mod 7 aspetti tipologici della lingua italiana - tempesta

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  • 7/29/2019 Mod 7 ASPETTI TIPOLOGICI DELLA LINGUA ITALIANA - Tempesta

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    MODULO 7Aspetti tipologici della lingua italiana

    referente scientifico prof. Immacolata Tempesta, Universit di Lecce

    Autori:Immacolata Tempesta (prof. straordinario di Linguistica italiana, Facolt di Lingue e Letteraturestraniere)Salvatore De Masi (prof. diLinguistica generale, Facolt di Lettere)

    Il modulo stato progettato e discusso da entrambi gli autori. La redazione dei 7.1., 7.3., 7.7.2. di Salvatore De Masi, quella dei 7.0, 7.2., 7.4., 7.5., 7.6, 7.7.1. di Immacolata Tempesta.

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    Indice

    7.0PRESENTAZIONE DEL MODULO7.1PERCH UNA CONOSCENZA TIPOLOGICA

    7.2LA STRUTTURA FONOLOGICA7.2.1 I suoni. I fonemi. I grafemi7.2.2 L'accento7.2.3 La sillaba7.2.4 Fenomeni fonologici7.2.5 Note di variet7.3 ASPETTI SINTATTICI7.3.1 La struttura della frase7.3.2 I costituenti7.3.3 Il soggetto

    7.3.4 Formare le parole

    7.4IL VERBO7.4.1 Il modo7.4.2 Il tempo7.4.3 L'aspetto7.4.4 L'accordo verbale7.5 LACOORDINAZIONE7.6 LASUBORDINAZIONE7.6.1 La dipendente finale

    7.7 FATTI DI PRAGMATICA7.7.1 La deissi sociale7.7.2 La topicalizzazione

    7.8GUIDA BIBLIOGRAFICA

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    7.0PRESENTAZIONE DEL MODULO

    Nel modulo si presentano alcuni caratteri tipologici dell'italiano relativi, in particolare, allafonologia, alla morfosintassi, alla formazione delle parole, alla pragmatica di cui si esaminano ladeissi sociale, la focalizzazione e la topicalizzazione. Oltre ad alcune caratteristiche generali di

    queste parti della lingua italiana si esaminano le tendenze pi significative, fenomeni linguisticirecenti che evidenziano il carattere dinamico dei meccanismi strutturali dell'italiano. Lo studiodelle categorie generali qui considerate pu essere integrato da altri moduli quali Tipologialinguistica (Modulo 5)Aspetti tipologici della lingua italiana eimplicazioni didattiche (Modulo 8)nel gruppo dei moduli di 80 ore, Lineamenti di grammatica (dal suono al significato); lessico(Modulo 1), Tipologia linguistica, riflessione sulle lingue in generale e in comparazione con lelingue di immigrazione (Modulo 4),Applicazioni didattichedella riflessione tipologica (Modulo 5)nel gruppo dei moduli di 120 ore.

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    7.1PERCH UNA CONOSCENZA TIPOLOGICA

    L'attuale riflessione tipologica sulla lingua nasce con la pubblicazione del saggio di J. H. GreenbergSome Universals of Grammar with Particular Reference to the Order of Meaningful Elements,avvenuta nel 1966. Essa caratterizzata dalla ricerca di caratteristiche universali delle lingue umane

    (Universali linguistici) e dalla definizione di modelli secondo cui le diverse lingue differiscono fraloro (Modelli di variazione).In questo modulo troverai illustrati alcuni caratteri tipologici dell'italiano: un inquadramentogenerale che, segnalando le caratteristiche tipologiche pi importanti, pu favorire lo studio e laconoscenza della lingua.Come scrive Simone (1992) "la conoscenza tipologica di una lingua ha valore anche dal punto divista pratico: gli errori che vengono fatti nell'apprendimento della lingua da parte di uno stranierotendono a concentrarsi particolarmente sugli aspetti pi specifici di quella lingua. come sel'apprendente urtasse pi sulle strutture basilari della lingua che sta studiando che su quellemarginali" (p. 1).Gli aspetti tipologici relativi alla fonologia, alla morfosintassi, alla formazione delle parole, alla

    pragmatica trattati in questo modulo rappresentano alcuni dei tasselli generali principali perconoscere la nostra lingua.

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    7.2.LA STRUTTURA FONOLOGICA

    7.2.1 I suoni. I fonemi. I grafemi

    Nella comunicazione parlata la trasmissione di un messaggio dall'emittente al ricevente avviene,

    com' noto, attraverso il canale fonico-acustico, anche se possono intervenire contemporaneamentealtri canali come quello gestuale, mimico, prossemico. La catena parlata una catena costituitaessenzialmente, ma non solo, di suoni 'fisici' che hanno un valore linguistico. La fonologia studia ilvalore linguistico dei suoni,

    la fonetica ne studia le caratteristiche fisiche. Le due scienze sono complementari poich le unitfonologiche si basano sulle unit fonetiche. I suoni che l'uomo pu produrre sono molto numerosie formano un continuum in cui sarebbe difficile distinguere le unit tra di loro se non siindividuassero delle invarianti fonologiche che ci permettono di organizzare e trasmettere ilsistema fonologico di una lingua. Tra i vari suoni possibili troviamo, per ogni lingua, delle unit

    minime che, con la loro semplice sostituzione, servono a determinare delle differenze disignificato. Queste unit vengono definite fonemi (si veda modulo 4.4)

    II

    Il meccanismo della fonazione non uguale in tutte le lingue: in italiano la maggior parte dei suoniviene prodotta con l'espirazione, cio emettendo aria dai polmoni. Solo in alcune interiezioni, di

    paura, di spavento, produciamo suoni inspirando aria. Alcune lingue africane vengono inveceprodotte soprattutto con l'inspirazione. Quando nell'articolazione di un suono il flusso d'ariaespirata dai polmoni incontra un ostacolo nella cavit orale otteniamo i fonemi consonantici,quando l'aria passa liberamente attraverso la cavit orale si hanno i fonemi vocalici.Le vocali sono prodotte con la vibrazione delle corde vocali. Possono classificarsi in base a diversicriteri:il punto di articolazione,la disposizione delle labbra,la durata,l'accento.

    In italiano abbiamo sette vocali, cos rappresentate:

    III

    Le consonanti, definite rumori a differenza delle vocali che sono suoni musicali, si classificanosecondo il modo e il luogo di articolazione.

    Possono essere inoltre sorde quando vengono articolate senza la vibrazione delle corde vocali (t, p,k,ecc.) o sonore quando le corde intervengono nella produzione, semplici o brevi, doppie o lunghe.(si veda il modulo 4.4.).

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    Nellinventario dei suoni dellitaliano troviamo anche dei foni intermedi tra vocali e consonantidetti semivocali o semiconsonanti a seconda della loro posizione nella catena fonica. Sono la [j] ela [w], presenti nei dittonghi e nei trittonghi.

    IV

    Alcuni foni sono realizzazioni diverse di uno stesso fonema, dette allfoni.L'uso degli allfoni pu avere un carattere individuale, o regionale, o sociale, pu dipendere dalcontesto, come avviene per la realizzazione della nasale /n/ prima di un'altra consonante. Questaconsonante presenta vari allofoni: per esempio viene pronunciata come [n] in posizione iniziale eintervocalica, come velare [] prima di una velare ['agolo].

    Nella lingua scritta i foni sono resi con le lettere dell'alfabeto, dette grafemi. Non c' unacorrispondenza biunivoca tra grafemi e fonemi, per alcune consonanti manca, per esempio, ladistinzione tra sorda e sonora, e in alcuni casi un suono unico rappresentato con pi lettere.

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    7.2.2 L'accento

    L'accento uno dei tratti soprasegmentali della lingua, riguarda la durata e l'intensit della sillaba,pu cadere solo su segmenti vocalici ed mobile.

    Sul valore fonologico e la posizione dell'accento si veda (4.4.).

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    7.2.3 La sillaba

    La sillaba un'unit composta da almeno una vocale, o da una consonante con una vocale -questacombinazione la prevalente- o da due consonanti con una vocale.L'elemento fondamentale della sillaba il nucleo, che pu essere preceduto da un attacco e seguito

    da una coda. Quando la sillaba termina in vocale, cio priva di coda, si dice aperta o libera,quando finisce in consonante si dice chiusa o implicata.La struttura della sillaba varia da una lingua all'altra. In italiano, per esempio, sia l'attacco che lacoda possono essere rappresentati solo da specifiche entit foniche, e la maggior parte delle paroleha la sillaba finale aperta, soprattutto alla fine della frase, prima di pausa.

    Nella scrittura la divisione in sillabe segue delle regole che non sempre coincidono conl'articolazione sillabica: cos mi-ne-stra sta permi-nes-tra, e infi-glio la consonante lunga, poichcorrisponde ad un unico suono, non viene divisa.

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    7.2.4 Fenomeni fonologici

    Nel momento in cui si concatenano sintagmaticamente fra di loro, i suoni possono subire dellemodificazioni. Tra i diversi cambiamenti che possono riguardare l'italiano troviamo:

    la cancellazione. il fenomeno per cui un suono, in certi contesti, viene soppresso,cancellato; l'inserzione. l'aggiunta di un segmento in determinati confini, come la -d di edin "giovani

    ed anziani", o nella derivazione di alcune parole (comodino com + ino); il rafforzamento. In una catena fonica, in alcune sequenze di due parole, la consonante

    iniziale della seconda parola pu essere rafforzata, soprattutto nelle aree toscana e centro-meridionale. Solo in alcuni casi, quando le due parole si sono fuse, la grafia segnala questorafforzamento (affresco da a fresco, soprattutto da sopra tutto).

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    7.2.5 Note di variet

    Il sistema fonologico dell'italiano contemporaneo, basato sul fiorentino trecentesco, oltre allecostanti, tipologicamente importanti, prima riportate, presenta altri, numerosi, caratteri che rinvianoalle diverse variet, stilistiche, areali, sociali, presenti nel repertorio contemporaneo dell'italiano.

    Per il vocalismo, segnaliamo, per esempio:- l'epitesi di una vocale finale in parole che finiscono con consonante (bussu "bus", sportto

    "sport", barra "bar") e- l'anaptissi, cio l'inserzione di una vocale epentetica in nessi consonantici 'difficili' (diffiterite

    "difterite", malattia delle prime vie respiratorie),molto diffuse nell'Italia meridionale,

    - l'evanescenza della vocale palatale media, atona, che porta ad uno spostamento centrale delsuono con la realizzazione di un'indistinta, il cosiddetto schwa [], soprattutto nell'Italiacentro-meridionale.

    - In molte pronunce regionali, con l'esclusione della Toscana, dell'area romana e centro-meridionale, il grado di apertura delle vocali toniche medie spesso diverso da quello

    previsto nell'italiano standard, non essendoci opposizione tra medio-alte o semiaperte emedio-basse o semichiuse.

    IX

    - Nel consonantismo tipica di tutta l'Italia centro-meridionale una resa delle sorde conminore energia articolatoria. L'indebolimento riguarda anche i nessi di nasale+ occlusiva enasale+fricativa.

    - Sono note la difficolt dei settentrionali a realizzare le doppie e la tendenza a sonorizzare lesorde intevocaliche /k/,/t/,/p/ (muratore murador). La sonorizzazione ricorre anche nell'areacentro-meridionale dopo una -n- o una -m-: ad esempio momendper "momento", tand per"tanto", Sandper "Santo", in gasa "in casa", tembper "tempo.

    - L'opposizione fonologica in posizione intervocalica delle fricative alveolari viva solo inToscana e non nelle altre variet regionali.

    - La fricativa intervocalica spesso al Nord pronunciata come /z/.- Nel caso della /s/ prima di /t/, soprattutto a Roma, si tende ad allungare la fricativa e ad

    assorbire la dentale (che strano! kes'srano).- Nell'Italia meridionale diffuso il raddoppiamento della sorda occlusiva bilabiale e dell'

    affricata postalveolare fra vocali e in fonosintassi (debbito,Luiggi) e- la nasale /n/ in fine di parola cade, in questi casi, la consonante iniziale della parola che segue

    viene rafforzata (un certo u ccerto, non lo mangi nollo mangi).- In molte zone, specie del Centro-Sud, la // resa sistematicamente con [jj]; la /ts/ vienerealizzata come sonora all'inizio di parola (zaino) e quando intervocalica scempia (azoto),viene pronunciata come sorda se intervocalica doppia (mezzo)).

    - La fricativa palatale sonora /3/ un allfono dell'affricata palatale in posizione intervocalicanella variet toscana, per esempio in "fagioli" [fa3oli].

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    7.3 ASPETTI SINTATTICI

    I7.3.1 La struttura della frase

    La sintassi studia i rapporti tra i costituenti della frase, ossia le relazioni d'ordine, l'accordo, lerelazioni di selezione. La frase semplice costituita dal verbo e dai suoi argomenti, ai quali sipossono aggiungere altri elementi che specificano il contesto o le circostanze entro cui si collocal'evento.Distinguiamo, perci, gli elementi obbligatori o nucleari dai quali costituita lafrase minima, ossiail verbo ed i suoi argomenti, da quelli facoltativi o circostanziali. Si dice anche che gli elementiobbligatori saturano le valenze del verbo e sono i suoi complementi, mentre i circostanziali possonoessere chiamati aggiunti.

    Nelle frasi successive, i costituenti sottolineati sono nucleari:Ieri Luisa andata al cinema con Elisa

    Il mese scorso Elisa ha incontrato Giorgio a LecceCome si vede lo status di nucleare non dipende dalla circostanza che il complemento sia diretto(Giorgio) oppure indiretto (al cinema).Agli argomenti del verbo vengono assegnate le funzioni sintattiche di Soggetto, Oggetto diretto eOggetto indiretto.

    IIUna delle caratteristiche sintattiche pi appariscenti l'ordine secondo cui gli elementi della frase sidispongono tra loro. Da questo punto di vista, l'italiano appartiene alle lingue di tipo SVO (SoggettoVerbo Oggetto).

    Non sempre l'appartenenza ad un tipo linguistico esclude la presenza di fenomeni ascrivibiliteoricamente ad un tipo diverso. Sono possibili incoerenze (un esempio lo vedremo pi avanti) ed

    possibile anche che una lingua utilizzi risorse di altri livelli, come la maggiore articolazione dellaflessione verbale per consentire frasi con ordini di parole differenti da quello principale. Diremo, inquesto caso, che esiste un ordine basico o non marcato e degli ordini derivati o marcati.Gli studi tipologici hanno mostrato, inoltre, che esiste una relazione tra diversi parametri relativiall'ordine delle parole. Oltre all'ordine dei costituenti, perci, bisogna prendere in considerazione,

    per quanto riguarda la struttura interna del Sintagma Nominale, l'ordine relativo tra Nome eAggettivo, tra Nome e frase Relativa, tra Nome e sintagma possessivo o Genitivo. Un ultimo

    parametro riguarda la presenza di preposizioni o posposizioni nella reggenza di oggetti indiretti.

    IIIL'italiano, come altre lingue romanze, presenta una grande libert nella collocazione dei costituenti,anzi La variet delle manipolazioni ammissibili... talmente ampia che si pu dire costituisca lasua principale caratteristica sintattica. (Simone 1993, p. 87) Le frasi successive, pertanto, sonotutte possibili.

    1) SV Luisa corre2) VS partita Valentina3) SVO L'orso insegue il cacciatore4) SOV L'orso, il cacciatore, ha inseguito5) OVS Il cacciatore, ha inseguito l'orso

    6) OSV Il cacciatore, l'orso ha inseguito7) VSO Ha mangiato Marco, la tua colazione8) VOS Ha portato la torta, il mio amico

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    Esse, tuttavia, sono il risultato di trasformazioni a partire dai due ordini basici SV e SVO.

    IVSe prendiamo in considerazione tutti gli elementi nucleari e circostanziali, diremo che il loro ordine

    non marcato dato da SVOIA. (I = Oggetto indiretto, A = Aggiunti ossia circostanziali ditempo,luogo ecc.)Le manipolazioni di cui abbiamo parlato si spiegano, nella prospettiva funzionalista, mediante leesigenze comunicative dipendenti da particolari situazioni e contesti studiate dalla pragmatica(7.5.). Rimandando ai punti successivi un esame pi completo del problema, possiamo vederesubito che una frase come la (8) (Ha portato la torta, il mio amico), mentre risulterebbe anomala se

    pronunciata con intonazione normale in un contesto in cui si enuncia semplicemente un fatto, sarperfettamente adeguata, se pronunciata con enfasi sulla parte sottolineata e tonia sospensiva incorrispondenza della virgola, in uno scambio conversazionale come

    A: Quell'avaro del tuo amico si presentato a mani vuote

    B: Ha portato la torta, il mio amico

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    7.3.2 I costituenti

    I costituenti principali della frase sono il Sintagma Verbale (SV), il Sintagma Nominale (SN), ilSintagma Aggettivale (SA) ed il Sintagma Preposizionale (SP). I sintagmi sono configurazionisintattiche le quali, rispetto a certi fenomeni, si comportano come una unit; possono essere definiti

    in base alla loro distribuzione, ossia in base ai contesti nei quali possibile che siano presenti.Diremo, perci, che Carlo e il figlio del mio vecchio compagno di scuola sono lo stesso tipo disintagma poich possono occupare le stesse posizioni in strutture come:

    Ho visto X;X ha superato l'esame; ho scritto una lettera a XUn altro modo di definire i sintagmi consiste nel considerare le propriet della loro testa,dell'elemento, cio, che svolge il ruolo pi importante all'interno del gruppo, per cui possiamo direche il tutto si comporta sintatticamente come la testa. Cos, diremo che l'espressione il figlio del miovecchio compagno di scuola si comporta come il nome Carlo piuttosto che come il verbo superare.

    VIIl Sintagma Nominale ha come testa un Nome al quale possono essere aggiunti diversi altri

    elementi. Esso pu essere soggetto della frase, complemento oggetto, complemento preposizionaleo complemento predicativo.Relativamente ai parametri sull'ordine delle parole (7.3.1), le lingue appartenenti al tipo SVO hannoun ordine Testa+Modificatore e cio l'aggettivo, la frase relativa e il sintagma genitivo seguono latesta nominale da essi modificata. L'italiano si comporta in maniera coerente per quanto riguarda ledue sequenze Nome+Genitivo e Nome+Relativa (La casa di Francesca;La ragazza che arrivataieri), mentre consente sia l'ordine Nome+Aggettivo che quello Aggettivo+Nome. Come mostraSimone (1993), l'alternanza nella posizione segue la distinzione tra aggettivi qualificativi(appositivi) ed aggettivi restrittivi, per cui avremo:

    L'occupazione tedesca *La tedesca occupazioneUn bel romanzo Un romanzo belloL'aggettivo tedesco, essendo intrinsecamente restrittivo, non ammette la posizione prenominale,mentre bello avr interpretazione appositiva nel primo caso e restrittiva nel secondo, in opposizionead un romanzo brutto.

    VIIQuando il modificatore un aggettivo possessivo, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe per iltipo linguistico SVO, l'ordine privilegiato dall'italiano, come dalle principali lingue europee, quello Possessivo+Nome (Ramat 1993, p. 20).La struttura del SN determinata, in larga parte, dal tipo di nome che ne costituisce la testa, ciodalla sua struttura argomentale. Una distinzione importante quella tra nomi argomentali e nomi

    non argomentali: appartengono al primo tipo telefonata, desiderio, rifiuto, cattura; al secondo casa,letto, libro. Mentre i secondi non definiscono relazioni precise e sistematiche con i proprimodificatori, in quanto le stesse dipendono dal contesto (Il libro di Immacolata pu significare illibro scritto da Immacolata oppure il libro posseduto da Immacolata), i primi selezionano i propriargomenti parallelamente a quanto avviene per i verbi da cui derivano; nell'espressione la telefonatadi Luca, Luca il soggetto come in Luca ha telefonato; in la cattura dei romani da parte deibarbari, sono riconoscibili un paziente (i romani) ed un agente (i barbari) come in i romani sonostati catturati dai barbari.

    VIIIIl Sintagma verbale svolge un ruolo fondamentale, in quanto la struttura argomentale del verbo

    determina la struttura complessiva della frase. Questa pu essere, in effetti, considerata come unapredicazione nella quale il verbo il Predicato che seleziona un numero variabile di Argomenti(Ramat 1984, pp. 70-75). A parte pochi verbi (piove, nevica, ecc.), tutti gli altri selezionano almeno

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    un argomento esterno: il soggetto. Il Sintagma Verbale costituito dal verbo pi gli eventualiargomenti interni pi eventuali modificatori avverbiali e aggiunti (circostanziali).Gli argomenti interni possono essere costituiti da Sintagmi Nominali o da Sintagmi Preposizionali iquali svolgono le funzioni, rispettivamente, di oggetto diretto oppure oggetto indiretto e ricopronoruoli semantici come Paziente,Beneficiario, Strumentale,Locativo:

    Luisa[AGENTE]ha messo l'auto[PAZIENTE]nel garage[LOCATIVO]Il valore semantico dei predicati indipendente dalle specifiche realizzazioni linguistiche (Ramat1984, p. 71) s da poter avere per predicati uguali strutture argomentali differenti da lingua a lingua.

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    7.3.3 Il soggetto

    Come si detto, il soggetto l'argomento esterno del verbo, che con esso si accorda in persona enumero. Gli studi tipologici hanno mostrato le difficolt insite nel tentativo di dare una definizioneuniversale di soggetto.

    Esso pu svolgere diversi ruoli all'interno della frase, cos agente in Luigi corre, esperiente inMario gioisce e pazienteLuigi fu colpito da Stefano. da notare come la passivizzazione conseguail risultato di evidenziare il paziente promuovendolo da oggetto diretto a soggetto e di mettere inrilievo l'azione rispetto all'agente che pu anche essere eliminato (Luigi fu colpito). (Simone 1993,

    p. 85; Ramat 1993, p. 19).L'italiano una lingua a soggetto nullo, nel senso che quando il soggetto costituito da un pronome(forma non referenziale) pu essere omesso, contrariamente a quanto avviene in lingue come ilfrancese o l'inglese, le quali, anche con verbi privi di argomenti come i meteorologici richiedono unsoggetto fittizio o espletivo.

    X

    La possibilit del soggetto nullo viene spiegata con la maggiore articolazione e ricchezza dellaflessione del verbo, il quale acquisisce, cos, una forza pronominale, che gli consente di esprimereanche il soggetto. Sia Beninc (1993) che Simone (1993) mettono in evidenza, tuttavia, come esistauna forte spinta verso l'utilizzazione del soggetto pronominale, soprattutto nel parlato anche quandonon risponde all'esigenza di creare un contrasto o una messa in rilievo come avviene, invece, infrasi comeIo voglio che torni presto a casa, non m'importa quello che pensa tua madre.Il soggetto pronominale normalmente omesso nelle frasi coordinate e nelle subordinate, purch siverifichi una condizione di coreferenza (riferimento alla stessa entit) tra il soggetto inespresso euno degli argomenti del verbo dell'altra frase. Tale argomento, nel caso della coordinazione, deveobbligatoriamente essere il soggetto, mentre potr essere altro argomento, a seconda del verboreggente, nel caso di subordinazione:Giorgio baci Mariella e arross (Giorgio arross)Giorgio avvis Mariella che avrebbe fatto l'esame un altro giorno (A fare l'esame pu essere unodei due)Giorgio promise a Mariella di tornare presto (Solo Giorgio pu essere il soggetto di tornare)Giorgio permise al figlio di tornare tardi (Il soggetto di tornare il figlio)

    XI

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    7.3.4 Formare le parole

    L'italiano possiede un sistema di formazione di parole (Modulo 1 di Bianchi-Marello) moltosviluppato, basato sui due meccanismi della derivazione e della composizione. Generalmente, i

    processi di formazione danno luogo a derivati con evidenti rapporti formali oltre che semantici con

    le loro basi:decifrare decifrabilelavorare lavoratoreutile utilitI casi in cui il rapporto formale opacizzato, dando luogo al fenomeno del suppletivismo, in italianorestano limitato quasi esclusivamente a voci dotte derivate dal greco o dal latino:acqua idricocavallo ippico/equestre/cavallinoI casi precedenti evidenziano la elaborata stratificazione del lessico italiano, nel quale convivonomateriali latini, latino-classici, greci e di altre lingue (Simone 1993, p. 50).

    XIIGli schemi di composizione pi produttivi sono:

    N + N (capopopolo, legge truffa)N + A (camposanto)A + N (altorilievo)V + N (scolapasta)V + V (saliscendi, prendi prendi)P + N (sottosegretario)A + A (dolceamaro)Tranne che con lo schema A+A che d origine ad un aggettivo, in tutti i casi il composto un nome;le poche eccezioni (rosa confetto) sono marginali e limitate ad aggettivi di colore (Scalise (1995):499).In alcuni casi, il comportamento morfosintattico di un composto determinato dalle caratteristichedi una delle parti componenti: altorilievo un nome come rilievo, sottopassaggio un nome come

    passaggio. In questi casi si dice che il composto endocentrico e la parola che gli trasferisce ipropri tratti si chiama testa del composto.

    I composti privi della testa si chiamano esocentrici: saliscendi, lavapiatti ecc.

    XIIINei composti di tipo V+N, la funzione del nome quella di complemento oggetto: il copricostume qualcosa che copre un costume, cantastorie qualcuno che canta delle storie. naturale aspettarsi,

    perci che anche nel caso della composizione valga il principio che governa l'ordine dei costituentiin italiano, l'ordine, appunto, Verbo+Oggetto:scola+pastacanta+ storieguarda+sigilliLe eccezioni a questo principio (sanguisuga) sono, come dice Ramat (1993) un esempio evidentedell'incoerenza tipologica che si riscontra in ogni lingua naturale; incoerenza dovuta a molteplicistratificazioni diacroniche (diastratiche, diafasiche) dal percorso tipologicamente tutt'altro chelineare. (p. 20).

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    http://../130/mod_1_bianchi_marello.pdfhttp://../130/mod_1_bianchi_marello.pdf
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    7.4 IL VERBO

    IIl verbo rappresenta, in italiano, una categoria variabile complessa sia sul piano morfosintattico chesu quello semantico.

    La flessione verbale italiana una delle pi complicate in ambito romanzo: le voci verbali possonocontenere informazioni relative al genere, al numero, alla persona (oggetto, idea, ecc.) a cui il verbosi riferisce, alla forma, al tempo, al modo (che pu indicare realt, desiderio, opinione, volont,ipotesi, condizione, ordine), all'aspetto. I verbi possono essere lessicali, dotati cio di significato'pieno', questi possono essere accompagnati da un insieme di argomenti (7.3.1.), o ausiliari cheservono a specificare il valore grammaticale del verbo lessicale. Tra i verbi ausiliari, oltre ad esseree avere abbiamo altre forme come stare, venire. Alcuni verbi ausiliari possono avere anche unvalore lessicale come nelle espressioni "sono a Roma", "ho un pennino rosso".

    II

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    7.4.1 Il modo

    Il modo esprime la certezza o l'incertezza sulla realizzazione di un evento, oltre che la dipendenzasintattica. L'indicativo il modo della realt e delle frasi principali. Il congiuntivo esprimeincertezza ed usato nelle frasi dipendenti. Nelle frasi principali pu sostituire l'imperativo per la

    terza persona singolare o plurale (venga!, vengano!) o per esprimere un valore ottativo o dubitativo(volesse il cielo! fosse vero!). Il condizionale esprime una modalit controfattuale, un dubbio, ilfuturo nel passato nelle frasi dipendenti (Speravo che sarebbe arrivato). Il gerundio, come l'infinito,ricorre nelle dipedenti e nelle perifrasi (7.4.3.). L'infinito compare in frasi interrogative eesclamative (che dire?, che ridere!) e con valore nominale (Amare vivere). L'indicativo, ilcongiuntivo, il condizionale e l'imperativo sono modi finiti, poich contengono le desinenze chedeterminano le persone; il gerundio, l'infinito e il participio sono indefiniti.

    III

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    7.4.2 Il tempo

    Il tempo verbale uno dei mezzi utilizzati per esprimere il tempo linguistico, per esprimere cio ilsistema delle relazioni temporali veicolato dai segni linguistici.All'interno di questo sistema gli ancoraggi temporali sono stabiliti da tre importanti momenti: dal

    momento dell'enunciazione (ME), che il momento in cui si enuncia il messaggio scritto o parlato,dal momento dell'avvenimento (MA), che il momento in cui avviene l'azione indicata, e dalmomento di riferimento (MR) che rappresenta una sorta dipunto prospettico da cui si pu, in alcunicasi, considerare l'avvenimento.Tra i caratteri generali del verbo italiano ricordiamo che il presente pu essere usato per indicareun'asserzione permanente (L'acqua bolle a cento gradi) ed usato in questa accezione anche nellesubordinate (Gli antichi sapevano che l'acqua bolle a cento gradi).

    IVLa localizzazione degli eventi nel passato e nel futuro pu presentare distanze diverse rispetto almomento dell'enunciazione, come avviene per il passato prossimo e il passato remoto: nel primo vi

    una distanza minore dal momento dell'enunciazione.Il sistema verbale presenta diverse opzioni di localizzazione temporale.Importanti variazioni dipendono da fattori extralinguistici: dal punto di vista regionale abbiamo,

    per citare solo un esempio, la prevalenza del passato prossimo nell'Italia settentrionale, del passatoremoto in quella meridionale, con la coesistenza, in Toscana, di entrambe le forme.

    Nelle forme composte si pone la delicata questione della scelta degli ausiliari.

    VAbbiamo tre coniugazioni, distinte per vocale tematica (a-re, e-re, i-re). I verbi con vocale tematicain -i- e quelli in -e- presentano un numero di affinit maggiore di quello che c' tra i primi duegruppi da una parte e i verbi in -a- dall'altra. La classe dei verbi in -a- pi regolare e stabile dal

    punto di vista dell'accento. Ci favorisce le formazioni verbali in -a- (cliccare, chattare) e lesostituzioni di forme in -a- a quelle in -e- e in -i- (spintonare per spingere). Molti verbi presentanodelle irregolarit. Tra gli aspetti costanti delle forme irregolari ricordiamo che nessun verbo irregolare all'imperfetto indicativo (tranne essere) e che la maggior parte delle irregolarit si trovanel presente dell'indicativo e del congiuntivo, nel passato remoto e nel participio passato.

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    7.4.3 L'aspetto

    L'aspetto una categoria grammaticale del verbo che esprime le diverse prospettive di durata,momentaneit, ripetitivit, inizio e conclusione di un processo, della compiutezza edell'incompiutezza dell'azione.

    Per esprimere l'aspetto l'italiano pu servirsi di diversi mezzi: morfologici (per es. l'uso dell'imperfetto indica in genere un'azione continua); lessicali (per es. "cominciare" indica l'inizio, "continuare" indica l'avanzamento di un

    processo. "Nascere"-"vivere"-"morire", "decollare"-"volare"-"atterrare" indicano fasi diverse,di inizio, svolgimento e conclusione, di un processo;

    derivativi (per es. con i suffissi -icchiare "canticchiare", -ucchiare "mangiucchiare", -ellare"giocherellare" si possono indicare la ripetizione e l'attenuazione di un'azione).

    L'aspetto pu essere espresso, inoltre, da varie perifrasi.

    VIINel quadro quanto mai ricco e vario di tipi aspettuali presenti in letteratura i tipi principali risultano:

    ilperfettivo,l'imperfettivo,il compiuto,l'aoristico,l'abituale,ilprogressivo,il continuo.

    Tra i mezzi con cui possiamo manifestare l'aspetto verbale abbiamo le perifrasi che possono esseredi diversi tipi a seconda della fase e del modo in cui si osserva il processo descritto.In generale possiamo avere perifrasi aspettuali imminenziali, incoative/ingressive, continuative odurative semplici, progressive o durative rafforzate, abituali, conative, risolutive terminative oconclusive.Ogni perifrasi comprende un verbo 'modificatore', di tempo finito, e un verbo principale (o'modificato') di tempo indefinito (gerundio, participio, infinito).

    Nell'italiano contemporaneo il quadro generale mostra numerose varianti provenienti da formelocali da una parte, scambi, sovrapposizioni, iperestensioni tra le forme dall'altra.L'incoativa risulta spesso accompagnata da un valore progressivo, con un sovraccarico di significatiaspettuali, come nell'espressione "sta cominciando a piovere" e " dietro a mettersi a piovere" per"comincia a piovere", in altri casi risulta un processo di alleggerimento dell'aspetto, con la cadutadel modificatore ("Piove" per "Comincia a piovere").

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    7.4.4 L'accordo verbale

    La regola generale dell'accordo in italiano che il verbo si accorda con il soggetto. Quando il verbo composto l'accordo governato dall'ausiliare: il participio passato resta invariato con avere,assume il numero e il genere del soggetto con essere (Ornella ha telefonato, Lucia si lavata). Il

    complemento oggetto espresso attraverso un pronome atono attira il participio passato (Franco haincontrato Laura e l'ha invitata a cena). L'accordo con il complemento oggetto si pu fare anchecon un pronome personale di prima e seconda persona in posizione preverbale (Mi hanno visto/a alcinema).

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    7.5.LACOORDINAZIONE

    ILa coordinazione un modo per costruire strutture linguistiche complesse, in cui pi elementi sianoconnessi tra di loro. Nella coordinazione di proposizioni (paratassi) con cui si ottengono le

    cosiddette frasi composte, le proposizioni sono autonome sintatticamente e semanticamente edhanno un rapporto di equivalenza logico-sintattica. Questo permette l'applicazione del criterio dellasimmetria, poich gli elementi coordinati possono essere spostati di posto senza cambiaresignificato.La coordinazione pu essere sindetica, quando il legame esplicitato con una congiunzione o conuna preposizione, polisindetica quando il collegamento realizzato con pi congiunzioni,soprattutto per dare enfasi ("Se mangi alle due e poi prendi il gelato alle 15 e poi bevi il succod'arancia alle 16, certo che ingrassi!"), ma pu avvenire anche per asindeto, per sempliceallineamento o affiancamento, con l'ellissi della congiunzione, con una rappresentazione graficadella pausa (virgola, punto e virgola o due punti) nella scrittura, con l'uso delle tonie nel parlato.Dal punto di vista formale le congiunzioni possono essere, come quelle subordinative, semplici,

    formate da una sola parola (e, n), oppure composte (nondimeno non+di+meno), o essere formateda locuzioni congiuntive, sintagmi complessi i cui componenti rimangono distinti (dal momentoche...).

    IITra le congiunzioni coordinanti sono compresi anche alcuni elementi lessicali avverbiali, tuttavia,quindi,peraltro, finalmente. Questi operatori possono combinarsi con altri coordinatori, come e, o,a differenza degli operatori di coordinazione veri e propri che non tollerano tale compresenza(Mario studia il cinese e cio studia una lingua a toni).

    IIILe congiunzioni coordinanti, che, come le restanti congiunzioni, fanno parte dei connettivi, cio di

    quegli elementi che svolgono funzione di raccordo tra le varie parti (parole, sintagmi, frasi) deltesto, permettendone la pianificazione, possono esprimere diversi significati:copulativo(A e B),disgiuntivo(A o B),avversativo(A o B, non A bens B),conclusivo(A quindi B),dichiarativo(A infatti B, A cio B),

    Alle coordinanti appartengono, inoltre le correlative: e....e, cos.....come, non solo.....maanche.

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    7.6 LASUBORDINAZIONE

    ILa subordinazione crea frasi complesse ed esplicita il rapporto gerarchico tra una frase autonoma,detta principale, reggente o sovraordinata, e altre, subordinate, dipendenti o subordinate, che

    dipendono, sia grammaticalmente che semanticamente da essa. Sul piano sintattico gli operatori disubordinazione hanno con gli elementi subordinati un rapporto pi stretto rispetto al rapporto tra glioperatori di coordinazione e gli elementi coordinati. Nella subordinazione non c' simmetria tramodificatore e modificato, poich cambiando di posto, questi cambiano di significato.I rapporti gerarchici possono riguardare diversi gradi di subordinazione: di 1, 2, 3 grado, ecc.("Mario un medico, che conosce molto bene la letteratura, che studia con molto interesse e acui dedica molto del suo tempo libero").Il legame di subordinazione pu essere realizzato con :

    1. una congiunzione coordinante (perch, affinch, sebbene, ecc.)2. un pronome relativo(che, il quale...) o un avverbio (dove.....)3. una preposizione (per, a, di, da, dopo,prima di, senza), seguite dall'infinito4. con il gerundio (per indicare causa, modo, mezzo, tempo).In 1) e 2) il verbo presenta un modo finito, soprattutto il congiuntivo. Le subordinate al congiuntivo

    presentano una maggiore connessione con la sovraordinata rispetto a quelle all'indicativo (Salvi1988).

    IIL'uso del congiuntivo risulta, in alcuni casi, obbligatorio: nelle finali, per esprimere modalitimpositiva, ottativa, avversativa, con verbi di volont o espressioni di necessit, con i verbi divolont usati al condizionale.

    Nell'italiano parlato il congiuntivo in forte regressione.Questo fenomeno un fenomeno di semplificazione dell'italiano contemporaneo, per cui "per

    parlare italiano usando anche clausole dipendenti serve poco di pi dell'indicativo e dell'infinito"(Simone 1993, p. 65). Alla tendenza verso la semplificazione si aggiunge, nelle forme pi bassedell'italiano, la risalita di vari costrutti provenienti da forme locali.

    III

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    7.6.1 La dipendente finale

    Le dipendenti finali esprimono un rapporto di scopo, fine, intenzione. Possono avere formaesplicita o implicita, essere anteposte o posposte alla reggente anche se l'anteposizione menousuale. Il costrutto implicito, che risulta il pi diffuso, si ha quando c' identit di soggetto tra

    reggente e finale e pu essere introdotta da a,per, di, da, onde, che della lingua scritta formale esi pu costruire con l'infinito e con il congiuntivo ("Venga in fretta onde evitare la pioggia/ ondeeviti la pioggia").La forma implicita si usa frequentemente anche quando i due soggetti, della reggente e della finale,sono diversi, ricorrendo ai causativi o fattitivi, cio a quei verbi che indicano un'azione fattacompiere da agenti diversi dal soggetto ("L'ho chiamato per fargli fare i compiti").Tra i verbi reggenti delle finali risultano particolarmente presenti i verbi di movimento (tornare,venire, andare), e i verbi di esortazione, preghiera, supplica ("Ti prego di ritornare ad essere testesso").

    IV

    Le congiunzioni subordinanti della finale esplicita sonoperch, affinch, acciocch, a fares che, ache, con una prevalenza, nell'uso parlato, della prima. Perch un connettivo non specializzato,essendo anche causale, ma quando ha valore finale richiede il congiuntivo, presente se nellareggente c' un presente o un futuro, imperfetto negli altri casi, quando ha valore causale sicostruisce con l'indicativo. Quando la finale dipende da un imperativo+che, poich l'imperativosovraordinato d sempre un valore finale alla frase dipendente, ammesso l'uso dell'indicativo,specie nel parlato ("Vieni che ti offro un gelato"). La disambiguazione di che, che pu avere anchevalore consecutivo e causale, dipende dal lessico e da fattori pragmatici.La finale esplicita sempre posposta alla principale.

    V

    Semanticamente esistono importanti restrizioni nella formazione delle finali, in particolare unafinale non ritenuta accettabile se il soggetto del predicato principale non in grado di esercitareun controllo sull'evento espresso nella finale. Ci avviene, per esempio, con i verbi metereologici(*Tuona per fare paura). Per rendere accettabili espressioni di questo tipo necessario introdurre unagente implicito ("Sembra che tuoni per farci paura"). La presenza di un agente implicito richiestaanche quando il soggetto animato o inanimato ma non agentivo (*Gli sembro bella perconquistarlo /"Voglio sembrargli bella per conquistarlo"; * Il parco andato distrutto per lasciare

    posto al seminativo/ "Il parco stato distrutto per lasciare posto al seminativo"). In genere possiamo

    dire che "una finale non accettabile se il soggetto della principale non in grado di esercitare uncontrollo sull'evento espresso dalla stessa finale" (Dardano, Trifone 1997, p. 408).Altre restrizioni riguardano l'uso dell'esplicita con verbi di movimento, per cui abbiamo."Lucia esce per andare a prendere il treno", ma*Lucia esce affinch vada a prendere il treno.

    VI

    Dal punto di vista sintattico le finali possono essere circostanziali o avverbiali di frase. Le primemodificano il contenuto proposizionale della principale, le seconde modificano il contenutocomunicativo e sono in molti casi rappresentate da vere e proprie formule: "per dirla tutta", "per

    farla breve", "per salvare capra e cavoli". Le finali circostanziali possono comparire in strutturescisse (" perch tu lo legga che ho lasciato il giornale sul tavolo"), topicalizzate ("Perch tu lolegga ho lasciato il giornale sul tavolo"), focalizzate ("Ho lasciato il giornale sul tavolo PERCH

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    TU LO LEGGA, non perch tu lo metta da parte"), possono essere precedute da un focalizzatore("Ho lasciato il giornale sul tavolo proprio perch tu lo legga").

    Nelle forme colloquiali di italiano si ricorre alla congiunzione e cos, che copre diversi significatidi subordinazione: causale, consecutiva, finale ("Ho regalato un libro a Franco e cos si ricorda dime"), e, in alcuni casi, alla coordinazione ("Apro la porta per uscire"/ "Apro la porta e esco").

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    7.7 FATTI DI PRAGMATICA

    I7.7.1 La deissi sociale

    La deissi sociale codifica, in un'interazione, le identit sociali dei partecipanti e la relazione socialeche li lega. I riferimenti della deissi sociale vengono espressi tramite i pronomi soggetto e i cliticinelle due serie dei pronomi atoni (mi, me, ti, te, lo, la al singolare, ci, ce, vi, ve, li, le al plurale) e diquelli tonici (me, te, lui, lei, noi, voi, loro). Il parlante pu riferirsi a se stesso (io); a se stesso conaltri (noi); a un interlocutore (tu); a pi interlocutori (voi); a terze persone indirettamente coinvoltedall'enunciato (ella, lei, esse, egli, lui, essi, loro). Il deittico tu pu anche riferirsi a un interlocutoregenerico o assente (Mi dirai che le cose non sono cos semplici per "Qualcuno potrebbe dire che lecose non sono cos semplici").

    IIParticolarit rilevanti dell'italiano sono:

    -la presenza di un unico pronome atono e tonico plurale per la prima (ci, noi) e la seconda persona(vi, voi), a differenza di altre lingue che distinguono, per esempio, il genere del referente;-la doppia coppia, alla terza persona singolare di egli/ella, lui/lei, con una forte espansione dellaseconda e un'altrettanto forte riduzione della prima;-i numerosi divieti relativi alla coppia egli/ella che hanno finito col ridurne l'uso.

    IIIEsempi di grammaticalizzazione della deissi sociale sono i pronomi 'di cortesia' e i titoli usati perrivolgersi a qualcuno. In contesti informali, se il riferimento a un unico destinatario, si usa laseconda persona singolare dei pronomi tonici tu, se i destinatari sono pi d'uno si usa la seconda

    persona plurale voi. Tu e voi sono detti pronomi naturali. I pronomi di cortesia o reverenziali sonoinvece Lei/Voi/Ella al singolare, Voi/Loro al plurale. L'italiano moderno si serve principalmente diun sistema bipartito che comprende la coppia tu/lei. In vaste aree dell'Italia meridionale frequentevoi al singolare, come forma di rispetto. Le regole d'uso di tu/lei tengono conto di alcune variabilisociolinguistiche: ad es. per rivolgersi ad un anziano, soprattutto quando un estraneo, un ragazzousa il lei e riceve il tu, un inferiore usa il lei con un superiore e pu ricevere il tu o il lei.

    IVLa distinzione, al singolare, fraLei/Voi/Ella introduce notevoli complessit nei sistemi di accordo.Ella richiederebbe un accordo al femminile, in realt variabile. Con lei l'accordo di aggettivi e

    participi si fa con il genere dell'interlocutore.

    I pronomi atoni di cortesia possono avere funzione di complemento diretto o indiretto. Comecomplementi diretti si hanno la (anche enclitico) al singolare (Grazie, arrivederla), vi, li/le per ilplurale.Li per il maschile e le per il femminile sono piuttosto rari (Signorine, Le/Vi ringrazio per lacollaborazione). Per i complementi indiretti abbiamo le per il singolare (Signore le posso chiedereun'informazione?), vi/loro (quest'ultimo generalmente posposto al verbo) per il plurale (Signori,

    posso chiedere Loro (Vi posso chiedere) un'informazione?).

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    7.7.2. La topicalizzazione

    INell'analisi linguistica, accanto a nozioni di natura sintattica (Soggetto, Oggetto diretto, ecc.),vengono utilizzate nozioni di natura pragmatica, che riguardano l'organizzazione e la distribuzione

    dell'informazione nel discorso. Cos, in una frase possibile distinguere il tema, ci di cui si parla,dal rema, ci che si dice del tema. Possiamo osservare, ancora, che ogni frase ha una informazionecondivisa da parlante e ascoltatore, che chiameremo dato, ed una informazione non condivisa, chechiameremo nuovo. Nella frase

    Luisa ha regalato un libro a MariaLuisa il dato, ci che noto a parlante ed ascoltatore, e ha regalato un libro a Maria il nuovo,l'informazione aggiunta dal parlante. La frase sarebbe pragmaticamente inadeguata se Luisa nonfosse conosciuta da entrambi i partecipanti alla conversazione, ma lo sarebbe pure se l'ascoltatorefosse gi a conoscenza del regalo.

    II

    Nella frase non marcata, dato, tema e soggetto coincidono, cosicch, nella frase precedente, Luisa il soggetto, il tema ed il dato.In una lingua come l'italiano, che pur avendo come ordine basico quello SVO, consente ampialibert di movimento ai costituenti della frase, si possono utilizzare i diversi ordini per scopicomunicativi particolari, ossia per distribuire l'informazione in modo differente rispetto a quantoavviene nelle frasi con ordine basico.Una delle costruzioni che conseguono tale effetto la topicalizzazione, che consiste nellospostamento in posizione iniziale di frase di un sintagma al quale si affida la funzione di contraddirein tutto o in parte le informazioni presenti nel contesto. A dispetto della sua posizione all'inizio difrase, l'elemento topicalizzato non dato, ma nuovo, per questo, su di esso collocato l'accentoenfatico, che indicheremo con il carattere maiuscolo negli esempi successivi.

    IIISe in una conversazione nella quale qualcuno ci ha detto che Marco ha comprato una bici,rispondiamo:UNO SCOOTER, ha comprato Marcootteniamo una topicalizzazione dell'oggetto che contraddice globalmente l'informazione cheesplicitamente ci data sull'oggetto acquistato. Una risposta come

    ANCHE UNO SCOOTER, ha comprato Marcocontraddice solo una delle inferenze rese possibili dal contesto: quella secondo cui Marco hacomprato solo una bici.

    Ovviamente, anche il soggetto di una frase pu essere topicalizzato, anche se esso conserver,apparentemente, la stessa posizione. In questo caso il fenomeno sintattico segnalato dall'enfasi edalla breve pausa che si effettua in corrispondenza della virgola:Ti ha detto nessuno che sei una bella donna?

    MARCO, me l'ha detto

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    7.8 GUIDA BIBLIOGRAFICA

    Per unintroduzione generale alla tipologialinguistica (7.1.) si vedano:

    Comrie B. (1983), Universali del linguaggio e tipologia linguistica, Il Mulino, Bologna.

    Cristofaro S., Ramat P. (a cura di) (1999), Introduzione alla tipologia linguistica, Carocci,Roma.Ramat P. (1984),Linguistica tipologica, Il Mulino, Bologna.Simone R. (1992),I caratteri originali dell'italiano,Treccani, Roma.

    Per la fonologia (7.2) rinviamo a:

    Altieri Biagi M.L.(1985),Linguistica essenziale, Garzanti, Milano, pp. 217-250.Bonfante G., Porzio Cernia M.L. (1964), Cenni di fontica e di fonematica, Giappichelli,

    Torino.

    Canepari L. (1983),La notazione fonetica, Cafoscarina, Venezia.D'Achille P. (2003),L'italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna, pp. 73-97.Simone R. (1996), Fondamenti di linguistica, Laterza,, Roma-Bari, pp. 85-134.Mioni A.M. (1993), Fonetica e fonologia, in Sobrero A.A. (a cura di) Introduzione all'italiano

    contemporaneo. Le strutture, Laterza, Roma Bari, pp. 101-139.

    Per gli aspetti sintattici (7.3.), la coordinazione (7.5.), la subordinazione (7.6.) si vedano:

    Beninc P. (1993), Sintassi, in Sobrero, A. A. (1993), pp. 247-290.Cinque G. (1991), Teoria linguistica e sintassi italiana, Il Mulino, Bologna.Comrie B. (1983), Universali del linguaggio e tipologia linguistica, Il Mulino, Bologna.Cristofaro S., Ramat, P. (a cura di) (1999), Introduzione alla tipologia linguistica, Carocci,

    Roma.Dardano M., Trifone P.,La Nuova grammatica della lingua italiana, ZAnichelli, Bologna 1997De Masi S. (2003),Il ruolo del verbo nella struttura sintattica, in Tempesta I. et al. (a cura di),

    pp. 9-23.Giorgi A. (1988),La struttura interna dei sintagmi nominali, in Renzi L. (1988), pp. 273-314.Graffi G. (1994), Sintassi, Il Mulino, Bologna.Lonzi L. (1991),Il sintagma avverbiale, in Renzi L., Salvi G. (1991), pp. 341-414.Ramat P. (1984),Linguistica tipologica, Il Mulino, Bologna.Ramat P. (1993),L'italiano lingua d'Europa, in Sobrero A. A. (1993), pp. 3-39.

    Renzi L. (a cura di) (1988), Grande grammatica italiana di consultazione, vol. I, Il Mulino,Bologna.Renzi L., Salvi, G. (a cura di) (1991), Grande grammatica italiana di consultazione, vol. II, Il

    Mulino, Bologna.Renzi, L., Salvi G., Cardinaletti A. (a cura di) (1995), Grande grammatica italiana di

    consultazione, vol. III, Il Mulino, Bologna.Rohlfs G. (1968), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, 3 voll., Einaudi,

    Torino.Scalise S. (1995),La formazione delle parole, in Renzi L., Salvi G., Cardinaletti A (1995), pp.

    471-514.Serianni L. (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Utet, Torino.

    Simone R. (1993), Stabilit e instabilit nei caratteri originali dell'italiano, in Sobrero A. A.(1993), pp. 41-100.

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    straniera, Congedo, Galatina.

    Per il verbo (7.4.) si vedano le seguenti opere:

    Amenta L. (1999),"Tra lingua e dialetto: le perifrasi aspettuali nell'italiano regionale di Sicilia".Rivista Italiana di Dialettologia, XXIII, pp. 87-111.

    Banfi E., Cordin P. (a cura di) (1990), Storia dell'italiano e formedell'italianizzazione, Bulzoni,Roma.

    Bernini G., Giacalone Ramat A. (a cura di) (1990), La temporalitnell'acquisizione di lingueseconde, Franco Angeli, Milano.

    Berretta M. (1992), Sul sistema di tempo, aspetto e modo nell'italiano contemporaneo, in

    Moretti B., Petrini D., Bianconi S. (a cura di), Linee di tendenza dell'italiano contemporaneo,Bulzoni, Roma, pp. 135-153.

    Berrettoni P. (1982), "Aspetto verbale e viaggi temporali. Sul contenuto semantico dell'aspettoprogressivo". Studi e saggi linguistici, XXII, Giardini, Pisa, pp. 49- 118.

    Berruto G. (1990),L'italiano popolare e la semplificazione linguistica, in Telmon T.(a cura di),pp. 124-163.

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    Bertinetto P. M. (1990), Perifrasi verbali italiane: criteri di identificazione e gerarchia diperifrasticit, in Bernini G., Giacalone Ramat A. (a cura di), pp. 331-350.

    Bertinetto P.M. (1992), "Metafore tempo-aspettuali".Linguistica, XXXII, pp. 89-106.Brianti G. (1992), Priphrases aspectuelles de l' italien, Peter Lang, Berna.Ciarlo L. (1995), "Il sistema della temporalit nell'acquisizione di lingua prima. Studio di un

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    Simone R. (1992),I caratteri originali dell'italiano,Treccani, Roma.Schwarze Chr. (1990), I tempi verbali dell'italiano come sistema funzionale, concettuale eformale, in Bernini G., Giacalone Ramat A.(a cura di), pp. 311-329.

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    Simone R. (1996), Fondamenti di linguistica, Laterza,, Roma-Bari.Squartini M. (1990), "Contributo per la caratterizzazione aspettuale delle perifrasi italiane

    andare+ gerundio, stare+ gerundio, venire+ gerundio". Studie saggi linguistici, 30, pp. 117-212.Squartini M. (1998), Verbal Periphrases in Romance. Aspect, Actionality, and

    Grammaticalization, Mouton de Gruyter, Berlino-New York.

    Telmon T. (1994), Gli italiani regionali contemporanei, in Serianni L., Trifone P. (a cura di),Storia della lingua italiana.Le altre lingue, Einaudi, Torino, pp. 597-626.Tempesta I., De Fano M. R., De Masi S., Tarantino C., Zumpano M. S. (2000), Percezione e

    valutazione della diseguaglianza linguistica a scuola, in Piemontese E. (a cura di), I bisognilinguistici delle nuove generazioni, La Nuova Italia, Firenze, pp. 71-90.

    Tempesta I., Buri M.R., Tamburello G. (a cura di) (2003), Il verbo fra italiano, dialetto,linguastraniera, Congedo, Galatina.

    Tempesta I. (2003a), Il verbo nel repertorio dell'italiano: su alcuni usi del tempo edell'aspetto,in Tempesta I., Buri M. R., Tamburello G. (a cura di), pp. 25-58.

    Tempesta I. (2003b), L'aspetto in italiano e in dialetto. Una ricerca in Salento, in Tempesta I.,Buri M. R., Tamburello G. (a cura di), pp. 91-114.

    Per la pragmatica (7.7.) si vedano:

    Beninc P., Salvi G., Frison L. (1988),L'ordine degli elementi della frase e le costruzionimarcate, in Renzi L. (a cura di), pp. 115-225.

    Sornicola R. (1988) Pragmalinguistica, in Holtus G., Metzeltin M., Schmitt Ch. (a cura di), pp.169-188.

    Tempesta I. (1992), La pragmatica dell'italiano, Treccani, Roma.

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    Le caratteristiche tipologiche sono individuate attraverso l'analisi strutturale di singole lingue ed ilconfronto interlinguistico. Vengono cos estrapolati tratti linguistici comuni a tutte le lingue(Universali assoluti) e tratti che sono tra loro in una relazione di implicazione logica (Universaliimplicazionali) Un esempio del primo tipo costituito dal principioa) Tutte le lingue hanno vocali

    Il secondo tipo esemplificato dalla relazione tra le diverse marche di numero: singolare, plurale,duale(marca riservata alle entit che naturalmente si presentano in coppia):b) Duale Plurale Singolare (si legga: il duale implica il plurale, il plurale implica il singolare)Il principio asserisce che non esistono lingue che possano indicare il duale senza poter indicare il

    plurale ed il singolare o che indichino il plurale, ma non il singolare

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    Questi fenomeni rivestono particolare importanza nella prospettiva tipologica, la quale dettafunzionalista poich affida il compito di spiegare la variazione linguistica a principi esterni alsistema morfosintattico, i quali hanno a che fare soprattutto con la funzione comunicativa dellelingue e sono, perci, di natura semantica o pragmatica.La scoperta di universali obiettivo di un'altra corrente linguistica, la grammatica generativa, nata

    con gli studi del linguista americano N. A. Chomsky. Secondo questa concezione, la spiegazionedegli universali, come tutta la sintassi, deve essere autonoma dalla semantica e dalla pragmatica;viene cos preclusa la possibilit di ricercare principi cognitivi pi generali che siano alla base didiversi sistemi concettuali umani.

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    La terminologia non comune a tutti gli studiosi. Per alcuni, per es., la fonologia indica lo studiodiacronico, storico, del sistema fonologico.

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    La vocale [a] una vocale media, articolata sul palato medio, [], [], [i], sono vocali palatali oanteriori, articolate nella parte anteriore della cavit orale, [], [], [u] sono vocali velari o

    posteriori, articolate nella parte posteriore della cavit orale.Sulla base del punto di articolazione si distingue anche la chiusura e l'apertura vocalica: la [] e la[] sono semiaperte, la [] e la [] sono semichiuse.

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    Nella pronuncia delle vocali velari le labbra sono protruse, in quelle palatali sono distese.

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    Laccento interessa la vocale tonica, le altre vocali si dicono atone.

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    Il modo pu essere rappresentato da unocclusione del flusso daria proveniente dai polmoni (consonantiocclusive), da un restringimento (fricative), dalla combinazione di unocclusione e di un restringimento(affricate), da una fuoriuscita laterale dellaria che si ottiene appoggiando la lingua al palato, per cui laria

    passa dai lati (laterali), da una vibrazione della punta della lingua sugli alveoli (vibranti).

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    La consonante pu essere bilabiale, labiodentale, dentale, alveolare, postalveolare, palatale, velare, a secondache il punto di articolazione si trovi in corrispondenza delle labbra, dei denti, degli alveoli, del palato, delvelo del palato.

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    Il dittongo sempre formato da una vocale detta debole: i, u e una vocale forte: a, o, e, o dalledue vocali deboli. Laccento cade nel primo caso sulla vocale forte (fieno, buono), sulla u nelsecondo caso (pi). Il dittongo si dice discendente quando la vocale forte precede quella debole(causa), in questo caso si parla di semivocale, ascendente quando la vocale forte segue quelladebole (uomo), in questo caso abbiamo la semiconsonante.

    Quando vi un incontro vocalico in cui non sono soddisfatte tali condizioni le due vocali formanouno iato (beato, po).

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    Il fono il suono considerato in quanto entit fisica, discreta, individuabile nella catena fonica.Designa, cio, la singola realizzazione effettiva di un suono linguistico.

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    Riportiamo i segni dell'alfabeto italiano che si discostano da quelli dell' IPA .' prima di una sillaba indica l'accento: dopo una consonante ne indica il rafforzamento

    grafemi segni IPA

    c casa k kasach chitarra k kitar:aq quadro k kwadroc cinema t 'tinemag gara g garagh ghiro g girog giro d dirogl gli ign gnomo omos rosa (da rodere) s rsa

    s rosa (fiore) z rzasci sciame amez zio tz tzioz zero dz dzeroe pesca (da pescare) pscae pesca (frutto) pscao botte (per il vino) bt:eo botte (percosse) bt:ei idea i ideai ieri j jeriu ulivo u ulivo

    u uomo w womo

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    Pu cadere sull'ultima sillaba (guarder) nelle parole osstone o tronche, sulla penultima (pane)nelle parole parosstone o piane, che in italiano sono la maggioranza, sulla terzultima (lmpada)nelle parole proparosstone o sdrucciole, sulla quartultima sillaba (andndosene) nelle bisdrucciole.

    Nell'italiano parlato contemporaneo si nota una tendenza alla ritrazione dell'accento, soprattutto inparole trisillabe (slubre per salbre, vluto per valto, Pkistan per Pakstan) e in alcuni

    francesismi come mgnon per mignon, cgnac per cognac.

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    Solo gli ideofoni, come le onomatopee (brr, mmm), sono rappresentati privi di vocali.

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    L'attacco pu essere formato da:a) una consonante (lu-na) - il tipo di attacco prevalente-;

    b) una semiconsonante ( uo-vo);c) pi consonanti (pre-mio);d) una o pi consonanti, una o pi semiconsonanti (fuo-co , quie-te);

    e) nessi consonantici del tipo pneumatico (pneu-m-ti-co), 'ndrangheta (dal calabrese, ndrn-ghe-ta), in sequenze di origine greca, straniera o dialettale.La coda pu essere costituita da:a) una consonante (una laterale (bel-lo), una vibrante (or-to), una nasale (pon-te) oppure unaconsonante identica a quella che apre la sillaba successiva (mes-so);

    b) una semivocale (cau-sa);c) una semivocale e una consonante (faus-to).

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    Troviamo, tuttavia, con finale consonantica interiezioni e onomatopee (boh, bum), l'articolo un, lepreposizioni in, per, con, le preposizioni articolate (del, al, ecc.), l'avverbio non, che in fine difrase diventa no, le forme con -deufonica in ad, ed, od, le voci apocopate (bel sole, san Nicola).L'introduzione massiccia di forestierismi non adattati e di acronimi ha determinato l'aumento di

    parole con finale consonantica. Compaiono in posizione finale di parola quasi tutte le consonanti

    (album, bar, bus, ecc.) e, in alcuni casi, si hanno code ramificate, costituite cio da due consonanti(sport, film, ecc.).

    Torna al paragrafo 7.2.3

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    Per dividere in sillabe utile ricordare che:1. nei nessi consonantici la prima consonante si unisce alla vocale che precede, la seconda a quella

    che segue (sal-to, an-ge-lo, zap-pa);2. i gruppi gn, gl, sc formano un'unica sillaba (o-gni, fa-mi-glia, a-scia);nei gruppi con ro l le due consonanti si uniscono alla vocale successiva, formando l'attacco della

    sillaba seguente (ca-pra, ci-clo-mo-to-re);3. nel dittongo i gruppi con vocale e semivocale (o semiconsonante) formano un'unica sillaba (pie-no, or-mai);

    4. nello iato le due vocali formano due sillabe (be-a-to).

    Torna al paragrafo 7.2.3

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    Il rapporto sintagmatico (7.3.) quello che si istituisce tra due o pi unit che si succedono nellacatena fonica.

    Torna al paragrafo 7.2.4

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    Troviamo la cancellazione soprattutto nella combinazione di elementi morfologici:nell'unione di un suffisso alla radice (libr+accio), nel contatto di un nome con uno specificatore,

    per esempio un aggettivo o un articolo (l'oro e l'argento), nel troncamento (andar via, buon cuore).

    Torna al paragrafo 7.2.4

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    Il raddoppiamento fonosintattico si ha con i monosillabi forti (qui, fa, s, ecc.), con alcunimonosillabi deboli (a, che, se, ecc.), con alcuni bisillabi (come, dove, sopra, qualche), con le paroleossitone (bont).

    Torna al paragrafo 7.2.4

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    Gli argomenti sono gli elementi richiesti dal verbo. Una frase comeLuigi va risulta agrammaticale,perch il verbo andare richiede due argomenti: il soggetto e il locativo. Per una trattazione piampia si veda De Masi 2003.

    Torna al paragrafo 7.3.1

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    Il termine valenza preso dalla chimica, dove indica la capacit posseduta da un atomo dicombinarsi con un certo numero di altri atomi, dando luogo a molecole. La valenza del verboindica, perci, la sua propriet di combinarsi con uno (verbi monovalenti), due (bivalenti) o treargomenti (trivalenti).

    Torna al paragrafo 7.3.1

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    Considerando i tre costituenti indicati, sono logicamente possibili sei diversi tipi linguistici: SOV,SVO, VSO, VOS, OVS, OSV. Bench esistano esempi di lingue appartenenti a tutti i tipi, quellimaggiormente attestati sono i primi due (Comrie 1983, p. 130).

    Torna al paragrafo 7.3.1

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    Le parole sintagma e sintassi derivano dal greco che vuol dire metto insieme, ordino. F.de Saussure, il fondatore della linguistica moderna, chiam sintagmatici i rapporti di vario genereche si stabiliscono tra elementi compresenti nella stessa catena parlata, cio quelli che definisconola struttura della frase.

    Torna al paragrafo 7.3.2

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    L'accezione appositiva indica una caratteristica dell'entit cui si riferisce, mentre quella restrittivaesprime l'appartenenza ad una classe. Quando sono usati in combinazione, l'aggettivo qualificativo

    precede il nome e quello restrittivo lo segue (Un bel romanzo tedesco), se entrambi assumonoposizione postnominale, come in Un romanzo tedesco bello, anche il secondo aggettivo assume unaconnotazione restrittiva.

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    Nel latino era privilegiata la posposizione del possessivo (liber meus); nel passaggio alle lingueromanze, si avuta una pressoch generalizzata diffusione dell'anteposizione (il mio libro). La

    posposizione sopravvive o in espressioni sintatticamente marginali come allocuzioni o esclamazioni(amici miei; mamma mia!) o in aree arcaiche o periferiche. Si vedano Tekavi (1972, II, p. 186),

    Rohlfs (1968, II, pp. 124-127).

    Torna al paragrafo 7.3.2

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    Per un'analisi completa di questa problematica, si veda Giorgi (1988), pp. 273-314.

    Torna al paragrafo 7.3.2

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    A volte gli avverbi possono svolgere funzioni argomentali, come in Luisa veste elegantemente,Lariunione si svolta ordinatamente (Lonzi 1991, pp. 364-366).

    Torna al paragrafo 7.3.2

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    Si avr, per esempio:Italiano: impedire a qualcuno di fare qualcosaFrancese : empcher quelqu'un de faire quelque choseItaliano: aspettare qualcunoInglese: to wait for somebody.

    Torna al paragrafo 7.3.2

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    In particolare, sono stati individuati due modi di trattare gli argomenti del verbo. Il primo, che chiamato sistema nominativo-accusativo ed al quale appartiene l'italiano, mette in relazionel'argomento unico dei verbi intransitivi, con l'agente delle costruzioni transitive:

    Io sono arrivatoIo ho colpito te

    In tutti e due i casi, il soggetto al nominativo, mentre l'accusativo riservato al paziente dellafrase transitiva. Il secondo, detto ergativo-assolutivo, comprende le lingue filippine e mette inrelazione l'argomento unico intransitivo con il paziente transitivo. Come conseguenza, in una frasecome

    Stefano colp Luigi e scapp viail soggetto sottinteso della coordinata interpretato come coreferente con Stefano nel sistemanominativo-accusativo e con Luigi in quello ergativo. Si vedano Comrie (1983), pp. 151-173;Ramat (1984), pp. 63 sgg.

    Torna al paragrafo 7.3.3

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    Privilegiando le forme sintetiche, la flessione del verbo, in italiano, risulta molto articolata: imorfemi legati delle varie forme flesse indicano il tempo, il modo e la persona.Per la tipologia linguistica la distinzione fra tipo sintetico e analitico costituisce unopposizionemorfologica fondamentale: nelle forme sintetiche i morfemi grammaticali sono legati, nelle formeanalitiche, invece, sono liberi. Si confronti, ad esempio la forma sintetica italiana prenderei con la

    corrispondente forma analitica ingleseI would take: mentre in italiano il morfema grammaticale erei, legato al morfema lessicale, esprime sia il modo (condizionale) che la persona (primasingolare), queste due categorie sono indicate in inglese con i morfemi liberi would(ausiliare per laformazione del condizionale) eI (pronome personale soggetto di prima persona).

    Torna al paragrafo 7.3.3

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    La testa di un composto , quindi, la sua parte pi importante. Quando non possibile identificarlain base alla categoria grammaticale, come nel caso dei composti N+N, la si pu riconoscere perchgoverna i processi morfosintattici (come l'accordo con l'articolo), oppure si pu sottoporre ilcomposto stesso ad un test UN... che evidenzia, in questo caso, le caratteristiche semantiche della

    parola. Avremo, quindi, la casa vacanza/le case vacanza. Il capostazione UN capo.

    Torna al paragrafo 7.3.4

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    Serianni (1988) definisce il verbo come "una parola variabile indicante: a) un'azione che il soggettocompie (il pollo mangia) o subisce (il pollo mangiato); b) l'esistenza o lo stato del soggetto(quel Dio[...]gli pareva sentirlo gridar dentro di s:-Io sono per Manzoni,I promessi Sposi, XX17); c) il rapporto tra soggetto e attributo (Maria giovane)" (p. 321).

    Torna al paragrafo 7.4

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    L'altro mezzo quello degli avverbiali di tempo: oggi, ieri, domani, prossimamente, ecc. Ingenerale, com' noto, il rapporto temporale pu essere di contemporaneit (presente), di anteriorit(passato) e di posteriorit (futuro).

    Torna al paragrafo 7.4.2

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    Nell'espressione: Antonio, quando si sar laureato, andr a lavorare a Stoccolma "quando si sarlaureato" rappresenta il momento di riferimento (MR), "andr a lavorare" si riferisce al momentodell'avvenimento (MA). Gli elementi indispensabili per localizzare cronologicamente un eventosono il momento dell'enunciazione (ME) e quello dell'avvenimento (MA). Il momento diriferimento (MR) si ha quando un evento non si situa sulla base dell'enunciazione ma rispetto ad

    altri eventi. Ad esempio in: Alle sei del mattino ero gi uscita "ero gi uscita" rappresenta ilmomento dell'avvenimento che precede il momento del riferimento "alle sei del mattino", cheprecede, a sua volta, il momento in cui viene prodotto l'enunciato.Nel presente tutti e tre i momenti, ME, MA, MR, coincidono (come avviene, per esempio inGianna legge il giornale), nel trapassato prossimo sono tutti e tre separati (per es. in Maria avevagi regalato un libro a Nicola quando arriv il suo compleanno, risulta che il regalo gi stato fattoal momento del compleanno che rappresenta il MR. Sia il regalo che il compleanno precedonoinoltre il momento dellenunciazione).

    Torna al paragrafo 7.4.2

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    La combinazione dei modi e dei tempi in italiano la seguente:

    Indicativo Congiuntivo Condizionale Participio Infinito Gerundio ImperativoPresente Presente Presente Presente Presente Presente PresentePassato prossimo Passato Passato Passato Passato Passato

    Imperfetto ImperfettoTrapassato

    prossimoTrapassato

    Passato remotoTrapassatoremotoFuturo sempliceFuturo anteriore

    Torna al paragrafo 7.4.2

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    I verbi transitivi richiedono l'ausiliare avere, quelli intransitivi l'ausiliare essere. Alcuni verbipossono avere come ausiliare sia essere che avere, con una lieve differenza semantica (ho saltato,sono saltato (sul treno)). I verbi impersonali, che indicano fatti atmosferici, hanno solitamentecome ausiliare essere ( piovuto), anche se alcuni accettano anche il verbo avere (ha piovuto, hanevicato). Nelle espressioni con i verbi modali (potere, dovere, volere) si usa l'ausiliare del verbo

    principale ( dovuto andare, ha dovuto pulire tutta la casa).

    Torna al paragrafo 7.4.2

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    Si veda per questa parte Tempesta (2003a, 2003b).

    Torna al paragrafo 7.4.3

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    L'imperfetto un tempo con una forte valenza aspettuale e un'ampia variet d'uso.Dal punto di vista aspettuale si caratterizza per l'imperfettivit, per cui l'azione presentata nel suosvolgersi e si oppone al passato prossimo e al passato remoto che sono tempi perfettivi in quantoindicano un'azione compiuta. Nelle forme pi colloquiali dell'italiano possiamo trovare anche altriusi dell'imperfetto. Con questo tempo si pu esprimere la posteriorit di un'azione come in: Mi

    dissero che Daniela arrivava la sera stessa, Non avevo capito che Maria partiva quella sera. Inquesti casi l'imperfetto sostituisce il condizionale passato.

    Torna al paragrafo 7.4.3

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    L'aspettoperfettivo si ha quando il processo osservato nella sua globalit, con la visualizzazionedel punto finale (Nel 1953 il padre di Gianni and a lavorare in America;Ho scritto una lettera;Carlo prese la cartella e usc). L'aspetto perfettivo riguarda sempre un evento ben determinato neltempo: il passato remoto considerato un esempio di verbo perfettivo poich indica un processointeramente concluso.

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    L'aspetto imperfettivo si ha quando il processo osservato secondo un punto di vista interno al suosvolgimento senza che sia visualizzato il punto finale (Studiava molto).

    Torna al paragrafo 7.4.3

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    L'aspetto compiuto si manifesta con le forme composte del verbo e esprime il perdurare, in un datomomento di riferimento, del risultato di un evento compiutosi in precedenza. In Marco arrivatoda almeno due ore "da almeno due ore" rappresenta il momento di riferimento, " arrivato" l'eventocompiutosi.

    Torna al paragrafo 7.4.3

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    L'aspetto aoristico indica un'azione compiuta senza un'esplicita indicazione del quando:A un trattogli uccelli cantarono.

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    L'aspetto abituale indica il ripetersi pi o meno regolare di un'azione (Daniele tutte le sere giocavacon gli amici). L'abitualit diversa dall'iterativit che riguarda l'azione: Per festeggiare Mariospar molti colpi in aria, indica, per es. un processo iterativo ("spar molti colpi"), ma non abituale.

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    L'aspettoprogressivo si ha quando il processo viene colto in un singolo istante del suo svolgimento,detto punto di focalizzazione, oltre il quale la prosecuzione del processo non determinata (In quelmomento Giorgio stava dormendo). Berrettoni (1982), esaminando i contenuti semanticidell'aspetto progressivo in italiano, interpreta quest'aspetto come derivato da una struttura semanticalocativa e considera i verbi "stare" e "essere" come verbi di localizzazione, come elementi statici,

    che nelle perifrasi vengono uniti ad un significante tipico di situazioni dinamiche, rappresentato dalgerundio o da altri mezzi linguistici. La parte dinamica ha valore direzionale, rappresenta cio laprogressione dall'inizio dell'azione verso il suo compimento, come dimostrano, secondo l'A., leperifrasi del tipo "Giovanni in via di guarigione".

    L'aspetto abituale e quello progressivo possono coesistere e fondersi. In: Quando arrivo, lui stasempre parlando al telefono (Bertinetto 1986, p. 156) abbiamo il ripetersi dell'azione abituale dauna parte, l'indicazione (progressiva) degli istanti di focalizzazione dall'altra.

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    L'aspetto continuo implica un'idea di indeterminatezza rispetto alla prosecuzione del processo erispetto al numero delle iterazioni del processo stesso, plurifocalizzato, si riferisce cio a piistanti di focalizzazione: Durante la conferenza Mario chiedeva a Lucia di tradurgli ci che diceval'oratore.

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    Costrutti delle perifrasi: imminenziale: con i costrutti "stare per", "accingersi a" + infinito (Sta per piovere); incoative/ingressive con i verbi "cominciare a", "iniziare a", "avviarsi a", "mettersi a" +

    infinito (Si mise a piovere); "incominciare col" + infinito (Mario incominci col dire che nonstava bene). In italiano abbiamo anche "scoppiare" che funziona come modificatore

    perifrastico incoativo in congiunzione con "ridere/piangere" ed ha una marcata catterizzazioneiconica (scoppi a ridere).

    continuative o durative semplici introdotte da "continuare a", "non smettere di", "seguitare a","stare a", "andare avanti a"+ infinito (Continua a piovere);

    progressive o durative rafforzate con "stare" + gerundio (Sta piovendo); continue: "andare", "venire" + gerundio (Le nuvole andavano ammassandosi all'orizzonte); abituali: "solere", "essere solito", "avere l'abitudine di" + infinito (Mario era solitostudiare

    dopo pranzo); conative: "sforzarsi a/di" + infinito (Mario si sforz di capire); risolutive: "finire per", "riuscire a" + infinito (Mario riusc a superare l'esame);

    terminative o conclusive: "finire di", "terminare di", "smettere di", "cessare di", "piantarladi" + infinito1 (Ha smesso di piovere).

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    Nel Salento troviamo, per esempio, "sta" + indicativo (Sta vva a Roma; Sta partiva a Roma), conla proiezione del costrutto dialettale in italiano. Il costrutto usato anche per la progressiva. attestato anche co + tempo finito al posto di "per" + infinito ("Stava co partiva a Roma".

    Nell'Italia settentrionale risultano attestati: "essere dietro a" + infinito / "essere dietro che" + indicativo (Luigi dietro a partire per

    Roma; Luigi era dietro a partire per Roma; Luigi dietro che parte per Roma); "essere in cammino che" + indicativo (Luigi in cammino che parte per Roma, Luigi era

    in cammino che partiva per Roma). I due costrutti ricorrono anche per la progressiva. "Esseredietro a/essere in cammino a" + infinito (sono dietro a partire, sono in cammino a farti unasigaretta) sono riportati da Berruto (1990) per il quale rappresentano una trasposizione delmodulo dialettale piemontese all'italiano popolare.

    In Sardegna ricorre "essere" + gerundio (Sono scrivendo una lettera).

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  • 7/29/2019 Mod 7 ASPETTI TIPOLOGICI DELLA LINGUA ITALIANA - Tempesta

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    L'imminenziale tende a sovrapporsi alla progressiva, presentandosi, come questa, con "stare" +gerundio.

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  • 7/29/2019 Mod 7 ASPETTI TIPOLOGICI DELLA LINGUA ITALIANA - Tempesta

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    Le congiunzioni copulative, di unione (A e B),possono esprimere anche negazione: e, n, che vale"e non", anche, neppure, nemmeno, neanche.Sia e che npossono avere un valore correlativo; a differenza di e, nnon pu mai essere omessoin posizione iniziale ("Ha assaggiato la torta, mangiato la pasta, e bevuto il vino, ora dorme

    profondamente"; "Non ha assaggiato la torta, n mangiato la pasta, n bevuto il vino, ora dorme

    profondamente").Anche, insieme ad inoltre, considerata specificamente aggiuntiva.Epu avere valore avversativo ("Sembrava un angelo ed era una donna perfida e cattiva").

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    Le disgiuntive (A o B) comprendono o, oppure, ovvero, ossia. Semanticamente possono essereesclusive, indicare l'esclusione di uno dei due membri ("O entri in casa o ti bagni"), o inclusivequando indicano una scelta ("Non sapeva se accettare il voto o ripetere l'esame"). La congiunzione usata talvolta con valore esplicativo, per correggere o glossare un termine o un'affermazione (L'Angelica archangelica, o sedano selvatico, una pianta commestibile).

    Come e, o pu assumere valore correlativo non binario e pu ricorrere in una coordinazione di pielementi ("Comprer delle rose, o dei garofani, o delle viole").Oppure presenta delle restrizioni: non pu, per esempio, essere usato davanti al primo coordinato(*Vorrebbe diventare oppure medico o veterinario).

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    Le avversative, di contrapposizione (ma, per, tuttavia, anzi, invece, nondimeno, pure, eppure,piuttosto), possono indicare un contrasto parziale (A per B) ("La casa era grande, ma c'eranopoche finestre"), o totale (non A bens B) (Biagio non un amico di Rocco, ma un astutoconcorrente"). Hanno valore avversativo per, tuttavia, eppure, nondimeno, pure, hanno valoresostitutivo bens, anzi, invece.Ma pu avere valore avversativo e sostitutivo.

    Ma, per, eppure possono coordinare frasi principali, ad eccezione di bens che pu coordinarefrasi subordinate, quando negata la principale e quando la negazione si trova all'esterno dellecoordinate ("Non ha detto che domani non ci sar l'esame, bens che comincer l'appello conritardo").

    Ma introduce un' avversativa binaria, che non ammette pi di due membri (*Voleva uscire mapioveva, ma faceva freddo) e non pu, come le altre coordinate, precedere la principale.

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    Le conclusive, di conclusione (A quindi B) sonoperci, quindi, dunque,pertanto.E pu assumere valore conclusivo ("Angelo ha studiato molto e far un ottima prova").

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    Possono essere di dichiarazione (A infatti B) ("Faceva molto caldo, infatti erano tutti al mare") o dispiegazione (A cio B) ("Quella donna molto perfida, cio si compiace di fare del male").

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    Cos il congiuntivo sostituito dall'indicativo:- nei costrutti relativi alla modalit irreale, dopo verbi dichiarativi ed epistemici preceduti dalla

    negazione, quando il contenuto della subordinata considerato non vero ("Non dico che /siapartito");

    - nei costrutti relativi alla modalit assuntiva, con "ammettere", "presupporre" ("Ammettiamoche tu hai ragione /abbia ragione");- nei costrutti relativi alla modalit dubitativa, con verbi di opinione ("si dice che torna/tornistasera");

    - nei costrutti relativi alla modalit valutativa ("Sono contento che tu sei/sia qui");- nel periodo ipotetico ("Se venivi/fossi venuto, mangiavi/avresti mangiato un dolce molto

    buono");- nelle interrogative indirette, se il verbo sovraordinato comprende una negazione ("Non so se

    viene/venga").

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  • 7/29/2019 Mod 7 ASPETTI TIPOLOGICI DELLA LINGUA ITALIANA - Tempesta

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    Nell' italiano molto basso dell'Italia centro-meridionale risultano, per esempio, costruzioni con ilverbo volere di provenienza dialettale:-vuoiscritta questa lettera subito? per "vuoi che sia scritta questa lettera subito?".-mia madre vuole essere spiegata la ricetta "mia madre vuole che le sia spiegata la ricetta".

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  • 7/29/2019 Mod 7 ASPETTI TIPOLOGICI DELLA LINGUA ITALIANA - T