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MONITORAGGIO BIOLOGICO
È la misura di prestabiliti parametri biologici in
particolare la concentrazione delle sostanze tossiche o
dei loro metaboliti o le relative reazioni organiche nelle
urine, sangue, aria espirata (media biologici) allo scopo
di valutare l’esposizione e quindi il rischio per la salute
in rapporto ad appropriato riferimento. E’ un
procedimento ripetitivo e regolare di tipo preventivo
che non va confuso con le procedure diagnostiche.
E’ un’attività riferita alla salute, ripetuta
sistematicamente al fine di intraprendere azioni
collettive mediante la misura e la valutazione di agenti
o di loro metaboliti sia nei tessuti, che nei secreti,
escreti o nell’aria espirata o la combinazione di questi
per valutare l’esposizione ed il rischio per la salute in
comparazione con un appropriato riferimento.
BEI = indici biologici di esposizione; valore
atteso con più probabilità negli esposti a TLV-
TWA; quantità di una sostanza o suoi
metaboliti nei tessuti, liquidi, aria espirata di
lavoratori sani esposti a livelli vicini al TLV-
TWA; non indicano una netta distinzione tra
esposizione pericolosa e non.
La scelta di quale medium utilizzare dipende da
numerosi fattori in particolare dalla cinetica
della sostanza chimica (tempo di comparsa e di
dimezzamento nel fluido), dalla facilità di
raccogliere il campione e dalla possibilità o
meno di contaminazione.
Sangue:
è il principale veicolo di trasporto e
distribuzione, tiene conto di tutte le vie di
assorbimento, dell’accumulo da esposizioni
ripetute, dell’esposizione extraprofessionale;
vi si trovano composti inorganici, come i
metalli, e sostanze organiche con sufficiente
vita media. E’ il medium necessario per
valutare sostanze che si legano ad albumina
ed emoglobina.
Urine:
si usano per il dosaggio di metaboliti idrosolubili di
sostanze chimiche organiche e di molti metalli; nel
caso di esposizione a sostanze con un breve tempo
di dimezzamento o a concentrazioni atmosferiche
fluttuanti, il livello di metabolita nelle urine , raccolte
a fine turno lavorativo, è di solito un miglior
indicatore d’esposizione media subita nel corso del
turno. Il campione di urine raccolto nelle 24 h è più
rappresentativo dell’esposizione di quello raccolto in
modo estemporaneo; i dati misurati vanno corretti
per la creatinina urinaria e/o per la densità.
Nuove matrici utilizzate per il monitoraggio biologico
sono:
cute e correlati
condensato dell’aria espirata (CAE)
CUTE E CORRELATI
per l’esposizione ad elementi la cute può
essere vista da 3 punti diversi:
1) substrato di deposizione-azione
2) via di assorbimento di composti organici e in
misura minore di alcune specie e composti
metallici
3) via di eliminazione attraverso cellule
esfoliate, annessi, sudore e sebo.
Il trasferimento cellulare verso l’esterno degli xenobiotici è
caratterizzato dal passaggio dalla papilla dermica alle cellule
epidermiche durante il processo di maturazione-
cheratinizzazione-esfoliazione. Nel sudore gli xenobiotici
vengono eliminati con un meccanismo di ultrafiltrazione del
siero, attraverso il quale la quota libera (non legata alle proteine
plasmatiche) diffonde nelle ghiandole sudoripare. In parte
minore gli xenobiotici vengono eliminati con il sebo una volta
incorporati nelle soluzioni idrolipidiche delle ghiandole sebacee.
Oltre all’analisi del sudore esiste oggi una tecnica di prelievo
mediante wipe test (si strofina con cura un’area cutanea con
cellulosa e si dos ano gli elementi presenti nel sudore, sebo,
cellule esfoliate).
CONDENSATO DELL’ARIA ESPIRATA (CAE)
E’ un liquido che si forma raffreddando l’esalato è un
nuovo metodo per campionare il fluido di rivestimento
bronchiale-polmonare. Le goccioline di fluido
polmonare vengono liberate e trasportate dalla corrente
di vapore espirata e possono essere raccolte nel
condensatore. La raccolta è effettuata per 2 obiettivi:
1) avere informazioni sul meccanismo fisiopatologico
nelle vie aeree rilevando i cambiamenti nei livelli dei
mediatori
2) avere informazioni sulla composizione del fluido di
rivestimento broncoalveolare per lo studio degli effetti
polmonari dovuti all’esposizione a sostanze
pneumotossiche.
Il CAE può essere usato sia per
stimare la dose al bersaglio che
per valutare eventuali effetti
precoci sul polmone. La stima
della dose al bersaglio potrebbe
essere complementare ai comuni
metodi del monitoraggio biologico
(con sangue e urine) la cui
concentrazione dell’indicatore
riflette la dose sistemica e non, o
solo in parte, la dose al bersaglio.
VALORI LIMITE BIOLOGICI (BEI)
sono basati sia sulla relazione quantitativa tra la
concentrazione atmosferica di una sostanza chimica
(esposizione esterna) e la dose interna (indicatore
ricercato) che sulla relazione quantitativa tra dose
interna (e suo indicatore) e possibile effetto sulla
salute.
Nel primo caso il monitoraggio biologico è una
valutazione dell’intensità di esposizione mentre nel
secondo caso è la valutazione di un rischio per la
salute.
Caratteristiche fondamentali per la pericolosità di un
solvente sono:
la temperatura di ebollizione (TE) la temperatura di
fusione (TF) la tensione di vapore (TV) che danno
informazioni sullo stato fisico e sulla maggiore o
minore volatilità a temperature ambiente e la
maggiore rilevanza che può avere la via inalatoria. Al
diminuire della TE e all’aumentare della TV, aumenta
il grado di volatilità massima esposizione
inalatoria.
Il coefficiente di ripartizione ottanolo/acqua
esprime il grado di lipofilia; più alto è il suo
valore maggiore è la solubilità nei grassi e
quindi la capacità di superare le barriere
biologiche. La lipofilia dei solventi aromatici
aumenta all’allungarsi della catena carboniosa
e diminuisce in presenza di gruppi polari (OH).
La densità relativa rispetto all’acqua (DRL) è il
rapporto tra il peso del composto e l’acqua
(posta = 1 ); essa può essere superiore o
inferiore a 1 (si deposita sul fondo o galleggia).
La densità relativa dei vapori rispetto all’aria
(DRV) misura la tendenza dei vapori di un
solvente ad accumularsi negli strati inferiori
dell’atmosfera (se superiore ad 1 che è l’aria)
ed è in relazione con il PM.
INDICATORI DI DOSE = sostanza tal quale o suoi
metaboliti, valutano l’entità dell’esposizione
INDICATORI DI EFFETTO = valutano effetti precoci
e reversibili sull’organo critico
INDICATORI BIOLOGICI DI DOSE INTERNA:
1) indicatori di esposizione (la loro quantità è
correlabile con la quantità ambientale es.
piombemia)
2) indicatori di accumulo (es. Pb nelle ossa; Cd nel
fegato e reni)
3) indicatori di dose vera (addotti al DNA e proteine,
HbCO)
addotti
molti genotossici danno origine nel fegato a
metaboliti elettrofili reattivi che si legano
covalentemente con il DNA o con proteine
formando addotti che sono una lesione chimica
del genoma in gran parte riparata ma anche
permanente; questi nucleotidi modificati possono
portare al cancro.
Sostanze in grado di formarli sono: IPA, ammine
aromatiche, nitrosammine, stirene, ossido di
stirene, acrilonitrile, ossido di etilene.
INDICATORI BIOLOGICI DI EFFETTO:
Il piombo inibisce alcuni enzimi come l’ALA deidrasi
(trasforma l’acido -aminolevulinico in
porfobilinogeno) e l’emesintetasi (incorpora il ferro
nella protoporfirina IX).
Sono indicatori di effetto:
- dosaggio dell’ALA deidrasi
- dosaggio dell’acido -aminolevulinico urinario
- dosaggio della protoporfirina IX eritrocitaria
- dosaggio delle coproporfirine urinarie