multimedialità e apprendimento - provincia di torino · disturbo generalizzato dello sviluppo...
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SCUOLA INTERATENEO DI SPECIALIZZAZIONE
PER LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI DELLA SCUOLA SECONDARIA
SIS ________________________________________________________________________________
CORSO PER IL CONSEGUIMENTO DELLA SPECIALIZZAZIONE
PER IL SOSTEGNO ALLINTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALLIEVI IN SITUAZIONE DI HANDICAP
A.A. 2008/2009
Multimedialit e Apprendimento
SPECIALIZZANDO: Liberato CENTONZE
SUPERVISORE: prof.ssa Lorenza CARELLI
Multimedialit e Apprendimento
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INDICE GENERALE
1 FASCICOLO DEI PROCESSI E DEI PRODOTTI...................................................................3
1.1 Mappa Concettuale .......................................................................................................3 1.2 Diario di bordo...............................................................................................................4 1.3 Indice ragionato ............................................................................................................7 1.3.1 Sezione A: La Tecnologia dellEducazione...........................................................7 1.3.2 Sezione B: La Patologia..........................................................................................9 1.3.3 Sezione C: Integrazione scolastica e programmazione Individualizzata ......10
1.4 Modello teorico di riferimento e collegamento allattivit progettata .................12 1.4.1 Cornice storica sulla tecnologia delleducazione...............................................12 1.4.2 Multimedialit e comunicazione didattica..........................................................17 1.4.3 Le immagini nella didattica per alunni con disabilit.......................................21 1.4.4 Alcuni suggerimenti per utilizzare MS PowerPoint ...........................................23 1.4.5 Le patologie ...........................................................................................................24
1.5 Dossier di documentazione........................................................................................29 1.5.1 Intervento didattico ..............................................................................................29 1.5.2 Schede bibliografiche e sitografiche ..................................................................42
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1 FASCICOLO DEI PROCESSI E DEI PRODOTTI
1.1 Mappa Concettuale
Tirocinio Attivo
Secondaria II Grado
presso
Disturbo generalizzato dello sviluppo
patologia
Ritardo mentale medio
Limitazioni Cognitive
Dislessia Disgrafia Discalculia
associato
Comporta gravi
indirizzo
Comunicazione Digitale e multimedialit
Informatica
Sperimentazione autonoma
Canali input integri
Didattica Multimediale
richiedono supporta
utilizza
Apprendimento Costruttivista
MS PowerPoint 2007
Strumento software
Ambiente Favorevole
considerato
Feuerstein
In accordo
Teoria della Modificabilit Cognitiva
Visivo Uditivo
Personal Computer
Attraverso uso
Compensatore di attenzione
ruolo promuove
Soggetto attivo Riflessivo Interattivo Affettivo Realistico Cooperativo
Autonomia
Sintesi Vocale
per acquisire
attraverso
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1.2 Diario di bordo
Settembre - Ottobre 2008: Maturo la decisione di inscrivermi al corso SIS.
Prima di frequentare il corso SIS, e la conseguente attivit di tirocinio, non avevo maturato
unesperienza come insegnante di sostegno. Mentre, come insegnante curricolare, ho avuto
nelle mie classi alunni portatori di handicap. Lincapacit di affrontare la loro integrazione
nella classe, di rendere il loro apprendimento significativo, di predisporre percorsi educativi e
didattici appropriati alle differenze individuali, mi ha spinto ad intraprendere questo percorso
formativo, convinto che le diversit, intese anche come azione didattica, costituiscano una
ricchezza per tutti gli allievi, per trovare la giusta modalit, lo stile di apprendimento, che pu
anche non rientrare in quelle azioni didattiche ritenute normali.
Dicembre 2008: Primo incontro con il supervisore di tirocinio
L11 dicembre 2008 stato il primo giorno di frequenza al corso SIS in cui i diversi supervisori
di tirocinio hanno illustrato le modalit di svolgimento del corso, lorario previsto per le
lezioni, e la suddivisione in gruppi per i diversi laboratori. Questo stato anche il giorno in cui
con il supervisore, la prof.ssa Lorenza CARELLI, abbiamo discusso pi nel dettaglio lattivit
di tirocinio, le modalit di svolgimento, i tempi, e lordine e grado delle scuole coinvolte.
In tale occasione ho potuto esprimere le mie preferenze per la scelta degli Istituti, pertanto ho
avuto la possibilit di svolgere lattivit di tirocinio attivo con un docente che conoscevo gi,
che stimo molto, con cui condivido le metodologie didattiche a carattere multimediale, per cui
maturavo lidea che la tematica da trattare nel portfolio avrebbe avuto una dimensione
tecnologica.
Gennaio Febbraio 2009: Frequenza ai corsi e laboratori
In questo periodo ho maturato nuove conoscenze, ho acquisito nuove terminologie relative
allhandicap, ho sviluppato nuove competenze nei diversi laboratori per affrontare lazione
didattica in presenza di allievi con bisogni educativi speciali. stato il momento per
comprendere le patologie, per conoscere i processi mentali che sottostanno allapprendimento,
e come questi siano compromessi a causa di menomazioni fisiche, e di conseguenza come
orientare lattivit didattica permettendo al disabile di superare o ridurre la condizione di
svantaggio.
Durante questo cammino fondamentale stata la lezione del prof. Martinelli in cui si affermava
che lintelligenza umana plastica, cio modificabile, per tutti gli individui, anche in situazione
di handicap, a patto di trovare i giusti ambienti favorevoli allapprendimento. Convinto del
fatto che la tecnologia costituisca unopportunit nel processo di integrazione scolastica degli
allievi disabili, ma per essere colta necessita di maggiori conoscenze e capacit progettuali, ho
pensato che uno strumento potente come il computer potesse aiutare a creare la giusta
situazione favorevole allapprendimento; stata questa loccasione per analizzare i corsi
seguiti, e le lezioni in programma nellottica di ricercare nel computer, e in tutte le attivit
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didattiche connesse, gli spunti e i suggerimenti per attuare in modo pi efficace ed efficiente gli
insegnamenti ricevuti.
Marzo 2009: Incontro con docente accogliente scuola secondaria II grado
Nei primi giorni di marzo avvenuto il primo incontro con il docente accogliente presso la
scuola secondaria di II grado, che gi conoscevo, con cui ho subito istaurato un rapporto
costruttivo e propositivo allattivit di tirocinio che mi accingevo a svolgere. Durante questo
incontro, il docente accogliente mi ha illustrato lallievo che segue maggiormente, fornendomi
una descrizione analitica molto accurata, indicandomi le strategie didattiche adottate che mi
hanno subito suggerito come tema del portfolio la didattica multimediale, visto che di fatto
la strategia di insegnamento/apprendimento maggiormente utilizza. Inoltre lIstituto gi dispone
della strumentazione adeguata allo svolgimento di questa attivit in quanto, nellindirizzo di
Informatica, si scelto di svolgere una sperimentazione autonoma in Comunicazione Digitale e
Multimedialit.
Marzo 2009: Individuazione del titolo e ricerca delle informazioni e materiale per il portfolio
A fronte dellincontro con il docente accogliente, e alla conseguente scelta della tematica da
trattare nel portfolio, che riguarda lapprendimento in un contesto multimediale, seguita la
visita al Centro multimediale di documentazione pedagogica della Citt di Torino. Durante la
visita ho avuto modo di consultare larchivio informatico per ricercare i materiali e i libri che
potessero aiutarmi nella progettazione dellintervento didattico e nella stesura del portfolio.
Molti altri spunti e suggerimenti sono stati tratti dalla Rete che si configura oggi, attraverso i
motori di ricerca, un ottimo strumento per ricercare autori che hanno affrontato in passato
largomento. In particolare, la ricerca si focalizzata sulla stesura di presentazioni
multimediali, capaci di esaltare laccesso multicanale delle informazioni, attraverso i canali di
input visivo ed uditivo, che per lallievo seguito costituiscono un mezzo di comunicazione
integro.
Marzo - Aprile 2009: Attivit di tirocinio presso la scuola secondaria II grado
Lattivit di tirocinio attivo stato il momento pi intenso e significativo del percorso di studio
affrontato, sia per le emozioni suscitate sia per la difficolt che comportava. Il primo scoglio da
superare stato linstaurazione di una relazione aperta, rivolta alla conoscenza reciproca,
particolarmente impegnativa in quanto lallievo presenta una ridotta capacit
affettivo/relazionale. In questa occasione il mio ruolo si limitato allosservazione dellallievo
e del gruppo classe, per acquisire la giusta modalit di comportamento e per muovere i primi
passi in una realt poco conosciuta. stato fondamentale lapporto del docente accogliente che
ha saputo organizzare al meglio il mio inserimento in classe, aprendo lallievo alla mia
presenza, incoraggiandolo allidea di costruire insieme un percorso didattico finalizzato alla
valutazione orale nella materia di Sistemi. Conquistata la fiducia dellallievo, abbiamo deciso
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col docente accogliente di preparare durante le ore di laboratorio delle slide in MS PowerPoint,
per affrontare lo studio delle reti di calcolatori, ed in particolare il funzionamento dei
dispositivi di interconnessione. Pertanto i momenti salienti del tirocinio attivo sono stati quelli
in cui con lallievo abbiamo costruito una rete di calcolatori, attraverso uno strumento
software, ed attraverso le animazioni grafiche ne abbiamo spiegato il comportamento,
corredando il tutto con descrizioni sonore. Tuttavia, il momento che mi ha particolarmente
colpito stata la fase di valutazione in cui io e lallievo eravamo ormai complici, avevamo
studio e ripassato profondamente il materiale sviluppato, ed eravamo pronti ad affrontare
linterrogazione orale. stata unintensa gioia vedere lallievo, davanti a tutto il gruppo classe,
rispondere in modo preciso e puntuale alle domande poste con una grande approvazione del
docente curricolare.
Maggio 2009: Stesura finale portfolio
Devo innanzitutto dare merito al lavoro del docente accogliente, che non solo mi ha guidato
nella realizzazione dellintervento didattico, ma ha saputo realizzare continuit orizzontale e
una profonda sinergia grazie alle capacit relazionali, alla intelligente professionalit ed alla
generosit di cui solo poche persone dispongono.
Preziosi sono stati anche i suggerimenti finali del supervisore per la stesura del portfolio, per la
rielaborazione di tutti i materiali reperiti e prodotti, e gli spunti offerti per migliorare il lavoro.
La stesura del portfolio stata importante per riflettere su tutto il percorso formativo svolto, per
trovare una sintesi a tutti gli insegnamenti ricevuti, sviluppare le idee che giorno dopo giorno
ho maturato, valorizzare lesperienze fatte e rafforzare le conoscenze acquisite, cogliendo
loccasione di estenderle attraverso i testi consultati per approfondire la tematica scelta.
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1.3 Indice ragionato
Per la stesura del portfolio sono stati consultati diversi testi, i quali sono suddivisi in tre sezioni:
la prima riguarda i temi relativa alla Tecnologia dellEducazione, allApprendimento
Multimediale, per ricavarne il quadro teorico di riferimento; la seconda riguarda aspetti pi
specifici della patologia, lapproccio terapeutico e/o riabilitativo seguito; la terza e lultima
riguarda il problema dellintegrazione scolastica degli allievi disabili sul piano socio-
pedagogico e normativo.
1.3.1 Sezione A: La Tecnologia dellEducazione
A1: Antonio Calvani, Che cos la tecnologia delleducazione, Carrocci Editore, Roma 2004
Il testo stato consultato per sviluppare la cornice storica sui modelli teorici di riferimento che
si sono succeduti lungo lo sviluppo della Educational Technology, in particolare si analizzato
il comportamentismo, il cognitivismo, per giungere al costruttivismo.
Con lobiettivo di far emergere i tratti essenziali della tecnologia delleducazione il volume si
articola in diversi capitoli. Inizialmente presentato un breve quadro di come gli addetti ai
lavori considerano la tecnologia delleducazione e una sintesi storica dei riferimenti culturali di
maggior rilievo che hanno condizionato il suo sviluppo. Successivamente il volume si sofferma
sui temi caratteristici dellarea, quali lInstructional Design, lE-learning, il Collaborative
Learning, la comunit di pratica, e su alcuni tratti tipici del modo di operare dellesperto di
tecnologia delleducazione.
A2: Antonio Calvani, Educazione, comunicazione e nuovi media. Sfide pedagogiche e
cyberspazio , UTET Universit, Torino 2001
Il libro stato consultato per approfondire il tema della Media Education, analizzando le
relazioni soggetto-media e le loro implicazioni formative, nonch il ruolo dellinsegnante di
fronte alle nuove tecnologie in ambienti di apprendimento mutevoli e flessibili.
Il volume offre una introduzione, rivolta ad educatori e studenti, nei riguardi dellarea che si
viene generando dallincontro tra educazione, media e tecnologia. Il volume articolato in
quattro parti: nella prima si presentano i concetti e le definizioni preliminari; nella seconda si
rivolge lattenzione alle modalit dincontro tra educazione e media; nella terza si presenta un
quadro storico dello sviluppo della Education Technology, dei suoi principali riferimenti
teorici; nella quarta si tratta dei recenti sviluppi di Internet e delle sue implicazioni nellambito
della formazione e sperimentazione didattica.
A3: Ezio Roletto, Apprendimento delle scienze e didattiche disciplinari, IRIDIS, Torino
2002
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Il libro tratta ampiamente il problema dellapprendimento delle discipline scientifiche, dei
conseguenti metodi di insegnamento descrivendo i vari modelli teorici di riferimento
evidenziandone pregi e difetti. Ampio spazio riservato al modello di apprendimento
didattico, fornendone i fondamenti epistemologici e psicologici e delineando il ruolo
dellinsegnante. Il libro stato consultato per il approfondire le tematiche relative al
costruttivismo e le sue implicazioni al processo di insegnamento/apprendimento.
A4: Mammarella, Cornoldi, Pazzaglia, Psicologia dellapprendimento multimediale, Il
Mulino, 2004
Il libro stato consultato per illustrare il modello costruttivista di Meyer (SOI Model of
Learning) e lapprendimento multimediale in generale. Infatti, in questo volume si analizzano
le componenti cognitive, metacognitive ed emotivo-motivazionali, dellapprendimento
multimediale, proponendo un modello teorico comprensivo delle diverse variabili e delle loro
relazioni. analizzato il ruolo svolto da attenzione, memoria, motivazione ed emozioni
nellapprendimento multimediale e fino a che punto queste variabili possono facilitarlo o
impedirlo.
Gli autori forniscono una chiave di lettura dellapprendimento multimediale centrata sulle
conoscenze, competenze e atteggiamenti del soggetto che apprende.
A5: Laura Fiorini, Massimo Greco, Proposte didattiche con Powerpoint, Editrice La Scuola,
Brescia, 2005
Il libro stato consultato per trarre spunto dallesperienze professionali degli autori nelluso di
PowerPoint, per mettere in pratica alcuni indirizzi di ricerca nel campo della psicologia circa i
processi cognitivi e lapprendimento, come il costruttivismo, ritenendo fondamentale la
costruzione attiva della conoscenza.
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1.3.2 Sezione B: La Patologia
B1: Maria Bruna Fagiani, Lineamenti di psicopatologia dellet evolutiva, Carrocci Editore,
Roma 2002
Il libro stato utilizzato per inquadrare le patologie di riferimento (Disturbi generalizzati dello
sviluppo), e associati (Ritardo Mentale) e i conseguenti disturbi specifici di apprendimento.
Lautore del testo la prof.ssa Fagiani di Neuropsichiatria Infantile e Psicopatologia dellEt
Evolutiva, ed rivolto principalmente a chi opera nel settore dellet evolutiva come educatori
ed insegnanti e si configura come uno strumento facilmente utilizzabile anche da chi non abbia
ampie nozioni nel campo medico in generale e nel campo psichiatrico in particolare. Ampio
spazio stato dato alle patologie tipiche dellinfanzia, nonch ai problemi derivanti da
situazioni ambientali patogene o difficili che si traducono in un disagio e in problemi di
adattamento con conseguenti riflessi sul comportamento dei minori che vi si trovano coinvolti.
B2: Maria Rosa Pizzamiglio, La riabilitazione neuropsicologica in et evolutiva, Franco
Angeli 2003
Il testo stato consultato per approfondire il tema della riabilitazione neuropsicologica in et
evolutiva in quanto consente di far emergere da una situazione di difficolt e sofferenza reali
possibilit di interazione e comunicazione con lambiente. La Terza Parte del testo tratta nello
specifico i disturbi generalizzati dello sviluppo e le tecniche di trattamento.
Nel volume si evidenzia come attraverso lo studio delle teorie dei processi cognitivi sia
possibile creare degli strumenti riabilitativi che facilitino lo sviluppo di abilit importanti e
fondamentali, quali il linguaggio, lattenzione, la cognizione spazio-temporale e la memoria.
Inoltre, presentato il complesso compito del riabilitatore il quale richiede oltre alla capacit di
modulare progressivamente la terapia neuropsicologica, anche il ruolo di coordinare le figure
significative che interagiscono con il bambino, la famiglia e la scuola.
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1.3.3 Sezione C: Integrazione scolastica e programmazione Individualizzata
C1: Mario Martinelli, L'handicap in classe. Tra individualizzazione e programmazione,
Brescia, La Scuola 1998
Lautore del testo il prof. Martinelli, docente di Didattica Speciale, con il quale abbiamo
affrontato un percorso di studi rivolto ad ampliare le conoscenze teorico-pratiche acquisite nei
precedenti corsi SIS. Largomento principale del libro lintegrazione delle diversit nella
scuola dellautonomia, ed i temi e problemi ad essa connessi, al fine di acquisire conoscenze,
competenze, comportamenti, metodi e strumenti di lavoro per affrontare la pratica
dellinsegnamento in situazioni caratterizzate da bisogni educativi speciali. Il testo
organizzato in una prima parte introduttiva, una seconda dedicata alla continuit orizzontale e
verticale ed allaccoglienza, in cui vengono descritti gli organi e gli enti utili alla formazione
della comunit di sostegno ai fini dellintegrazione. Lultima parte presenta due esperienze
differenti.
C2: Marisa Pavone, Personalizzare lintegrazione, Brescia, La Scuola 2004
Lautrice del testo la prof.ssa Pavone, docente di Pedagogia Speciale, con cui abbiamo
ampiamente trattato il problema lintegrazione scolastica degli studenti disabili. Il volume mi
servito per approfondire il concetto di educabilit, riabilitazione e il ruolo che la scuola deve
svolgere per la riduzione del deficit e superare lhandicap.
Il libro si propone di evidenziare una rinnovata spinta di qualit al cammino dellinclusione,
attraverso alcuni dispositivi: i piani di studio personalizzati; la differenziazione e la flessibilit
sul piano didattico, metodologico, organizzativo; lintegrazione tra i segmenti scolastici, con le
famiglie e con le istituzioni dellextrascuola.
Il testo si sviluppa in tre parti. Nella prima viene analizzato il concetto di persona, la
prospettiva evolutiva e il nuovo strumento di classificazione delle condizioni di salute e
disabilit da cui scaturiscono nuove indicazioni per la formulazione delle diagnosi e per la
progettazione educativa. Nella seconda parte si prende in esame il funzionamento della scuola-
comunit di apprendimento impegnata ad accogliere, conoscere ed accompagnare ogni
studente. L'ultima parte guarda alla prospettiva del futuro, illustrando le caratteristiche di un
progetto educativo personalizzato che si orienta nellottica del progetto di vita.
C3: AA.VV., Handicap e Scuola: lintegrazione possibile., Editore Gruppo Solidariet, 1998
Il libro stato indicato durante il laboratorio di Progettazione Individualizzata della prof.ssa
Tomasini, in cui ho maturato maggiori competenze nellanalisi della Diagnosi Funzionale, al
fine di redigere in modo consapevole, insieme ai soggetti coinvolti, il Profilo Dinamico
Funzionale e il Piano Educativo Individualizzato. Per approfondire gli argomenti sopra citati
stato fondamentale il cap. 4 Dario Janes, Diagnosi funzionale, profilo dinamico funzionale e
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piano educativo: saper leggere le risorse di scuola, sanit e famiglia. Tuttavia il volume stato
consultato per fare il punto sullo stato dellintegrazione scolastica degli handicappati dopo le
prime normative e la sentenza della Corte Costituzionale analizzando, in particolare, i problemi
che vengono posti allintegrazione dalle situazioni di gravit verificando quali condizioni
permettono di realizzare un ambiente disponibile allaccoglienza.
C4: Salvatore Nocera, Il diritto allintegrazione nella scuola dellautonomia, Erickson,
Trento, 2001
Il testo stato utilizzato durante il corso di Pedagogia Generale, tenuto dalla prof.ssa Ferrero,
per una lettura pedagogia della normativa vigente sullintegrazione scolastica. Particolare
attenzione ho rivolto alla lettura della legge-quadro 104/92, che rappresenta la normativa di
riferimento per lhandicap, e nello specifico gli articoli riguardanti lintegrazione scolastica.
Il volume suddiviso in aree tematiche. La prima parte dellopera ripercorre criticamente il
cammino seguito dalla normativa sullintegrazione nella scuola italiana, dalle origini sino a
oggi. La seconda analizza le prospettive dellintegrazione scolastica alla luce delle profonde
innovazioni normative degli ultimi anni tra cui lautonomia. La terza parte del lavoro si
focalizza sugli strumenti operativi che possono fare da supporto allintegrazione. Infine,
lultima parte, redatta da Andrea Canevaro, si compone di due interviste ad altrettante figure
chiave dellintegrazione scolastica del nostro Paese.
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1.4 Modello teorico di riferimento e collegamento allattivit progettata
1.4.1 Cornice storica sulla tecnologia delleducazione
Come ogni disciplina anche la tecnologia delleducazione, cio il settore disciplinare che
propone, sviluppa, analizza ed usa modelli teorici desunti dalle teorie dellapprendimento e dai
sistemi ICT (Information and Comunication Technologies) per realizzare innovazione didattica,
si avvale dei propri riferimenti, si correda di particolari metodologie e strumentazioni, di
specifici ambiti mentali e professionali. Linsieme di questi apparati teorici si sedimentano
attraverso un processo che risente anche di mutamenti nei sistemi culturali di riferimento, di
cambiamenti di paradigma che alimentano nuovi modi di pensare da cui discendono nuovi
modi di pensare e ulteriori strumenti concettuali.
La tecnologia delleducazione1 si sviluppa nel contesto statunitense a partire dagli anni
cinquanta del secolo scorso, sotto la spinta del comportamentismo di Skinner che proponeva di
estendere gli studi sperimentali sul comportamento condizionato degli animali anche ai
processi di apprendimento degli esseri umani. Presupposto del comportamentismo che si pu
solo studiare il comportamento esterno e che nulla dunque si pu dire su quanto accade
allinterno dellindividuo, in quanto scatola nera chiamata mente, quindi non ci si interessa alle
strutture e ai processi interni, ma pi realistico interessarsi delle entrate (input) e uscite
(output), e di comportamenti osservabili attesi come risultato dellapprendimento.
Nacquero cos molti studi sullistruzione programmata e sullutilizzazione di macchine per
lapprendimento. Secondo il comportamentismo, le conoscenze e le abilit di un individuo si
possono ridurre allinsieme delle risposte date da quellindividuo allinsieme complesso degli
stimoli che il suo ambiente gli offre. Lapprendimento umano, quindi, si pu ridurre
allinduzione di comportamenti desiderati, attraverso un rinforzo positivo. Il processo di
apprendimento concepito in modo cumulativo, senza rotture n ricostruzioni, ci implica che
necessario suddividere i saperi complessi in elementi costitutivi pi semplici. Nella sua forma
pi tipica lallestimento di un programma di istruzione programmata avviene attraverso un
processo del tipo:
si isola il concetto che si vuole fare apprendere;
si analizza e/o scompone il suo contenuto elencando tutti i singoli concetti che entrano
in gioco;
si analizza nuovamente il contenuto di ogni concetto e in modo ricorsivo si giunge agli
atomi della materia da insegnare, a un livello che si presuppone comprensibile
dallallievo.
A questa concezione dellapprendimento si richiamano le pedagogie per obiettivi,
lapprendimento gerarchico, il CAL (Computer Assisted Learning) in cui si cerc di
1 Antonio Calvani, Che cos la tecnologia delleducazione, Carrocci Editore, Roma 2004
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razionalizzare il lavoro degli insegnanti, fornendo un approccio scientifico-razionale
alleducazione, e formulando adeguate teorie dellistruzione sottoponendole ai controlli propri
del metodo scientifico. In questo contesto gli apprendimenti non sono cose mentali, ma
comportamenti che possono essere prodotti, previsti, osservati e misurati. Quindi, per valutare
in modo adeguato si deve predisporre di un modello gerarchico degli apprendimenti, nel quale
ogni obiettivo di un determinato livello ingloba gli obiettivi di rango inferiore. Il tentativo pi
radicale e sistemico di attenersi alle metodologie proposte rappresentato dal mastery learning,
traducibile come apprendimento per la maestria o della padronanza, che un modello di
azione didattica che mira ad un apprendimento efficace per il pi alto numero di allievi. E una
modalit di organizzazione didattica molto attenta alle diversit individuali nei ritmi e nei tempi
di apprendimento che prevede la definizione operativa degli obiettivi, il frazionamento del
contenuto in unit significative, lelaborazione di prove in grado di verificare il raggiungimento
o meno degli obiettivi delle unit didattiche individuate, la strutturazione di attivit integrative
e di recupero da proporre a quegli allievi che non avessero raggiunto ancora livelli adeguati ed
infine il controllo che gli allievi non affrontino lunit successiva se non hanno conquistato il
minimo indispensabile di dominio delle conoscenze e competenze previste dalle unit
precedenti.
Il modello di apprendimento proposto fu criticato per evidenti limiti. In primo luogo risulta
restringente legare le capacit a comportamenti osservabili, e in secondo lattivit intellettuale
risulta frammentata, a causa dellesigenza di formulare gli obiettivi in modo gerarchico,
sminuzzando i compiti, ed infine appare inadeguata la convinzione secondo la quale per far
progredire lallievo da un livello di conoscenza ad un altro superiore sia sufficiente organizzare
un certo numero di tappe intermedie, ognuna delle quali presenti una piccola difficolt che
lallievo in grado superare.
Alla fine degli anni cinquanta viene alla luce, in reazione al comportamentismo e allinsegna
del concetto che anche la mente pu essere oggetto di studio, una nuova componente culturale
che condizioner profondamente la storia della tecnologia delleducazione: la rivoluzione
cognitivista. I psicologi cognitivisti criticarono questo approccio di Skinner e ritennero che non
si debba puntare lattenzione solo al comportamento, ma anche ai processi interni, agli stati
mentali, che permettono ad un soggetto di compiere determinate azioni. Quindi nella
progettazione di ambienti di apprendimento non si deve puntare solo al raggiungimento di
determinati obiettivi didattici, ma si deve tener conto soprattutto del loro aspetto qualitativo,
della loro flessibilit e trasferibilit in altri contesti.
Negli anni sessanta prende sempre pi piede la metafora dellessere umano come elaboratore di
informazioni e si pensa che il cervello possa essere un servomeccanismo di tipo cibernetico.
Uno degli apporti pi significativi del cognitivismo alla didattica riguarda limportanza delle
preconoscenze nel processo di apprendimento, una dimensione a cui ha rivolto molta attenzione
Ausubel2: Se dovessi considerare in un unico principio la psicologia delleducazione direi che
il fattore pi importante che influenza lapprendimento sono le conoscenze che lo studente gi
possiede. Mentre per i sostenitori del mastery learning, dalle conoscenze pregresse dipende
2 Ezio Roletto, Apprendimento delle scienze e didattiche disciplinari, IRIDIS, Torino 2002
Multimedialit e Apprendimento
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cosa un soggetto pu apprendere, per Ausubel le conoscenze pregresse hanno influenza sul
come si apprendono, il che porta a distinguere due tipi di apprendimento: mnemonico e
significativo. Questultimo si produce quando i nuovi saperi che il soggetto deve acquisire
possono essere integrati in un struttura cognitiva gi esistente che funziona come punti di
attracco e ne facilita lacquisizione e, quindi, la memorizzazione. Lapprendimento scaturisce
dal mettere in relazione elementi che sopraggiungono dallesterno con preconoscenze gi
possedute dal soggetto. Al concetto di preconoscenza si aggiunge la nozione di advance
organizer (anticipatore), intendendo con questo termine ogni strumento informativo che
funziona come ponte cognitivo in quanto si lega alle conoscenze che il soggetto gi possiede,
dando cos origine ad una nuova struttura in grado di incorporare i nuovi saperi, oggetto di
apprendimento. Un altro concetto basilare nella riflessione del cognitivismo quello di
metacognizione, cio il meccanismo di controllo che permette alla nostra mente di decidere le
strategie migliori in unattivit di apprendimento.
Dal cognitivismo si sviluppa lintelligenza artificiale che si propone di realizzare uno dei sogni
pi ambiziosi cui luomo abbia mai aspirato, quello di dar vita a una macchina capace di attuare
comportamenti intelligenti tali che osservatori esterni non possano distinguerli da
comportamenti umani.
Sia lapproccio comportamentista sia quello cognitivista, che hanno dominato negli anni
settanta, hanno sottolineato limportanza di una strutturazione ordinata, lineare, razionale del
percorso di apprendimento, con un consapevole perseguimento di obiettivi definiti da un
attento controllo del processo gestito tramite rinforzi e feedback, lasciando il minor spazio
possibile a fenomeni casuali, e senza mai evocare limportanza del contenuto, ossia loggetto
del sapere, e del contesto, ossia delle condizioni in cui lapprendimento si realizza. Tuttavia, le
molte ricerche condotte sulle concezioni difformi degli allievi mettono in evidenza che gli
ostacoli che si oppongono allapprendimento sono molteplici e di varia natura, specifici di ogni
contenuto e contesto. Il modello di insegnante che si afferma quello di detentore di un sapere
che deve essere comunicato allallievo.
Nel corso degli anni ottanta diventano sempre pi forti i segni di insoddisfazione verso modelli
gerarchico-sequenziali, e pi in generale verso il paradigma di taglio oggettivistico e
razionalistico basato sulla fiduciosa premessa che alleducazione possono essere trasferiti i
metodi della ricerca scientifica. In primo luogo in un suggestivo lavoro di Winograd e Flores3 si
mette in discussione le aspettative relativa allintelligenza artificiale, per cui lequazione
calcolatore-cervello appartiene a una tradizione razionalistica abbandonata, si tratta piuttosto di
progettare macchine capaci di ampliare le potenzialit umane sul piano della comunicazione e
collaborazione. Si sottolinea cos la centralit della tecnologia come ambiente per la
costruzione della conoscenza. Da queste idee deriva unarea di sviluppo tecnologico conosciuta
come CSCW (Computer Supported Collaborative Work), che consiste in software usato da
gruppi anzich da singoli individui con lo scopo di favorire lavoro collaborativo e forme di
creazione collaborativa di conoscenza. Sono anni in cui lidea che la conoscenza scientifica sia
una rappresentazione oggettiva, misurabile e che si sviluppi in forma lineare e progressiva
3 Winograd T., Flores F., Calcolatori e conoscenza. Un nuovo approccio alla progettazione delle tecnologie dell'informazione, Milano, Mondadori, 1987
Multimedialit e Apprendimento
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viene sempre pi messa in discussione e si sottolinea il suo carattere di costruzione negoziata e
multidimensionale.
Nei primi anni novanta gradualmente un nuovo quadro teorico si fa luce, il termine con cui si
contrassegna la svolta, rispetto ai tradizionali modelli della conoscenza, il costruttivismo, in
cui un ruolo importante in questo passaggio lo ha Bruner che ha lamentato il particolare
carattere assunto dal cognitivismo nel cui sviluppo ha prevalso lelaborazione
dellinformazione rispetto alla ricerca del significato4.
I concetti principali che caratterizzano il costruttivismo sono tre: la conoscenza il prodotto di
una costruzione attiva del soggetto, ancorata ad un contesto, e si svolge attraverso forme
particolari di collaborazione e negoziazione sociale.5
Al centro viene posta la costruzione del significato, processo attivo, non predeterminabile, e
quindi lattenzione del progettista di formazione si sposta dallorganizzazione sequenziale degli
interventi didattici, al concetto di ambiente di apprendimento. Un ambiente di apprendimento
uno spazio reale e/o virtuale in cui coloro che apprendono possono lavorare aiutandosi
reciprocamente avvalendosi di una variet di risorse e strumenti informativi in attivit di
apprendimento guidato o di problem solving; intorno ad ogni soggetto va dunque allestito un
variegato repertorio di risorse di apprendimento, tecniche organizzative ed interpersonali, in
modo che questi possano trovare un clima congeniale e gli appigli pi idonei per procedere
nella forma ottimale. Sintetizzando le implicazioni educative che discendono da un filosofia
costruttivista, gli ambienti di apprendimento dovrebbero:
presentare compiti autentici piuttosto che astrarre;
offrire molteplici rappresentazione della realt;
Evitare semplificazioni rappresentando la naturale complessit del mondo reale;
Porre lattenzione sulla costruzione della conoscenza e non sulla sua trasmissione e
riproduzione;
Offrire occasioni di apprendimento desunte dal mondo reale, basate su casi, piuttosto
che su sequenze istruttive predeterminate;
Alimentare pratiche riflessive;
Permettere costruzioni di conoscenze dipendenti dal contesto e dal contenuto;
Favorire la costruzione cooperativa della conoscenza attraverso la negoziazione sociale.
Il costruttivismo si configura, oggi, come un complesso e variegato arcipelago teorico
composto da psicologi, epistemologi, informatici, scienziati cognitivi, pedagogisti, ricercatori
didattici.
Diversi sono i filoni teorici che si identificano in questo approccio (costruttivismo radicale,
interazionista, sociale, situazionista, socio-culturale) ma tutti condividono laffermazione che
listruzione non causa dellapprendimento, essa crea un contesto in cui lapprendimento
4 Bruner J. (1992), La ricerca del significato. Per una psicologia culturale, Bollati Boringheri, Torino 5 Jonassen D.H. (1994),Thinking technology: toward a costructivistic design model, Educational technology, n. 34
Multimedialit e Apprendimento
16
prende posto come fa in altri contesti quali la famiglia o il gruppo dei pari. Quindi,
linsegnante non determina lapprendimento. Lapprendimento un processo in fieri, che pu
utilizzare linsegnamento come una delle tante risorse strutturali. A questo riguardo,
linsegnante e i materiali distruzione diventano risorse per lapprendimento in molti modi
complessi6.
6 Varisco B.M. , Costruttivismo socio-culturale, Carocci, Roma, 2002
Multimedialit e Apprendimento
17
1.4.2 Multimedialit e comunicazione didattica
Il problema, da un punto di vista pedagogico e didattico, riguarda il rapporto tra media e
apprendimento: come deve modificarsi la comunicazione didattica quando essa avviene
attraverso canali diversi da quelli tradizionali (lezione in presenza, libri), ossia attraverso la
multimedialit? Come comunicare contenuti di apprendimento in modo efficace senza causare
sovraccarico cognitivo?
Comunicare un contenuto didattico non significa trasmettere semplicemente informazioni, ma
attivare processi cognitivi complessi come trasferire quanto si appreso da un contesto a un
altro, imparare oltre che ovviamente comprendere e ricordare.
Non sono molti gli studi empirici che si sono soffermati su come rendere efficace una
comunicazione didattica multimediale. Uno dei pochi autori che ha cercato di affrontare in
termini scientifici simili problematiche, rispetto alla comunicazione testuale o multimediale,
stato lo psicologo californiano Richard Mayer.
Il contributo offerto da Mayer sul tema della multimedialit, ampliandolo e integrandolo con
altre linee di ricerca per rispondere principalmente alle seguenti domande: come presentare
contenuti informativi in modo significativo per lapprendimento? Quali sinergie didatticamente
rilevanti si possono instaurare tra il testo e limmagine?
Mayer, tenendo conto da una parte del carattere costruttivo dellapprendimento e avvalendosi
dallaltra di teorie cognitive classiche, come quella del carico cognitivo di Sweller e la teoria
del doppio codice di Paivio, suggerisce una serie di tecniche su come presentare/comunicare i
contenuti didattici7 e formula alcuni fondamentali principi su come progettare interfacce
multimediali8.
La teoria della doppia codice di Paivio9 sostiene che un evento pu essere rappresentato in
memoria mediante due codici:
Verbale: che contiene le informazioni di cui ci serviamo quando usiamo le parole;
Non verbale o immaginifico: che contiene le informazioni per generare le immagini
che corrispondono ad oggetti naturali.
Ogni sistema ulteriormente suddiviso in sottosistemi e i due sistemi simbolici comunicano tra
loro attraverso relazioni tra immagini e parole.
La teoria del carico cognitivo di Sweller si focalizza sul concetto di risorse cognitive disponibili
durante lesecuzione di un compito, su come esse vengano utilizzate durante lapprendimento e
direzionate verso obiettivi specifici di apprendimento, in modo da non determinare un
sovraccarico cognitivo.
7 Richard E. Mayer, Multimedia Learning, Cambridge University Press, New York, 2001 8 Richard E. Mayer, The Cambridge Handbook of Multimedia Learning, Cambridge University Press, New York, 2005 9 Mammarella, Cornoldi, Pazzaglia, Psicologia dellapprendimento multimediale, Il Mulino, 2004
Multimedialit e Apprendimento
18
Le tecniche e i principi teorizzati da Mayer si basano sul SOI model of learning una teoria della
cognizione di carattere costruttivista incentrata su tre processi cognitivi: selezionare
informazioni (S), organizzare informazioni (O) ed integrare informazioni (I). Il modello pu
essere schematizzato nel seguente modo:
Figura1: Modello di apprendimento Costruttivista di Mayler (SOI model of learning)
Pi analiticamente, secondo Mayer, nel corso del processo di apprendimento lo studente
compie tre operazioni fondamentali: seleziona le informazioni rilevanti attraverso due canali
distinti e paralleli (visivo e uditivo); organizza nella working memory le percezioni visive o
uditive selezionate in un modello mentale visivo o verbale coerente, connettendo cio in modo
appropriato (ad es. attraverso una relazione di tipo causale) le percezioni selezionate; integra
infine le nuove rappresentazioni visive o verbali, utilizzando le conoscenze preesistenti, nella
long-term memory, e ottenendo una rappresentazione integrata del materiale presentato. Le
assunzioni di fondo sono invece che esperienze visive e uditive sono elaborate in distinti e
separati canali e ciascun canale di elaborazione limitato nella sua capacit di trattare
informazioni.
Secondo Mayer la comunicazione multimediale pu migliorare lapprendimento, ma solo ad
alcune condizioni. Occorre infatti tener conto che lo studente apprende meglio:
da parole unite a immagini, piuttosto che solamente da parole (principio di
multimedialit);
quando le parole e le immagini corrispondenti sono vicine tra loro sulla pagina o sulla
schermata (principio di contiguit spaziale);
quando le parole e le immagini corrispondenti sono presentate simultaneamente
piuttosto che successivamente (principio di contiguit temporale);
quando le parole, le immagini o i suoni estranei sono esclusi (principio di coerenza);
Multimedialit e Apprendimento
19
quando le animazioni sono accompagnate da narrazione audio, piuttosto che da testi
scritti sullo schermo (principio di modalit);
da animazioni accompagnate solo da narrazione audio piuttosto che accompagnate sia
da narrazione che da testi sullo schermo (principio di ridondanza).
La multimedialit con uso di immagini, testi, audio, ecc. ha quindi di per s un valore aggiunto,
a patto per di evitare il sovraccarico cognitivo, derivante dalleccessivo impiego di un singolo
canale (visivo o uditivo).
Sempre basandosi sul modello precedente, Mayer indica alcune tecniche per migliorare la
presentazione dei contenuti e promuovere lapprendimento, facilitando lattivazione dei tre
processi cognitivi di selezione, organizzazione e integrazione delle informazioni.
Innanzitutto, per aiutare lo studente a selezionare le informazioni rilevanti e significative lo
psicologo californiano propone alcune tecniche:
evidenziare le informazioni pi importanti attraverso luso di titoli, corsivo, grassetto,
sottolineature, dimensioni del carattere, spazi bianchi, ripetizioni dei concetti
importanti, icone, immagini, ecc.;
aggiungere delle domande e/o esplicitare gli obiettivi didattici in modo da richiamare
lattenzione sui contenuti rilevanti;
fornire delle sintesi riepilogative;
eliminare le informazioni irrilevanti e adottare uno stile conciso, in modo da ridurre il
rumore.
Inoltre, Mayer indica in che modo poi possibile facilitare il processo di organizzazione delle
nuove informazioni e aiutare lo studente a mettere in relazione le rappresentazioni selezionate,
cos da costruire una rappresentazione mentale coerente.
Premettendo che il processo di costruzione di rappresentazioni mentali coerenti dipende dalla
capacit dello studente di riconoscere la struttura concettuale del testo, in questo caso,
pertanto utile:
strutturare in modo chiaro e comprensibile il testo, ossia esplicitare le relazioni
concettuali esistenti tra le sue parti (confronto comparazione, relazione causa effetto,
classificazione, grado di generalit, ecc.);
fornire una scaletta dei passaggi critici;
segnalare i passaggi attraverso parole chiave;
offrire rappresentazioni grafiche attraverso cui mettere in relazione i nuovi concetti
(schemi, mappe concettuali).
Infine Mayer ci suggerisce come aiutare lo studente ad attivare e utilizzare le conoscenze
pregresse, quelle cio depositate nella memoria a lungo termine, e in che modo facilitarlo nel
processo di integrazione delle nuove rappresentazioni attraverso le conoscenze preesistenti.
In questo caso, si pu far uso di:
Multimedialit e Apprendimento
20
anticipatori (advance organizer) contenenti ad esempio analogie;
illustrazioni multiframe, cio per esempio presentazioni simultanee di una stessa
spiegazione in formati diversi (animazione e narrazione);
esempi;
domande.
Un ruolo fondamentale nelle comunicazione multimediale svolto dalle immagini le cui
funzioni principali sono:
Decorativa: pu trattarsi di riproduzioni di oggetti o di eventi che non si riferiscono alle
informazioni contenute nel testo, in questo caso le immagini non hanno particolari
ricadute sullapprendimento;
Rappresentativa: si tratta di immagini che guidano lattenzione su un elemento del testo,
orientando i processi di selezione dellinformazione;
Organizzativa: sono immagini che aiutano il lettore a cogliere i legami tra le
informazioni contenute nel testo;
Interpretativa o esplicativa: nel caso di immagini che illustrano il funzionamento di
processi o sistemi in termini di causalit, attivando processi di integrazione.
Multimedialit e Apprendimento
21
1.4.3 Le immagini nella didattica per alunni con disabilit
Limmagine solitamente considerata una ripetizione/ricostruzione della realt e in base a
questo parametro, chi la osserva ripresenta una realt gi vista e conosciuta, o aiuta a scoprire
un aspetto impensato del mondo, o mostra ci che non consentito vedere per esperienza
diretta.
Lattenta osservazione di una immagine pu essere un ottimo esercizio per stimolare e
soddisfare la curiosit, la voglia di capire, la ricerca di un significato, attirare e mantenere
lattenzione degli alunni o per facilitare la comprensione di un concetto.
Nel lavoro didattico con alunni in difficolt di apprendimento10 o in situazione di disabilit, il
ricorso alle immagini pi frequente e il rischio di utilizzare immagini non adeguate alto. Il
rischio viene aumentato dal fatto che non sempre possibile disporre di immagini relative a
ci di cui si sta parlando, perci si rimedia come si pu e si utilizza quel che si trova.
Daltra parte, con tutti i problemi cui si deve quotidianamente far fronte, soprattutto quando si
opera in attivit di sostegno, certamente quello della scelta costante di immagini adeguate un
problema che facilmente viene tralasciato. Eppure non un problema di poco conto. Quando le
immagini debbono essere strumenti, stimoli, mediazioni per il conseguimento di conoscenze,
occorre per esse una accurata scelta ed una attenta calibratura, altrimenti non solo non viene
introdotta alcuna facilitazione nel processo di apprendimento ma si rischia addirittura di
produrre confusione e fraintendimenti.
Nel contesto di uso delle immagini in attivit didattiche con alunni in situazione di disabilit
dobbiamo affidare alle immagini almeno tre funzioni:
stimolazione percettiva
memoria/recupero di sensazioni ed esperienze
proposizione di informazioni
Per svolgere queste funzioni le immagini debbono essere strutturate e presentate in modo tale
da costituire delle vere e proprie provocazioni per lalunno. Provocazioni che possiamo porre:
a livello sensoriale;
a livello emotivo;
a livello cognitivo.
Daltra parte proprio in una giusta alternanza tra questi tre livelli di provocazione che
normalmente si dovrebbe collocare un intervento di sostegno.
E ovvio che le immagini, per poter costituire delle provocazioni a livello sensoriale, emotivo e
cognitivo debbono essere ideate e realizzate con particolari cure e attenzioni, non intesa in
senso tecnico di realizzazione, ma le immagini necessitano di alcuni elementi catalizzatori, in
10 Angelo Vigo, Le immagini nella didattica per alunni con disabilit, http://www.cstlodi.it/immagininelladidattica.pdf
Multimedialit e Apprendimento
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grado di trasformarle in strumenti, stimoli, mediazioni o in provocazioni per apprendere. Un
primo elemento catalizzatore potremmo individuarlo nel piacere di vedere. Ai bambini piace
vedere, piace osservare, piace subire il fascino degli stimoli visivi.
Ma ci sono altri elementi catalizzatori come ad esempio lintimit, la padronanza, la possibilit
di agire, cio sensazioni molto particolari di cui un bambino, e soprattutto un bambino in
situazione di disabilit, ha bisogno per sentire una situazione di apprendimento come
significativa per s.
Lintimit riguarda ci che pi profondo, ci che sta pi dentro. Per provare una
sensazione di intimit, in una situazione scolastica, occorre poter sentire le attivit proposte
dallinsegnante come qualcosa di perfettamente aderente alle proprie esigenze, come una
risposta ai propri intimi e profondi bisogni.
La padronanza unaltra sensazione di cui il bambino ha bisogno per poter imparare, ma la
padronanza non da intendere solamente come la capacit di controllo e di dominio di un
oggetto o di un evento, ma vuol dire ritrovare, nel clima e nellambiente in cui inserito, delle
oggettive condizioni di operativit indipendentemente dalle sue specifiche condizioni
psicofisiche.
Multimedialit e Apprendimento
23
1.4.4 Alcuni suggerimenti per utilizzare MS PowerPoint
Cliff Atkinson il curatore dellunico blog11 che a livello mondiale si occupa esclusivamente dellecologia di PowerPoint, e si rif agli studi degli anni novanta di Richard Mayer che hanno analizzato le modalit di apprendimento e luso integrato di parole e immagini secondo tre concetti chiave:
doppio canale: la mente ha due canali di apprendimento, quello visivo e quello verbale; capacit limitata: in ogni canale riusciamo a far passare poche informazioni alla volta; elaborazione attiva: chi ascolta ritiene non tutto quello che gli viene proposto, ma solo
quello che gli serve.
Su questa base Atkinson consiglia di scrivere le presentazioni PowerPoint seguendo 4 principi:
principio di segnalazione: scrivere un titolo chiaro che sintetizzi il contenuto della pagina in ogni pagina;
principio di segmentazione: se si assimila meglio un concetto alla volta, ogni slide deve essere dedicata a un solo tema;
principio di modulazione: una slide non una pagina formato A4 e una slide piena di testo chiude il canale visivo;
principio di multimedialit: usare la grafica per tradurre i concetti in immagini e le immagini per fornire suggestioni.
11 Cliff Atkinson, Beyond Bullets blog, http://www.beyondbullets.com
Multimedialit e Apprendimento
24
1.4.5 Le patologie
Disturbi generalizzati dello sviluppo
I disturbi generalizzati dello sviluppo12 rappresentano un capitolo molto complesso e dibattuto,
essendo ancora in corso di studio e verifica la causa scatenante e lo sviluppo patogenetico. Le
diverse correnti di pensiero hanno nel tempo strutturato differenti sistemi di classificazione che
risentono delle ipotesi teoriche di base. Di conseguenza anche per quanto concerne lapproccio
terapeutico e/o riabilitativo si registrano diverse strategie, che rendono ancor pi complesso il
compito di fornire una presentazione il pi possibile esaustiva e chiara di questa problematica.
Tali disturbi rappresentano peraltro situazioni cliniche di grande impatto in tutti gli ambiti della
vita, sociale e di relazione (famiglia, scuola, lavoro), e pertanto meritano di essere trattati in
maniera specifica.
Attualmente i sistemi di classificazione pi frequentemente utilizzati, su cui vi un diffuso
consenso sono DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) ed ICD-10
(International Classification of Diseases).
I Disturbi generalizzati dello sviluppo rappresentano una distorsione dello sviluppo di base che
riguarda la comunicazione, verbale e non verbale, le capacit sociali e lattivit immaginativa.
Sono inoltre compromesse funzioni psicologiche di base quali lattivit motoria, lattenzione, la
percezione sensoriale, lumore ed il funzionamento intellettivo. Nel DSM viene precisato
inoltre la frequente associazione con ritardo mentale.
Secondo il DSM-IV si riconoscono allinterno di questo capitolo i seguenti distinti disordini:
Disturbo Autistico
Disturbo di Rett
Disturbo Disintegrativo della fanciullezza
Disturbo di Asperger
Disturbo Generalizzato dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato (NAS)
LICD-10, che raggruppa questi disturbi sotto la dicitura di Sindromi da Alterazione Globale
dello Sviluppo Psicologico, oltre alle cinque sindromi elencate, inserisce anche:
Autismo atipico
Sindrome iperattiva associata a ritardo mentale e movimenti stereotipi
Il disturbo di pi frequente riscontro clinico la Sindrome Autistica le cui caratteristiche
distintive sono la menomazione:
dellinterazione sociale
12 Maria Bruna Fagiani, Lineamenti di psicopatologia dellet evolutiva, Carrocci Editore, Roma 2002
Multimedialit e Apprendimento
25
della comunicazione verbale e non verbale
del comportamento e della attivit immaginative
Per la formulazione della diagnosi di autismo, oltre alla compromissione nelle tre aree,
lesordio dei sintomi deve avvenire entro i tre anni di vita.
Per quanto concerne la menomazione qualitativa nelle interazioni sociali reciproche, essa si
evidenzia nellincapacit di comportamenti non verbali come il contatto oculare, la mimica
facciale, la postura ed i gesti comunicativi, nellincapacit di sviluppare relazioni con i coetanei
appropriate
rispetto al livello di sviluppo, nella mancanza di condivisione spontanea di esperienze con gli
altri, nella mancanza di reciprocit sociale ed emozionale. Tali manifestazioni risultano sempre
presenti nel disturbo ma possono variare nel corso nella vita e nei differenti contesti ed essere
dintensit variabile da soggetto a soggetto, a seconda del grado di disturbo presentato, essendo
possibile riscontrare nellAutismo unampia gamma di modalit di presentazione.
Il bambino autistico potrebbe essere in grado di interagire da un punto di vista fisico, in attivit
di gioco corporee, ma non essere in grado di entrare in un gioco immaginativo o in cui gli
venga richiesta la capacit di cooperare.
La menomazione qualitativa nella comunicazione interessa sia larea verbale che non
verbale, in maniera diversa a seconda dellet e della profondit del disturbo.
Si manifesta con un ritardo o la totale assenza del linguaggio, con linguaggi atipici per tono,
volume o estensione della voce, con comparsa di ecolalie e neologismi. Dove presente un
linguaggio, esso caratterizzato da ripetitivit di contenuti, incapacit di usare e comprendere
un linguaggio metaforico, figurato, di tipo simbolico. Il gioco immaginativo e simbolico, che si
correla con la comparsa di una comunicazione adeguata, appare anchesso povero e ripetitivo.
Un elemento caratteristico della sindrome la presenza di comportamenti stereotipati che
tendono a ripresentarsi frequentemente nel corso della giornata, apparentemente non finalizzati,
fino a divenire in alcuni casi lunica attivit effettuata. Le stereotipie gestuali (es. movimento di
sfarfallamento o di rotazione con le mani, spesso in visione laterale) tendono a diminuire in
frequenza nel corso della vita e molto spesso si modificano, talora divenendo pi complesse od
inserite in una attivit rituale pi articolata.
Per quanto concerne il trattamento educativo13 gli interventi pi frequenti devono in primo
luogo prevedere un approccio individualizzato, perch a dispetto delle classificazioni, gli
individui affetti da autismo presentano personalit differenti e background sociali molto vari.
In secondo luogo deve prevedere una continuit strutturale in quanto il soggetto autistico ha la
necessit di ritrovare le stesse persone che si occupano di lui, le stesse insegnanti, una ritmicit
costante nelle attivit da svolgere, nei tempi e luoghi in cui queste vengono svolte, su cui
costruire piccole e lente modificazioni che mirino a renderli pi flessibili senza disorientarli o
disorganizzarli.
13 Maria Rosa Pizzamiglio, La riabilitazione neuropsicologica in et evolutiva, Franco Angeli 2003
Multimedialit e Apprendimento
26
In terzo luogo i bambini sono di solito in grado di lavorare con un unico pensiero alla volta e
quindi le istruzioni devono essere date una per volta, in maniera semplice e priva di ambiguit
o possibili interpretazioni. Accanto alle istruzioni verbali utile associare talvolta una
spiegazione gestuale o un modello da imitare.
In quarto luogo va ricordato che questi bambini presentano una difficolt di pianificazione ed
organizzazione, oltre ch spaziale anche temporale, e pertanto ogni compito deve essere portato
a termine prima di iniziare il successivo.
Ritardo mentale
Il ritardo mentale14 una condizione clinica complessa, caratterizzata dalla presenza di un
deficit cognitivo, che produce una azione di distorsione complessiva, pi o meno massiccia,
della personalit del soggetto e delle sue possibilit di adattamento per cui per es. lincidenza di
disturbi psichiatrici nei soggetti con ritardo mentale diverse volte superiore a quella in
soggetti normodotati. I disturbi psichiatrici che pi comunemente si associano al ritardo
mentale sono i Disturbi da Tic, il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattivit, i Disturbi
dellUmore, i Disturbi da Movimenti Stereotipati ed i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo.
Secondo lICD-10 il ritardo mentale rappresenta una condizione di interrotto o incompleto
sviluppo psichico, caratterizzata soprattutto da compromissione delle abilit che si manifestano
durante il periodo evolutivo e che contribuiscono al livello globale di intelligenza, cio quelle
cognitive, linguistiche, motorie, affettive e sociali.
Il ritardo mentale valutato attraverso misurazioni standard che tengono conto della
definizione di intelligenza che pur essendo intuitivo come concetto, risulta difficile da definire.
Infatti, latto intelligente non solo operazione di pensiero, ma il risultato della
collaborazione tra pensiero, funzioni e attivit psichiche che del pensiero non fanno parte,
come: affettivit, interesse, motivazione. Si pu, peraltro, tenere presente il fatto che la capacit
di risolvere problemi, comprendere, stabilire nessi logici attivit psichica suscettibile di
misurazione, sulla base della ovvia constatazione che ogni individuo in grado di comprendere
o risolvere problemi entro un certo grado di difficolt. La valutazione qualitativa di tale
capacit d la misura dellintelligenza. Lefficienza intellettiva , peraltro, rappresentata dal
livello di complessit delle operazioni logiche che ogni individuo pu formulare. Per giungere
alla misurazione dellintelligenza si quindi introdotto i concetto di et mentale, cio il livello
di efficienza intellettiva relativo al livello di maturazione delle funzioni cognitive di un
determinato soggetto, e per permettere il confronto tra soggetti di et diverse, si giunti al
calcolo del Quoziente di Intelligenza (QI), ottenuto dividendo il valore dellet mentale per il
valore dellet cronologica. Quando un soggetto raggiunge al test unet mentale uguale allet
cronologica, il valore del QI sar 100%, questo il valore della media normale seguendo una
distribuzione statistica dei risultati. Valori di QI inferiore alla media normale indicano un
ritardo nello sviluppo delle funzioni cognitive, mentre un valore superiore alla media normale
indica una maggiore sviluppo delle stesse funzioni.
14 Maria Bruna Fagiani, Lineamenti di psicopatologia dellet evolutiva, Carrocci Editore, Roma 2002
Multimedialit e Apprendimento
27
Il cut-off stabilito (QI inferiore a 70) per certi versi del tutto arbitrario, non rispondendo a
considerazioni di natura anatomo-funzionale, n di strutturazione neuropsicologica, n tanto
meno di natura psicodinamica, ma bens formulato sulla base di considerazioni puramente
statistiche, di distribuzione e descrizione dei dati.
I risultati ottenuti mediante strumenti testali vanno comunque confrontati con una valutazione
clinica globale del funzionamento cognitivo e pertanto necessitano di essere effettuati da
persone esperte e competenti, che conducano inoltre una indagine approfondita sui
comportamenti del soggetto nei diversi ambiti di vita (famiglia, scuola, centri ricreativi).
Va infatti sottolineato che le abilit intellettive ed il funzionamento sociale, oltre ad essere
complesse da valutare, tendono a modificarsi nel tempo, spontaneamente ed in relazione ad
interventi di tipo psico-educativo e riabilitativo.
Il DSM-IV specifica in base al punteggio raggiunto al test intellettivo diversi sottotipi di ritardo
mentale, che rappresentano anche dei livelli di progressiva gravit del disturbo:
Livello QI tra 50-55 e 70 corrisponde ad un ritardo mentale LIEVE (nelladulto
corrisponde ad unet mentale di 9-12 anni)
Livello di QI tra 35-40 e 50-55 corrisponde ad un ritardo mentale MODERATO
(nelladulto corrisponde ad unet mentale di 6-9 anni)
Livello di QI tra 20-25 e 35-40 corrisponde ad un ritardo mentale GRAVE (nelladulto
corrisponde ad unet mentale di 3-6 anni)
Livello QI inferiore a 20-25 corrisponde ad un ritardo mentale GRAVISSIMO o
PROFONDO (nelladulto corrisponde ad unet mentale inferiore a 3 anni)
Quando il QI non ottenibile per la mancata collaborazione del soggetto ai test standardizzati
ma si presume essere inferiore al valore limite di 70 si parla di ritardo mentale di GRAVITA
NON SPECIFICATA.
Per ogni livello di QI sono stati inoltre descritti i corrispondenti livelli di comportamento
adattivo attesi (vedi ICD-10):
Nel RITARDO MENTALE LIEVE si osservano frequentemente difficolt
dellapprendimento in ambito scolastico, mentre nellet adulta molto sovente
raggiungono una autonomia lavorativa, relazioni sociali soddisfacenti, e risultano in
grado di contribuire al benessere della societ.
Nel RITARDO MENTALE MODERATO si associa a marcati ritardi dello sviluppo
durante linfanzia, pur potendo sviluppare un certo grado di indipendenza nella cura di
s, discrete abilit scolastiche e capacit comunicative. Per essere inseriti in un ambito
sociale e lavorativo necessitano abitualmente di un supporto.
Nel RITARDO MENTALE GRAVE quasi sempre indispensabile un supporto
continuo.
Nel RITARDO MENTALE GRAVISSIMO vi una grave limitazione nella cura di s,
nella continenza, nella comunicazione e nella mobilit.
Multimedialit e Apprendimento
28
Il ritardo mentale grave solitamente identificabile gi nel 1 anno e la gravit precisabile a
3-4 anni, il ritardo mentale lieve-medio solitamente identificabile in et prescolare.
Con laumentare della scolarizzazione, del benessere economico ed il rendersi sempre pi
complesso del sistema sociale e lavorativo, i ritardo mentale di grado lieve tendono a divenire
sempre pi frequentemente e precocemente manifesti, in et scolare, mentre rimanevano
frequentemente inosservati e ben integrati nella societ pretecnologica. Sempre in relazione al
mutamento sociale si correla altres il rilievo che nei soggetti affetti da ritardo mentale si
osservano talvolta buone prestazioni specifiche, come ad es. abilit di letto-scrittura, in assenza
di un pari sviluppo delle capacit adattive. E vero al contempo che la nostra societ richiede
comportamenti adattivi sempre pi elevati che potrebbe determinare un aumento del numero di
soggetti che non appaiono in grado di soddisfarvi, anche in presenza di capacit cognitive
adeguate allet, come spesso si osserva nei gruppi etnici isolati o che non si riconoscono nei
valori della societ in cui vivono (es. popolazioni Rom o emigrati da paesi africani). Questa
osservazione penso possa dare una misura della difficolt di stabilire il confine tra normalit
intellettiva e ritardo mentale, anche avvalendosi di strumenti il pi possibile oggettivi, quali i
test.
Multimedialit e Apprendimento
29
1.5 Dossier di documentazione
1.5.1 Intervento didattico
Presentazione dellallievo e del contesto scolastico
Gianluca lallievo seguito durante lattivit di tirocinio attivo presso la scuola secondaria di
secondo grado.
In un primo momento lattivit svolta, dopo unintensa discussione con in docente accogliente,
rivolta alle descrizione dellalunno, si concentrata sullosservazione in classe per rafforzare
la conoscenza dellallievo, funzionale alla progettazione di un intervento educativo
individualizzato. Una conoscenza intesa come uno svelarsi reciproco, che va incontro
allaltro, lasciando gli spazi necessari alla progettazione. In tal senso lanalisi della diagnosi
funzionale ha permesso di avere una descrizione analitica e delle compromissioni e delle
potenzialit di recupero, evidenziabili nello stato psico-fisico dellalunno.
Gianluca una ragazzo di 17 anni, nato prematuro, che ha trascorso 6 mesi in incubatrice,
correndo il rischio di non riuscire a sopravvivere, e che gli ha sicuramente comportato un
ritardo mentale medio. Dallanalisi funzionale risulta che la sindrome prevalente un disturbo
generalizzato dello sviluppo associato ad un ritardo mentale medio. In particolare, le capacit
intellettive sono mediamente compromesse, il deficit motorio lieve, mentre le capacit
relazionali e affettive sono gravemente danneggiate. Gianluca presente problematiche
relazionali, necessaria sempre della mediazione di un educatore, invece sul piano
dellautonoma personale non presenta particolari problemi, ma incontra delle difficolt nelle
autonomie sociali, nel mettersi in relazione con il gruppo soprattutto in fase di conoscenza. Da
un punto di vista linguistico riesce ad esprimersi in modo adeguato. Le capacit motorie sono
inficiate da continui movimenti delle mani legati allinstabilit emotive. Infine, da un punto di
vista cognitivo presenta un deficit medio, conosce il concetto di numero ma non manipola bene
le quantit.
Dalla mia osservazione in classe emerso che Gianluca da un punto di vista linguistico non
presenta grossi problemi, anzi rispetto ai compagni possiede buone capacit espressive, che gli
consentono di articolare espressioni verbali a volte evolute, con un vocabolario ricco di parole,
dovuto sicuramente al fatto che trascorre molte ore della giornata ad ascoltare trasmissioni
televisive, soprattutto sportive dove il linguaggio non infantile ma rivolto ad un pubblico
adulto. Allo stesso modo comprende pienamente il significato dei discorsi fatti, pertanto per
quanto riguarda la comprensione verbale possiamo considerarlo alla pari dei compagni, sempre
limitatamente a quelle che sono le reali capacit cognitive.
Da un punto di vista motorio presenta delle difficolt, e sappiamo come lo sviluppo delle
funzioni psicomotorie sia fondamentale per leducazione cognitiva del soggetto in quanto
levoluzione delle seconde, tributaria dello sviluppo della prima. In particolare, presenta
difficolt di coordinamento dei movimenti che si manifesta sia nella deambulazione (solleva
maggiormente la gamba rispetto al dovuto) sia nella manipolazione di oggetti. Stranamente,
mentre Gianluca parla e comprende discretamente, allo stesso tempo per non riesce a leggere
Multimedialit e Apprendimento
30
adeguatamente (dislessia), presenta le manifestazioni pi frequenti che sono la dislessia visivo-
semantica, la dislessia fonologica, cio ha delle difficolt nellanalisi della parola scritta, per
estrarre una rappresentazione grafemica, che attraverso un processo di conversione fonologica
porta alla produzione della parola orale. In pratica, Gianluca non riesce a ricostruire una
rappresentazione mentale della parola scritta, ma la parola la conosce.
Allo stesso modo, non riesce a scrivere (disgrafia), cio non riesce ad attuare lanalisi acustica
della parola per ottenere una rappresentazione fonologica, che attraverso il sistema semantico,
consente di ottenere la rappresentazione ortografica e quindi dei grafemi che compongono la
parola scritta. Questa analisi porta a dire che Gianluca ha una produzione grafica paragonabile
a quella di un bambino di 4 anni, che non ha ancora raggiunto uno stadio adeguato di sviluppo
delle funzioni psicomotorie, corporee, sensoriali, percettive. Presenta quei sintomi tipici della
disgrafia, quali il tratto irregolare, grafia discontinua, lettere slegate, mancata chiusura di forme
tendenzialmente circolari.
Da un punto di vista matematico presenta forti difficolt (discalculia), anche semplicemente nel
contare un numero di oggetti superiore a 40, cio per Gianluca non esistono numeri sopra il 40,
mentre diventa quasi impossibile la soluzione di problemi aritmetici e geometrici di media
complessit. Gianluca conosce i numeri come parole, anche numeri grandi, ma non li domina
come quantit. Riesce solo a controllare quantit che si possono rappresentare su due mani,
quindi mentre riesce a sommare 3+4, diversamente, diventa difficile sommare 30+40=70, e
anche proponendogli i risultato lui potrebbe leggerlo come 7 e 0, o addirittura 0 e 7, cio
presenta problemi di allineamento. Infatti, noto come lallineamento delle cifre alla base
delle possibilit di realizzare i calcoli matematici rispettando con la giusta collocazione i
rapporti di quantit numerici. Inoltre, si nota come la mancanza di unadeguata organizzazione
spazio-temporale sia responsabile della mancata acquisizione della matematica in quanto la
numerazione una successione di elementi nel presente, come la percezione temporale.
Per quanto concerne gli obiettivi dellintegrazione scolastica, lallievo fortemente integrato,
svolge le lezioni regolarmente in classe, motivato ed aiutato dalla presenza di un PC. Partecipa
attivamente alle attivit scolastiche, quali lo sviluppo di trasmissioni rivolte alla Web Radio
dellIstituto, prestandosi ad effettuare interviste su vari argomenti di interesse, come musica,
sport, attualit, e non solo, partecipa anche con i compagni alle attivit ricreative, presso il bar
dellIstituto, durante lintervallo, manifestando una sufficiente autonomia, una buona capacit
di relazionarsi, ed una buona socializzazione indispensabile per una convivenza civile e
responsabile. Inoltre, un piano di interventi che porti lalunno a raggiungere risultati
apprezzabili sul piano dellintegrazione sociale coinvolge il concetto di Rete Sociale, intesa
come un insieme di attori che realizzino attivit, relazionate tra loro, con modalit e strumenti
diversi, con lobiettivo comune di focalizzare lattenzione sui bisogni specifici delle persone
con gravi problemi per costruire insieme un processo di integrazione e un progetto di vita. In
tale contesto si colloca lippoterapia che Gianluca svolge. L'ippoterapia consiste nella
induzione di miglioramenti funzionali psichici e motori attraverso lattento uso dei numerosi
stimoli che si realizzano nel corso della interazione uomo-cavallo. E noto, infatti, come lo
sport sia elemento fondamentale di tutte le persone, e ancor di pi per i disabili, in quanto non
rappresenta solo un mezzo per il recupero psicofisico del disabile, ma anche uno stimolate
Multimedialit e Apprendimento
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mezzo di integrazione sociale. Oltre allo sport, gli educatori, messi a disposizione dagli enti
locali presenti sul territorio, coinvolgono Gianluca in attivit teatrali con lo scopo di potenziare
lautonomia socio-personale.
Progettazione intervento didattico
A fronte di queste considerazioni derivanti da unattivit osservativa, con il docente accogliente
abbiamo sviluppato un intervento didattico sfruttando le abilit residue. Nel dettaglio la
comunicazione con lalunno sfrutta i canali di input residui che sono: il riconoscimento delle
immagini, di forme, e il canale uditivo che intatto. Inoltre, si sono presi in considerazione i
compensatori di attenzione, cio quali sono le attivit che lo attraggono, lo interessano, quindi
quali sono i fattori che catalizzano lattenzione lungo i canali di input. Il docente accogliente ha
riscontrato precisamente: la musica, i cartoni animati, il calcio e aspetti sportivi in generale,
attualit, mezzi e strumenti tecnologici e soprattutto il personal computer. Di conseguenza,
lintersezione dei due punti precedenti ha come risposta che la didattica multimediale permette
di affrontare gli apprendimenti curricolari passando da uno o pi di questi elementi. Questo
aspetto fortemente supportato dalla scuola in quanto il Piano dellOfferta Formativa prevede
una specializzazione in Informatica con una sperimentazione autonoma in "Multimedialit e
Comunicazione Digitale". Pertanto presso lIstituto presente un laboratorio multimediale dove
possibile sviluppare attivit didattiche con un contenuto tecnologico estremamente elevato
rispetto agli standard.
Tutto questo prende spunto da Feuerstein15 il quale sottolinea il fatto che ogni allievo
modificabile, proprio perch appartiene al genere umano dove lintelligenza plastica, quindi
modificabile, per deve trovarsi in un ambiente favorevole, pertanto lobiettivo la ricerca
delle giuste condizioni ambientali favorevoli allapprendimento, che con lallievo seguito
risulta essere la presenza del PC in classe e il laboratorio multimediale.
La scelta di attuare un intervento didattico multimediale si colloca allinterno di una
programmazione a lungo termine che ha come obiettivo finale mettere Gianluca nella
condizione di operare al meglio con un strumento potente quale il PC. Infatti, per far si che
Gianluca possa acquisire una maggiore autonomia necessario che impari a lettere almeno
attraverso sintesi vocale, cio lui non in grado di leggere, ma se qualcuno lo fa per lui in
grado di capire il significato, sempre compatibilmente con quelle che sono le sue capacit
cognitive. Pertanto un software dotato di scanner per leggere il testo con la possibilit di
essere riprodotto con voce sintetica si configura come uno strumento di maggiore autonomia
futura.
Nello specifico lintervento didattico ha focalizzato lattenzione sullanalisi delle immagini,
rivolta a rafforzare la capacit di discriminazione delle forme, sia nella dimensione, che nella
collocazione spaziale (destra, sinistra, in alto e in basso, in primo piano e sfondo) allinterno
15 Vittorio Venuti, Lorenza Carelli, Manuale per lintegrazione scolastica degli alunni disabili, Euroedizioni , Torino, 2007
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della dimensione iconografica. Lintervento educativo stato pensato e contestualizzato
durante una lezione di Sistemi di Elaborazione e Trasmissione dellInformazione in cui la
classe era impegnata nello studi delle Reti di Calcolatori e degli apparati di interconnessione
(Hub, Switch e Router). Ovviamente, una tale attivit estremamente complessa per Gianluca,
per lobiettivo che ci siamo prefissati stato quello di arrivare a comprendere il
funzionamento degli apparati di rete citati, attraverso la realizzazione di presentazioni
multimediali animate in cui si simula il comportamento del dispositivo, arricchite da una
descrizione sonora alcune volte prodotta direttamente dallalunno. In questo modo abbiamo
compreso con laiuto di unimmagine in movimento le caratteristiche dei vari dispositivi
oggetto di studio, e i loro diverso comportamento, raggiungendo lobiettivo minimo prefissato,
in sintonia con la programmazione di classe.
Scheda sintetica dellintervanto didattico
Unit Didattica
Reti di calcolatori ed apparati di interconnessione
Prerequisiti: Conoscenze di base su hardware e software Conoscenze minime sulla rete telefonica fissa Conoscenze minime sul sistema postale
Descrittore:
Reti locale di calcolatori LAN Local Area Network Regole per il trasferimento dei dati Commutazione di pacchetto Apparati di rete e loro funzionamento: Hub, Switch e Router
Obiettivi Specifici:
Conoscere il concetto di rete e reti di calcolatori Conoscere come costituita una rete locale Conoscere i dispositivi di interconnessione e il loro funzionamento macroscopico Conoscere il concetto di rete globale (Internet) e il funzionamento degli apparati di
interconnessione interessati (Router) Obiettivi Generali:
Promuovere maggiori competenze nelluso del Personal Computer Migliorare le capacit motorie per eseguire movimenti fini attraverso luso del
mouse Migliorare le capacit affettivo/relazionali attraverso luso del calcolatore per
suscitare sensazioni di sicurezza, padronanza e adeguatezza alla vita scolastica Promuovere una reale integrazione scolastica attraverso luso del Personale
Computer in classe Rafforzare la capacit di discriminazione delle forme, sia nella dimensione, che
nella collocazione spaziale Strumenti:
Personal computer MS PowerPoint 2007
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MS Paint DSpeech Audacity Rete Internet
Spazi:
Classe Laboratorio multimediale Laboratorio sistemi
Verifica:
Colloquio orale con il docente curricolare in cui verranno esposte le slide prodotte con eventuali domande di approfondimento da parte del docente. Suddivisione oraria:
Lezione 1 (3 ore): Definizione del concetto di rete di calcolatori e in particolare reti locali a stella.
Lezione 2 (3 ore): Definizione dellapparato di rete Hub e funzionamento. Lezione 3 (3 ore): Definizione dellapparato di rete Switch e funzionamento. Lezione 4 (3 ore): Definizione dellapparato di rete Router e funzionamento. Lezione 5 (3 ore): Rivisitazione generale del materiale prodotto e verifica finale.
Finalit generali:
Aumentare le competenze nelluso del personal computer per giungere alla fine del quinto anno ad una buona padronanza dello strumento per utilizzare programmi di sintesi vocale per acquisire una maggiore autonomia sociale.
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Materiale prodotto
Prima lezione
Figura2: Slide prodotta durante la prima lezione
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Innanzitutto, durante la prima lezione abbiamo reperito in Internet tutte le immagini
necessarie per la realizzazione della presentazione multimediale in MS PowerPoint. In
particolare, abbiamo rintracciato le immagini per i PC della rete, le immagini relative ai
dispositivi di rete, limmagine relativa ai messaggi/dati (una busta da lettere). Il primo
concetto esaminato stato quello di rete locale a stella. Per avere una rappresentazione pi
precisa, nella presentazione stata aggiunta unimmagine schematica del concetto esposto,
corredata da una descrizione sonora, ottenuta attraverso sintesi vocale con il programma
DSpeech. Successivamente nella presentazione sono stati aggiunti i vali elementi che
costituiscono la rete, con una animazione grafica a comparsa, e con un sonoro descrittivo
dellelemento inserito.
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Seconda lezione
Figura3: Slide prodotta durante la seconda lezione
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Durante la seconda lezione abbiamo esaminato il comportamento dellHub. In un primo
momento, attraverso il programma MS Paint, disponibile sul PC, abbiamo realizzato la rete
interconnettendo i PC con il dispositivo oggetto di studio creando cos unimmagine di una
rete a stella. In un secondo momento abbiamo aggiunto alla presentazione multimediale, una
seconda diapositiva contenente limmagine creata ed abbiamo inserito le animazioni
necessarie per muovere lungo limmagine della rete la lettere, cio i dati, in modo del tutto
simile a come avviene nella realt. Anche in questo caso ogni singolo passo di avanzamento
dellanimazione arricchito da una descrizione sonora prodotta questa volta dallallievo nel
laboratorio multimediale attraverso il programma Audacity. In questo caso abbiamo osservato
con lallievo che lHub un dispositivo poco utilizzato oggigiorno, in quanto replica i
messaggi a tutti i destinatari intasando la rete, e il concetto fortemente evidenziato dallo
moltiplicazione delle lettere che si hanno durane lanimazione grafica.
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Terza lezione
Figura4: Slide prodotta durante la terza lezione
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Sostanzialmente identica alla seconda solo che abbiamo cambiato il dispositivo oggetto di
studio (lo switch) e abbiamo introdotto il concetto di indirizzo MAC per il PC al fine di
spedire la lettera al solo destinatario del messaggio. Per giungere alla comprensione del
funzionamento si rappresentato il fenomeno facendo una similitudine con il sistema postale
riscoprendo nello switch il ruolo di postino.
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Quarta lezione
Figura5: Slide prodotta durante la quarta lezione
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Durante la quarta lezione abbiamo esposto il concetto di rete internet, labbiamo rappresentato
come una nuvola grande a cui sono connesse le varie reti a stella precedentemente studiate
(nuvole pi piccole), e abbiamo individuato il dispositivo responsabile di tali collegamenti.
Sempre attraverso animazione grafica abbiamo intuito il ruolo svolto dal router, paragonandolo
ad un vigile urbano, situato ad incrocio stradale, che da informazioni per smistare il traffico alle
varie macchine passanti, che nel nostro caso la lettera, e cio i dati.
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1.5.2 Schede bibliografiche e sitografiche
SCHEDA BIBLIOGRAFICA
N rif. A1 (indice ragionato)
TESTO ESAMINATO
Autore: Antonio Calvani
Titolo del libro: Che cos la tecnologia delleducazione
CASA EDITRICE: Carrocci
CITTA: Roma
ANNO: 2004
Concetto: Il volume costituisce una guida introduttiva alla tecnologia delleducazione e si sofferma su
temi caratteristici dellarea, quali linstructional design, le-learning, il collaborative learning, la
comunit di pratica, e su alcuni tratti tipici del modo di operare dellesperto di tecnologia
delleducazione. Definizioni e citazioni: La tecnologia delleducazione una disciplina che studia i cambiamenti prodotti dallutilizzo dei media nel campo dellapprendimento e che si propone di fornire le conoscenze teoriche e gli strumenti necessari alla progettazione e allallestimento di sistemi e ambienti formativi in contesti come la scuola, lazienda, luniversit. Eventuali rimandi ad altri testi o autori: Varisco, Jonassen, Bruner, Winograd Eventuali note o commenti:
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SCHEDA BIBLIOGRAFICA
N rif. A2 (indice ragionato)
TESTO ESAMINATO
Autore: Antonio Calvani
Titolo del libro: Educazione, comunicazione e nuovi media. Sfide
pedagogiche e cyberspazio
CASA EDITRICE: UTET Universit
CITTA: Torino
ANNO: 2001
Concetto: Il volume offre una introduzione, rivolta ad educatori e studenti, nei riguardi dellarea che si
viene generando dallincontro tra educazione, media e tecnologia. Il volume articolato in
quattro parti: nella prima si presentano i concetti e le definizioni preliminari; nella seconda si
rivolge lattenzione alle modalit dincontro tra educazione e media; nella terza si presenta un
quadro storico dello sviluppo della Education Technology, dei suoi principali riferimenti
teorici; nella quarta si tratta dei recenti sviluppi di Internet e delle sue implicazioni nellambito
della formazione e sperimentazione didattica. Definizioni e citazioni: La Media Education, campo disciplinare di confine tra scienze delleducazione e della
c