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MIFID II : UN VELATO DETERRENTE ALLA CONSULENZA INDIPENDENTE

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Economy & Finance


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MIFID II: UN VELATO DETERRENTE ALLA

CONSULENZA INDIPENDENTE

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Che la consulenza indipendente faccia storcere il naso a molti, lo avevamo già capito. Purtroppo la figura del consulente indipendente non trova una

dimensione serena nel mondo della finanza e la Mifid II gli crea un ulteriore ostacolo. Adesso il consulente viene sottoposto ad un “libero” arbitrio: può

decidere se offrire al cliente una consulenza non indipendente ovvero quella della banca di appartenenza o una consulenza indipendente a parcella.

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Nel primo caso, la normativa prevede la retrocessione degli inducements, ma a condizione che la banca di appartenenza sia in grado di offrire

un’ampia gamma di prodotti, un’assistenza alla clientela con cadenza almeno annuale e il continuo monitoraggio dell’adeguatezza. Nel secondo caso la consulenza indipendente può essere offerta tramite una banca, o

una sim, o in maniera autonoma.

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Noi ci chiediamo in questo caso come mai un consulente evoluto, esperto, debba

offrire il servizio di consulenza indipendente tramite la banca, se poi è in

grado non solo di fornire delle valide raccomandazioni, ma di scontare la parte della parcella che serve per remunerare “inutilmente” la banca di appartenenza.

Infatti in questa scelta continuiamo a chiederci il perché il consulente “evoluto” debba avere necessariamente bisogno di avere una banca accanto o attorno. Un consulente evoluto dovrebbe essere in

grado di fornire la sua di consulenza e non quella della Banca…

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Il sistema sembra chiaramente inquadrarsi in una direzione chiara: le Banche e le Sim continueranno a disporre dei prodotti in consulenza come se fossimo ancora in

collocamento e, visto che gli inducements per determinate condizioni (tutti ormai

propongono il multibrand) non spariranno, assisteremo ad un collocamento mascherato

da consulenza, per il semplice fatto che bisogna verificare il criterio dell’adeguatezza. Questa legge ci fa sorridere. Non troveremo mai credibili dei questionari dove mai viene chiarito (senza equivoco) che forma di tutela “numerica” possa avere un cliente, il quale barra con delle crocette su entità di rischio imprecisate (“ medio, medio-alto, alto”).

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Se questa è la consulenza, meglio tornare all’antico… tanto il risultato è lo stesso per il cliente. Di certo, questa condizione non fa

che invogliare il promotore a rimanere nella rete bancaria. Se da un lato, infatti, la MIfid II

avalla il principio della consulenza indipendente a parcella che valorizza le

capacità del promotore, dall’altro lo scoraggia nella sua remunerazione: dovrà stabilire un

onorario che il cliente dovrà essere disposto a pagare, ovviamente. Se la categoria del consulente evoluto non teme una cattiva

sorte per le sue abilità (che verranno economicamente riconosciute dal cliente), il

promotore della banca, d’indole meno coraggiosa, adesso ha un motivo in più,

purtroppo per non spostarsi.

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Noi, come abbiamo già altre volte dichiarato, ce ne doliamo. Il management fee, che per fare emergere le vere capacità di un

consulente doveva sparire, rimane un bottino delle banche e in parte dei consulenti delle banche. Fin quando ci sarà questo ricco pane da mangiare, non converrà a nessuno cambiare. L’evoluzione della

professione si tramuterà in un’involuzione pericolosa.