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1 8 6 9 Milleottocentosessantanove Bollettino a cura della Società per la Biblioteca Circolante di Sesto Fiorentino Numero 26 Giugno 2003 •Abb. postale Art. 2 comma 20c legge 662/96 Filiale di Firenze

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Page 1: Milleottocentosessantanove - bibliotecacircolante.it · Serena Terzani, Lorenzo Trombella, Via Fratti n°1, Sesto Fiorentino. ... Autorizzazione del Tribunale di Firenze n°3297 del

1869MilleottocentosessantanoveBollettino a cura della Società per la Biblioteca Circolante di Sesto Fiorentino

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[ 2 Milleottocentosessantanove

Sommario&

Colo

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SOCIETÀ PER LA BIBLIOTECA CIRCOLANTE

DI SESTO FIORENTINO

Riconosciuta con personalità giuridica privataD. P. G. R. T. n° 44 del 17 aprile 1985

Iscritta al n° 432 il 16/12/1991dell’Albo Provinciale Associazioni senza fini di lucro

PresidenteMonica Eschini

ConsiglieriRenzo Arrighetti, Gianna Batistoni, Marco Bencini,

Enio Bruschi, Sabina Cavicchi, Francesco De Simone,Carlo Fantini, Cesare Galeotti, Giuseppe Giari, Renato

Martelloni, Filippo Masi, Rinaldo Mattolini, MarcoSabatini, Ilaria Tagliaferri

Sindaci revisoriDavid Baldini, Chiara Conti, Simone Donati,

Sabrina Egiziano

MILLEOTTOCENTOSESSANTANOVE

Direttore responsabileFulvio Brandigi

CaporedattoreGiuseppe Giari

Segretaria di redazioneGianna Batistoni

RedazionePatrizia Arquint, Gianna Batistoni, Sabina Cavicchi,

Simone Donati, Giuseppe Giari, Giuditta LeviTomarchio, Ilaria Tagliaferri

e-mail: [email protected]

Hanno collaborato a questo numeroDomenico Balducci, Roberto Biagioni, Laura Guarnieri,

Carlo Nardi, Monica Eschini, Chiara Macherelli,Monica Miglietta, Marco Sabatini, Letizia Salvadori,

Serena Terzani, Lorenzo Trombella,

Via Fratti n° 1, Sesto Fiorentino.Tel. 44 67 68/44 96 32/44 96 343

Fax 055/44 67 68e-mail: [email protected]

c/c n° 12977500 intestato a:Società per la Biblioteca Circolante,

Via Fratti n° 1, 50019, Sesto Fiorentino

Impaginazione ed elaborazione immaginiMonica Eschini e Marco Sabatini

StampaGrafiche Cappelli s. r. l. - Sesto Fiorentino

Numero 30. Settembre 2003Autorizzazione del Tribunale di Firenze

n° 3297 del 19 gennaio 1985

Copie stampate 3700

Questa pubblicazione è stata realizzata sotto il patrocinio del-l’Istituzione per i servizi educativi culturali e sportivi di Sesto

Fiorentino e con i contributi di soci e sostenitori.

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reCOMUNICAZIONI

di Monica Eschini pag. 4

GIRO DI VOCI

Per Amiens a Sesto. Il cammino di Martino dallaPannonia a Sesto di Carlo Nardi pag. 6

OLTRE IL CONFINE

La biblioteca del polo scientifico di Sesto Fiorentinodi Serena Terzani pag. 10

IL POZZO

La biblioteca incontra Testoridi Giuseppe Giari pag. 13

ALLO SPECCHIO

Lavorare per la pace. Intervista a Manuela Sadun Paggidi Giuditta Levi Tomarchio pag. 16

LO SCAFFALE DI HOLDEN

Jerry Spinelli e i sentimenti acerbi di Gianna Batistonie Ilaria Tagliaferri pag. 20

DIARIO DI BORDO

Nuove acquisizionidi Marco Sabatini pag. 23

EX LIBRIS pag. 28

ALTRILIBRI pag. 42

L’editore è a disposizione per le questioni relative aidiritti d’autore.

La foto di copertina è conservata presso l'ArchivioContemporaneo A. Bonsanti. Si ringraziano

l'Archivio, gli eredi Cristina e Jaqueline Pozzi-Bellinie Aldo Bonzi di Graphicolor

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Assemblea Generale Ordinaria dei SociVenerdi 7 novembre

Per il giorno 7 novembre alle ore 15.00 in prima con-vocazione e per il giorno 7 novembre alle ore 16.00 inseconda convocazione, presso la sede sociale in ViaFratti 1 a Sesto Fiorentino, è convocata l'Assembleagenerale ordinaria dei soci della Società per laBiblioteca Circolante di Sesto Fiorentino, per discute-re e deliberare sul seguente:

ORDINE DEL GIORNO

1. Nomina della Commissione Elettorale per la rac-colta delle candidature alle elezioni del C.d.A., delCollegio dei Sindaci Revisori e del Bibliotecarioper il prossimo trienno; 2. Proposta e approvazione delle modalità di voto; 3. Elezioni del C.d.A., del Collegio dei SindaciRevisori e del Bibliotecario e comunicazione deirisultati; 4. Proposta del C.d.A. per esclusione dei soci perpersistente morosità;5. Varie e eventuali.In seconda convocazione l’Assemblea sarà validaqualunque sia il numero dei soci presenti.In caso di impossibilità a partecipare, i soci possonoconferire delega ad altro socio (vedi delega in calce).Il socio delegato non può presentare più di cinque (5)deleghe.

Sesto Fiorentino, 21 settembre 2003.

Il Consiglio di Amministrazione

Relazione programmatico-finanziaria del Consigliodi Amministrazione e resoconto delle attività svoltenell'anno 2002.La Società per la Biblioteca Circolante al 31 dicembre2002 conta 4.111 soci effettivi, 193 in più rispettoall’anno precedente. Il movimento soci ha visto 548ammissioni contro 355 dismissioni così articolate: 229dimissioni, 116 decaduti e 10 deceduti. Dopo alcuni anni di contrazione delle entrate dellequote sociali, dovuta all’opera di razionalizzazionedelle posizioni degli associati, sembra raggiunta lastabilizzazione delle stesse intorno ad un numerocostante di soci regolari. Indubbiamente il compitodei C.d.A. futuri dovrà essere quello di evitare ulte-riori perdite economiche dovute a mancate entratedelle quote sociali: già nel 2002 si sono avute 82ammissioni in meno, anche se il numero delledismissioni è diminuito di 211 unità, a conferma diquanto già detto sull’attività di regolarizzazione deisoci. Tale compito non è agevole in periodi in cui èsempre più difficile convogliare il sostegno concretodei cittadini verso attività come quella di biblioteca,ormai accessibili senza alcun costo attraverso ilSistema Documentario Integrato dell’AreaFiorentina. Per quanto riguarda, inoltre, SestoFiorentino dobbiamo considerare anche le piccolebiblioteche di alcuni Centri Civici e l’iniziativa“Biblio Bus”. In futuro la scommessa sarà quella diriorientare il sostegno dei soci, offrendo sempre mag-giori servizi “a domanda individuale”, naturalmentesenza trascurare la necessità di affinare le tecniche

Milleottocentosessantanove

ComunicazioniC

om

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ni

Mimmo Franzinelli,

Squadristi.

P rotagonisti e

tecniche della

violenza fasci-

sta 1919-1922,

Milano,

Mondadori, 2003.

Volume presentato

dalla Società per

la Biblioteca

Circolante, 23

aprile 2003.

D E L E G AD E L E G A

S U LS U L R E T R OR E T R O

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per la riscossione delle quote dovute.Non esistono novità sostanziali nei criteri di acquistodei libri. Come l’anno precedente la totalità degliincassi dovuti alle quote sociali è stata utilizzata perl’acquisto dei libri e dei periodici, per un totale di1.667 volumi, di cui 182 donati. Tali acquisti, limita-tamente alle voci più rilevanti, sono stati così suddi-visi: 721 volumi di narrativa, 170 di scienze sociali,121 di storia e geografia, 72 di arte, 68 di poesia e tea-tro, 98 di filosofia e religione. Nonostante un minoresforzo economico profuso per l’arricchimento delpatrimonio librario (circa 1.400 euro in meno) nelcorso del 2002 sono stati acquistati 133 volumi in piùrispetto al 2001. Al contrario sottolineiamo la dimi-nuzione di 214 unità dei volumi donati. È opportunospecificare che le donazioni selezionate per accresce-re il patrimonio librario dell’associazione e, quindi,della Biblioteca Ernesto Ragionieri sono diminuiteperché la politica decisa dal C.d.A ha seguito due cri-teri complementari: il primo riguarda la carenzadegli spazi nella Biblioteca, l’altro la rilevanza delpatrimonio della stessa che, con più di 100.000 docu-menti, comporta la necessità di tenere alti gli stan-dard qualitativi delle acquisizioni.Conseguentemente tutte le donazioni messe gentil-mente a disposizione da parte dei soci e dei cittadini,ma non ritenute idonee per la biblioteca di Sesto,vengono accettate per poi essere destinate ad altrebiblioteche.A questo proposito nel corso del 2002 l’associazioneha ereditato la biblioteca del socio Gino Mannini,

composta di oltre 1.500 volumi, ancora da acquisireper il prolungarsi delle operazioni di esecuzionetestamentaria. La Società per la Biblioteca Circolante possiede quin-di, alla fine del 2002, un patrimonio librario costitui-to da 56.389 volumi (esclusi quelli del Fondo Anticoammontanti a quasi 3.000, ma non inseriti nel catalo-go generale), su un totale di 77.144, esclusi i fondispeciali di proprietà dell’AmministrazioneComunale (Fondo Ragionieri, Detti, Giachetti,Cerreti, Parrocchiale, Chambion).Nel corso del 2002 sono andate in prestito 21.732opere, ben 1.975 in più rispetto al 2001, con una inco-raggiante inversione di tendenza rispetto agli ultimidue anni. Dei 21.732 prestiti, quelli locali sono stati19.020 contro i 17.438 del 2001, mentre le opere circo-late attraverso il servizio di prestito interbiblioteca-rio, attivo dal gennaio 1998, sono state 2.712 (2.319nell’anno precedente). Il rilevante incremento delnumero dei prestiti è quindi dovuto alla circolazioneinterna, a differenza degli anni passati.Nel corso dell’anno 2002, le richieste delle altrebiblioteche del circuito alla biblioteca di Sesto sonostate 1.705, 269 in più rispetto al 2001. Le richiesteinoltrate dalla biblioteca di Sesto alle altre bibliotechesono state 1.007, contro le 883 del 2001. Da notare chel’aumento delle richieste rivolte alla biblioteca diSesto è maggiore di quello delle richieste che da Sestovanno verso le biblioteche dell’area, a conferma dellacorretta politica di acquisto della Società per laBiblioteca Circolante, anche se non possiamo tacere il

Milleottocentosessantanove

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Alla SOCIETÁ per la BIBLIOTECA CIRCOLANTE di Sesto FiorentinoVia Fratti 1 - 50019 Sesto Fiorentino

Delego il Socio n°a rappresentarmi all’Assemblea generale ordinaria dei soci della Società per la Biblioteca Circolante di Sesto F. no, che avrà luogo il gior-no 7 novembre 2003 alle ore 15.00 in prima convocazione e il giorno 7 novembre 2003 alle ore 16.00 in seconda convocazione, presso la se-de sociale, via Fratti 1, Sesto Fiorentino.

Il Socio n°( firma leggibile )

Marco Vannini,

La morte dell'a-

nima. Dalla

mistica al la

psicologia,

Firenze, Le

Lettere, 2003.

Volume presentato

dalla Società per

la Biblioteca

Circolante,

18 giugno 2003.

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minore incremento rispetto al 2001 del numero divolumi in circolazione in entrambe le direzioni.Per quanto riguarda le attività culturali, l’anno 2002si è caratterizzato per una diversa impostazione delleiniziative di promozione della lettura e diffusionedella cultura: da una parte sono stati organizzati 12incontri, strutturati in due cicli (marzo e novembre),in collaborazione con la Scuola di Musica di SestoFiorentino, nell’ottica della tradizionale attenzionedella Società verso il mondo della musica. Dall’altraha preso avvio il proget-to “Parlo Russo” orga-nizzato con il CentroItaliano Femminile diSesto Fiorentino, laMisericordia di Quinto el’Assessorato allePolitiche Sociali. Taleprogetto ha l’obiettivodi fornire una conoscen-za di base dei rudimentidella lingua e della cul-tura russa ai genitori cheospitano annualmente ibambini provenienti daChernobyl, al fine diagevolare l’accoglienza e lo scambio interculturale. Sitratta, quindi, di iniziative pensate in stretta collabo-razione con le principali istituzioni di Sesto, volte arafforzare il radicamento dell’associazione sul terri-torio. In questo settore il prossimo anno di attività sicaratterizzerà per la riproposizione di cicli di lezionimonografiche su argomenti quali la storia dellamusica, la storia dell’arte, la storia della letteraturaecc. La struttura dei cicli sarà pensata nella manierapiù adeguata a fronteggiare iniziative analoghe pro-poste dall’Amministrazione Comunale (Universitàdell’Età Libera).Come da alcuni anni i corsi di lingua occupano unposto rilevante, sia dal punto di vista organizzativoche da quello economico, tra le attività dell’associa-zione. Il 2002, dopo alcuni anni di crescita, vede unaflessione dei guadagni derivanti dai corsi (poco

meno di 6.000 euro). Tale flessione potrebbe sembra-re più rilevante alla luce dell’aumento dei prezzi(circa il 13%) fissati a partire dal secondo ciclo 2002,ma deve essere, invece, valutata considerando la cre-scente offerta di servizi analoghi proposta da opera-tori professionali, dall’Amministrazione di Sesto e daquelle limitrofe. D’altra parte la partecipazione si èormai assestata attorno alle 800-850 presenze annua-li, anche se il 2002 ha visto un leggero calo rispetto al2001 (816 iscritti contro gli 886) che, sostanzialmente,

spiega la diminuzionedei guadagni. A confer-ma, comunque, dellaprofessionalità e dellacredibilità guadagnatadall’associazione in que-sto settore, rileviamol’aumento delle ore diinsegnamento della lin-gua inglese richiestedalla scuola Cavalcantie dalla scuola LombardoRadice ad integrazionedei programmi ministe-riali. L’intervento del-l’associazione, infatti, è

passato, rispettivamente, da 280 a 480 e da 190 a 205ore.

Progetto “Parlo Russo”Anche quest'anno la Società per la BibliotecaCircolante, assieme al CIF, alla Misericordia diQuinto e all'Ammministrazione Comunale di SestoFiorentino riproporrà il progetto “Parlo Russo“, voltoa fornire, attraverso corsi di lingua ed incontri speci-fici, rudimenti di lingua e cultura russa alle famiglieche ospiteranno, nell'ambito del progetto internazio-nale di accoglienza, bambini provenienti dallaBielorussia. I corsi inizieranno a partire da mercoledì26 novembre. Informazioni possono essere richiestealla Società per la Biblioteca Circolante, al numerotelefonico 055446768.

Il Consiglio di Amministrazione

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RICORDO DI ALBERTO CRESCI

La Società per la Biblioteca Circolante rivolge uncommosso pensiero al socio Alberto Cresci, venutodi recente a mancare. Alberto è stato per lungotempo bibliotecario della nostra associazione, cheha iniziato a frequentare a partire dagli anni Trenta.Ne ricordiamo la costante e paziente opera, l'amo-revole dedizione ai libri e l'infaticabile assiduitàcon cui, fino all'ultimo, ha voluto testimoniare laprofonda passione che ha animato un'intera vita.

Il presidente

Don Carlo Nardi,

L'Eros nei padri

della chiesa,

Montespertoli,

Aleph, 2003

Giobbe Gentili,

L'etica dell'a-

m o re. Breviar io,

Bolzano, Edition

Raetia, 2002.

Volumi presentati

dalla Società per

la Biblioteca

Circolante,

17 maggio 2003

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VITA

1. Ad Amiens. Sul ciglio della strada

S’era ad Amiens, in Gallia, in un inverno parti-colarmente freddo d’uno di quegli anni della

prima metà del quarto secolo. Immiserimento ende-mico, reso più acuto dal gelo. Minacciose pressionidelle popolazioni germaniche sulla linea del Reno.Altrettanto rovinose le inesorabili esazioni del fisco.Sul ciglio della strada, ad una delle porte della cittàun segno concreto del disagio: un mendicante nudo,tremante, raggelato. Gemiti indirizzati alla pietà deipassanti. Lamenti vani.

Un soldato, un ragazzo sui diciotto anni, conaddosso la corta clamide militare, peraltro adatta allasua età di efebo, passa per via e si ferma. È armato,dà di piglio alla spada, taglia in due il mantello: unaparte per sé, l’altra per il povero.

Lì per lì, non ha pensato si trattava dell’unifor-me? Che il gesto sapeva di lesa maestà? In effetti,rischiava, nella migliore delle ipotesi, una reprimen-da, forse una degradazione o il congedo senza pen-sione o – chissà – qualcosa di peggio. O lo sapeva eha accettato il rischio?

Un rischio lo ha corso. Cadere nel ridicolo. Èancora la strada, questa volta anonima e lì per lìindifferente che interviene. Chi andava di fretta lo hanotato, e si è fermato a osservare, a studiare l’esito,un effetto buffo: un soldato con addosso l’uniforme

dimezzata, quell’uniforme intrisadi sacralità, e si ride, perché il ridi-colo era inevitabile. Il ragazzo nonpuò far altro, perché sotto non hanulla, né camicia né calzoni. Non hadato tutto il mantello per non resta-re in mutande – allora sì che risate!– o per non morire assiderato o farsivedere come mamma lo ha fatto.Ancora il giudizio della pubblicavia. Insomma, senza camicia e calzoni.

Li aveva già regalati a qualche altro bisognoso, com’èlogico, prima di dar via l’uniforme.

Ora, chi ride nota, là dove il mantello dimezzatolascia intravedere, la tenera pelle d’un adolescenteinfreddolito. Il giovane di buona famiglia – suo padreè un ufficiale – è come il mendicante: tutti e duemezzi nudi. Chi avrebbe potuto vestire il poverosenza denudarsi si accorge che non c’è nulla da ride-re nello spettacolo di un ragazzo così conciato. La cla-mide spartita, richiamo severo all’umanità, lo rivestedi una dignità di per sé ben nota al mondo romano,alla solenne liberalità ciceroniana, come alla trepidapietas virgiliana.

Una strada del capillare sistema viario romanopermette l’episodio, consegna la scena, trasmette ivalori.2

2. Un ragazzo. Dalla Pannonia a PaviaMartino – è il nome del ragazzo – nasce nel 316-

317 in Pannonia, grosso modo l’attuale Ungheria. Aotto anni è a Pavia. A dieci conosce il cristianesimo:intende iscriversi tra i catecumeni, ma il padre loindirizza alla vita militare. A quindici anni emette ilgiuramento. A diciassette è a pieno titolo nell’eserci-to: ancora catecumeno, vive l’episodio del povero. Edera catecumeno da diversi anni, senza concluderegranché: di catechismo, forse qualche parola tra unacquartieramento e un altro, e poco più. Eppure diCristo ha sentito parlare. Sennò, non si sarebbe messoin lista per il battesimo. Era nell’esercito perché ilpadre, ufficiale, due o tre anni prima l’aveva immes-so di forza nei ruoli. Insomma giovane vita contras-segnata da spostamenti: Pannonia, Gallia Cisalpina eTransalpina.3

3. Soldato. Da Amiens al fronte abbandonatoNel 334 a pasqua è battezzato. 354: abbandona

l’esercito, quando il cesare Giuliano è in procinto dicontrastare i germani. Secondo il biografo SulpicioSevero, lascia il servizio militare con il formulario let-terariamente tradizionale dell’incompatibilità della

Milleottocentosessantanove

Per Amiens e Sesto. Il cammino diMartino dalla Pannonia a Leccio1

Giro d

i voci

Vita di Mart ino.

Vita di Ilarione.

In memoria di

Pao la,

a cura di A.A.R.

Bastiaensen e

J.W. Smith,

Milano,

Fondazione

Valla/Mondadori,

1993

Coll. C 880 VIT

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militia di Cesare con quella di Cristo, nella percezio-ne di due contrastanti dedizioni incondizionate.4

4. Chierico e monaco. Da Poitiers a ToursA Poitiers incontra il vescovo Ilario: ne condivi-

de le vicende, conservando una sua autonomia.Ancora in via: si mette in cammino verso oriente alloscopo di guadagnare alla fede cristiana i vecchi geni-tori. Nel viaggio c’è anche avventura: nel passare leAlpi eccolo catturato dai briganti, secondo un modu-lo letterario anche ricorrente di fatto nel viaggiaredegli antichi. Sennonché il capobanda neè edificato e si converte: un esempio tipi-co di conversione, sul modulo classicoromanzesco del buon brigante, anche cri-stianizzato: dal buon ladrone fanciullonegli apocrifi a un giovane brigante inClemente di Alessandria, ai pirati irlan-desi che catturano Patrizio, poi loro cate-chista, a quelli che insidiano s. Carlonella relativa Vita del Bascapé, remotefonti della figura dell’Innominato deiPromessi Sposi. Ancora la strada con i suoipericoli, imprevisti, opportunità inattese,anche di evangelizzazione, secondo lostile e il metodo da persona a personaproprio del cristianesimo greco e roma-no. A Milano una sua prima fondazionemonastica. Poi un eremitaggio in un’iso-la del Mar Ligure davanti ad Albenga, l’i-sola Gallinaria, isole rifugio di monaci,come Lerino in Provenza o il Giglio inToscana. Quindi a Roma incontro adIlario reduce dal suo confino in Oriente.Siamo verso il 361. Vita movimentata, anche avven-turosa, in una libertà che caratterizza ricorrenti formedi monachesimo di oriente e di occidente.5

5. Vescovo in visita. Tra parrocchie ruraliNel 367-368: muore Ilario. Nel 371 è vescovo a

Tours per ventisei anni: vescovo monaco, circondato

di monaci chierici. Vita comune quindi, con intentipastorali di evangelizzazione delle campagne. Edeccolo di nuovo in via, in un tragitto più circostan-ziato e limitato, contrassegnato dalla fedeltà all’uffi-cio episcopale, a fondare parrocchie. Martino vesco-vo e monaco, in umiltà e povertà, nei suoi viaggi apo-stolici per le campagne.

Martino va anche a corte. Con libertà di spirito.Una volta, invitato a pranzo dall’imperatoreMassimo, aveva passato da bere ad uno dei suoi pretiprima che al sovrano.

A corte per amore della giustizia. Vitorna per l’affaire Priscilliano di Avila, ilprimo cristiano condannato a mortecome eretico. Martino esclude l’intro-missione del braccio secolare nelle causeecclesiastiche attinenti alla fede, inter-vento invocato dai prelati accusatori diPriscilliano: per lui doveva bastare lasentenza ecclesiastica di eterodossia.Bando all’uso delle armi in suppostadifesa della fede. Nella scelta è solo difronte a colleghi desiderosi di sostegnoda parte dell’impero. Martino rappre-senta una linea di corretta distinzionecivile, di magnanima mitezza cristiana.Solo per questo va a corte.6

MORTE

6. Paciaro. In viaggio sino alla fineMartino è in cammino fino alla morte,ancora segnata dal dilemma pastoralegià di Paolo: se con Cristo direttamente

in paradiso o con i suoi, ancora su questa terra, per levicende e le vie del mondo. Doveva mettere paceall’interno del clero diviso di una chiesa. E non sirisparmia. Ci muore.7

7. Da oriente a occidenteQuindi, dalla Pannonia tramite l’Italia alla

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Giro

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Gallia: la sua vita è espressione dell’universalismosopranazionale romano, in concreto attesta la possi-bilità di viaggiare per il sistema viario imperiale. Perquesto aspetto Martino è uomo romano, ancora del-l’antichità classica. Il tratto di missionario itinerante èquanto deve alla sua carriera militare, peraltro inter-rotta: da oriente a occidente, come l’espandersi delcristianesimo fin dagli Atti degli apostoli.8

8. Verso settentrione. Incontro ai germaniEppure, rispetto agli Atti, Martino percorre

regioni a nord del Mediterraneo, Pannonia, Italia set-tentrionale, Gallia, regioni maggiormente in rappor-to con i minacciosi germani che ne diffonderanno ilculto. Va incontro dimesso e disarmato a quellepopolazioni che si era rifiutato dicombattere. Ci sono altri tipi di con-quista, sembra insegnare Martino.9

MIRACOLI

9. A Tours. Pellegrinaggio Oltre ai goti e ai longobardi, i bel-

licosi franchi ne diffusero il culto:anche il vittorioso Clodoveo (481-511)è pellegrino alla sua tomba a Tours.Certo, per l’abbandono del serviziomilitare di Martino, Sulpicio Severo siavvale della terminologia dell’obiezione di coscien-za. Così, il patronato militare di Martino rientra inuna ironia della storia, vicenda di un’agiografia uffi-ciale che ha voluto a tutti i costi riaffibbiargli quellauniforme che aveva dismesso.10

10. Da Tours. Venerande pievi e sollazzevoliostelli

La spoliazione di Martino è inesauribile. Nellasua donazione popolaresca, la sua figura agiograficas’ingaglioffisce. Anche il folclore nostrano sembraavergli giocato qualche scherzo. Disponibile quantomai, diventa patrono di spedali e spedalinghi, di

ostelli, osti e ostesse, pronte ad aprire, accogliere,ristorare e confortare nei modi più svariati, e di con-seguenza, per il gran mare dell’analogia e per asso-ciazione di idee, l’austero, ma compassionevoleMartino è particolarmente misericordioso con... i bec-chi. E difatti «chi ha moglie ha per casa san Martino»,proverbio misogino ed amaro.

Per questo filone, anche letterario, a Sesto bastarammentare il priore Lino Chini, che da Padule recòle sue Sestine, «scherzo poetico [...] letto alla tavoladel Rev. Sig. Can. Dott. Prof. e Cav.» – chi più ne hapiù ne metta – «Don Giuseppe Giannessi, Pievanomeritatissimo di Sesto, l’11 novembre 1885, giornosacro a S. Martino Titolare della Pieve, e... – giornoanche di solenne tornata nella Università de’

Becchi!!!». Così, l’erudito illustratoredel suo Mugello, divenuto bernescopoeta, chiosava, per gl’ignari e sprov-veduti, l’iniziale apostrofe alla Musa,solenne e argutamente strampalata:«O Musa, [...] oggi ch’è il festivaledelle corna / coll’usata chitarra a meritorna».11

Ma anche Campi, di fronte, non erada meno, se del popolo di S. Martinofino ai primi del Novecento si dicevain rima: «San Martino, le belle campa-ne,/ gli uomini brutti e le donne befa-

ne», con probabili varianti testuali: «becchi» al postodi «brutti», via l’eufemismo, ma salva la rima, tantopiù che è ben collaudata per Siena, «di tre cosepiena», con analoghe tentazioni perbeniste.

Del resto, in un’ipotetica – sestesi e campigianinon hanno che da mettersi d’accordo: ma è comedirla! – chiesa di S. Martino è battezzato il «bel bam-bino» uscito dal «buco del camino», visto, perlustra-to, spazzato, insomma scopato dallo «spazzacamino»di una ridanciana canzonaccia con rima allusivamen-te martellante. Anche in quel caso, per effetto d’unavisita imprevista dalla strada. Se non è detto che siabene tutto quel che finisce bene, Martino, nella sua

Milleottocentosessantanove

Giro d

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Lino Chini,

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Agl i i l lustr issimi

Signori

Rappresentant i

del Municipio

di Sesto

Fiorent ino

l'Autore dedica

e off re,

Sesto Fiorentino,

Tip. Contini, 1909

Coll. 85/46

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paternità episcopale, accoglie sempre e comunque.Non portano il suo nome anche quei chiocciolo-

ni, i martinacci appunto, che sembrano fieri – è tuttodire – di far mostra per Monte Morello, dopo leacquate d’agosto, delle loro occhiute cornette?Purgati come si deve almeno per una dozzina di gior-ni, lessati e insaporiti, il santo ce li mette in tavola, econ poca spesa, seppur con tanta pazienza, con unbicchiere di vin novo. Già, perché «per san Martinoogni mosto è vino»: S. Martino, evangelicamentecomprensivo, tra sesso e gola, i motori, di per sé sem-plici, di questo mondo: anche lui, con garbo carduc-ciano, «tra il ribollir de’ tini / l’animo a rallegrar».

11. Sempre per via. Fino a LeccioInsomma Martino su vie consolari romane, già

fatte per facilitare lo spostamento delle legioni, oraatte anche alla diffusione del cristianesimo. Ma ancheil suo culto, che dalla Gallia ormai Francia si diffon-de ovunque, moltissimo in Italia: una mappaturadelle chiese a lui dedicate sarebbe interessante, e nonsolo chiese. Ci son quegli alberghi, motivo di curiosevariazioni sul tema a noi vicine, a Campi, a Sesto. Supercorsi, che s’inoltravano su Monte Morello allavolta del Mugello, il popolo di Leccio ha la sua chie-sa dedicata a s. Martino, ancora particolarmente lega-to alla rete viaria romana dalla Pannonia ad Amiense a Tours e, da Tours, per Sesto a Leccio.12

Carlo Nardi

1Adattamento del mio La clamide spartita. Ancora Martino eil povero, in «Rivista di ascetica e mistica» n. 71 (2002), pp.267-284, per un convegno sulla viabilità antica tenutosi il 15novembre 2002 a Calenzano a cura del Circolo Culturale Essere.2Cfr. il classico M. Rostovzev, Storia economica e socialedell’Impero Romano. Prefazione di G. De Sanctis, Firenze,19674

3 Biografo di Martino di Tours è il contemporaneo SulpicioSevero, Vita Martini: Vita di Martino. Vita di Ilarione. Inmemoria di Paola. Introduzione di C. Mohrmann. Testo criti-co e commento a cura di A. A. R. Bastiaensen e J. W. Smit.

Traduzioni di L. Canali e C. Moreschini, Milano, 19832, pp. ix-xxx e 4-67. 4 Cfr. E. Pucciarelli, I cristiani e il servizio militare.Testimonianze dei primi tre secoli, Firenze, 1987.5 G. Turbessi, Ascetismo e monachesimo prebenedettino,Roma, 1961.6 C. Nardi, Vescovo e popolo nell’antichità cristiana, in«Rivista di ascetica e mistica» n. 60 (1991), pp. 178-182.7 Riferimenti anche nel breviario ‘vecchio’ e ‘nuovo’:Breviarium Romanum. Pars autumnalis, Taurini-Romae,[1957], pp. 770-780; Officium divinum. Liturgia horarumiuxta ritum Romanum, vol. IV, Civitate Vaticana, 1973, pp.1261-1226.8 Cfr. P. Siniscalco, Il cammino di Cristo nell’ImperoRomano, Roma-Bari, 1983.9 E. A. Thompson, Il cristianesimo e i barbari del Nord, in A.Momigliano, Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nelsecolo IV, Torino, 19753, pp. 65-88.10 Cfr. N. Natalucci, Egeria. Pellegrinaggio in Terra Santa.Itinerarium Egeriae, Firenze, 1991.11 Sestine, in Agli Illustrissimi Signori Rappresentanti ilMunicipio di Sesto-Fiorentino l’Autore dedica ed offre,Sesto Fiorentino, 1909, p. 5. Su Pieve e pievani di Sesto, fra cuiGiuseppe Giannesi pievano dal 16 luglio 1883 al 16 dicembre1889: C. C. Calzolai, La Pieve di S. Martino a SestoFiorentino, Firenze, 1966, p. 113 e A. Villoresi, SestoFiorentino. Notizie di storia, geografia, arte a cura di L. Licie S. Pollastri, Sesto Fiorentino, 1988, pp. 38-46.12 E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico dellaToscana contenente la descrizione di tutti i luoghi delgranducato, ducato di Lucca, Garfagnana e Lunigiana, vol.II, Firenze, 1835, pp. 670-671.

Milleottocentosessantanove

Giro

di v

oci

Carlo Nardi, priore della parrocchia di S.

Maria a Quinto, docente di patrologia allo

Studio Teologico Fiorentino, è autore di

numerosi contributi. Di recente ha pub-

blicato il volume L'Eros nei padri della

chiesa.

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Dal primo marzo 2001 nell’area del PoloScientifico di Sesto Fiorentino, in via G.

Bernardini 6, è aperta al pubblico la biblioteca dibcienze, ubicata al primo piano di un edificio cheospita anche numeroseaule per la didattica.L’utenza della biblioteca èrappresentata dalla comu-nità scientifica che studia elavora al Polo. In quest’a-rea trovano ospitalità iDipartimenti di Chimica eChimica Organica, ilDipartimento di Fisica, ilCentro di RisonanzeMagnetiche (CERM), il Laboratorio Europeo per laSpettroscopia non lineare (LENS), il CentroInterdipartimentale di Cristallografia Strutturale(CRIST), i Laboratori di Alta pressione (LAP), ilLaboratorio di Patologia vegetale molecolare,Ortoflorofrutticoltura e prossimamente anche lestrutture di Fisica Nucleare, Scienze farmaceuticheed il C.N.R.

Il patrimonio della biblioteca nasce dalla fusionedelle collezioni provenienti dalle ex-biblioteche difisica e di chimica, e dai fondi librari della sezione difisica superiore e delDipartimento di Chimica divia Maragliano. In futuro,con l’arrivo di nuovefacoltà presso il PoloScientifico, il patrimoniodella biblioteca sarà sicura-mente destinato a crescere.

Rispetto al passato, incui prevaleva la frammen-tazione e la dislocazione inpiù sedi del patrimonio scientifico, la situazioneattuale è nettamente migliorata: se i locali, costruiticon una funzionalità ad hoc, sono più luminosi edaccoglienti, anche un unico edificio che accolga la let-

teratura scientifica, garantisce una minore dispersio-ne di energie, sia del personale che ne cura la conser-vazione, sia degli utenti che, nel ricercare i documen-ti, trovano senz’altro comodo recarsi in un’unica

struttura. All’entrata la bibliotecadispone di un grande ban-cone per il prestito e leprime informazioni diorientamento, mentre peril servizio di reference, cioèdi consulenza bibliograficavera e propria, esiste unapposito ufficio. I libri e le riviste sono

dislocati nelle varie sale di lettura e nei depositi,accessibili liberamente: due sale di consultazione elettura per gli studenti (72 posti complessivi), in cuisono sistemati i libri utilizzati per la didattica adotta-ti nei singoli corsi (sezione BS); una sala di consulta-zione dei periodici correnti (42 posti) e una sala distudio e consultazione repertori (52 posti).

Sono attualmente disponibili al pubblico 10 com-puter con sistema operativo Linux, per le ricerche nelcatalogo OPAC di Ateneo e l’accesso alle risorse inInternet e un pc, dedicato alla consultazione di ban-

che dati, con stampante. Inaggiunta sono disponibiliun’aula informatica con 9postazioni a doppio siste-ma operativo (Windows eLinux), utilizzabile sia perlo studio personale sia perattività didattiche e corsidi formazione, e 20 posta-zioni di accesso in lineadigitale per collegarsi ad

Internet con il proprio pc portatile. Durante l’annoaccademico il personale della biblioteca, in collabora-zione con alcuni docenti, organizza corsi gratuiti perstudenti, ricercatori, personale tecnico e amministra-

Milleottocentosessantanove

La biblioteca del Polo Scientifico diSesto Fiorentino

Oltre

il confine

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tivo dell’Università, suddivisi in corsi di base e corsitematici, sulle risorse informatiche (banche dati eperiodici elettronici).

Sempre all’interno della biblioteca èattivo un servizio di riproduzione foto-statica e di guardaroba.

Tutti i volumi acquistati dalla ex-biblioteca di chimica a partire dal 1992 edalla ex-biblioteca di fisica a partire dal1996 sono reperibili attraverso il catalogoin linea (OPAC) del Sistema Bibliotecariodi Ateneo, ma anche la maggior parte deivolumi acquistati anteriormente è ormaipresente nel catalogo elettronico. Per lacollezione proveniente dall’ex-fondolibrario di fisica superiore e per i volumipiù vecchi, è in corso l’informatizzazio-ne.

Il 70% del patrimonio presente nellabiblioteca è costituito da riviste scientifi-che. Per alcune di esse è possibile accede-re ai full-text degli articoli tramiteInternet. Negli ultimi anni la tendenza èstata quella di ridurre il più possibile gliacquisti di riviste cartacee, sostituendolecon la versione on-line. La sottoscrizione dell’abbona-mento elettronico infatti presenta notevoli vantaggi:fa risparmiare spazio (quello necessario per la con-servazione del materiale a stampa), elimina il proble-ma dei fascicoli persi e delle lacune, permette l’acces-so alle riviste a più utenti contemporaneamente e daqualsiasi postazione Internet, senza che debbanonecessariamente recarsi in biblioteca. Il problemaprincipale resta il costo notevole di queste sottoscri-zioni che può essere affrontato solo attraverso unapolitica degli acquisti coordinata fra le varieUniversità italiane unite in consorzi (CIPE,CASPUR).

Nel 2002 la biblioteca del Polo Scientifico ha sot-toscritto abbonamenti a 152 periodici, di cui 62 conversione on-line; sempre nello stesso anno sono stati

effettuati dai dipartimenti e dai laboratori interni alPolo scientifico ben 15.843 collegamenti on-line a tali

riviste, a conferma di come la comunitàscientifica, per l’esigenza di continuiaggiornamenti, svolga le proprie ricer-che e i propri studi attraverso questistrumenti, considerati un canale privile-giato di informazione.Un servizio erogato dalla biblioteca delPolo Scientifico in grande espansione è ilservizio di prestito interbibliotecario.Se un utente richiede un libro o un arti-colo di una rivista non possedutidall’Università di Firenze, viene effet-tuata una ricerca del documento pressoaltre biblioteche, sia nazionali che estere.Il servizio è gratuito se il documentoverrà prestato da una biblioteca con cuiè stata sottoscritta una convenzione conil Sistema bibliotecario di Ateneo, è sog-getto a rimborso spese negli altri casi. Il servizio viene effettuato anche per idocumenti in possesso della bibliotecama che vengono richiesti da bibliotecheesterne.

Allo scopo di consolidare l’integrazione con larealtà locale, l’Università degli Studi di Firenze e laProvincia di Firenze hanno siglato un protocollo diintesa, in base al quale gli utenti dell’Università,potranno ricevere presso uno dei punti di serviziodel Sistema Bibliotecario di Ateneo, i documenti dellebiblioteche SDIAF( S i s t e m aD o c u m e n t a r i oIntegrato dell’A r e aF i o r e n t i n a(http://www.comu-ne.firenze.it/sdiaf/)di cui fa parte anchela BibliotecaPubblica di Sesto

Milleottocentosessantanove

Oltre

il confin

e

«Nel 2002 la

biblioteca del

Po lo

Scientif ico ha

sottoscritto

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152 periodici,

di cui 62 con

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nello stesso

anno sono

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interni al Polo

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15.843 collega-

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tali riviste»

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Fiorentino. Analogamente, gli utenti dello SDIAFpotranno richiedere, tramite la loro biblioteca, i docu-menti del Sistema Bibliotecario di Ateneo. Il servizioè gratuito.

Un altro servizio offerto è la copia elettronica diarticoli per utenti interni, che consente di ottenere lacopia in formato elettronico di articoli pubblicati suriviste cartacee ed in possesso delle bibliotechedell’Università di Firenze. In questo caso è necessarioavere una casella di posta elettronica in un serverdell’Università ed inviare la richiesta alla bibliotecache possiede la rivista, la quale avrà cura di scanne-rizzare l’articolo ed inviarlo al richiedente.

Il prestito interbibliotecario ha riscosso un gran-de successo ed è un servizio in grande espansione: intutto l’Ateneo di Firenze dal 2000 al 2002, in terminidi transazioni, ha subito un incremento del 23%,mentre per le biblioteche dell’area di Scienze, di cuila biblioteca del Polo scientifico fa parte, addiritturadel 115%.

A quest’ultima, nel corso del 2002, sono statirichiesti 42 libri e 913 articoli di riviste.

Per il 2003 sono previsti alcuni progetti. Fermarestando l’importanza e la priorità data allo sviluppoe all’incremento delle risorse informatiche (banchedati e periodici elettronici) di cui si occupa anche ilPREsesto (Progetto Risorse Elettroniche), verrà effet-tuato il recupero del Fondo Schiff. Il fondo compren-de circa 200 volumi prevalentemente di chimicaorganica e chimica teorica appartenuti a Ugo Schiff,professore di chimica generale presso l’Istituto di

studi superiori di Firenzedal 1863 al 1915, e fra ipromotori, nel 1870, della«Gazzetta chimica italia-na» (la copia del primovolume in possesso dellabiblioteca presenta un’an-notazione autografa delloscienziato). Inoltre si prevede un

incremento della collezione delle videocassette VHSprodotte dal Centro Didattico Televisivo di Ateneo evisionabili sempre in biblioteca.

La biblioteca del Polo Scientifico è aperta dalle8.30 alle 18.00, dal lunedì al venerdì ed è raggiungi-bile dalla stazione di Sesto Fiorentino con il bus n. 96,dalla fermata del Cimitero con il bus n. 97 della lineaATAF, da Prato con il bus 5/A CAP.

Serena Terzani

Per ulteriori informazioni sul Polo Scientifico:http://www.polosci.unifi.it/

Per accedere al catalogo OPAC:http://www.unifi.it/universita/biblioteche/

Per informazioni sulla biblioteca del Polo:[email protected]

Milleottocentosessantanove

Oltre

il confine

Serena Terzani è responsabile del

Servizio di Prestito Interbibliotecario e

Document Delivery e referente del

PRESesto-Progetto Risorse Elettroniche

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In questo anno di intense (almeno in area lombar-da) celebrazioni testoriane, e di ricordi in terza

pagina e negli inserti culturali dei giornali, la doman-da che immancabile si presenta in punta di penna dicritici, amici e officianti vari, si interroga su qualisiano le cause per cui Giovanni Testori, a tutt’oggi,sia così poco frequentato dagli studiosi (e tutto som-mato anche dai lettori); insomma ci si chiede comemai le opere di Testori, pur essendo passati dieci annidalla morte e ottanta dalla nascita, trovino tanta resi-stenza a penetrare nelle antologie, nelle storie dellaletteratura e nelle raccolte di saggi.

Esempio significativo di tale, a volteveramente inspiegabile, abbandono, è lapur rilevante produzione poetica delloscrittore lombardo, la quale, se per ovvieragioni non compare in quella che adoggi resta la principale antologia poeticadel nostro Novecento, i Poeti italiani delNovecento di Pier Vincenzo Mengaldo,edita nel 1978, stupisce che non lascialcuna traccia di sé neppure nei Poeti ita-liani del secondo Novecento, a cura diMaurizio Cucchi e Stefano Giovanardi,del 1996, che dell’antologia di Mengaldosi presenta a tutti gli effetti come natura-le proseguimento, né nel volume otto-novecentesco della Antologia della poesiaitaliana, diretta da Cesare Segre e CarloOssola, del 1999.

Come quella della poesia, resta flebilissima, senon proprio muta, la voce della narrativa di Testori,che pure a suo tempo ebbe timbro tenorile, ispirandoi raffinati palati di raffinati lettori come Vittorini,Calvino, Bilenchi, Pasolini, quella del teatro, che ebbel’impatto dell’urlo e il respiro profondo del basso equella, pure protetta dalla grande ala del magisterolonghiano, del critico d’arte.

Chiediamo venia se in questa sede ci limitiamo aprendere atto di questa generale amnesia e ci per-mettiamo di defilarci dalle pastoie del reperimento difacili spiegazioni, e per questo già ampiamente repe-ribili nel giro della carta stampata quotidiana e perio-

dica, e furbescamente scansiamo qualsiasi tentativo,necessario, di analisi più articolata del problema. Ilnostro intento in queste poche pagine resta soltantoquello di mostrare, in occasione di questa ricorrenzatestoriana, come un gruppo di lettori appassionati(quelli della Società per la Biblioteca Circolante)abbia seguito, da alcune centinaia di chilometri didistanza (ma dovendo calcolare la distanza in chilo-metri letterari ne potremmo contare svariate migliaiatra Firenze e Milano), col mezzo decisivo dell’acqui-sto dei libri, le vicende dello scrittore Giovanni

Testori.Come è noto Il dio di Roserio, prima pub-blicazione in volume di Testori, scritto difatto nel 1951, esce nel 1954 nella collana«I Gettoni» di Einaudi, diretta da ElioVittorini: decisivo per la pubblicazione il‘parere di lettura’ di Italo Calvino. Comeè abbastanza ovvio, la Società per laBiblioteca Circolante, pur seguendo conattenzione la collana einaudiana, nonacquista il breve romanzo di esordiotestoriano, e non lo acquista neppurenella sua riedizione (ne «I Coralli») del1971 uscita in occasione della messa inonda della trasposizione televisiva (25novembre) realizzata da PinoPassalacqua per la RAI, con CarloMazzarella tra gli interpreti.

Tuttavia la storia del «dio di Roserio», sopranno-me del ciclista dilettante di belle speranze DantePessina, seguito tanto negli sforzi atletici sulle stradedella provincia lombarda, quanto nei dolorosi per-corsi dei rimorsi della propria coscienza, fu ridotta aracconto dall’autore stesso solo quattro anni dopo laprima uscita in volume, ed inserito nella raccolta Ilponte della Ghisolfa, primo volume del ciclo «I segretidi Milano», titolo che certo conserva più di un’ecodell’opera più nota di Eugène Sue Les Mystères deParis. Baldelli, filologo rigoroso, in un noto studio,parlò di una vera e propria operazione di «traduzio-ne», visto che Testori nel convertire il romanzo in rac-conto, non solo soppresse il monologo iniziale del

Milleottocentosessantanove

La biblioteca incontra TestoriIl p

ozzo

«Il nostro

intento resta

soltanto quel lo

di mostrare, in

occasione di

questa ricor-

renza testoria-

na, come un

gruppo di let-

tori appassio-

nati abbia

seguito le

vicende dello

scrittore

Giovanni

Testori.»

Giovanni Testori,

La Gilda del

Mac Mahon,

Milano, Tea, 1996.

Coll. 83/14926

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protagonista, ma procedette ad una sistematica ‘ita-lianizzazione’ della marca linguistica dialettale concalchi e traslitterazioni dal vernacolo lombardo.

La prima acquisizione testoriana della BibliotecaCircolante fu proprio il florilegio di racconti intitola-to Il ponte della Ghisolfa, edito da Feltrinelli nel 1958,ed entrato in biblioteca nel 1961 con la terza edizione(83/5029). Sempre nel 1961 vengono acquistate altredue opere di Giovanni Testori: entrano in lettura,contemporaneamente, La Maria Brasca e L’Arialda(82/802, 82/801), due testi teatrali, rispettivamenteIII e IV del ciclo «I segreti di Milano», che inaugura-no la lunga stagione testoriana, densa di sviluppifuturi, della scrittura per il palcoscenico.

È lecito dunque chiedersi perché scoppi proprionel 1961 questo improvviso interesse per lo scrittorelombardo, che spinge la Biblioteca Circolante adacquistarne, in una volta, ben tre opere. La risposta,semplice per chi frequentasse le pagine culturali diquegli anni, che rivela di quale genere fosse il pro-pellente che accendeva nella nostra biblioteca l’inte-resse per questo autore, si cela proprio dietro il titolode L’Arialda.

L’Arialda, pubblicato da Feltrinelli nel 1960, fumessa in scena nel dicembre dello stesso anno alTeatro Eliseo di Roma, con la regia di LuchinoVisconti, dalla compagnia di Rina Morelli e PaoloStoppa. Prima che lo spettacolo fosse rappresentatola censura preventiva aveva chiesto di eliminare omodificare due scene, tuttavia successivamenteaveva concesso il visto. Le rappresentazioni romanenon avranno nessun problema, ma la riproposizionedell’Arialda a Milano (Teatro Nuovo, febbraio 1961)scatenarono il furore censorio, tanto che, dopo laprima rappresentazione, venne firmato l’ordine disequestro dei copioni dell’opera e di sospensione ditutti gli spettacoli.

Risulta interessante leggere qualche brano stral-ciato da quella ordinanza di sequestro e sospensione,che non necessita di alcun altro commento: «[...] com-plessivamente tale lavoro si qualifica, soltanto, per ilsuo sfondo ossessivo e immorale (sfondo nel qualel’oscenità si sviluppa con linguaggio inusitato, da

autentica suburra) con una successione di situazioniambientali e personali torbide ed erotiche nel corsodelle quali nessun genere e nessun valore si salva(basta accennare che l’autore pone in conflitto lafiglia – Rosangela contro la madre – Gaetana; i figlicontro il padre – Gino che tenta di possedere ladonna – Mina – amata dal padre – Amilcare; i fratel-li tra loro – Gino e Quattretti; l’Arialda contro lamadre; l’Arialda contro il fratello; fino a giungere allosvolgimento dei patteggiamenti più ripugnanti e airicatti più sordidi; per non dire dell’invettiva patolo-gica della Arialda contro il fidanzato morto che assu-me, in una delle frenesie di Eros, sconcertanti aspettidi autentico turpiloquio). Ciò premesso, consideratoin punto di diritto che nel concetto di spettacolo osce-no [rientrino] non solo le rappresentazioni concretedelle manifestazioni del sesso, ma ogni altra espres-sione simbolica e verbale che abbia per oggetto fattisessuali, per modo che, quando i discorsi e il dialogoassumono contenuto sessuale, come nella specie, leparole e le situazioni descritte, o che si intendono raf-figurare, devono considerarsi tali; che per i fini con-siderati dalla legge non occorre la menzione di parti-colari lascivi e lussuriosi, avendo rilevanza ciò cheoggettivamente si intende rappresentare. Che, per-tanto, lo spettacolo dell’Arialda per turpitudine e tri-vialità dei fatti considerati dal suo autore si rivelagrandemente offensivo del comune sentimento delpudore. [...]».

Il gravissimo episodio di censura suscitò unvespaio di polemiche che coinvolse anche nomi illu-stri (ricordiamo Pasolini), e la cui eco, evidentemen-te, dovette giungere fino a Sesto, alle orecchie deivolontari della Biblioteca Circolante, che con l’acqui-sto, non solo dell’opera in questione, ma degli altridue volumi sopra citati, intesero a loro modo dare uncontributo concreto a sostegno della libertà di espres-sione. Ricordiamo che al momento delle polemicheTestori ben poco aveva pubblicato in volume, maquel poco che doveva essere reperibile fu acquisitodalla Biblioteca Circolante.

Una volta sopitesi le polemiche ed assolti dal tri-bunale autore ed editore «perché il fatto non costitui-

Milleottocentosessantanove

Il p

ozzo

Giovanni Testori,

I l Fabbricone,

Milano, Oscar

Mondadori, 2002.

Coll. 83/14927

Giovanni Testori,

Tre Lai.

Cleopatràs,

Erodiàs, Mater

strangosciàs,

Milano,

Longanesi, 1994.

Coll. 80/3176

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sce reato», l’interesse della Biblioteca Circolanteverso i libri di Testori rimane vivo, seppure non cosìassiduo. Entrano così in lettura la prima opera poeti-ca, I trionfi, nella sua prima edizione (1965), nel 1966e qualche anno dopo, dono del socio Torino Parigi(che forse non aveva gradito la lettura), il romanzo Ilfabbricone, uscito anch’esso in quel fatidico 1961, pocodopo lo scandalo dell’Arialda.

Per il teatro, nel 1974, viene acquisito un altroimportante testo, L’Ambleto, primo della «Trilogiadegli scarrozzanti», che sancirà anche il cambio dieditore per lo scrittore lombardo, da Feltrinelli aRizzoli. Il resto delle acquisizioni testoriane datanoagli anni Novanta e coincidono con quelle pubblica-zioni che naturalmente seguono la morte di uno scrit-tore. Fra queste segnaliamo in particolare i due volu-mi (che dovrebbero divenire tre) che raccolgonol’Opera omnia di Giovanni Testori, mirabilmente cura-ti da Fulvio Panzeri, dai quali sono tratte molte dellenotizie di cui ci siamo serviti per stendere questoscritto.

In questo anniversario testoriano la Società per laBiblioteca Circolante di Sesto Fiorentino, coglie anco-ra una volta l’occasione per rendere omaggio alloscrittore lombardo e ne completa, per quanto possi-bile, l’acquisizione delle opere.

Giuseppe Giari

Alcune delle opere di Giovanni Testori presenti inbiblioteca con relativa collocazione e data di acquisto:

NARRATIVA

Il dio di Roserio, Mondadori, 2002 (prima ed.Einaudi, «I Gettoni», 1954, poi Einaudi, «I Coralli»,1971) – acq. 2002; (83/14887)

Il ponte della Ghisolfa (I segreti di Milano I),Feltrinelli, mag. 19603 (prima ed. Feltrinelli, 1958,1967, poi Garzanti, 1973, 1985) – acq. 1961; (83/5029)

La Gilda del Mac Mahon (I segreti di Milano II),TEA, 1996 (prima ed. Feltrinelli, 1959, poi Longanesi,1991)

Il Fabbricone (I segreti di Milano V), Feltrinelli,mag. 1963 (prima ed. Feltrinelli, «I Contemporanei»,

1961) – dono Torino Parigi 1970; (83/3858)Gli angeli dello sterminio, Longanesi, 1992 – acq.

2003; (83/14921)Nebbia al Giambellino, Longanesi, 1995 – acq. 1995;

(853.914 TES)POESIA

I trionfi, Feltrinelli, 1965 – acq. 1966; (81/572)

TEATRO

L’Arialda (I segreti di Milano IV), Feltrinelli, feb.19612 (prima ed. Feltrinelli, 1960, 1964, 1976) – acq.1961; (82/801)

La Maria Brasca (I segreti di Milano III),Feltrinelli, ott. 19602 (prima ed. Feltrinelli, marzo1960) – acq. 1961; (82/802)

La Monaca di Monza, Mondadori, 2003. (prima ed.Feltrinelli 1967) – acq. 2003; (852. 914 TES)

L’Ambleto, Rizzoli, 1972 – acq. 1974 (82/897);dono Renato Parenti 1977; (82/855)

Sfaust (Branciatrilogia seconda: I), Longanesi,1990 – acq. 2003; (80/3174)

Tre Lai. Cleopatràs, Erodiàs, Mater strangosciàs,Longanesi, 1994 – acq. 2003; (80/3176)

SdisOrè (Branciatrilogia seconda: II), Longanesi,1991 – acq. 2003; (80/3175)

G. Testori. Nel ventre del teatro, Quattroventi,1996 – acq. 2003 (852. 914 SAN)

Il Branda, Aragno, 2001 – acq. 2003; (852. 914TES)

RACCOLTE

Opere 1943-1961, Bompiani, 1996 – acq. 1997;(80/2557)

Opere 1965-1977, Bompiani, 1997 – acq. 2000;(80/2557)

CONTRIBUTI BIOGRAFICI

Panzeri F., Vita di Testori, Longanesi, 2003 – acq.2003 (858. 914 09 TES)

Pierangeli F., Dall'Ombra D., Giovanni Testori.Biografia per immagini, Gribaudo, 2000 – acq.2003(858. 914 09 TES)

Milleottocentosessantanove

Il pozzo

Giovanni

Testori,

Nel ventre del

teatro, a cura di

C. Santini, Urbino,

Quattroventi,

1996.

Coll. 852.914

SAN

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Nel 2002 esce per i tipi della Editrice MissionariaItaliana, il suo libro Dialogo guarigione del

mondo. In questo clima di preparazione alla guerra, in cuipeggiorano i rapporti arabo-israeliani e in cui c’è sempremaggiore violenza – non solo fisica, ma anche verbale – ildialogo rappresenta una vera e propria sfida; lei stessa l’hadefinito «guarigione del mondo», ed ha individuato in essouno degli strumenti per valutare e comprendere i problemi,quel primo passo per ascoltarsi e trovare insieme nuovesoluzioni. C’è una circostanza particolare che l’ha spinta ascrivere questo libro?

Questo libro è il frutto di esperienze maturate intanti anni, lavorando proprio per il dialogo e perl’Amicizia Ebraico Cristiana. Ho tenuto delle confe-renze, raccolto delle idee, che poi ho cercato di rior-dinare, finché un giovane amico non mi ha spinto arielaborarle in una forma organica. Avevo già degliappunti, un po’ malmessi, ma sostanziosi. Glieli fecileggere e mi incitò a valorizzarli. Ovviamente lo‘costrinsi’ a darmi una mano perché da sola non cel’avrei fatta. Così è nato Dialogo guarigione del mondo,costituito da capitoli autonomi nel contenuto, ma allostesso tempo collegati sempre all’idea del dialogo edell’identità. L’identità nasce con le persone e conesse vive, perché senza identità interiore non esistedialogo. Per me era importante che su questi temi cifosse anche una voce ebraica al femminile.

Non è stato facile trovare il titolo. Io ne avevoproposto anche un altro:L’ubbidienza è sempre cieca. Però iltitolo definitivo, Dialogo guarigionedel mondo, mi sembra che individuiin maniera precisa i contenuti dellibro. Non ci sono ricette confezio-nate, il libro segue il mio percorsoesistenziale, ed invita ciascuno adassumersi la responsabilità dellapropria vita, senza identificarsi pas-sivamente con nessuno, ma lascian-do spazio all’individuo stesso e alla

sua creatività, al fine di dare una corso nuovo allapropria esistenza e contribuire a migliorare la vita delpianeta. Non serve aspettare che altri agiscano alposto nostro per poi magari criticarne le azioni:occorre diventare tutti molto più responsabili. Iocredo che ci sia per tutti una più ampia possibilità diagire, molto più di quanto non si creda e non si fac-cia.

In che modo sono stati organizzati nel libro tutti imateriali e gli appunti raccolti?

Sono confluiti in quattordici capitoli autonomi,che ho soltanto provveduto a raggruppare seguendoun filo conduttore; vengono trattati vari argomenticollegati al senso della vita e al suo significato, arric-chiti poi da citazioni e testi poetici. È un processoeducativo che va dal conflitto al dialogo, dalla reli-gione alla religiosità come cammino interiore e risa-namento esistenziale, dall’emarginazione all’integra-zione attraverso la comunicazione e la scoperta dellapropria identità. Insomma, «dalla logica della mortealla logica della vita», questo è infatti anche il titolodell’ultimo capitolo, che rappresenta una sintesi delcontenuto del libro.

Si è adottato un linguaggio essenziale, semplice,autentico che bilanciasse la densità degli argomenti,che consentisse dei momenti di riflessione per elabo-rare una personale presa di coscienza e che propo-nesse un nuovo modo di fare cultura.

C’è qualche argomento che avrebbe voluto trattare inmaniera più approfondita? Qualcosa che vorrebbe precisa-re meglio?

No, mi pare che gli argomenti siano ben trattati.Attualmente la mia idea è di cercare un modo uni-versale di fare comunità. Ho in mente qualcosa sulmodello del villaggio di Nevè Shalom in Israele.Nevè Shalom è una esperienza importante non soloperché si trova in una zona di guerra. Ovunque c’è

Milleottocentosessantanove

Lavorare per la pace.Intervista a Manuela Sadun Paggi

Allo

specchio

Manuela Sadun

Paggi,

Dialogo

guarigione del

mondo.

Sorgenti ebrai-

che, Bologna,

EMI, 2002.

Coll. 261. 26 SAD

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bisogno di stabilire un dialogo per la pace. Quelloche intendo è che anche in Italia, fra ebrei e cristiani,restano comunque incomprensioni e talvolta ostilità:anche in contesti come il nostro, il dialogo come si faa Nevè Shalom, per accettarsi gli uni con gli altri,potrebbe assumere una grande importanza. Fra ebreie cristiani in Italia e in Europa occorrerebbe un dialo-go più ampio e profondo, non basato solamente suincontri superficiali. Mancano in realtàoccasioni reali di confronto e di condivi-sione, per approfondire la conoscenzareciproca e per cercare di eliminare i pre-giudizi. Sarei lieta se il libro potesse rap-presentare lo spunto per dar vita adincontri, seminari e quant’altro, metten-do a frutto nel modo migliore il contribu-to che ciascuno può dare. Ritengo che illettore debba svolgere un ruolo attivoarricchendo con riflessioni proprie glispunti presenti nel libro.

So che lei ha a cuore e segue da vari annile iniziative di Nevè Shalom-Waahat asSalaam, il villaggio che, nato tra il 1970 e il1972, sorge al centro di Israele, traGerusalemme e Tel Aviv e che rappresentauna sfida rispetto alla guerra tra ebrei e pale-stinesi, un tema purtroppo ancora attuale. In Nevè Shalomsi cerca di concretizzare il dialogo in amicizia e collabora-zione fra i popoli affrontando le barriere di incomprensio-ne e paura che spesso esistono fra culture diverse.

Come si può, nella nostra vita quotidiana, concretiz-zare il progetto di Nevè Shalom?

Qui da noi esiste l’Associazione degli Amici diNevè Shalom, con sede a Milano, ma che opera intutta Italia. L’associazione cerca di portare anche inItalia le esperienze del villaggio, tramite, ad esempio,incontri con persone che lavorano là. L’associazionecontribuisce anche finanziariamente a sostenere que-sta esperienza. Hanno una pubblicazione, «Lettere

dalla collina», un resoconto della vita e delle attivitàdel villaggio.

Lo scorso anno, per la prima volta, sono venutedal villaggio due donne, una israeliana e una palesti-nese che hanno mostrato come sia possibile lavorareinsieme per la pace e come, incontrare le stesse diffi-coltà, le avesse avvicinate. Nevè Shalom non è moltoben visto né dagli israeliani né dai palestinesi e gli

abitanti del villaggio vengono quasiemarginati, come per una sorta di diffi-denza nei confronti di chi opera per lapace. Lavorare per la pace significa nonessere di parte, non appoggiare né gliuni né gli altri e non opporsi né agli uniné agli altri, in questo modo non si èaccettati da nessuno dei due.All’inizio a Nevè Shalom c’erano solopoche famiglie, credo 14; adesso sono 40e ce ne sono molte altre che ci vorrebbe-ro andare. Queste famiglie convivono inun paese – e già la convivenza è unprimo passo importante – e i bambini ascuola imparano sia l’ebraico che l’ara-bo, crescendo in una doppia cultura; allefeste degli uni ci vanno anche gli altri equesto crea un momento di condivisionemolto importante. Inoltre vengono orga-

nizzati dei gruppi di incontro tra studenti israeliani epalestinesi per cercare di abbattere i muri del pregiu-dizio reciproco.

Non basta appoggiarci a quello che abbiamo incomune, bisogna accettare l’altro in tutto. Le diffe-renze ci arricchiscono sempre.

Lei ha detto che questo libro è frutto di anni di espe-rienze, fra le quali quella dell’Amicizia Ebraico-Cristiana.Ci può dire come questa associazione è nata e quale ruoloha avuto nella città di Firenze?

L’AEC è stata per me un’esperienza fondamenta-le. L’associazione di Firenze è nata nel 1950, un po’

Milleottocentosessantanove

Allo

specchio

«L’associazio-

ne di Firenze è

nata nel 1950,

un po’ come

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ebraico cristia-

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l iaz ione»

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come sono nate tutte le amicizie ebraico cristiane nelresto d’Europa. Paradossalmente le atrocità dellaguerra si sono fatte germe di solidarietà portatrice diriconciliazione. La lotta contro la barbarie nazista neipaesi occupati aveva spinto ebrei e cristiani a com-battere fianco a fianco con l’obiettivo comune dellaliberazione. Avvenuta questa, l’amicizia tra ebrei ecristiani si trasformò in AEC sotto l’im-pulso di grandi figure come Jules Isaac,che ne fu il fondatore e padre spirituale.La Firenze del dopoguerra accolse conmolto interesse l’idea dell’associazione.Con l’impulso decisivo di Giorgio LaPira e di altre grandi personalità che ope-rarono per la pace e per il dialogo ebrai-co-cristiano, le AEC si diffusero sia inItalia che a livello internazionale.

L’organismo che raccoglie tutte leassociazioni di dialogo ebraico-cristiano nel mondo èl’International Council of Christians and Jews.

L’AEC è conosciuta e rispettata nella città diFirenze, ma contiamo soci anche nel resto dellaToscana e in tutt’Italia. Pubblichiamo una rivista tri-mestrale, il «Bollettino dell’Amicizia Ebraico-Cristiana», e organizziamo degli incontri; alcuni diquesti sono diventati appuntamenti fissi: il 17 gen-naio, di ogni anno, si tiene una Giornata d’incontrofra ebrei e cristiani; all’inizio di dicembre si svolgonoi Colloqui di Camaldoli tra le AEC di tutta Italia e lepersone interessate al dialogo; nei mesi estivi vengo-no organizzati seminari di danza e cultura ebraica

(anche i seminari legati alla cultura ealle tradizioni ebraiche svolgono unaimportante funzione di integrazionedella conoscenza reciproca: dove nonarrivano le parole arrivano la gestua-lità e il linguaggio del corpo).

Per associazioni come le AEC cosa è cam-biato dopo l’11 settembre?

Dopo l’11 settembre svolgere attività come quel-le legate alle AEC è diventato più difficile. La paurascatenata dal terrorismo ha prodotto una maggiorediffidenza e di conseguenza si incontrano grandiostacoli nel coinvolgere le persone in queste iniziati-ve.

L’AEC ha come scopo proprio il dialogo, anchealdilà di quello ebraico-cristiano.L’impegno di oggi dovrebbe essere quel-lo di estendere l’AEC ai musulmani.Tuttavia proprio in questo momento dienormi tensioni politico-religiose, leposizioni si irrigidiscono e le chiusureaumentano, dunque allargare il dialogodiventa molto più difficile. Una trentinad’anni fa sarebbe stato molto più facilefare una Amicizia Ebraico-Cristiano-Musulmana che non farlo oggi. In ogni

caso, se l’AEC si limita a rimanere chiusa in se stessasi riduce a niente; bisogna invece che sappia ampliar-si, non solo all’Islam, ma a tutte le altre religioni enon solo le religioni. Questa è la mia convinzione.

Lei dedica il primo capitolo del suo libro al dott.Vittorio Lampronti. Mi sembra che questo sia stato unincontro significativo nella sua vita.

Vittorio era dotato di una straordinaria energia eha sempre spinto le persone ad un’assunzione fortedi responsabilità, insomma ad essere se stesse. Io, checercavo qualcosa del genere, tramite lui mi sono tro-vata in un ambiente che ho molto amato. Avendo vis-suto in prima persona gli anni terribili delle persecu-zioni razziali e delle deportazioni, non ho mai conce-pito come si potesse arrivare ad una mentalità cosìdisumana, e partendo da questa esperienza ho cerca-to di lavorare affinché gli uomini si incontrassero edialogassero senza pregiudizi. Incontrando Vittorio,che operava in questa stessa direzione, ho trovatoquello che cercavo. Vittorio spendeva le sue energiein molti ambiti ed ha sempre cercato di creare le con-

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Allo

specchio

Etty Hillesum,

Diario 1941-

1943, Milano,

Adelphi, 1985.

Coll. 83/15594

Martin Buber,

I l cammino del-

l 'uomo,

Magnano, Edizioni

Qiqajon, 1990.

Coll. 296. 38 BUB

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dizioni per il dialogo. Lui stesso ha portato sulle spal-le il peso, ma anche la ricchezza, del confronto fra ledue religioni, essendo figlio di un ebreo e di una cri-stiana. Vittorio ha svolto un lavoro molto importanteall’interno dell’AEC. È stato Vittorio, ad esempio, cheha inventato i Colloqui ebraico-cristiani diCamaldoli, ed anche quella è una esperienza impor-tante che continua senza interruzioni dal 1980. Dicose ne abbiamo fatte moltissime, il guaio è che ce nesono sempre di più da fare ed è necessario estenderela capacità di dialogo.

Si sente l’esigenza di un’azione che vada ad inciderenel profondo delle coscienze. L’incomprensione spessoentra a far parte della vita quotidiana e forse è proprio suquesto piano che deve essere compiuto il lavoro più impe-gnativo.

È fondamentale riuscire ad ascoltare senza giudi-care. Purtroppo siamo abituati a fare proprio il con-trario: a giudicare senza ascoltare, a «schematizzareper poter dominare». Qualcosa deve cambiare nellamentalità di ogni giorno. Personalmente non credoche se per duemila anni l’uomo ha fatto sempre laguerra, ne occorrano altri duemila per imparare afare la pace. Per me sono inconcepibili tutte le guer-re, e il fatto che si sia arrivati a teorizzare una guerrapreventiva è la prova dell’inevitabile escalation dellaviolenza. L’unico modo è partire dalla non-violenza.

Nell’ultimo capitolo del libro c’è un riferimento acome possa cambiare questa mentalità. Il punto dipartenza del cambiamento può essere individuatonel miglioramento dei rapporti con le persone piùvicine, e per far questo non ci vuole molto. «È poten-te chi cambia un nemico in amico», questo è il segre-to ed «è forte chi domina le proprie passioni».

Quale e quanta importanza ha la memoria nellacostruzione del dialogo?

La riflessione sulla memoria, spesso è stata

impostata in maniera errata. Non basta solo ricorda-re gli orrori: occorrono proposte concrete su comepoter cambiare atteggiamento e convincersi che que-sto è possibile. Parlare di memoria senza chiare pro-spettive e impegno non serve a niente. Abbiamo lettotutti tanto, abbiamo discusso e fatto tante parole, maquanto sono cambiate le nostre coscienze? A questoproposito ricorderei le parole tratte da Diario 1941-43di Etty Hillesum, ebrea olandese morta adAuschwitz: «Non basta salvare i corpi. Dai campistessi dovranno irraggiarsi nuovi pensieri. Nuoveconoscenze dovranno portare chiarezza oltre i recintidi filo spinato e congiungersi con quelle che fuori dilà si devono conquistare con altrettanta pena e in cir-costanze altrettanto difficili».

Giuditta Levi Tomarchio

Milleottocentosessantanove

Allo

specchio

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Jerry Spinelli vive in Pennsylvania e scrive diragazzi, solo per ragazzi. Con pieno merito, in

America ha vinto la Newbury Medal, il massimo pre-mio destinato alla letteratura per giovanissimi. Lamiglior qualità che dobbiamo riconoscergli è la capa-cità di raccontare la quotidianità dei ragazzi attraver-so la dinamicità dei sentimenti, sentimenti forti eacerbi che acquistano di valore proprio nell’aperturadata dalla possibilità della mutazione. Ci rendiamoconto, così, di poter dire che crescono, perché ancoraben lontani dal diventare adulti, laddovematurare è mettersi in continua discus-sione, quando la definizione del caratte-re è ancora elastica, quando non è poicosì difficile ammettere i propri errori. Lasocietà dei ragazzi contiene tutti i difettidella società adulta, perché da questa èbiologicamente generata, perché a que-sta è fisicamente connessa; ci sono con-trasti razziali e di ceto, ruoli gerarchici edemarginazione, vittime e prepotenti, soloche i difetti possono ancora risolversi. Lacomicità delle situazioni e l’elementocaricaturale dei personaggi addolcisconol’amarezza e conducono alla riflessionecon spensieratezza; la mobilità delleemozioni giovanili riesce a risolvere,com’è tipico dell’età, senza ripensamentianche quei drammi che apparivano inva-licabili fino ad un momento prima.Spinelli scrive per ragazzi, abbiamodetto, ma da sempre vale che i libri per

ragazzi facciano bene anche a chiragazzo non è più, neppure dentro disé.

Jerry Spinelli, Guerre in

famig l ia, Milano, Mondadori,

1994.

Coll. R. 813. 54 SPI

Greg e Megin sono fratello e sorella enon si assomigliano per niente, hanno

due caratteri che tenuti accanto fanno scintille in con-tinuazione. Greg, che Megin amabilmente chiamaGrosso, non ha altra preoccupazione che gonfiarsi imuscoli per far colpo sulla ragazza di cui è perduta-mente innamorato, sognando nient’altro che ilmomento in cui lei si accorgerà di lui e combinandomille guai perché il momento arrivi. Megin, che Gregamabilmente chiama Megafono, non ha testa che pergli allenamenti della squadra in cui gioca ed è gelo-sissima della sua mazza da hockey, ha un’amica del

cuore, una nonna fittizia e ama guerreg-giare simpaticamente con la splendidaZoe, una ragazza arrivata da poco nellasua scuola dalla California. Toddie il fra-tellino più piccolo osserva Greg e Megina distanza, saltando da una parte all’al-tra della barricata secondo quale ventotira più forte. Proprio quando l’incom-patibilità fra i due sarà all’apice e lasituazione parrà irrecuperabile, si sve-glieranno da un brutto sogno scoprendodi volersi bene.

Jerry Spinelli, Una casa per

Jeff rey Magee, Milano,

Mondadori, 1994.

Coll. R. 813. 54 SPI

Jeffrey è un ragazzino vagabondante,rimasto solo e senza una casa dopo lamorte dei genitori, precipitati da unponte, in viaggio su di un treno che cor-

reva troppo, quando lui aveva solo tre anni.Jeffrey quando corre è distinguibile quanto un

fulmine, ha una grande passione per libri di ognigenere, sa sciogliere i nodi più complicati del mondoe dorme nel recinto dei bisonti dello zoo.

Jeffrey è un ragazzino bianco, anche se la suapelle ha molte altre e diverse sfumature. Un giorno,correndo, arriva nell’East End, la zona della città abi-tata dalla popolazione nera, che, come ama osservarelui stesso, di nero non ha niente, ma piuttosto tutte lescalature del marrone, dalla tostatura del caffè al

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Jerry Spinelli e i sentimenti acerbiLo s

caffale

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«La miglior

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dobbiamo

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colore del cioccolato. Per prima conosce AmandaBeale, una ragazzina che trascina ogni giorno con sèuna valigia enorme. La valigia contiene tutti i suoilibri, perché Amanda vuole evitare chei suoi fratellini e il cane Bau Au abbia-no occasione di rovinarli. Dopo ilprimo incontro con Amanda, Mageeavrà vita meno facile nell’East End, sfi-dato dalle bande dei ragazzi dellazona, ma la sua abilità nella corsa e nelbaseball riusciranno a costruirgli intor-no contorni tanto leggendari da attri-buirgli il nomignolo di Mitico. MiticoMagee diverrà ospite fisso della fami-glia Beale e per un certo periodo sem-bra che finalmente abbia trovato una casa al numero728 di Sycamore Street; proprio nell’East End, dallaparte opposta della città dei bianchi, il West End. Ipregiudizi razziali atavici e quasi tradizionali, sonocosì profondi in quella società che, nonostante Miticonon ne abbia inizialmente percezione, ben presto cisarà qualcuno che lo costringerà a provarne l’asprez-za e immancabilmente ad allontanarlo, facendolofuggire di nuovo. Jeffrey Magee tornerà nel West Ended anche lì troverà qualcuno che apprezzerà la suaeccezionalità, qualcuno a cui però, ancora una volta,il ragazzo bianco si troverà a dover rinunciare per icasi della vita. Di nuovo solo, sembreràimprigionato nella solitudine del suoruolo di Mitico, considerato e alla fineanche usato solo per questo; unico effi-mero anello fra l’East e il West Enddella città. Certe volte le leggende,però, sono capaci di miracoli.

Jerry Spinelli, Crash, Milano,

Mondadori, 1996.

Coll. R. 813. 54 SPI

Nessuno lo chiama con il suonome, John Coogan, tutti lo chiamano Crash daquando a sei anni, con il suo primo casco da footballamericano, aveva preso la rincorsa e aveva fatto vola-

re sua cugina, appena arrivata per gli auguri natalizi,attraverso la porta di casa ancora aperta. Da allora haassunto il ruolo di ragazzo terribile e disdegna chiun-

que si comporti diversamente da lui.Quando incontra Penn Webb, stereoti-po del ragazzino tranquillo, amanteincantato della natura e per di piùvegetariano, non può che detestarlo;soprattutto perché non reagisce mai aisuoi terribili dispetti. Pen Webb adorala sua tartaruga, se la trascina sempredietro in una scatola, ed è adorato daisuoi vecchi genitori, che non spendonoun minuto lontano da quel figlio chenon speravano più di avere.

Penn Webb corre forte, almeno quanto Crash laScheggia e ha un bisnonno che tanti anni prima si eratuffato nel fiume Missouri e dal fondo aveva raccoltodel fango; adesso il fango è custodito in un barattolonella stanza di Penn e, secondo il ragazzo, è diventa-to prodigioso.

Crash ha abiti nuovi, cosa che Penn non ha,Crash ha anche una bella casa e Penn vive in un ex-garage, ma Crash ha due genitori assenti, immersisolo e sempre nel lavoro ed è senza bisnonno, anchese ha però un nonno di nome Scooter che gli raccon-ta le fiabe. È vero che tutto può cambiare e i vincenti

possono diventare perdenti, ma quantopuò contare continuare a vincere se lafelicità non è il premio in palio?

Jerry Spinelli, Stargir l, Milano,

Mondadori, 2001.

Coll. R. 813. 54 SPI

Immaginiamoci una stagione qualun-que e un qualunque liceo di una tran-quilla cittadina americana, frequentatoda ragazzi e ragazze che si assomiglia-no nel modo di vestire, parlare, pensa-

re.Poi, di colpo, scuotiamoci dal torpore perché

accade l’imprevisto: la nuova arrivata non è affatto

Milleottocentosessantanove

Lo s

caffa

le d

i Hold

en

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una ragazza qualunque, ma un personaggio bizzarroe stravagante che non si riesce né a capire, né a defi-nire. Certo che Stargirl (è proprio que-sto il suo nome) si comporta in manie-ra davvero strana, quasi folle: confezio-na piccoli regali per i compagni di clas-se che ancora nemmeno conosce, se neva in giro portando sempre con sé unukulele e un topo, ma soprattutto siveste in maniera assurda e non si truc-ca. In poche parole, è un’aliena. E cometale viene messa al margine da tutti,pur suscitando qua e là una certaammirazione. Il protagonista e vocenarrante della storia, Leo, se ne inna-mora, ma dopo poco cede al conformismo che lo cir-conda e cerca di farla diventare uguale a tutte le altre,perché non sopporta di sentirsi deriso, diverso. Il suofallimento sarà inevitabile, perché Stargirl è autenti-camente, profondamente diversa dagli altri, e nonriesce a vergognarsene, pur soffrendo della propriaforzata solitudine. Un libro giudicato dagli espertidel settore tra i migliori pubblicati nel 2001, da leg-gere tutto d’un fiato per imparare a comprendere chiè diverso da sé. O almeno, per cercare di non giudi-carlo con occhi troppo severi, quasi ciechi.

Jerry Spinelli, La schiappa, Milano,

Mondadori, 2003.

Coll. R. 813. 54 SPI

L’ultimo romanzo di Spinelli affronta di nuovo iltema della diversità e delle difficoltàche essa suscita, soprattutto nell’am-biente scolastico: a farne le spese sta-volta è un bambino, Donald Zinkoff,le cui vicende vengono seguite dal-l’autore a partire dal suo trionfaleingresso in prima elementare.Donald è infatti innamoratissimodella scuola, candido e pasticcionefino all’inverosimile, non conosce lacompetizione né l’aggressività, è

generoso anche con i prepotenti e fino a nove anninon si è nemmeno accorto di non avere una amico

per la pelle, semplicemente perché nes-suno si accorge veramente della suaesistenza. Non che questo lo preoccupi:è abituato ad affrontare persone esituazioni con la massima fiducia e unasconfinata, maldestra energia fino ache tutto questo non basta più, perché isuoi compagni l’hanno finalmentenotato, stravolgendogli la vita. Il fatto èche non hanno nessuna intenzione diavvicinarsi a lui, ma lo bollano con unsoprannome dapprima solo sussurratoe poi quasi gridato: la schiappa,

appunto. Bisognerà lottare duramente per venirnefuori e riacquistare fiducia in ciò che ci circonda,anche se fortunatamente le strade in salita non hannomai spaventato troppo uno come Zinkoff.Formidabili e divertentissime le descrizioni delle suepiccole manie da scolaro imbranato, che forse ciappartengono più di quanto non crediamo.

Gianna Batistoni e Ilaria Tagliaferri

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FILOSOFIA

ARISTOTELE, Organon; AUSTIN J.L., Senso e sensi-bilità; AVICENNA, Metafisica; BENTHAM J., Teoriadelle finzioni; BERGSON H., Saggio sui dati imme-diati di coscienza; CAPRA C., I progressi della ragio-ne; CAVARERO/RESTAINO, Le filosofie femmini-ste; CHIESARA M.L., Storia dello scetticismo greco;D’AGOSTINI F., Disavventure della verità; EPICU-RO, Epicurea; FREGE G., Senso, funzione e concetto;GALASSO G., Croce e lo spirito del suo tempo;HABERMAS J., Il futuro della natura umana; Storia ecritica dell’opinione pubblica; HEIDEGGER M.,Holzwege; L’autoaffemazione dell’università tede-sca; HORKHEIMER M., Filosofia e teoria critica;KENNY A., Frege; LOSURDO D., Nietzsche, il ribel-le aristocratico; LOTITO L., Il mito e la filosofia;MARCHESINI R., Post-human; NANCY J.L., Lacreazione del mondo; PUTNAM H., Mente, corpo,mondo; VIGNOLO M., Afferrare pensieri; VOZZAM., Esistenza e interpretazione; WOLFF C.,Metafisica tedesca; ZONTA M., La filosofia ebraicamedievale.

PSICOLOGIA E PEDAGOGIA

BELL D., Psicoanalisi e cultura; BROWN N.O., Lavita contro la morte; CAMBI F., Manuale di storiadella pedagogia; FONAGY/TARGET, Attaccamentoe funzione riflessiva; FRABBONI/PINTO MINERVAIntroduzione alla pedagogia generale; HILLMAN J.,Il Potere; LEVORATO M.C., Lo sviluppo psicologico;MUCCHI FAINA A., Psicologia collettiva; SACER-DOTI G., Sacrificio e sovranità; SEMI A.A.,Introduzione alla metapsicologia.

RELIGIONE

CALIMANI R., L’inquisizione a Venezia; CALLOISR., L’uomo e il sacro; CAMDESSUS M., Islam eOccidente; DONIGER W., I miti degli altri; JODO-ROWSKI A., I Vangeli per guarire; KRAUTHEIMERR., Tre capitali cristiane; PRICOCO S., Il monachesi-mo; PUGLIESE CARRATELLI G.,Gli editti di Asoka;SCARPI P., Le religioni dei misteri; TARTAGLIA F.,Tesi per la fine del problema di Dio.

SOCIOLOGIA E ANTROPOLOGIA

AUGÉ M., Genio del paganesimo; Il dio oggetto;BAUMANN Z., La società individualizzata,Modernità liquida; BENEDUCE R., Trance e posses-sione in Africa; BONOMI A., La comunità maledetta;ELIAS N., Tappe di una ricerca; FABIETTI U.,Culture in bilico; LIVI BACCI/ERRERA, Intervistasulla demografia; LYON D., La società sorvegliata;PASINI W., I nuovi comportamenti amorosi; PLES-SNER H., I limiti della comunità; SUE R., Il tempo infrantumi; WEHR G., Novecento occulto; WIE-VIORKA M., La differenza culturale.

POLITICA

ASOR ROSA A., La guerra; BAZZI A., Bioterrorismo;BEDESCHI G., La fabbrica delle ideologie; BOBBIOL., I governi locali nelle democrazie contemporanee;CANFORA L., Critica della retorica democratica;CASSESE S., La crisi dello Stato; CERMEL M., Latransizione alla democrazia di Serbia e Montenegro;CHIESA G., La guerra infinita; CHOMSKY N.,Capire il potere; D’ALEMA M., Oltre la paura; DESI-DERIO A., Atlante geopolitico; DI NOLFO E., Dagliimperi militari agli imperi tecnologici; EISENSTADTS.N., Paradossi della democrazia; GENTILE E., Lereligioni della politica; MANNHEIMER/SANI, Laconquista degli astenuti; PASQUINO G., Dall’Ulivoal governo Berlusconi; RASHID A., Talebani; ROC-CATO M., Le tendenze antidemocratiche; VACCA G.,L’unità dell’Europa.

ECONOMIA E DIRITTO

BERTA G., L’Italia delle fabbriche; BORZI N., Laparabola Enron; COMBA/GARELLI, I contrattiinternazionali; CONTI/DE RISI, Manuale della qua-lità; CREPAX N., Storia dell’industria in Italia; GAL-GANO F., Lex mercatoria; GALLINO L., Il costoumano della flessibilità; MARCON G., Le ambiguitàdegli aiuti umanitari; MASELLA M.G., Dall’altare altribunale; McILWAIN C., Costituzionalismo antico emoderno; POWER M., La società dei controlli; ROSSIE., Abolire la miseria; SCHNEIDER H., Antropologiaeconomica; SCOTT/SEBASTIANI, Dizionario di

Milleottocentosessantanove

Nuove acquisizioniD

iario

di b

ord

o

Riportiamo una

parte dei libri

acquistati dalla

Società per la

Biblioteca

Circolante nel

primi sei mesi del

2003.

Ricordiamo che è

possibile consulta-

re l’elenco delle

nuove acquisizioni,

aggiornato mensil-

mente, all’indirizzo

web:

http://www.

bibl iotecacirco-

lante. i t /novi ta/

novi ta.html

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marketing; TURNER A., Just capital; ZIEGLER J., Laprivatizzazione del mondo.

SCIENZA E DIVULGAZIONE

ACZEL A.D., L’enigma di Fermat; BELL F.G.,Geologia ambientale; BELLONE E., La stella nuova;BERLAN J.P., La guerra al vivente; BIAVIA P.M.,Complessità e biologia; BONCINELLI E., Io sono tusei; BOORSTIN D.J., L’avventura della ricerca; BOU-VET J.F., La strategia del camaleonte; BROWN T.A.,Genetica; BUCCHI M., Scienza e società; CAPRA F.,La scienza della vita; CRAWFORD D., Il nemico invi-sibile; DAL SASSO C., Dinosauri italiani; DEVLINK., Il gene della matematica; DYSON F., Le originidella vita; ELDREDGE N., Le trame dell’evoluzione;FEYNMAN R.P., Il piacere di scoprire; GARFIELD S.,Il malva di Perkin; HACK M., Origine e fine dell’uni-verso; HAWKING S., L’universo in un guscio dinoce; HELLMAN H., Le dispute della medicina;HORGAN J., La mente inviolata; KATZUNG B.G.,Farmacologia generale e clinica; LEITZMANN C.,Vegetarianesimo; LOLLI G., Filosofia della matemati-ca; MAGUEJIO J., Più veloce della luce; PEDEMON-TE/FORNARI Chimica e restauro; PURVES W.K.,Biologia; SCHOPF J.W., La culla della vita; SHAPINS., La rivoluzione scientifica; TAIZ/ZEIGER,Fisiologia vegetale; TIECCO G., Igiene e tecnologiaalimentare; TRAMONTANO A., Bioinformatica.

ARTE, ARCHITETTURA E FOTOGRAFIA

ANG T., Fotografia digitale; CATALOGO, AmedeoModigliani. L’angelo dal volto severo; Gli artisti delFaraone; Gonzaga. La Celeste Galleria: le raccolte; IFaraoni; Le Stanze dell’Arte; Masaccio e le origini delRinascimento; Napoleone e la Repubblica Italiana;Rembrandt; Transavaguardia; CECCARELLI N.,Progettare nell’era digitale; COMTE M.,Incroci/Crossroads; FABRICA, 2398 gr. A book aboutfood; GINZBURG CARIGNANI S., AnnibaleCarracci a Roma; KERSHAW A., Robert Capa;MORACHIELLO P., La città greca; PENN I., Still Life;RYKWERT J., La seduzione del luogo; WADE J.,Grandi giardini italiani.

MUSICA E CINEMA

AIMERI/FRASCA, Manuale dei generi cinematogra-fici; ARECCO S., Il paesaggio del cinema; BALDI A.,Schermi proibiti; BALZANO C., Cento anni di cine-ma civile; BORTOLOTTO M., Introduzione al liedromantico; BRUNETTA G.P., Guida alla storia delcinema italiano 1905-2003; COBAIN K., Diari; DEVAN G., L’opera italiana; FREZZA G., Fino all’ultimofilm; GHEZZI E., Stati di cinema festival ossessione;GIACOVELLI E., Un secolo di cinema italiano;HORNBY N., Rock, pop jazz & altro; KRACAUER S.,Da Caligari a Hitler; METASTASIO P., Drammi permusica; MICCICCHÉ L., Filmologia e filologia;MICELI S., Musica e cinema nella cultura delNovecento; NAPOLI/POLIGNANO, Dizionario deitermini musicali; PETAZZI P., Le sinfonie di Mahler;PRINCIPE Q., Mahler; SCORSESE M., Il bello delmio mestiere; SIBILLA G., I linguaggi della musicapop; SKAL D.J., The Monster show; WYMAN B.,Rolling with the Stones.

LETTERATURA TESTI

AUSTEN J., L’abbazia di Northanger; BASILE G., Licunto de li cunti; CALDWELL E., Fermento di luglio;COLLINS W.C., La Pietra di Luna; DEFOE, IlColonnello Jack; EURIPIDE, Ciclope; GALILEI G:, Lemecaniche; GAUTIER T., Mademoiselle De Maupin;GOZZI C., Novelle; HARDY T., Via dalla pazza folla;JAMES H., Quel che sapeva Maise; JOHNSON B., IlVolpone; KAWABATA Y., Romanzi e racconti;KEROUAC J., Il libro dei sogni; LANDOLFI T., Gogola Roma; LOPE DE VEGA, Fuente Ovejuna; MARI-NETTI F.T., Mafarka il futurista; PASCOLI G., Poesiee prose scelte; PAVESE C., Tutti i racconti; PLATONE,Lettere; PLOTINO, Enneadi; SADE D.A.F., Il giudicebeffato; SENECA, Ricerche sulla natura; STERNE L.,Viaggio sentimentale; TOLSTOJ L., Felicità familiare;TROLLOPE A., Un caso di coscienza; TURGENEV I.,Terra vergine; VOLPONI P., Romanzi e prose.

LETTERATURA SAGGI

ASSMANN A., Ricordare; CANFORA L., Il copistacome autore; CASSANO F., Oltre il nulla; CITATI P.,

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La mente colorata; CORTI M., Scritti su Dante eCavalcanti; FIORENTINO F., La letteratura dellaSvizzera tedesca; FUMAROLI M., L’età dell’eloquen-za; GARBOLI C., Pianura Proibita; GIGANTE C.,Esperienze di filologia cinquecentesca; GINZBURGC., Nessun isola è un’isola; HAGEGE C., Morte erinascita delle lingue; ISELLA D., Carlo Porta; JOL-LES A., I travestimenti della letteratura; MANICA R.,La prosa nascosta; MARTINI M., Oltre il disgelo;PALTRINIERI E., La Spagna letteraria; PASQUINI E.,Dante e le figure dal vero; PETRONIO G.,Romanticismo e verismo; SALINAS P., Difesa dellalettera; SERRI M., Il breve viaggio; SPARK M., MaryShellley; SPINAZZOLA V., La modernità letteraria;STIMILLI D., Fisionomia di Kafka.

POESIA E TEATRO

ALBERTI R., Canzoni per Altair; ALIGHIERIDANTE, Chiose Filippine; Rime; BERTOLANI P.,Incertezza dei bersagli; BETTINZOLI A., La coscien-za spietata; BIANCHI S, Poetesse italiane delCinquecento; BLAKE W., Libri profetici; BORGESJ.L., L’altro, lo stesso; BRECHT B., L’opera da tresoldi; CHAR R., Ritorno sopramonte e altre poesie;CONSONNI G., Luí; CURI F., La poesia italiana d’a-vanguardia; FRABOTTA B., La pianta del pane;GARCIA LORCA F., Il mio segreto; GRAMIGNA G.,Quello che resta; INSANA J., Stortura; LAMARQUEV., Poesie 1972-2002; LUZI M., Poesie ritrovate;MALLARMÉ S., Poesie; MAMET D., BostonMarriage; NICOLE P., Sulla commedia; PASOLINIP.P., Tutte le poesie; PLATH S., Opere; POUND E.,Canti postumi; QUENEAU R., Piccola cosmogoniaportatile; RIDOLFI R., Poesia in prosa; ROBERTSONR., Camera obscura; RUFFATO C., Sinopsìe; SANTA-GATA M., Per l’opposta balza; SCHILLER F.,Guglielmo Tell; SCIALOJA T., Poesie 1961-1998;SIMIC C., Hotel Insomnia; SOVENTE M., Carbones;TAKANO K., Nel cielo alto; VALDUGA P., Requiem.

GEOGRAFIA E VIAGGI

ALLEN S.L., La tazzina del diavolo; COOPER M., Ioe Pinochet; EHRLICH G., Un freddo paradiso;

HOLM B., Isole; PACI P., Alpi; PACODA F., Sullerotte del Rave; SCHWARZENBACH A., La via perKabul; SOLANO F., Sotto le nuvole del Messico;SPOSITO L., Mal d’avventura; STARK F., Le vallidegli Assassini; SYMMES P., Sulle orme del Che.

STORIA

ARNALDI G., L’Italia e i suoi invasori; ASSMANN J.,Potere e salvezza; BADE K.J., L’Europa in movimen-to; BERTOLDI S., Il re che fece l’Italia; BIANCONI G.,Mi dichiaro prigioniero politico; CAREY R., Lanuova Intifada; COLISH M.L., La cultura delMedioevo; COLLOTTI E., L’Europa nazista; DAVIESN., Storia d’Europa; DAVIS M., Olocausti tardovitto-riani; FEJTO/SERRA, Il passeggero del secolo; FER-GUSON N., La verità taciuta; FEST J., La disfatta;FLORI J., Riccardo Cuor di Leone; FRASER A., MariaAntonietta; GOLDHAGEN D.J., Una questionemorale; GRAZIOSI A., Guerra e rivoluzione inEuropa; GUALTIERI R., Il Pci nell’Italia repubblica-na; GUERRI G.B., Rapporto al Duce; JENNINGS F.,La creazione dell’America; KNOX M., Alleati diHitler; LABANCA N., Oltremare; LEPRE A., Storiadegli italiani del Novecento; LEWIS B., Semiti e anti-semiti; MARCUCCI L., Dieci anni che hanno scon-volto la Russia; MAZZONIS F., La Monarchia e ilRisorgimento; MORGAN S., Rappresaglie dopo laResistenza; NAIMARK N.M., La politica dell’odio;NATTA A., Serrati; NYE jr J.S., Il paradosso del pote-re americano; OLIVA G., Duchi d’Aosta; Foibe;PANSA G., I figli dell’aquila; PETACCO A.,Ammazzate quel fascista!; ROUSSO H., Stalinismo enazismo; SALVADORI M., Il Novecento; SEKULICT., Violenza etnica; SETTIMELLI L., Dal profondodell’inferno; SORGONI B., Etnografia e colonialismo;TERNON Y., Gli Armeni; VERDOLINI L., La tramasegreta; WHEATCROFT A., Gli Asburgo; ZUNZ O.,Perché il secolo americano?

REPORTAGE E ATTUALITÀ

ALEKSIEVIC S., Preghiera per Cernobyl; BET-TIN/DIANESE, Petrolkiller; BETTIZA E., Viaggionell’ignoto; BIAGI E., Cose loro & fatti nostri;

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BOCCA G., Piccolo Cesare; CERI P., Movimenti glo-bali; KAPUSCINSKI R., La prima guerra del football;KLEIN N., Recinti e finestre; LEWIS B., Il suicidiodell’Islam; LUCARELLI C., Misteri d’Italia; MINÀG., Un mondo migliore è possibile; RAI M., Iraq;RAMONET I., Il mondo che non vogliamo; RIFKINJ., Economia all’idrogeno; ROMANO S., Il rischioamericano; STAGLIANÒ R., Cattive azioni; STI-GLITZ J.E., La globalizzazione e i suoi oppositori;STRADA G., Buskashì; VESPA B., La grande mura-glia; VIDAL G., Le menzogne dell’impero.

NARRATIVA

GIALLA E HORROR

CARTER S.L., L’imperatore di Ocean Park; CASE J.,Sindrome; CLANCY T., Nome in codice Red Rabbit;CONNELLY M., Il buio oltre la notte; COOK R.,Esperimento; COONTS S., Obiettivo America; COR-BIN H., Weekend di terrore; CORNWELL P., Ritrattodi un assassino; CRAIS R., La squadra; CRUZ SMITHM., Tokyo station; DEMILLE N., Cattedrale;DOHERTY P., Gli artigli del diavolo; EDWARDSONA., Balla con l’angelo; FLYNN V., La terza opzione;FYFELD F., La prova del fuoco; GARCIA-LOZA L.A.,Il silenzio della pioggia; GRISHAM J., Il re dei torti;HAIG B., Alleati mortali; HIGGINS J., L’infiltrato;ILES G., L’uomo che rubava la morte; JENSEN J.H., Ilgiullare di Murmansk; JOHANSEN I., Una minacciadal passato; KELLERMAN J., Una vittima scomoda;KERNICK S., Il dovere di uccidere; KING S., Tutto èfatidico; LEATHER S., Tango One; LEHANE D., Lacasa buia; LOGAN C., Absolute zero; MANKELL H.,La leonessa bianca; Prima del gelo; MARGOLIN P.,Prova d’accusa; MARTINI S., L’imputato; MAY P., Ilquarto sacrificio; MELTZER B., I milionari; O’CON-NELL C., La bambina dagli occhi di ghiaccio;PASTOR B., I misteri di Praga; PATTERSON J., Primoa morire; PEARS I., Il sogno di Scipione; PRESTON &CHILD, La stanza degli orrori; REULAND R., NeroBrooklyn; SANDFORD J., La missione di ClaraRinker; SCOTT L., Giustizia sommaria; SCOTTOLI-NE L., Legittima vendetta; SIEGEL J., Ultima corsa;SILVA D., L’inglese; SORIGA F., Neropioggia; WAL-

TERS M., Il segreto di Cedar House.

FANTASCIENZA E FANTASY

BARKER C., Abarat; BROOKS T., L’ultima magia;DICK P.K., Rapporto di minoranza; EVANGELISTIV., Mater Terribilis; FEIST R.E., L’artiglio del falcod’argento; LE GUIN U.K., La salvezza di Aka; MAR-TIN G.R.R., I fiumi della guerra; NORTON/ZIM-MER BRADLEY, Il Giglio dorato; NOVEL F., Scatolesiamesi; PRIEST C., Esperienze estreme; RUELLANA., Memo; SILVERBERG R., Universi lontani.

AMERICANA

AUEL J.M., Focolari di pietra; AUSTER P., Ho pensa-to che mio padre fosse Dio; Il libro delle illusioni;BRADFORD A., Dogwalker; CARTER A., I buoni e icattivi; COHEN P., Gramercy Park; COOPER D., Imiei pensieri perduti; COUPLAND D., La sacra fami-glia; CRICHTON M., Preda; CROWLEY J., La tradut-trice; CRUMLEY J., La terra della menzogna; CUS-SERL C., Walhalla; EGOLF T., Sonata per Louise eviolino; ELLISON R., Juneteenth; FERGUSON W.,Felicità; FORD R., Infiniti peccati; GIFFORD B., PortTropique; GOLDSMITH O., La moglie di mio marito;GORDON N., L’uomo che cercava la verità; HAS-SLETT A:, Il principio del dolore; HAYDEN T.L., Lacosa veramente peggiore; HIAASEN C., Cane sciolto;HIGGINS CLARK M., Ti ho guardato dormire; JEN-NINGS G., Il sangue dell’atzeco; JONES T., Ondata difreddo; KATZENBACH J., L’analista; LETHEM J., Aovest dell’inferno; Oggetto amoroso non identificato;McBRIDE J., Miracolo a Sant’Anna; McDONELL N.,Twelve; McPHEE J., Il centro delle cose; MOODY R.,Racconti di demonologia; PLAIN B., La saga deiFarrell; RITCHIE J., Il caro prezzo della privacy;ROSENBERG P., Graffi di rabbia; ROTH P., L’animalemorente; SEBOLD A., Amabili resti; SOUTHERN T.,Blue movie; SPARKS N., Come un uragano; STEELD., La casa di Hope Street; Il viaggio; TAYLORBRADFORD B., Un posto per me nel tuo cuore; TAY-LOR K., Senza ritorno; TUROW S., Errori reversibili;VACHSS A., Contro il male; WOLFE T., La bestiaumana; WOLFF T., Il colpevole.

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INGLESE

AMIS M., Esperienza; BANVILLE J., Eclisse; BEN-NETT A., La signora nel furgone; BURGESS A., Ilseme inquieto; CAREY E., Observatory Mansions;COETZEE J.M., Gioventù; CORNWELL B., Territorionemico; DE BERNERIES L., Red Dog; FARAH N.,Segreti; KALFUS K., Sete; KERSH G., La notte e lacittà; KNEALE M., Il passeggero inglese; KUREISHIH., Otto braccia per abbracciarti; McNAMEE E., BlueTango; O’BRIAN P., Rotta a Oriente; SMITH Z.,L’uomo autografo; TREVOR W., La storia di LucyGault; VERA Y., Il fuoco e la farfalla.

TEDESCA E SCANDINAVA

ALVTEGEN K., Senza fissa dimora; GAARDER J., Ilvenditore di storie; HELGASON H., Il più grandescrittore d’Islanda; JENNY Z., Il richiamo della con-chiglia; KRABBÉ T., La grotta; KRACHT C., 1979;KRAUSSER H., Il falsario; LANDER L., La casa delfelice ritorno; LARSSON B., L’occhio del male; LIND-GREN T., Il pappagallo di Mahler; LOE E., Naif.Super; NESSER H., Una donna segnata; NIEMI M.,Musica rock da Vittula; VILHJALMSSON T., Ilmuschio grigio arde.

FRANCESE

BEIGDEBER F., L’amore dura tre anni; BEN JEL-LOUN T., L’Hammam; CHEVALIER T., La ragazzacon l’orecchino di perle; CRISPY M., Cacciatori diteste; DJEBAR A., La donna senza sepultura; FRE-GNI R., Nero Marsiglia; MONENEMBO T., Il grandeorfano; PICOULY D., Paulette e Roger; SACHS M.,La decade dell’illusione; SIMENON G., Maigret e lastangona; VIEL T., L’assoluta perfezione del crimine.

ITALIANA

AGNELLO HORNBY S., La Mennulara; ALAJMO R.,Cuore di madre; BARICCO A., Senza sangue; BEVI-LACQUA A., Attraverso il tuo corpo; BIAMONTI F.,Il silenzio; CACOPARDO D., Giacarandà; CARLOT-TO M., Il maestro di nodi; CASATI MODIGLIANI S.,6 aprile ’96; CASTELLANETA C., Casta Diva;CONDÒ P., Sotto copertura; COVACICH M., A per-

difiato; COVITO C., La rossa e il nero; DAZIERI S.,Gorilla blues; DE SILVA D., Voglio guardare; FALET-TI G., Io uccido; FOIS M., L’altro mondo; GORI L., Ilpassaggio; LOMUNNO A., Nero Sud; LONGO A.,Più o meno alle tre; MACCHI L., La voce dei turchi-ni; MACCHIAVELLI L., Ombre sotto i portici; MAI-NARDI D., Contro il Brasile; MANFREDI V.M., Icento cavalieri; MORAZZONI M., Una lezione distile; PALANDRI E., L’altra sera; QUILICI F., MareRosso; RASY E., Tra noi due; RIOTTA G., Alborada;SEBASTE B., Tolbiac; SGORLON C., L’uomo diPraga; SORIA P., La primula di Cavour; SPIRITO P.,Speravamo di più; TADINI E., Eccetera; TAMARO S.,Più fuoco, più vento; TASSINARI S., I segni sullapelle; VENTURI M., Chi perdona ha vinto; L’amanteè finita; VINCI S., Come prima delle madri; ZAMBO-NI M., Emilia parabolica.

IBERICA E LATINOAMERICANA

CHAVARRIA D., Adios muchachos; COLOANE F.,Cacciatori di indios; CORTAZAR J., Rayuela; FUEN-TES E., Morte nel bosco; GAMBOA S., Ottobre aPechino; GARCIA MARQUEZ G., Vivere per raccon-tarla; MARSÉ J., Code di lucertola; MARTIN A., Isoldi di Dio; NASSAR R., Un bicchiera di rabbia;PADURA FUENTES L., Addio Hemingway; PEREZ-REVERTE A., La regina del Sud; SARABIA A., Learance amare di Siviglia; SARAMAGO J., L’uomoduplicato; SILVA L., L’alchimista impaziente.

NARRATIVA IN ALTRE LINGUE

AKINARI U., Racconti di pioggia e di luna; ALAI,Rossi fiori del Tibet; CHARMS D., Disastri; DAVI-DAR D., La casa dei manghi blu; DESAI A., Il villag-gio sul mare; FUST M., La storia di mia moglie;HAMID M., Nero Pakistan; MARAI S., Truciolo;MISTRY R., Un perfetto equilibrio; NAIR M., Lo scul-tore della sabbia; NARAYAN R.K., Il laureato; SHA-LEV M., La montagna blu; SHARMA B., Benedettezie; SIDWHA B., La sposa pakistana; SOROKIN V.,La coda; XIAOLONG Q., La misteriosa morte dellacompagna Guan.

Marco Sabatini

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Storie di Montalbano è il titolo della raccolta deiromanzi e dei racconti dedicati da Andrea

Camilleri alle vicende investigative dell’ormai cele-berrimo commissario. Pubblicata da Mondadorinella collana «I Meridiani», a cura di Mauro Novelli,con una introduzione di Nino Borsellino ed una riccacronologia, è costellata di citazioni e brani di conver-sazioni private tra lo scrittore siciliano ed AntonioFranchini.

L’edizione di per sé si configuracome un evento, dato che «I Meridiani» ècollana di classici riservata alla grandeletteratura. Camilleri è uno scrittore direcente pubblicazione e, fra i suoi libri,quelli di Montalbano sono i più letti, maanche i più discussi, trattandosi di gialli,e dunque confinati da alcuni nell’ambitodella letteratura di genere. Quasi cheCamilleri con questa edizione venga pro-mosso tra i grandi della nostra letteratu-ra, a furor di popolo e a dispetto delleaccademie e delle nomenclature editoria-li che si sono viste esplodere sotto il nasoun fenomeno letterario che non avevanosaputo riconoscere in tempo.

Bisogna sentirlo parlare AndreaCamilleri, seguire la mobilità dellosguardo ironico e profondo sotto le foltesopracciglia, lasciarsi cullare al suonodelle sue sicilianissime vocali e delle suemetafore poetiche di contrappunto allalucidità del ragionamento; bisogna

vederlo e cogliere l’inte-rezza della sua umanità,per intuire forse dove sia il segretodel suo grande successo. La sicilia-nità è intesa come categoria dellospirito, impasto di cultura millena-ria, cosmopolita eppure radicatanella terra in cui si è generata.Cultura ibrida, meticcia e impura eper questo ricca in modo straordina-rio di umanità plurale, e saggezza e

storia e disincanto e fatalismo, ma non per questosconfitta e subalterna, bensì orgogliosa della propriadifferenza, non omologata né disposta alla omologa-zione, ironica e critica, raziocinante e passionale.

La Sicilia è una terra affascinante, ricca di contra-sti che il paesaggio rimanda agli occhi del viaggiato-re come metafora viva di una condizione umana.

Profili aspri di terre nude contro azzurri di cieloe mare che sembrano creati apposta per arrivarti al

cuore. Isole in subbuglio geologico,come scialuppe di salvataggio di sparuteciurme di naufraghi o profughi da terrelontane nelle mani di qualche «divinoscafista». Gli abitanti di Stromboli sirivolgono al vulcano come se parlasserodi un loro compagno di vita, il genio allacui ombra sono cresciuti e che li accom-pagnerà talvolta malevolo, semprecustode, per sempre. V’è ancora un Diolà sotto ad affilare le armi nella sua fuci-na e Colapesce a sostenere il peso di unaterra inquieta. Qui, più che altrove, siamo in balia deglieventi, di forze di gran lunga più poten-ti di noi, immersi nella relatività totale. Ilpassaggio di ognuno su questa terra nonè che tale e ognuno non è che un infimogranello di materia «preso in un giroimmortale».Montalbano, il commissario, ha dentrotutto questo. Conosce gli uomini, neanticipa i pensieri, ne rintraccia i percor-si, ne afferra i caratteri al primo sguardointerpretandone i codici segreti. Si stupi-

sce raramente, ma si commuove e odia e ama. È«assai sensibile e attento ai fatti del [suo] Paese»;crede che «una polizia democratica […] sia veramen-te al servizio dei cittadini» e per questo odia la buro-crazia e fugge i giochi di potere. Non ha ambizioni dicarriera, ma fa il suo lavoro con passione, intelligen-za e creatività, mettendo a frutto la sua abilità razio-nale e la sua conoscenza degli uomini e, per quanto èpossibile, siccome la vita non è che un soffio di brez-

Milleottocentosessantanove

Montalbano nella vetrina dei classiciE

x lib

ris

«Quasi che

Camilleri con

questa edizio-

ne venga pro-

mosso tra i

grandi della

nostra lettera-

tura, a furor di

popolo e a

dispetto delle

accademie e

del le nomen-

clature edito-

riali che si

sono viste

esplodere

sotto i l naso

un fenomeno

letterario che

non avevano

saputo ricono-

scere in

tempo»

Andrea Camilleri,

Storie di

Montalbano,

Milano,

Mondadori, 2002.

Coll. 853.914

CAM

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za marina, si gode questo passaggio. Nessuna cosa almondo, neanche Livia, che pure ama, nel modo in cuiun siciliano di Vigata, che cerca pace tra le frondesilenziose e sagge di un olivo centenario, può amare

una genovese che vive a Boccadasse, può fargli per-dere la mangiata di arancini, «priparati» da Adelinaper Capodanno.

Laura Guarnieri

Milleottocentosessantanove

Cannabis connection

Ex lib

ris

La questione della legalizzazione della marihua-na è oggi ampiamente dibattuta, segnale di

un’attenta riflessione nei confronti di un’impostazio-ne legislativa repressiva che per tutto il Novecento haaccomunato il consumo di canapa all’uso di sostanzetossicologicamente più ‘pesanti’ come oppiacei ococaina. Il saggio di Guido Blumir cerca di portareacqua al mulino dell’antiproibizionismo attraverso ladimostrazione della scarsa efficacia nonché dellacarenza di basi scientifiche della strate-gia fin qui adottata.

Nato negli Usa negli anni Trenta, ilproibizionismo anti-marihuana si è affer-mato e diffuso in tutto il mondo, soprat-tutto grazie alla spregiudicatezza e allatestardaggine del capo del FederalBureau of Narcotics, Harry J. Aslinger,pronto a tutto pur di riuscire nella «mis-sione divina di estirpare l’uso dell’erbadel diavolo». Fiumi di parole ad effetto,statistiche manipolate, disinformazionesistematica e deliberato occultamento diprove scientifiche, secondo Blumirhanno consentito alla «macchina inferna-le» messa in piedi da Aslinger di soprav-vivere per più di settant’anni, nonostan-te le prove contrarie presentate nel corsodegli anni da diversi e importanti studi.

All’inizio si cercò di dipingere la marihuanacome un pericoloso allucinogeno, quindi si passò allateoria della canapa come droga di passaggio versosostanze più dannose e infine, in anni più recenti, siè arrivati a suggerire che la marihuana oggi in circo-lazione sia infinitamente più potente di quella di unavolta, e che quindi non abbia più senso definirlacome ‘droga leggera’. Questi concetti ancora oggisono presentati come verità inconfutabili a sostegno

della legittimità della messa al bando della cannabis,e hanno costituito la base portante per le crociateanti-marihuana di Reagan e Bush, per il giro di viteadottato dall’ONU nei confronti delle droghe leggeree per l’adozione di leggi nazionali più rigide possibi-le (come ad esempio la legge Jervolino-Vassalli inItalia).

Blumir contesta questa impostazione citandonumerosi lavori scientifici che ne hanno messo in

crisi i presupposti teorici. La canapa è ingrado di alterare temporaneamente lapercezione, l’umore, la capacità di con-centrazione e le funzioni cognitive ingenere, ma non è un deprimente centra-le come gli oppiacei o l’alcol, né ha lapotenza psicostimolante della cocaina,per cui anche i suoi effetti tossici sonoassai meno rilevanti; la dipendenza chesi instaura è di scarsa intensità e noninduce sindromi da astinenza. La teoriadel passaggio è priva di fondamentoperché i soggetti che fumano marihuanae quelli che usano morfina o cocaina rap-presentano ‘bacini di utenza’ distinti; lapercentuale di ∆9-THC (il principio atti-vo responsabile delle azioni psicotrope)nelle preparazioni di haschish emarihuana è variabile a seconda della

zona geografica di provenienza, delle modalità dicoltivazione, del sesso della pianta, ma comunque èsempre compresa tra il 4 e il 6% (al massimo si arrivaal 9%) e non ha subito grosse variazioni nel corso deltempo.

La ricetta dell’autore è semplice: l’unico risultatodel proibizionismo è quello di favorire intorno allamarihuana lo sviluppo di una fiorente economia cri-minale e di trasformare in fuorilegge persone che

Guido Blumir,

Marihuana. Uno

scandalo inter-

naz iona le,

Torino, Einaudi,

2002

Coll. 394. 140 9

BLU

«”Le differenze

tra droghe leg-

gere e pesanti

sono sfumatu-

re”. Negli ulti-

mi 15 anni

quindicimi la

persone sono

m o rte di ero i-

na, nessuna è

m o rta di

marihuana.

Forse la diff e-

renza tra zero

e quindicimila

è una

sfumatura?»

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‘abusano’ di una sostanza che ha gli stessi effetti diun boccale di birra, senza peraltro riuscire a limitar-ne il numero. Per questo è necessario sperimentareforme di legalizzazione sul modello dell’esperienzaolandese, tanto più necessarie se si pensa che il proi-bizionismo nei confronti della canapa priva il mondodella possibilità di utilizzare una fibra tessile di pri-maria importanza e di studiare in modo completo lepossibilità terapeutiche dei derivati cannabinoidi,

che mostrano interessanti prospettive nella terapiadel glaucoma e della sclerosi multipla, nonché comeanti-emetici e stimolanti dell’appetito (con possibilibenefici per pazienti in chemioterapia o affetti dagrave deperimento) e negli ultimi tempi anche comeantiproliferativi (per la terapia di alcune forme ditumore).

Marco Sabatini

Milleottocentosessantanove

Buick Regal

Ex

libris Stephen King. Certamente non è ai livelli di, vi assi-

curo, molti dei suoi lavori.Intendiamoci di nuovo. In questo lavoro c’è tutto

lo Stephen King che piace ai suoi, di nuovo, fedeli let-tori. C’è soprattutto l’America più a stelle e strisce

che conosciamo. Ci sono le confezioni dasei di birra e le Pall Mall. Ci sono i centricommerciali e i politici presenzialisti. Cisono i poliziotti che fanno il loro dovere,ci sono i camioncini modello pick up e leriviste spazzatura. E a guardare bene cisono anche tutti gli incubi dello scrittoredel Maine. Il cancro per cominciare, aipolmoni ed allo stomaco. Ma soprattuttol’ignoto. E l’ignoto questa volta è unamacchina, una Buick otto cilindri, perchi è incuriosito dal nome. Una macchi-na che non può esistere. Non può esiste-re per come è apparsa, non può esistereper come è costruita, non può esistereper ciò che porta nel nostro mondo.Andiamo oltre? D’accordo. Cercandobene troviamo anche la malvagitàumana. Non la malvagità colpevole, lamalvagità condannabile, quella che cipermette di accusare e punire. Troviamo,invece, una malvagità, una crudeltà che

l’uomo, il migliore degli uomini, non riesce a cancel-lare. È l’odio per il diverso, solo perché diverso. È lapaura che, in fondo, libera il nostro odio, la nostraviolenza. E noi, quella paura, ma soprattutto quell’o-dio e quella malvagità, le percepiamo e non possia-

«Con tutto il tempo che il ragazzo passavada noi, immagino che fosse inevitabile che

vedesse che cosa c’era nel capannone B, e che chie-desse a qualcuno che cos’era e che cosa ci faceva lì.Probabile che quel qualcuno fossi io, perché ero statol’amico più caro di suo padre. L’amicopiù caro ancora poliziotto, quantomeno.Forse volevo che succedesse. O la va o laspacca, dicevano i veterani. Che il gattocuriosone abbia molta soddisfazione».

«Potete chiamarla coincidenza, sevolete, ma io sono un poliziotto e noncredo alle coincidenze, ma soltanto allecatene di eventi che si allungano e diven-tano sempre più fragili finché non ven-gono spezzate dalla sfortuna o dallapura e semplice malvagità umana». EStephen King prova ad afferrare lanostra mano, di noi suoi fedeli ed appas-sionati lettori, la stringe con forza perguidarci lungo tutta la catena degli even-ti, anello per anello. Su ognuno di essi siferma, descrive e passa agli altri. E sa chepuò portarci fino a che la catena non sispezza, vuoi per la sfortuna, vuoi, moltopiù spesso per la malvagità, umana onon umana che sia.

Questa volta, però, la sua mano è meno ferma.Lo sentiamo. Non c’è nulla da fare. A volte la presascivola.

Intendiamoci, questo è un buon romanzo. Lo è sei nostri gusti, esigenti o meno che siano, apprezzano

«Perché dun-

que ho detto

che questo

non è uno dei

migl ior i lavori

di Stephen

King? Perché,

a volte, la sua

mano smette

di guidarci e

scivola via

dalle nostre

dita? Credo

che una rispo-

sta ci sia: la

sua presa non

è dettata dall’i-

st into ma dal la

tecnica. E noi

lo sentiamo»

Stephen King,

Buick 8,

Milano, Sperling &

Kupfer, 2003.

Coll. 808. 838 72

KIN

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mo evitarle. Non possiamo condannarle. In fondo,quella paura e quella malvagità sono le nostre.

Perché dunque ho detto che questo non è uno deimigliori lavori di Stephen King? Perché, a volte, lasua mano smette di guidarci e scivola via dalle nostredita? Credo che una risposta ci sia: la sua presa non èdettata dall’istinto ma dalla tecnica. E noi lo sentia-mo.

Mi spiego meglio. La storia, in sé, non ha un granvalore. La scrittura, agile, divertente, insomma allaStephen King, piace molto di più. Ma la struttura nar-rativa, pur molto ben realizzata, è troppo artificiosa.Non voglio anticipare nulla del contenuto del roman-zo, ma la storia è un lungo flashback con, ovvia, sor-presa finale. Ed il flashback viene raccontato da diver-

si personaggi. Ognuno con il suo carico di emozioni.Ognuno con il suo slang, la sua parlata, le sue infles-sioni. Ancora, ognuno con i suoi desideri e le suepaure. Ognuno, uomo o donna che sia. Ma il roman-zo esaurisce qui il suo valore, nella qualità della tec-nica di narrazione. Così l’istinto (fisicamente quellaparte dello stomaco che King riesce sempre a solleti-care) stavolta non è toccato. Confermiamo la metafo-ra: le sue dita non ci arrivano. E questo, in fondo, cidispiace.

Un’ultima considerazione: i fedeli lettori non sifacciano trarre in inganno dal marketing, questoromanzo, con il famoso incidente del nostro autore,non ha quasi nulla a che fare.

Lorenzo Trombella

Milleottocentosessantanove

Divisi nella stessa terra

Ex lib

ris

La sposa in questione è Galia, la giovane donnache, dopo un anno di matrimonio, ha improvvi-

samente ripudiato il marito Ofer, figlio del protago-nista, Yohanan Rivlin, professore di sto-ria mediorientale all’università di Haifa.Ofer, che da allora si è trasferito a Parigi,non ha mai rivelato le ragioni del divor-zio, ma a cinque anni di distanza, soffreancora di questa separazione e non haancora trovato, o voluto trovare, unanuova compagna. Rivlin non ha maiaccettato di restare all’oscuro del motivodel divorzio del figlio e coglie l’occasionedella morte dell’ex consuocero per rial-lacciare i contatti con la famiglia della exnuora e indagare i misteri che vi si cela-no.

Il libro quindi, apparentemente,narra le vane ricerche di Rivlin, svoltecontro la volontà della moglie Haghit,giudice distrettuale, donna razionale ebrillante, incline a lasciare che il figlioesca da solo dalla penosa situazione incui si dibatte. In realtà, come accade spesso nei libridi Yehoshua, alla trama principale si sovrappone unfitto ordito di vicende che finiscono per prendere il

sopravvento e che costituiscono, forse, esse stesse lavera ragione del testo. Uno di questi fili narrativi chesi dipanano lungo tutto il romanzo è la descrizione

degli studi di Rivlin, che indaga il passa-to per scoprire le origini antiche dellafollia che insanguina l’Algeria, e del suorapporto con gli altri studiosi, i vecchicome lui, affezionati alle proprie anticheteorie, e i nuovi, brillanti, sicuri di sé finoal limite dell’arroganza e tanto distantidai primi.Un altro filo porta a loro, gli altri, gliarabi, oggetto teorico degli studi diRivlin, che vivono la loro vita separatanei Territori, simulacro di nazione arabanella nazione ebraica. L’anziano Rivlin,infatti, ormai deciso ad ignorare i saggiinviti della moglie alla prudenza, nonsolo continua ad approfittare di ognipretesto per tornare sui luoghi del matri-monio del figlio, ma si lascia coinvolge-re dagli inviti della tormentata allievaaraba Samaher a partecipare prima al

suo matrimonio e poi, complici i parenti di lei, colcugino Rashed in prima fila, a raggiungerla al suocapezzale di malata immaginaria per verificare a

«In realtà,

come accade

spesso nei

l ibri di

Yehoshua, al la

trama princi-

pale si sovrap-

pone un fitto

o rdito di vicen-

de che finisco-

no per prende-

re il soprav-

vento e che

costituiscono,

forse, esse

stesse la vera

ragione del

testo»

Abraham B.

Yehoshua,

La sposa

l iberata, Torino,

Einaudi, 2002.

Coll. 892. 436

YEH

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domicilio gli stentati progressi della sua tesi di dotto-rato. Finisce così per rimanere volontario ostaggioper intere giornate nei Territori degli amati e temutiarabi, dei quali condivide i ritmi del Ramadan, ai lorotavoli viene rifocillato e nei loro letti viene fatto ripo-sare. L’inquieto Rashed è la sua guida, il suo messag-gero e autista, che lo conduce, in lunghe corse not-turne, da un villaggio all’altro, da una visita alla suasfortunata sorella, ad un recital di canti liturgicibizantini di una suora libanese dalla voce celestiale,ad un festival di poesia araba. Sarà proprio questofestival il crocevia in cui confluiranno tutti i separatirivoli narrativi: la ricerca della verità sul figlio, rap-presentata da Fuad, fedele capocameriere dell’alber-go degli ex consuoceri, il mondo dell’università, rap-

presentato da Carlo e Hana, tedeschi, bizzarra coppiadi nevrotici intellettuali, l’allieva Samaher e il cuginoRashed, la moglie Haghit.

Sono tanti i personaggi che popolano questoromanzo: arabi, cristiani, ebrei. Yehoshua li disegnacon la sua solita maestria e ci fa sentire quanto sianoallo stesso tempo uguali, ospiti della stessa terra, eirrimediabilmente diversi, con secoli di storia sullespalle a separarli. Rivlin non riuscirà mai a sapere leragioni del ripudio del figlio, ma il suo affannosogirovagare riuscirà comunque a far emergere laverità e a dare al figlio, forse, la possibilità di rico-minciare.

Domenico Balducci

Milleottocentosessantanove

The song remains the same

Ex

libris Chi di voi non ha mai sentito parlare dei Led

Zeppelin? Perché è proprio di loro che si parlain questo libro. Tanti testi biografici sono stati scrittie fiumi d’inchiostro sono stati versati sulle paginedelle riviste musicali, ma soltanto oggi èuscito un romanzo che, rievocando unconcerto degli anni Settanta a Glasgow,fa rivivere la saga del gruppo inglese.

Protagonista del racconto è lo stessoautore, che ricorda il suo passato di ado-lescente, vissuto in Scozia, condividendocon gli amici timori, delusioni, fantasie ela passione esclusiva per il rock.L’occasione della narrazione è offerta daun concorso letterario cui lo stesso auto-re partecipa come membro della giuriaed in cui incontra fortuitamente Manx, laragazza dal copricapo particolare e deci-samente eccentrico (il riferimento allaregina Nefertiti non è casuale), conosciu-ta per caso diversi anni dopo il famosolive e ritrovata, ora, donna. Nonostante tra i due all’e-poca non ci fosse stato che un rapido scambio disguardi, il nuovo incontro li porta a rivivere insiemegli anni trascorsi, la cui colonna sonora era rappre-sentata dalle musiche infiammate dei Led Zeppelin,

dei quali l’autore era un fan appassionato, nonostan-te la giovane età.

Così, tra una bevuta e l’altra, il protagonista rive-la a Manx la volontà di scrivere un libro sulla propria

adolescenza, in cui ha parte, e che parte,il suo gruppo del cuore, i Led Zeppelin,attraverso il racconto concitato ed inten-so dei giorni precedenti l’happening diGlasgow, dall’acquisto dei biglietti finoal concerto.Ma ora, venendo a noi, perché leggerequesto libro? In fondo la trama è abba-stanza semplice e poco originale; allora,qual è il motivo che giustifica questa let-tura? Ma i Led Zeppelin.Sì, perché in queste pagine di ricordi tor-nano alla luce le vecchie canzoni dellaband. Tornano alla mente e nel cuore iloro testi e ti ritrovi a fischiettare notedimenticate. Insomma c’è tutto il mondoLed Zeppelin in tutte le sue sfaccettatu-

re.I giovani descritti nel libro, oltre a comprare i

dischi, ad assistere alle performance del complessotramite i mass-media, parlano, sognano e vivonosempre con la musica degli Zeppelin che fa da sot-

«Insomma,

parlare dei Led

Zeppelin, per i

giovani di al lo-

ra e quelli di

oggi, è come

parlare la stes-

sa l ingua,

azzerare

tempo passa-

to, presente,

futuro e condi-

v idere gli stes-

si turbamenti

del l ’anima»

Martin Milar,

Io, Suzy e i

Led Zeppelin,

Milano, Baldini &

Castoldi, 2002.

Coll. 823. 914

MIL

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tofondo. Quei brividi percepiti dai protagonisti, sono

quelli di tutti noi. Il solo ricordare i Led Zeppelinsignifica vivere nello stesso universo, per una passio-ne comune. Così anche lo scrittore attraverso il librolibera le proprie emozioni e… «let me get it back, letme get it back, let me get it back», come cantavano iLed in Rock 'n' roll. Insomma, parlare dei LedZeppelin, per i giovani di allora e quelli di oggi, ècome parlare la stessa lingua, azzerare tempo passa-to, presente, futuro e condividere gli stessi turbamen-ti dell’anima. Ma il sogno dura un attimo e la realtàrisveglia bruscamente i ragazzi. Infatti, dopo il con-certo, al massimo dell’eccitazione e della beatitudineper tutti i protagonisti della storia, si verifica l’eventoche segnerà la loro vita, procurando rancori, rimorsi,

odi e perfino disgrazie. Infatti il ragazzo più brillan-te del gruppo viene investito da una macchina dopoessersi ubriacato per la felicità durante la serata. Ilvolume si conclude con il protagonista e la sua amicache vanno al cinema a vedere, a distanza di anni, iLed Zeppelin nel loro unico film girato, The songremains the same.

Quindi, giovani e non giovani lettori, se aveteamato, amate o amerete questo gruppo, leggete que-sto libro, recensito, in maniera indegna, da un fancome voi. Il massimo dell’eccitazione vi raggiungeràse la lettura vostra lettura sarà accompagnata in sot-tofondo da un disco, una cassetta, un cd. Dei LedZeppelin, of course.

Roberto Biagioni

Milleottocentosessantanove

Nel labirinto della vita

Ex lib

ris

Fine anni Sessanta. Vera Giovanna Sironi è unapiccola, minuta, biondina sedicenne scappata

dalla casa in un mediocre paese di campagna allavolta di Milano con un unico scopo,quello di attendere il suo ventunesimoanno per ottenere di legge, con la mag-giore età, il nome della madre naturale;così «tutto sarebbe andato a posto,dopo», proprio come in una formulamagica.

L’autrice regala al lettore brevi mafrequenti flashback sul passato di quellache fin da subito diventa la ‘nostra’ Vera:notizie sparse, fuggevoli e sfuggenti pro-prio come lei che non vuole farsi cono-scere neppure dalle persone che incontradurante il suo tortuoso e tormentatocammino. La sua strada è tutta in salita,la vita non le ha mai regalato niente, nonc’è indulgenza o benevolenza da parte dinessuno: ogni volta cade più giù, ogni volta perdepezzi di sé per la via, sempre nell’attesa del suomitizzato ventunesimo compleanno. È come se Verasi lasciasse vivere in attesa dell’evento miracoloso,della rivelazione, per passare il tempo nel modo più

veloce possibile senza pensare a come vale la pena diviverlo. Tutto la travolge, tutti riescono a portarlalontano da se stessa e dai luoghi familiari, e lei ogni

volta cambia nome, perché ogni volta èdiversa, è un altro personaggio: VeraGiovanna si trasforma in Lisa torciaardente, ‘amica’ del primo bulletto distrada incontrato, poi in Sitara, amicadella spregiudicata ma sincera Nina, poiin Pupattola, amante succube del ferocedottore, fino a sentirsi Nada, niente, nes-suno. Non riesce mai a chiamare le coseo gli eventi con il loro vero nome, adidentificarli per quello che sono e il letto-re si chiede se sia indifesa, ingenua esprovveduta oppure se preferiscanascondersi a se stessa, perché la soffe-renza che si porta dietro è troppo acuta,troppo lancinante per essere scandaglia-ta in profondità.La Avalli trascina il lettore in un vortice

verso il basso, in un buco nero senza fine e senza spe-ranza, dove tutto diventa possibile, dalla droga allaprostituzione, allo svilimento psicologico, alle violen-ze sessuali fino all’ospedale psichiatrico. Tutto è vis-

«È come se

Vera si lascias-

se vivere in

attesa dell’e-

vento miraco-

loso, della

r ivelazione,

per passare i l

tempo nel

modo più velo-

ce possibile

senza pensare

a come vale la

pena di

viverlo»

Ippolita Avalli,

Nascere non

basta, Milano,

Feltrinelli, 2003.

Di prossima

collocazione

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[ 34

suto attraverso gli occhi ingenui di una piccola e fra-gile ragazzina che scopre il mondo dal suo lato peg-giore e la Avalli gioca su questa dualità e discrepan-za, sulla possibilità di presentare un impianto narra-tivo drammatico su un impianto stilistico vivace eaperto, proprio come i personaggi che ruotano e sialternano in queste pagine.

Tutti sono vivaci, curiosi, aperti, ma anche mise-ri e vili, in un alternarsi di spaccati drammatici manon per questo meno colorati e movimentati. Anchequando la sedicenne si trova in possesso del proprioatto di nascita, con un anticipo di quattro anni, quan-

do sembra che la vita le stia per fare un regalo, si apreun altro baratro di negazione totale, di rinnovatoabbandono, di dolore, di tradimento e di sconsolantesolitudine. Decide allora di riavvicinarsi alla solafamiglia che ha, le uniche radici che la tengono lega-ta al mondo: un altro fallimento si profila davanti aisuoi occhi. Proprio così Vera scopre che «nascere nonbasta», che bisogna vivere e imparare a farlo, anchese lei non ha «idea di come ci si faccia strada nellavita».

Chiara Macherelli

Milleottocentosessantanove

Ave Marias

Ex

libris Javier Marías (Madrid, 1951), già enfant prodige

della letteratura spagnola (Los dominios del lobo,sua riuscita opera prima, è uscito nel 1971), ha inse-gnato per un paio d’anni all’università di Oxford el’esperienza dev’essere stata molto significativa vistoche gli ha ispirato un romanzo (Tutte le anime, 1989)nel quale il personaggio che dice «io» èun giovane studioso spagnolo che inse-gna per un paio d’anni all’università diOxford, scrive alcuni racconti e articoli, eora, sotto epigrafe shakespeariana (Latempesta, I, 2: “the dark backward andabysm of time”), un libro in cui, pren-dendo le mosse da certi fatti occasionatidalla pubblicazione di Tutte le anime e colprogramma di narrare – a differenza chenel romanzo – solo cose realmente acca-dute (affermazione di antica fortuna let-teraria, a partire almeno dalla Storia veradi Luciano di Samosata, dove si raccontacome l’autore sia stato sullaLggggggggggggggggggggggguna), si faun’ampia ed erratica improvvisazionesui concetti di memoria, di realtà, diverità, etc.

Veniamo dunque a sapere di comeTutte le anime sia stato interpretato comeun roman à clef (ce l’aspettavamo); di come a Oxfordsi siano voluti diligentemente identificare tutti i per-

sonaggi reali celati dietro i personaggi del romanzo,compresa la donna sposata che, in Tutte le anime, hauna relazione con il personaggio che dice «io», e cheinvece – dice Javier Marías – era un personaggio deltutto inventato. I solerti esegeti, viceversa, hannodirettamente archiviato come personaggi di fantasia

certi dimenticati scrittori inglesi suiquali, in Tutte le anime, il personaggio chedice «io» fa delle ricerche; e invece nonc’era niente d’inventato, tanto che il dott.Marías, in Nera schiena del tempo, ciaggiorna su alcune ulteriori scoperte,allegando ampia e dettagliata documen-tazione di fotografie, cartine, ritagli digiornale, nonché paginate di autocitazio-ni da Tutte le anime.Dato il narcisismo dell’autore, che comeogni enfant prodige è anche un po’ gâté, cisi domanda – con un po’ di apprensione– se, dopo il romanzo su Oxford e il librosui fatti occasionati dalla pubblicazionedel romanzo su Oxford, avremo ancheun libro sui fatti occasionati dalla pub-blicazione del libro sui fatti occasionatidalla pubblicazione del romanzo suOxford, tanto più che né il romanzo suOxford né il libro sui fatti occasionati

dalla pubblicazione del romanzo su Oxford sono trai migliori lavori di Javier Marías, e che Nera schiena

«Niente di

nuovo, ovvia-

mente: è noto

che le persone

molto intel l i-

genti sono

capacissime di

fa re gli scemi

e che le stu-

dentesse si

sentono inve-

stite di un

qualche potere

di sorvegl ian-

za sul lo stato

civile e sull’at-

t ività riprodut-

tiva dei

professori»

Javier Marias,

Nera schiena

del tempo,

Torino, Einaudi,

2000.

Coll. 853.914

TAB

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35 ]

del tempo, in particolare, dà spesso l’impressione diprendersi sul serio più di quanto si sia disposti aprenderlo sul serio noi. Si vedano però il ritratto nonpropriamente togato del sommo studioso e critico diletteratura Francisco Rico; l’indignata reazione dellestudentesse nello scoprire che il dott. Marías, a diffe-renza del personaggio che dice «io» in Tutte le anime,non è sposato e non ha figli; la ricostruzione ideale diun colloquio fra il generalissimo Franco («i calzini

bianchi che lasciano vedere troppo le sue cavigliesmorte») e l’avventuriero Hugh Olof de Wet. Nientedi nuovo, ovviamente: è noto che le persone moltointelligenti sono capacissime di fare gli scemi, che lestudentesse si sentono investite di un qualche poteredi sorveglianza sullo stato civile e sull’attività ripro-duttiva dei professori, e anche sui calzini dei dittato-ri già avevamo dei pregiudizî; però sono pagine chevale la pena di leggere.

Patrizia Arquint

Milleottocentosessantanove

Gangli artificiali

Ex lib

ris

Ormai i computer sono entrati nella vita di tuttinoi. Nessuno studente, nessuna azienda e

quasi nessun elettrodomestico potrebbe farne ameno.

Potremmo pensare che le capacità dei computersiano limitate solo dalla tecnologia attua-le e che in futuro, sempre più piccoli epiù potenti, potranno risolvere qualun-que tipo di problema e riuscire, alla fine,a pensare come noi, comportandosicome esseri intelligenti.

David Harel in questo libro si occu-pa proprio di questi due aspetti: la possi-bilità dei computer di essere intelligentie quella di risolvere qualunque proble-ma, dedicando al secondo la quasi tota-lità del libro.

Per il momento i computer sonolungi dal pensare come un uomo. Inrealtà nemmeno noi sappiamo bene cosadistingua un essere che pensa da uno chenon pensa: l’originalità, la coscienza, isentimenti, la conoscenza, l’apprendi-mento, la deduzione?

Un buon sistema per verificare se uncomputer possa essere intelligente è vedere se per lomeno lo sembra: gli fai delle domande, qualunquetipo di domanda, tramite una tastiera, e leggi lerisposte sul video. Se ti rimane il dubbio che dall’al-tra parte del filo ci sia un uomo in carne ed ossa e nonun computer, vuol dire che il computer, se non èintelligente, per lo meno lo sembra.

Finora questa prova, ideata da Alan Touring echiamata test di Touring in suo onore, è miseramentefallita, salvo se ci si confina in particolari aree di com-petenza. Anni fa un programma è riuscito ad imitarein modo credibile il comportamento di uno psicana-

lista durante una seduta, ma questo, piùche dimostrare qualcosa sul computer,forse dimostra qualcos’altro sugli psica-nalisti.I computer attuali quindi non pensano.Non sono capaci di capire un problema,di analizzarlo e di trovare un metodo perrisolverlo. Tutto questo ora lo fanno (eancora per molto tempo lo faranno) gliuomini che, trovato il metodo, istruisco-no il computer, tramite un opportunoprogramma, e sfruttano la sua brutacapacità di calcolo per trovare la soluzio-ne in tempi più brevi di quanto sarebbe-ro in grado di fare da soli con carta epenna.A volte però è impossibile trovare unalgoritmo per risolvere un problema.Non perché non l’abbiamo ancora sco-perto, ma perché si è riusciti a dimostra-

re che è il problema stesso ad essere «indecidibile». A volte alcuni problemi possono essere risolti in

linea di principio ma possono essere «intrattabili». Siè cioè dimostrato che, al crescere della complessitàdel problema, il tempo necessario alla sua soluzionetende all’infinito, anche avendo a disposizione com-puter con potenze tendenti all’infinito.

«Anni fa un

programma è

riuscito ad imi-

ta re in modo

credibi le i l

comportamen-

to di uno psi-

canal ista

durante una

seduta, ma

questo, più

che dimostrare

qualcosa sul

computer,

forse dimostra

qualcos’altro

sugli

psicanalisti»

David Harel,

Computer a

responsabi l i tà

l imitata. Dove le

macchine non

riescono ad

a rr ivare, Torino,

Einaudi, 2002.

Coll. 004 HAR

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[ 36

Altre volte, infine, ci sono dei problemi per iquali non si è ancora riusciti a dimostrare se siano«intrattabili» oppure se esistano algoritmi in grado dirisolverli in tempi ragionevoli, rendendoli quindi«trattabili».

Di questo e di altro ancora si parla in questolibro, cercando di avvicinare i profani ad argomenticosì ostici e, parzialmente, riuscendoci.

A consolare chi sia rimasto sconvolto dal fatto

che ci sono problemi di cui non sapremo mai la solu-zione, il Nostro ci informa che l’uomo è già riuscito atrasformare questo limite in un vantaggio. La critto-grafia, utilizzata per garantire la riservatezza dellecomunicazioni in Internet, sfrutta proprio il fatto checerte operazioni (per esempio la fattorizzazione dinumeri primi molto grandi) siano (o per lo meno sicongettura che siano) «intrattabili».

Domenico Balducci

Milleottocentosessantanove

La strada dei trent'anni

Ex

libris Dopo il saggio Le ragazze di cinquant’anni, la

sociologa Marina Piazza, presidente dellaSocietà Gender presso cui svolge attività di ricerca,presidente della Commissione nazionale per le pariopportunità tra uomo e donna della Presidenza delConsiglio, ci regala un altro spaccato della societàcontemporanea. Questa volta racconta le trentenni, illoro percorso che è iniziato alla fine degli anniOttanta e che si è approntato negli anniNovanta, analizzando le loro ansie, lepaure, le speranze, le contraddizioni, lediscriminazioni e le rinunce. A differen-za del precedente saggio di cui l’autriceera soggetto e oggetto di ricerca, in que-ste pagine esiste, e la si avverte, unadistanza anagrafica che non esclude unaprofonda conoscenza dovuta all’espe-rienza lavorativa. La Piazza decide diraccontare una storia ricca di voci: si sof-ferma su un target ben preciso, le tren-tenni con un alto profilo scolastico,impegnate da sempre in incarichi tem-poranei che consentissero loro la prose-cuzione degli studi e, allo stesso tempo,di confrontarsi con il mercato del lavoro. Donne chesi trovano di fronte a numerosi bivi, ma che consape-volmente si interrogano sulla loro personale dualità:desiderio di lavoro e desiderio di maternità. L’autriceparte dal fondamentale presupposto che queste gio-vani donne devono affrontare nuove problematicheattraverso nuove modalità in quanto non sono soste-nute da nessun modello preesistente, sperimentano,

per la prima volta a livello di massa, una sorta didramma dell’identità: famiglia o lavoro? O più esat-tamente, esse si chiedono come fare per conciliaredue alternative significanti allo stesso modo per lacostruzione della propria identità femminile; ancora,si chiedono cosa vogliono dalla vita, quali rinuncesono disposte ad affrontare. Sanno che i due mondi,lavorativo e familiare, presentano problematiche

diverse e tempi distanti, ma sanno ancheche devono essere conciliati e che tutto ènelle loro mani, sanno di non avere retidi sostegno. Certo è che ognuna di loro,nelle interviste, parte da una certezza chenon è più la famiglia, vista come «oriz-zonte troppo ristretto», ma il lavoro, inte-so come mezzo per ottenere indipenden-za e autonomia, ma anche strumento direalizzazione di sé, senza il quale non sipossono prendere altre decisioni, comeappunto la maternità che non è più vis-suta come un obbligo sociale ma comelibera scelta. E forse anche per questo ilperiodo della gravidanza è vissuto inmodo più consapevole e quindi anche

drammatico, come trasformazione fisica ma anchecome costrizione e annullamento. Insomma, sottoli-nea la Piazza, le trentenni di oggi sono sì libere, maquesto non ha certo semplificato le cose: tutto è piùdifficile per queste donne che vivono senza punti diriferimento e che ogni volta sono costrette a porsiinterrogativi importanti per decidere dove voglionoandare. E così, pagina dopo pagina, intervista dopo

Marina Piazza,

Le trentenni. Fra

maternità e

lavoro alla ricer-

ca di una nuova

ident i tà, Milano,

Mondadori, 2003.

Coll. 305. 420

904 PIA

«Tutto è più

d i fficile per

queste donne

che vivono

senza punti di

r i ferimento e

che ogni volta

sono costret te

a porsi interro-

gativi impor-

tanti per deci-

dere dove

vogl iono

andare»

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37 ]

intervista, si arriva ad avere un quadro di queste gio-vani donne: un quadro postmoderno, sfuggente,senza contorni e dall’apparenza estremamente confu-sa, dal momento che loro stesse non si definisconocome un blocco sociale unitario: rivendicano un per-

corso individuale che non chiede appoggi statali diassistenza, ma esige maggiori appoggi formativi chele faciliti nella conciliazione delle loro necessità.

Chiara Macherelli

Milleottocentosessantanove

Maneggiare con cura

Ex lib

ris

Èun bel libro, questa raccolta di racconti diAntonio Pascale. Alcuni di essi sono quasi

ricordi di una privata quotidianità che, come avrebbesaputo fare Perec, aprono riflessioni e stimolanochiunque legga a ricordare. Già il titolo, La manuten-zione degli affetti, necessita di una articolata riflessio-ne. Da sempre ci è stato insegnato cheapprezzare ciò che abbiamo significaaverne cura costante, anche se il terminemanutenzione porta con sé un’accezionenegativa, perché solitamente arriviamoalla manutenzione di qualcosa quandoormai si è già un po’ rovinato.

Così, nel primo racconto, quello chedà titolo al libro, sotto un temporale cosìviolento da sembrare dentro le mura dicasa piuttosto che fuori, coi lampi cheentrano dando trasparenza alle cose, c’èun padre che custodisce nella notte ilsonno tranquillo dei due figli. Prima chesi addormentino, gli «interrogativi elasti-ci» dei due bambini, capaci di accoglierequalsiasi risposta, liberano i ricordi delpadre. I ricordi si accavallano. Dai primirapporti amorosi, sbagliati nella rigidez-za della ricerca delle parole giuste dadire, alla preziosità dell’incontro con lamoglie Rosaria, adesso che la manuten-zione è necessaria perché il rapporto, dicui riemerge, passo passo, il valore dellaspontaneità dell’accadere, del trovarsi come un ritro-varsi, è malridotto. Non ha così più senso chiedersi sesi ama qualcuno perché esiste il bisogno di amare ose il bisogno di amare sopraggiunge spontaneamen-te quando si è amati. Cade il senso del tormento dirispondersi, scegliendo l’apertura dell’interrogativo

elastico. Ma non è questo il tono di tutto il libro, l’a-more non è ovunque, c’è anche la morte, evento atte-so o inatteso, nella descrizione del modus vivendi dellaclasse media meridionale. È un racconto tanto realequanto surreale, che affascina con gli espedienti dellanarrazione, nell’amplificazione di sentimenti già

estremi. Accade tutto grazie alla prospet-tiva diretta della lente di metaforecostruita da Pascale, che riesce benissi-mo ad allargare la potenza sensorialeanche per l’immediatezza di comunica-zione della prima persona narrante. Adistanza ravvicinata, ci sentiamo inprimo piano, e sorprende la capacità dielaborare lucidamente quello che è anco-ra storia di tutti giorni.Affascinati dal bilico fra l’onirico e ilreale, pare possibile assorbire saggezzadi giudizio per un’analisi solitamentedifficile come quella della storia socialecontemporanea. Abbiamo l’occasione diconsiderare quello che ci sta accadendo equello che ci è da poco accaduto; un’oc-casione che di regola si concede solo adistanza di anni, in età avanzata, quan-do si amplifica la capacità di giudizio,ingrandendo i dettagli nel restringersidell’orizzonte di tempo e spazio, nellimitarsi del raggio d’azione individua-le. Tutto questo, nello spazio di poche

pagine e nel tempo di leggerle.Ecco dunque che leggere Il ceto medio solo una

volta sarà poco, tornerete indietro almeno una secon-da volta già durante la lettura del libro, vi sentiretecoinvolti, anzi, di più, vi sentirete protagonisti; saràscomodo e amaro, ma non potrete farne a meno. Ecco

Antonio Pascale,

La manutenzio-

ne degli affet t i,

Torino, Einaudi,

2002.

Coll. 853.914

PAS

«Perché, accal-

cati, si era

costrett i a

guardare in

faccia le per-

sone, di più: a

guardar le

molto da vici-

no, notare le

otturazioni, i

b rufoli, le cica-

trici, le crepe,

le barbe mal

fatte, i peli

superflui. E,

tram dopo

tram, capiro n o

che la città è

un’enorm e

produzione di

sguardi non

richiesti»

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[ 38

che leggere Bei giorni domani nutrirà in un crescendoanche i vostri dolori e sarà inevitabile, dopo averfatto troppa luce, tornare a proteggersi nella penom-bra e nella penombra liberare il grido. Ecco che leg-gendo Spettabile Ministero vi troverete a sorridere deiparticolari ridicoli delle relazioni quotidiane, ma arri-

vare a sorridere è già riflettere. Trattate con cura. Sono pagine che non devono

rovinarsi, sono una testimonianza di raro valore, èrichiesta un’attenta manutenzione.

Gianna Batistoni

Milleottocentosessantanove

L'isola che non c'è

Ex

libris L’Inghilterra è un’isola. Piuttosto la Gran

Bretagna è un’isola, così come l’Irlanda o lapiù lontana Islanda. Eppure, Nessuna isola è un’isola,come recita il recente saggio di Carlo Ginzburg, allu-dendo a un celebre verso di John Donne «Nessunuomo è un’isola […]».

La vecchia Albione, separata da un braccio dimare dal continente ammiccante, fiera della sua soli-tudine e della sua inviolabilità, dominatrice delmondo, è al centro di una questione geopolitica e cul-turale non di scarso rilievo: quanto contaquesto elemento fisico nei suoi rapporticon il resto del mondo, nel suo modo dirappresentarsi? Inoltre, in quale misural’essere un’isola può influire sulla perce-zione della realtà e quindi sul rapportofra realtà e finzione? Con cura filologica etramite accostamenti coraggiosi,Ginzburg scava questi temi nei quattrostudi dedicati a momenti diversi dellaletteratura inglese: Tommaso Moro e lasua Utopia, il dibattito intellettuale, fra lafine del Cinquecento e l’inizio delSeicento, relativo agli intrichi del versogreco, italiano e inglese e al formarsidella rima, Tristram Shandy di LawrenceSterne e la sua risposta inglese a Pierre Bayle e ilDictionnaire historique et critique, Stevenson e il rac-conto Il diavoletto nella bottiglia che con la sua idea diun’economia rovesciata è collegato alle ricerche diMalinowski nelle isole Trobiand sul kula: un sistemaspeciale di scambio basato sul dono e quindi ricco diallusioni utopiche.

Le isole, dunque, inventate come l’Utopia o realicome l’Inghilterra, percorrono tutto il testo.

L’insularità (concreta o immaginata) è il modo pervedere e denunciare le trasformazioni sociali e quin-di analizzare la realtà e il suo rapporto con la finzio-ne. Inoltre, diviene un mezzo per l’evoluzione storicadi una ideologia e identità culturale. Basti pensare aldibattito sulla rima: la sua difesa era un procedimen-to letterario (e quindi relativo alla sfera della narra-zione e finzione), ma si inserì nel processo di costru-zione della nascente ideologia imperialistica inglesetesa ad evidenziare la distanza culturale e politica tra

le isole britanniche e il continente euro-peo.Probabilmente il primo saggio, dedicatoall’Utopia di Tommaso Moro, è il piùrappresentativo del lavoro di Ginzburg.La sua chiave interpretativa sottolinea ilegami di Moro con lo scrittore grecoLuciano di Samosata e i suoi Saturnalia esi basa sulle osservazioni sviluppate daVasquo de Quiroga, vescovo diMichoacàn, all’inizio del Cinquecento.Egli usò il testo di Moro come modelloper le riforme politiche in due insedia-menti collettivi nei pressi di Santa Fe,sfruttandolo quindi secondo lo scopooriginario: scrivere sulla forma dello

stato e servirsi di un mito per rendere più attraente laverità. Nel fare questo, Moro si inserisce a pieno tito-lo nella tradizione letteraria che fa capo a Luciano diSamosata, di cui assorbe una serie di motivi quali,per esempio, i rituali di inversione descritti nei satur-nali. La società immaginata di Luciano permette aMoro di vedere ciò che nessuno aveva mai vistoprima: «una realtà rovesciata, un’isola in cui le peco-re divorano gli uomini», alludendo chiaramente

«La società

immaginata di

Luciano per-

mette a Moro

di vedere ciò

che nessuno

aveva mai

visto prima,

una rea l tà

rovesciata,

un’isola in cui

le pecore divo-

rano gli

uomini»

Carlo Ginzburg,

Nessuna isola è

un' isola, Milano,

Feltrinelli, 2002.

Coll. 820. 9 GIN

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all’Inghilterra. La finzione diventa quindi veicolo perinterpretare la realtà. La finzione non copre la verità,non gode dello stesso statuto, ma la rivela. Moro lasfruttò per uscire dalle abitudini percettive non piùidonee alle rivoluzioni in atto.

Insularizzazione e finzione dunque: ma oggi,alla luce degli attuali scenari politici internazionali edella politica estera di Blair, come interpretare l’iso-lamento inglese?

Letizia Salvadori

Milleottocentosessantanove

Cavalieri metropolitani

Ex lib

ris

Il professor Matasanz, autorevole studioso di lette-ratura medievale, acutamente conscio della sua

«chioma bianca leggermente azzurrata dai riflessi,quei capelli che le mie allieve adorano quando vi siposa un raggio di sole» e salutato come maestroanche dal re Juan Carlos, sceglie Erec e Enide comeargomento della lectio magistralis che terrà nel riceve-re, a coronamento della sua carriera, unimportante premio.

Erec e Enide, come è noto, è unromanzo di Chrétien de Troyes scritto, inantico francese, intorno al 1170. Il prodeErec, fresco sposo di Enide, irretito dal-l’amore trascura le imprese cavallere-sche. Quando si rende conto che ciò gliattira delle critiche, parte in cerca diavventure, portando con sé Enide. I duesposi incontrano così tre briganti, cinquecavalieri aggressivi, tre giganti, un contefellone che vorrebbe impadronirsi diEnide e così via, fino al lieto fine.

Si tratta dunque di conciliare i detta-mi dell’amor cortese con quelli dellacavalleria. I critici, a seconda del momen-to, hanno visto in Erec e Enide anche una glorifica-zione della fedeltà coniugale oppure una riflessionesulla necessità di riconquistare l’amore giorno dopogiorno. Ogni generazione, d’altronde, ha le sueurgenze esistenziali: per il professor Matasanz e per isuoi coetanei (la moglie Madrona, la collega Myrnaesperta del mito di Parsifal ed acutamente conscia diavere il seno che sta su da solo) il problema dellafedeltà coniugale non si pone neppure.

Matasanz racconta in prima persona, alternando-si con Madrona. Un terzo narratore racconta, in terzapersona, le avventure di Pedro, nipote e figlio adotti-

vo di Madrona e Matasanz, che, con la moglieMyriam, è all’opera come medico in qualche angolodi mondo e si sta confrontando con una vertiginosaserie di atrocità: tre briganti, cinque settarî assassini...A un certo punto ci rendiamo conto che le avventuredi Pedro e Myriam ripetono quelle di Erec e Enide.Pedro e Myriam sopravvivono e riescono anche a riu-

nirsi alla famiglia in tempo per il Natale.Torneranno laggiù? (Erec, alla fine delromanzo, diventava re succedendo alpadre).È tempo di cambiamenti per tutti, peral-tro, non solo per Matasanz che va in pen-sione. Madrona, poveretta, viene a sape-re di essere malata. Myrna lascerà l’inse-gnamento e si dedicherà a spiegare aifinora trascurati nipotini «non chi sonoErec o Chrétien de Troyes o Defoe, maGeorge Bush o Putin» (poveretti i nipoti-ni).Questo libro è ben riuscito. La narrazio-ne è condotta con gran polso, il datoetico è trattato con fiducia nell’intelli-genza del lettore e quindi con grande

efficacia: niente pistolotti moralistici, per intendersi,quando, per esempio, la narrazione lascia Pedro eMyriam in balia di un maniaco sessuale omicida estacca su Matasanz che si sceglie la cravatta («sonoabbonato alla rivista Uomo Vogue»).

La lectio magistralis di Matasanz, che ci viene inte-gralmente comunicata (Vázquez Montalbán ha fattostudî di romanistica) non ci sembra tanto folgorantequanto ci si potrebbe aspettare da un cattedraticotanto aureolato, ma di lectiones non folgoranti se nesentono, anche magistrales. Per lo stesso motivo nontroviamo inverosimile che gli uditori della lectio di

«Questo libro è

ben riuscito.

La narraz ione

è condotta con

gran polso, il

dato etico è

trattato con

fiducia nell’ in-

tel l igenza del

let tore e quin-

di con grande

e fficacia: nien-

te pistolott i

moralistici, per

intendersi»

Manuel Vázquez

Montalbán,

Eric e Enide. La

gioia del la

cort e, Milano,

Frassinelli, 2002.

Coll. 863. 64

MON

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Matasanz incassino la finale citazione della stracitatadichiarazione di Maria di Champagne («diciamopure e affermiamo che l’amore non può estendere i

suoi diritti sulle persone sposate») senza cascaresotto le sedie fulminati dal tedio.

Patrizia Arquint

Milleottocentosessantanove

Il Dio ribelle delle forme sferiche

Ex

libris Sembrano passati secoli da quel 22 giugno 1986,

quando Maradona saltava inglesi come fosserobirilli e depositava la palla in rete per quello che èuniversalmente riconosciuto come il gol più bellodella storia del calcio. Anni in cui migliaia di calcia-tori si sono succeduti sui campi di gioco senza maiavvicinarsi alla classe pura e cristallina di un nane-rottolo paffutello sputato da un barrio diBuenos Aires e divenuto icona immorta-le dei ragazzini di tutto il mondo, graziesoltanto al dono di un piede sinistrodivino. E ora che il calcio si è trasforma-to in un giocattolo vuoto per pay-tv eaffaristi, il rimpianto per i colpi del Pibede Oro è sempre maggiore, di fronte aprotagonisti che in campo e fuorimostrano di avere un ben più miserospessore. Come non essere d’accordocon quanto afferma Wu Ming 1 nellaprefazione al volume: «Per quantoriguarda il sistema-calcio bastano pocheparole: scegliendo Diego come nemicopubblico ha semplicemente deciso disuicidarsi. Dichiarando incompatibilialle “esigenze del calendario del merca-to” i suoi numi tutelari, l’azienda calcioha optato con cieca voracità verso l’al-leanza che la trascinerà sul fondo».

Tutta la storia inizia da Villa Fiorito, quartierepovero di Buenos Aires, da cui Maradona partì gio-vanissimo alla conquista di fama e denaro, grazie aduna escalation inarrestabile, passata attraverso lemaglie dell’Argentinos Junior e del Boca, fino all’ap-prodo in nazionale e al successivo trasferimento aBarcellona. A Napoli arrivò solo nel 1984, ma benpresto impresse il suo marchio trasformando unasquadra che lottava per non retrocedere in una mac-china capace in pochi anni di vincere due scudetti,

una Coppa Italia e una Coppa Uefa; il tutto dopoaver ottenuto la consacrazione massima per un cal-ciatore, il titolo mondiale conquistato a Messico ’86.Gli anni napoletani rimangono probabilmente lamassima espressione del talento calcistico diMaradona, trascinatore di una squadra finalmente ingrado di sfidare le potenti squadre del Nord. Niente

di quello che è successo dopo, la squalifi-ca per doping, le fucilate ai giornalisti,l’arresto, le accuse di collusione con lacamorra, la messa al bando dopo USA’94, può in qualche modo offuscare l’im-mensa grandezza di Maradona e lagenialità assoluta e irriverente dei suoitocchi sul campo di calcio, né far sbiadireil ricordo di prodezze capaci di infiam-mare una città intera. Il crollo dell’idolo cominciò dopo i mon-diali di Italia ’90 e viene naturale chie-dersi, a distanza di tempo, quanto lasqualifica per positività alla cocaina siastata una coincidenza (sebbeneMaradona non abbia mai negato la suatossicodipendenza) e quanto essa abbiarappresentato una vendetta per l’elimi-nazione dell’Italia. Comunque quellavicenda non è neppure paragonabile a

quella della seconda squalifica per doping (stavoltaper efedrina, un farmaco che sta alla cocaina come unintegratore sta al nandrolone), caduta come una maz-zata definitiva sulla testa di Maradona durante imondiali americani e che ha lasciato a molti la sensa-zione di una coltellata inferta per togliere di mezzoun personaggio ormai troppo scomodo.

Il fascino di una figura geniale e controversacome Maradona è comunque troppo grande per esse-re cancellato così facilmente; sarà che i suoi gol sonorimasti incorporati nell’immaginario collettivo; sarà

«Io sono la

voce dei senza

voce, la voce

dei molti che

si sentono rap-

presentati da

me, io ho un

microfono

davanti e per

tutta la loro

fottuta vita

lo ro potranno

disporne.

Vediamo di

capirci, una

volta per tutte:

io sono El

Diego»

Diego Armando

Maradona,

Io sono El

Diego, Roma,

Fandango, 2002.

Coll. 796. 334

092 MAR

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per la sua innata attitudine ribelle e guascona; saràper il tatuaggio del Che o per la fraterna amicizia conFidel Castro; sarà per la bella favola di emancipazio-ne dalla povertà di cui è un simbolo la sua vita. Sta difatto che «incuranti del tempo e dei nuovi eroi ragaz-

zini di mezzo mondo rotolano dietro alla vita accesida finte, controfinte, scatti e scarti improvvisi ispira-ti dal dio ribelle delle forme sferiche. DiegoMaradona».

Marco Sabatini

Milleottocentosessantanove

Una fiaba partenopea

Ex lib

ris

Napoli come cielo aperto su una vasta gammad’umanità e miserie, tragedie mai banali, mai

macchiettistiche, impregnate da una sana realtà dif-fusa, mal celata, nascosta, vergognosa d’apparire, dimostrarsi nella sua pudica nudità fisica e partecipe.Un quartiere, Montedidio, che dà il titolo al romanzobreve di Erri De Luca, partenopeo cheNapoli, oltre che conoscerla, la vive, larespira, la ama da cinquant’anni. DopoNon ora, non qui, dell’89, Una nuvola cometappeto del ’91, Aceto, arcobaleno del ’92, Inalto a sinistra del ’94, Alzaia del ’97, Tu,mio del ’98 e Tre Cavalli del ’99, in que-st’ultima fatica letteraria, una gioia pernoi lettori, riemerge potente e vigorosatutta la poetica del De Luca evocativo,sognatore di vite, taciturno impressioni-sta dei rumori della sua città riversa suse stessa alla ricerca della sopravviven-za. I vicoli fitti, la gente che guarda aterra, gli odori forti dei bassi e dei ragùd’avanzi, le urla, le chiacchiere furtivetra un davanzale e l’altro. La visuale diun bambino, un ragazzino di borgata,cieco da un occhio, un adolescente cheincontra la vita vera, dura, brutale dellavoro. Appena finita la scuola entra nella bottega diun falegname: le giornate all’interno del laboratoriovengono dettagliatamente riportate sul ‘diario dibordo’, come un perfetto naufrago nel mondo deigrandi, sul taccuino segreto per raccontarsi, descri-versi, ricordarsi nel tempo. Egli lascia una traccia,come a dirsi: «io c’ero».

All’interno della bottega un personaggio magicoe fantastico fa la sua comparsa: è Don Rafaniello,riconoscibile anche da lontano per via di quella antie-

stetica prominenza che ha sulla schiena, tra le scapo-le ricurve ed i polmoni ansanti. All’interno dellagobba, dice Rafaniello, nascondo le ali, per un giorno,volare a Gerusalemme. Qui appare uno dei temi por-tanti di Erri De Luca: la cultura ebraica, il sogno dellaTerra Promessa, il tramandarsi delle tradizioni seco-

lari, l’essere sempre in fuga, alla ricercadi altro, del diverso, in una condizione dicontinua crescente insoddisfazione esi-stenziale.La vita, al di fuori della bottega, procede,va avanti; il tredicenne piange la madremorta, vive nella solitudine senza l’ap-poggio di un padre distrutto dal doloreed incapace di reagire; conosce «l’ammo-re», «quello con due emme, perché così èpiù tosto, più materiale», attraverso l’in-contro con Maria, bambina alla quale igrandi hanno tolto gli ultimi sogni difanciullezza. La chiusa macchiata forseda troppa magia e senso dell’happy end: idue bimbi, la notte dell’ultimo dell’anno,se ne stanno su una terrazza con l’ange-lo-gobbo-falegname Don Rafaniello chesalta dal tetto e comincia a battere le alivolando verso Israele, il piccolo salva l’a-

mata dal suo aggressore e, stretti sotto una coperta dilana, attendono il nuovo anno, soluzione a tutti imali.

Chiara Macherelli

«In quest’ulti-

ma fatica lette-

raria, una gioia

per noi lettori,

r iemerge

potente e vigo-

rosa tutta la

poetica del De

Luca evocati-

vo, sognatore

di vite, tacitur-

no impressio-

nista dei ru m o-

ri della sua

città riversa su

se stessa alla

ricerca della

sopravvivenza»

Erri De Luca,

Montedidio,

Milano, Feltrinelli,

2003.

Coll. 853.914

DEL

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DBC PIERRE, Vernon God Little, Torino, Einaudi,2002.

Coll.823. 914 PIEVernon Gregory Little ha quindici anni e sedici cada-veri sulla coscienza, almeno stando a quanto dice losceriffo di Martirio, piccolo borgo sperduto nella pol-vere del Texas centrale. In effetti però la vera colpa diVernon è quella di essere stato l’unico amico di Jesus,ragazzo scontroso e antisociale rifiutato e deriso datutti, che un bel giorno ha imbracciato un fucile efatto strage dei compagni di classe; e in una cittadinaipocrita e intollerante come Martirio non è certo unacolpa da poco. Tutti sono convinti che Vernon abbiaavuto un ruolo primario nella vicenda, anche perchél’unico alibi che il ragazzo sa fornire è quantomenogrottesco. Anche tutte le televisioni, confermano lacolpevolezza di Vernon. A che serve a questo puntoostinarsi a urlare la propria innocenza? Meglio scap-pare, pur sapendo che comunque è impossibilenascondersi a lungo, una volta che le telecamerehanno fiutato l’odore del sangue.

Marco Sabatini

LUCIANO DE CRESCENZO, Storia della filosofiamedievale, Milano, Mondadori, 2002.

Coll. 186 DECDi solito si pensa alla filosofia medievale come a unqualcosa di astruso, con tutti quei filosofi che sidomandano, quasi ossessivamente, se Dio esista omeno e che escogitano prove per determinarne l’esi-stenza. Per fortuna la filosofia medievale non è soloquesto, anche se il protagonista indiscusso rimanesempre Dio: non a caso molti filosofi furono ecclesia-stici, e quando gli andava bene furono fatti pure santi(forse in premio di cotante energie spese nel pensa-re?). Trentadue agili capitoletti, con cui De Crescenzocerca di gettare un po’ di luce su quei secoli, appa-rentemente ‘bui’, che costituiscono il Medioevo. Èuna sorta di romanzo sui generis, in cui si raccontadella millenaria guerra tra Fede e Ragione e in cui siparla di filosofi, certo, ma anche di streghe e di cro-ciate, di San Francesco e della paura dell’anno mille:insomma, una panoramica generale sul pensiero e la

cultura di mille anni di storia, raccontati senza trop-pe pretese e con quell’ironia che non guasta.

Giuditta Levi Tomarchio

SANTO PIAZZESE, Il soffio della valanga, Palermo,Sellerio, 2003.

Coll. 853. 914 PIAAncora un giallo da Santo Piazzese per i tipi

della Sellerio, dopo I delitti di Via Medina Sidonia e Ladoppia vita di M. Laurent, e naturalmente ancora diambiente palermitano. Questa volta a svolgere l’in-dagine è però Vittorio Spotorno, realistico commissa-rio di polizia che indaga con intelligenza, caparbietàe sentimento, ma nello stesso tempo personaggioromantico, fuori dal tempo, quasi modello teoricoper ciò che ci aspettiamo da tutti i rappresentantidelle nostrane forze dell’ordine. Questa volta il bio-logo La Marca, investigatore per caso, e quasi alterego dell’autore con cui condivide la vera professione,lo ritroviamo solo nei panni di uno degli amici delcommissario, come personaggio secondario che fun-ziona quasi come elemento di rintracciabilità e conti-nuità con le storie precedenti. Spaccato di vita paler-mitana attraverso una vicenda intrecciata tra mafia,criminalità comune, vita normale. Con un occhio alpassato dei protagonisti e il cuore tutto speso perquesta città stravolta e pure ancora piena di fascino.La lingua non è il siciliano poetico e creativo diCamilleri, piuttosto un italiano letterario sciolto coninserzioni dialettali, quasi veriste. Da portarsi con séquasi come guida dei mercati, dei sapori più antichie dei vicoli del centro storico di Palermo.

Laura Guarnieri

ARTURO PÉREZ-REVERTE, L’ombra dell’aquila,Milano, Marco Tropea Editore, 2002.

Coll. 863. 64 PER«Il Nano staccò un istante l’occhio dalla lente, se losfregò, incredulo, e tornò a guardare. "Qualcuno sadirmi che diamine è quello?"». Il Nano, Le PetitCaporal, Sua Maestà Napoleone Buonaparte, dall’al-to di una collina, attorniato dai suoi attendenti, osser-va il campo di battaglia di Sbodonovo, è il 1812, alle

Milleottocentosessantanove

AltrilibriE

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porte di Mosca. Le cose stanno andando decisamen-te male: il fianco destro francese è in rotta, massacra-to dalla cavalleria russa. Ma proprio in quell’inferno,aquila imperiale al vento e baionette inastate, avanzaordinatamente verso i cannoni russi il 326° reggi-mento di Fanteria di Linea, quattrocento “volontari”spagnoli agli ordini del capitano Garcìa, apparente-mente mossi da sublime eroismo, ma in realtà decisia farla finita con la sporca guerra del Petit Cabróndisertando in massa appena giunti in prossimitàdelle linee nemiche. Gli andrà male: Napoleonemanda in soccorso l’impavido idiota Murat. Sarannopremiati con la Legione d’onore e verranno risuc-chiati nella porcheria da cui cercavano di fuggire,fino a Mosca e alla disfatta che ne segue. Un piccololibro sulla guerra, leggero e atroce.

Domenico Balducci

MAURIZIO MAGGIANI, È stata una vertigine,Milano, Feltrinelli, 2002.

Coll. 853. 914 MAGPur essendo strutturato come una raccolta di raccon-ti più o meno lunghi, il libro di Maggiani si legge e siracconta come un romanzo diviso in capitoli in uncontinuo crescendo di travolgimenti, con un unicoprotagonista che non è una persona fisica ma la par-ticolare attenzione alle cose della vita: ricordi, suoni,rumori, banalità, colori, incidenti, accadimenti,amore materno o filiale, amore fisico, amore per lecose, amore fraterno, amore passionale. Tutto (lecose, le persone, i luoghi, gli animali) può diventareprotagonista della vertigine, intesa come stordimen-to, mancanza, ebbrezza, percepita come modalità divivere e sentire la vita. E così i vari protagonistilasciano in amorevole custodia tanto di ciò che hasegnato le loro vite; Maggiani vagabonda e zampettada un racconto all’altro, da un personaggio all’altro,e ad ognuno di questi affida temporaneamente lacapacità di sentire il turbamento creato da una insta-bilità emotiva o da una forte commozione.

Chiara Macherelli

DEREK RAYMOND, Il museo dell’inferno, Padova,

Meridiano Zero, 2002.Coll. 808. 838 72 RAY

Una delle regole del gioco per il serial killer è essereinsospettabile, condurre perciò una vita esterna piat-ta, avere un aspetto insignificante, accuratamente tra-sparente: essere qualcuno di cui non si ricordino lapresenza e i movimenti. Lo spettacolo del protagoni-smo è sempre celato e custodito da quattro squallidemura, come quelle che hanno ospitato gli orrori delpassato, nell’infanzia, e che adesso ospitano gli orro-ri del presente; perché dirà il killer: «l’unico modo perscampare all’inferno, è diventarlo». Ambiente dellastoria sarà la mente del massacratore, i gangli checonnettono le pulsioni dirette alla follia, dal momen-to in cui è ancora possibile il controllo fino al manife-starsi incontenibile. L’azione investigativa è piatta,quasi di corredo, senza colpi di scena. Non si puòdire neppure che abbia maggior dimensione l’attoassassino. Non è questo, non è la suspance, non è,ancora una volta, la spettacolarizzazione della vio-lenza che deve assorbire l’attenzione. È la complicitàfra vittime e carnefice, nel deserto apatico e privo disperanze, nell’identico bisogno d’amore, nel vuotoche si rigenera nel momento stesso della morte.

Gianna Batistoni

ALESSANDRA MONTRUCCHIO, Macchie rosse,Venezia, Marsilio, 2001.

Coll. 853.914 MONUn gruppo di ragazzi e ragazze, ventenni o pocomeno, si ritrova come tutti gli anni nel solito luogo divilleggiatura, e da principio tutto sembra essere talee quale, come in tutte le altre estati (e anche per il let-tore, purtroppo, tutto sembra essere tale e qualecome in tutti gli altri prodotti similari): amori, geni-tori, rivalità fra i maschi e livori tra le femmine.Anche le più recenti entries del catalogo del manieri-smo giovanile - accoppiamenti, bevute e canne - sischierano disciplinatamente nel prevedibile. Poiovviamente succedono delle cose. AlessandraMontrucchio ce la mette tutta, fa esperimenti stilisti-ci etc., ma il romanzo non si sottrae a quella duralegge secondo cui le memorie di adolescenza, benché

Milleottocentosessantanove

Ex lib

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importantissime per i diretti interessati, non necessa-riamente lo sono altrettanto per il resto del mondo.Che poi gli anni passino, e i bimbi crescano e lemamme invecchino, a malapena si potrebbe conside-rare un colpo di scena.

Patrizia Arquint

ENRIQUE VILA-MATAS, Bartleby e compagnia,Milano, Feltrinelli, 2002.

Coll. 863. 64 VILBartleby, l’originale, è un personaggio di HermanMelville; lo scrivano diligente che d’improvvisoprese a negarsi a chi gli chiedeva di scrivere, fare oparlare, rispondendo ogni volta «preferirei di no». Inquesto libro uno scrittore che da anni non scrive ciaccompagna, come un cicerone, attraverso una galle-ria di ritratti, aprendo ogni volta una finestra dianeddoti. Ci sono numerosi volti noti, Walser, Kafka,Rimbaud, Salinger, fra gli altri. Tutti autori di unasorta di metaletteratura, scrittori abdicanti e inclini alsilenzio. Non vale, per il lettore, il motivo paraliz-zante, sia capriccio o profonda introspezione critica,valgono solo le affascinanti sequenze di considera-zioni e citazioni; «Soprattutto non creda, lettore, che ilibri che non ho scritto siano un emerito niente. Alcontrario (che sia chiaro una volta per tutte), sonocome sospesi sopra la letteratura universale», ci diceMarcel Bénabou. D’altra parte anche noi lettori, nonriusciamo mai a leggere tutti i libri che vorremmo.

Gianna Batistoni

TAKASHI MATSUOKA, Nube di passeri, Milano,Mondadori, 2002.

Coll. 813. 54 MATChi non vorrebbe conoscere il proprio futuro?Giappone, 1861. In ogni generazione del clanOkumichi c’è un membro che ha il dono della pre-veggenza. Ma è un dono o piuttosto una maledizio-ne? È un dono secondo Taro, Hidè e Shimoda, samu-rai del clan Okumichi, e secondo la popolazione delfeudo di Akaoka, un prezioso dono del loro signoreGenji per la loro salvezza. È una maledizione e uncontinuo tormento per il nobile Shigeru, zio di Genji,

che, in un impeto di follia dettata dalle visioni che loperseguitano, stermina la propria famiglia. È unmistero per Armonia di Mezzanotte, geisha amantedi Genji, al quale nasconde la propria identità dininja e di agente segreto. È peccato per Emily Gibson,missionaria cristiana che trova nel Giappone una cul-tura estremamente lontana dalla sua, molto spessoincomprensibile. È un qualcosa che non interessa aMatthew Stark, missionario cristiano con un burra-scoso passato da cow boy, che cerca vendetta proprioin Giappone. E per Genji, apparentemente frivolo eingenuo, cos’è?

Giuditta Levi Tomarchio

Francois Muratet, Fermate le macchine, Venezia,Marsilio, 2003.

Coll. 843. 914 MURUno sciopero di quelli duri sta per scoppiare allaMétallique, piccola fabbrica della periferia pariginanella quale il clima si è fatto rovente dopo la rotturadelle trattative per il rinnovo del contratto. Gli ope-rai, capeggiati dall’intransigente Costa, vecchio lea-der dei periodi più caldi delle rivendicazioni sinda-cali, decidono per lo scontro duro e si apprestano afermare la produzione, trascinati dall'entusiasmo deipiù giovani, tra i quali Mona e Pascal, operai pernecessità e rocker per passione. Il problema è che tuttointorno alla Métallique ruotano interessi poco chiari,e la situazione è resa ancor più incandescente dallapresenza di doppiogiochisti, spie, mediatori e sinda-calisti venduti. La tensione sale giorno dopo giorno equando i padroni decidono di riprendere il controllodella fabbrica con un’azione di forza, tutto precipitaverso una spirale di inevitabile violenza che travolgei destini e i sogni di tutti. Fermate le macchine è un noirmagistrale che fonde suspense e critica sociale inun’atmosfera nerissima, degna della miglior tradizio-ne dei gialli francesi.

Marco Sabatini

RACHEL SIMON, In autobus con mia sorella,Milano, Bompiani, 2002.

Di prossima collocazione

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Rachel, l’autrice del libro, è una donna sulla quaran-tina, giornalista e insegnante impegnata, con una vitasentimentale azzerata. Per motivi esclusivamente dilavoro, decide di riallacciare i rapporti con sua sorel-la Beth, «gemella per un mese all’anno», ritardatamentale che passa le sue giornate da un autobusall’altro in modo frenetico e puntuale.Acconsentendo ad accompagnare Beth nelle sueavventure per un anno almeno una o due volte la set-timana, Rachel intravede subito la possibilità di met-tersi in discussione, di crescere, guidata dalla sorellache, nonstante la malattia, mostra una personalitàforte, eccentrica ed estroversa. Ne nasce un rapportodifficile, segnato da un passato doloroso e marchiatodalla presenza ingombrante di una malattia mentalein famiglia. Così, mese dopo mese, Rachel affronta lavita presente grazie ad una affannosa ricostruzionedel passato e al confronto con i propri fantasmi e ipropri limiti.

Chiara Macherelli

GIANCARLO DE CATALDO, Romanzo criminale,Torino, Einaudi, 2002.

Coll. 853. 914 DECUn decennio di sangue in cui sono concentrati tantidei mai risolti Misteri d’Italia. Romanzo Criminale usal’ibridazione hard boiled-romanzo storico, resa celebreda American Tabloid di James Ellroy, per narrare lesanguinarie gesta di un gruppo di ‘coatti’ passati allastoria con il nome di Banda della Magliana, capaci ditessere una fitta trama di connivenze con mafiosi,camorristi, gangster indipendenti, servizi deviati eterroristi neri, pur di realizzare il sogno di dominaresulla Città Eterna. Con un tono che è più vicino allacommedia all’italiana che non al noir ellroyano (mad’altronde Roma non è L.A. né Las Vegas), il giudice-scrittore De Cataldo racconta la prepotente ascesadella banda, da sciacalli di quartiere a imprenditoridel crimine; ma l’effimero impero del male costruitosu cocaina, bordelli, strozzinaggio e cadaveri più omeno eccellenti, è precario e instabile, minato allabase dall'egoismo e dalla sbruffoneria tipici di delin-quenti di borgata convinti di aver raggiunto lo status

di gangster immortali.Marco Sabatini

PATRIZIA CARRANO, Campo di prova, Milano,Rizzoli, 2002.

Coll. 853. 914 CARQuesto libro consta di sei racconti lunghi, popolati dicavalli, di persone cattive («il professor Bertelli nonamava i bambini e non s’interessava ai cavalli») e dipersone buone (e talora anche tre volte buone, direm-mo noi), le quali s’interessano ai cavalli. Il tutto vieneraccontato con tono assai patetico e profusione di ter-mini tecnici («era un baio ciliegio, appena rossiccio,con una balzana bianca all’anteriore sinistro, moltoinsanguato, di robusto telaio, con un grandissimopassaggio di cinghie»). In fondo al volume c’è unglossario, il quale, come ogni glossario, è ora ridon-dante (baio e balzana ci sono anche sullo Zingarelli),ora carente (cos’è un rimboccone?), ora enigmatico(«rima d’obbligo: condizionamento dell’ampiezzadella falcata di galoppo del cavallo»). A proposito dicerte crudezze (non il professor Bertelli, peggio) dallequali l’autrice scrive in una nota finale che alcunisuoi amici sarebbero stati turbati, si tenga presenteche l’autrice non inventa niente, anzi.

Patrizia Arquint

LUIS FERNANDO VERISSIMO, Il club degli angeli,Firenze, Ponte alle Grazie, 2002

Coll. 869. 3 VERIl Circolo dello Spezzatino è composto da dieci ram-polli della borghesia brasiliana, compagni d’infanziache ventun’anni prima si erano giurati di diventaredei gourmand. Avevano da allora abbandonato lamediocre frequentazione quotidiana dello spezzati-no con mandioca ed avevano preso ad organizzareeccellenti convivi, una volta al mese. Con il passaredegli anni e con la morte di Ramos, l’ispiratore delCircolo, lo spirito dei ritrovi si affievolisce. SoltantoLucidio, cuoco raffinato e specialista della cucinafrancese, fornirà nuove ragioni per riunirsi ancoraintorno ad una tavola, corteggiando sapientemente ipalati e deliziando il gusto fino all’estremo del godi-

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mento. Se le ragioni ritroveranno vita, i dieci amicidei convivi troveranno strane morti, uno per volta apoche ore dagli incontri pantagruelici. Non pensatesemplicemente al cianuro, perché se il piacere è all’a-pice, forse, per custodire il ricordo ineguagliabiledella vetta, non resta che morire. Purtroppo, nono-stante la curiosità della storia, può dirsi superlativosoltanto il cognome dell’autore.

Gianna Batistoni

DONALD ANTRIM, Votate Robinson per unmondo migliore, Roma, Minimum fax, 2002.

Coll. 813. 54 ANTOrmai siamo abituati a film e romanzi che demoli-scono il mito della provincia americana, portandoalla luce il background di violenza repressa e perver-sioni assortite che si celano dietro l’insospettabile fac-ciata di villette a schiera e prati perfettamente curati.Ciò nonostante Votate Robinson per un mondo miglioresi distingue per la ferocia con cui si accanisce controle fondamenta stesse del sistema di valori della midd-le-class americana. L’umorismo acido e tagliente diAntrim non ha ritegno alcuno, arrivando a dipingereuna cittadina in preda alla paranoia e alla violenza,dove è cosa normale avere la casa cinta da un fossatopieno di serpenti velenosi, guerreggiare in un parcocittadino o procedere a squartamenti sulla pubblicapiazza. Degno esponente di tale comunità, il maestroRobinson, pedofilo latente e appassionato di tortura,nutre velleità elettorali, ma deve fare i conti con unamoglie che si crede un pesce preistorico e con la stra-vaganza dei suoi grotteschi concittadini.

Marco Sabatini

LAURA MANCINELLI, La Sacra Rappresentazioneovvero come il forte di Exilles fu conquistato aifrancesi, Torino, Einaudi, 2001.

Coll. 853. 914 MANPrimi anni del Settecento, Val di Susa. La bella e sag-gia vedova Ballon convince il parroco don Giassetche anche a Exilles, come già in tutti i paesi circonvi-cini, si debba organizzare una sacra rappresentazio-ne, e si dedica quindi, con grande abilità diplomati-

ca, a coinvolgere la popolazione, in particolare i pos-sibili finanziatori. Succede poi che uno scherzo orga-nizzato da alcuni buontemponi invidiosi delle fortu-ne amorose di don Giasset (dovete sapere che donGiasset ha un’affettuosa amicizia con la bella e saggiavedova Ballon) venga scambiato per un miracolo; chela vedova Ballon e don Giasset vengano opportuna-mente visitati da sogni e visioni. Infine la sacra rap-presentazione si fa, col concorso di tutta la popola-zione e della locale guarnigione francese, e la mattinadopo c’è una sorpresa. Anche in questo libro, come intutti quelli della stessa autrice, tono leggero, carineriee massima attenzione alla roba da mangiare.

Patrizia Arquint

TULLIO AVOLEDO, L’elenco telefonico diAtlantide, Milano, Sironi, 2003.

Coll. 853. 914 AVOI problemi che assillano Giulio Rovedo, legale di unapiccola banca dell’operoso nordest, sono problemicomuni in quest’epoca di corporations, fusioni azien-dali e dissoluzione dei legami famigliari. Assai menocomuni si rivelano però i personaggi che incrocianola sua strada da un po' di tempo a questa parte: enig-matici sconosciuti incontrati su un treno, funzionarieintransigenti e ninfomani, bizzarri pirati informaticiin età da pensione, giovani banchieri rampanti chesembrano cyborg nazisti. Rovedo capisce che la suavita è minacciata da qualcosa di assai più pericolosodi una cricca di banchieri d’assalto; in effetti dietroBancallenza, la holding che sta per inglobare la suapiccola banca, si muovono interessi complessi emisteriosi e la posta in gioco supera ogni possibilitàdi immaginazione.

Marco Sabatini

THOMAS VOGEL, L’ultima storia di Miguel Torresda Silva, Milano, Ponte alle Grazie, 2003.

Coll. 833. 914 VOGSiamo nel Portogallo di fine Settecento, ManuelTorres da Silva è nipote di Miguel, mercante di vini esoprattutto capace affabulatore sul confine fra realtàe fantasia, popolarissimo fra coloro che hanno orec-

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chie per ascoltare, seduttore capace di trasformarecrocchi in piccole folle alimentando la curiosità adogni parola, dirigendo sapientemente le storie versola conclusione. Ebbene, l’ultima storia si è strozzata,inconclusa, per un sorso di vino andato di traversoche ha soffocato nonno Miguel e la tradizione del suonarrare. Il nipote Manuel è uno studente di matema-tica e geometria che, per approfondire i suoi studisotto la guida del professor Ribeiro, si trasferisce aCoimbra, nella splendida università all’interno delpalazzo reale. Ribeiro conduce i suoi allievi verso leconnessioni fra realtà ed apparenza, attraverso lamagia dei numeri e una personale interpretazionedelle filosofie matematiche classiche. Sarà su questisentieri che Manuel incontrerà la conclusione dellastoria del nonno, dimostrandosi geloso custode diogni sua parola e degno erede universale delle suecapacità. In vino veritas.

Gianna Batistoni

PAOLO RUMIZ, È oriente, Milano, Feltrinelli, 2003.Coll. 853. 914 RUMSi potrebbe definire un elogio della lentezza se

dietro alle parole e ai viaggi di Paolo Rumiz non cifosse tutto il dolore per gli eventi che hanno laceratoe continuano a lacerare questa nostra Europa nelcuore e nell’anima del suo centro originario,quell’Oriente crocevia di popoli e di culture antiche,caotico, contraddittorio e ricco di echi provenienti daaltre terre e altre epoche; quell’Oriente che è stato tra-sformato adesso in un banale Est, geografico, freddo,sempre sinonimo di problemi economici e sociali. C’ètroppa condivisione di civiltà, troppe affinità perguardare solo con l’occhio del curioso al disfacimen-to del comunismo reale nel liberismo sfrenato dellemafie e del capitale; per non farsi cogliere, anchecome lettore, da un senso pervasivo di sgomento perciò che la sorte sembra avere pronto per noi e perquesta nostra terrifica cultura occidentale. Stiamosuicidando tutto l’Oriente che è dentro di noi perproteggere ed allevare solo la mostruosità di unOccidente economicista e tecnologico e umanamentedeclinante. Il libro di Rumiz è dunque sì elogio della

lentezza, ma anche e proprio per questo elogio del-l’umanità, vista come molteplicità di uomini e donne,di etnie e culture, di posizioni politiche e religiosità e,nello stesso tempo, lucida denuncia della freddezza,della velocità e della rozzezza del mercato. Un librodi viaggio, controcorrente, di memoria e di riflessio-ne.

Laura Guarnieri

ABRAHAM B. YEHOSHUA, Tre giorni e un bambi-no, Torino, Einaudi, 2003.

Coll. 892. 436 YEHQuale disgrazia peggiore si può immaginare per unuomo dell’ospitare il figlio della donna di cui proba-bilmente è ancora innamorato e che ormai condividela propria vita coniugale con un altro? Questo è ciòche succede a Ze’ev, uno studente di matematicafuori corso, impelagato tra lezioni universitarie, unavita sentimentale consapevolmente lasciata alla deri-va e un individuo strampalato, che si presenta allasua porta, ad ore imprecisate del giorno e della notte,con le motivazioni più strane, ma soprattutto inna-morato della nuova compagna del protagonista. Inmodo semplice e divertente l’autore, A. B. Yehoshua,racconta l’incredibile viaggio, ambientato in unaGerusalemme calda e colorata, di Ze’ev e Yali, ilbimbo di tre anni, pallido, con gli occhi «verdisognanti», particolarmente somigliante alla madre eper questo in grado di suscitargli sensazioni contra-stanti che passano dall’affetto dirompente, smodato,all’intolleranza per i suoi capricci infantili e al senti-mento di vendetta, che lo porta a fantasticare su un’i-potetica telefonata ai genitori per comunicare lamorte del figlio per difterite. Alla fine dei tre giorni,magicamente, lo studente riesce a lasciarsi alle spalleil passato, entrare in sintonia con i cicli della natura,magari per affrontare personalmente l’esperienzadella paternità.

Monica Miglietta

Milleottocentosessantanove

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