municipium ottobre 2013

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Periodico della Città di Arpino ANNO V Ottobre 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA “MUNICIPIUM” Papa Francesco, parlando ai Gesuiti dopo la visita della Specula vaticana, li invitava a percorrere le periferie dell’e- sistenza e a stare sulle frontiere tra la fede e il sapere umano. All’inizio del nuovo anno scolastico, la sua voce programma una Chiesa che sa farsi ascoltare, ci stimola alla ricerca della verità avvertendoci di tenerci lontani dalla tentazione di crederci al centro dell’universo. Siamo il terzo pianeta vicino al Sole, che fa parte della perife- ria della nostra galassia (siamo a 28.000 anni luce dal centro galattico) una tra cento miliardi di galassie, ognuna delle quali con miliardi di stel- le e pianeti: non ci sorprenda la verti- gine della mente ma la mancanza di umiltà. Possiamo far nostre le parole di Isaac Newton: “Io mi vedo come un fanciullo che gioca sulla riva del mare, e di tanto in tanto si diverte a scoprire un ciot- tolo più levigato o una conchiglia più bella del consueto, mentre davanti a me si sten- de inesplorato l’immenso oceano della veri- ”. Cristo dal Vangelo ci raggiunge: Io sono la verità”. La fede non è cosa di sola ragione ma di cuore che fa esperienza di una Persona: per capirlo bisogna viverlo. Non è sapere di un libro riletto saltuariamente o di abitu- dini nelle quali ci accomodiamo. Alla luce della fede cristiana ripensiamo la tragedia dell’Olocausto: una vera incarnazione dello spirito del male (cri- minali al potere assoluto, conquistato democraticamente): evento indicato nell’Apocalisse nell’enorme “drago rossoche ponendosi dinanzi alla Donna luogo della vita (Maria di Nazareth), sembra trionfare. Su tanta tragedia nella quale l’antico Caino torna ad uccidere l’in- nocente Abele mandato a morire nelle camere a gas col volto dei bimbi che entrano tenendosi per mano e costret- ti a cantare, si erge Cristo presente in un uomo, Padre Massimiliano Maria Kolbe che si offre al posto di un padre di famiglia con sette figli, presente in una donna Edith Stein, undicesima figlia di una coppia di ebrei, convertita al Cattolicesimo al quale offre il frutto di una brillante intelligenza che impianta quanto appreso alla scuola della fenomenologia di E. Husserl, nell’architettura razionale della tomi- stica; presente in Bonhoeffer, pastore protestante, che alla domanda: dov’era Dio ad Auschwitz? Risponde: “Il Signore è impotente e debole. Così e solo così rimane con noi e ci aiuta in virtù della sua sofferenza. Non della sua Onnipotenza”. Tutti e tre martiri uccisi con Cristo presente in croce ad Auschwitz: San Massimiliano Kolbe, Santa Teresa Benedetta della Croce, Bonhoeffer. Questa è la storia nella quale tre cristiani, nostri fratelli, hanno dato ragione della stessa fede che noi oggi professiamo. don Franco Ranaldi La ragione dell’anno della Fede Egregio Presidente Zingaretti Chi Le scrive è la redazione di un periodico a carattere locale che ha raccolto diverse segnalazioni di dis- senso di tanti cittadini in merito alla vicenda che veniamo di seguito a sottoporre alla Sua attenzione. Nel mese di luglio c/a. è stato siglato un accordo tra i commissari dell’ASL di Frosinone e dell’ammi- nistrazione provinciale di Frosinone che individua la struttu- ra dell’ ex ospedale di Arpino quale nuova sede per un indirizzo scola- stico, nello specifico il Liceo Classico Tulliano. L’ Ospedale Civile Santa Croce era un presidio sanitario a gestione diretta che negli ultimi anni accoglieva i pazienti di tutto il comprensorio nel suo efficiente reparto di lungo- degenza; chiuso definitivamente circa 2 anni addietro a causa dei tagli imposti dalla spending review. Si tratta di una costruzione nuova, in ottimo stato, situata appena fuori il centro storico. A nostro avviso la decisione di convertire l’ospedale in scuo- la contrasta con la riqualificazione della struttura stessa e sosteniamo che la cittadinanza arpinate possa così essere privata di un diritto fondamentale. Lei ha recentemente idealizzato “Le Case della salute”, ovvero un modello nuovo di concepire la sanità, mirato a ripristinare i servizi assistenziali come prioritari per i cittadini, una sorta di alternativa al Pronto Soccorso, dove ogni anno arrivano oltre 1milione di codici bianche e verdi, facilmente cura- bili dai medici di famiglia; le Case della Salute offriranno assistenza e cura e produrranno risparmi consistenti attraverso il decongestionamento degli ospedali, rispondendo oltremodo alle esigenze di una popolazione che vede crescere l’età media; le Case della Salute accoglieranno quindi i medici ospe- dalieri, di famiglia, specialisti ambulatoriali, fisioterapisti, infermieri e tecni- ci, pronti ad intervenire tempestiva- mente; il pronto soccorso si occuperà degli acuti e gli ospedali torneranno ad essere centri specializzati ad alta intensità di cure. 15 Case della Salute verranno aperte a Roma e 33 nelle altre province laziali, con l’obiettivo di recuperare i centri chiusi per i tagli subiti. In quest’ottica la nostra speranza è che la struttura dell’ ospedale Santa Croce di Arpino, possa essere riconsi- derata in tal senso e nuovamente destinata alle attività socio-sanitarie, a beneficio della comunità locale e di tutto il comprensorio. Noi non voglia- mo ostacolare il nobile intento di tro- vare una sede definitiva per il presti- gioso Liceo, ma altri edifici potrebbe- ro essere considerati per lo scopo e sicuramente a costi di ripristino ed adeguamento più contenuti; edifici oltremodo ubicati nel centro storico del paese, con tutto il vantaggio di essere facilmente raggiungibili dagli studenti e la quale presenza apportereb- be un contributo sostanziale all’economia locale stessa. Solamente per citar- ne qualcuno: la sede storica del Liceo in questione, che ospita anche il Convitto Nazionale, ora annesso all’Istituto Comprensivo MTC ed il quale Preside si è già dimostrato disponibile ed ospitale in tal senso; il Palazzo Ladislao, già proprietà dell’ Ente provinciale; il Palazzo Sangermano, che necessita di una tempestiva ristrutturazione, quale occasione migliore per investire denaro pubblico al fine di restituire alla comunità un patrimonio storico, nell’ottica della salvaguardia e della riqualificazione del bene comu- ne.Fiduciosi di aver suscitato la Sua attenzione in merito, ci auguriamo un Suo tempestivo intervento mirato ad affrontare la questione con la dovuta considerazione, in modo opportunamente lungimirante, a favore di un com- promesso dalle larghe intese che risponda alle esigenze di tutti. Martedì 8 ottobre 2013, ore 8.15. Sorpresa in Municipio. Il segretario generale dottor Antonio Marasca è tornato al lavoro dopo due settimane di ferie. Fin qui nulla di stra- no, se non fosse per la volontà dell’ammini- strazione comunale del sindaco Renato Rea di individuare un nuovo segretario per il Comune di Arpino. Poco dopo la metà del settembre scorso, infatti, al dottor Marasca venne notificato un atto con cui lo stesso primo cittadino lo metteva a conoscenza dell’intenzione di voler cambiare. Per farlo occorre tuttavia rispettare tempi e procedure stabiliti dalla legge. In Comune ritengono di essere nel giusto, evidentemente di parere contrario è il segretario generale che ha ripreso possesso del suo ufficio e lo ha fatto, a quanto pare, facendosi accompagnare da un avvocato. Ora si profila un rebus: che farà l’ammini- strazione? Le disposizioni dettate dal legislatore (D.Lgs. n. 33/2013) al fine di realizzare un’amministrazione aperta, al servizio del cittadino, assicurando la totale accessibilità delle informazioni relative all’attivi- tà e all’organizzazione degli enti pubblici, non trova ancora applicazione nel nostro Comune. Difatti, non appare, sulla home page del sito istituzionale del Comune di Arpino, la sezione dedicata alla “Amministrazione Trasparente”. La responsabilità è da attribuire a chi nel recente passato è stato immobile e non, sicuramente, al fun- zionario individuato soltanto lo scorso 30 settembre … Ci auguriamo che nel breve periodo anche questo problema venga risolto, così i cittadini finalmente potranno accedere – tramite l’apposita sezione di tipo aperta e senza filtri - a tutte le informazioni (testuale: “integre, complete, costantemente aggiornate, semplici da consultare, comprensibili e di facile accessibilità”) relative a quanto si decide nelle stanze del Comune. In sintesi, a mero titolo esemplificativo, i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria riguardano: gli obiettivi strategici e operativi e quelli assegnati ai dirigenti; i compensi relativi ai rapporti di lavoro, alle consulenze o collaborazioni; i regolamenti comunali; l’organizzazione degli uffici ed i premi distri- buiti ai dipendenti; gli incarichi, retribuiti e non, conferiti ai dipendenti; la concessione di sovvenzio- ni, contributi, sussidi e vantaggi economici superiori a mille euro; per gli organi politici, i curricula, compensi, rimborsi per viaggi e missioni; i bandi di concorso e gli avvisi. Il mancato rispetto di tali obblighi comporterà una responsabilità dirigenziale e potrà dar luogo a responsabilità per danno all’immagine dell’amministrazione Infine, si evidenzia che è stato introdotto un nuovo istituto quale espressione dei principi di traspa- renza e pubblicità: il diritto di accesso civico. L’accesso civico, rappresentando un ampliamento del potere di controllo dei cittadini sull’operato della Pubblica Amministrazione, è riconosciuto “a chiun- que”, è gratuito e non deve essere motivato. Il sito istituzionale del Comune sarà aggiornato?!? colle parata un quartiere diviso in due Il Presidente dell’Associazione Ex alunni ed amici del Tulliano, prof. Loreto Marco D’Emilia, riceve il Premio Fiuggi-Storia per il libro dedi- cato ad allievi e docenti del Tulliano “Un’istituzione e i suoi protagoni- sti, cento biografie rappresentative di una storia secolare”. Lettera aperta al Presidente della Regione Nicola Zingaretti Anche ad Arpino la CASA DELLA SALUTE municipium ottobre 2013_municipium dicembre.qxd 10/10/2013 07:44 Pagina 1

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Pe r i o d i c o d e l l a C i t t à d i A rp i n oANNO V Ottobre 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA

“MUNICIPIUM”Papa Francesco, parlando ai Gesuitidopo la visita della Specula vaticana, liinvitava a percorrere le periferie dell’e-sistenza e a stare sulle frontiere tra lafede e il sapere umano. All’inizio delnuovo anno scolastico, la sua voceprogramma una Chiesa che sa farsiascoltare, ci stimola alla ricerca dellaverità avvertendoci di tenerci lontanidalla tentazione di crederci al centrodell’universo. Siamo il terzo pianetavicino al Sole, che fa parte della perife-ria della nostra galassia (siamo a28.000 anni luce dal centro galattico)una tra cento miliardi di galassie,ognuna delle quali con miliardi di stel-le e pianeti: non ci sorprenda la verti-gine della mente ma la mancanza diumiltà. Possiamo far nostre le paroledi Isaac Newton: “Io mi vedo come unfanciullo che gioca sulla riva del mare, e ditanto in tanto si diverte a scoprire un ciot-tolo più levigato o una conchiglia più belladel consueto, mentre davanti a me si sten-de inesplorato l’immenso oceano della veri-tà”. Cristo dal Vangelo ci raggiunge:“Io sono la verità”. La fede non è cosadi sola ragione ma di cuore che faesperienza di una Persona: per capirlobisogna viverlo. Non è sapere di unlibro riletto saltuariamente o di abitu-dini nelle quali ci accomodiamo. Allaluce della fede cristiana ripensiamo latragedia dell’Olocausto: una veraincarnazione dello spirito del male (cri-minali al potere assoluto, conquistatodemocraticamente): evento indicatonell’Apocalisse nell’enorme “drago rosso”che ponendosi dinanzi alla Donna luogodella vita (Maria di Nazareth), sembratrionfare. Su tanta tragedia nella qualel’antico Caino torna ad uccidere l’in-nocente Abele mandato a morire nellecamere a gas col volto dei bimbi cheentrano tenendosi per mano e costret-ti a cantare, si erge Cristo presente inun uomo, Padre Massimiliano MariaKolbe che si offre al posto di un padredi famiglia con sette figli, presente inuna donna Edith Stein, undicesimafiglia di una coppia di ebrei, convertitaal Cattolicesimo al quale offre il fruttodi una brillante intelligenza cheimpianta quanto appreso alla scuoladella fenomenologia di E. Husserl,nell’architettura razionale della tomi-stica; presente in Bonhoeffer, pastoreprotestante, che alla domanda: dov’eraDio ad Auschwitz? Risponde: “IlSignore è impotente e debole. Così e solocosì rimane con noi e ci aiuta in virtù dellasua sofferenza. Non della suaOnnipotenza”. Tutti e tre martiri uccisicon Cristo presente in croce adAuschwitz: San Massimiliano Kolbe,Santa Teresa Benedetta della Croce,Bonhoeffer. Questa è la storia nellaquale tre cristiani, nostri fratelli, hannodato ragione della stessa fede che noioggi professiamo.

don Franco Ranaldi

La ragionedell’anno della Fede

Egregio Presidente ZingarettiChi Le scrive è la redazione di unperiodico a carattere locale che haraccolto diverse segnalazioni di dis-senso di tanti cittadini in meritoalla vicenda che veniamo di seguitoa sottoporre alla Sua attenzione.Nel mese di luglio c/a. è statosiglato un accordo tra i commissaridell’ASL di Frosinone e dell’ammi-nistrazione provinciale diFrosinone che individua la struttu-ra dell’ ex ospedale di Arpino qualenuova sede per un indirizzo scola-stico, nello specifico il LiceoClassico Tulliano. L’ OspedaleCivile Santa Croce era un presidiosanitario a gestione diretta chenegli ultimi anni accoglieva ipazienti di tutto il comprensorionel suo efficiente reparto di lungo-degenza; chiuso definitivamentecirca 2 anni addietro a causa deitagli imposti dalla spending review.Si tratta di una costruzione nuova, in ottimo stato, situata appena fuori ilcentro storico. A nostro avviso la decisione di convertire l’ospedale in scuo-la contrasta con la riqualificazione della struttura stessa e sosteniamo che lacittadinanza arpinate possa così essere privata di un diritto fondamentale.Lei ha recentemente idealizzato “Le Case della salute”, ovvero un modellonuovo di concepire la sanità, mirato a ripristinare i servizi assistenziali comeprioritari per i cittadini, una sorta di alternativa al Pronto Soccorso, doveogni anno arrivano oltre 1milione di codici bianche e verdi, facilmente cura-bili dai medici di famiglia; le Case della Salute offriranno assistenza e cura eprodurranno risparmi consistenti attraverso il decongestionamento degliospedali, rispondendo oltremodo alle esigenze di una popolazione che vedecrescere l’età media; le Case della Salute accoglieranno quindi i medici ospe-dalieri, di famiglia, specialisti ambulatoriali, fisioterapisti, infermieri e tecni-

ci, pronti ad intervenire tempestiva-mente; il pronto soccorso si occuperàdegli acuti e gli ospedali tornerannoad essere centri specializzati ad altaintensità di cure. 15 Case della Saluteverranno aperte a Roma e 33 nellealtre province laziali, con l’obiettivo direcuperare i centri chiusi per i taglisubiti. In quest’ottica la nostra speranza èche la struttura dell’ ospedale SantaCroce di Arpino, possa essere riconsi-derata in tal senso e nuovamentedestinata alle attività socio-sanitarie, abeneficio della comunità locale e ditutto il comprensorio. Noi non voglia-mo ostacolare il nobile intento di tro-vare una sede definitiva per il presti-gioso Liceo, ma altri edifici potrebbe-ro essere considerati per lo scopo esicuramente a costi di ripristino edadeguamento più contenuti; edificioltremodo ubicati nel centro storicodel paese, con tutto il vantaggio di

essere facilmente raggiungibili dagli studenti e la quale presenza apportereb-be un contributo sostanziale all’economia locale stessa. Solamente per citar-ne qualcuno: la sede storica del Liceo in questione, che ospita anche ilConvitto Nazionale, ora annesso all’Istituto Comprensivo MTC ed il qualePreside si è già dimostrato disponibile ed ospitale in tal senso; il PalazzoLadislao, già proprietà dell’ Ente provinciale; il Palazzo Sangermano, chenecessita di una tempestiva ristrutturazione, quale occasione migliore perinvestire denaro pubblico al fine di restituire alla comunità un patrimoniostorico, nell’ottica della salvaguardia e della riqualificazione del bene comu-ne.Fiduciosi di aver suscitato la Sua attenzione in merito, ci auguriamo unSuo tempestivo intervento mirato ad affrontare la questione con la dovutaconsiderazione, in modo opportunamente lungimirante, a favore di un com-promesso dalle larghe intese che risponda alle esigenze di tutti.

Martedì 8 ottobre 2013, ore 8.15. Sorpresain Municipio. Il segretario generale dottorAntonio Marasca è tornato al lavoro dopodue settimane di ferie. Fin qui nulla di stra-no, se non fosse per la volontà dell’ammini-strazione comunale del sindaco Renato Readi individuare un nuovo segretario per ilComune di Arpino. Poco dopo la metà delsettembre scorso, infatti, al dottor Marascavenne notificato un atto con cui lo stessoprimo cittadino lo metteva a conoscenzadell’intenzione di voler cambiare. Per farlooccorre tuttavia rispettare tempi e procedurestabiliti dalla legge. In Comune ritengono diessere nel giusto, evidentemente di parerecontrario è il segretario generale che haripreso possesso del suo ufficio e lo ha fatto,a quanto pare, facendosi accompagnare daun avvocato. Ora si profila un rebus: che farà l’ammini-strazione?

Le disposizioni dettate dal legislatore (D.Lgs. n. 33/2013) al fine di realizzare un’amministrazioneaperta, al servizio del cittadino, assicurando la totale accessibilità delle informazioni relative all’attivi-tà e all’organizzazione degli enti pubblici, non trova ancora applicazione nel nostro Comune.Difatti, non appare, sulla home page del sito istituzionale del Comune di Arpino, la sezione dedicataalla “Amministrazione Trasparente”.La responsabilità è da attribuire a chi nel recente passato è stato immobile e non, sicuramente, al fun-zionario individuato soltanto lo scorso 30 settembre …Ci auguriamo che nel breve periodo anche questo problema venga risolto, così i cittadini finalmentepotranno accedere – tramite l’apposita sezione di tipo aperta e senza filtri - a tutte le informazioni(testuale: “integre, complete, costantemente aggiornate, semplici da consultare, comprensibili e difacile accessibilità”) relative a quanto si decide nelle stanze del Comune.In sintesi, a mero titolo esemplificativo, i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria riguardano: gliobiettivi strategici e operativi e quelli assegnati ai dirigenti; i compensi relativi ai rapporti di lavoro,alle consulenze o collaborazioni; i regolamenti comunali; l’organizzazione degli uffici ed i premi distri-buiti ai dipendenti; gli incarichi, retribuiti e non, conferiti ai dipendenti; la concessione di sovvenzio-ni, contributi, sussidi e vantaggi economici superiori a mille euro; per gli organi politici, i curricula,compensi, rimborsi per viaggi e missioni; i bandi di concorso e gli avvisi.Il mancato rispetto di tali obblighi comporterà una responsabilità dirigenziale e potrà dar luogo aresponsabilità per danno all’immagine dell’amministrazioneInfine, si evidenzia che è stato introdotto un nuovo istituto quale espressione dei principi di traspa-renza e pubblicità: il diritto di accesso civico. L’accesso civico, rappresentando un ampliamento delpotere di controllo dei cittadini sull’operato della Pubblica Amministrazione, è riconosciuto “a chiun-que”, è gratuito e non deve essere motivato.

Il sito istituzionale delComune sarà aggiornato?!?

colle pa r a t aunquartieredivisoindue

Il Presidente dell’Associazione Exalunni ed amici del Tulliano, prof.Loreto Marco D’Emilia, riceve ilPremio Fiuggi-Storia per il libro dedi-cato ad allievi e docenti del Tulliano“Un ’ i s t i t u z i o n e e i s u o i p r o t a g o n i -s t i , c e n t o b i o g r a f i e r a p p r e s e n t a t i v ed i u n a s t o r i a s e c o l a r e ” .

Lettera aperta al Presidente della Regione Nicola ZingarettiAnche ad Arpino la CASA DELLA SALUTE

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Nelle cioce più recenti, con il diffondersi della motorizzazione ed in particolare nel periodo dellaseconda guerra mondiale, furono usati per rinforzo della suola, al posto dei tacconi, dei pezzi dicoper tone . Qualcuno, volendo risparmiare l’acquisto del cuoio, legò direttamente ai pezzi dicopertone le stringhe. Calzature simili, costruite con copertoni di motocicli e laccioli di materia-li vari, sono oggi molto diffuse tra alcune popolazioni africane, in particolare tra i Masai.In Ciociaria, in casi molto sporadici venivano usati pezzi di camera d ’ar ia di pneumatici: in talcaso si ricavava una ciocia morbida, simile ad una babbuccia o a una galoscia, ma non adatta aipesanti lavori di campagna. Ancora oggi nelle zone rurali della Romania vengono usate calzatu-re autocostruite con pezzi di camera d’aria.Sotto le cioce di cuoio della nostra tradizione spesso venivano applicati, come accennato, dueampi pezzi di cuoio, detti tacconi (ta c cune ), mediante chiodi o grappe artigianali di fil di ferro(c iappe ). La loro funzione era di protezione del plantare dall’usura: periodicamente i ta c cune

potevano essere sostituiti con nuovi e integrati nei settori logo-ri con l’aggiunta di altri frammenti di cuoio. L’usura era dovutasoprattutto ai percorsi su terreni rocciosi o sassosi e ai lavori cherichiedevano la spinta continua dei piedi sulla lama metallicadella vanga. Spesso sui ta c cune venivano applicate le bollette(ul l é t t e , v e l l é t t e , bu l l é t t e ), consistenti in chiodi molto corti,dotati di una testa ampia e rigata, utili sia per la funzione anti-sdrucciolo che antiusura. Da un punto di vista formale la ciocia è costituita da un p lanta -r e d i cuo io o altro materiale curvato a forma quasi di barchet-ta, con una punta, a seconda delle zone, più o meno accartoc-ciata ed inarcata. Questo plantare era legato da lunghe stringhedi cuoio flessibile, avvolgenti il polpaccio fino al ginocchio, ter-minanti all’estremità con due pezzi di spago che ne consentiva-no un’agevole annodatura finale. Il modello formale potevavariare da zona a zona, nel rispetto di alcune proporzioni fon-

damentali e la maggiore differenza era dovuta al “corno” della ciocia, assente del tutto in alcunearee, più o meno pronunciato in altre. Come accessori erano indispensabili due panni di canapa, cotone o lino di color bianco, detti l ep èzz e ; due ca lz e t t on i di lana (bianchi o colorati, messi sotto l e p ezz e nei mesi freddi, o a prote-zione del morso delle vipere). Spesso veniva usato, specie dai pastori il guardamacch ia , per pro-teggere le gambe da rovi e sterpi. Il guardamacch ia era formato da una pelle, in genere di capradal lungo intonso pelame, che dalla vita scendeva lungo le gambe ed oltre il ginocchio, indossa-to sopra i calzoni e legato alla cintura e ai polpacci, molto utile come protezione dai rovi e dal-l’umidità della vegetazione, bagnata da pioggia o da rugiada (macch ia , da intendere siepe e nonchiazza di sporco). Questi calzari di cuoio, diffusi su ampi territori, in particolar modo del Centro e del Sud d’Italia,erano chiamati: c i o c e nel Lazio (nel Settecento c i o c c e ra o c i o c c ia ); s c i ò s c i o nel Napoletano; c i ò c -ch i in Umbria; c i o c cò l e in Toscana; ch iò ch i e e ch iò ch i e r ein Abruzzo; s car p i t t i o zampi t t i o zumpi t t i in Abruzzoe Molise, ch iò ch iara , zar r i c cu , pur c inu , sampi t tu ozammit ta in Calabria; zampi t t i , in Lucania; zampi t to inPuglia; zzampi t ta in Sicilia.Le stringhe erano chiamate: co r r é e , c o r r éo l i , cur iuó l e ,s t r énghe . L’avvolgimento delle stringhe: abbuót e (famosoil detto: i t r ìd e c e abbuót e ). La punta della ciocia era chia-mata in modi di-versi da luogo a luogo: bé c che, b ì f f e ra ,c ia f rò c ca , c iu f fa , c r i c ca , f izza , f r e c ia rò la , f r ò c ia ,muss e , p i c che, p izz e, pónta , ma può darsi che cercando,se ne scoprano altri sinonimi. Ugo Iannazzi

Direttore responsabile:Direttore

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PA G I N A 2 C U L T U R A M U N I C I P I U M

Paolo Carnevale Giampaolo Palma

Domenico Rea Fabio LucchettiRaimondo Rotondi A ntonio Errico Rea Paola Di Scanno Sara Pacitto

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REDAZIONEPiazza Municipio - Arpino (FR)EDIZIONIGSI - Gruppo Sistema ItaliaViale Mazzini, 224 - Frosinone

Il materiale ricevuto non sarà restituito -Le collaborazioni s’intendono gratuitePer chiarimenti e/o precisazioni

rivolgersi a Domenico Rea - cell. 339.5798895

Autorizzazione Trib. Cassino n. 196 del 12-2-76

G L I I N FO I BAT I D I A R P INOChi ritiene che le foibe siano state un fenome-no, drammatico nella sua dolorosa evoluzione,ma pur sempre limitato perché confinatoesclusivamente nel settore nord orientale dellaPenisola, commette un errore gravissimo. Inquelle orride cavità carsiche, infatti, a più onda-te, tra il settembre del 1943 e il maggio/giugnodel 1945, furono scaraventati più di 10 milanostri connazionali provenienti da ogni parted'Italia mentre in 350 mila furono costretti adabbandonare quelle terre da sempre italiane(Venezia Giulia, Istria e Dalmazia su tutte)dopo l'entrata in vigore dell'iniquo trattato del10 febbraio 1947 che consegnò le province diPola, Fiume, Zara e parte cospicua di quelle diGorizia e di Trieste, alla Jugoslavia. Senzadimenticare quelli che furono gettati in marecon un pesante masso al collo e non più ritro-vati oppure chi morì di stenti, torture e priva-zioni nei disumani campi di concentramentotitini. Qualche anno fa un collega giornalista de“Il Piccolo” di Trieste mi inviò un lungo elen-co di nomi (1048 per l'esattezza) di italiani,militari e non, infoibati dai comunisti slavi.Quell'elenco proveniva da una ricerca espletatada una coraggiosa studiosa slovena, NataschaNemec (rimasta poi senza lavoro proprio acausa delle sue pericolose incursioni negliarchivi segreti dell'Ozna: lì, in Slovenia e inCroazia, non è ancora consentito parlare dellefoibe) ed era stato trasmesso, dopo tante vicis-situdini, dal sindaco di Nova Gorica al collegadi Gorizia. Scorrendo quella interminabilesequela di nomi la mia attenzione si concentròsu quelli dell'Italia meridionale. Era da tempo,infatti, che tentavo di indagare se anche il suddella Penisola avesse avuto le sue vittime nellefoibe. Iniziai da quelli della regione laziale e, inprimo luogo, della provincia di Frosinone, nonfosse altro che per motivi di comunanza geo-grafica. Incrociando quei semplici nomi conaltre preziose notizie fornitemi dalla sezionedella Lega Nazionale di Gorizia, associazionestorica che vive e lavora in difesa della italiani-tà di Trieste e della Venezia Giulia, dall'associa-zione Libero Comune di Fiume in esilio e,soprattutto, dalla Società di Studi Fiumani edell'Archivio-Museo Storico di Fiume (via

Antonio Cippico 10, Roma), ottimamentediretto dall'amico Marino Micich, con il qualesono in contatto ormai da anni, sono riuscitoad estrapolare una decina di nostri conterraneiche finirino per essere inghiottiti dal buio pestoe tenebroso delle foibe titine scomparendosenza lasciare traccia. In questa esigua schieracompare anche Felice Gavallotti, nato adArpino nel 1908. Il padre si chiamavaGiuseppe. Era un ingegnere che lavorava aUdine. Scomparve a Villanova del Iudrio, fra-zione del comune di San Giovanni al Natisone,il 2 dicembre del 1944. Il torrente Iudrio, il cuicorso in gran parte separa oggi l'Italia dallaSlovenia, fu teatro della soppressione e dellasparizione di molti nostri connazionali permano delle bande comuniste slave. Drammatica poi la testimonianza del signorAttilio De Arcangelis, originario di Arpino, lacui vicenda è a dir poco avventurosa. Fatto pri-gioniero dai tedeschi fu rinchiuso nel carcere diPola da dove evase nell'aprile del 1945. Il 14maggio, però, venne catturato dalla miliziaslava.A “Dopo un'altra settimana di carcere, il20 maggio ho dovuto camminare fino a Fasanaper imbarcarmi al mattino presto sulla motoci-sterna 'Lino Campanella'. Arrivati nei pressi delcanale Area la nave urtò contro una mina.Ognuno cercò di salvarsi come poteva. Mentreeravamo in mare i partigiani titini di scorta cimitragliarono ammazzando una ventina deinostri” (Gianni Oliva, “Foibe. Le stragi negatedegli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria”,Mondadori 2002, p. 27). Si tratta soltanto di tracce pallide ed indistinteche affiorano a fatica nel mare sconfinato diquella immane tragedia. Pertanto chi avessenotizie su quelle persone di cui sopra oppure,più in generale, sugli infoibati della provincia diFrosinone, può contattarmi direttamente tra-mite e-mail ([email protected]) oppu-re telefonicamente al 333.1042718. Voglio continuare a pensare, infatti, che l'esi-genza di ricostruire fedelmente una vicendastorica possa prevalere, sempre e comunque,su qualsivoglia distinguo di natura politica oideologica.Fernando Riccardi

R ov i s t a ndo t r a vecchi e ca r t e“ R I C O R D I D E L T U L L I A N O ”

Tra qualche mese ricorrerà il bicentenario del decreto murattiano che sancì l’ istituzione delLiceo Tulliano ed io desidero portare una piccola testimonianza dell’ importanza che ebbe nellaformazione di tutti i giovani che lo frequentarono. In tante vecchie lettere ho trovato accennianche indiretti che dimostrano il senso diappartenenza e, quasi, lo spirito di corpoche univa gli studenti. In una di questediretta a mio zio Antonio da Torino il 22maggio 1917 il giovane Captano scrive:“Ieri abbiamo incontrato in Piazza CastelloFanelli, Visocchi, Caccia, quello studenteche abitava del maestro Addrizza, in unaparola tutto il Convitto Tulliano!”. In altrelettere gli ex-compagni di mio zio, origina-ri di località diverse, anche della Marsica,con brevi ma significativi cenni raccontanodi essere rientrati dalla licenza trascorsaquasi tutta ad Arpino, anziché nella cittadi-na di origine, per rivedere molti amici.Infine una mia testimonianza personale. A metà degli anni Sessanta ero studente diGiurisprudenza a Roma e svolgevo le mansioni di sostituto-segretario-autista di mio padreavvocato. Quando mi recavo in un ufficio pubblico e dovevo “affrontare” un funzionario, spes-so accadeva che, presentatomi, questi mi scrutava con attenzione e mi domandava se avessi unaqualche relazione con il prof. Luigi Venturini di Arpino. Quando rispondevo che si trattava dimio nonno, vedevo aprirsi un grande sorriso sul viso del funzionario che mi diceva: “Io ho stu-diato al Liceo Tulliano e sono stato alunno di suo nonno!”. Luigi V enturini

L e ci oce, i t r adi z i ona l i ca l z ar ii dent i t a r i del Basso L az i o

Cioce di Frosinone

Cioce di V erol i

E RICCIO DA MONTECHIARO DISTRUSSE MONTENERO

Era il 1414. Arpino viveva da ormai settesecoli in simbiosi con il territorio che erastato dapprima Ducato di Benevento per poiconfluire nel Regno di Sicilia e diventare, infi-ne, Regno di Napoli.Il “matrimonio”, nella buona e nella cattivasorte, sarebbe durato per ben 1158 anni fin-ché la morte, del Regno delle Due Sicilie, nonli avrebbe separati nel 1860. Si profilava,intanto, l’ennesimo periodo di cattiva sorte.Al sognatore Ladislao era succeduta la sorel-la Giovanna II, che non era altrettanto sogna-trice, ma aveva in comune con il defunto fra-tello la passione smodata per l’altra metà delcielo. Già vedova del primo maritoGuglielmo d’Austria fece perdere la testaall’amante ufficiale Pandolfello Piscopo(detto Alopo), che nel 1415 fu decapitato inPiazza del Mercato per divergenze con il suonuovo marito Giacomo II di Borbone.Quest’ultimo voleva ad ogni costo la coronadi re, negatagli dalla regina e dai contratti pre-matrimoniali. Nel 1418, dopo tre anni di inutili tentativi,finì per tornarsene sconfitto in Francia, dovesi ritirò in convento e trascorse gli ultimiventi anni della vita da monaco francescano.Giovanna, intanto, già dal 1416, si consolavacon Giovanni Caracciolo (detto Sergianni),che ne approfittava per diventare ricchissimoe potente, nonché responsabile di decisioniche si sarebbero rivelate nefaste per il regno.Ad egli si deve la rottura con Papa Martino Vche, non vedendo riconosciuti i diritti feuda-li che riteneva di vantare, nel 1420 inviò LuigiIII d'Angiò a vendicare le offese, nominan-dolo anche erede al trono del Regno diNapoli. Sergianni, con Napoli sotto assedio, cercòl’aiuto di Alfonso V d'Aragona, che fu ugual-mente nominato erede al trono. Alfonso libe-rò Napoli dall’assedio e cercò, subito dopo,di liberarsi anche della coppia regnante.

Giovanna e Sergianni furono costretti a fug-gire ad Aversa, dove ottennero l’appoggio diLuigi III, in cambio del titolo di erede altrono. Alfonso V, per il momento, se netornò in Spagna. Seguì un decennio di strapotere di Sergianni,terminato di colpo il 19 agosto 1432, quandoun gruppo di sicari lo “divorziarono” daGiovanna e dalla vita terrena. Dopo circa dueanni morì anche Giovanna che, pur nonavendo figli suoi, riuscì a lasciare ben dueeredi in lotta per la successione. Iniziò così la guerra tra Renato D’Angiò, fra-tello del defunto Luigi III, ed Alfonso V, tor-nato nel frattempo dalla Spagna. Arpino fu conquistata e riconquistata piùvolte dalle soldataglie di ventura di ambo glischieramenti, che si produssero nel megliodel loro repertorio di distruzioni e saccheggi.In quei frangenti terminò la storia della for-tezza di Montenero, completamente distruttadall’aragonese Riccio da Montechiaro(Ever t i t e t iam Ric c ius Montem Nigrumpr ope Ar pinum).

Raimondo Rotondi

LE MOSCHE BIANCHE:Zappa - Zappetta - Zappone

La “zappa” è unattrezzo agricolo usatosia nell’orto per assol-care, cioè fare i solchiatti a far scorrere l’ac-qua per innaffiare lepiante, sia per rincalza-re le piante du mais. Larincalzatura consistevanel togliere la terra dalsolco riportandola per coprire alla base le piantine. La“zappa” è di dimensioni varie a seconda dell’uso che sene fa, quella più piccola, la “zappetta”, serviva esclusiva-mente per la cura dell’orto. “I zappone” serviva soprat-tutto per la scozza, frantumare le cozze, cioè le zolle diterra prodotte dalla vangatura in modo da rendere la terrafine e pronta per la semina. Il termine “zappa” è identi-co sia in lingua italiana che nel nostro dialetto e la sua eti-mologia è controversa. Secondo alcuni il termine derive-rebbe da “zappo”, caprone, secondo altri dal tardomedioevale “sappa”, (la “z” al posto dellsa “s” sarebbeuna introduzione del nord). Infine potrebbe derivare, piùverosimilmente, dal longobardo “zappa”.

A ntonio Errico Rea

Il professor Luigi Venturini con alcuni alunni difronte al Tulliano negli anni trenta del ‘900

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PA G I N A 3A T T U A L I T ÀM U N I C I P I U M

Origini arpinati per il fascino e la voce di“Magdalen”Il modo più semplice per conoscere e presen-tare Elisa Cardinali è digitare il nome dellasua band su “YouTube” ed ascoltare la sua bel-lissima voce. Chi scrive invece, l’ha incontrataper caso su internet, una domenica d’agosto,

discutendo con lei sull’opportunità che la giu-ria del Gonfalone si pronunciasse sulla regola-rità del “tiro alla fune”, con conseguente vitto-ria finale del “suo” Vallone. Troppa adrenalinain quei momenti per accorgersi che si stavabisticciando on line con l’interprete dei“Magdalen Graal”, rock band già notaoltreoceano, con all’attivo album, tournèe,riconoscimenti internazionali ed un recenteimportante contratto discografico con laWarner. Con alle spalle una formazione lirica(diplomata al Conservatorio di Frosinone),insegnante di canto presso il CUT di Cassino,sebbene ancor giovanissima Elisa Cardinali èun’artista completa, con tanta passione e infi-nito talento prestati alla musica rock che inter-preta con voce dolce, sofferta e palpitante. Lasua malcelata attenzione per i colori rossoblu,tuttavia, ci ha svelato un profondo legame conArpino. Ce lo descrive confidandoci la sua sto-ria, che sembra scritta in altri tempi “Accadetutto quando il mio papà, Angelo Cardinali, dopoessere diventato per la seconda volta campione mon-diale di fisarmonica, cominciò ad insegnare nellasua terra natale, Cassino. Giunta voce della popo-larità di questo giovane maestro, il mio caro e ado-rato nonno Elio Gabriele della contradaArpinate “Morroni”, decise di accompagnare miamadre, allora tredicenne e studentessa di fisarmoni-ca, da questo nuovo maestro. Qualche anno dopo laproposta di matrimonio ed eccomi qua!” Anche ilnome d’arte è legato alle origini Arpinati: “Pocoprima che nascessi, la mamma di nonno Elio,Maddalena, venne a mancare. La notte in cui sononata, mia madre sognò proprio nonna Maddalenache le disse ‘questa bambina deve chiamarsi comeme’. Il mio nome completo infatti è ElisaMaddalena Cardinali. Da qui il nome d’arte,Magdalen”. Il progetto artistico che porta il suonome è nato nel 2006 dopo l’incontro conAntonio Nardone, il compositore delle can-zoni interpretate da Elisa Cardinali concilian-do rock e melodia classica. Raccolto un rapidoed incoraggiante apprezzamento di pubblico

per i brani lanciati sul web, già nel 2008 la bandraggiunge un notevole successo testimoniatoprima dalla “Florida Motion Pictures andTelevision Association” che le conferisce il“Crystal Reel Award” (miglior voce femmini-le), ed in seguito dalla prestigiosa marca distrumenti Gibson che pubblica le loro canzo-ni sul proprio sito, selezionando i MagdaleneGraal tra le migliori nuove proposte pop-rockal mondo. Contestualmente la band inizia unalunga serie di concerti in Europa e America delNord e si esibisce anche in Italia al fianco diPino Scotto e Kee Marcello. “L’amore per lamusica nasce con me, cominciai a studiare con imiei genitori all’età di 4 anni ma al di là delladidattica in sé, ho sempre sentito il bisogno di accu-mulare melodie, armonie, e suoni fin da quando erobambina... era come se cercassi di allegare alla miavita una personale colonna sonora e lo facevo ogniqual volta arrivava musica alle mie orecchie. Conl’opera e la lirica è stato amore al primo vocalizzo!Avevo 14 anni quando i miei genitori si reseroconto che la mia vocina aveva qualcosa di partico-lare, e mi indirizzarono allo studio del bel canto.Un percorso fantastico che mi vedeva indossare ipanni di "Mimì" dalla Boheme, di "Gilda" dalRigoletto e così via. A conclusione degli studi di

canto lirico però mi resi conto che avevo bisogno didare ai personaggi che interpretavo una identitàdiversa, la mia. Per questo cominciai a scriveremusica, la mia musica e cominciai ad adattare lamia voce ad un nuovo genere, il rock. Il progettoMagdalen nasce così, un po’ per gioco un po’ comeesperimento e si rivela la mia opera autobiograficaper eccellenza”. A dicembre, durante le vacanzenatalizie, Elisa Cardinali si esibirà in un con-certo per piano e voce, a San Sosio, occasioneda non perdere per ascoltare dal vivo la suaincantevole voce. L’invito è esteso a tutti i con-cittadini, perché nonostante tutto “Attualmentead Arpino vive una bella fetta della mia storia: imiei nonni! Anche se non passo di lì molto spesso,non posso negare di avere delle profonde radici trale fresche colline dei Morroni, e di questo ne vadofiera! Forza Vallone!!”… Ecco, quasi quasi,ricominciamo a bisticciare. Fabio Lucchetti

UN TAG PER MUNICIPIUMG l i s c a t t i d ’ a u t o r e d i P i e r o A l b e r y

Nei negozi di elettronica si possono acquistare giocattolini digi-tali equipaggiati con sensori da dozzine di megapixel, zoom otti-ci 21x, obiettivi grandangolari da 23mm, PowerShot per ripreseFull HD, e magari anche la Creative Shot che analizza in modointelligente la scena da fotografare. migliorandola (all’evenienza)con “elementi creativi”. Le macchinette di ultima generazione con-sentono pure di scattare e condividere tramite inclusa connettivi-tà Wi-Fi ed implicite funzioni di Social-Sharing. In pratica, con unpo’ di euro ci si assicura un biglietto di ingresso nell’”empireo”della fotografia, avendo in dotazione la creatività promessa dal-l’apposita “app” scaricata on line. Purtroppo non esiste unmagazzino dove acquistare la bellezza oggettiva della fotografia,quella da riscoprire come antidoto alla confusione che sta stra-volgendo gli stessi codici dell’immagine. Perché se da un latomigliorano disponibilità e definizione, diffusione e condivisione,le migliaia di foto che inondano quotidianamente i nostri profi-li, per quanto perfette e coloratissime, sembrano essere semprepiù senza anima e finiscono per somigliarsi tutte quante. Il gio-cattolino digitale non offre gli optional più importanti come la tecnica, il punto di osservazione, losguardo, il talento: ovvero le caratteristiche da cui dipende quella “qualità” di una fotografia, che esi-ste a prescindere dall’oggetto e dal gusto di ciò che rappresenta (e che magari può anche non esseredi nostro piacimento). Ma se la foto è bella, il suo valore resta intatto, nel tempo. E si spiega così ilfatto che le fotografie di Piero Albery rappresentino da anni un punto di riferimento per molti, tracui noi, semplici osservatori ed amanti della fotografia! Una gioia immensa scoprire che abbia decisodi promuovere on line, sul suo profilo facebook, le foto dei suoi archivi personali, quelle che erava-mo abituati ad apprezzare nelle cartoline della città, nei calendari, nelle mostre. Con l’inevitabile con-seguenza che il social network le ripropone all’infinito, anche e soprattutto le immagini datate, simbo-lo di bellezza e di arte tipiche di uno scatto d’autore. L’immagine che proponiamo risale a diversi annifa, quando non esistevano ancora le macchinette digitali... e ciononostante Albery riesce comunque aricreare profondità e tridimensionalità, solo giocando con il bianco e nero, in uno straordinario esoprattutto “autentico” effetto luce. Insomma, con Piero, la Creative-Shot può attendere. F. L.

Benché si ripeta ogni anno, non ci si abitua mai allasimpatica scenetta dei bambini che si rincorrono per ivicoli di Arpino, con gli uni che parlano -magari- in dia-letto e gli altri in francese! Ovviamente non esistono tradi loro eventuali problemi di comprensione, tanto checontinuano a giocare a nascondino, anzi a cache-cache.L’estate 2013 si è distinta per una cospicua presenza incittà di turisti provenienti proprio dalla Francia, lanazione che ha accolto la maggiore comunità arpinatepresente all’estero. A ritornare ad Arpino, però, sonosoprattutto gli eredi dei nostri immigrati, nuove genera-zioni nate e cresciute oltralpe, senza rinunciare a man-tenere vivo un forte legame con la terra di origine. Cipiace pensare che queste generazioni possano essererappresentate dal sorriso giovane ed europeo di Laura Rea, studentessa a Parigi, originaria delVignepiane. Ci ha scritto una bellissima e-mail che volentieri pubblichiamo, dedicandola a tutti gliArpinati di Francia: “Mi chiamo Rea Laura, studio giurisprudenza a Parigi da tre anni. Sono Arpinateda parte di mio padre, i suoi genitori erano originari del Vignepiane che, come molta gente nel dopoguerraè immigrata all'estero. Io e la mia famiglia torniamo ogni estate e la cosa straordinaria è che ci innamoria-mo ogni volta, come se fosse la prima, di questa meravigliosa città e dei suoi, a dire poco bellissimi, paesag-gi. Ogni volta ritroviamo la convivialità che manca nelle grandi metropoli. Insomma tornare ad Arpino eritrovare le nostre origini resta per noi un momento privilegiato che assaporiamo pienamente ogni secondo.Per l'occasione mi viene in mente una frase che mia madre mi ripete spesso: tieni lo sguardo versoArpino ed il tuo cuore non sarà altro che libertà ed amore”. F. L.

GLI AMICI DI MUNICIPIUME L I S A C A RD INA L I C A NTA NTE

DEI “MAGDALEN GRAAL”

ARPINATI ALL’ESTEROLaura, a Parigi con Arpino nel cuore

Abbiamo più volte ricordato come il profilofacebook di Municipium voglia rappresentareuna piazza virtuale in cui i concittadini possanoesprimersi su ciò che accade in città condivi-dendo foto, post e commenti. E proprio comela piazza reale si riempie durante le manifesta-zioni più importanti, anche la nostra bachecaregistra un incremento di interventi in occasio-ne dei fatti di maggior rilievo. In particolare,nelle ultime settimane, con la sospensione deglistipendi dei dipendenti comunali di Arpino,effetto del gravissimo squilibrio economico incui versa il Comune. La notizia ha suscitato unvespaio di polemiche, che su internet, ormaiuna seconda pelle da cui non siamo più ingrado di uscire, si è trasformata in un serratodibattito su come venir fuori da questa delicatasituazione, sulle responsabilità da chiarire, sullasolidarietà ai dipendenti. Proponiamo qui soloalcuni dei commenti rilasciati dai nostri lettori,scusandoci per la sintesi operata ai loro post(per ragioni di stampa), e lasciando la libertà diapprofondire e replicare direttamente sullanostra bacheca. In ordine cronologico, tra i pri-missimi commenti alla notizia, pubblicata dap-prima su Arpino24.it, quello di AngeloContucci che si chiede “Chi ha determinato que-sta situazione? Che paghi e paghi pesantemente..Troppo comodo "amministrare" la cosa pubblicasenza subirne le conseguenze.. in questo modo ne erocapace anch'io. Chiunque esso sia che venga denun-ciato alle autorità: Procura della Repubblica (per ilpenale) e corte dei conti (per l’amministrativo)”.Michele Summa ricorda che “l'allegra gestionedel Comune di Arpino, io l'ho denunciata sin dal2004. Nessuno ha creduto in quanto evidenziavo,nessuno ha preso provvedimenti in tempo, questo è ilrisultato”. Sulla presunta inerzia di politici e nonsolo, interviene con rammarico anche l’associa-

zione Aurora Arpinate: “Osserviamo con veromalincuore che l'Arpinate è taciturno a tutto ciò cheavviene nel proprio territorio, anzi direi quasi ras-segnato! Licenziamenti, e non si lamenta! Non vienepagato lo stipendio, e tace! Non esistono più i servi-zi sociali, e annuisce! Non si puliscono più le stra-de, alza le spalle! (…) Arpinate ricorda che seinobile e colto!”. Edmondo Zuffranieri in unlungo post leggibile sul profilo di MunicipiumArpino, ricorda le tante spese fatte perl’Azienda "Comune di Arpino", e si fa portavocedi chi vuole “che venga fatta chiarezza sul deficit”volendo da un lato “sapere di chi sono state leresponsabilità che hanno causato tutto questo”, edannunciando dall’altro che “se tale situazione nonverrà chiarita da parte degli attuali Amministratori(…) si è in procinto di costituire un comitato citta-dino per denunciare alle autorità competenti tuttiquesti soprusi che si sono verificati in questi anni”.Chiudiamo con l’augurio di Carlo Scappaticciche da questa delicata situazione possa venirfuori una pagina di “dignità e speranza” per lacittà:”Nel 2012 con un volantino in piazza affer-mai che chiunque avesse vinto le elezioni (…) avreb-be immediatamente dovuto dichiarare il dissestofinanziario. Fui accusato di estremismo ed ancheirriso (…) Proprio oggi però mi è arrivata voce chesarebbe questa la strada maestra anche per questagiovane amministrazione. Se veritiera (…) potrem-mo fare un passo avanti e liberarci dei fantasmi delpassato (…). Ma nutro ancora delle riserve dalmomento che il dissesto finanziario dichiarato daun'amministrazione prevede, fra l'altro, un riesamedei conti e delle responsabilità civili e penali diparecchi anni prima... Auguro a me stesso ed a tuttivoi concittadini che un atto di coraggio renda realiqueste voci di corridoio. Quel giorno sarà senza dub-bio il giorno della rifondazione di Arpino.” F. L.

VOX POPULIDi chi è la colpa della “sospensione degli stipendi”!?

F o t o r i c o r d o : I MOTOCICLISTINegli anni ’70 una delle grandi iniziative, patrocinata dalla Proloco, grazie all’apporto delPresidente del tempo, Massimo Struffi, e dal Moto Club Castelliri, fu la “Cronoscalata Isola delLiri- Arpino”, dedicata al compianto Franco Mancini, motociclista isolano. Alla terza edizione,che si svolse nel luglio del 1973, vi partecipò anche il nostro concittadino Mario Zautzik, oggiaffermato ortopedico a Napoli. L’ho incontrato per sottoporgli alcune domande.-Quando nacque la tua passione per le moto? Ricordo che già dalla prima infanzia ero affa-scinato dalle due ruote e il passaggio dalla bicicletta alla moto fu breve. La mia prima moto fula Moto Bi 250, con questa iniziai la mia carriera da motociclista. -Abbiamo saputo che nel lontano 1973 partecipasti alla “Cronoscalata” del trofeoMancini. Puoi raccontare qualcosa in merito? Sì, vi partecipai. Era il 29 luglio del 1973, 40anni fa. Mi invogliò a partecipare Franco Villa, detto “Scheggia”. Questi mi iscrisse al Moto ClubCastelliri e il fatto che qualcuno credesse in me mi rese molto orgoglioso. Mia madre non eratanto contenta, considerata l’estrema pericolosità della gara. Ricordo che venne addirittura sullalinea di partenza per cercare di convincermi a non correre, ma io, pur di partecipare, mi celaidietro ad un casco integrale di colore azzurro. Erano i primi caschi integrali presenti in com-mercio. -Come andò la gara? Io, giovane sedicenne, riuscii ad arrivare tredicesimo, con una media di87 chilometri orari e con un tempo di 4 minuti e 13 secondi; superai anche piloti affermati nelpanorama regionale, come Paolucci, Passeri, Frasca e Piccirilli, vincitore della precedente edi-zione della “Cronoscalata” nella categoria dei 500 cc. -Con quale moto gareggiasti? Corsi con una Honda 450 Scambler, numero di gara 152.All’epoca, erano pochi i modelli di questacasa di produzione immessi sul mercatoitaliano. Questa moto, oggi, varrebbemigliaia di euro. Dopo la corsa la vendettial Dottor Abbruzzese, che a sua volta lavendette ai fratelli Rea, poi, finì a Napoli. -Hai più partecipato a corse di talespessore? No, ho partecipato a qualchealtra corsa di trial, essendomi iscritto alMoto Club di Ripi. Rimasi iscritto percirca 5 anni… ma il fascino dellaCronoscalata era cosa ben diversa. Grazie per la tua disponibilità. A presto,Mario! Domenico Manente

foto archivio Cianfarani

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