movimento ecumenico seconda parte
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Il Movimento Ecumenico
Prof. Antonino PILERI BRUNO
A.A 2012-2013
FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA
Seconda lezione
Origine del movimento ecumenico
Fede e Costituzione
Vita e Azione
Consiglio ecumenico delle chiese
Seconda lezione
Origine del movimento ecumenico
Fede e Costituzione: Assemblea costituente di Losanna 1927;
Conferenza di Edimburgo 1937
Vita e Azione: Conferenza di Stoccolma 1925;
Conferenza di Oxford 1937
Consiglio ecumenico delle chiese: Assemblee generali dal
1948 al 1983
Nascita delle conferenze ecumeniche
Come data di inizio di tale movimento si assume generalmente la
Conferenza Missionaria Internazionale di Edimburgo (1910). Da
qui nasce la storia del movimento ecumenico. L’assemblea era numerosa
per 10 giorni 1335 delegati. La composizione non era equilibrata dal
punto di vista confessionale. Non erano presenti né cattolici, né
ortodossi. La chiesa anglicana partecipò solo quando fu assicurato che
non si sarebbero discusse questioni dogmatiche.
Movimento “Fede e Costituzione”
Il missionario americano Charles Brent (1862-1929), vescovo
della chiesa episcopale nelle Filippine, appartenente alla
comunione anglicana rimase scosso dall’avvenimento di
Edimburgo. Brent propose una conferenza frequentata da
rappresentanti di tutte le comunità cristiane del mondo intero che
confessano Cristo come Signore e Salvatore. Con il fine di esaminare le
questioni che rientrano nell’ambito della fede e della struttura della
chiesa di Cristo.
Nel 1910 era stata la chiesa anglicana a porre come condizione per la
sua partecipazione ad Edimburgo che non si discutesse di questo
argomento (fede e struttura della chiesa). Dieci anni dopo era la
stessa Conferenza di Lamberth a discutere il problema
dell’episcopato storico.
La chiesa di Roma respinse l’invito a collaborare a Fede e
Costituzione. Non vi parteciparono nemmeno le chiese evangeliche
tedesche. Le chiese ortodosse vi presero parte.
Assemblea costituente di Losanna 1927
La prima conferenza di Fede e Costituzione (Faith and Order) si svolse a
Losanna nell'agosto 1927, con lo scopo dichiarato di confrontare fra loro le
dottrine delle diverse chiese, al fine di evidenziare ciò che le univa e ciò che le
divideva, e specialmente di enucleare i “punti fondamentali” in comune. La
conferenza affrontò questi temi: 1- la vocazione all’unità; 2- il messaggio
delle chiese al mondo: il Vangelo; 3- la natura della chiesa; 4- la comune
confessione della fede; 5- il mistero della chiesa; 6- i sacramenti; 7- l’unità
della chiesa e il rapporto delle chiese con essa.
Una conclusione fondamentale fu quella del riconoscimento che la fede in
Cristo ci unisce, e che esiste un'unica chiesa di Cristo, una santa universale e
apostolica, la cui unità deve comunque essere resa anche visibile.
Conferenza di Edimburgo 1937
Una seconda conferenza dello stesso movimento venne tenuta dieci anni
dopo, nel 1937, ad Edimburgo. Vi vennero affrontati i temi della grazia,
della chiesa, della relazione fra Scrittura e Tradizione, fra Parola di Dio e
tradizioni cristiane, della comunione dei santi, dei sacramenti e
ministeri, dell'unità della chiesa nella vita e nel culto. Mentre veniva
riaffermato il primato della grazia e l'assoluta libertà di Dio, si richiamò
anche la piena responsabilità dell'uomo. Questa assemblea si prefigge il
fine di “ricercare scientificamente ciò che divide e ciò che unisce.
L’elemento che unisce va approfondito, quello che divide va superato”.
Movimento Vita e Azione (Life and Work)
Il movimento Vita e Azione (Life and Work), il cui principale
animatore fu l'arcivescovo luterano di Uppsala, Nathan
Söderblom (1866-1931), si prefisse di contribuire all'unificazione
del mondo cristiano promuovendo la collaborazione fra le chiese nel
campo dell'azione sociale, continuando così la linea del “cristianesimo
sociale”. Söderblom aveva svolto un grande ruolo a favore della pace in
occasione della prima guerra mondiale, in un momento nel quale i
cristiani e teologi delle diverse chiese si erano lasciati accecare da
esaltazioni nazionalistiche e bellicistiche.
Dopo la guerra erano restanti risentimenti profondi, che dividevano i
rappresentanti delle chiese, anche sul problema della responsabilità della
guerra stessa. Söderblom propose alla “Lega mondiale per un’attività di
amicizia delle chiese” un piano per la costituzione di un “Consiglio
ecumenico”. Le trattative procedettero stentatamente ma fu possibile
tuttavia costituire un movimento che si denominò “Cristianesimo pratico”
(Life and word: Vita e azione).
Conferenza di Stoccolma 1925
Nonostante tutte le difficoltà, la prima grande assemblea mondiale di
questo movimento potè riunirsi a Stoccolma nel 1925. Il motto fu:
“l’azione unisce”. Nelle commissioni si discussero i seguenti temi: 1- il
dovere della chiesa verso il mondo alla luce del piano di Dio; 2- la chiesa ed
i problemi economici; 3- la chiesa e la questione sociale; 4- la chiesa e le
relazioni internazionali; 5- la chiesa e l’educazione; 6- metodi di
collaborazione.
L’idea che caratterizzò la conferenza di Stoccolma fu che “la dottrina
divide, il servizio unisce”.
Conferenza di Oxford 1937
La grande crisi economica del 1929, l'affermarsi dei totalitarismi, le
minacce di guerra ormai incombenti sull'umanità, contribuirono a
cambiare il clima della seconda grande assemblea, che venne tenuta a
Oxford nel 1937. Dall'ottimismo e dalla speranza si era passati alla paura
e all'incertezza
L'assemblea di Oxford non si sottrasse al dovere di affrontare i problemi
posti dall'esistenza di stati assoluti e totalitari, e dichiarò inconciliabili con il
vangelo il nazionalismo ed il razzismo.
A questa assemblea oltre che ai cattolici, che erano assenti anche a
Stoccolma erano assenti anche gli ortodossi.
Bilancio complessivo
L'eredità lasciata da queste grandi conferenze internazionali a tutto il
movimento ecumenico è proprio quella dell'affermazione della dignità di
ogni persona, oggetto personalmente dell'amore di Dio, e della necessaria
solidarietà di tutto il genere umano.
I due movimenti Fede e Costituzione e Vita e Azione, pur seguendo due
linee indipendenti, ebbero sempre coscienza, che la linea perseguita da
un movimento doveva essere integrata da quella perseguita dall'altro. La
collaborazione nel servizio comune al mondo esigeva una più seria
riflessione sulle basi dottrinali comuni, e viceversa la riflessione teologica
rimandava ad una testimonianza e ad un servizio comuni.
Fondazione del Consiglio ecumenico delle chiese
La risposta agli avvenimenti della prima guerra mondiale fu la
fondazione della “Lega delle nazioni” con sede a Ginevra. Era stata
costituita come strumento per promuovere l’unità tra gi uomini. Fu
soprattutto il patriarcato di Costantinopoli ad appoggiare questo
progetto. In una enciclica del 1920 il patriarca rivolse un appello a
tutte le chiese cristiane, perché si istituisse una lega tra le chiese,
sull’esempio della Lega delle nazioni.
“Fede e Costituzione” e “Cristianesimo pratico” riconobbero che i
problemi affrontati erano in sostanza strettamente interdipendenti.
Molti delegati operavano in entrambi i movimenti. Nel 1937 decisero di
unirsi per costituire insieme il “Consiglio ecumenico delle chiese”.
I due movimenti nominarono un comitato comune, che nel 1938 a
Utrecht elaborò lo statuto del “Consiglio ecumenico delle chiese”.
Ginevra venne scelta come sede.
Le Assemblee Generali dal 1948 al 1983
Amsterdam 1948
Tema: “Disordine del mondo e disegno di Dio”. Vi presero parte 161 chiese
di 44 paesi. I delegati erano 502. Era assente la chiesa cattolica, come pure la
chiesa ortodossa russa, mentre vi prendeva parte la chiesa di Grecia e il
patriarcato ecumenico di Costantinopoli.
Il clima socio-politico è la guerra fredda, il conflitto in Corea e il riarmo.
Il tema venne trattato in IV sezioni: 1- la chiesa nel piano di Dio; 2- il
piano di Dio e la testimonianza della Chiesa; 3- la chiesa di fronte al
disordine della società; 4- la chiesa ed il disordine internazionale.
Nel 1948 si pone in questione quale sia il rapporto del c.e.c con le chiese
che lo compongono. L’assemblea di Amsterdam rispose affermando che:
“Il Cosiglio ecumenico delle chiese è un’associazione fraterna di
chiese, che riconoscono Nostro Signore Gesù Cristo come Dio e
Salvatore”.
Nel 1948 si pone in questione quale sia il rapporto del c.e.c con le chiese
che lo compongono. L’assemblea di Amsterdam rispose affermando che:
“Il Cosiglio ecumenico delle chiese è un’associazione fraterna di
chiese, che riconoscono Nostro Signore Gesù Cristo come Dio e
Salvatore”.
La risposta della Chiesa cattolica nei confronti del movimento
ecumenico fu l’istruzione Eccleisiae catholica (20 dicembre 1949). In
essa il movimento ecumenico è definito “frutto dello Spirito Santo” e d
il lavoro per la riunificazione viene definito come “dovere della Chiesa”.
Evaston 1954
Non vi furono progressi particolari. la maggioranza degli ortodossi come la
chiesa cattolica se ne stette in disparte.
Il tema fu “Gesù Cristo speranza del mondo”.
Le chiese partecipanti sono 161; i delegati 502.
Il clima socio politico è la guerra fredda, il conflitto in Corea e il riarmo.
Questa Assemblea sottolinea l’importanza dell’evangelizzazione: “senza il
vangelo, il mondo è privo di senso, ma, senza il mondo, il vangelo è privo di
realtà. (…) L’evangelizzazione è il luogo in cui la chiesa scopre se stessa
nella sua vera profondità e apertura all’esterno. (…) Spesso le nostre parole
sono state impotenti perché non sono state tradotte in opere di carità ,
compassione e identificazione (service, compassion, identification)”.
New Delhi 1961
Il motto fu “Gesù Cristo-Luce del mondo”.
Le chiese partecipanti sono 197, i delegati sono 577. Partecipa anche il
patriarca di Mosca.
Insieme ad Amsterdam è la più importante assemblea generale. A New
Delhi furono accolte nel c.e.c la chiesa ortodossa russa e una serie di altre
chiese d’oriente.
La confessione cristologica si amplia in quella trinitaria: “Il c.e.c è una
associazione fraterna d chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come
Dio e Salvatore secondo le Scriture e si sforzano di rispondere insieme alla
loro comune vocazione per la gloria del solo Dio, Padre, Figlio e Spirito
santo ”. Da questo momento in poi per aderire al c.e.c bisogna accettare la
sostanza dei dogmi trinitari e cristologici.
Uppsala 1968
Aveva come motto “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.
I delegati erano 704, le chiese aderenti 235. Le chiese ortodosse formavano il
gruppo confessionale numericamente più consistente. La chiesa cattolica
aveva inviato 14 osservatori. Si creò una forte polemica tra orizzontalisti e
verticisti.
“Quello che capita agli uomini in una parte del mondo riguarda tutti. (…)
Diventiamo ogni giorno più coscienti del fatto che l’ordine economico
attuale esercita una violenza permanente su numerose persone, in modo
diretto o indiretto. Se non reagiamo, noi partecipiamo a questa violenza”.
Nairobi 1975
Per la prima volta un assemblea generale del c.e.c si svolge in terra d’Africa.
Tema: “Gesù Cristo libera e unisce”. I delegati erano 676, le chiese aderenti
erano 285, la chiesa cattolica era rappresentata da 17 osservatori.
Temi fondamentali furono: il superamento dei contrasti razziali, la
discriminazione della donna, il rilievo dato ai diritti umani.
A Nairobi venne modificato lo statuto del c.e.c con la precisazione del
fine dell’unità.
Si avvia in questo periodo il discorso che Fede e Costituzione formalizzerà
nel 1982 a Lima.
Vancouver 1983
Il tema “Gesù cristo la vita del mondo”. I delegati furono 817, le chiese
aderenti 301. I partecipanti nordamericani ed europei, sia dell’Est che
dell’Ovest, davano la massima importanza al disarmo, mentre i delegati del
Terzo Mondo ponevano il problema della giustizia al di sopra di quello
della pace.
L’avvenimento dominante di Vancouver non furono i documenti
approvati, ma la celebrazione comune della cena svolta per la prima volta
in un assemblea generale. La celebrazione si svolse sotto la presidenza del
primate anglicano. Gli ortodossi ed i cattolici vi presero parte con la
preghiera, ma non si accostarono alla comunione.
Durante l’Assemblea si organizza una veglia per il 50° di Hiroshima e
Nagasaki.
L’identità del Consiglio ecumenico delle Chiese
Il carattere ecclesiale
Nella sua fase di strutturazione si ripeté continuamente che il c.e.c è un consiglio
di chiese e non una chiesa.
Soderblom nel 1919 ne avrebbe delimitato i compiti in questi termini:
“Questo Consiglio ecumenico delle chiese non dovrebbe essere dotato di un
potere esteriore, bensì otterrebbe sempre maggiore influsso a misura che fosse
capace di intervenire con un’autorità spirituale. Esso non dovrebbe parlare ex
cathedra, bensì dalle profondità della coscienza cristiana”
Con la dichiarazione di Toronto fu dichiarato che il c.e.c non è una chiesa,
né una superchiesa, né la Una Sancta professata nel Credo.
Le Strutture
Possono essere membri del c.e.c solo le chiese, non le persone singole, le
associazioni o i movimenti.
L’accettazione avviene tramite l’assemblea generale, se almeno i due
terzi delle chiese-membri sono d’accordo.
La suprema istanza del c.e.c è l’assemblea generale, che si riunisce ogni
sette anni. L’assemblea generale elegge il presidente e il comitato
centrale. Il comitato si riunisce una volta l’anno.
Il rapporto del Consiglio ecumenico delle chiese con la chiesa cattolica
Fino al Concilio Vaticano II l’atteggiamento di Roma verso il c.e.c è stato poco
amichevole. Questa situazione muta dopo la pubblicazione dell’Unitatis
Redintegratio e con l’attività del Segretariato per l’Unità dei
cristiani.
Durante l’assemblea di Uppsalla la comunanza di rapporti si stabilì nel modo
più intenso. Un rappresentante del Vaticano p. Tucci, affermò che le difficoltà
di natura ecclesiologica per un ingresso di Roma nel c.e.c non parevano
costituire un ostacolo insormontabile.
Esistono dei documenti di convergenza (cf. Battesimo, Eucaristia, Ministero –
B.E.M), ma la Chiesa cattolica non è inserita istituzionalmente nel c.e.c.
Grazie!
Prossima lezione 9 marzo 2013
Prof. Antonino Pileri Brunowww.luxecclesiaeorientalis.org