microblogging e aziende: il business in 140 caratteri

2
48 ZOOM COMUNICAZIONE DI PIERO BABUDRO L’AVEVANO DETTO E RIPETUTO. PRIMA BISOGNA CEMENTARE LA BASE UTENTI; POI, SEMMAI, SI PENSERÀ AL BUSINESS. E COSÌ HANNO FATTO. BIZ STONE E GLI ALTRI DEL TEAM DI TWITTER, HANNO LAVORATO PER QUATTRO ANNI IN QUESTA DIREZIONE, TRASFORMANDO QUELLA CHE ALL’INIZIO SEMBRAVA UNA NICCHIA ESTEMPORANEA DEL MONDO “SOCIAL” IN UN FENOMENO GLOBALE DA OLTRE 100 MILIONI DI ISCRITTI. U n processo durante il quale non sono man- cati i dubbi. Specie quando la stampa in- ternazionale si interrogava sulla reale tenuta di un servizio costellato da non pochi punti inter- rogativi. Parliamo di modello di business - all’ini- zio assente - di capacità di mantenere la carica innovativa degli esordi. Di - perché no? - utilità di una piattaforma che, apparentemente, consentiva un unico utilizzo: rispondere alla domanda “Che cosa stai facendo?”, modificata peraltro nel tempo in un più ampio “What’s happening?”. Di questo e di molto altro ancora media e guru del web hanno parlato e straparlato. Fino ad arrivare alla fatidica data - luglio 2009 - in cui AdvertisingAge si è preso la briga di calcolare il valore monetario di tutto questo buzz a favore di Twitter. La copertura mediatica è stata stimata in 48 milioni di dollari di investimento pubblicitario equivalente, pari a 2,73 miliardi di impression, di cui il 57% prove- niente dalla Tv, il 37% dai quotidiani e il 5% dai magazine. Hype mediatico a parte, nel mezzo c’è stata la rivolta di Teheran raccontata in 140 caratteri dai manifestanti, ma anche il debutto di molte cele- brities, personaggi dello sport, della politica o dello spettacolo, che si sono messi a dialogare con i loro fan: Stephen Fry, Oprah Winfrey, Lance Armstrong, Al Gore, Neil Gaiman. Archiviata la prima fase, il passo successivo è sta- to garantirsi delle entrate. Il cambio di rotta più significativo si è avuto a metà aprile, quando l’AD Evan Williams da San Francisco ha parlato di focus sui ricavi, intervenendo in occasione di Chirp, la conferenza ufficiale degli sviluppatori. Quindi, un servizio più semplice da usare e più accessibile, complice la sinergia con il mondo dei telefoni cel- lulari, ma soprattutto pubblicità. La pubblicità entra nelle microconversazioni Pubblicità che entra nello stream delle microcon- versazioni in modo da aiutare le aziende a intera- gire con i propri clienti. È nato a questo scopo il Business Center che, affiancandosi agli account Pro, consente una maggiore personalizzazione mul- tilivello: flusso di informazioni, utenze multiple, possibilità di ricevere messaggi diretti da tutti e non solo da chi ha sottoscritto lo stream. Al momento non si sa molto di più: sono stati pubblicati in re- te alcuni screenshot che consentono di intuire le principali funzioni, il resto lo si vedrà man mano che il nuovo strumento sarà migliorato e diffuso. “Non c’è stato ancora il tempo di ricevere molti MICROBLOGGING E AZIENDE Il business in 140 caratteri

Upload: tommaso-sorchiotti

Post on 11-Nov-2014

665 views

Category:

Business


0 download

DESCRIPTION

 

TRANSCRIPT

Page 1: Microblogging e aziende: il business in 140 caratteri

48

ZOOM

COMU

NICA

ZION

E

dI pIErO bAbUdrO

L’avevano detto e ripetuto.

prima bisogna cementare

La base utenti; poi, semmai,

si penserà aL business. e

così hanno fatto. biz stone

e gLi aLtri deL team di

twitter, hanno Lavorato

per quattro anni in questa

direzione, trasformando

queLLa che aLL’inizio

sembrava una nicchia

estemporanea deL mondo

“sociaL” in un fenomeno

gLobaLe da oLtre 100

miLioni di iscritti.

Un processo durante il quale non sono man-cati i dubbi. Specie quando la stampa in-ternazionale si interrogava sulla reale tenuta

di un servizio costellato da non pochi punti inter-rogativi. Parliamo di modello di business - all’ini-zio assente - di capacità di mantenere la carica innovativa degli esordi. Di - perché no? - utilità di una piattaforma che, apparentemente, consentiva un unico utilizzo: rispondere alla domanda “Che cosa stai facendo?”, modificata peraltro nel tempo in un più ampio “What’s happening?”. Di questo e di molto altro ancora media e guru del web hanno parlato e straparlato. Fino ad arrivare alla fatidica data - luglio 2009 - in cui AdvertisingAge si è preso la briga di calcolare il valore monetario di tutto questo buzz a favore di Twitter. La copertura mediatica è stata stimata in 48 milioni di dollari di investimento pubblicitario equivalente, pari a 2,73 miliardi di impression, di cui il 57% prove-niente dalla Tv, il 37% dai quotidiani e il 5% dai magazine.Hype mediatico a parte, nel mezzo c’è stata la rivolta di Teheran raccontata in 140 caratteri dai manifestanti, ma anche il debutto di molte cele-brities, personaggi dello sport, della politica o dello spettacolo, che si sono messi a dialogare con i loro

fan: Stephen Fry, Oprah Winfrey, Lance Armstrong, Al Gore, Neil Gaiman. Archiviata la prima fase, il passo successivo è sta-to garantirsi delle entrate. Il cambio di rotta più significativo si è avuto a metà aprile, quando l’AD Evan Williams da San Francisco ha parlato di focus sui ricavi, intervenendo in occasione di Chirp, la conferenza ufficiale degli sviluppatori. Quindi, un servizio più semplice da usare e più accessibile, complice la sinergia con il mondo dei telefoni cel-lulari, ma soprattutto pubblicità.

La pubblicità entra nelle microconversazioniPubblicità che entra nello stream delle microcon-versazioni in modo da aiutare le aziende a intera-gire con i propri clienti. È nato a questo scopo il Business Center che, affiancandosi agli account Pro, consente una maggiore personalizzazione mul-tilivello: flusso di informazioni, utenze multiple, possibilità di ricevere messaggi diretti da tutti e non solo da chi ha sottoscritto lo stream. Al momento non si sa molto di più: sono stati pubblicati in re-te alcuni screenshot che consentono di intuire le principali funzioni, il resto lo si vedrà man mano che il nuovo strumento sarà migliorato e diffuso. “Non c’è stato ancora il tempo di ricevere molti

microbLogging e aziende

il business in 140 caratteri

Page 2: Microblogging e aziende: il business in 140 caratteri

49

COMUNICAZIONE

feedback. Immagino che Twitter stia dando pre-cedenza al mercato statunitense, mentre snobba i paesi che non hanno numeri significativi. Tuttavia è presumibile che il servizio venga allargato pro-gressivamente a tutti i mercati”. A dirlo, Tommaso Sorchiotti, esperto di social media e profondo co-noscitore del fenomeno microblogging. Al punto da curare, ormai da tre anni, un apposito spazio online, Microblogging.it, dedicato a questo par-ticolare scenario e alle sue prospettive, anche in campo business. “Un’esperienza nata per passione - spiega Sorchiotti - in un momento in cui Twitter non era ancora diffuso e fare comunicazione online voleva esclusivamente dire avere un blog, quasi fosse un salottino di inizio secolo”.

Informazione commerciale qualificata e in tempo realeOggi la rete è molto diversa rispetto a soli tre anni fa. I social media vivono la loro piena maturità, e non è un caso se lo stesso Twitter abbia lanciato proprio adesso i tweet promozionali, peraltro facen-do già sapere che sta provvedendo a rendere inser-vibili eventuali strumenti concorrenti basati sulle API. Lo scopo è tutelare il valore della piattaforma e spingere ulteriormente sull’informazione, anche

commerciale, qualificata e in tempo reale. Gli sponsor di questa iniziativa non mancano e già circolano i nomi di Sony Pictures, Virgin America e Starbucks. Poi, a una prima fase di rodaggio, dovrebbe seguirne una che inserirà la pubblicità direttamente nei profili personali degli utenti. Con l’oggettivo rischio di rompere il delicato equilibrio tra rispetto della conversazione online e ragioni economiche, che è un po’ l’asse su cui si gioca gran parte del cosiddetto Web 2.0.

Le aziende non stanno a guardareIntanto, le aziende non hanno certo aspettato il Business Center di Twitter per utilizzare il micro-blogging a fini di comunicazione, marketing o promozione. Basti pensare a quanto fatto da Dell in questi anni. L’azienda stima i suoi follower sui social media - Twitter, Facebook, Direct2Dell e IdeaStorm - in circa 3,5 milioni di individui. Dopo un paio di tentativi mal riusciti, ha iniziato a dialo-gare con loro: si confronta su questioni di prodotto, li aiuta a risolvere problemi tecnici e ascolta le loro lamentele. Oggi l’account Twitter @DellOutlet conta oltre 1,5 milioni di iscritti e l’azienda dice di aver guadagnato grazie a esso circa 6,5 milioni di dollari, oltre che costituire un ottimo sistema per

avere feedback su temi tecnici o logistici.“Le aziende si affidano a ciò che si trova sulla cresta dell’onda - spiega ancora Sorchiotti - e Twitter è il fenomeno del momento. Per quanto riguarda le altre piattaforme, penso a Frien-dFeed. Animato da una logica un po’ diversa, è pur sempre uno strumento per produrre mi-crocontributi e conversazioni in tempo reale”. Su FriendFeed sono sbarcate molte aziende, anche italiane, ma rimane aperto il nodo della strategia di comunicazione utilizzata. “Normal-mente si ripropongono contenuti pensati per altre piattaforme, finendo per non sfruttare tutte le potenzialità del mezzo. Occorre invece perso-nalizzarli, cercare un dialogo, capire l’ambiente. Dopotutto i social network sono relazioni. Occor-re puntare su quelle per avere un po’ di presa sulle persone,” sottolinea Sorchiotti.A ogni modo le case histories su FriendFeed non mancano. “Tra quelle italiane, sicuramente Altroconsumo, che usa il mezzo in modo molto intelligente. Sonda il terreno, ottiene feedback e dialoga su temi particolari con la propria utenza. Non ci sono molte altre realtà che si comporta-no in modo così brillante”.

Strumenti potentissimi per ascoltareRicette e strategie per muoversi a proprio agio su Twitter e sulle altre piattaforme di microblog-ging non mancano, così come gli spunti per farne degli ottimi tool per il marketing. Almeno a un primo livello, non ci si discosta molto da quanto detto in riferimento ad altri strumenti 2.0. “Si tratta di strumenti potentissimi per ascoltare. Se un’azienda spendesse del tempo per capire come sono fatti e come funzionano, capirebbe di cosa si parla, quali sono i contenu-ti rilevanti e come entrare nelle conversazioni. Per cui il primo consiglio è saper ascoltare. Poi è importante porre l’accento sulla partecipa-zione, a patto che sia autentica e non di tipo esclusivamente promozionale. Occorre sapere ascoltare, accettando le critiche che possono arrivare da persone che, di fatto, per la prima volta possono dire cosa pensano”. E poi? “Poi, dopo aver avviato un dialogo, mantenerlo nel tempo. Non si tratta di dar vita a una campa-gna estemporanea dalla durata fissa. Si stanno attivando delle relazioni, quindi bisogna porre attenzione, condividere e fornire informazioni”. E farlo con continuità.

TOMMAsO sOrChIOTTIFondatore Microblogging.it.

EvAN WIllIAMs Ad Twitter.

prove tecniche di

microbLogging aziendaLeIl fascino della comunicazione a misura di tweet ha contagiato anche le major dell’informatica. Che ora cercano

di emularne piattaforme e, soprattutto, successo. Così è per Microsoft, che dallo scorso maggio sta lavorando a

un progetto pilota, per ora in scala ridotta, che prevedere di portare ai propri utenti il microblogging. redmond

non ha reso noti molti particolari, limitandosi a parlare di primi test interni. di certo si sa che la cosa dovrebbe

riguardare i clienti business, ma mancano ulteriori dettagli. Il servizio si chiama OfficeTalk ed è studiato per

condividere informazioni in pillole, in modo simile a quanto succede su Twitter. Microsoft lo ha descritto come uno

strumento in grado di combinare la logica del microblogging a quella dell’impresa, consentendo agli utilizzatori di

pubblicare pensieri, opinioni, attività e altre informazioni utili ai processi aziendali.

su un altro fronte, la californiana Wrike ha annunciato all’inizio di giugno un nuovo servizio di microblogging

aziendale pensato per i project manager. Un tool di micromessaggistica e condivisione di informazioni che può

essere usato per gestire assieme i passaggi operativi di un progetto, riportare problemi e ostacoli nella sua

realizzazione. E ovviamente trovare soluzioni. la nuova piattaforma si chiama “Activity stream” e consente di

ricreare in virtuale l’ambiente di lavoro dell’ufficio. È possibile infatti visualizzare tutte le persone che fanno parte

di un certo progetto e aggiornare in tempo reale i compiti eseguiti o gli avanzamenti dei lavori, in nome di una

produttività sempre più collegata a quel concetto di scambio proprio del 2.0.