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Mr. Bond! La fanzine ufficiale di “Le Cercle”, il club di James Bond ________________________________________________________________________________ Extraordinary Man!! N. 0, Giugno 2007

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Mr. Bond! La fanzine ufficiale di “Le Cercle”, il club di James Bond

________________________________________________________________________________

Extraordinary

Man!!

N. 0, Giugno 2007

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Editoriale 1

Amicizia, stile, humour

Finalmente ci siamo!

Dopo pochissimi mesi dalla nascita del Nostro sito jamesbondwebitalia.com e

poco dopo il notevole successo conseguito dal medesimo, primo sito italiano di news bondiane 24h/24h, è con grande emozione che Vi consegno questo primo ed inaugurale numero di “Mr.Bond”, “special edition” n. 0, tutto a colori dal titolo “Extraordinary man!!”. L’uomo straordinario.

E’ proprio il Nostro eroe preferito: James Bond. Un uomo, la sua forza, la sua determinazione. Queste sono le qualità a cui noi spesso ci ispiriamo per raggiungere gli obbiettivi quotidiani.

Così, quasi per gioco, in un lasso di tempo ristretto, insieme ad un gruppo di amici fantastici mi sono buttato con grandissimo entusiasmo in questa nuova impresa: ideare e presentarVi questa originale proposta: un club affiatato con una propria fanzine che parlasse di stile ed eleganza con riferimento al personaggio di 007. Anche in questo caso nessuno tra i vari e validissimi fan club che ci sono in giro per il mondo aveva pensato di coniugare tra loro un sito internet di news, un club ed una fanzine, a colori e per di più, dai contenuti ricercati ed esclusivi che possa colmare l’insaziabile curiosità di ogni appassionato italiano di James Bond alla ricerca di qualcosa di assolutamente inedito. Una rivista artigianale che sposi il piacere della lettura, alla raffinatezza dei temi proposti.

La copertina, come avrete notato, è un omaggio a Sean Connery unico ed

inimitabile agente 007. Sono stato molto combattuto fino al momento di andare in stampa, avevo tre - quattro idee altrettanto grintose ed interessanti. Alla fine quella foto di Connery in divisa della Royal Navy, consigliatami da Pietro Carlo Ferrario, mi ha sedotto facendomi esclamare: “…è lui Mr. Bond!”.

Non mi rimane che salutarvi affettuosamente lasciando a Voi l’ultima e

preziosa parola, nella speranza di rendervi curiosi e affezionati lettori. Nella speranza di entusiasmarVi.

Ilario Citton, Presidente di “Le Cercle”

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Daniel Craig in “Casino Royale”, e……….

Sean Connery in “Goldfinger”. Mai stati così vicini fino ad oggi.

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Sommario 3

Editoriale : amicizia, stile, humour. Di Ilario Citton Pag.1 ….e poi ci troveremo a Le Cercle. Di Pietro Carlo Ferrario Pag.4 Mr.Bond, la redazione. Pag.5 L’abito non fa il monaco, ma distingue il Gentleman Pag.6 Di E.r “master of style”

Al polso di George Lazenby. Di Paolo Torretta Pag.10 Il comodino di Ian Fleming. Di Luca Bonacini Pag.11 Lo stile di Bond in…007 punti. Di Ilario Citton Pag.16 Collezionare James Bond. Di Dario Minotto Pag.19 Bond in fumo? Di Pietro Carlo Ferrario Pag.22 Buone maniere: i miei ringraziamenti. Di Ilario Citton Pag.25

Se vuoi leggere tutte le news di James Bond 24h/24h o iscriverti a “Le Cercle”,il club di James Bond, collegati al sito : www.jamesbondwebitalia.com

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4 ...e poi ci troveremo a Le Cercle…

Di Pietro Carlo Ferrario L’altro giorno ho letto un articolo sul Corriere della Sera sugli estreme workers, un termine americano con il quale vengono indicati coloro che lavorano di più di settanta ore la settimana. Non so se supero questa soglia tra il lavoro vero e proprio e le sue molteplici appendici costituite dall’aggiornamento, le riunioni e dalle continue riflessioni sulle pratiche chiuse in un cassetto a chilometri di distanza ma aperte nella mente come se si trovassero lì accanto. Non ho mai iniziato a conteggiare le ore di lavoro, né smanio dal desiderio di farlo. In ogni caso il tempo della nostra vita che dedichiamo al lavoro è tanto: parlo al plurale, perché so, pensando agli amici che si ritrovano a salpare in questa nuova avventura promossa da Ilario, che sono tutti indefessi lavoratori, tetragoni alla fatica e amanti della propria fonte di reddito e di soddisfazione. Insomma, quando si è sulla soglia dell’extreme work bisogna trovare uno spazio per se. Uno spazio anche piccolissimo in cui rifugiarsi. Una sfera impermeabile in cui entrare, fatta di sogni, di avventure esotiche e spassose e di cose belle. Un mondo in cui ci si può tuffare quando fuori imperversa la tempesta degli impegni e delle responsabilità. Un universo fatto di elementi stilistici e di canoni ben riconoscibili, come quello elaborato da Ian Fleming e reso celebre dal cinema. Quel mondo doveva essere per forza esclusivo, solitario e come tale triste ? Ebbene l’amicizia con Luca Bonacini è nata proprio dal desiderio di superare il fatto che quell’universo non dovesse essere un esclusivo appannaggio dell’individualità e delle sue fuligginose proiezioni oniriche; dall’idea che il mondo reale, fatto di spiagge e di montagne, di locali e di hotel, che aveva ispirato l’universo parallelo di Bond, dovesse almeno in parte riprendersi i suoi spazi più belli, nei quali tutti potessero concretamente vivere alla 007, senza limitarsi a fantasticare. Ecco allora i Bond-Point, ecco la Shaken not stirred. Analogamente, oggi, l’amicizia con tutti voi, amici di Le Cercle, nasce dal presupposto di voler condividere maggiormente ciò che fino a poco tempo fa era esclusiva del nostro errare ramingo e- soprattutto- solingo. Ora , come accadde in quella bella serata di febbraio a Verona, abbiamo uno spazio tangibile e non solo ideale, in cui possiamo ritrovarci e parlare di cose belle con un codice di comunicazione condiviso ( quasi da agente segreto), costituito dalle pagine di Fleming e dalle immagini dei film. Ma in fin dei conti cosa fece Fleming con i suoi amici molto prima di inventare 007 ? Nient’altro se non concretizzare le sue passioni eccentriche nella fondazione del club “ Le cercle gastronomique et des jeux de hasard “, dedicato al culto della gastronomia e del gioco d’azzardo. Gli amici vi si trovano a mangiare e a bere bene, anche semplici uova e champagne; a scambiarsi riflessioni di viaggio, cartoline di vita che non potevano essere chiuse in un cassetto e lasciate ad ingiallire. Amici di Le Cercle, grazie a tutti Voi, il mondo, quello di tutti i giorni, quello dello stress e dei problemi, da oggi è un po’meno tale….e un pò più Bond!

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Mr.Bond !

“the elegance philosophy for only gentlemen and ladies “

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La fanzine ufficiale di “Le Cercle”, il club di James Bond ________________________________________________________________________________

La redazione

Ilario Citton, Presidente di “le Cercle” e jamesbondwebitalia.com

Avv.Pietro Carlo Ferrario, Co-Presidente di “Shaken not stirred”

Luca Bonacini, Co-Presidente di “Shaker not stirred”

E.R, “ Master of style”

Dario Minotto, l’agente 008

Sir Giovanni Ciati Hanno collaborato: Paolo Torretta ( esperto di orologi Rolex) e la piccola ma già espertissima mascotte di James Bond : Giovanni Citton.

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L’abito non fa il monaco, ma distingue il Gentleman!

____________________________________________________________________ Di E.R , “Master of style”

Sean Connery da Anthony Sinclair

________________________________________________________________________________ Da questa esclamazione vengono simultanee e d’obbligo alcune motivate precisazioni . Un vero Gentleman resta tale anche senza abito, pertanto un uomo non sarà mai un Gentleman grazie agli abiti o agli accessori che indossa, o dei quali ne fa uso. Vero è che in genere nella società occidentale l’abito è la carta di presentazione della propria identità , pertanto dovrebbe corrispondere ad una vera, autentica, personalità interiore che per osmosi si manifesta attraverso l’abbigliamento. Di fatto questa considerazione esprime e rende evidente il concetto che l’abbigliamento, la sua scelta , l’orientamento che ognuno di noi ha nei suoi confronti, ed infine il modo che dovrebbe essere naturale di indossarlo, identifica un codice. Lo scopo di queste mie dissertazioni in vari articoli per “Le Cercle”, che si fermeranno tutti alla sfera circostanziata del Gentleman nel suo “aspetto esteriore” poiché è mio costume scrivere trattati di filosofia interiore , è e non sarà mai quello di consigliare , suggerire o tanto meno imporre alcune regole, o peggio ancora griffe e marchi riferiti all’abbigliamento, agli accessori, alcuni di essi mi serviranno solo da spunto per fare alcune riflessioni. Se siete potenzialmente dei Gentleman , almeno nella tendenza esteriore, i vostri “marchi” li scoprirete da soli con il gusto ed il piacere di dedicare tempo, ed ovviamente anche l’indispensabile denaro alle vostre ricerche. Se per contro non lo siete continuate, tranquillamente e senza scomporvi, a cercare suggerimenti ed indicazioni sull’aspetto esteriore e sul vostro abbigliamento nelle riviste specializzate per uomini o per sedicenti Gentleman. Lì troverete tutte le sicurezze di cui avete bisogno ! Ovvero: la marca del nuovo profumo, poiché ogni mese dovete cambiarlo non avendo ancora gusti definiti e scelte sicure. I dieci esercizi per rendere i vostri adominali scolpiti come la corazza di una tartaruga. Che cosa dire ad una ragazza per conoscerla e cosa dire dopo che , se lei avrà avuto la grazia di rispondere , l’avrete invitata da qualche parte per un drink. Tutte le nuove tendenze, i locali giusti e cosa ordinare, dove andare nel week end e dove andare in vacanza. Troverete anche chi vi spiegherà nel dettaglio quali tecniche adoperare per “farla felice”, e peggio ancora altri vi guideranno alla scoperta dell’

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introvabile punto “G” come fosse la ricerca del Santo Graal. Purtroppo per molti l’elenco di quanto sopra è infinito, ed altrettanto inesauribile la distanza che sta nel mezzo tra un Gentleman e chi è banalmente alla ricerca di una sua identità , tanto culturale anche nella sfera sessuale quanto riferita all’abbigliamento. Ho promesso di fermarmi all’estetica del Gentleman, quindi riprendo prontamente l’argomento. Quante volte abbiamo sentito dire ..” Quello veste all’inglese” sottointendendo appunto uno stile classico ? E quante poche volte abbiamo riflettuto sul perché di questo! Esiste un vero codice riferito all’abbigliamento, che trae linfa ed affonda le radici proprio in Inghilterra, oggi sinteticamente chiamato proprio “stile classico”. Toglietevi subito dalla mente l’idea che in Gran Bretagna, se non ci siete ancora stati, ci si vesta solo così, anche lì tutto questo è riferito a pochi, e tra essi ancora meno sono quelli che ne portano i segni distintivi ed inconfondibili. Chi domina questa materia , intesa come “abbigliamento del Gentleman”, si sentirà a suo agio ed elegante a Londra , tanto quanto a New York, a Tokyo, Colonia o Parigi indistintamente, e non avrà bisogno di sforzo poiché saranno gli altri a riconoscerne l’essenza e la coerenza. Dire “stile inglese” non è casuale, Londra infatti fin dal diciottesimo secolo è stata la capitale della moda, non delle griffe capiamoci, il luogo dove si sono sviluppate le tendenze più rivoluzionarie anche di tutto il secolo scorso. Basti pensare alla minigonna di Mary Quant, allo stile country di Laura Ashley, agli stivaletti ed alle giacche dei Beatles, alle tendenze nelle acconciature dei parrucchieri di grido di ieri e d’oggi. Gli stilisti emergenti delle nuove economie, quella indiana in particolare, bravissimi a mio giudizio per ricerca di tessuti e colori, propongono le loro novità a Londra prima e nel resto del mondo poi. I grandi profumieri del passato sono stati prima inglesi e poi parigini, esempio tra tutti Creed. Ancora oggi la zona circoscritta della moda classica londinese , oltre ai capisaldi della sartoria maschile che rimangono in Saville Row, è il St.James Village che è l’area parallela e retrostante a Piccadilly Street, tanto per capirci Jermyn Street e dintorni.

Lo stile nell’abbigliamento del Gentleman non significa essere assolutamente contrari alle novità, alle innovazioni, alle comodità o alle evoluzioni. Anzi questo stile evidenzia una sua connotazione anche temporale tratta da un evoluzione storica e culturale basata proprio sui comportamenti della società britannica che aveva il suo punto d’incontro appunto nella capitale, Londra. L’aristocrazia francese del secolo diciottesimo, aveva l’abitudine condivisa da tutti i suoi appartenenti di risiedere a corte, seguendo un concetto che riteneva la vicinanza

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8 fisica al potere reale sinonimo di essere a propria volta potenti ed influenti. I nobili anglosassoni, invece, erano soliti trascorrere più tempo possibile nelle loro tenute di campagna dove il passatempo più tipico era divenuto quello della caccia alla volpe. All’epoca in entrambi i paesi, ed in molti altri d’Europa cortigiana di allora, il pezzo forte dell’abbigliamento maschile era la giacca al ginocchio, ricordo appunto alcuni passaggi delle sue “Memorie” dove Giacomo Casanova descriveva le fattezze dei propri indumenti e di come li sceglieva a seconda delle occasioni. La giacca al ginocchio era però molto scomoda per cavalcare, ed ancora di più se si partecipava ad una caccia alla volpe, pertanto l’esigenza fu di innovare l’abbigliamento rendendolo più adatto a tale scopo. Quindi la giacca al ginocchio fu accorciata sempre sia per l’utilità sia per maggiore confort. Inoltre per adeguarlo alla giacca fu ovviamente accorciato anche il panciotto sottostante, e cosa ancora più evidente ed innovativa furono ridotte le larghezze dei calzoni rendendoli più attillati e consoni alla cavalcatura. Questo stile di abbigliamento che in Inghilterra fu chiamato frock coat , essendo pratico e sicuramente più comodo anche per chi era dedito alla caccia alla volpe ebbe presto una rapida diffusione in tutta l’Europa dell’epoca. Ecco quindi la trasformazione etimologica da frock coat inglese a fraque per i francesi e per finire all’italiano frac. Sempre derivante dall’abbigliamento per la caccia vi fu la trasformazione del soprabito che per gli inglesi era appunto riding coat , poi adottato dai francesi come redingote, e sostantivo francese e foggia poi divenuti di uso comune anche per gli italiani. Dunque era stata innovata e cambiata la foggia di uso comune per gli abiti dei gentiluomini, rimanevano in ogni caso del periodo settecentesco ancora i colori piuttosto sgargianti ed i tessuti operati. La linea dell’abito detta frac rimase in uso, nell’abbigliamento maschile di tutta Europa, fino a quasi tutto il secolo diciannovesimo, anche a Londra. Nelle campagne inglesi le giacche subivano ancora ulteriori accorciamenti sempre a favore della praticità d’impiego, pur restando colorate seppure con una marcata tendenza ai colori della natura e della brughiera circostanti, così come venivano sempre di più predilette dai gentiluomini dediti alle attività sportive ed alla caccia. Anche i tessuti seguivano ovviamente questi adeguamenti alla praticità. Così come pare che per praticità vivere nella Londra, metropoli di allora, con la sporcizia delle strade facilmente immaginabile e con il famoso smog derivante dalle polveri di carbone, il frac divenne sempre più scuro o nero, quindi cambiò tonalità verso la fine del diciannovesimo secolo, sacrificando i colori ed i tessuti del settecento ma

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9 Rimanendo lo stesso invariato nella foggia. In quel periodo nacque l’ulteriore trasformazione dell’abbigliamento maschile ed in quello del Gentleman in particolare. La trasformazione non ha una paternità certa e riconducibile ad un creatore di moda singolo o specifico, si è però verificata. Fatto sia che portando l’abito a frac nero o scuro, i gentiluomini inglesi nella Londra finanziaria e del potere economico quasi esclusivamente provenienti dalla classe aristocratica, non rimpiangevano i colori delle loro giacche sportive poiché continuavano ad indossarle nei soggiorni in campagna, quanto praticità della loro foggia divenuta già corta in senso moderno. Fu così che si iniziò a tagliare giacche con le fogge da cavallerizzo anche nei tessuti e nei colori scuri del frac e, pertanto, si iniziarono a portare anche nella City giacche corte e soprabiti a riding coat seppure anche questi di colore scuro. Da Londra nacque quindi la linea e la foggia dell’abito moderno che nell’abbigliamento è ancora oggi il capostipite del guardaroba maschile. Quindi sappiate che quando tutti noi indossiamo una flanella, un pettinato o un gessato scuri, possibilmente di buon taglio, e magari con gli spacchi centrali o laterali tipici delle giacche da equitazione, altri non siamo che gli eredi di quei gentiluomini che per lavorare nella City non hanno rinunciato al confort ed alla praticità delle loro giacche da caccia. Come tali quindi potenzialmente siamo tutti dei Gentleman, seppure con le differenze e la personalità che riusciamo ad esprimere, almeno nel portare con eleganza e disinvoltura il nostro abbigliamento tradizionale che mantiene ed esprime ancora i suoi natali aristocratici. Che siate Gentleman, anche senza, dipende solo da voi e dalle vostre attitudini.

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10 Al polso di

George Lazenby ____________________________________________________________ Di Paolo Torretta George Lazenby nel suo unico film da agente segreto James Bond con licenza di uccidere utilizzò due orologi della Rolex : un Submariner con bracciale in acciaio senza datario e un cronografo che fu prodotto dai primi anni 60’ fino al 1967 conosciuto tra i collezionisti con il soprannome di pre-Daytona. Le versioni prodotte furono in acciaio, in oro 14kt e in oro 18kt. Il suddetto cronografo porta il numero di referenza 6238 e fu per Rolex l’ultimo dei modelli prodotti con ghiera liscia e scala graduata stampata sul quadrante. Si tratta di un orologio sobrio ma allo stesso tempo sportivo, dalle linee più moderne rispetto ai cronografi Rolex proposti precedentemente a questo modello. Come abbiamo poco fa detto, è considerato il precursore del Daytona , e la prima serie di questo prezioso segnatempo con numeri di matricola fino a 800.000 circa, può montare quadranti simili alle precedenti referenze 6034 e 6234, con o senza scala tachimetrica con indici e lancette a “foglia”. La seconda serie, più rara, con quadrante bicolore e numeri di matricola fino a 950.000 circa rappresenta un anticipo di quello che sarà poi il più sportivo cronografo Rolex Cosmograph ref. 6239. La serie definitiva nata intorno al numero di matricola 1.000.000, viene realizzata con quadrante monocromatico argento nelle due varianti argento chiaro e scuro con sfumatura radiale, e nero ( versione più rara). Rarissimo il modello con scala mediacale.

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Il comodino di Ian Fleming ( prima parte)

Di Luca Bonacini ________________________________________________________________________________ Alcuni di noi Bondiani, non si accontentano più di rivedere i classici film della saga, o di rileggere ancora una volta le opere di Fleming, ecco che allora comincia la caccia: si frequentano mercatini, librerie antiquarie, siti internet, si barattano i doppi con gli amici collezionisti, per placare questa sete di conoscenza e curiosità di saperne di più , vecchi e nuovi dettagli, aneddoti, notizie inedite, sul mitico personaggio, nella direzione di tutto ciò che è stato fino ad ora scritto su Bond, ovviamente lottando aspramente con la moglie per poi collocare in casa il prezioso quanto numeroso materiale. L’immagine della camera e del comodino di Ian Fleming a Goldeneye, con su appoggiato il volume “Bird of West India” di James Bond, ( dal quale il maestro trasse l’ispirazione per dare il nome al personaggio), mi ha sempre affascinato. Ho sempre immaginato che quel libro e gli altri che lo hanno accompagnato nella sua vita, avessero per lui un significato particolare. Leggendo la biografia di Pearson ho trovato conferma di ciò “…amava la sensazione tattile del libro, la veste tipografica, l’originalità della copertina…”, ecco forse perché coloro che si avvicinano a Fleming, e cominciano a leggerlo, non possono fare a meno di divenirne collezionisti e un po’ feticisti. Fleming dava un valore tutto suo ai libri che maneggiava e leggeva, questo fu importante per lui e anche noi oggi maneggiandoli e rileggendoli, avremo l’opportunità di conoscerlo meglio. Quali erano i libri di cui cibò il suo intelletto durante l’adolescenza, la

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12 maturità e anche dopo? Ecco cosa troverete nel proseguo dell’articolo, le letture del maestro Fleming, l’elenco dei libri che venne obbligato a leggere dai suoi educatori, per formarsi una coscienza e quelli che amava profondamente, i suoi volumi, i preferiti, quelli che lo fecero vibrare, che forse ispirarono la creazione del personaggio Bond e che probabilmente ritroviamo prepotentemente in tutta la sua produzione editoriale, purtroppo non così sterminata. Inoltre troverete qualche scheda di approfondimento su alcuni degli autori citati. La ricerca è stata

benedetta da John Pearson, nume tutelare di assoluta fede bondiana, conseguita per meriti sul campo, che venne a Modena nel 2005 insieme alla compagna Linette e con i quali trascorremmo indimenticabili giorni. Sfogliamo dunque la preziosa e rara biografia di Ian Fleming, scritta magistralmente dal suo amico e collega al Sunday Times, John Pearson, unica ad essere tradotta in Italia, e purtroppo non più ristampata dal 1967, preda ormai dei più incalliti bibliofili. Non è possibile non entusiasmarsi nel leggere dell’educazione del giovane Ian, studente ribelle di una famiglia agiata londinese, di origini scozzesi. Pagine ricche di aneddoti godibili che in un susseguirsi di episodi narrati con maestrìa, contribuiscono a confermarci la statura del personaggio e ci consentono di capire meglio ciò che Ian sarebbe divenuto, e perché poi si sarebbe inventato un icona che per diverse generazioni avrebbe polverizzato tutti i record editoriali e cinematografici. L’innegabile tempra del clan Fleming fece parlare di sé già con nonno Robert Fleming, che quando morì, aveva attraversato l’Atlantico 128 volte, aveva trattato da pari a pari con i magnati di Wall Street, e aveva concluso importanti accordi economici internazionali, mentre a casa, la formidabile nonna Fleming, anch’essa scozzese, festeggiava il suo settantesimo compleanno abbattendo un paio di cervi. Il padre di Ian, Valentie, ( figlio di Robert), edoardiano, dotato di forza fisica, senso della famiglia, amore per gli sport, a Eton partecipò all’otto di canottaggio, al Magdalen College di Oxford conseguì la seconda laurea assoluta in storia. Si laureò in legge ma non esercitò mai, era molto benvoluto e di carattere condiscendente, disposto a non deludere le aspettative. Tra i suoi hobby la caccia al cervo e alla volpe e la pesca al salmone. Poi senza nutrire troppo interesse per la politica , fu coscienzioso deputato per l’Oxfordshire meridionale. Il 18 Febbraio 1906 Valentine sposa Eveline St. Croix, occhi grandi, colorito naturale, una bellezza severa alla Goya, anch’essa di

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13 famiglia scozzese, che gli diede quattro figli, il secondo dei quali Ian: il 28 Maggio 1908. Un bambino robusto, sano, e fin troppo vivace che cresceva accudito da adoranti governanti e dalle amorevoli cure della madre. Mentre la banca privata Robert Fleming and Company prosperava, il padre si concedeva qualche momento di evasione con battute di caccia in compagnia di Winston Churchill, suo collega al parlamento. Nell’Agosto del 1914 poco dopo il sesto compleanno del suo secondo figlio, il capitano Valentie Fleming partì per la guerra in Francia e dopo pochi mesi venne promosso maggiore. La signora Evelyn, con il marito spesso lontano dovette seguire l’educazione dei figli e dopo una scrupolosa ricerca scelse la Durnford School nell’isola di Purbeck, che rifletteva il carattere estroverso, eccentrico e stravagante del suo fondatore. Ian crebbe, a quanto pare unico della famiglia a non apprezzare quel genere di attività che i suoi prediligevano: odiava i cavalli e detestava i cani. Non poteva soffrire le riunioni di parenti soprattutto a Natale, e faceva il possibile per tenersi lontano dalla Scozia.

Non aveva interesse per la politica, né orecchio per la musica, era un buon tiratore e un buon camminatore, ma non si dedicò mai a quegli sport che sembravano la ragione di vita degli altri Fleming. Fu così che Ian scoprì il buon leggere. Proprio nel prestigioso college di Durnford nel Dorset, dove mamma Evelyn Fleming, dopo essere rimasta vedova, e sola ad occuparsi dei quattro figli, decide di mettere Peter e Ian, di un anno più giovane. Qui venne iniziato alla lettura, la domenica pomeriggio, la moglie del direttore seduta sul divano leggeva un racconto di Sapper, autore dei libri di Buldog Drummond e creatore del personaggio, che lo stesso Fleming definì il precursore spirituale di James Bond. A questo modo Ian Fleming fece la conoscenza di Sapper, e ben presto si mise a leggere per conto proprio e scoprì di amare tutto quello che potè trovare di Sax Rohmer, Buchan,Poe e Robert Louis Stevenson. Un ruolo determinante nell’educazione del giovane Ian, viene assegnato dai biografi, ad un altro prestigioso istituto. Fu mandato a frequentare un corso di lingue straniere, a Kitzbuhel in Austria presso una scuola gestita da un ex diplomatico ed ex agente segreto britannico Erman Forbes Tennis e dalla moglie di questi, la scrittrice americana Phyllis Bottome. Tra gli sport di montagna e giovani donne del luogo,

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14 Ian potè coltivare un notevole interesse per la letteratura europea e trovò un valido incoraggiamento per il suo talento letterario, grazie ai coniugi Forbes Dennis. Dopo l’intensa esperienza il suo tedesco divenne impeccabile, il suo francese sciolto, e quando più tardi decise di imparare il russo lo fece con straordinaria facilità. Più importanti delle lingue erano i libri, Ian cominciava veramente a leggere per la prima volta, scoprì di amare la sensazione tattile del libro, l’originalità della copertina, la veste tipografica. Le prime importanti letture propedeutiche vengono descritte dallo stesso Fleming nel capitolo delle Città del brivido dedicato a Vienna : “ Ricordo di aver letto in quegli anni prima della guerra e per merito dei Forbes Tennis, le opere di Kafka, Musil,Zweig, Arthur Schnitzler, Werfel,Rilke, Von Hofmannsthal, e di quei bizzarri psicologi che furono Weininger e Groddeck…per non parlare degli scritti di Adler e Freud; e di aver comprato le prime edizioni che collezionavo, illustrate da Kokoschka e Kubin”. Oltre alla letteratura tedesca si occupò di Shakespeare, Swift, Pope e Tennyson, nelle ore libere invece lesse moltissimo in francese e secondo una delle sue “amiche” di Kitzbhuel, a quell’epoca il suo scrittore preferito era Perret, autore di : Le Caporal Eplingè, inoltre era un’appassionato dei gialli di Simenon che leggeva rapidamente mentre lei guidava , buttandoli poi dal finestrino quando erano finiti. Evidentemente la prima fase della terapia dei Forbes Tennis cominciava a dare i suoi frutti: Fleming stava acquistando fiducia nelle proprie capacità. Ma rimanevano degli ostacoli da superare, come risulta da una lettera che Forbes Tennis scrisse alla signora Fleming nella primavera del 1928: “Le doti di Ian sono notevoli; la sua intelligenza è al di sopra della media; possiede immaginazione e originalità e la capacità di esprimerle. Ha buon gusto, amore per i libri e desiderio di verità e di conoscenza. E’ virile e ambizioso; generoso e di buon cuore. Ma ha diciannove anni e attraversa un periodo delicato e difficile. Nonostante l’insolita maturità fisica e intellettuale non ha ancora raggiunto la disciplina mentale e il gusto del lavoro. Non ha ancora imparato ad amare il lavoro e a subordinare gli impulsi a un fine prestabilito, né si è ancora liberato dall’infantile paura dell’autorià e dalla disonestà mentale che spesso si accompagna a tale paura. Tutto questo, unito alla forza del suo istinto, lo fa scendere spesso sotto il livello del comportamento che dovremmo aspettarci da lui. Ma non è il caso di scoraggiarsi. Bisogna lasciargli il tempo di imparare a dominare la sua complessa personalità”.

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Il giovane Fleming continua ad apprezzare letture di livello, con Ibsen nella traduzione tedesca di Casa di bambola, con tutti i romanzi di Huxley e D.H Lawrence e soprattutto: “Morte a Venezia “ e “La montagna incantata” di Thomas Mann, romanzo che conosceva a memoria, e che potrebbe aver ispirato lo scrittore nella successiva stesura di Servizio Segreto. A Ginevra il suo avvenire sembrava già tracciato, conobbe Einstein e ne rimase colpito, comprò un vecchio passaporto appartenuto a Mussolini, e ottenne da Jung l’autorizzazione a tradurre una sua conferenza su Paracelo. Nel 1921 le prime esperienze giornalistiche , collabora alla redazione di alcune riviste scolastiche a Eton, assieme all’amico Ivan Felix Bryce, poi scopre Lord Byron, rimanendo affascinato dal poeta avventuriero. Nel 1935 raggiunta una certa stabilità economica Ian, scopre l’amore per i libri, decide l’investimento più abile e vantaggioso di tutta la sua vita, spendere le sue prime 250 sterline, per l’acquisto di una raccolta di volumi che rappresentavano a suo dire “le pietre miliari del progresso umano”, non argomenti banali ma solo opere di carattere sociale, scientifico e medico. Non si curava della veste grafica o dello stile letterario purchè fossero argomenti importanti, prime edizioni, successive al 1800. Percy Muir, l’antiquario bibliofilo, proprietario della libreria Dulau in Bond Street, dove Ian era entrato per acquistare un volume di poesie di D.H Lawrence, fu designato alle ricerche, ci conferma che si accorse presto di quanto fosse stato illuminato Ian Fleming. Per i grossi mercanti di libri rari le prime edizioni erano considerati testi superati da buttare via, i clienti volevano solo edizioni aggiornate. ( a destra, Sean Connery in Dr.No. Anche con le donne James Bond ha sempre le idee chiare su come condurre il gioco ! ) ( a sinistra, una rara edizione della biografia di Ian Fleming scritta da J.Pearson)

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Lo stile di Bond…..in 007 punti __________________________________

Di Ilario Citton ________________________________________________________________________________ Lo stile della spia inglese al servizio segreto di sua Maestà è ancor oggi inimitabile! Ogni anno assistiamo a un continuo brulicare di action-movie hollywoodiani che attingono a piene mani all’eroe creato da Fleming. Tutti tentano di essere all’altezza di questo mito ma nessuno ci riesce mai . Solo Irwin Kershner ci riuscì; era il 1983 e il film era “Mai dire mai”, l’ultimo film dove potemmo gustarci ancora per un ultima volta Sean Connery. Tutto il resto sono solo delle ottime produzioni ma assolutamente non paragonabili alle fantastiche produzioni a cui la famiglia Broccoli ci ha abituati e reso fan di Bond vita natural durante. L’appeal che 007 ha ancora presso il proprio pubblico è straordinario !Ad ogni suo nuovo film in uscita tutto il mondo dei fans si blocca, tutti ne parlano in ogni dove: internet è in primalinea. Non scappa una sola informazione che viene studiata, letta, e commentata con estrema precisione da tutti. Insomma: non passa uno spillo che non sia stato prima radiografato attentamente da milioni di appassionati. E’ un’icona e come tale va sempre trattata con estrema cura ed attenzione. Noi tutti in cuor nostro coviamo il sogno nascosto e l’ambizione di essere prima o poi James Bond, allora vediamo quali sono i sette punti insostituibili dello stile Bond a cui non si può rinunciare:

“il Tuxedo. Ogni appassionato dovrebbe averne uno in armadio”

“ Aston martin Db5. Anche in “Casino Royale”Bond per sedurre utilizza quest’auto

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17 ____________________________________________________________________ “Gli orologi. Mai senza l’Omega Seamaster, e l’Omega Planet Ocean , immancabili accessori dal design possente e moderno”.

“On the beach”: incredibilmente sexy e macho agli occhi femminili. In questa foto Daniel Craig esprime tutto il suo facino indossando dei pantaloncini in puro stile Connery ricordandoci le atmosfere di “Goldfinger”.

“…..un bacio lungo 44 anni…..”

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Lo stile è Fleminghiano: Il Vesper.

La pistola: Walther PPK.

L’abito: rigorosamente sartoriale fatto su misura da Brioni.

Daniel Craig nella scena finale di Casino Royale….Bond…James Bond !

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Collezionare James Bond

____________________________________________ Di Dario Minotto, l’agente 008 Il personaggio di James Bond, l’agente segreto 007, è indubbiamente diventato un’icona del ventesimo secolo con ben 21 film all’attivo e un successo che non conosce la parola “fine”. Un personaggio con un impatto così grande presso il pubblico cinematografico e letterario, ha generato nel corso del tempo un notevole interesse da parte di moltissimi appassionati in tutto il mondo dando il via a un fenomeno collezionistico senza precedenti, legato alla sua figura. Il vero “esplodere” di questo fenomeno fu nel 1964 con : “Missione Goldfinger” che creò per il mercato ciò che divenne il primo oggetto di culto dei collezionisti: il modellino dell’automobile Aston Martin Db5 di colore dorato, prodotto dalla ditta inglese Corgi, ed accessoriata nei minimi particolari dei principali trucchi visti nel film: dal tradizionale sedile eiettabile, alle targhe anteriori e posteriori girevoli con le tre nazionalità. Da qui in poi la bondmania dilagò a macchia d’olio e molti degli oggetti usati dall’agente segreto nelle sue avventure, vennero riprodotti in scala

e messi in vendita per la gioia di tutti i fans. Il primo oggetto che fu proposto ai collezionisti fu la versione giocattolo della pistola Walther Ppk a cui seguirono varie valigette in plastica con pugnali e fucili smontabili. Anche alcune case produttrici di abbigliamento crearono delle linee di accessori come ad esempio le camicie ispirate al personaggio Bond. Il secondo modellino di automobile proposto sempre dalla Corgi che divenne un nuovo oggetto di culto da parte dei fans, fu la Lotus Esprit di colore bianco (1977),dal film “La spia che mi amava”. Anche oggi si continua a collezionare i modellini delle automobili di James Bond di varie dimensioni, però non hanno più quel fascino e quell’ingegnosità creativa come i primi esemplari prodotti quarant’anni fa, che sorprendevano e lasciavano a bocca aperta chi ne entrava in possesso. Dalla metà circa degli anni sessanta, si iniziò a collezionare seriamente i manifesti cinematografici, le locandine e le fotobuste sottratte dai pannelli espositori e dai cartelloni appesi all’interno e all’esterno del cinema. Alcune prime edizioni di manifesti si vendono ancor oggi a prezzi piuttosto elevati in aste di settore in tutto il mondo, e i migliori pezzi nelle versioni italiane e giapponesi risultano essere i più richiesti per l’alta qualità grafica dei soggetti. Oggi, la quantità dell’oggettistica legata al personaggio è veramente

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notevole e per tutti i gusti, dai gadget più inutili ad altri splendidi e degni di essere collezionati. Naturalmente, la gran parte dei prodotti devono essere acquistati in paesi stranieri dove esistono mercati di settore molto ben forniti ma con il problema di costi di acquisto e di spedizione elevati che ne ostacolano la possibilità di allargare la propria collezione di oggettistica bondiana. L’Italia al riguardo, tranne qualche edizione letteraria, dvd, cd musicali delle colonne sonore e manifesti, non offre molto. Dal 2002, in occasione dei festeggiamenti del quarantesimo anniversario cinematografico del personaggio Bond, il merchandise legato ad esso si mosse notevolmente in quasi tutti i settori collezionistici, e due esempi rappresentativi furono l’edizione speciale dei 20 orologi Swatch, uno per ogni film della serie, tutti confezionati all’interno di una valigetta tipo Samsonite,venduta anche singolarmente senza il prezioso contenuto. Poi ci furono le ricercatissime cards prodotte dalla Rittenhouse con le immagini di tutte le avventure di 007 dall’elevato costo di 64,99 sterline. Qualche volta è anche possibile trovare il nostro personaggio preferito proposto anche in altre forme

“Roger Moore e Barbara Bach :”The spy who loved me”. _________________________________________________________ collezionistiche tra le più svariate ed inimmaginabili, come la filatelia, le cartoline, le affrancature meccaniche, oppure nelle ormai superate tessere telefoniche. Molti paesi stranieri come ad esempio il Ruanda , la Somalia o il Congo, con scarsa diffusione collezionistica di francobolli, nel 2002, in occasione del quarantesimo anniversario, hanno emesso una serie di valori filatelici a foglietto, unicamente a scopo commemorativo e commerciale. Importanti gestori telefonici di livello mondiale, hanno creato pezzi singoli o collezioni in eleganti folder protettivi di tessere telefoniche con le immagini di 007 o dei suoi poster. Per quanto riguarda le affrancature meccaniche, queste risalgono addirittura agli anni ’60 come documentato nel volume: “1500 affrancature meccaniche sul tema Cinema”, di Nino Barberis del 1995, in cui vi è proposta quella che pubblicizzava all’epoca in Francia “Missione Goldfinger”. In Germania nell’anno seguente si pubblicizzava sullo stesso supporto il film “Thunderball”. Il 14 Ottobre 2006, nell’ambito di una mostra allestita dal Circolo filatelico alessandrino, ho personalmente preparato e presentato una collezione dal titolo,il mito cinematografico di James Bond 1962/2002

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21 composta da 12 fogli (come richiesto dal regolamento espositivo), in cui attraverso alcuni elementi filatelici come: cartoline, affrancature meccaniche e tessere telefoniche corredati da relativi commenti, ho tracciato una breve storia di

James Bond riscuotendo un discreto successo ed interessamento da parte del pubblico che ha visitato l’esposizione nei due giorni di apertura. L’immagine riportata a corredo del presente articolo ( a destra), è dedicata al periodo Goldfinger e Thunderball, e racchiude i tre elementi citati: il filatelico con foglietto e francobollo, la tessera telefonica (al centro), e l’affrancatura meccanica ( al piede).

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22 ____________________________________________________________________ Bond in fumo? Di Pietro Carlo Ferrario ____________________________________________________________________ Mr.Bond aspira la vita a piene boccate e come Darko Kerim di From Russia with love, vuole morire per “aver vissuto troppo”. In modo simile, del resto, a Ian Fleming. Quella diagnosi, infatti, è la stessa che deve essersi sentita fare anche lo scrittore al momento in cui venne ricoverato nella beauty farm di Eton Hall. Quando uscì, nel 1956, si era sufficientemente rimesso, tuttavia non abbandonò mai completamente quei vizi, fumo e alcol, che poco dopo lo condussero alla resa dei conti con il suo cuore malandato. Se Fleming fumava con un bocchino Dunhill di ebanite nera, Bond usa sigarette senza filtro, che ripone con riguardo

Nel suo portasigarette in argento ultrapiatto ( quello che lo salva dalle aggressioni di Donovan “Red” Grant sull’Orient Express). Gliele prepara appositamente Morland, il proprio tabaccaio di fiducia al n.83 di Grosvenor Street a Londra, usando una miscela di tabacchi turchi del tipo macedonia e personalizzandole con tre cerchi d’oro sulla cartina bianca. Lo stesso Morland, presso cui si serviva Ian Lancaster Fleming. In Casino Royale, romanzo di debutto di James Bond, la spia fuma tre pacchetti e mezzo al giorno. Nel tempo 007 riduce la dose quotidiana già a partire da Thunderball (diminuite da settanta a sessanta) e You Live Only Twice . I prosecutori, poi, rimarranno fedeli al trend già intrapreso dal Maestro e del resto, dovendo perseverare il mito di 007 e mantenerlo giovane ed in salute, non potranno fare diversamente. John Gardner gli fa, ad esempio, adottare sigarette con basso contenuto di nicotina, sempre preparate dal solito Morland di Grosvenor Street ( Licance Renewed). Al cinema 007 è rimasto vittima di una vera e propria campagna anti-fumo: soprattutto con Brosnan smette completamente di fumare e in Tomorrow Never Dies arriva ad esclamare-seppur scherzando- “fa male fumare” ( in realtà quello che fa male ad un malcapitato terrorista è uno sganassone ben assestato da Bond in pieno volto). Solo in Day Another Day tornerà ad assaporarsi, sulle spiagge cubane, un Delectados, confezionato all’Avana con aggiunta di tabacco Volado, che brucia molto lentamente. Probabilmente a far allontanare per così tanto tempo 007 dalle sigarette è la mesta fine di Cassandra Harris, Contessa Lisl Baum di For Your Eyes Only, nonché –appunto- moglie di Pierce Brosnan, il quale attaccò per anni il tabagismo, che gli aveva strappato via l’amata, avvinghiandola in una morsa ferale. Arrivando al 2006, Daniel Craig, l’ultimo attore ad interpretare Bond,

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voleva rimanere fedele al romanzo di Casino Royale e fumare in quantità ma Barbara Broccoli e Michael G. Wilson hanno preferito non lasciare agli spettatori più giovani un “cattivo esempio”. Hanno così fornito l’occasione a Craig di chiedersi amararamente, in occasione di un’intervista, quale esempio positivo può dare una spia che uccide reiteratamente, anche a sangue freddo, e che beve superalcolici per oltre due ore filate di pellicola. In effetti, Daniel Craig è quello che ha battuto il record precedentemente detenuto da Sean Connery in Goldfinger, quale attore che fa bere più alcolici in assoluto al Bond di celluloide. Non appare, quindi, a sproposito l’osservazione del pluri-premiato attore. Ma torniamo alle fonti sacre, ai sempre verdi ed adamantini romanzi di Fleming. Oltre alle Morland di Grosvenor Street, 007 fuma anche le sigarette già confezionate e reperibili nei negozi di tutto il mondo: preferibilmente Chesterfield King, come in Vivi e lascia morire, in Goldfinger o in Thunderball dove, da “Pipe of peace”, il Dunhill di Nassau, ne compra una stecca intera regalando, invece, a Domino Vitali, splendida ragazza originaria di Bolzano, le Duke of Durham con filtro. Le stesse che 007 aveva saggiato subito dopo la cura disintossicante all’inizio del romanzo. Domino tuttavia preferisce le Player delle quali descrive accuratamente l’immagine del marinaio impressa sulla confezione in un passo memorabile del libro, talmente memorabile che gli autori del celebrativo Day Another Day hanno pensato di citarlo: nel laboratorio segreto del nuovo Q, è possibile notare un vecchio poster pubblicitario appeso sulla parete alle spalle della Aston Martin Vanquish, ritraente un marinaio dalla bionda barba, proprio quello utilizzato da John Player come logo. Un’altra marca che il Comandante Bond non disdegna e a cui ricorre spesso quando è in missione all’estero sono le Senior Service, sigarette sulle quali ironizza sprezzante Francisco Scaramanga, granitico killer “dalla pistola d’oro”, oppure le celebri Lucky Strike ( Live and Let Die) . A Parigi acquista le Laurens Jaune (For your eyes only); in Giamaica le Royal Blend ( Dr..No ); in Giappone le Shinsei (You Only Live Twice); in Turchia le Diplomates (From Russia with Love). Invece , quando è ospite di M, Bond gusta I sottili e neri sigari di Manila , con i quali si brucia la lingua e che accende con il consueto accendino Ronson di acciaio brunito. L’ammiraglio se li concede nella misura di due al giorno e, in presenza di 007, si diverte ad abbandonarsi ai ricordi e a raccontare storie di battaglie, di tempeste, avvenimenti bizzarri, pericoli scampati per un pelo, corti marziali, ufficiali stravaganti. Tutte avventure che si leggono nei libri, ma con la differenza che “queste erano tutte vere, e ne era

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24 Protagonista una grande Marina che era scomparsa e una specie di ufficiali e di marinai di cui non si sarebbe mai visto l’eguale”( On her Majesty’s Secret Service). Anche all’esclusivo circolo londinese di M, il Blades, 007 fuma i Manila con il proprio capo, accompagnati da un Cognac che mi ha sempre fatto sognare:

“Si tolse di bocca il sottile manila, lo posò sull’orlo brunito del portacenere di rame e allungò la mano verso la sua tazza di caffè nero e molto forte; la vuotò e prese il grande calice rotondo che conteneva un pallido cognac . Mentre lo sorseggiava, guardò M al di sopra dell’orlo. M incontrò il suo sguardo e fece un rapido sorriso.-Spero che ti piacerà,-disse.-Viene da una delle proprietà dei Rothschild a Cognac. Circa un secolo fa, uno della famiglia Rothschild ce ne lasciò in eredità un barile all’anno, senza scadenza. Durante la guerra, ogni anno ne nascosero un barile e nel 1945 ce li spedirono tutti insieme. Da allora ne beviamo razione doppia.”( Moonraker). Bond, nonostante nel racconto breve 007 at New York, si rivela capace di riconoscere certi alberghi in virtù di un vago sentore di vecchi sigari, i benvenuto ( definiti vacui), non è un grande amante dei sigari, ai quali preferisce le sigarette: li trova un vizio tipico di chi coltiva intenti diabolici. Il suo migliore amico Felix Leiter, invece, fuma sigari, che , pur non essendo di grande qualità, lo lasciano comunque molto soddisfatto. Sempre nei romanzi , James Bond, molti anni dopo (1998), ospite di Sir Miles, in The Facts of Death di Raymond Benson, apprezza i sigari A. Fuente Gran Reserva, offerti dal vecchio M, ormai in pensione. Questa rimane, quindi, una delle poche marche amate dalla spia gaudente. Lo 007 dei film, al contrario, fuma sigari in quantità : come dimenticarsi Sean Connery uscire dal Casinò in Never say Never Again e accedendersene uno estratto da quel portasigari-bomba che avrebbe asseritamene potuto far assumere a quel buttafuori allergico al pesce la consistenza di un budino ( a causa di un minuscolo giroscopio celato al suo interno), o Roger Moore fumarsene uno appena prima di ustionare un velenosissimo serpente insinuatosi nella vasca da bagno ( Live and Let Die) o, ancora, mentre sulle sue spalle, ritto in piedi, Hip spia Hai Fat ( The Man with the Golden Gun). La confezione di sigari passata alla storia, invece, è quella del Romeo Y Julieta, utilizzata in Thunderball per occultare un mini-respiratore subacqueo e che, in The World is not Enought , viene offerta dalla c.d Cigar Girl, Maria Grazia Cucinotta, confezione poi cestinata da Moneypenny. Insomma, Mr.Bond ama tanto Bacco e la buona tavola, quanto il tabacco, ma come per gli alcolici, non si definisce mai realmente dipendente dalle sigarette. Semplicemente un assiduo frequentatore. Impartendo, così, al giovane lettore una lezione di libertà e di grande stile. Ma attenzione il discorso cambia quando si tratta del culto di Venere….lì- e sottoscriviamo- l’assuefazione è senza ritorno….

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Buone maniere : i miei ringraziamenti. _________________________________________ Essere Gentleman o Lady oggi non è difficile. Eppure molti si chiedono quali siano i veri Gentlemen e perché camminano senza esser notati. Il vero Gentleman è colui che passeggia disinvolto incurante degli sguardi altrui, è colui che si veste in modo talmente sobrio che sembra quasi non esserci. Ogni suo gesto, ogni suo passo è in armonia con l’universo; la sua giacca, la sua cravatta, le sue scarpe, rivelano il suo vero io: il buongusto, il rifiuto dell’arroganza. Non è difficile esserlo se si crede nei valori della lealtà, del coraggio, della perseveranza, quali obiettivi nobili e, più di tutti, nell’amicizia. Valori pressoché scomparsi, ma tipici di un vero e proprio cavaliere d’altri tempi, per il quale ogni gesto, azione o parola era una questione d’onore, cui mantenere fede pur di mettere a repentaglio la propria esistenza. Ecco la ricetta del vero Gentleman: una persona normale, come chiunque di noi, ma con quella fierezza nei modi, che lo fa finire per essere invidiato da chi non è nemmeno capace di comprendere che il bello non è una cosa affatto complicata e si annida, piuttosto, nel semplice. Nelle parole, nell’integrità morale, nell’ispirarsi a quelle favolose storie di paladini e principesse, che sono ancora ancorate, in modo neanche troppo ascoso, nel cuore di tutti noi. …..è proprio così: basta così poco in un mondo piegato su se stesso, in un momdo foriero solo di modelli plastificati e mercificati, offerti sull’altare del cattivo gusto. Vorrei quindi ringraziare : mio padre Bruno e mia madre Claudia, per avermi insegnato a credere in me stesso e nelle mie idee e per avermi insegnato ad amare e ad essere leale avendo fiducia nel domani. A Massimo mio fratello e a Roberta sua moglie: grazie di essermi stati vicino in questo mio nuovo inizio di vita. Per il vostro supporto e la vostra impagabile amicizia: Avv.Pietro Carlo Ferrario, sei una persona meravigliosa! Una miniera inesauribile di idee, e grande conoscitore di Ian Fleming; hai da subito creduto in me e nel mio sogno di realizzare prima jamesbondwebitalia e ora nel dare il via a questa nuova incredibile avventura di Le Cercle ! Luca Bonacini, amico mio! La tua presenza sempre elegante e discreta sono una sicurezza. Grazie per la tua gratificante amicizia. E.r , tu sei per me James Bond! L’Inghilterra e le sue tradizioni sono nelle tue mani qui in Le Cercle. I tuoi scritti hanno quel fascino d’altri tempi, grazie per il tuo entusiasmo che regali a tutti noi. Giovanni Ciati, un abbraccio affettuoso per la tua speciale umanità e semplicità che mi accomuna a te. Dario Minotto, l’agente 008: ciao Dario!!!! Sei il vero fan di 007! Grazie per aver creduto in me e da subito creduto questa nuova idea di club.

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26 Dott. Luca Buiatti, gentleman e fraterno amico. Hai l’innata capacità di esprimere e di darmi la carica giusta al momento giusto. Giovanni e Paola, siete tutto il mio mondo. Il mio pensiero in ogni secondo, minuto e ora della giornata è per voi a al vostro sorriso che mi regala tanta serenità e pace. Dott.Alberto Corradini, amico fidato di vecchia data. Questo primo numero di Mr.Bond è nato anche un po’ per merito tuo. Quante volte a guardare e a parlare assieme dei film di 007 ! Massimiliano Toselli, una dedica speciale per te per la tua presenza costante e sempre affettuosa in questi miei giorni tanto particolari. La tua voce e il tuo non mollarmi mai mi hanno aiutato enormemente. Grazie dal profondo del mio cuore. Marco Ramot, “The Specialist”,sei il mio coach personale. Grazie per la tua specialissima amicizia che mi lega sinceramente a te. Paolo Torretta, uomo di piacevoli maniere e grande esperto di orologi Rolex.Grazie. E poi ancora grazie……. A : Giulio Polettini, Silvio tagni,Fabiano Fiorin, Marco Dainese, Michele Bevilacqua, Tiziano Carpi, Daniele Rossato grande ristoratore e amico vicentino, Ing.Fabio Vigo di Engimedia per lo stupefacente lavoro di realizzazione del sito jamesbondwebitalia , Danilo malgaretto ( il mio cugino preferito!),Santo,Laura Buffa( radiomontecarlo) Ciao!!! Marta Gagnola ( Radio 24),

……e a tutti voi nuovi amici di Le cercle ! Benvenuti !

Vale Fratres, Ilario Citton

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Associazione Culturale “Shaker not stirred”

Co-Presidenti: Luca Bonacini e Avv.Pietro Carlo Ferrario ________________________________________________________________________________

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