0-4
5-9
10-14
15-19
20-24
25-29
30-34
35-39
40-44
45-49
50-54
55-59
60-64
65-69
70-74
75-79
80-84
85-89
90-94
95 >
Maschi Femmine
7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0
0-4
5-9
10-14
15-19
20-24
25-29
30-34
35-39
40-44
45-49
50-54
55-59
60-64
65-69
70-74
75-79
80-84
85-89
90-94
95 >
Maschi Femmine
Popolazione complessiva Popolazione straniera
Microaree: fare salute, fare città
Assistenza e salute come tutela dei diritti sociali al servizio della persona e della comunità
Le microaree si propongono di fare salute contribuendo a promuovere attività di sostegno, accompagnamento, presa in carico integrata di utenti dei servizi e di persone fragili residenti nelle microaree e fare città contribuendo a promuovere e favorire la partecipazione attiva, l’inclusione sociale e lo sviluppo di comunità nelle aree oggetto d’intervento.
Trieste e il territorio
• L’azienda per i servizi sanitari 1 triestina ha riconosciuto fino a oggi come propria mission la promozione della salute delle persone e della comunità dell’area di riferimento territoriale cui è preposta.
• Per fare ciò si impegna a garantire l’erogazione di prestazioni sanitarie appropriate e di alta qualità per realizzare un sistema integrato e di sicurezza sociale.
• Si impegna per uno sviluppo di un welfare locale e partecipato, al fine di realizzare programmi atti a sostenere i fattori di promozione e protezione della salute e per individuare, valutare e contrastare i principali fattori di rischio individuali e collettivi.
Il futuro
• L’aumento dell’aspettativa di vita (ovviamente positivo) e la presenza di un numero sempre più elevato di grandi anziani favorisce l’estensione di malattie croniche di lungo termine perciò un bisogno di assistenza socio-sanitaria ampio e potenzialmente in crescita.
• Il forte incremento della popolazione straniera e dei minori stranieri
• La grande quantità di nuclei famigliari singoli e/o senza rete famigliare
• L’aumento dell’instabilità delle strutture famigliari (famiglie monogenitoriali)
Tutto ciò necessita di un’attenta comprensione delle situazioni di persone in grande fragilità per l’età, la patologia, la situazione economica e sociale. Per un’attenta valutazione sarà necessario un approccio di grande competenza, sensibilità e abilità particolari, nonché nuove energie e nuove strategie.
Ma anche di territori, rioni, quartieri e contesti abitativi e sociali capaci di non escludere, non emarginare e non abbandonare le persone fragili a loro stesse,
L’offerta
A cospetto di un indubbia evoluzione demografica: non basterà la modalità operativa di «attesa della domanda» e di parcellizzazione della risposta.
Ma un’auspicata integrazione o risposta globale ai bisogni sanitari e socio-sanitari dei cittadini.
A Trieste si intravedono significative tendenze in atto ( come la diminuzione dei ricoveri a fronte di un aumento quali-quantitativo domiciliari), frutto di un lavoro fortemente orientato al territorio da parte dei servizi
La rete dei servizi territoriali
• Interagiscono tra loro con le istanze ospedaliere e con quelle sociali, finalizzato a garantire sul territorio un sistema di salute sulle 24 ore 365 giorni all’anno. Un lungo lavoro di progressione finalizzato a passare da un’erogazione di servizi a richieste ( visite, indagini, ecc) ad una polita attiva di salute territoriale.
• Questo «work in progress» coinvolge strutture, operatori aziendali e operatori convenzionati, il volontariato, la cooperazione sociale e tutti gli attori attivi, come la popolazione delle microaree, creando sinergie e rapporti interattivi tra cittadini e istituzioni.
• La sperimentazione del progetto «habitat/microaree» ha dato vita una vera e propria rete di laboratori territoriali rappresenta un segno di evoluzione della presenza dell’azienda sul territorio.
Organizzazione sanitaria a Trieste
• L’azienda sanitaria triestina è organizzata in:
- 4 distretti sanitari (circa 60.000 persone ognuno)
- 3 dipartimenti ( salute mentale, dipendenze e prevenzione)
- 2 centri specialistici ( cardiovascolare e onocologico)
- gestisce il sistema 118
- la rete territoriale delle cure primarie che garantisce al cittadino la
cura sulle 24 ore (MMG-PLS)
-prima della dimissione ospedaliera la prassi di presa in carico
distrettuale da parte della continuità assistenziale infermieristica
Il programma habitat/microaree
• Si è andato sviluppando come una sperimentazione di laboratori territoriali nei quali l’azienda sanitaria in collaborazione con gli attori del welfare istituzionali e civili, realizza una nuova modalità di approccio alla salute legata alle risorse che ogni aree è in grado di produrre. Ciò è possibile concentrando gli sforzi conoscendo nel dettaglio la popolazione ivi residente e presentandosi con precise assunzioni di responsabilità
La storia • Genesi e sviluppo.
• 1999 nella provincia di Trieste viene stipulato un accordo di programma tra comune di Trieste e Ater e l’Azienda per i servizi sanitari n. 1 triestina che prevede l’avvio delle prime iniziative sperimentali congiunte «Habitat-Salute e Sviluppo di Comunità» in alcuni rioni della città, l’accordo era espressione della volontà degli enti coinvolti di REALIZZARE fattivamente e a livello operativo l’integrazione socio-sanitaria che con la legge 328/2000 diventa obbligo istituzionale. Ciò accade nei quartieri della città ad alta problematicità sociale ed ad alta richiesta sanitaria.
• 2003 fine della fase sperimentale e inclusione dei progetti nella loro ordinaria attività istituzionale. Istituzione del portierato sociale
• 2005 viene stipulato un nuovo controllo d’intesa denominato Microarea-Habitat (ASS1 comune di Trieste e Ater) che entra a far parte integrante degli accordi di programma per i piani di zona degli ambiti socio-sanitari. L’ASS1 allarga l’iniziativa a 10 aree della città denominadone «Micrearee» sitaccando un operatore/operatrice con funzioni di «referente»
• 2008 vengono avviate nuove Microaree in collaborazione con il CSM e con soggetti privati profit/no profit della città.
• 2011 nuovo protocollo d’intesa per l’attuazione del programma Habitat/Microaree e prevede un ampliamento del raggio d’intervento a spazi territoriali più estesi e con la sperimentazioni di nuove azioni integrate.
Obbiettivi
• La formulazione di pratiche e di stili innovativi, di intervento e di lavoro in grado di incidere in senso trasformativo sull’ organizzazione complessiva dei servizi socio-sanitari.
• Ciò sarà interamente rivolto all’individuazione dei soggetti «fragili» con un orientamento al contesto di vita delle persone nel suo insieme (famiglia, vicinato, rione, città, ecc) come risorsa da imparare ad ascoltare, vedere, valorizzare e attivare in modo da «spostare» i servizi (il fare le pratiche, le azioni) dalla cura della persona alla cura del contesto della persona.
• E’ il contesto di vita nel suo complesso a dover esser «preso in carico» e curato ( adattato, trasformato e arricchito)
OCCUPARSI DEI CONTESTI DI VITA CONSENTE DI «RICOMPORRE» LA TRADIZIONALE FRATTURA TRA LUOGHI DI
VITA E LUOGHI DI CURA, DI OCCUPARSI IN MANIERA PIU’ APPROPRIATA, COMPLESSA E COMPLESSIVA DELLE QUESTIONI RELATIVE ALLA SALUTE ED AL BEN-ESSERE, DI ANDARE VERSO
LA COSTRUZIONE DI CONTESTI PIU’ COESI, IN GRADO DI REGGERE ANZICHE’ ISOLARE, SEPARARE, ABBANDONARE,
ANCHE LE SITUAZIONI DI GRANDE DISAGIO SUPPORTANDO LE PERSONE IN QUANTO TALI VALORIZZANDONE LE CAPACITA’ DI
SCELTA E AZIONE CONSENTENDO ALLE STESSE DI ESSERE PROTAGONISTE DELLE PROPRIE CONDIZIONI DI VITA, CIO’ SI RIFLETTERA’ COME BENEFICIO INDIRETTO AI TERRITORI NEL
LORO COMPLESSO, IN TERMINI DI BEN-ESSERE, DI VITALITA’, DI SCAMBI E DI RELAZIONI, DI OPPORTUNITA’ PRESENTI E DI
COESIONE SOCIALE.
• NELLE MICROAREE si ricercano modalità per individuare e riuscire a raggiungere le porzioni della popolazione non servita, posta in condizioni di marginalità, sforzandosi se
possibile, di anticipare una domanda che ancora non emerge ma che pur tuttavia, sussiste. I gruppi fragili vanno
attivamente individuati e serviti perché sfuggono ai meccanismi di reclutamento tradizionali.
E su questo fronte che il confine tra sanità e sociale diventa sempre più impercettibile e la necessità di integrazione tra i due ambiti viene avvertita come una reale e concreta esigenza
degli individui in special modo nei momenti di maggior vulnerabilità dell’esistenza