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2 3 MINIERE PERDUTE DEL MAROCCO MISSIONE SULL’ATLANTE La catena dell’Atlante era nota nell’antichità per le sue vene di minerali metalliferi che vennero sfruttate fino al Medioevo e in qualche caso sono ancora attive: un mondo in gran parte scomparso su cui sta indagando una missione italiana Testi Lorenza-Ilia Manfredi Chiara Cecalupo Fiammetta Susanna Fotografie Silvia Festuccia Lorenza-Ilia Manfredi Fiammetta Susanna OBIETTIVO SU... RICCHEZZA MINERARIA Le antiche miniere del Marocco dalla preistoria al XIX secolo in una carta storica franco-araba del 1982. Si nota come i rilievi montuosi del centro e del sud siano costellati di miniere di varie dimensioni. Il sistema viario antico, ricalcato e ampliato da quello moderno, favorisce i contatti di queste zone con le rotte meridionali e le strade dirette a est. TERRA ANTICA L’Atlante come si presenta presso Oulmes, località raggiunta dalle ricognizioni di ISMA-CNR. Oulmes, località metallifera già nota ai Cartaginesi, è tra i primi posti indagati alla ricerca delle antiche rotte dei metalli del Medio Atlante marocchino, basandosi sulle fonti islamiche e sui caratteri attuali dell’area. in alto MEDIO ATLANTE Una veduta del Medio Atlante marocchino in settembre, parte della lunga catena montuosa dai paesaggi mutevoli che collega idealmente il Mediterraneo e l’Oceano. Le impervie alture, aride in estate, si coprono di neve durante l’inverno. « S i narra che questo monte s’innalzi dal mezzo del deserto al cielo, aspro e arido nella parte che volge alle coste dell’Ocea- no cui ha dato il nome, ma ombreggiato da fitti boschi e irrigato da zampilli d’acqua sorgiva nella parte prospicien- te l’Africa». È la descrizione del «Fabulossimus Atlas» di Pli- nio (Naturalis Historia V, 6-8) a darci una prima idea di co- me sia vasto e mutevole il pae- saggio dell’Atlante, catena montuosa (in berbero Adra n Dem ’Il Monte dei Monti’) che si estende per 2500 chilometri tra Tunisia, Algeria, Marocco e che collega idealmente Medi- terraneo e Atlantico (massima altezza in Marocco al Jebel Toubkal, 4.165 m), capace di affascinare l’immaginario fin dall’antichità per l’imponen- za e il suo sviluppo fin oltre le Colonne d’Ercole. Un mondo mitico e favoloso di alberi al- tissimi, venti, neve e rocce impervie, come scrive Silio Italico ancora nel I sec. d.C.: «La barba è bianca di gelo e una foresta di pini grava la fronte con le sue ombre smi- surate. I venti devastano le cave tempie e torrenti spu- meggianti precipitano dalla bocca spalancata, dove si ad- densano i nembi» (Guerre pu- niche I, 205-210). L’interesse degli antichi è testimoniato fin dal V sec. a.C., quando Erodoto racconta delle spedi- zioni dei Cartaginesi che qui scambiano merci per oro. Che la vera ricchezza dell’At- lante fossero i suoi metalli era stato compreso presto dai Punici, tanto da essere inseri- to, nel contesto di quella che è stata definita la “grande strategia cartaginese”, nelle rotte mercantili dell’Estremo Occidente. Per questo popo- diato. Dal mare i Punici si spinsero nell’entroterra alla ri- cerca di metalli utili o preziosi, lasciando sull’Atlante le tracce della propria presenza. Pro- prio per ricostruire i tracciati dell’Estremo Occidente africa- no dei Punici è nata la missio- ne ISMA-CNR diretta da Loren- za-Ilia Manfredi, in particolare rivolta allo studio delle antiche miniere del Marocco. lo, le coste nordafricane costi- tuivano uno spazio maritti- mo-economico “interno”, che come tale era occupato e presi-

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MINIERE PERDUTE DEL MAROCCO MISSIONE SULL’ATLANTE

La catena dell’Atlante era nota nell’antichità per le sue vene di minerali metalliferi che vennero sfruttate fino al Medioevo

e in qualche caso sono ancora attive: un mondo in gran parte scomparso su cui sta indagando una missione italiana

Testi Lorenza-Ilia Manfredi Chiara Cecalupo Fiammetta Susanna

Fotografie Silvia Festuccia Lorenza-Ilia Manfredi Fiammetta Susanna

OBIETTIVO SU...

RICCHEZZA MINERARIA

Le antiche miniere del Marocco dalla

preistoria al XIX secolo in una carta storica

franco-araba del 1982. Si nota come i rilievi

montuosi del centro e del sud siano costellati

di miniere di varie dimensioni. Il sistema viario antico, ricalcato

e ampliato da quello moderno, favorisce i

contatti di queste zone con le rotte meridionali e le strade dirette a est.

TERRA ANTICAL’Atlante come si

presenta presso Oulmes, località raggiunta dalle ricognizioni

di ISMA-CNR. Oulmes, località metallifera

già nota ai Cartaginesi, è tra i primi posti

indagati alla ricerca delle antiche rotte

dei metalli del Medio Atlante marocchino,

basandosi sulle fonti islamiche e sui caratteri

attuali dell’area.

in altoMEDIO ATLANTEUna veduta del Medio Atlante marocchino in settembre, parte della lunga catena montuosa dai paesaggi mutevoli che collega idealmente il Mediterraneo e l’Oceano. Le impervie alture, aride in estate, si coprono di neve durante l’inverno.

«S i narra che questo monte s’innalzi dal mezzo del deserto al

cielo, aspro e arido nella parte che volge alle coste dell’Ocea-no cui ha dato il nome, ma ombreggiato da fitti boschi e irrigato da zampilli d’acqua sorgiva nella parte prospicien-te l’Africa». È la descrizione del «Fabulossimus Atlas» di Pli-nio (Naturalis Historia V, 6-8) a darci una prima idea di co-me sia vasto e mutevole il pae-saggio dell’Atlante, catena montuosa (in berbero Adra n Dem ’Il Monte dei Monti’) che si estende per 2500 chilometri tra Tunisia, Algeria, Marocco e che collega idealmente Medi-terraneo e Atlantico (massima altezza in Marocco al Jebel Toubkal, 4.165 m), capace di affascinare l’immaginario fin dall’antichità per l’imponen-za e il suo sviluppo fin oltre le Colonne d’Ercole. Un mondo

mitico e favoloso di alberi al-tissimi, venti, neve e rocce impervie, come scrive Silio Italico ancora nel I sec. d.C.: «La barba è bianca di gelo e una foresta di pini grava la fronte con le sue ombre smi-surate. I venti devastano le cave tempie e torrenti spu-meggianti precipitano dalla bocca spalancata, dove si ad-densano i nembi» (Guerre pu-niche I, 205-210). L’interesse degli antichi è testimoniato fin dal V sec. a.C., quando Erodoto racconta delle spedi-zioni dei Cartaginesi che qui scambiano merci per oro. Che la vera ricchezza dell’At-lante fossero i suoi metalli era stato compreso presto dai Punici, tanto da essere inseri-to, nel contesto di quella che è stata definita la “grande strategia cartaginese”, nelle rotte mercantili dell’Estremo Occidente. Per questo popo-

diato. Dal mare i Punici si spinsero nell’entroterra alla ri-cerca di metalli utili o preziosi, lasciando sull’Atlante le tracce

della propria presenza. Pro-prio per ricostruire i tracciati dell’Estremo Occidente africa-no dei Punici è nata la missio-

ne ISMA-CNR diretta da Loren-za-Ilia Manfredi, in particolare rivolta allo studio delle antiche miniere del Marocco.

lo, le coste nordafricane costi-tuivano uno spazio maritti-mo-economico “interno”, che come tale era occupato e presi-

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Miniere di un lontano passa-to ancora attive. Seguendo la geografia del luogo e le fonti islamiche medievali, si posso-no ricostruire le rotte dei metal-li che solcarono il Medio Atlan-te marocchino fin dai tempi più antichi. Con questo obiettivo la missione ISMA-CNR si è recata in Marocco, concentrandosi sulle tracce di produzione me-tallurgica punico-mauretana. La prima spedizione (2012) ha interessato le aree di Tayadirt, con i numerosi reperti in metal-lo di età punica ritrovati nei ce-lebri tumuli sepolcrali proto-storici di tradizione locale, di Oulmes e di Jebel Aouam,

quest’ultimo molto importante per i filoni di piombo e argen-to, e la grande muraglia difensi-va di epoca almohade (XII sec.). La successiva spedizione del 2013 si è concentrata nel terri-torio tra Meknès e Imter, se-guendo una viabilità rimasta invariata nei secoli. La prima zona visitata dalla missione è Ait Ammar, la Adendum citata dalle fonti medievali, non lon-tano dalla miniera di Aouam. Molte gallerie moderne di Ait Ammar sono ora diventate ac-quitrini e le tracce di estrazione antica sono probabilmente sommerse nelle depressioni del pianoro minerario attuale. Suc-

8000 a.C. Cultura mesolitica capsiana. La cultura capsiana preistorica del Maghreb (10.000-6.000 a.C.), la cui denominazione rimanda a Capsa (odierna Gafsa, Tunisia), è attestata nelle zone interne delle odierne Algeria e Tunisia, con prolungamenti a ovest in Marocco e ad est in Libia.

VII sec. a.C. Presenza fenicia in Marocco, documentata archeologicamente a partire da questa data nella regione di Tangeri, nel sito di Lixus (indicata da Plinio come la più antica colonia fenicia in Occidente), Sala (Rabat), Mogador. Testimonianze archeolo-giche, epigrafiche e numismatiche docu-mentano la persistenza della cultura fenicio-punica fino al I sec. a.C. sulla costa e

nell’entroterra (in centri come Rusadir, Tamu-da, Zili, Sala, Volubilis).Fine V- III sec. a.C. Si sviluppa il regno berbe-ro di Mauretania sotto l’influenza cartagine-se. Il nome deriva da quello della tribù dei Mauri, che fu in rapporti di amicizia con Cartagine.II-I sec. a.C. Nel 110 a.C. Bocco I di Maure-tania amplia il proprio regno, come compen-so per l’aiuto portato ai Romani nella guerra contro Giugurta. Nel 49 a.C., allo scoppio della guerra civile, la Mauretania si allea con Cesare, quindi viene divisa in una parte orientale sotto Bocco II e una occidentale sot-to Bogud. Quando Bogud passa dalla parte di Antonio e nel 38 a.C. è sconfitto da Otta-

viano, il suo regno viene aggregato a quello di Bocco II, che, alla sua morte nel 33 a.C., lo lascia ai Romani.

42 a.C. L’imperatore Claudio divide il regno di Mauretania in due province: Mauretania Tingitana (l’attuale Marocco del nord, da Tingis, oggi Tangeri) e Mauretania Cesa-riensis (la parte orientale corrispondente all’Algeria, con capitale Iol-Caesarea).

429 d.C. Invasione dei Vandali dalla Peniso-la Iberica guidati da Genserico, che appro-fitta della ribellione dei Berberi contro l’im-pero romano per conquistare il Nordafrica.

533 Conquista bizantina con il generale Be-lisario.

IL MAROCCO FRA PREISTORIA E MEDIOEVO IL MAROCCO FRA PREISTORIA E MEDIOEVO683 Conquista islamica da parte di Uqba b. Nafi

788 Sale al potere la dinastia berbera idris-side con Idris I, fondatore di Fez. La dinastia regna fino al 917 diffondendo l’Islam tra le popolazioni berbere.

985 L’ultimo re idrisside ritira la fedeltà agli Ommayyadi a favore dei Fatimidi, e viene giustiziato dal califfo di Cordoba. Fine della dinastia idrisside.

XI secolo Inizio della dinastia berbera degli Almoravidi, originari del Sahara Occidenta-le. Yusuf Ibn Tashfın, il primo sovrano almora-vide, fonda Marrakech nel 1060. Diventan-do padrone di tutto al-Andalus tra il 1090 e il

1094, permette alla dinastia almoravide di raggiungere il suo apogeo, mantenuto con difficoltà nei secoli successivi dai suoi discen-denti. 1147 Conquista di Marrakesh da parte de-gli Almohadi e fine della dinastia Almoravi-de. Anche gli Almohadi sono di origine ber-bera e regnano fino al 1269, controllando un grande territorio che, oltre al Marocco, comprendeva l’Algeria, la Tunisia, la Libia e alcune regioni di Spagna e Portogallo.1229 I Merinidi, nomadi che vivevano nel nord del Sahara, sostituiscono gli Almohadi in Tunisia, Algeria, Tripolitania. Nel 1212, quando gli Almohadi vengono sconfitti nella Penisola Iberica dagli eserciti cristiani, ini-

ziano a combatterli per ottenere l’egemonia della parte ovest del Maghreb. Nel 1269 pongono fine alla dinastia almohade con la presa di Marrakesh. Dal 1275 i Merinidi partecipano attivamente alle lotte tra musul-mani e cristiani nella Penisola Iberica, ma sono definitivamente sconfitti nel 1340. 1358 Alla morte del re merinide Abu `Inan Faris, ucciso da uno dei suoi visir, inizia la decadenza della dinastia. Questo permette ai regni cristiani della Penisola Iberica di in-stallarsi sulla costa. Contemporaneamente i visir merinidi accrescono il loro potere sino a che la famiglia di visir Banu Wattas (o Wat-tasidi) assume pieni poteri sulle regioni dell’attuale Marocco.

nelle due fotoADENDUM Le depressioni del pianoro minerario di Ait Ammar (Adendum nelle fonti medievali), diventate acquitrini, sono state visitate dall’équipe di ISMA-CNR. Il sito, sfruttato da una miniera di ferro in età moderna, sembra non presentare tracce di antichità, ma è ipotizzabile che queste siano rimaste sommerse. I campioni delle acque sono utili capire le caratteristiche del terreno.

cessivamente si è raggiunta Imi-ter, una delle più antiche minie-re d’argento, sfruttata sicura-mente in epoca almoravide e al-mohade (XI-XII sec.), ma con evidenti tracce di lavorazione antica. All’interno del perime-tro della miniera di Imter si conservano grotte dipinte (dif-ficilmente databili perché inac-cessibili per motivi di sicurez-za). Ma tra tutti i luoghi citati, ne spicca uno per la sua centra-lità e importanza mineraria: Aouam nel territorio di Tighza. Qui la marocchina Compagnie Minière de Touissit conduce an-cora un’importante attività estrattiva attorno a cui ruotano

le sorti economiche di tutta l’a-rea. Molti indizi concreti, oltre alle leggende e alle fonti medie-vali, ci dicono che ad Aouam si estrae metallo da tempi anti-chissimi. Inoltre, i dati sulle scorie raccolte ad Aouam e su un campione di epoca romana imperiale della vicina Volubilis sembrano mostrare riscontri fra i due siti, per cui si affaccia l’i-potesi che la stessa Aouam co-stituisse il bacino di approvvi-gionamento di ferro e argento della celebre città punico-mau-ritanta e poi romana. Sul sito di Aouam si è dunque concentrata l’attività della missione ISMA-CNR in Marocco.

sottoI POZZI DI AOUAM

Nella zona di Aouam, nel Medio Atlante,

uno dei pozzi di estrazione della moderna miniera

gestita dalla Compagnie Minière de Toussit.

Secondo le fonti, ad Aouam si estrae

metallo da tempi antichissimi: attorno

allo sfruttamento dei suoi ricchi filoni di piombo e argento

ruotano tuttoggi le sorti dell’area

circostante.

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AOUAM: LA GRANDE MINIERAA partire dell’età del Bronzo. Le ricognizioni della missione ISMA-CNR in Marocco hanno definito il ruolo fondamentale di Aouam per la crescita della regione di Meknès sin dall’Età del Bronzo (II-I millen-nio a.C.), nonostante le prime citazioni del luogo nelle fonti scritte si datino solo al periodo medievale. Esiste una leggenda che narra di tre profeti persegui-tati da Nabucodonosor (604-562 a.C.): fuggiti per mare, furono spinti dai venti sulle rive del fiume Mas-sa, a sud di Agadir, sulla costa atlantica. Da lì i tre profeti si sarebbero incamminati nell’entroterra: il primo, Danyal, morì a Tagmout; il secondo, Warken-nas, sarebbe stato sepolto tra Tighzet e l’Oued Isa-fen; il terzo, Chanaouel, è sepolto più a nord, 30 chilometri da Khenifra. Qualcosa ci dice che in que-sta leggenda sia il riflesso di un passato perduto: i tre profeti trovano la morte in aree minerarie e il se-condo diventerà l’eponimo di Aouam, il cui antico nome era proprio Warkennas. Se questa è sicura-mente la fonte più intrigante che si abbia sulla nostra area, esistono tradizioni medievali ancora più speci-fiche. El Marekeschi, un autore del XIII secolo, men-ziona la miniera d’argento di Tamdelt, facendo an-

cora riferimento a Warkennas: «Esiste una miniera di argento non lontana da Miknasa, alla distanza di tre tappe, al forte Warkennas».Famosa nel Medioevo. La storia del sito è riportata da El Bekri (XI sec.) nella sua Descrizione dell’Africa Settentrionale. Il piccolo insediamento di Aouam, conquistato dal sultano almoravide Youssuf Ben Ta-chine nel 1072, viene ampliato e dotato delle sue singolari mura intorno al 1140 d.C. dal tesoriere di Abd el Moumene, fondatore della dinastia degli Al-mohadi, per passare dopo numerose battaglie al sultano merinide Abou Yahya tra il 1218 e il 1247. Alla ricchezza metallurgica dell’area fa riferimento il geografo ed esploratore berbero chiamato Leone l’Africano, autore nel XVI secolo di una Descrizione dell’Africa. Questi riferisce come, in epoca anterio-re, si estraesse ferro dalla miniera di Maden el Aou-am sul fiume Bou Regreg e dalle miniere della stessa regione, per arrivare alle quali bisognava uscire da Fès dalla Porta del Ferro (Bab el Hadid). Lo stesso autore, recatosi sul luogo, descrive la magnificenza della città, che pure era già stata abbandonata da quattro secoli.

Una città mineraria sulle montagne. Ad Aouam la mis-sione italiana ha iniziato (2014) le ricognizioni all’inter-no della cinta fortificata di Ighram Aousser di epoca almo-hade (XII sec.), nella miniera di Aouam (facente parte del com-plesso minerario di Tighza) e nelle aree circostanti. Sono evi-denti le tracce di estrazione e trasformazione del minerale a partire da epoca preistorica (so-no stati rinvenuti strumenti in pietra neolitici e molte scorie dell’età del Bronzo), e quelle della produzione a livello quasi “industriale” del Medioevo. Si può ipotizzare che in tutta la

LA FORTEZZA DI IGHRAM AOUSSER Una roccaforte almohade. Ighram Aousser si trova dieci chilometri a ovest di M’rirt, tra Khenifra e Azrou, e a 120 chilometri a sud di Meknés sulla cosiddetta “strada delle miniere”. La fortezza, costruita nel XII se-colo nella vallata compresa tra i sistemi montuosi dello Jebel Aouam e dell’Askar Msaouar, è costituita da una cinta realizzata in pietrame re-golare. La muratura era rivestita d’intonaco giallo (ancora visibile in rari tratti) con decorazioni a cerchi che s’intersecano. La fortificazione rac-chiude una superficie di ventisei ettari. Vi si aprono due porte (quelle ora visibili, ma se ne suppone una terza a nord); quella ad est, posizionata verso l’attuale centro di M’rirt, rientra nella classica tipologia di porta a gomito, al lato della quale è ancora una scala che doveva portare al cammino di ronda. Inserita nel tracciato murario, si riconosce una parte più rialzata e fortificata chiamata “cittadella”.

sotto a destraPAESAGGIO DI AOUAMLe alture del Medio Atlante nell’area di Aouam. La produzione metallurgica inizia nel tardo bronzo e raggiunge livelli quasi “industriali” in età islamica (XI-XII secolo). Gli scarti di questa enorme produzione metallifera hanno creato vere e proprie colline.

PROGETTO COMPLESSORilevamenti con il laser scanner sulla cinta muraria di Aouam: i modelli 3D ottenuti saranno di supporto ➝

te dedicata allo sfruttamento metallurgico.

Fioritura medievale di un cen-tro minerario antico. Il primo sondaggio di scavo ad Aouam è stato effettuato a sud della cinta muraria, dove le prospezioni avevano individuato una grande vasca rivestita di malta idraulica. Già poco sotto la superficie sono state rinvenute alcune strutture che formano una torre angolare esterna al circuito. La tecnica di costruzione è simile a quella ri-scontrata presso la porta est: questi elementi, presumibil-mente di IX secolo, vengono riu-tilizzati in entrambi i casi come

fondazione della cinta almoha-de di XII secolo. Nello stesso punto, il sondaggio ha portato alla luce anche un grande foco-lare: data la presenza di cerami-ca da fuoco con forti tracce di bruciato e scorie, si può ipotiz-zare che esso fosse legato alla la-vorazione del minerale grezzo. Lo scavo e il modello 3D già rea-lizzato della fortezza serviranno anche al “Progetto di valorizza-zione della miniera antica di Aou-am (Tigza-Khenifra-Meknes)”, sempre portato avanti dalla mis-sione ISMA-CNR con particolare attenzione al turismo sostenibi-le. Tale progetto partirà dalla cre-azione di un parco archeomine-

rario, sull’esempio di quelli già esistenti in Italia e in Europa. È stato compiuto un primo censi-mento delle macchine della mi-niera in disuso e dei reperti re-cuperati nel corso del tempo, che assieme a quelli provenien-ti dagli scavi italiani formeran-no il primo museo archeologi-co dell’area di Aouam, con l’au-spicio che questo diventi un simbolo identitario per tutta la popolazione.

Di Lorenza-Ilia Manfredi Chiara Cecalupo Fiammetta Susanna

Chi sono gli autori: L.I. Manfredi, primo ricercatore ISMA-CNR; C. Ce-calupo, ISMA-CNR; F. Susanna, Uni-

versité de Neuchâtel.Info: www.progettoaouam.com

MISSIONE ISMA-CNR IN MA-ROCCO. Operante nell’ambito dell’accordo quinquennale di colla-borazione con l’INSAP marocchino (Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine), l’U-niversité Moulay Ismaïl di Meknès e con il supporto del Ministero degli Affari Esteri italiano, la missione è composta da studiosi provenienti dal CNR, dall’Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa”, dalla “Sapienza” di Roma e dall’Université de Neu-châtel. Forte di un accordo di colla-borazione tra l’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico (ISMA)-CNR, La Commune rurale El Hammam, la Compagnie Minière de Touissit, la missione lavora in stretto contatto con l’Association ABGHOR de Déve-loppement Rurale.

durata di sfruttamento del sito siano state estratte oltre 250 mi-la tonnellate di metalli, soprat-tutto ferro, piombo e argento da galena. Questa enorme pro-duzione ha modificato il pae-saggio di Aouam, creando inte-re colline di scorie sulle quali la gente del luogo vive e alleva le greggi. Cercando riscontro sul terreno di tutte le anomalie rile-vate strumentalmente, sono emersi muri e conglomerati di materiali che attestano la pre-senza di strutture, forse officine, anche all’esterno della fortezza. Tutto ciò ha confermato come l’area di Aouam fosse popolata in ogni sua parte e intensamen-

FRA MEDIETERRANEO E ATLANTICO

Mappa generale delle aree minerarie del Marocco oggetto

di ricerca da parte della missione ISMA-CNR.

La posizione geografica influenza la storia di

questo paese, proiettato verso l’Atlantico e

molto legato alle sorti del Nordafrica fin

da epoca preromana.

nelle due foto FORTEZZA ALMOHADEResti della fortezza di Ighram Aousser (1140 circa), realizzata in un periodo di espansione della città mineraria di Aouam al tempo di Abd el Moumene, fondatore degli Almohadi. Nello scavo della cittadella sono state rinvenute strutture del IX secolo, forse legate alla lavorazione di minerali metalliferi e che poi fecero da fondazione alla cinta di XII secolo.

➝ allo studio scientifico, ma anche

al “Progetto di valorizzazione

della miniera antica di Aouam

(Tigza-Khenifra-Meknes) Marocco”.

Volubils

El Gour

Ait' Ammar

OulmesAouam

Tabarouch

Imiter

Tayadirt