miniere di stato - rassegna stampa

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«Si deve verificare se c’è inquinamento» Serradifalco. Il geologo La Rosa interviene sul rischio della presenza di sostanze nocive nelle miniere di Bosco e Pasquasia IL DOTT. ANGELO LA ROSA «Più luce vicino gli spartitraffico» San Cataldo. Sollecitata l’installazione di lampioni nella nuova rotatoria di Pizzo Carano SERRADIFALCO. «Ancora oggi le miniere di Bosco e Pa- squasia, che per anni sono state occasione di svilup- po economico e di lavoro per molti abitanti delle province di Caltanissetta ed Enna, sono fonte di preoccupazione per la salute pubblica, non fosse al- tro per le ingenti quantità di materiale alterabile e inquinabile che occupa gran parte delle superfici circostanti». Ad affermarlo è stato il geologo Ange- lo La Rosa. Il professionista sancataldese, all’indo- mani della messa in onda dell’inchiesta “Le minie- re di Stato” su Rai News, è voluto intervenire su que- sto tema alquanto spinoso. «Le preoccupazioni – ha precisato - si fanno an- cora più forti se da più parti, e da tempo, si solleva- no i dubbi di possibili stoccaggi, nei meandri delle gallerie sotterranee dei due siti summenzionati, di materiale “pericoloso”; il recente reportage di Rai News, con una sequela di dichiarazioni e argomen- tazioni di ambientalisti, ex parlamentari, magistra- ti, giornalisti, funzionari della pubblica ammini- strazione, ex minatori e pentiti di mafia, ha certa- mente squarciato il velo dell’indifferenza e del silen- zio su questa vicenda; e le perplessità emerse han- no certamente portato a riflettere sulla mancata ve- rità sul ventilato riutilizzo di questi siti come disca- riche di rifiuti pericolosi». Di certo, una problematica, quella legata all’ipo- tesi secondo cui i siti minerari dismessi delle pro- vincie di Enna e Caltanissetta potrebbero essere sta- ti utilizzati per stoccarvi materiale radioattivo o ri- fiuti speciali, che fa discutere. «Ancora oggi – secon- do Angelo La Rosa - molti si chiedono se i siti mine- rari dismessi di Bosco e Pasquasia nascondono o meno nel loro interno scorie radioattive, rifiuti ospedalieri e quant’altro ritenuto tossico e nocivo per la salute degli abitanti dei diversi paesi insisten- ti nei due bacini minerari. I registri dei tumori sono stati istituiti da poco e quindi è ancora presto, se- condo gli specialisti, mettere in relazione eventua- li incrementi di neoplasie o di malattie invalidanti con fonti inquinanti». In ogni caso, per dare una risposta adeguata a queste domande, secondo Angelo la Rosa, un modo ci sarebbe: «accertare strumentalmente e in modo “inequivocabile”, lungo l’asse Bosco - Pasquasia, il li- vello di inquinamento dell’aria, dei corsi d’acqua e di tutta la superficie sovrastante il reticolato di gal- lerie delle due miniere, non limitandosi così ad in- dagare solo intorno agli impianti». In questo senso, il geologo sancataldese ha indicato alcuni elemen- ti di valutazione dai quali partire: «E’ sufficiente os- servare la famosa “montagna di sale”, i tralicci ab- bandonati sugli argini dei corsi d’acqua, gli impo- nenti impianti in strutture in ferro ed amianto, i percolati di olio, e chi ne ha più ne metta, per dire ancora una volta: “basta, andiamo verso il recupe- ro”». Angelo La Rosa ha poi concluso sostenendo: «Il vero obiettivo deve essere quello di approntare un serio progetto di bonifica dei due territori, semmai dovessero risultare compromessi anche in sotto- suolo, ridando serenità a intere popolazioni e rista- bilendo un equilibrio eco-ambientale da tempo in sofferenza, con guasti conclamati; anche perché ciò che rimane oggi in superficie non è “archeologia industriale” ma “disastro ambientale”». Ma a chi spettano eventuali interventi di bonifi- ca dei siti minerari dismessi? In base ad una recen- tissima sentenza del Tar la competenza è della Re- gione Siciliana. Il Tribunale amministrativo regiona- le ha infatti respinto un ricorso che era stato presen- tato da parte del Comune e della Provincia di Enna affermando a chiare lettere che la bonifica di com- petenza spetta eventualmente alla Regione. In pre- cedenza, era stata la Provincia ed il Comune di En- na a diffidare la Regione a non occuparsi della bo- nifica e del ripristino ambientale dell’area minera- ria di Pasquasia. Una presa di posizione forte, quel- la di Comune e Provincia che avevano poi diffidato la Regione. Il Tar, tuttavia, pronunciandosi in meri- to a questo ricorso, ha ribadito come ogni interven- to di bonifica spetti alla Regione e non al Comune o alla Provincia in cui insiste il sito minerario. CARMELO LOCURTO SAN CATALDO. La sicurezza della viabilità e del transito pedonale è al centro di alcune segnala- zioni da parte dei cittadini, che chiedono inter- venti atti salvaguardare la pubblica incolumità, sia in auto che al momento di attraversare le strade a piedi. In quest’ottica, lo sguardo è rivol- to alle aiuole spartitraffico ed alla rotatoria di re- cente istituzione poste all’ingresso della statale 122, che da San Cataldo (quartiere Pizzo Carano) conduce in direzione Serradifalco. Infatti, più di qualcuno ha sottolineato la pe- ricolosità per il transito veicolare nella zona, in entrambi i sensi di marcia, dovuta alla scarsa vi- sibilità delle strutture nelle ore serali oppure in condizioni di nebbia e maltempo. Per questo, in diversi chiedono la predisposizione di uno o più corpi illuminanti, per evidenziare la presen- za degli spartitraffico e del senso rotatorio. Oltre a ciò, però, sembra siano necessari altri interventi riguardanti marciapiedi ed illumi- nazione: come nei pressi di via Canonico Paga- no, all’ingresso del quartiere San Domenico Sa- vio (ex Mimiani). Qui, alcuni residenti afferma- no che, nella zona, era precedentemente attivo un locale-pizzeria, le cui insegne e luci illumina- vano il la zona. Da qualche mese, l’esercizio è chiuso e, di conseguenza, il tratto rimane al buio nelle ore serali, senza contare l’assenza di una porzione di marciapiede. Della necessità di aumentare il numero di lampioni si parla anche in altri quartieri. Su tut- te queste questioni, ieri, è stato interpellato il vi- cesindaco ed assessore ai Lavori Pubblici, Gian- fraco Scarciotta, il quale ha spiegato: «Siamo a conoscenza del fatto che la zona all’ingresso della statale 122 sia poco illuminata e consape- voli delle necessità dei cittadini. Dovremo coor- dinarci con Enel Sole per illuminare il tratto, ma riteniamo di poter intervenire al più presto. Per quanto riguarda i marciapiedi, è già previsto un intervento a seguito di ulteriori risparmi di spesa, che non riguardano la manutenzione delle strade. Sui corpi illuminanti, abbiamo già riferito che è in corso un ampliamento della lo- ro presenza nelle diverse zone della città». CLAUDIO COSTANZO LO SPARTITRAFFICO DI NUOVA REALIZZAZIONE

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La stampa e il web parlano ancora di "Miniere di Stato", l'inchiesta di Rosario Sardella e Saul Caia

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Page 1: Miniere Di Stato - Rassegna Stampa

LA SANITÀA MUSSOMELILa presidente Tania Nigrelliscrive al presidente dellaRegione e all’assessoreregionale Borsellino:«Da dicembre del 2011l’apparecchiatura nonfunziona: l’Asp che fa? »

Mammografo guasto da un annoL’associazione «Vita Onlus» denuncia l’impossibilità di effettuare la prevenzione oncologica

«La Pediatria del “Longo” rischia di chiudere»L’ALLARME DELLA CGIL

«Si deve verificare se c’è inquinamento»Serradifalco. Il geologo La Rosa interviene sul rischio della presenza di sostanze nocive nelle miniere di Bosco e Pasquasia

IL DOTT. ANGELO LA ROSA

«Più luce vicino gli spartitraffico»San Cataldo. Sollecitata l’installazione di lampioni nella nuova rotatoria di Pizzo Carano

MUSSOMELI

Centro salute mentaledue infermieri trasferiti

Da sinistra la presidentedell’associazione divolontariato «Vita Onlus»,Tania Nigrelli, e ilmammografo guastodell’ospedale «Longo»di Mussomeli

MUSSOMELI. Come si può fare prevenzioneoncologica, soprattutto il cancro al seno, selo strumento principe per la diagnosi preco-ce, ovvero il mammografo è guasto da oltreun anno? E così, stufi di gridare contro i mu-lini a vento, la presidente dell’associazionedi volontariato “Vita Onlus”, Tania Nigrelli,ha scritto una lettera/denuncia al presiden-te della Regione Rosario Crocetta ed all’as-sessore alla Salute Lucia Borsellino.

«L’associazione “Vita Onlus” – si legge- hafinalità volte alla tutela della salute dei cit-tadini ed opera nel territorio di Mussomeli.Dalla sua nascita essa ha rivolto la sua prin-cipale attenzione al tema della prevenzioneoncologica, scelto non solo perché rientranelle finalità dell’associazione, ma anche,per fare fronte ai numerosissimi casi di tu-more che colpiscono il territorio di Musso-meli e dei paesi circostanti. L’associazionecollabora gratuitamente, coi propri soci,con l’ASP 2 di Caltanissetta, dal giugno 2011,mese in cui si sono avviati nel territorio diMussomeli e nei paesi circostanti i pro-grammi di screening oncologici finalizzatialla lotta dei tumori al colon-retto, alla cer-vice uterina e alla mammella. I nostri soci,svolgono presso i locali del poliambulatoriodi Mussomeli l’attività di distribuzione/riti-ro di kit necessari alla ricerca di sangue oc-culto nelle feci e assistenza e informazioneai cittadini interessati dagli screening onco-logici».

Ed ancora: «Visto: la situazione di stallodel servizio di screening mammograficoche manca dal 6 dicembre 2011; visto: lenumerose donne in attesa di essere sotto-poste a screening mammografico (ad oggi siè scrinato solamente il 21% delle donnerientranti nella fascia di età dello scree-ning); visto: i programmi di screening av-viati dall’ASP; visto: le numerose segnala-zioni del disservizio portate a conoscenzadall’associazione “Vita Onlus” all’ASP; visto:la petizione popolare dell’ottobre 2009 conla raccolta di oltre 6.000 firme con la qualela cittadinanza chiedeva anche l’attivazionein modo efficiente dell’attività di screeningoncologico nel nostro territorio, l’associa-zione “Vita Onlus” ha deciso di portare a suaconoscenza tale disservizio dopo averlo se-gnalato, invano, agli organi di competenzanonché al Prefetto, all’ASP2 (in particolare aldott. Paolo Cantaro direttore generale del-l’ASP e alla dott. ssa. Marcella Paola Santinodirettore del Distretto Sanitario di Musso-meli e coordinatrice degli screening oncolo-gici nell’area nissena). Dai primi giorni deldicembre 2011 il mammografo, presentepresso il presidio ospedaliero “Maria Imma-colata-Longo” di Mussomeli, non è più infunzione.

Va sottolineato che tale macchinario, neisuoi soli 5 mesi di funzionamento da luglioa dicembre 2011, ha svolto solamente 34 se-dute di cui 11 sospese per il guasto dellostesso, nonostante l’acquisto sia avvenutonei primi mesi del 2011. Non entrando nelmerito delle cause del guasto del mammo-grafo, è inaccettabile che nessuno degli or-gani competenti si sia interessato a risolve-re il problema; pertanto l’associazione e icittadini chiedono alla S. V. un tempestivointervento. Se queste inadempienze da par-te dell’ASP 2 continueranno, l’associazionesarà costretta ad avviare azioni che smuova-no l’opinione pubblica, per riuscire a risol-vere l’interruzione di un servizio fortemen-te richiesto dalla cittadinanza e di fonda-mentale importanza per la salute della co-munità del Vallone.

In particolar modo tale stato di fatto vani-fica tutti gli sforzi fatti sia dall’ASP che dal-l’associazione, volti a promuovere gli scree-ning oncologici in un territorio come il no-stro così profondamente isolato dall’asseviario provinciale e colpito da frequenti ca-si di tumore. Ricordiamo inoltre che chie-diamo alle istituzioni preposte solamenteun diritto civile e una maggiore efficienzaaffinché possa essere tutelato il cittadinostesso».

R. M.

SERRADIFALCO. «Ancora oggi le miniere di Bosco e Pa-squasia, che per anni sono state occasione di svilup-po economico e di lavoro per molti abitanti delleprovince di Caltanissetta ed Enna, sono fonte dipreoccupazione per la salute pubblica, non fosse al-tro per le ingenti quantità di materiale alterabile einquinabile che occupa gran parte delle superficicircostanti». Ad affermarlo è stato il geologo Ange-lo La Rosa. Il professionista sancataldese, all’indo-mani della messa in onda dell’inchiesta “Le minie-re di Stato” su Rai News, è voluto intervenire su que-sto tema alquanto spinoso.

«Le preoccupazioni – ha precisato - si fanno an-cora più forti se da più parti, e da tempo, si solleva-no i dubbi di possibili stoccaggi, nei meandri dellegallerie sotterranee dei due siti summenzionati, dimateriale “pericoloso”; il recente reportage di RaiNews, con una sequela di dichiarazioni e argomen-tazioni di ambientalisti, ex parlamentari, magistra-ti, giornalisti, funzionari della pubblica ammini-strazione, ex minatori e pentiti di mafia, ha certa-mente squarciato il velo dell’indifferenza e del silen-zio su questa vicenda; e le perplessità emerse han-no certamente portato a riflettere sulla mancata ve-rità sul ventilato riutilizzo di questi siti come disca-riche di rifiuti pericolosi».

Di certo, una problematica, quella legata all’ipo-tesi secondo cui i siti minerari dismessi delle pro-vincie di Enna e Caltanissetta potrebbero essere sta-ti utilizzati per stoccarvi materiale radioattivo o ri-fiuti speciali, che fa discutere. «Ancora oggi – secon-do Angelo La Rosa - molti si chiedono se i siti mine-rari dismessi di Bosco e Pasquasia nascondono omeno nel loro interno scorie radioattive, rifiutiospedalieri e quant’altro ritenuto tossico e nocivoper la salute degli abitanti dei diversi paesi insisten-ti nei due bacini minerari. I registri dei tumori sonostati istituiti da poco e quindi è ancora presto, se-condo gli specialisti, mettere in relazione eventua-li incrementi di neoplasie o di malattie invalidanticon fonti inquinanti».

In ogni caso, per dare una risposta adeguata aqueste domande, secondo Angelo la Rosa, un modoci sarebbe: «accertare strumentalmente e in modo“inequivocabile”, lungo l’asse Bosco - Pasquasia, il li-vello di inquinamento dell’aria, dei corsi d’acqua edi tutta la superficie sovrastante il reticolato di gal-lerie delle due miniere, non limitandosi così ad in-

dagare solo intorno agli impianti». In questo senso,il geologo sancataldese ha indicato alcuni elemen-ti di valutazione dai quali partire: «E’ sufficiente os-servare la famosa “montagna di sale”, i tralicci ab-bandonati sugli argini dei corsi d’acqua, gli impo-nenti impianti in strutture in ferro ed amianto, ipercolati di olio, e chi ne ha più ne metta, per direancora una volta: “basta, andiamo verso il recupe-ro”». Angelo La Rosa ha poi concluso sostenendo: «Ilvero obiettivo deve essere quello di approntare unserio progetto di bonifica dei due territori, semmaidovessero risultare compromessi anche in sotto-suolo, ridando serenità a intere popolazioni e rista-bilendo un equilibrio eco-ambientale da tempo insofferenza, con guasti conclamati; anche perchéciò che rimane oggi in superficie non è “archeologiaindustriale” ma “disastro ambientale”».

Ma a chi spettano eventuali interventi di bonifi-

ca dei siti minerari dismessi? In base ad una recen-tissima sentenza del Tar la competenza è della Re-gione Siciliana. Il Tribunale amministrativo regiona-le ha infatti respinto un ricorso che era stato presen-tato da parte del Comune e della Provincia di Ennaaffermando a chiare lettere che la bonifica di com-petenza spetta eventualmente alla Regione. In pre-cedenza, era stata la Provincia ed il Comune di En-na a diffidare la Regione a non occuparsi della bo-nifica e del ripristino ambientale dell’area minera-ria di Pasquasia. Una presa di posizione forte, quel-la di Comune e Provincia che avevano poi diffidatola Regione. Il Tar, tuttavia, pronunciandosi in meri-to a questo ricorso, ha ribadito come ogni interven-to di bonifica spetti alla Regione e non al Comune oalla Provincia in cui insiste il sito minerario.

CARMELO LOCURTO

SAN CATALDO. La sicurezza della viabilità e deltransito pedonale è al centro di alcune segnala-zioni da parte dei cittadini, che chiedono inter-venti atti salvaguardare la pubblica incolumità,sia in auto che al momento di attraversare lestrade a piedi. In quest’ottica, lo sguardo è rivol-to alle aiuole spartitraffico ed alla rotatoria di re-cente istituzione poste all’ingresso della statale122, che da San Cataldo (quartiere Pizzo Carano)conduce in direzione Serradifalco.

Infatti, più di qualcuno ha sottolineato la pe-ricolosità per il transito veicolare nella zona, inentrambi i sensi di marcia, dovuta alla scarsa vi-sibilità delle strutture nelle ore serali oppure incondizioni di nebbia e maltempo. Per questo, indiversi chiedono la predisposizione di uno opiù corpi illuminanti, per evidenziare la presen-za degli spartitraffico e del senso rotatorio.

Oltre a ciò, però, sembra siano necessari altriinterventi riguardanti marciapiedi ed illumi-

nazione: come nei pressi di via Canonico Paga-no, all’ingresso del quartiere San Domenico Sa-vio (ex Mimiani). Qui, alcuni residenti afferma-no che, nella zona, era precedentemente attivoun locale-pizzeria, le cui insegne e luci illumina-vano il la zona. Da qualche mese, l’esercizio è

chiuso e, di conseguenza, il tratto rimane albuio nelle ore serali, senza contare l’assenza diuna porzione di marciapiede.

Della necessità di aumentare il numero dilampioni si parla anche in altri quartieri. Su tut-te queste questioni, ieri, è stato interpellato il vi-cesindaco ed assessore ai Lavori Pubblici, Gian-fraco Scarciotta, il quale ha spiegato: «Siamo aconoscenza del fatto che la zona all’ingressodella statale 122 sia poco illuminata e consape-voli delle necessità dei cittadini. Dovremo coor-dinarci con Enel Sole per illuminare il tratto, mariteniamo di poter intervenire al più presto. Perquanto riguarda i marciapiedi, è già previstoun intervento a seguito di ulteriori risparmi dispesa, che non riguardano la manutenzionedelle strade. Sui corpi illuminanti, abbiamo giàriferito che è in corso un ampliamento della lo-ro presenza nelle diverse zone della città».

CLAUDIO COSTANZO

MUSSOMELI. r. m.) Che i locali del centro delSistema territoriale tutela salute mentale diMussomeli, ubicati in pieno centro, abbianobisogno di più attenzione da parte degliorgani preposti, lo dimostra oltre allaruggine, anche la dicitura tutt’ora affissa cherichiama l’Usl n. 15, ovvero l’Unità SanitariaLocale di Mussomeli, dismessa da molti anni,dopo le riforme sanitarie che hannoaccorpato le Usl in Asl e poi in Asp.Ma a suscitare la presa di posizione deisindacalisti della Cgil Polito, Cardinale eButticè, ieri è stata la notizia di un ordine diservizio che riguarda due infermieri (suquattro in servizio), chiamati a prestare lapropria opera presso il centro di San Cataldo.Se tale ordine di servizio diverrà operativo,denunciano i sindacati, verrà menol’assistenza territoriale pomeridiana.«Ieri è pervenuto questo ordine di servizioper due unità infermieristiche. Come Cgil -dicono i sindacalisti - siamo assolutamentecontrari perché se due infermieri sarannospostati a San Cataldo, gli altri due potrannogarantire soltanto l’apertura antimeridiana,mentre di pomeriggio tale importantestruttura sarà chiusa. Noi ipotizziamo anchel’interruzione di pubblico servizio perchédopo vent’anni di apertura dalle 8 alle 20,non si può interrompere un servizio di taleimportanza.Non solo quindi contestiamo con fermezzatale ordine di servizio - continua la Cgil - machiediamo ai responsabili di effettuare unsopralluogo presso il Centro di salutementale che negli anni è diventato untugurio. Servono immediati lavori dimanutenzione, a cominciare dallatinteggiatura dei locali. I pazienti assistiti datale centro hanno già i loro problemi, maarrivare in una struttura fatiscente, certo nonli aiuta, da qui la nostra richiesta di interventiurgenti. Così come da molti anni chiediamola sostituzione dell’auto di servizio cheormai ha vent’anni e non è più funzionale».

L’ESTERNO DEL CENTRO SALUTE MENTALE DI MUSSOMELI

MUSSOMELI “Chi vuole fare chiudere il nostroospedale facendolo scendere sotto la sogliaminima degli ottanta posti letto e quindi espo-nendolo alla scure del decreto Balduzzi cheprevede il taglio dei piccoli ospedali? ”

E’ seriamente preoccupata la Cgil che elencauna lunga serie di inadempienze a cominciaredalla carenza di personale sanitario e dallamancata sostituzione di figure di primo pianonell’assistenza agli utenti del Vallone e dellaValle del Platani, inadempienze che giorno do-po giorno, hanno fatto intraprendere una me-sta china all’ospedale cittadino. Ieri mattina,Lillo Polito e Giuseppe Butticè, Rsu Cgil, e Salva-tore Cardinale, segretario della Camera del la-voro, hanno lanciato un nuovo allarme, invitan-do il sindaco Calà ad attivarsi politicamente intutte le sedi, per tutelare il diritto alla salute delcomprensorio.

«Bene ha fatto il Nursind - dicono i sindaca-listi - a denunciare lo scippo dei 16 posti letto diRiabilitazione, battaglia che condividiamo, an-che perché con tale scippo, il nostro ospedalescende sotto gli 80 posti letto e come è noto, ta-li ospedali sono a rischio chiusura. E questo nondeve avvenire! Ma le problematiche non fini-scono qua ed è giusto che il nuovo direttore ge-nerale dott. Virgilio, a cui fin d’ora chiediamo

un incontro non appena si recherà a Mussome-li, ne sia dettagliatamente informato. In Pe-diatria ad esempio, su quattro pediatri previstiin pianta organica, erano presenti in serviziosoltanto tre. Uno è andato in pensione lo scor-so dicembre e sono rimasti soltanto due, dicui uno a contratto. I due pediatri finora hannofatto i salti mortali per garantire l’utenza, maadesso è arrivato il momento di dire basta pergarantire la dovuta continuità assistenziale aipiccoli pazienti, perchè la Pediatria rischia dav-vero di chiudere se non si prenderanno imme-diati provvedimenti”.

“Lo stesso dicasi per le anestesiste che sonorimaste soltanto in due dopo che la dott. ssaLongo è andata via. E se pure vengono “tampo-nate” saltuariamente da altri anestesisti, si trat-ta appunto di provvedimenti tampone che im-pediscono alle due professionisti di lavorarecon la dovuta serenità in un ospedale come ilnostro. E che dire - continuano i sindacalisti -delle nostre denuncie circa la cronica carenzadei tecnici di Laboratorio analisi? In servizio vene sono soltanto due ed oltre al loro serviziodevono assicurare almeno 20 reperibilità men-sili a testa e sono stressatissime. E lo stesso di-scorso vale per i tecnici di Radiologia dove ser-ve almeno un altro tecnico per fare fronte allagran mole di lavoro che viene dal territorio”.

“Cronica è diventata anche la carenza di per-sonale ausiliario con le unità costrette ad occu-parsi contemporaneamente di più reparti e avolte a prestare anche l’orario spezzato chenon è previsto dal Contratto di lavoro. Rimar-chiamo anche la necessità di attivare in loco iservizi di Gastroscopia e Rettoscopia. Da anni ipazienti sono costretti a recarsi altrove e quin-di va attivato senza altri indugi, il servizio di En-doscopia presso il nostro ospedale anche per-ché i locali ci sono».

R. M.

I SINDACALISTI POLITO, CARDINALE E BUTTICÈ

LO SPARTITRAFFICO DI NUOVA REALIZZAZIONE

LA SICILIA

CCALTANISSETTA PPROVINCIADOMENIC A 20 GENNAIO 2013

34.

Saul Caia
Saul Caia
Page 2: Miniere Di Stato - Rassegna Stampa

IL REGISTRO DEI TUMORI. Allarme per la zona nord

«Miniere del Valloneemergenza scorie»

TRIBUNALE RELIGIOSO

Tanti matrimonifiniti in 5 anni

Con la relazione del Vicario Giudizialedon Vincenzo Murgano si è apertol’anno giudiziario 2013 del TribunaleEcclesiastico Regionale Siculo allapresenza del cardinale Paolo Romeo,moderatore del Tribunale.L’inaugurazione dell’Annogiudiziario è un’occasione di verificae nello stesso tempo di ripresa dinuovo slancio nello svolgimento deldelicato compito della ricerca dellaverità sul vincolo coniugale, ma i datidel 2012 esprimono unaproblematicità e interpellano lacomunità ecclesiale e la società tuttasu quali siano le dinamichestrutturanti il fidanzamento e ilmatrimonio e su quali siano leproblematiche che ineriscono legiovani coppie.Il dato più inquietante, dice donMurgano,proviene dallaconstatazionedella grandefragilità che lecoppiesperimentanonei primi annidi matrimonio.Su 267 causeintrodotte nel2012 in Sicilia,in ben 179 laconvivenza coniugale si è interrottaentro il primo quinquennio; è statainoltre registrata un’alta percentualedei matrimoni che falliscono entro iprimi 5 anni, ma è ancora piùpreoccupante vedere come vi sonoben 7 casi di matrimoni durati menodi 3 mesi e 58 meno di un anno.Le 267 cause si sono aggiunte alle894 pendenti al 1° gennaio 2012 epertanto ne sono state trattate1161; sono state pubblicate 341sentenze, cui vanno aggiunte le 21 inattesa di pubblicazione.Dati interessanti anche per la diocesidi Caltanissetta dove nell’annogiudiziario 2012 sono state trattate37 cause di cui 8 sono stateintrodotte nel 2012 e 29 precedential 2012.Nel computo delle cause conclusecon sentenza è emerso che nelladiocesi nissena le sentenze sonostate sette e tutte hanno avuto unesito affermativo.

WILLIAM SAVOCA

DA SIN. ARCANGELO LACAGNINA, CARMELO CULORA, MELCHIORRE FIDELBO, PAOLO LA PAGLIA, ROSARIO TUMINO, SALVATORE SCONDOTTO

«Serve il coraggio di dirle apertamente alcune cose,senza nasconderle: l’incidenza delle malattie onco-logiche che si verificano nella nostra provincia è pre-valente nella zona del Gelese dove il petrolchimiconon ha creato certamente una situazione ambien-tale salubre e nei paesi che insostono nella zona delVallone, dove prima c’erano le miniere ed adessonon si sa cosa vi hanno messo dentro. Molta atten-zione va adesso riposta alla zona di Niscemi, dovesarebbe stato meglio realizzare il Muos in una zonamolto lontana dai centri abitati evitando così i dan-ni alla salute degli abitanti che potrebbero arrivaredal sistema satellitare elettromagnetico»: sono sta-te queste le preoccupazioni espresse ieri dal dott.Renato Mancuso, dirigente della Provincia regiona-le nissena, nel corso del convegno svoltosi ieri mat-tina a Caltanissetta a Villa Barile, dove sono statipresentati ufficialmente i dati raccolti per il RegistroTumori di Caltanissetta e riguardanti i casi di malat-tie verificatisi in provincia nel periodo 2007-2009.

Tra i relatori il direttore scientifico del CentroTumori di Caltanissetta Paolo La Paglia, il presiden-te del Consorzio “Gruppo Servizi e Progettazione”Carmelo Culora, il responsabile organizzativo delRegistro Tumori di Catania, Messina, Enna e Siracu-sa Melchiorre Fidelbo e quello di Ragusa Rosario Tu-mino, i quali hanno anche sottolineato che i tumo-ri maligni registrati nel triennio esaminato sono sta-ti in tutto 3.788, dei quali 2.034 con malattie chehanno colpito gli uomini e 1.704 le donne.

Sono pure intervenuti il vicario della diocesi diCaltanissetta mons. Pino La Placa il quale ha dettoche «quello realizzato è un progetto che mette alcentro l’uomo e i suoi limiti fisici, che costituisce unpasso avanti verso la cultura della salute e che l’o-biettivo di tutte le istituzioni deve essere quello diavere maggiore cura dell’ammalato», e il presiden-te dell’Ordine provinciale dei medici dott. Arcange-lo Lacagnina il quale ha ribadito che «il conosceredeve essere una condizione indispensabile per po-tere agire e potere farlo per il meglio, e che l’utiliz-zazione di questi dati possono fare acquisire unamaggiore consapevolezza al fine di ottimizzare i no-stri stili di vita».

Numerosi i presenti in sala, tra cui il deputato re-gionale Giancarlo Cancelleri che era assieme alla so-rella Azzurra, molti primari e medici dell’Asp diCaltanissetta, diversi amministratori e consigliericomunali, ed i responsabili delle associazioni divolontariato che si occupano delle problematicheprocurate dalle malattie tumorali, tra cui ErsiliaSciandra del “Procetto Luna”.

GIUSEPPE SCIBETTA

Il dott. Lacagni-na: «Bisognaottimizzare inostri stili divita»

CONGRESSO PROVINCIALE AUSER. Boccadutri resta presidente

«Uno stato sociale innovativo»

segretario generale della Cgil NinoGiannone e del presidente regionaleAuser Pippo Di Natale.I 46 delegati presenti ai lavori, inrappresentanza di 1974 soci dellaprovincia, hanno eletto il comitatodirettivo composto dal presidenteBoccadutri, Lina Paola Calì Scavone,Calogero Cimino, Emanuele Gulizzi,Giancarlo Picchioni, Nino Rizzo,Mirella Pelonero, Riccardo Pettineo eCalogero Pulci che, insieme ad EnzoPalermo, sono anche i delegati alcongresso regionale.Gli altri componenti del nuovocomitato direttivo sono GerlandoBennardo, Mimmo Marchiano,Francesco Montana, Maria Tricoli,Giuseppina Salvaggio, Antonio

“Occorre uno Stato sociale innovativo,che possa diventare concretamenteun volano di crescita e di sviluppo peril paese”. Con queste parole, ilriconfermato presidente provincialedell’Auser, Nicola Boccadutri hainaugurato l’8° congresso territorialedell’associazione di volontariato epromozione sociale, dedicata allaterza età. Di crisi economica e delledifficoltà dei pensionati si è parlatoieri, ma anche del momento difficileper i giovani.Il congresso che si è svolto ierimattina nella Cripta della Cattedrale,sul tema “Un progetto sociale pertutte le età, i diversi colori dellasolidarietà”, ha registrato gliinterventi di Giovanna Caruso, del

Savatta, Salvatore Termini, ElenaCosta, Nunzio Cannizzo, GiuseppeIncardona, Stefano Bellini, SalvatorePelonero, Roberto Ferreri, CalogeroAlagona, Rina Formica, Pino Testa,Manuel Bonaffini, DanielaLamendola, Giuseppe Carluzzo,Giovanna Caruso, Rita Pasqualetto,Giuseppe Dolce, Filippo Marino eLucia Badani.I nuovi sindaci revisori dell’Ausersono Salvatore Di Francesco,Alessandro Bognanni, SaverioCarbone, Michelangelo Puzzangara eAnna Foscari, affiancati dai sindacisupplenti Salvatore Spinello, EnricoToscano, Vincenzo Volpe e SalvatoreLavattiata.

MARCELLA GERACI

II NNUUMMEERRII

IN APPENA TRE ANNI660 DECEDUTISono stati 660 (di cui388 uomini e 272donne) le personedecedute nel triennio2007-2009, un datoquesto che colloca laprovincia nissena traquelle a più alto rischiodi mortalità in Italia aseguito di malattieoncologiche.Le zone dove più alta(nel rapporto trapopolazione e casiverificatisi) èl’incidenza di mortalitàsono quelle del Gelese e- da quello che è emersorecentemente - anchedel Vallone, ed inparticolare aSerradifalco,Campofranco,Acquaviva, Marianopoli,Milena, Montedoro. Icinque tumori piùfrequenti tra gli uominisono quelli ai polmoni(19%), prostata (16%),ematologici (16%),colon retto (13%) ed allavescica (7,5%). Nelledonne le patologieoncologiche piùfrequenti sono quelleriscontrate al seno(26%), colon retto(15%), tumoriematologici (13%),corpo dell’utero (5,5%)e tiroide (5%). La fasciad’età più colpite nelledonne è quella tra i 40ed i 43 anni, mentrenegli uomini i tumoriinsorgono piùfrequentemente dai 50anni in su.

IL TAVOLO CON I RELATORI UNO SCORCIO DEL PUBBLICO PRESENTE

DON ENZO MURGANO

LA SICILIADOMENIC A 17 FEBBRAIO 2013

.31CCALTANISSETTA

Saul Caia
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«PROBLEMAO RISORSA?»Interessante e affollatoincontro organizzato dallaCamera di Commercio diCaltanissetta e dallaRegione Siciliana

«Le miniere dismesse vanno bonificate»Dal convegno di Serradifalco l’appello ad intervenire subito a Bosco-Palo. L’impegno della Regione

NISCEMI. No ai radar: l’intera Giunta e i consiglieri stamane in Piazza San Pietro con uno striscione

La protesta si trasferisce a Roma

SERRADIFALCO. Affrontare senza timori il problemalegato alla possibile presenza di fattori inquinantinei siti minerari dismessi di Bosco - Palo, ma anchegettare le basi al fine di promuoverne la bonificanel rispetto sia dell’ambiente che della salute deicittadini, trasformando un problema serio in unaopportunità concreta per lo stesso territorio. E’stato questo lo spirito che ha caratterizzato l’incon-tro di ieri, moderato da Giuseppe Martorana, sul te-ma “Miniere: problema o risorsa? La salubrità è lasalute dei cittadini”.

Organizzato dalla Camera di Commercio di Cal-tanissetta e dalla Regione Siciliana, l’incontro, con-siderato che verteva su una problematica alquan-to delicata e complessa come quella legata ai sitiminerari dismessi, ha visto la significativa presen-za di assessori regionali, oltre che di numeroseautorità e personalità. Tra i presenti il sindaco diSerradifalco Giuseppe Maria Dacquì, gli assessoriFrancesco Valenti e Cettina Gibaldi, il presidentedel consiglio Carmelo Magro Malosso, i consiglie-ri Graziano Cipollina e Salvatore Virgadauro, ilpresidente del consiglio di Terre di Collina, RosarioRistagno, il sindaco di Bompensiere Salvatore Gioa-chino Lo Sardo, il direttore del Cefpas, dott. Miche-le Ricotta e rappresentanti delle forze dell’ordine.

La proiezione di un video che raccoglieva spez-zoni di servizi e reportage televisivi sui siti mine-rari dismessi di Bosco – Palo e sull’ipotesi che talisiti rappresentino potenziali fonti di inquinamen-to, ha fatto da cornice introduttiva ad un incontronel quale, preliminarmente, dopo un breve inter-vento da parte dell’arciprete Giovanni Galante, èstato il presidente della Camera di Commercio diCaltanissetta e di Confindustria Sicilia, AntonelloMontante, a portare i saluti. Nel ringraziare il neoprocuratore Lia Sava, per la sua illustre presenza,Antonello Montante ha sottolineato: «Ho volutoche questo incontro si svolgesse in Chiesa per lan-ciare un preciso messaggio di speranza per il no-stro territorio e la nostra gente; fino a poco tempofa decine di compaesani mi chiamavano per avan-zare richiesta per qualche posto di lavoro; in que-sti ultimi tempi, invece, telefonano per chiedermidi fare qualcosa per il nostro territorio nel quale lemorti per tumore sono ormai all’ordine del giorno;senza voler puntare il dito contro nessuno, l’incon-tro di oggi vuole essere una riflessione su come in-tervenire; e anzi chiedo a chi ne sa anche poco diqueste vicende di darci una mano per ricostruirlee trovare la verità».

Antonello Montante ha poi chiesto un applausoin memoria dell’ex vice comandante della Pm,Carlo Butera, morto qualche giorno fa per un ma-le incurabile. Fu lui, ha poi spiegato il responsabi-le delle problematiche ambientali del Tavolo uni-co Totò Alaimo nel suo intervento, che nel 1990fermò un camion carico di rifiuti ospedalieri allacui guida c’era un autista polacco. Il camion fu

fermato lungo la strada provinciale che collegaMussomeli a Serradifalco in prossimità di una vil-letta, di proprietà di una persona pugliese, nellaquale gli scatoloni contenuti nel camion venivanopoi posizionati nel suo terreno retrostante. La vil-letta, ha ricordato Alaimo, è la stessa nella quale, loscorso anno, sono stati ritrovati da due giornalisti,Saul Caia e Rosario Sardella, documenti facenti ri-ferimento alla consegna di rifiuti ospedalieri per-ché venissero smaltiti. Documenti che sono statipoi consegnati alle autorità inquirenti. Scopertadella quale Totò Alaimo ha ampiamente parlato nelcorso del suo applauditissimo intervento di ieri. Unintervento forte, il suo, con il quale ha posto in evi-denza, dati tecnici e scientifici alla mano, l’esigen-za di intervenire affinchè si proceda alla bonifica diun territorio nel quale la presenza dell’enormemontagna composta da scarti di flottazione dellalavorazione del sale potassico, ma anche quella delpotassio 40 e di percentuali di boro superiori allamedia, rischiano di provocare effetti negativi, intermini di inquinamento e radioattività, sulla salu-te dell’ambiente e delle persone che ci vivono.

Prima di lui ad intervenire era stato il presiden-te della Corte di Assise di Caltanissetta, il dott. An-tonio Balsamo, che aveva parlato di «responsabilitàsociale della giustizia», sostenendo che le ecoma-fie rappresentano organizzazioni criminali per lequali è allo studio la realizzazione di una super Pro-cura europea per combattere i reati ambientali. Ildott. Balsamo aveva anche evidenziato che, co-munque, per affrontare questioni tanto comples-se, occorre dotare la giustizia di figure di esperticon competenze scientifiche.

Interessante anche l’intervento del geologo, dott.Angelo La Rosa, che ha fatto rilevare come l’Eneaavesse, tempo fa, posto la sua attenzione sulla cri-ticità dell’area di Bosco. «Il sale che si scioglie dal-la montagna posta accanto al sito minerario di-smesso si riversa sul torrente Stincone che fa par-te del Fiume Salito, che giunge sino al Fiume Gal-lodoro che, a sua volta, è un affluente del Plataniche si riversa in mare; pertanto, gli effetti deleteriche se ne possono ricavare sono ad ampio raggio enon in un contesto ristretto». In ogni caso, AngeloLa Rosa ha ribadito: «Quella dei siti minerari di-smessi non è archeologia industriale, ma disastroambientale».

E’ stata poi la volta di Rosetta Anzalone del Tri-bunale del Malato e di Cittadinanzattiva che haparlato anche a nome delle 35 associazioni firma-tarie di un corposo dossier sui siti minerari dismes-si. «Gli studi di Alaimo e La Rosa su questo proble-ma ci hanno permesso di studiare questo fenome-no; ci sono dati preoccupanti di morti per tumoreche emergono dal Registro dei tumori e dietro iquali ci sono tante sofferenze; e la percentualedei tumori, si badi bene, è elevata in paesi comeBompensiere e Montedoro che dovrebbero essere

oasi di pace! Lungi dal voler creare allarmismi, sia-mo stanchi delle belle parole, vogliamo fatti con-creti, vogliamo conoscere e sapere».

Il presidente del tavolo unico provinciale per lalegalità e lo sviluppo Salvatore Pasqualetto ha riba-dito: «Il nuovo Governo regionale è del cambia-mento, per questo gli chiediamo uno sforzo straor-dinario per la bonifica del territorio». Dopo l’inter-vento di Giuseppe Regalbuto, presidente dellaCommissione miniere dismesse dell’Urps, secon-do cui nel sito di Bosco – Palo ci sarebbe materia-le inquinante e radioattivo, è stata la volta dell’as-sessore regionale alla Sanità Lucia Borsellino. L’as-sessore della Giunta Crocetta, nel ribadire la vo-lontà, sua e della Giunta regionale, attraverso ungioco di squadra interassessoriale, di impegnarsi indirezione della bonifica dei siti minerari dismessi,ha rilevato: «Salute e salubrità sono un binomio in-scindibile; non può non esistere un nesso di causa-lità tra dati che emergono dal registro tumori e am-biente; stiamo mettendo a punto uno screeningoncologico cercando di rafforzare gli strumenti diprevenzione, ma per fare questo occorre integrarei dati sanitari con quelli ambientali». L’assessoreBorsellino ha anche proposto la presenza di un rap-presentante di Cittadinanzattiva nel tavolo dellearee a rischio ambientale.

Concetti che sono stati ribaditi dall’assessoreregionale allo Sviluppo economico Linda Vanche-ri che ha sottolineato: «Come possiamo parlare dimodelli di sviluppo se non riusciamo ad incardi-narle in una politica territoriale? Se vogliamo por-re la priorità sull’ambiente, dobbiamo farlo salva-guardando la salute dei cittadini a partire dalla co-noscenza e dalla prevenzione con un serio proget-to di rilancio e bonifica del territorio».

Dopo gli interventi del biologo Roberto Pace,del dott. La China e dell’ambientalista Gina Torto-rici, è stata la volta dell’assessore regionale al ter-ritorio e ambiente Mariella Lo Bello. Quest’ultima,nel far rilevare il merito del presidente di Confin-dustria Antonello Montante nell’aver sollevato laquestione legata all’emergenza ambientale dei si-ti minerari dismessi, ha sottolineato come il gover-no regionale stia lavorando su questo fronte perdare risposte adeguate ad un problema sul quale lagente vuole risposte e non belle parole. Lo stessoassessore, soffermandosi sullo smaltimento dell’a-mianto, ha sottolineato come ciò possa avvenire siaseppellendolo e coprendolo in un deposito, chetrasformandone la molecola in materiale per pia-strelle. Un’opportunità economica che potrebbevenirsi a determinare.

Infine, l’assessore regionale alla pubblica istru-zione Nelli Scilabbra, ha posto l’esigenza di avvia-re una educazione ambientale che consenta diporre al centro dell’attenzione la salute dei cittadi-ni in una prospettiva di prevenzione e salubrità.

CARMELO LOCURTO

NISCEMI. Non si placano le reazioni diprotesta da parte delle istituzioni politi-che cittadine e dei vari movimenti, co-mitati e delle mamme “No Muos”, allacontinuità dei lavori di ultimazione delnuovo sistema satellitare Muos nella Ba-se della Marina militare americana diUlmo. Ripresa dei lavori nell’impiantoche gli attivisti No Muos hanno docu-mentato con videoriprese e fotografiein cui si vedono operai e mezzi a lavoronel cantiere militare statunitense e chehanno consentito di accertare nel giro disoli due giorni il sollevamento e la posadel terzo carrello di sostegno di una del-le tre gigantesche antenne Muos. E que-sto è accaduto nonostante la revoca de-finitiva delle precedenti autorizzazioniregionali ai lavori Muos emessa il 29

marzo scorso dal Governatore sicilianoRosario Crocetta.

Motivi che hanno indotto il sindacoFrancesco La Rosa, gli assessori ed i con-siglieri comunali a raggiungere stamaneRoma a spese proprie per attuare a Piaz-za San Pietro un’eclatante protesta con-tro l’installazione della stazione Muos adUlmo con uno striscione con la scritta:”Anche noi veniamo dalla fine del mon-do”.

Domani invece gli amministratori ed iconsiglieri comunali di Niscemi prote-steranno con l’apertura dello stesso stri-scione “No Muos” davanti palazzo Chigi.Alle 17, inoltre, il sindaco Francesco LaRosa è stato convocato a prendere partead un tavolo tecnico sul problema Muosinsieme ai ministri dell’Interno, della Di-

Per quando riguarda la Uil invece i NoMuos aggiungono: “si ritiene il problemasollevato dalla Uil strumentale ed inop-portuno, dato che i lavori Muos hannoavuto continuità e gli operai hanno lavo-rato. La Uil inoltre sembra avere più acuore l’occupazione dei 150 lavoratorinella Base militare americana di Ulmoche la salute umana degli stessi e degliabitanti di Niscemi e del comprensorioche potrebbe essere messa in pericolodall’alta emissione di onde elettroma-gnetiche del Muos e delle attuali 46 an-tenne attive nel sito. E’ paradossale escandaloso che anziché le istituzioni re-gionali e nazionali ed i sindacati come la

Uil, che dovrebbero rappresentare leistanze dei cittadini per garantirne la sa-lute, si occupino di fare rispettare la re-voca definitiva emessa dalla Regione sol-tanto gli attivisti dei movimenti, comita-ti e delle mamme No Muos”.

Messaggi No Muos anche attraverso losport, con la squadra allievi della NuovaNiscemi di calcio, prima in classifica, cheieri sera è scesa in campo al Comunale“Santa Maria” nell’ultimo match casalin-go di campionato contro il Santa CroceCamerina, indossando le magliette conla scritte No Muos. Era presente anche ilsindaco La Rosa.

ALBERTO DRAGO

fesa, degli Esteri ed al presidente dellaRegione Sicilia Rosario Crocetta, mentregli attivisti dei movimenti, comitati edelle mamme No Muos, continuano a te-nere alta la guardia con l’intensificazio-ne dei presìdi nella strada vicinale Apa-Ulmo, volti ad impedire con scudi uma-ni l’ingresso nella Base militare america-na di veicoli con a bordo militari ameri-cani ed operai, per il timore che i lavori dicompletamento delle antenne Muospossano proseguire in violazione da par-te della Marina militare americana delprovvedimento di revoca emesso dallaRegione.

Inosservanza del provvedimento direvoca che ha determinato la presenta-zione di quattro denunce-querele caute-lative contro la Marina militare degliStati Uniti d’America: la prima denun-cia-querela è stata presentata dall’ex as-sessore Giuseppe Maida come primo fir-matario, dalle mamme e dagli attivistidel Movimento “No Muos” Sicilia; la se-conda da parte del sindaco La Rosa; laterza dal Consiglio comunale e la quartadal Coordinamento regionale dei comi-

tati “No Muos”.Intanto i movimenti, i comitati e le

mamme No Muos si dichiarano indigna-ti per le dichiarazioni rilasciate dal Go-vernatore siciliano Crocetta in meritoalla vicenda della ripresa dei lavori Muosed anche per il recente intervento dellaUil sul paventato rischio dello stop lavo-rativo causato a 150 operai dai blocchiattuati dai No Muos.

“Altro che muretti da parte degli ame-ricani, il presidente della Regione Crocet-ta, come Pilato, sembra essersi lavatocompletamente le mani del problemaMuos - si legge in una nota congiunta deiNo Muos - al punto tale che dà l’impres-sione di non capire che gli statunitensi,proseguendo ugualmente i lavori ad Ul-mo, hanno calpestato il provvedimentodi revoca che ha emesso lo stesso presi-dente Crocetta e quindi la sua stessa di-gnità istituzionale di presidente dellaRegione. Per tale ragione si ritiene che ilpresidente Crocetta non può lasciarequalsiasi iniziativa di denuncia-querelasoltanto agli attivisti No Muos ed agliamministratori comunali”.

ALCUNI DEI RELATORI CON IL MODERATORE

O IL CONSIGLIO APPROVA LA MOZIONE CHE VIETA L’USO

L’erbicida «avvelena» i rapportitra i consiglieri di Mussomeli

Contro il Muos e la temuta ripresa dei lavori oggil’ennesima iniziativa. E domani sit-in a PalazzoChigi. Un logo sulle maglie della Nuova Niscemi

LA SQUADRA ALLIEVI DELLA NUOVA NISCEMI INSIEME ALLE MAMME NO MUOS

MUSSOMELI. L’erbicida non avvelenasoltanto le erbacce ma anche la poli-tica e, in qualche modo, rischia dipregiudicare l’apertura che il sindacoSalvatore Calà aveva offerto al Gamper un’eventuale impegno in Giunta.

Ne è riprova l’infuocata seduta divenerdì sera (dopo che giovedì perdue volte era mancato il numero le-gale per l’assenza del Pd), col capo-gruppo del Gam Toti Nigrelli che, fat-ture alle mano, ha perfi-no accusato l’ammini-strazione di avere com-perato i 160 litri di di-serbante utilizzato, nona Mussomeli ma in uncentro dell’agrigentino,con un aggravio di spesadel 40% rispetto ai pre-ventivi in suo possessoche s’era fatto rilasciaredai rivenditori di Mus-someli, e quindi con unaggravio per le casse co-munali di circa 800 eu-ro.

Insomma una sedutastraordinaria ed urgente“al veleno”, in tema conl’unico punto all’ordinedel giorno, ovvero lamozione presentatadall’opposizione per so-spendere l’uso di erbi-cida chimico. Mozioneapprovata dall’opposi-zione che, a causa di al-cune assenze nelle filedel Partito democratico,è quindi passata e pone un veto for-male d’ora in avanti, sull’utilizzo deldiserbante da parte del Comune.

La seduta è cominciata alle 18.45circa e s’è conclusa poco prima delle21. Il consigliere Enzo Nigrelli del-l’Udc ha accusato gli amministratorilocali di aver dato un indirizzo politi-co ben distante dalla linea nazionaledel Pd al quale gli stessi fanno capo.

Il capogruppo del Pd Gianni Gera-ci ha replicato asserendo che l’utiliz-zo dei diserbanti è autorizzato dalministero e quindi in perfetta lineacon l’ideologia del proprio partito.

Toti Nigrelli è intervenuto dicendodi non volere fare politica sulla deli-cata questione e si è appellato allasensibilità dei consiglieri. A seguirel’intervento di Salvuccio Alessi, cheha denunciato l’assenza di autorizza-

zione da parte dell’Aspnissena e che l’ultimaautorizzazione rilasciataal Comune di Musso-meli risale al 2003. Ales-si ha messo in evidenzache l’Asp ha negato l’au-torizzazione al Comunedi Sutera per l’utilizzodei diserbanti, conte-stando quindi le argo-mentazioni portateavanti dal vicesindacoSorce.

I consiglieri comunaliGiuseppe Mancuso ePasquale Mistretta, han-no snocciolato le pro-prie perplessità sull’uti-lizzo dei diserbanti. Giu-seppe Rizzo ed EnzoMunì hanno difeso l’o-perato del vicesindacoed hanno richiamatol’autorizzazione del Mi-nistero della Salute. Aquel punto Toti Nigrelli,forte delle sue indagini,ha denunciato il fatto

che l’amministrazione aveva acqui-stato le sostanze chimiche fuori dalterritorio comunale, ad un prezzoben superiore a quello di mercato,procurando un danno erariale all’En-te. Immediata la reazione del Pd colpresidente del consiglio comunaleD’Amico costretto a riportare l’ordinein aula.

R. M.

GLI ASSESSORI REGIONALI LO BELLO, VANCHERI, BORSELLINO E SCILABRA

ENZO NIGRELLI

GIANNI GERACI

LA SICILIA

CCALTANISSETTA PPROVINCIADOMENIC A 14 APRILE 2013

36.

Saul Caia
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TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE CONTRIBUTI PUBBLICI COME PREVEDE LA LEGGE N° 250/90mercoledì 1 maggio 2013 ANNO LXIX N. 119

EE 1,20

San Giuseppe la RenaTragico scontro tra Smart e furgonemorto l’imprenditore Gioacchino RussoMalore mentre era alla guida, muore sul colpo anche un suo dipendente

CONCETTO MANNISI PAGINA 25

Domani niente giornaliOggi, 1º maggio, nei giornali non si lavora. Domani pertanto iquotidiani non saranno in edicola. «LA SICILIA» ripren-derà le pubblicazioni con il numero di venerdì 3 maggio.

1º MAGGIO: SINDACATI A PERUGIA

La disoccupazionetra i giovania livelli record: 38,4%Alla vigilia della festa dei lavoratori l’Istat rileva dati allar-manti sulla disoccupazione giovanile, che a marzo è schizza-ta al 38,4% con un incremento di 3,2 punti su base annua.Cgil, Cisl e Uil, intanto, celebreranno insieme il Primo Mag-gio con una manifestazione unitaria a Perugia per ricordarele due dipendenti regionali uccise il 6 marzo scorso. A Roma,invece, il concertone di Piazza San Giovanni sarà «blindato».

PAOLO R. ANDREOLI, GIUSEPPE ATTARDI PAGINE 4, 19

LAVORO, SERVE UN NUOVO CORSORAFFAELE BONANNI

n tante piazze italiane, dal Nordal Sud, il sindacato oggi faràsentire la sua voce per ribadire

l’urgenza di interventi di sostegnoper i lavoratori che rischiano il li-cenziamento. Il tempo è scaduto.Abbiamo salutato positivamentel’arrivo del nuovo governo compo-sto da ministri giovani ed autorevo-li. Ed abbiamo apprezzato il discor-so fiducioso del nuovo presidentedel Consiglio: il paese ha bisogno dimaggiore coesione sociale e dellacollaborazione di tutti, superandole sterili contrapposizioni politichedell’ultimo ventennio. Ma oraaspettiamo i fatti.

Il primo provvedimento che ilnuovo esecutivo dovrà assumere èrifinanziare la cassa integrazionein deroga e dare garanzie anche amigliaia di esodati senza salario esenza pensione. Per questo abbia-mo protestato davanti al Parla-mento nei giorni scorsi e proteste-remo ancora nelle prossime setti-mane, in tutte le regioni italiane.Ma non chiediamo solo assisten-za. Vogliamo un vero e proprio“new deal” che possa far ripartirela crescita, gli investimenti ed iconsumi. Non ci sono scorciatoie:occorre ridurre le tasse ai lavora-tori, ai pensionati, alle impreseche investiranno ed assumerannoi disoccupati. Questa è la stradaper alzare i salari e dare ossigenoall’economia italiana.

I Se invece si lasciano le cose co-me stanno, avremo un aumentoulteriore delle povertà e delle disu-guaglianze sociali. In tal senso, ègiusto eliminare una imposta odio-sa come l’Imu, ma a chi ha una so-la casa. Dall’altro lato, occorre col-pire penalmente l’evasione fiscale epremiare invece con maggiori sgra-vi fiscali chi assumerà i giovani pre-cari e soprattutto le donne. La nuo-va occupazione verrà solo da unabuona economia e dalla capacità difavorire gli investimenti. Sblocchia-mo con un decreto tutti quei pro-getti di opere pubbliche fermi daanni per i veti incrociati degli entilocali, delle lobbies e financo dellamagistratura. Parliamo di energiapulita, trasporti, strade, incenerito-ri, opere di bonifica del territorio.Anche le regioni e gli enti localipossono fare di più per aiutare leaziende in crisi, dimezzando le tas-se locali e i costi dell’energia, facen-do funzionare meglio i servizi. In-vece è tutto fermo. Immobile.

Il paese ha bisogno di una “fru-stata”, di ridurre gli sprechi e laspesa pubblica improduttiva. Nonc’è un prima ed un dopo. Lavoro,tasse più basse e riforme istitu-zionali devono arrivare insieme.Questo impegno ci aspettiamo dalgoverno Letta e da tutte le forzepolitiche.

SEGUE A PAGINA 11

Serradifalco: miniere ed ecatombe di tumori. La Procura indaga su ecomafia e complicitàL’INCHIESTA.

Le nuove veritàsulla Chernobyl

del ValloneMARIO BARRESI PAGINE 8-9

REGIONE. In un clima di confusione varata la manovra. Il metodo Crocetta mette d’accordo Pdl e M5S

La finanziaria salva 30mila precariAgli ex «Pip» 833 euro al mese più assegni: la protesta diventa festa

Ieri la fiducia anche al Senato

Letta a Berlino: ora la crescitaAlt all’Imu, già scontro Pd-Pdl

BELLUCCI, BUSSA, DELL’OMO, GARIMBERTI, RAPETTA PAGINE 2-3

Il «metodo Crocetta»mette d’accordo in Si-cilia Pdl e 5 Stelle. Eall’Ars la manovra fi-nanziaria taglia le au-to blu, introduce il ca-none per le cave(emendamenti targa-ti M5S), ma salvacontemporaneamen-te 30mila precari (dienti locali e Regione).Crocetta propone lanorma che salva 3mi-la precari, cosiddettiex Pip: avranno unsussidio di 833 euroal mese (più assegnifamiliari) fino al 31dicembre di que-st’anno. E la protestadiventa festa.

MICELI, CIANCIMINO PAGINA 5

SCHOLZ, COMPAGNIA DELLE OPERE

«La Merkelnon fermeràil rilanciodell’Italia»

ANDREA LODATO PAGINA 4

CalciomercatoGioielleria CataniaGomez-Lodi: InterTrattativa con il club nerazzurro che darebbe i difensori Biraghi e Bianchetti

GIOVANNI FINOCCHIARO PAGINA 13

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l’inchiesta Misteri nel Vallone. L’ex giacimento di kainitefonte di radioattività. Sospetto di traffico di rifiuti

Serradifalco, miniere e tumorila macabra conta dei morti

le testimonianze

LE CARTE. In alto, carte e cartacce che si trovanoall’interno del casolare dei misteri. Tra queste anchedocumenti che testimoniano il traffico e losmaltimento di rifiuti speciali (a destra, un particolare)

[FOTOSERVIZIO DAVIDE ANASTASI]

IL CASOLARE DEI MISTERI. In alto l’edificio doveancora si trovano prove del traffico di rifiutispeciali. A destra, una veduta di Serradifalco

«Quel “mostro di sale” da trent’anni è fonte di danni per la salute e l’ambiente»MARIO BARRESINOSTRO INVIATO

SERRADIFALCO. Un sessantenne occhialuto irrompeansimante nel ufficio-bugigattolo: «Totò, viri ca nimossi n’autra. Giovane, manco cinquant’anni. Tu-more al colon. Domani mattina c’è il funerale, cidobbiamo andare». Qualche interminabile secondodi silenzio, appena interrotto da un abbozzo di so-spiro. E il destinatario della funerea notizia stacca,con gesto quasi meccanico, una costellazione dipost-it nascosti dietro il monitor del pc. Ne estraeuno e aggiunge una crocetta accanto a decine di al-tre. Le conta e le riconta: «Siamo arrivati a 21». Poi ti-ra fuori un altro pizzino e anche in questo aggiungeuna croce: «E con questa sono 12». Il primo post-itè l’archivio delle persone decedute dall’inizio del-l’anno; il secondo è il sottoinsieme di quelle che ave-vano tumori o leucemie. Quindi: nel 2013 finora 21croci, di cui 12 per neoplasie; l’anno scorso furonorispettivamente 69 e 31. Il paese - Serradifalco, nelNisseno - è piccolo, la gente mormora. E quandomuore basta guardare le carte sui muri, per essereaggiornati. O magari un caffè con i becchini. «Sonodiventato un frequentatore di funerali», si scherni-sce il geometra Totò Alaimo. Che qui - per tutti, nelbene e nel male - è una specie di Erin Brockovich deisulfarara. Il geometra è diventato epidemiologo edetective, fra studi, dossier ed esposti. «Lo faccio perla memoria di tutti quelli che non ci sono più e peril futuro di chi resta qui». Dove la paura trasuda dal-le viscere della terra, ondeggia nell’aria limpida deiboschi, scorre nei laghi e dei torrenti.

«Più morti di cancro che a Gela»Ma perché quasi una croce su due è dovuta ai tumo-ri? Al di là delle statistiche da cimitero di paese, so-no alcuni dati del “Registro Tumori di Ragusa e Cal-tanissetta” a togliere il sonno a questa gente. Negli11 comuni del Vallone si muore di tumori molto piùche a Gela. Sui 3.788 nuovi casi registrati nel trien-nio 2007/09, il numero più sconvolgente riguardagli uomini, nel rapporto tra casi osservati e casi at-tesi: rispetto a Ragusa (in linea con la media nazio-nale) l’eccesso di rischio di sviluppare un tumore èdel 12% in più a Gela e del 43% nel Vallone; più con-tenuta la forbice fra le donne. Il rischio di tumoriematologici: se a Gela c’è un comunque preoccu-pante +42%, nel Vallone il dato schizza al 108%.

«A questi elementi si aggiungono 31 casi di tumo-ri infantili, che rappresentano il 58% in più rispettoall’atteso, secondo il Registro», ricorda Rosetta An-zalone, presidente del Tribunale del malato di SanCataldo e portavoce di 35 associazioni del Nisseno.Anzalone ricorda anche «le migliaia di malati disclerosi multipla oltre che il picco impressionante dibambini autistici». E Alaimo aggiunge che «nel rap-porto non sono nemmeno stati interrogati i medi-ci di famiglia, e con 700mila euro di fondi non si èandati alla radice del problema e cioè “lo studio con-nesso alle cause tumorali”».

Le radiazioni del mostro di saleE quando si parla di nesso causa-effetto gli sguardisono tutti puntati lì, sul “mostro di sale” a sei chilo-metri da Serradifalco. Bosco Palo, all’origine mi-niera di zolfo prima che si scoprisse la kainite. Nel

1956 divenne uno stabilimento industriale che allafine degli anni 60 dava lavoro a 600 persone (indot-to escluso) con tre pozzi e un milione di tonnellateannue di produzione. Fino al 1973 di proprietà del-la “Montecatini”, la concessione del complesso mi-nerario passò poi all’Ispea Spa, con capitali pubbli-ci. L’attività durò fino al 29 luglio 1988.

Eppure i “fantasmi” di Bosco Palo aleggiano anco-ra. Il primo punto è la pericolosità “naturale” del si-to: «La montagna di sale - spiega il geologo AngeloLa Rosa - da oltre un trentennio è sorgente di dan-ni alla salute e all’ambiente di vaste proporzioni perla presenza dell’isotopo radioattivo K40 e per la sa-lificazione delle acque superficiali, con un rischio didesertificazione per i terreni». La concentrazione dipotassio in grandi volumi, spiega Calogero La China,specialista di Radiodiagnostica e medicina nuclea-re, «è una fonte di radioattività naturale del K40 cheviene generato con l’esposizione ai raggi solari e sipropaga a distanza di chilometri viaggiando nell’a-ria. Ciò costituisce possibile causa di mutazioni nelDna, oltre che di malattie autoimmuni croniche,neurodegenerative e tumorali». È come se gli abi-tanti di Serradifalco (e non solo) si fossero infilatidentro una radiografia lunga trent’anni.

I residui e le analisi dell’ArpaAlla radioattività indotta dalla natura potrebbe es-sersi aggiunta quella - ancor più devastante - provo-cata dall’uomo. Innanzitutto per i residui di lavora-zione: «Le stesse società presumibilmente sono re-sponsabili per la pregressa attività mineraria», si leg-ge nel documento di Programma-Accordo redattonel 1988 dalla Regione. «Nel 1999 i tecnici dell’Enea- ricorda La Rosa - rilevano una serie di criticità nel-l’area mineraria, compresa la subsidenza dell’inte-ro sito Bosco».

Si ritenne necessario eseguire un monitoraggiocon strumenti di precisione, ma soltanto nel 2006avvenne il primo sopralluogo dell’Arpa nel sito diBosco. Il risultato fu rassicurante, perché i dati fuo-ri norma erano «verosimilmente attribuibili all’iso-topo radioattivo naturale del potassio». Ma seguivauna precisazione: «I valori si devono intendere co-me puramente indicativi» poiché le radiazioni era-no «al di fuori dell’intervallo d’utilizzo dello stru-mento» e lo stesso «non permette di identificare gliemettitori della radiazione ionizzante prodotta». Itecnici non fecero alcuna misurazione nel sito di Pa-lo, perché «non ritenuta necessaria». Una secondacampagna di misurazione è avvenuta nel 2012. Ri-scontrando uno sforamento della Csc (Concentra-zione della soglia di contaminazione) relativa alboro nei campioni delle acque di Bosco, «che fareb-be supporre - sostiene Alaimo - la presenza di sca-richi di industrie metalliche e farmaceutiche». I da-ti complessivi furono rassicuranti «L’assenza di ra-dioattività nell’area superficiale del sito minerario -si legge nella relazione finale - pur essendo un da-to rassicurante per la popolazione residente neisuoi pressi, non ci fornisce alcuna certezza riguardola presenza o assenza di eventuali materiali ra-dioattivi che qualcuno presume siano stati deposi-tati all’interno della miniera».

Il traffico dei rifiuti specialiE quest’ultimo passaggio apre l’ultimo “file” della

cartella sui misteri di Bosco Palo. L’ipotesi che il si-to di Bosco Palo sia una delle “pattumiere” di scorieradioattive, business miliardario dell’ecomafia. Ineffetti ci fu anche un’ipotesi “ufficiale” di utilizzo diSerradifalco per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari:«Nel 2003 la Sogin presentò uno studio per indivi-duare un deposito nazionale per i rifiuti - ricorda ilgeologo La Rosa - e vennero analizzati 45 bacini sa-liferi italiani, di cui 36 in Sicilia, compreso Bosco-Pa-lo, che fu escluso per mancati requisiti di isola-mento dei rifiuti». L’unico bacino idoneo risultòScanzano Jonico, ma «se la miniera di Serradifalco è

stata utilizzata lo stesso comedeposito di scorie nucleari -sbotta l’esperto - è stato com-messo un atto criminoso divaste proporzioni, avendotrasformato un sito geo-morfologicamente non ido-neo in una bomba ecologica».

E a questo punto Totò Alai-mo diventa un pozzo senzafondo. Di notizie, corredateda esposti, testimonianze, do-cumenti consegnati ai magi-strati. E quasi si commuove,quando racconta di GaetanoButera, morto qualche setti-mana fa di tumore: «Un dili-gente e coraggioso vigile ur-bano di Serradifalco che

sventò un traffico illecito per lo stoccaggio e forseanche lo smaltimento di rifiuti pericolosi, speciali eradioattivi, provenienti da fuori della Sicilia». Bute-ra, impegnato nei lavori della sua villetta di campa-gna, aveva notato un viavai strano di Tir che si fer-mavano al bivio fra le Provinciali 40 e 37, all’imboc-

co della strada per la miniera Bosco. Dal camion sca-ricavano «scatole e cartoni, che andavano dentropiccoli furgoni», e una mattina il solerte vigile indos-sò la divisa e fermò un autista polacco, che gli mo-strò un’autorizzazione (scaduta) per il trasporto, manon per lo scarico, di rifiuti ospedalieri. La pista del-l’autista dell’est portò in un casolare poco distante:«Accertai che c’erano rifiuti - raccontò il vigile - po-sizionati nel terreno retrostante, da dove si godevadi un’ampia veduta panoramica delle miniere». Bu-tera fece la sua bella relazione di servizio e il suo co-mandante passò le carte ai carabinieri. Ma subitodopo il terreno («venduto assieme al casolare da unminatore per 50 milioni di lire all’epoca in cui un ap-partamento in paese ne costava 30», ricorda Alaimo)venne liberato dai rifiuti. Ma non dalle carte, «fattu-re, bolle di trasporto di materiale nocivo e pericolo-so di varia provenienza», che nel marzo 2012 Alai-mo rinvenne nel casolare accompagnando RosarioCardella e Saul Caia autori di un’inchiesta per Rai-News. «Ho consegnato tutte le carte all’autoritàgiudiziaria», dice Alaimo mostrandoci un verbale in-finito di documenti dal 1990 almeno fino al 1995, equindi anche dopo la storia del vigile urbano.

S’è rotto il muro del silenzioE un residuo di quei documenti si trova ancora lì, nelcasolare dei misteri. Li abbiamo trovati dentro il for-no, alcuni in parte bruciati e nel salone diroccato. Ri-fiuti ospedalieri speciali, con bolle che ne certifica-no la provenienza ma non la destinazione. Dove so-no stati depositati? Chi può provare che non sianofiniti nelle miniere? Ci sono altri casi nascosti?

Negli ultimi tempi, lo studio di Alaimo è stato me-ta di pellegrinaggio di altri potenziali testimoni.Raccontano di centinaia di «fusti strani» depositatiin laghetti artificiali e poi mischiati all’olio di sansaper coprire il tanfo. Altri episodi, altri racconti. Tut-ti finiti sul tavolo della magistratura. «Cosa si staaspettando - si chiede Alaimo - per intervenire inmaniera risolutiva a tutela dei cittadini di un terri-torio che per tanti anni è stato succube di intrecci framafia, politica e affari? Certi traffici - sentenzia - nonsi sarebbero potuti realizzare senza coperture ad al-tissimo livello». Restiamo un altro po’. Affacciando-ci dalla collina, fissiamo il “mostro di sale”, sovrasta-to dall’ex villaggio degli operai e dalla funivia sega-ta. Il silenzio è meraviglioso. Tanto da farci paura.

twitter: @MarioBarresi

“Pattumiera”. Siteme che la zona siastata usata pernascondere scorieradioattive, businessdelle ecomafie

L’ERIN BROCKOVICH DELLE MINIEREIl geometra Totò Alaimo in anni distudi e indagini sulle miniere diSerradifalco è diventato anche un po’epidemiologo e un po’ detective tradossier ed esposti presentati

Gli ex minatori«Noi, sopravvissutiall’ecatombe»Tra paura e speranza. In paese tutti hanno la “lista” dei luttie i giovani si risvegliano: «Complicità e danni, fuori la verit໫Ma la bonifica potrebbe essere occasione di lavoro per 200»

NOSTRO INVIATO

SERRADIFALCO. Si sentono un po’ tutti deisopravvissuti. A partire da chi, lavorandofra zolfo e kainite, ci ha sfamato la fami-glia. Ma anche i giovani, a Serradifalco,guardano al “mostro di sale” come lamacchina di morte che fagocita lenta-mente interi pezzi di famiglie. La sensa-zione, in paese, è quella di una comunitàimpaurita dalla catena di morti per tu-mori. Gente che ascolta con attenzionetutto ciò che riguarda il legame fra i lut-ti e le miniere dei veleni. Molti cercanorassicurazioni e magari - come ha fattolo stesso sindaco Giuseppe Maria Dacquìdopo la pubblicazione dell’ultimo studiodell’Arpa - invitano «a evitare inutili al-larmismi, senza però abbassare la guar-dia». Che non significa mettere la testasotto il cuscino, ma vedere le cose da unaprospettiva meno colpevolista.

Eppure, nella giornata che abbiamotrascorso nel “Paese delle Miniere e del-le Tradizioni”, come recita il cartello al-l’ingresso, prevale la paura. Vissuta nel-la lotta quotidiana con il male incurabile

LA SICILIA

i FFATTIMERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2013

8.

Saul Caia
Saul Caia
Page 12: Miniere Di Stato - Rassegna Stampa

CALTANISSETTA. La Procura indaga su traffico di rifiuti, disastro ambientale e omissioni degli enti

E sotto la Chernobyl del Vallonele nuove verità da disseppellireTest del Noe dei carabinieri a Serradifalco: ipotesi anche d’inquinamento delle faldeMARIO BARRESINOSTRO INVIATO

CALTANISSETTA. Un amaro viaggio nella macchina deltempo. Fra quelle che Leonardo Sciascia definì «gra-vi leggende di terra e di zolfo», raccontando nellasua Ad un paese lasciato di come fosse «cupo il pas-so degli zolfatari, come se le strade coprissero cavisepolcri, profondi luoghi di morte». Non sarà facile,il lavoro della Procura di Caltanissetta. Che, da qua-si un anno indaga sulla Chernobyl del Vallone. Un fi-lo complicato da dipanare, anche perché spezzato inalcune parti dall’incuria del tempo e dalle omissio-ni degli uomini. Ma c’è di tutto nei brandelli di ve-rità che il procuratore capo Sergio Lari e il nuovobattagliero procuratore aggiunto, Lia Cava, stannocercando di mettere assieme. Lavorando gomito agomito con la Dia nissena, diretta dal colonnelloGaetano Scillia, con in prima linea in quest’indagi-ne il tenente colonnello Letterio Romeo. Le minie-re di Serradifalco, un vaso di Pandora dove dentro,ipoteticamente, c’è quanto di più schifoso si possaimmaginare: il traffico di rifiuti tossici, businessmiliardario che unisce gli interessi dell’ecomafia aquelli di imprenditori senza scrupoli e politici cor-rotti; il disastro ambientale e i danni indotti alla sa-lute dei cittadini; le responsabilità di chi doveva fa-re (vigilare, bonificare, analizzare) e non ha fatto.

L’indagine, si apprende da fonti del Palazzo di giu-stizia nisseno, è stata avviata nel 2012, natural-mente a carico di ignoti. Sul versante dell’impattodelle miniere sull’ambiente è stato commissionataun’indagine agli specialisti dei carabinieri del Noe(Nucleo operativo ecologico) di Palermo. Che han-no già eseguito numerosi rilievi sulle miniere, e inparticolare nel sito di Bosco Palo. Oltre alla presen-za di rifiuti in superficie e al tasso di radioattività, sista valutando anche l’eventuale impatto del “mostrodi sale” sulle falde acquifere, circostanza che - se fos-se confermata - sarebbe una pietra tombale sull’am-biente (e di riflesso sulla salute dei cittadini). Prati-camente un danno irreparabile. Ma i militari dell’Ar-ma non sono entrati dentro i pozzi, che risultereb-bero allagati, quasi del tutto impraticabili. La buonavolontà dei Noe, oltre che con la natura dei luoghi,si scontra anche con la scarsa disponibilità di mez-zi tecnici e di risorse. Non a caso, nel corso di un re-cente convegno organizzato a Serradifalco sull’allar-me-miniere, più di un esperto ha invocato «un tavo-lo permanente che possa coinvolgere le istituzionistatali e regionali, oltre che la magistratura e le for-ze dell’ordine», ipotizzando anche l’uso di risorsecomunitarie per finanziare ricerche più approfondi-te.

L’altro aspetto riguarda quello che sarebbe nasco-sto a Serradifalco. Rifiuti ospedalieri speciali, comedimostrerebbe un approfondimento dell’indaginesul casolare in agro di San Cataldo (ma a meno di unchilomentro dalle miniere di Serradifalco), dove -secondo la testimonianza del vigile urbano Gaeta-no Butera - sarebbero stati depositati materiali tos-sici, poi misteriosamente spariti dopo l’informativadel vicecomandante della polizia municipale. E fu ilgeometra Totò Alaimo, ex assessore provinciale eautore di numerosi esposti agli atti dell’indagine, aconsegnare - nel 2012 una corposa documentazio-ne: materiale partito da tutta Italia senza la provadello smaltimento finale, accatastato nello stessocasolare segnalato da Butera. Il fondo e l’immobile,secondo quanto accertato dalla Procura, sarebberointestati a una 60enne nata a Bisceglie e domicilia-ta in Sicilia, la quale ha però sostenuto più volte diessere estranea alla vicenda. Ma nel vecchio com-promesso preliminare, la controparte del minatore-artigiano che vendette i beni risulterebbe essere unpregiudicato di San Cataldo, tra l’altro imparentato

in cui talvolta si vince, ma spesso si per-de. Carmelo Territo, al bancone del bar,fa la sua lista: uno zia di 55 anni mortadi tumore all’utero, uno zio di 46 percancro al pancreas, un cugino ventot-tenne malato di Sla, che «se n’è andatoappena un mese fa». Ma fino a pocotempo fa non se ne parlava, «la sensibi-lità verso questi temi c’è da poco». Lastessa che ha Alessandro Middione («se

gli devo fare l’elenco dei morti nellamia famiglia non le basta il bloc-no-tes»), che però accusa le complicità delpassato: «Tutti hanno fatto finta di nul-la, per i politici è stata una minnedda disoldi e di voti e ora ne piangiamo leconseguenze». Anche se Vincenzo Salo-mone, presidente dell’associazione libe-ri professionisti della vicina San Cataldo,auspica che «dalla bonifica del sito si

possa creare un’occasione di lavoro peri giovani del Vallone», citando un pro-getto che potrebbe creare 200 posti.

Ma i veri dead men walking sono gliex operai delle miniere di Serradifalco.I colleghi del settore di Michele Marti-no, responsabile della “flottazione”, nonci sono più. «Erano cinque, un turno atesta per una sola persona perché lì erail posto peggiore. Si lavorava con l’ura-

nio, per dividere la kainite dalle altre so-stanza, ma anche gli altri impiegati chepassavano di là sono quasi tutti morti.Paura? No, all’epoca non ce n’era perchéc’era ricchezza. Ma di quello che succe-deva lì dentro non si doveva parlare».

Uno dei più battaglieri è stato Salva-tore Pelonero, ex sindacalista e poi pre-pensionato che si oppose alla dismissio-ne della teleferica che collegava la mi-

niera con lo stabilimento di Campo-franco. «Quella battaglia la perdemmo,oggi sarebbe un patrimonio di archeo-logia industriale e di turismo per i figli ei nipoti dei minatori». Oggi ha pauraper l’ecatombe in corso, ma altrettantafiducia «nella magistratura di Caltanis-setta, che spero arrivi presto alla ve-rità».

Giuseppe Cordaro è un minatore-

poeta. «Ho già scritto quattro libri, altridue sono già pronti ma aspetto qualcu-no che mi aiuti a pubblicarli». I primi seli fece finanziare dalla miniera: «Guada-gnavo 60mila lire al mese e il padronese ne teneva 20mila per i soldi che miaveva dato per pubblicare le mie poesie.E col resto io e la mia famiglia pagavamol’affitto e mangiavano, e soldi ci restava-no. Pochi, ma ci restavano». Ricorda il bi-vio che gli si presentò da bambino: «Eroil primo della classe, il maestro volevache contiunassi a studiare. Ma mio pa-dre scelse per me: il pezzo di pane alposto del pezzo di carta». Voleva diven-tare carabiniere, finì a fare ‘u carusu dipirrera. Il suo“mostro”, lui, l’ha tolto dalfegato; combattendo come un leone.Ma in quattro, nella sua famiglia, non cel’hanno fatta. Compresa l’amata mo-glie, Rosa. La ricorda in lacrime, mentresfoglia la raccolta dedicata a lei e a Ser-radifalco. S’intitola E le stelle stanno aguardare. «Ne ho una copia sola, nonl’ho stampato. Ma sono bellissime. Par-lano di amore e di morte... ».

MA. B.

Un anno di lavoro. Agli atti gli espostie il traffico scoperto dalvigile. Ma anche piùrecenti casi di rifiutitossici nelle miniere

con ex amministratori della zona. Il fascicolo nellemani di Procura e Dia di Caltanissetta è arricchitoanche da denunce più recenti, compresa quella sulpresunto smaltimento di fusti di materiale tossico inprossimità di due laghetti nelle immediate vici-nanze delle miniere.

E poi c’è la parte più delicata. Le mani della crimi-nalità organizzata sulle miniere fu attestata nel1992 dal pentito Leonardo Messina (che aveva lavo-rato come caposquadra a Pasquasia) in una testimo-nianza resa al giudice Paolo Borsellino, in cui misenero su bianco che «le gallerie sotterranee venivanoutilizzate per smaltire scorie radioattive». Messina

fu anche membro della cupola di Cosa nostra, un li-vello più alto di quello delle cosche del Vallone; mai boss della zona, se il traffico illecito di rifiuti (nu-cleari o non) fosse davvero avvenuto, non sono sta-ti certo a guardare. E anche molti ex operai, diven-tati custodi delle miniere, sono stati colti da un’im-provvisa ondata di benessere. Tanto più che, al con-vegno di Serradifalco, è stato Giuseppe Regalbuto,presidente della commissione Urps per le minieredismesse, a dichiarare che «le leggendarie scorie ra-dioattive di Pasquasia oggi si trovano anche a BoscoPalo», ipotizzando un sistema di “vasi comunican-ti” sui quali però non c’è ancora stato un riscontrogiudiziario. Ma che gli inquirenti nisseni, nel ri-spetto della competenza territoriale dei colleghiennesi, stanno pure verificando, attingendo a uncorposo dossier sui misteri di Pasquasia.

L’ultimo profilo riguarda l’omissione d’atti d’uffi-cio da parte degli enti - dello Stato e della Regione -che avevano un ruolo istituzionale nella gestionedelle miniere, soprattutto nella fase successiva allarevoca della concessione. E anche lì ci sono tante co-se da spiegare: a partire dalla circostanza che duedei tre pozzi di Bosco Palo erano ancora aperti nel2002 (e cioè 14 anni dopo la dismissione), come sievince dal verbale della conferenza di servizi Siti mi-nerari dismessi dell’assessorato regionale all’Indu-stria; e proprio di recente la copertura di un pozzosarebbe stata divelta. Ma anche le altre due minie-re di zolfo dismesse - Stincone e Apaforte - risulte-rebbero totalmente incustodite.

Un’impresa titanica, una vera e propria “sup-plenza” della magistratura su materie e compitidelicatissimi, spettanti ad altre istituzioni. Bocchecucite al Palazzo di giustizia sugli esiti e sui tempi.«Ma l’unica cosa di cui non dobbiamo avere paura -avrebbe rivelato il procuratore Lari ai suoi più stret-ti collaboratori - è la ricerca della verità».AGLI ATTI DUE LAGHETTI NEI QUALI SAREBBERO STATI VERSATI FUSTI DI MATERIALE TOSSICO

GIUSEPPE CORDARO SALVATORE PELONERO MICHELE MARTINO

Volevo studiare efare il carabinierema diventai presto“carusu di pirrera”Ho vinto il cancroal fegato, mapiango mia moglie

Da sindacalistavinsi la battagliaper l’occupazionedopo la chiusuraOra timore per lasalute ma fiducianei magistrati

“ “ “

IL VILLAGGIO DEI MINATORI NELLA ZONA DEL GIACIMENTO DI BOSCO [FOTO DAVIDE ANASTASI]

I numeri

3.788

1.704 2.084

Totale

Nuovi casi di tumori

I cinque tumori più frequenti

Eccesso di rischio di sviluppare un tumore

Tumori ematologici

UominiUomini Donne

631 media annualedi casi tramaschi e femmine

Polmone 19%Prostata 16%Ematologici 16%Colon-retto 13%Vescica 7,5%Mammella 26%Colon-retto 15%Ematologici 13%Corpo utero 5,5%Tiroide 5%

Vallone Gela

14% 12% 11%

43%

42%63%61%

108%

78%

(tutti i tumori escluso pelle)

Linfomi di Hodgkin e non Hodgkin, leucemie e mielomi

Gela Caltanissetta S. Cataldo Vallone

Provincia di Caltanissetta nel triennio 2007-09

I colleghi del mioreparto sono mortitutti: c’era l’uranio,era il peggioreDovevamo starezitti, ma in cambioc’era la ricchezza

LA SICILIAMERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2013

.9i FFATTI

Saul Caia
Saul Caia
Page 13: Miniere Di Stato - Rassegna Stampa

l’inchiestaEnna. Chiusa da 20anni, la miniera è alcentro di un giallosu presunti testnucleari sotterranei

MARIO BARRESINOSTRO INVIATO

ENNA. La primavera trascina con sé bran-delli di novità; spruzzi d’acqua frescasulla superficie di una profondissimapalude dove sono inabissati molti se-greti e qualche menzogna. Laggiù, nelleviscere del cuore brullo della Sicilia. Pa-squasia sempre è lì, in tutta la sua appa-rente immobilità maestosa. Ferma. Co-me un sole di sale con mille pianeti diveleno che continuano a girarle attorno,nonostante sia chiusa da più di vent’an-ni. Era la terza miniera al mondo per l’e-strazione di sali alcalini e kainite, oggi èil monumento ai misteri di Sicilia. Nel si-to (di proprietà della Regione, ammini-strata dapprima dall’Ente minerario sici-liano e poi dall’assessorato all’Industriacon la partecipazione dell’Italkali) l’atti-vità di estrazione, cominciata nel 1959,terminò bruscamente il 27 luglio 1992.Un mese prima il pentito Leonardo Mes-sina aveva raccontato al giudice PaoloBorsellino che «a Pasquasia le galleriesotterranee venivano utilizzate persmaltire scorie nucleari». Secondo Mes-sina, che nella miniera lavorò come ca-posquadra, le attività illegali cominciaro-no già nel 1984. Ma in molti sostengonoche quei 70 ettari a metà fra Enna e Cal-tanissetta siano una “pattumiera inter-nazionale”, con complicità a tutti i livel-li, e l’ipotesi di un incidente nucleare av-venuto nel 1995 al culmine di un test acentinaia di metri di profondità, a cuicorrispose, due anni dopo, una presenzaabnorme di Cesio-137 (sostanza prodot-ta dalla fissione nucleare), rilevata dal-l’Usl di Enna.

Ma partiamo dalla fine: potrebberocominciare i tanto attesi lavori di bonifi-ca del sito dai cumuli di amianto. «Sitratta di almeno un milione di metri cu-bi di fustoni, olii, materiali di risulta eogni altro tipo di schifezza accumulatanel tempo che finalmente potranno es-sere rimossi a conclusione di una lungaquerelle giudiziaria», spiega GiuseppeRegalbuto, presidente della commissio-ne Uprs per le miniere siciliane dismes-se. Fra qualche giorno (si parla di lunedìprossimo), infatti, il Tar del Lazio do-vrebbe depositare la sentenza emessa loscorso 10 luglio sul contenzioso fra leaziende - la “Consap” di Milano e la“1Emme” di Brescia - sull’appalto dellabonifica, per la quale il ministero del-l’Ambiente ha stanziato 21 milioni dieuro. Un altro risvolto giudiziario è ilprocesso a carico di Pasquale La Rosa, in-gegnere di 57 anni, dell’Ufficio di coordi-namento dei siti minerario, ex conse-gnatario di Pasquasia: il Tribunale di En-na l’ha assolto «per non aver commessoil fatto» dalle accuse di disastro ambien-tale. Decisiva è stata la deposizione di unfunzionario della Resais, società per il Ri-sanamento e sviluppo delle attività in-

Pasquasia, via l’amiantoMa i misteri “atomici”restano nelle viscereLunedì decisione del Tar del Lazio sul contenziosotra imprese per la bonifica esterna da 21 milioni

I DOCUMENTI

«Gli studi nucleari in unlaboratorio di ricercasotterraneo a Pasquasiasono stati interrotti perragioni politiche»

COMMISSIONE EUROPEA nelreport “Scienza e tecnologianucleare” del 1989

«La mafia usava legallerie sotterranee:venivano utilizzate persmaltire scorie nuclearisin dal 1984»

LEONARDO MESSINA pentito diCosa nostra, interrogato da PaoloBorsellino nel 1992

«Esiste un procedimentopenale, archiviato nel2003, per reati ambientalisu smaltimento di rifiutianche radioattivi»

PROCURA DI CALTANISSETTAnegando alla Provincia di Ennal’accesso agli atti perché «copertida segreto»

«Esiste una sorgenteradioattiva a 300 metridi profondità, chepotrebbe essere collegataa esperimenti dell’Enea»

RAFFAELE LOMBARDO interrogatodal pm ennese Marina Ingoglianell’indagine sull’inquinamentodel sito nell’aprile 2011

dustriali siciliane, il quale ha sostenutoche «a intervenire, per eliminare i perico-li e bonificare il sito, doveva essere la Re-gione».

Sembrano tasselli che ricompongonoun rassicurante mosaico: il caso Pasqua-sia è chiuso. Non è così. Perché restasempre aperto il mistero sull’uso del si-

to per test nucleari, ma anche come de-posito di scorie radioattive. Che la minie-ra ennese fosse oggetto d’interesse inter-nazionale è comunque risaputo. La “let-teratura” comincia nel 1982, quando ilreport annuale del programma della Co-munità europea sui rifiuti radioattivi af-ferma che «la rampa nella miniera Pa-squasia (170 m di profondità) » vieneconsiderata, assieme alla galleria di ser-vizio al casello di Orte, fra «i due siti piùfavorevoli». Il report 1989 “Scienza e tec-nologia nucleare” della Commissioneeuropea conferma «studi in un laborato-rio di ricerca sotterraneo a Pasquasia»,che «sono stati interrotti per ragioni po-litiche». L’Enea ha sempre e comunque

smentito ogni attività che sia andata ol-tre «indagini geologiche che non hannocomportato l’utilizzo di alcun tipo dimateriale radioattivo», come si legge undocumento reperito dalla commissionespeciale d’inchiesta istituita dalla Provin-cia di Enna. La quale, nel 1997, si vide ne-gare l’accesso agli atti («non ostensibili inquanto coperti da segreto») da parte del-la Procura di Caltanissetta, che confermòperò l’esistenza di «un procedimentopenale, archiviato nel 2003, a carico dinoti indagati per reati ambientali corre-lati allo smaltimento di rifiuti anche ra-dioattivi all’interno della miniera in que-stione». Sempre la Procura aveva dispo-sto un’ispezione su una galleria profon-

da 50 metri, costruita dall’Enea dentro ilsito di Pasquasia, dove furono rinvenutedelle centraline di rilevamento. Ma perrilevare che cosa, se non la radioatti-vità?

Anche numerose interrogazioni parla-mentari sono rimaste senza risposta.Compresa quella di Giuseppe Scozzari, ilquale nel 1986 riferì che a Washington,nel corso di una conferenza sul combu-stibile nucleare esausto, era stato diffu-so un report in cui si annoverava Pa-squasia tra quella «mezza dozzina di si-ti perfettamente funzionanti», dove «inEuropa occidentale si depositano scoriedi basso e medio livello». Nessuna noti-zia dai governi, ma nel 2003 al terminedi un incontro coordinato dal presiden-te Silvio Berlusconi si annovera Pasqua-sia fra «uno dei venti siti nazionali idoneiallo stoccaggio di materiale radioattivo.Nell’aprile 2011, il governatore RaffaeleLombardo, interrogato dal sostituto en-nese Marina Ingoglia, fa riferimento a«una sorgente radioattiva, rilevata a 300metri di profondità, che potrebbe esserecollegata ad alcuni esperimenti condot-ti dall’Enea». Nello stesso anno l’Italkaliparla di «almeno mille posti di lavorodalla ripresa dell’attività a Pasquasia»,ipotizzando la produzione di carnallite,la cui unica miniera europea si trova inBelgio. Ma a Enna stanno ancora aspet-tando. Non tanto i posti, quanto le rispo-ste ai tanti misteri. A partire dai dati sul-la radioattività del sito, che, nel 2012,secondo le prime risultanze di un testdell’Arpa non presentano «alcuna sor-gente di radioattività». Ma i rilievi sonostati condotti in superficie «perché laminiera è messa in sicurezza e non sipuò scendere se non con mezzi speleo-logici».

Oggi si potrebbe trovare qualche ri-sposta grazie agli “effetti collaterali” del-l’indagine aperta dalla Procura di Calta-nissetta sulle miniere di Serradifalco, icui contenuti sono stati rivelati dal no-stro giornale in un’inchiesta pubblicatamercoledì. Il fascicolo contro ignoti - sucui lavorano il procuratore Sergio Lari el’aggiunto Lia Sava (e non Cava, come ri-portato per un refuso di cui ci scusiamo)- seguirebbe le piste di ecomafia, disa-stro ambientale e omissioni delle istitu-zioni competenti, con riflettori puntatisulle miniere nissene. Le quali, però, co-me dimostra una corposa serie di prove,sono legate a Pasquasia da un filo tutt’al-tro che invisibile. È tutto sepolto, bastascavare. Nel vero senso della parola.

twitter: @MarioBarresi

O L’INTERVISTA AL MAGISTRATO DI CALTANISSETTA

«Una “Dda” sui reati ambientalicon più mezzi contro l’ecomafia»NOSTRO INVIATO

CALTANISSETTA. Richiama un concetto di «respon-sabilità sociale della giustizia» e, ammettendo il«fortissimo impatto sociale dei reati di tipo am-bientale», invoca «lo stesso sforzo creativo cheportò alla creazione della Dda», parlando di unasuperprocura «con competenze e mezzi specia-li». La sensibilità della magistratura nissena ai te-mi delle ecomafia è senza se e senza ma. E men-tre la Procura indaga sui misteri di Serradifalco,un prestigioso giudice come Antonio Balsamo -presidente della I Sezione della Corte d’Assise diCaltanissetta, in protagonista in delicatissimiprocessi di mafia - rilancia la «necessità di una ri-sposta più efficace all’emergenza ambientale inSicilia, ma anche a livello nazionale».

In un recente convegno a Serradifalco ha parla-to della necessità di «un impegno straordinario»contro chi devasta il territorio e mette a repen-taglio la salute dei cittadini. A cosa si riferiva?

«Alla necessità di rinnovare l’approccio a unaquestione che ultimamente ha assunto connota-ti diversi. Prima c’era una maggiore tensione al-la tutela degli interessi dell’ambiente, ma eranoquestioni meno complesse. Adesso a un aumen-to della complessità del problema deve corri-spondere una risposta più articolata da partedelle istituzioni».

Si riferisce alla magistratura e alle forze dell’or-dine?

«La giustizia ha sempre bisogno di una sinergiacon le altre istituzioni, per la preparazione e laconoscenza dei problemi. Per questo sui reatiambientali oggi c’è bisogno di una diversa strut-tura giudiziaria, con competenze extragiudizia-rie internalizzate, così come si sta sperimentan-do in Francia».

Tanto più che da noi c’è di mezzo la mafia...«La lotta all’ecomafia, non soltanto in Sicilia, èl’insieme di più tasselli di un mosaico: i reati am-bientali tout court, ma anche la comprensionedegli interessi della criminalità organizzata. Aquesta esigenza di rinnovata complessità si puòrispondere soltanto in un modo: con lo stessosforzo creativo che portò all’istituzione dellaDda. Una superstruttura, la cui organizzazioneandrà comunque definita a livello territoriale,che abbia a disposizione maggiori competenzegiuridiche e tecniche in materia di reati, ma an-che un livello di coordinamento con altre istitu-zioni».

Cosa pensa dell’indagine della Procura di Calta-nissetta sui misteri delle miniere di Serradifalco?

«Sul profilo specifico, naturalmente, non voglioentrare. L’unica considerazione è che le attivitàd’indagine su queste materie, così come l’even-tuale istituzione della nuova struttura giudizia-ria per i reati ambientali, rientrano in un concet-to molto importante come quello della respon-sabilità sociale della giustizia».

MA. B.

Antonio Balsamo

“C’è bisognodi una

risposta piùmoderna atutela del

territorio edella salute

LA SICILIAVENERDÌ 3 MAGGIO 2013

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Saul Caia