n. 7 anno 2008 - geometricb.it n.7.pdf · ricostruzione e della restituzione dei tributi e con- ......

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Catasto Informatica e tecnologia Cultura Edilizia Consulta femminile PERIODICO D’INFORMAZIONE DEL COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO n. 7 Registrazione periodici presso il Tribunale di Campobasso n. 239/99 POSTE ITALIANE Spa - Spedizione in abbonamento postale art. 1 comma 2 del D.L. n. 353/03 conv. in L. n. 46/04. Direzione Commerciale Business Campobasso Anno 2008

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Catasto

Informatica e tecnologia

Cultura

Edilizia

Consultafemminile

PERIODICO D’INFORMAZIONE DELCOLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATIDELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO

n. 7

Registrazione periodici presso il Tribunale di Campobasso n. 239/99POSTE ITALIANE Spa - Spedizione in abbonamento postale art. 1 comma 2 del D.L. n. 353/03 conv. in L. n. 46/04.

Direzione Commerciale Business Campobasso

Anno 2008

Rocchetta al Volturno

Campodipietra

Sorgente del fiume Trigno

COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATIdella Provincia di CAMPOBASSOPiazza Molise, 25-2786100 CAMPOBASSOTel.0874 4938410874 494034Fax 0874 493862

e-mail:[email protected] web:www.geometricb.it

Consiglio Direttivo quadriennio 2005 - 2009

PresidenteMOLINARO geom. Alberto

Vice PresidenteMASCIA geom. Gennaro

SegretarioSULIANI geom. Benito F.

TesoriereD’ANGELO geom. Marco

ConsiglieriD’ADDARIO geom. GiovanniDEL BALSO geom. GiovanniDI BIANCO geom. AntonioDI RENZO geom. ClaudioQUIQUERO geom. Giuseppe

Orario di apertura al pubblico Ufficio Collegiodal lunedì al giovedì dalle 9.00 alle 13.00 - dalle 15.00 alle 18.00il venerdì dalle 8.30 alle 13.00

PERIODICO D’INFORMAZIONE DELCOLLEGIO GEOMETRIE GEOMETRI LAUREATIDELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO

RedazionePiazza Molise, 25-2786100 CAMPOBASSOTel. 0874 493841

0874 494034Fax 0874 493862

e-mail:[email protected] web:www.geometricb.it

Direttore responsabileCesare ROMANO

Coordinatori EditorialiMarco D’ANGELOBenito SULIANI

Comitato di redazioneAntonella BIZZARROMichele CIANCIULLOMaurizio DI CRISTOFAROGiovanni d’OTTAVIOGiancarlo LIONELLIGiancarlo PETTIOmar SALOTTOGiannino SIMIELENicola TRIVISONNO

EditingGiancarlo LIONELLI

FotografieMichele CIANCIULLO

StampaTipolitografia Fotolampo

pag. 4 EDITORIALEAuguri di buone feste e… qualche breve riflessione

pag. 5 PRESIDENTE

CATASTOpag. 8 Dal catasto onciario… a quello telematico

INFORMATICA E TECNOLOGIApag. 12 Fotogrammetria e raddrizzamento fotograficopag. 14 Computer free

CULTURApag. 16 Il Presepepag. 18 Il rito natalizio della “Farchia”

EDILIZIApag. 21 Impiantistica Sportiva (parte seconda)

CONSULTA FEMMINILEpag. 26 L’evoluzione della figura professionale del geometra

pag. 28 AGGIORNAMENTO ALBO PROFESSIONALE

pag. 30 REGOLAMENTO PER LO SVOLGIMENTO DELLE ELEZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

Nell’augurare a tutti gli iscritti e a tutti i lettori

del «Geometra molisano» i migliori auguri di

buone feste, permettetemi di fare qualche rifles-

sione sulla situazione complessiva, dalla figura

professionale del geometra nel nuovo panorama

delle professioni fino al contesto della crisi dei

mercati immobiliare e del comparto dell’edilizia

in Molise.

A distanza di sei anni dalla tragedia del terremoto

di San Giuliano di Puglia, purtroppo – e parados-

salmente – è ancora attualissimo il problema della

ricostruzione e della restituzione dei tributi e con-

tributi sospesi per effetto delle ordinanze che

dichiararono lo stato di emergenza. Non solo

occorrono nuove ed aggiuntive risorse finanziarie

per completare la ricostruzione (ancora troppe le

famiglie costrette a vivere nelle casette di legno)

ma comincia ad essere insostenibile, per i portafo-

gli delle famiglie e dunque per l’economia regio-

nale nel suo complesso, il problema della restitu-

zione delle somme non versate.

Al riguardo, infatti, mancando un provvedimento

di carattere generale che disciplini le modalità e la

tempistica della restituzione, e non essendo anco-

ra chiaro la misura e l’entità dell’abbattimento, le

somme richieste incidono drammaticamente sui

redditi delle famiglie, soprattutto dei comuni del

cratere, e quindi sulla propensione a spendere dei

cittadini. Per le imprese edili, inoltre, il rischio

paralisi e fallimento, come denunciato da numero-

se organizzazioni di categoria, comincia ad essere

una prospettiva reale piuttosto che un rischio da

esorcizzare. A ciò si aggiunga il crollo dei merca-

ti immobiliari che sta oggettivamente rallentando

la crescita del comparto edilizio.

Occorre un provvedimento di carattere generale

che disciplini la materia della restituzione, occor-

rono nuovi fondi per completare la ricostruzione

ed occorre la certezza sulla misura e sull’entità

della ricostruzione. In questo senso, anche come

Collegio, siamo pronti a fare, come sempre, la

nostra parte, offrendo costruttivamente il nostro

contributo alla causa.

L’auspicio che rivolgo a tutti, in particolare a

coloro che sono più degli altri penalizzati da que-

sta condizione di contesto così drammatica, è di

poter trascorrere serenamente buone vacanze, e di

non perdere la fiducia e la speranza nella possibi-

lità che le cose migliorino.

Passando a rivolgermi agli iscritti, il 13 dicem-

bre con mio sommo piacere, il Consiglio

Direttivo ha riproposto la piacevole cerimonia

di conferimento dei riconoscimenti ai colleghi

con almeno 35 anni di iscrizione all’albo. Una

festa, certamente un modo per rivedersi e ripar-

larsi, ma anche una straordinaria occasione per

rinsaldare vecchi legami e crearne di nuovi,

professionali e personali.

A breve saremo, poi, chiamati al rinnovo degli

organi del Collegio, appuntamento fondamentale

in ogni consesso democratico per esprimere il

proprio punto di vista, denunciare eventuali erro-

ri, proporre nuove soluzioni, dunque confrontarsi

nell’interesse esclusivo della categoria.

Come Presidente onorario, ovviamente, non mi

permetto di formulare “dichiarazione di voto”

alcuna, sebbene sia mio preciso dovere, oltre che

un sincero piacere, esprimere il ringraziamento e

le congratulazioni per il lavoro svolto dal

Presidente Alberto Molinaro e da tutti i colleghi

che in questi anni hanno ricoperto incarichi di

responsabilità rappresentativa nel Collegio.

Buone feste a tutti!

4

EDITORIALE

Auguri di buone

feste e…

qualche breve

riflessione

a cura di

Cesare ROMANO

Cari amici siamo giunti alla fine del 2008 ed è

tempo di bilanci, volge al termine un anno di

intenso lavoro per il nostro Collegio e, come

consuetudine, riassumo brevemente le ultime

attività svolte.

Abbiamo ritenuto opportuno approvare il rego-

lamento di contabilità per la gestione del

Collegio, istituire il servizio di tesoreria nonché

provvedere alla nomina del Revisore dei Conti,

mediante gara pubblica si è conferito il manda-

to al Dott. Prof. Donato Toma che svolgerà tale

ruolo a partire dal 1 gennaio 2009.

È stata organizzata una giornata di studio sulle

innovazioni normative introdotte dal nuovo

testo unico in materia di sicurezza sui cantieri,

abbiamo altresì effettuato un incontro sulle

disposizioni legislative in materia di

Certificazione Energetica degli edifici, rispar-

mio energetico e fonti rinnovabili.

Abbiamo effettuato i corsi di preparazione agli

esami di abilitazione per l’esercizio della libera

professione di geometra, in questi giorni si stan-

no svolgendo gli esami e, purtroppo, dobbiamo

prendere atto che al momento oltre il 20% dei

praticanti non ha superato l’esame.

È un dato significativo che deve farci riflettere

ed esaminare le cause di questo scarso livello di

preparazione dei nostri tirocinanti: innanzitutto

la preparazione scolastica è sempre meno ade-

guata, spesso anacronistica per quanto riguarda

5

PRESIDENTE

le metodologie applicative, i ragazzi hanno una

conoscenza teorica degli argomenti che cozza

con la pratica professionale giornaliera; la

seconda causa è da attribuire ai professionisti

che ospitano i praticanti presso i propri studi,

spesso si utilizzano i ragazzi per effettuare man-

sioni di segreteria, disegni in cad, consegna pra-

tiche in catasto, ma non li si istruisce sulle mate-

rie professionali, non li si porta mai in cantiere,

magari non si perde tempo a spiegare le motiva-

zioni di certe scelte che si intraprendono nella

vita professionale; la terza causa, più che una

causa è una sensazione, mi sembra che probabil-

mente una parte dei tirocinanti non frequenta gli

studi così come disposto dalle normative, è

palese che alcuni di loro non hanno mai visto

uno studio, che non si rendono neppure conto di

cos’è la professione e che magari si presentano

agli esami con una conoscenza esclusivamente

didattica ed a volte solo scolastica.

La colpa è da attribuire ai professionisti, che

spesso non sono geometri, che non denunciano

al collegio la mancata frequentazione dello stu-

dio e per evitare questo spiacevole inconvenien-

te stiamo valutando, insieme al consiglio diretti-

vo, una forma di controllo sul regolare svolgi-

mento della pratica professionale.

Tutti voi sapete gli sforzi immani che tutti gli

organismi che rappresentano la nostra categoria,

sia a livello locale che a livello nazionale, stan-

no facendo per mantenere un elevato livello di

qualità, in questa ottica la formazione continua,

la nuova sede del collegio, la sala multimediale,

ecc. non dobbiamo disperdere il patrimonio che

è dato dalla nostra conoscenza, bensì dobbiamo

accrescerlo giornalmente con la specializzazio-

ne e l’aggiornamento continuo.

Il Consiglio Direttivo ha deciso di riservare un

riconoscimento particolare ai geometri che svol-

gono la professione da oltre trentacinque anni

conferendo una stella d’oro alla carriera per

coloro che hanno superato i 50 anni di profes-

sione, una stella d’argento a coloro che hanno

superato i 40 anni e di bronzo a coloro che ne

hanno superati 35.

La cerimonia si è svolta il 13 dicembre e ha

visto la partecipazione del Presidente del

Consiglio Nazionale, del Presidente della

Cassa Geometri, oltre che di altri consiglieri

dei nostri enti superiori nonché di svariati pre-

sidenti di Collegi.

Attività

del collegio

di Alberto MOLINARO

6

PRESIDENTE

Raggiungere un obiettivo così importante è

motivo di grande orgoglio non soltanto per i

premiati ma per noi tutti.

Dobbiamo osservare con grande senso di stima

un libero professionista che per cinquanta anni

ininterrottamente esercita la professione com-

battendo ogni giorno sul campo, affrontando

una miriade di modifiche legislative, mantenen-

do sempre la fiducia e la stima del cliente,

aggiornandosi tecnologicamente.

Se ci soffermiamo un attimo ci accorgiamo di

avere a che fare con tecnici che hanno iniziato a

fare i tipi di frazionamento con la rotella metri-

ca o addirittura con la corda ed oggi utilizzano il

PREGEO telematico, continuando imperterriti

nella loro attività.

Questi geometri sono degli eroi, non hanno

avuto nella loro lunga carriera ferie pagate, gior-

ni di malattia, tredicesime e quant’altro ma

hanno tanto da insegnare alla giovani leve, sono

il patrimonio storico della nostra categoria che

va preservato ed utilizzato affinché il futuro sia

migliore del passato e del presente.

Stiamo avviando un corso di inglese della dura-

ta di 50 ore che sarà sicuramente di grande inte-

resse soprattutto per i giovani geometri.

Abbiamo già provveduto all’approvazione del

bilancio di previsione per l’anno 2009, nell’as-

semblea del 5 dicembre u.s. nella quale, tra l’al-

tro, è stato approvato all’unanimità il nuovo

regolamento per lo svolgimento delle elezioni

relative al rinnovo del Consiglio Direttivo.

Su questo giornale troverete pubblicato il testo

integrale del nuovo regolamento, ma mi piace

rimarcare che abbiamo voluto semplificare le

operazioni di voto e di scrutinio, offrendo a tutti

gli iscritti parità di trattamento e soprattutto dare

l’opportunità a tutti gli iscritti che volessero

candidarsi di trovare il proprio nome prestampa-

to sulla scheda elettorale e quindi di essere vota-

ti con un semplice segno di croce evitando

dubbi interpretativi relativi ad omonimie e/o

errori ortografici.

Sono stati modificati gli orari di apertura della

sede del Collegio, su richiesta di numerosi

iscritti che ci hanno sollecitato una presenza

pomeridiana, si è deliberato di aprire al pubbli-

co dal lunedì al giovedì anche il pomeriggio

dalle 15 alle 18.

Ovviamente tale nuovo orario è da ritenersi una

sperimentazione, verificheremo le presenze

pomeridiane e fra qualche mese stabiliremo se

renderlo definitivo o se revocare tale decisione.

Infine ritengo opportuno affrontare l’argomento

Catasto, come ben sapete negli ultimi tempi non

è stato affatto semplice, siamo stati costretti a

file interminabili, maltrattati e bistrattati e molti

di voi sanno quante mattinate ho perso nella

stanza dell’ingegnere capo per cercare di trova-

re una soluzione che non si è voluta o potuta tro-

vare, lascio a voi l’interpretazione.

Per non parlare delle lettere inviate ai proprieta-

ri dei fabbricati cosiddetti “non censiti” sono

state inviate a tutti, anche a coloro che nel frat-

tempo avevano provveduto a regolarizzare la

propria posizione, non si è voluto o potuto

(lascio sempre a voi la scelta) effettuare un con-

trollo incrociato, si è preferito inviare lettere a

iosa, spendendo soldi che magari si potevano

risparmiare e creando attrito tra i contribuenti e

la nostra categoria.

Certo il cliente che ci aveva incaricato di redige-

re l’accatastamento, che noi abbiamo regolar-

mente presentato, che ci ha pagato, e che a

distanza di mesi si vede arrivare una lettera in

cui è scritto che il proprio immobile non risulta

censito in catasto penso che qualche momento

di sbandamento lo ha avuto.

Qualcuno di questi si è recato in catasto ed ha

avuto la fortuna di essere tranquillizzato, qual-

cun altro è andato dal geometra a dargli del

delinquente: “come… mi hai detto che mi aveviaccatastato il fabbricato, ti ho pagato e non haifatto nulla, mi hai fregato solo i soldi”, qualcun

altro ha avuto la sfortuna di imbattersi in taluni

funzionari che gli hanno risposto “chissà cosa tiha combinato il tuo tecnico”, qualcun altro si è

sentito chiedere “ma quanto ti ha chiesto il tuogeometra? Mamma mia se venivi da me te lofacevo per molto meno” ed io quando sono

andato a sollevare questi disservizi sono stato

messo alla porta con la minaccia di chiamare i

carabinieri se non me ne andavo.

A livello generale sono convinto che il Catasto

di Campobasso resta uno dei migliori d’Italia

ma purtroppo qualche singolo elemento va tenu-

to a bada, probabilmente va ridimensionato, non

spetta a me decidere il da farsi ma certo qualco-

sa bisognerà pur fare.

E devo dirvi che ho riacquistato la piena fiducia

conoscendo in questi giorni il nuovo dirigente,

l’Ing. Ronconi, persona squisita e che ritengo

7

PRESIDENTE

abbia le idee ben chiare, con lui è ricominciato

un dialogo interrotto da tempo, abbiamo visio-

nato e condiviso la proposta di riorganizzazione

dell’ufficio che avrà finalmente tutti i servizi

all’utenza dislocati al piano terra, abbiamo chie-

sto con forza un potenziamento dell’U.R.P. che

sarà potenziato e integrato con la presenza di un

tecnico di turno.

Abbiamo concordato anche lo svolgimento di

una giornata di studio sul PREGEO 10 che si

terrà, presumibilmente, intorno al 15 gennaio,

speriamo che le cose migliorino!!!

Voglio censurare infine l’atteggiamento assunto

dal Comune di Campobasso che ha deciso,

senza alcun preavviso, che tutti gli elaborati

progettuali inerenti richieste di D.I.A. o

Permessi di Costruire debbano essere scanneriz-

zati e consegnati su un CD rom.

Nessuno ci ha comunicato in anticipo tale deci-

sione, si è ritenuto inopportuno sentire il parere

degli Ordini Professionali, e soprattutto non è

stato disposto un periodo di transizione durante

il quale, come consuetudine, si potesse operare

sia con il vecchio che con il nuovo sistema.

Stiamo valutando in questi giorni, con i nostri

legali, se sia legittima una tale imposizione,

provate ad immaginare di scannerizzare un atto

di compravendita di venti pagine, oppure un

elaborato grafico di dimensioni elevatissime, io

scusatemi ma non riesco ad immaginare una

simile cosa.

La cosa ancor più grave è che comunque, oltre

al CD rom si pretende il tutto in formato a car-

taceo, allora mi domando: a cosa o a chi serve

questo CD rom?

Come al solito ho sviscerato le problematiche

attuali della nostra categoria e ribadisco la

disponibilità totale del consiglio Direttivo a

recepire le vostre osservazioni, consigli e

soprattutto a segnalarci questi atteggiamenti

inconsueti da parte delle pubbliche amministra-

zioni affinché noi possiamo tempestivamente ed

efficacemente intervenire.

Siamo alle porte del Natale e quindi mettiamo

un attimo da parte i problemi legati alla quoti-

dianità e concentriamoci sull’importanza delle

prossime festività, per noi liberi professionisti è

sicuramente una occasione per stare più vicini

alle nostre famiglie, dedicare più tempo ai nostri

figli, essere più buoni e non mangiare eccessiva-

mente.

Un fervido augurio di Buon Natale e di un

Felice e prosperoso 2009 a voi ed alle vostre

famiglie da parte del Consiglio Direttivo del

Collegio.

Il re del Regno di Napoli a cui il nostro Contado

del Molise faceva parte, nel 1740 decreta una

riforma catastale in base alla quale era tassabile

non più la persona, ma la rendita che ognuno

possedeva (dazi sul consumo). Attraverso le

così dette “Rivele” ogni abitante del Regno

dovette recarsi a denunciare i propri averi, col-

legandoli naturalmente con i dati anagrafici dei

propri e dei relativi familiari. Indovinate chi si

sottrasse a tale dichiarazione… “I nobili ed il

clero”. I beni appunto… “rivelati”… una volta

verificati diedero corso alla redazione del

“Libro onciario” con l’introduzione dell’oncia

quale unità di misura fiscale e monetaria in

sostituzione del ducato.

La riforma produsse indubbi meriti in quanto

pose la rendita a base di tutte le operazioni

finanziarie erigendo così un sistema catastale

fondato sul reddito imponibile che portò alla

proporzionalità delle imposte.

Dal catasto

onciario…

…a quello

telematico

a cura diGiannino SIMIELE

8

CATASTO

«Il catasto onciario consta di quattro parti: gliatti preliminari, le rivele, gli apprezzi ed il cata-sto definitivo o semplicemente onciario1 ».

Il libro delle “rivele” conteneva dichiarazioni

giurate da un capofamiglia circa i dati anagrafi-

ci dei familiari, del mestiere esercitato da ogni

componente, beni immobili posseduti con

superfici ed indicazione dei confini, descrizione

e numero dei capi di bestiame allevati ecc. La

sistematica rilevazione dei fondi in tutto il regno

portò alla formazione del catasto geometrico

detto più comunemente “catasto francese” o

anche provvisorio in vigore fino alla emanazio-

ne della legge del 1886 che promulgò il catasto

geometrico particellare. Infine si arrivò all’im-

posta fondiaria in un unico tributo che natural-

mente andava a gravare maggiormente sul

popolo, non toccando i beni feudali. «Tantopaga sempre “pantalone”» famosa frase detta

da un ben noto politico ex magistrato.

Questa imposta era commisurata alla rendita

netta dei beni dedotte le spese.

La citata legge impose alle autorità comunali

una divisione del territorio in sezioni contraddi-

stinte da una lettera alfabetica per ciascun

immobile. In ciascuna sezione venivano anno-

tate l’appartenenza dei beni, il loro stato di con-

sistenza, se si trattava di case o terreni. E per

questi ultimi se erano aratori, a prato, vigneti,

uliveti, ecc., che vennero distinti in un prima,

seconda o terza classe, con l’attribuzione per

ciascuno di una esatta superficie. A fine accerta-

mento la stessa autorità procedeva alla stima

con la determinazione della rendita netta impo-

nibile di ogni proprietà ed alla registrazione

degli “stati di sezione” dando un termine per la

presentazione dei “reclami”.

I dati acquisiti venivano raccolti in “matrici del

ruolo” sotto un unica “ditta” per proprietà, che

un soggetto, persona fisica, aveva nel territorio

comunale. Le matrici ordinate alfabeticamente e

per comune costituiscono il catasto i cui volumi

di impianto sono conservati presso gli archivi di

Stato.

1 Cfr. Vincenza Pupilella Uomini e terra in un comune mon-tano. San Giuliano del Sannio 1700-1861, Campobasso,

Palladino Editore, 2006, p.18.

9

CATASTO

Il catasto “censuario” inizia a sostituire quello

descrittivo verso l’inizio del secolo scorso da

allora ad oggi è storia che dovreste conoscere.

L’agenzia scende in campo con tutti i suoi mezzi

e con una serie di convegni che vedono la parte-

cipazione delle categorie professionali interes-

sate e degli addetti ai lavori. Tra i vari convegni

proposti nel corso del seguente anno l’ultimo

che si è tenuto a Rimini il 26-09 c.a., ha ribadi-

to l’impegno dettato dalle crescenti novità nor-

mative che impongono un controllo e monito-

raggio del territorio con maggior vigore.

Le ultime manovre finanziarie, in particolare il

D.L. n. 311/2004 hanno ormai delineato uno

scenario decisamente innovativo, sul fronte

delle azioni di contrasto all’evasione e elusione

fiscale in campo immobiliare, che impegnano

sempre più direttamente la Ns. Agenzia del

Territorio.

Per il conseguimento degli obiettivi di politica

fiscale nel contesto individuato l’Agenzia ha

definito quattro linee strategiche partendo da

una massiccia campagna informativa, come

avete potuto leggere nell’articolo precedente.

Gli obiettivi confluiscono in quattro aree strategi-

che verso l’utenza stabilita da una convenzione

annuale con il ministro delle finanze, distinti nel:

1) migliorare la qualità dei servizi;

2) la qualità del “dato catastale”;

3) potenziare l’azione in ambito fiscale;

4) affrontare un processo produttivo con

miglioramento dell’azione fiscale in coeren-

za con gli obiettivi da conseguire.

Gli obiettivi fondamentali oggi sono l’azione mira-

ta all’inventariazione degli immobili tra i quali i

fabbricati nascosti e gli “ex rurali” o “rurali”.

Ma il successo dei progetti che l’Agenzia ha

messo in campo è stato seguito soprattutto deter-

minato attraverso l’apporto che è arrivato dalle

categorie professionali con l’uso dei nuovi pro-

grammi di gestione della banca dati catastali.

Allo stato attuale nel contenitore del CatastoTerreni non entrano più i fabbricati rurali ed

abbiamo: i “fabbricati rurali” e “porzioni di fab-

bricati rurali” residuali. Mentre in quello del

Catasto Fabbricati abbiamo: i fabbricati, le aree

urbane, i lastrici solari, le unità collabenti (in

rovina) e quelle in corso di costruzione.

La Ns. Agenzia effettuando il collegamento con

altre banche dati ha pubblicato l’elenco dei fab-

bricati che hanno perso i requisiti di ruralità ed i

fabbricati non dichiarati sovrapponendo le orto-

foto fornite dall’AGEA alle mappe catastali. Il

processo di elaborazione dati ha generato dei

centroidi dove i fabbricati non erano presenti

con la creazione automatica di una particella che

è stata inserita in pubblicazioni, rilevabili oltre

che sulla G.U. sul sito internet della stessa.

Proprio in questi giorni l’Agenzia sta mandando

dei preavvisi di accertamento con il quale la

stessa avvisa l’utente che il suo immobile è

compreso tra quelli pubblicati e per il quale non

è ancora pervenuta nessuna documentazione

relativa alla denuncia di “nuove costruzioni” o

di “variazione per ampliamento”e sono scaduti i

tempi fissati.

A fronte di ciò l’utente se ravvisa una incoerenza

è invitato a segnalarla all’Agenzia la quale adot-

terà le opportune verifiche istruttorie. In mancan-

za l’ufficio provvederà alla predisposizione del-

l’atto di aggiornamento catastale in “surroga”

come stabilito dalle vigenti normative con adde-

bito di oneri e spese a carico dell’utente.

Considerato che l’attività dell’Agenzia del

Territorio consiste prevalentemente nella verifica

degli atti, è lecito supporre che i collegi provin-

ciali, potranno intraprendere una iniziativa fina-

lizzata a sottoscrivere una convenzione con la

predetta Agenzia, affinché siano i professionisti

Vecchia mappa catastale descrittiva

10

CATASTO

ad occuparsi della redazione degli atti di aggior-

namento per conto dei proprietari inadempienti.

L’invio telematico degli atti di aggiornamento

nelle banche dati catastali costituisce un ulterio-

re passo in avanti nel processo di modernizza-

zione in atto. Con questa nuova innovazione il

processo di modernizzazione e informatizzazio-

ne del Catasto compie un ulteriore passo in

avanti, anche se i problemi da risolvere sono

ancora numerosi. È bene non entrare nel merito

sul metodo con cui vengono effettuati i riscontri

preventivi prima di mandare gli avvisi che arri-

vano a priori anche se l’utente ha già provvedu-

to a dirimere i propri obblighi.

In ogni caso con gli ormai potenti mezzi chel’Agenzia oggi possiede i tempi dei “furbacchio-ni” sono finiti.

L’opportunità offerta dalle ormai consolidate

procedure di gestione degli atti catastali attraver-

so i programmi PREGEO, VOLTURE, DOCFA,

DOCTE di lavorare con l’invio telematico degli

atti con tempi di aggiornamento sempre più

ridotti è oramai una concreta realtà, anche se per

il momento è ancora facoltativa.

Il professionista che deciderà di usufruire di tale

innovazione dovrà conservare, per un tempo non

inferiore a cinque anni, una copia cartacea della

documentazione e sarà “certificatore” della firma

apposta dal soggetto titolare dei diritti reali.

Ed ora è tempo di presentarVi le ultime novità in

materia di gestione dei degli atti di aggiorna-

mento catastale.

Il Pregeo 10.00

PREGEO (PREtrattamento atti GEOmetrici) è

la procedura che l’Agenzia mette a disposizione

dei tecnici liberi professionisti per predisporre

gli atti di aggiornamento geometrico del Catasto

Terreni in coerenza con il provvedimento del

Direttore dell’AGT del 23/02/2006.

Questa procedura, limitatamente alle funzioni di

calcolo e controllo formale dei dati, è identica

alla versione utilizzata dagli Uffici per il tratta-

mento e l’approvazione degli atti presentati. Gli

Atti di aggiornamento catastali sono costituiti da:

- tipo frazionamento

- tipo mappale

- tipo frazionamento + tipo mappale

- tipo particellare.

PREGEO elabora i dati di misura contenuti nel

Libretto di Campagna e fornisce la posizione e

la precisione dei punti rilevati. Comprende un

insieme di funzioni tra le quali:

- l’immissione dei dati di misura e della

descrizione geometrica degli oggetti rileva-

ti;

- la descrizione delle operazioni catastali asso-

ciate all’aggiornamento geometrico (frazio-

namenti, fusioni, variazioni di qualità/desti-

nazione di particelle catastali);

- la visualizzazione grafica dell’oggetto del

rilievo;

- la gestione degli estratti di mappa rilasciati

dall’Ufficio;

- la formazione della proposta di aggiorna-

mento (estratto di mappa aggiornato);

- la predisposizione dei modelli informatizzati

per la presentazione in ufficio;

- la predisposizione del documento demateria-

lizzato e la sua memorizzazione su supporto

informatico per la presentazione dell’atto di

aggiornamento in front-office o per via tele-

matica;

- la stampa di presentazione dell’atto di

aggiornamento con relativo Codice diRiscontro.

Con questa nuova versione di Pregeo, viene

aumentato il numero di controlli sui dati contenu-

ti nella proposta di aggiornamento. Infatti, il tec-

nico redattore può così controllare in modo auto-

matico e soprattutto prima della consegna delVecchia mappa catastale descrittiva

11

CATASTO

documento di aggiornamento, la qualità dei dati

che verranno introdotti negli archivi catastali.

I controlli a disposizione del tecnico redattore

sono i medesimi a disposizione della corrispon-

dente procedura disponibile presso gli Uffici

Provinciali dell’Agenzia. Questi ultimi potran-no così approvare gli atti di aggiornamento pre-disposti con la procedura Pregeo 10, aggiornan-

do contestualmente le banche dati censuaria e

cartografica, in modo del tutto automatico. Si

raccomandano i Signori colleghi di fare massi-

ma attenzione prima di procedere agli aggiorna-

menti.Grazie ad opportuni messaggi diagnostici,

Pregeo 10 permette al tecnico redattore di sape-

re già nella fase di predisposizione se l’atto di

aggiornamento verrà sottoposto presso l’ufficio

di destinazione al processo di approvazione

automatica oppure se verrà trattato nella consue-

ta modalità interattiva da parte degli operatori.

L’utilizzo di Pregeo 10 per l’approvazione auto-

matica degli atti di aggiornamento rimane per il

momento comunque facoltativo. La selezione

tra l’una o l’altra modalità è delegata alla scelta

della natura dell’atto ad esempio:

- selezionando una delle sigle TM, FR, MC,

MA, FM, PA l’atto verrà predisposto in

modalità Pregeo 9;

- selezionando uno dei codici compresi tra

“01” e “18” nella voce di menù

“Elenco_Tipo_Atto_Aggiornamento” l’atto

verrà predisposto in modalità Pregeo 10 e

sarà processato in automatico. A questo pro-

posito si precisa che, in vista della prossima

evoluzione del pacchetto Pregeo 10, viene

fin d’ora presentata la lista contenente tutte

le tipologie di atto catalogate (in totale 34)

anche se quelle identificate con i codici com-

presi fra “19” e “34” non vengono per il

momento gestite dalla procedura che, in caso

di loro selezione, restituisce all’utente un

messaggio di errore.

L’atto di aggiornamento in formato Pregeo 10

può essere predisposto solo utilizzando un

Estratto di Mappa rilasciato dall’Ufficio provin-

ciale. Il professionista dovrà, pertanto, specifica-

re all’Ufficio competente il rilascio di un Estratto

di Mappa per “atto Pregeo 10”. Tale tipologia di

Estratto potrà essere rilasciata dai soli Uffici,

sopra elencati, nei quali è possibile utilizzare

Pregeo 10 per l’approvazione automatica.

Concludendo la nostra banca dati base dell’in-

ventariazione del patrimonio immobiliare è pas-

sata dal cartaceo quale dato materiale e concre-

to come quello del “catasto onciario” ai file

dell’era attuale quale dato virtuale del “catasto

telematico” che con l’accesso liberalizzato

pone all’utente finale ed ai cittadini tutti, una

capillare ed immediata consultazione di pubbli-

cità immobiliare degli atti di aggiornamento…

consultabili oramai anche dalla comoda poltro-

na di casa?

Buon lavoro a tutti

Vecchi e nuovi sistemi

12

INFORMATICA E TECNOLOGIA

L’utilizzo sempre maggiore di strumenti e tecno-

logie digitali ha aperto nuovi scenari nel campo

dei rilevamenti. Strumentazioni che sfruttano la

tecnologia GPS (Global Position Sistem),

Scanner Laser, Camere Termografiche, software

che utilizzano immagini, satellitari e terrestri,

modificano ed aumentano quotidianamente le

possibilità di rappresentazione della realtà, stimo-

lando la nostra categoria ad una evoluzione

costante verso metodologie digitali divenute ora-

mai più familiari di quanto si possa immaginare.

Nella produzione di elaborati di rilevo, soprat-

tutto nella rappresentazione di edifici e monu-

menti, assume notevole importanza la documen-

tazione fotografica. Mediante l’impiego di

camere digitali, anche di uso comune, si posso-

no raggiungere livelli di precisione e dettagli che

consentono di generare modelli digitali utilizza-

bili per le misurazioni e la creazione automatica

di disegni. L’impiego di tale attrezzatura presen-

ta diversi vantaggi che derivano dall’agevole

uso delle immagini sia in termini di acquisizio-

ne che di gestione.

La fotogrammetria è l’insieme delle procedure

che utilizzano immagini fotografiche di un

oggetto per ricavarne la posizione, la forma e le

dimensioni. Effettuare il rilievo di un oggetto

attraverso questa procedura vuol dire determi-

narne le coordinate tridimensionali di punti

nello spazio partendo da rappresentazioni bidi-

mensionali della realtà, attraverso la trasforma-

zione dall’immagine prospettica all’immagine

ortogonale.

La caratteristica singolare della tecnica foto-

grammetrica consiste nel fatto che l’oggetto del-

l’indagine può essere misurato a distanza.

Le tecniche di questa metodologia possono esse-

re raggruppare in due campi di applicazione:

1. fotogrammetria a lungo raggio (principal-

mente aerea o satellitare);

2. fotogrammetria a corto raggio (terrestre,

urbana ecc.).

Di particolare interesse risultano le molteplici

applicazioni realizzabili tra le quali ad esempio:

- produzione di carte topografiche

- produzione di modelli CAD

- rilevamenti archeologici

- agrimensura,

- rilevazioni catastali,

- misurazione e realizzazione di modelli tridi-

mensionali di edifici e particolari architetto-

nici.

Cenni sul funzionamento

L’oggetto del rilievo viene fotografato in diversi

punti e da varie angolazioni, i punti di interesse

vengono individuati sulle varie foto, in modo

manuale o automatico, infine le coordinate tridi-

mensionali dei punti di interesse vengono calco-

late per mezzo di speciali algoritmi attraverso

software anche di dominio pubblico.

Il rilevamento ad esempio di facciate di edifici,

impone spesso condizioni di ripresa particolar-

mente difficili che determinano immagini foto-

grafiche affette da deformazioni prospettiche.

Attraverso la tecnica del raddrizzamento fotogra-

fico si possono ottenere immagini “raddrizzate”

di soggetti planari (come nel caso appunto di pro-

spetti di un edificio). Queste ultime sono ottenu-

te effettuando, congiuntamente alle fotografie,

dei rilievi topografici e metrici della facciata.

Per ogni porzione della facciata, avendo a dispo-

sizione una fotografia prospettica ed un certo

numero di punti complanari di cui si sono misu-

rate le coordinate o le dimensioni, è possibile la

produzione di un’immagine raddrizzata (in pro

Fotogrammetria

e raddrizzamento

fotografico

Benito SULIANI

13

INFORMATICA E TECNOLOGIA

spetto) e in scala eliminando le deformazioni

prospettiche della foto.

Esistono in commercio moltissimi software,

anche gratuiti, che eseguono la Vettorializza-zione automatica cioè consentono il tracciamen-

to automatico delle linee e vettori a partire dal-

l’immagine raddrizzata, per ricavare la vista

frontale in scala reale. L’algoritmo di vettoria-

lizzazione interpreta le diverse variazioni di

tonalità per identificare gli spigoli e perimetri

giungendo all’estrazione automatica del pro-

spetto, su cui successivamente è possibile ese-

guire il completamento delle informazioni

necessarie a ottenere il grado di precisione ed

accuratezza desiderati per il rilievo.

Oggi la fotogrammetria ed il raddrizzamento

fotografico rappresentano strumenti di acquisi-

zione di dati metrici e tematici tra i più affidabi-

li, rapidi ed economici e senza dubbio una delle

possibilità più concrete di integrazione tra rilie-

vi tradizionali e nuove metodologie che la

nostra categoria saprà intelligentemente sfrutta-

re seguendo la continua evoluzione che avviene

nel campo delle tecniche di misurazione.

station

observations

Il termine “free” penso non sia nuovo fra le per-

sone che utilizzano il computer (a dire ormai chi

è che non usa il computer!?) sia come strumen-

to di lavoro, sia come divertimento, ed oggi

anche come strumento di comunicazione e col-

laborazione valido in tutto il mondo.

Un tempo, con l’avvento dei computer nel

mondo lavorativo, soprattutto nel campo tecni-

co, ci fu una prima rivoluzione, in particolare

per quanto concerne l’aspetto dei “tempi di

lavoro”.

Pochi, solo i più esperti, conoscevano le termi-

nologie informatiche (esempio hardware, soft-

ware ecc.), ma con l’andare del tempo vediamo

che oggi sono entrate a far parte del nostro

“gergo” comune.

Subito si percepì l’importanza che potevano

avere, e che oggi hanno, i computer nel mondo

lavorativo, soprattutto sotto l’aspetto dei soft-

ware.

Particolare importanza è da dare a questo aspet-

to dell’informatica, che permette a tutti, soprat-

tutto quando si usa il pc per scopi lavorativi, di

interagire con la macchina (computer) e poter

ottenere risultati (output) in modo immediato e

preciso.

Da queste potenzialità, ci fu (ancora oggi esiste)

una molteplice produzione di software con la

conseguente nascita di tantissime aziende che

permettono di sfruttare le potenzialità dei com-

puter con la distribuzione delle loro produzioni.

Di conseguenza ci fu anche la nascita di nuove

figure professionali, come i programmatori, che

iniziarono a sviluppare software per loro stessi,

per altri e per le aziende.

Poco tempo dopo arrivò la diffusione della

“rete” (internet), ed è li che si ebbe la vera e pro-

pria rivoluzione.

Mentre prima solo poche persone, con studi

approfonditi, potevano sviluppare software,

dopo (oggi in particolar modo), tramite “la

rete”, molte persone hanno iniziato ad avvici-

narsi alla programmazione e di conseguenza alla

creazione di software.

Sulla “rete” si possono reperire tutte le informa-

zioni su tutti gli argomenti di cui si ha interesse,

scambiare opinioni, consigli (forum) e “softwa-

re” che possono “aiutarci” nel nostro lavoro.

Oggi, infatti, oltre alle aziende, ci sono tantissi-

me persone che sviluppano software mettendoli

a disposizione in modo gratuito a chiunque

voglia utilizzarli.

Nel nostro settore, quello tecnico, abbiamo biso-

gno di una vasta “gamma” di software per poter

lavorare.

Utilizziamo programmi per l’ufficio (videoscrit-

tura, fogli di calcolo, database archiviazione,

ecc.), per il disegno tecnico e grafico (cad e gra-

fica), per calcoli di ogni genere (rilievo architet-

tonico, rilievo topografico, strutture, energia,

impianti, computo, contabilità ecc.)

Tutti questi strumenti di lavoro, come tutti sap-

piamo, vengono prodotti e distribuiti da famo-

sissime aziende,

Fino alla produzione ed alla distribuzione, nulla

da dire, ma il passo successivo è il “costo” di tali

software che risulta, nella maggior parte dei

casi, abbastanza elevato.

Non fraintendetemi, non penso assolutamente

che tali software non valgono il costo che

hanno, anzi possiedono delle potenzialità molto

elevate (che nella maggior parte dei casi noi non

14

INFORMATICA E TECNOLOGIA

Computer free

a cura diOmar SALOTTO

Forum in costruzione dedicato alla ricerca di software free

15

INFORMATICA E TECNOLOGIA

conosciamo) e svolgono il loro “dovere” in

modo veloce e preciso.

“Però” pensando al disegno tecnico: quanto

costa il software tecnico per eccellenza del dise-

gno vettoriale? Beh! abbastanza per un ragazzo

giovane (e non solo per lui) che inizia la propria

carriera lavorativa.

Come nel caso del disegno tecnico, anche per

quanto riguarda tutti gli altri aspetti (software)

del nostro lavoro (geometra ovviamente) si ha

l’inciso del “costo”. Ed allora si dovrebbero

affrontare spese!? Se la somma fa il totale!!!

È pur vero che molte aziende offrono a prezzi

agevolati i propri software, ma visto la presenza

della “rete” ed armandosi di tanta pazienza, su

di essa si possono reperire tutti gli strumenti

software gratuiti (appunto free oppure “open-

surse”) che soddisfano in pieno la nostra attività

lavorativa.

Molti “open-surse” hanno le stesse procedure di

installazione; sono fac-simile dei software “a

costo” ed offrono pressoché le stesse potenzialità.

È possibile utilizzare software con licenza free

nell’ambito della propria attività tecnica per

lavori di:

- disegno tecnico vettoriale;

- grafica;

- suite per l’ufficio;

- computo e contabilità lavori

- topografia;

- impianti; ecc.

in “rete”, e non solo, si trova tutto quello che ci

serve per poter lavorare con precisione e tran-

quillità.

Io stesso, come tanti altri, installo ed utilizzo

software free per lavorare e sino ad oggi non ho

trovato alcuna difficoltà anche sotto l’aspetto di

interscambio dei dati.

Volevo inoltre sottolineare un aspetto tecnico

importante di alcuni software free: esistono soft-

ware “open-surse che non hanno bisogno di

essere installati sul computer, ma sfruttano le

potenzialità di alcuni linguaggi di programma-

zioni già presenti nei nostri pc.

A mio avviso credo sia un aspetto non indiffe-

rente per poter mantenere “leggero” il nostro

computer; che ne dite?

In ultimo c’è anche l’aspetto fondamentale delle

“licenze”, che con i software free viene total-

mente annullato ed è quindi scagionato il peri-

colo di incappare in ogni sorta di illegalità infor-

matica per quanto riguarda il loro utilizzo.

16

CULTURA

Il Presepea cura diMichele CIANCIULLO

che della nascita di Gesù fossero piuttosto incer-

te, la scelta del 25 dicembre venne strettamente

collegata ai festeggiamenti pagani, in passato

molto diffusi, per la celebrazione della nascita

del sole. Il primo documento che segnala la cele-

brazione del Natale il 25 dicembre è datata 354.

Ma è al 1223 che risale l’inizio della tradizione

tutta italiana del presepe, quando San Francesco

d’Assisi insieme a Giovanni Velita, realizzò

nella grotta di Greccio la prima rappresentazio-

ne della natività. Il primo presepio scolpito, rea-

lizzato in pietra di cui si ha notizia, è quello

costruito da Arnolfo di Cambio risalante al

1290-1292, i cui resti tra cui la mangiatoia sono

tuttora conservati nel museo Liberiano della

Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

Dal 1440 la tradizione di costruire il presepe si

diffuse un po’ ovunque in tutta Italia, dalla

Toscana al Lazio al Regno di Napoli (a

Carbonara si trova una realizzazione datata

1484), fino a diventare nel corso dei secoli un

fenomeno mondiale.

Famosi e suggestivi i presepi spagnoli che risen-

tono ancora oggi dell’influenza napoletana sin

dai tempi della dominazione borbonica, i prese-

pi provenzali con evidenti tratti del barocco ita-

liano, i presepi dei paesi di lingua tedesca in cui

la tradizione presepistica è molto sentita (la leg-

“Il presepe è il segno caratteristico del Natale

cristiano perché ci aiuta concretamente a fare

memoria della nascita di Gesù Cristo e nello

stesso tempo è occasione di educazione vera per

la famiglia”.

Il presepe è sicuramente tra le tradizioni antiche

più diffuse del mondo, la cui origine indiretta

può addirittura essere attribuita alle antiche

civiltà etrusca e latina.

Per capire a fondo il significato del presepe, biso-

gna chiarire la figura dei larii (lares familiares)

ovvero degli antenati defunti, che secondo la tra-

dizione romana, vegliavano sulla buona sorte

della famiglia. Ogni antenato veniva rappresenta-

to con una statuetta di terracotta o di cera chia-

mata sigillum da signum = immagine, effige).

In prossimità del 20 dicembre i piccoli delle

famiglie, riuniti nella casa patriarcale, dispone-

vano le statuette secondo la loro fantasia, in un

piccolo recinto che rappresentava un ambiente

bucolico in miniatura, e intorno ad esso si invo-

cava la protezione degli avi.

Nel IV secolo i cristiani tramutarono le feste tra-

dizionali in feste cristiane, e con l’istituzione

della festività del Natale il 25 dicembre, ebbero

inizio le prime rappresentazioni iconografiche

della scena natalizia. Benché le circostanze stori-

17

CULTURA

genda vuole che le spoglie dei Re Magi siano

custodite nel Duomo di Colonia e i presepi dei

paesi dell’est europeo, riconducibili a quattro

nazioni diverse. La tradizione ungherese vuole

che il presepe si costruisca in una cassa a forma

di chiesa, animata da pastori di legno o di carta.

Il presepe russo è costruito su due piani: sul lato

superiore viene riprodotta la scena della nascita di

Gesù in una grotta, e su quello inferiore vengono

rappresentate scene umoristiche di vita quotidia-

na e popolare; in Polonia la tradizione vuole che

il presepe abbia la forma di una cattedrale compo-

sta da tre parti e ricoperta con della carta stagno-

la colorata, in Slovenia, invece, in ogni casa con-

tadina si costruisce un presepe che occuperà un

lato della casa definito per questo “sacro”.

Il presepe è una rappresentazione ricca di sim-

boli. Alcuni di essi provengono direttamente dai

Vangeli. Sono riconducibili al racconto di Luca

la mangiatoia, l’adorazione dei pastori e gli

angeli nel cielo.

Altri elementi appartengono ad una iconografia

propria dell’arte sacra: Maria ha un manto

azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe

ha una veste dai toni dimessi (marrone, giallo,

viola) che rappresentano l’umiltà e la saggezza.

Il bue e l’Asinello derivano da una antica profe-

zia di Isaia: “Il bue ha riconosciuto il suo pro-

prietario e l’asino la greppia del suo padrone”.

L’immagine dei due animali venne utilizzata

come simbolo per rappresentare gli ebrei (il

bue) e i pagani (l’asino).

I Re Magi individuati nel Vangelo dell’infanzia

armeno in cui sono menzionati tre sacerdoti per-

siani: Melkon, Gaspar, Balthasar, e la grotta che

è un’immagine ricorrente come simbolo mistico

e religioso per molti popoli.

E poi molti personaggi popolari, i commer-

cianti, il mendicante, il cieco, il castagnaro, la

zingara, l’oste e tanti altri ancora.

Ad esempio il male è rappresentato dall’osteria

e il personaggio, che porta il vino in un carretto

pieno di botti, impersona il Diavolo.

Ma al di là della simbologia e dei significati sto-

rici e religiosi, la realizzazione di un presepe è

un momento di aggregazione per le famiglie e

soprattutto per i bambini che vivono con gioia

ed entusiasmo i preparativi del Natale.

Tutti almeno una volta da piccoli o adulti, si sono

cimentati nella costruzione di un presepe in casa,

magari presepi poveri adeguati ai tempi e ai luo-

ghi, ma sempre con quel pizzico di originalità

nella scelta dei materiali più strani e al tempo

stesso così comuni. Foglie, paglia, la carta da

pane per la realizzazione delle montagne, la sab-

bia per i sentieri il piccolo specchio per il laghet-

to, e tanto muschio fresco per arricchire la scena.

La capanna, quella dell’anno precedente, forma-

ta da due pezzi di legno tagliati con l’accetta e

conservata insieme alla natività, ai pastorelli alle

casette di cartone a decine di pecorelle e qualche

cane bianco.

Nelle sere in cui si allestiva il presepe, il genito-

re diventava i “geometra progettista e direttore

dei lavori”, e i bambini gli operai. Si rispettava e

si ripeteva ogni anno un vero e proprio rituale per

il posizionamento dei personaggi, la natività

rigorosamente nella parte bassa e centrale del

presepe, in alto il castello, la chiesa; una angoli-

no era dedicato al pozzo o alla fontana con la

bella lavandaia, ma sicuramente il personaggio

più amato dai bambini, immancabile in ogni pre-

sepe era Benino, il dormiente pastorello che porta

tranquillità e ogni bene… e poi a mezzanotte del

24 dicembre il più piccolo della famiglia depone-

va nella calda mangiatoia il Bambinello Gesù.

Buon Natale a tutti

18

CULTURA

Il rito natalizio

della “Farchia”a cura diGiancarlo PETTI

Sono molteplici le tradizioni natalizie in Molise,

ma la più radicata nel cuore dei molisani è quel-

la delle “Farchie”.

Legata al culto del fuoco, ogni anno, la vigilia di

Natale è vissuta e non riproposta dagli abitanti

di diversi nostri paesi, immersi in un’atmosfera

molto particolare, sia sotto il profilo culturale

che ambientale, in un alone di magnifico isola-

mento, fuori dai grandi circuiti turistici e consu-

mistici, in una pace che gli abitanti difendono

con estrema gelosia.

È il primo dei numerosi riti consumati all’inter-

no del periodo “magico” che va da Natale

all’Epifania, denso di cerimonie e di manifesta-

zioni atte ad esorcizzare i pericoli di questo

“tempo di passaggio” e le insicurezze che il

nuovo anno, inevitabilmente suscita.

Segna l’inizio del “ciclo delle dodici notti”, che

va da quella del 24 Dicembre (Natale), fino a

quella del 6 Gennaio (Epifania) ed apre un

periodo di feste e rituali magici e spirituali.

Data rimarcante una fase di passaggio è sottoli-

neata da un rito che contempla l’uso simbolico

del fuoco, vissuto molto più intensamente

rispetto agli altri fuochi rituali, distribuiti nel-

l’arco del ciclo annuale.

Ogni paese vive in maniera diversa l’avvenimen-

to, come diversi sono i nomi delle fascine, torce di

legno o di canna: “Farchie” “Faglie” “Ndocce” ed

altri ancora. Elementi comuni a tutti che preludo-

no la realizzazione dell’evento sono alcune fasi:

organizzazione, progettazione, realizzazione.

Meno conosciute di altre, ma ricca di fascino e

mai interrotta nei secoli è la “farchia” di Mon-

tefalcone Nel Sannio, che meglio di altre cono-

sciamo.

Gruppi di persone, rigorosamente maschi, spes-

so giovanissimi, consapevolmente e contestual-

mente allo svolgersi delle fasi suddette, affron-

tano alcune prove.

La prima consiste nel procurarsi la legna neces-

saria, meglio se le tradizionali “passatèore”, cor-

rispondenti a tronchi di alberi di circa 20-30

centimetri di diametro e 3-4 metri di lunghezza,

usati nei campi, come sostegno centrale per i

mucchi di fieno (le stèiglie), conservati all’aper-

to, per l’inverno.

La legna ed i tronchi stessi, preferibilmente e nel

rispetto della tradizione, devono essere rubati

nelle campagne o addirittura ai gruppi rivali.

Compito riservato ai ragazzi, che hanno così, la

possibilità di dimostrare coraggio, destrezza e

valore, in una specie di “iniziazione” che in tempi

passati significava passaggio alla vita da adulti.

La seconda prova è l’assemblaggio dei fasci di

legno, durante il quale l’esperienza delle perso-

ne più anziane, integra la capacità organizzativa

e creativa dei giovani, affinchè il trasporto, l’ac-

censione e la combustione possa avvenire nella

maniera più agevole.

Sono osservate delle rigide regole di forma ed

un po’ meno rigide di dimensione.

Sia le une che le altre frutto di progettazione e

sperimentazione nel corso degli anni. La base è

costituita da un tripode, sapientemente scelto e

sezionato in otto “spicchi” fra i quali vengono

inserite le e “schcarìche” (le scandole di legno)

che sorrette e strette tra di loro, con “cerchi” di

rami di salice, formano la tipica torcia conica, in

grado di restare, bruciando, perfettamente in

piedi, durante le pause.

Eventuali errori di costruzione, oltre a suscitare

la derisione dei gruppi concorrenti e del resto

della comunità, possono provocare anche pro-

blemi di combustione o di movimentazione.

19

CULTURA

Infatti la terza, inconsapevole prova, è quella del

trasporto della “Farchia” accesa, attraverso le

stradine del paese, anche quelle che per dimen-

sione e pendenza scoraggerebbero gli intrepidi

portatori, in una riscoperta di luoghi troppo

spesso guardati frettolosamente.

Vi lasciamo immaginare cosa avverrebbe se non

fossero state costruite calcolando bene dimensio-

ne e peso! È capitato, qualche volta, vedere grup-

pi di irruenti giovanotti, che, magari con l’inten-

to di stabilire primati di lunghezza e dimensioni,

rimasti bloccati nell’accedere a stradine e vicoli

suggestivi e particolari, ricchezza dei nostri paesi.

La forza, il coraggio e la furbizia dei portatori si

scontrano con l’imprevedibilità del fuoco e la

durezza della legge di gravità, in competizione

con i componenti degli altri gruppi e nel rinno-

varsi di un rito propiziatorio di origine antichis-

sima, fino a notte fonda, con le “farchie”, consu-

mate quasi totalmente, che vengono portate a

terminare la combustione, nel piazzale antistan-

te la chiesa.

Anziani e piccini, stanchi e felici, in cerchio

intorno ai fuochi, attendono che le “farchie” ele-

ganti ed imponenti all’inizio, si riducano bru-

ciando e ritirandosi, evidenziando il “tripode”,

che ne costituisce la base di appoggio quando la

stessa viene messa in verticale a mo’ di torcia.

I carboni cadono a terra copiosamente ed i belli-

simi intrecci che le sostenevano, esauriscono il

compito in un’ ultima e definitiva fiammata.

Nel frattempo alcune famiglie “prescelte” hanno

ricevuto la visita dei gruppi di cantori nelle loro

case offrendo loro donativi di carattere alimenta-

ri: salsicce, formaggio, peperoni, vino e dolci.

Il rito volge al termine e tutto sembra esaurirsi:

lavoro, preparazione, cooperazione, condivisio-

ne di gioia e serenità cominciano a diventare

“memoria”.

La pratica rituale incide in maniera rilevante sul

bagaglio tecnico-pratico-teorico, incrementando

il patrimonio di esperienza, valori e consuetudi-

ni culturali, cementando i rapporti entro il grup-

po di appartenenza, provando in pubblico la

solidità di alcuni legami parentali e di amicizia.

La “farchia”, dunque, come forma di teofania ,

culminante con l’adorazione-attrazione del

fuoco, rientra fra i tanti aspetti dell’uso-venera-zione del fuoco rituale e del fuoco domestico,

sfiora ed avvicina le radici precristiane del

Natale degli antichi riti pagani in onore di

Mithra (figlio del sole) ed i festeggiamenti per il

Dies Natalis Solis Invicti, ricadente subito dopo

il solstizio d’inverno.

Esalta la sovrannaturalità della nox postsolsti-ziale, compresa tra il 24 e 25 Dicembre, già pre-

cedentemente festeggiata come foriera di luce

divina e successivamente scelta come data della

nascita di Gesù, egli stesso “fuoco e luce divina”

ma anche “tecnico, costruttore, artista, artefice,

ingegnere, architetto, falegname”, tutti significa-

ti che rientrano nella possibile traduzione dal

greco di “tékton”, indicante la sua professione.

Culto del fuoco, dunque, risultato di una attra-zione-rispetto-paura per uno dei quattro ele-

menti primordiali e, più degli altri, visto vicino

al sovrannaturale, sia per la sua assenza dal quo-

tidiano, che per la sua magica apparizione, agli

occhi dei primi uomini, dal cielo con i fulmini e

dal ventre della terra con i vulcani.

Altri fuochi rituali sono presenti durante l’anno:

all’Epifania, il 17 Gennaio (Sant’Antonio

Abate), a Pasqua, il 24 Giugno (San Giovanni),

tutti accomunati da un unico filo conduttore: la

natura divina del fuoco e l’esaltazione dei suoi

poteri esorcizzanti e taumaturgici.

I carboni erano conservati ed usati per scongiu-

rare pericoli e malattie oppure sparsi nei campi

contro possibili carestie.

Molte altre usanze, riti, superstizioni e norme

comportamentali sono legate al fuoco, alcune,

20

CULTURA

quelle relative ai fuochi rituali, (fenomeno pub-

blico) sono note a tutti, altre, legate al fuoco

domestico (evento privato), passano spesso inos-

servate, benché giornalmente vissute nei compor-

tamenti di una certa fascia di popolazione.

Particolare è il culto del Fuoco e del Focolare,che rammenta una antica religione domestica:

quella del culto dei Penati (Lares) cioè del

Fuoco Sacro.

Una volta molto prezioso, si teneva acceso gior-

no e notte nell’altare di famiglia e se spento era

sinonimo di famiglia estinta.

Il capo famiglia doveva tener viva la fiamma ed

anche oggi accedere il fuoco, specie se in condi-

zioni difficili, (per esempio umidità della legna

o dei fiammiferi) è compito prettamente maschi-

le ed espressione di virilità.

Conservarlo acceso nel focolare era di fonda-

mentale importanza e la sera non si spegneva ma

“s’arrblav”, cioè si copriva di cenere e conserva-

va per il mattino successivo, vista anche la diffi-

coltà nell’acquistare acciarini o zolfanelli per

l’accensione.

Era più facile accendere il fuoco durante la prei-

storia che in epoche del recente passato.

Le famiglie stesse erano chiamate “fuochi” e la

popolazione di un villaggio o città, era calcolata

come numero di fuochi.Nell’immaginario collettivo, nel fuoco è palese

la presenza viva dello spirito dei nostri antena-

ti, cioè i Lari, (non a caso si chiama Foco-Lare!)In alcuni Paesi abruzzesi e molisani, le scintille

che si sprigionano scoppiettando si chiamano

parind (parenti), o “le vecchj” (i vecchi), cioè

antenati.

Altre credenze o norme comportamentali ad

esso legato:

- non bisogna mai dondolare la catena del

focolare, perché “si sveglierebbero i morti”- se la fiamma brontola e rumoreggia, qualcu-

no parla male di noi e solo in questo caso è

possibile indirizzare maledizioni verso il

fuoco e quindi ai maldicenti.Sempre e solo in questo caso è possibile spu-

tare sul fuoco, cosa da non fare assolutamen-

te per nessun altro motivo.

- non vi si può buttare sporcizia, perché consi-

derato puro e quindi non può essere contami-

nato e addirittura anche la posizione in cui ci

si scalda deve essere dignitosa e come pres-

so i romani è proibito scaldarsi i piedi (infoco pedem non imponere).

- non vi si può buttare il sale, perché lo si

dovrebbe raccogliere, dopo la morte, “C lepennazze dell’ucchie”(con le ciglia!).

- si può invece giurare sul fuoco, spesso facen-

dovi cadere un po’ di vino o, in mancanza,

d’acqua. Per solennizzare un’affermazione si

dice: “posso mettere la mano sul fuoco!”

Più viva che mai è la tradizione del CeppoNatalizio, chiamato in ogni paesino con un

nome diverso (lu toicchie, lu tezzèon ecc.),

messo al focolare dal Capo di casa, seguito in

corteo dai bambini e benedetto con un segno di

croce, doveva ardere per tutta la notte ma da

non consumare del tutto, perché riaccendendolo

un po’ ogni sera deve durare fino all’epifania,

passando attraverso le tre vigilie (Natale,

Capodanno, Epifania), garantendo un anno

positivo ed ottima salute al Capo di casa.

I carboni ed i resti non consumati sono in parte

conservati ed in parte portati nei campi, dove

sotterrati preserveranno i prodotti dalle intempe-

rie ed assicureranno raccolti abbondanti.

21

EDILIZIA

Impiantistica

Sportiva

COMITATO OLIMPICO NAZIONALE ITALIANO

NORME CONI

PER L’IMPIANTISTICA SPORTIVA

(approvate dalla G.E. del CONI con delibera-

zione n. 851 del 15 luglio 1999)

a cura diGiancarlo LIONELLI

(Segue “Parte Prima” della precedente pubbli-cazione).

“PARTE SECONDA”

10 - Prescrizioni integrative per tipologie spe-

cifiche

Le prescrizioni che seguono, integrative di quelle

di cui ai punti precedenti (PUBBLICAZIONE n.

7/2008), si riferiscono alle parti di maggiore rile-

vanza dal punto di vista della funzionalità sportiva.

Per gli altri locali necessari ovvero opportuni

alla buona funzionalità dell’impianto in relazio-

ne alla sua specifica destinazione (atrio atleti,

sale di preatletismo, uffici, locali per impianti

tecnologici, depositi materiali di consumo e

vari, atrio per gli spettatori, gradinate, servizi

igienici per il pubblico, eventuali sauna, bar,

ecc.) dovranno essere adottati criteri dimensio-

nali e distributivi che rispondano alle esigenze

degli utilizzatori ed alle funzioni richieste. Per le

caratteristiche ambientali dei principali locali, in

allegato C sono riportati i valori consigliati.

Per gli impianti di esercizio valgono le indica-

zioni già fornite circa la riduzione delle dotazio-

ni con le ulteriori successive precisazioni.

10.1 - Impianti al chiuso (esclusi gli impianti

natatori)

10.1.1 Sala di attivitàLa pavimentazione dovrà essere adatta alle atti-

vità sportive praticate, tenendo conto, per gli

impianti polivalenti, della frequenza di utilizzo

per le diverse attività. A titolo indicativo nella

tabella A sono riportate le compatibilità tra le

diverse discipline, cui potrà farsi riferimento in

assenza di specifiche indicazioni al riguardo da

parte delle Federazioni Sportive.

Le pareti distanti meno di tre metri dallo spazio

di attività dovranno essere prive di sporgenze

per un’altezza non inferiore a m 2.50 dal pavi-

mento; eventuali ostacoli non eliminabili

dovranno essere protetti e facilmente individua-

bili. Egualmente protette e facilmente indivi-

duabili, dovranno essere eventuali attrezzature

sportive presenti nella sala ma non utilizzate.

Le vetrate, le parti degli impianti tecnici, gli

eventuali elementi mobili di controsoffitti o simi-

li, dovranno essere in grado di resistere, per loro

caratteristiche costruttive e di fissaggio o

mediante idonee protezioni, agli urti causati dalla

palla. Detti elementi, se situati a meno di m 2.50

dal pavimento, dovranno essere adeguatamente

protetti anche contro gli urti accidentali da parte

degli utenti in modo da non arrecare danno a que-

sti ultimi. Le vetrate in caso di rottura non

dovranno produrre frammenti pericolosi; inoltre,

se situate a meno di m 2.50 dal pavimento,

dovranno essere dotate di vetri anti sfondamento.

22

EDILIZIA

10.1.2 Spogliatoi atletiDovranno avere preferibilmente accesso dal-

l’atrio atleti ed essere collegate alla sala di atti-

vità mediante corridoi e disimpegni privi di bar-

riere architettoniche. Dovranno essere suddivisi

in più unità della capacità, ciascuna, di minimo

10 posti spogliatoio.

Per impianti polivalenti, il numero complessivo

di posti spogliatoio, salvo specifiche esigenze

(impianti di esercizio, impianti scolastici o con

particolare destinazione), non dovrà essere infe-

riore a quanto di seguito riportato (le dotazioni si

riferiscono al numero complessivo di posti spo-

gliatoio):

- fino a mq 250

(n. 20 posti spogliatoio)

- oltre mq 250 e fino a mq 450

(n. 30 posti spogliatoio)

- oltre mq 450 e fino a mq 1100

(n. 40 posti spogliatoio)

- oltre mq 1100

(n. 60 posti spogliatoio)

Per gli impianti specialistici il numero di posti

spogliatoio sarà uguale al numero massimo di

utenti contemporanei tenendo conto degli avvi-

cendamenti. La dimensione minima dei locali

spogliatoio dovrà essere, preferibilmente, non

inferiore a m 3.00. L’accesso ai servizi igienici

ed alle docce dovrà avvenire, preferibilmente,

dal locale spogliatoio tramite locale filtro. I per-

corsi dovranno essere privi di barriere architetto-

niche; ove ne ricorrano gli estremi, si potrà tene-

re conto di quanto precisato al precedente punto

4, ultimo comma.

10.1.3 Deposito attrezziLa superficie dovrà essere funzionale al tipo di

attività prevista nell’impianto e tale da consenti-

re l’immagazzinamento delle attrezzature mobi-

li. Si consiglia una superficie non inferiore ad

1/25 di quella dello spazio di attività sportiva

servito, con eventuale suddivisione in più unità.

10.1.4 Spogliatoi giudici di gara/istruttoriIl dimensionamento sarà effettuato in relazione

al tipo ed al livello di attività svolta; in ogni

caso, fatta eccezione per gli impianti di eserci-

zio, dovranno essere previsti almeno due locali

spogliatoio accessibili ai disabili.

10.1.5 Spogliatoi per il personaleSaranno previsti in relazione al tipo ed impor-

tanza dell’impianto. Preferibilmente dovranno

essere realizzati almeno due locali spogliatoio

dimensionati per almeno due posti spogliatoio

con relativo WC, doccia e lavabo. Gli spogliatoi

dovranno essere accessibili ai disabili motori.

10.2 - Impianti natatori

Le prescrizioni che seguono sono riferite sia agli

impianti al chiuso che, per quanto applicabili, a

quelli all’aperto.

10.2.1 Vasche nuotatori (per attività previstedalla Federazione Italiana Nuoto)Le caratteristiche dovranno essere conformi alle

specifiche tecniche della Federazione Italiana

Nuoto ovvero alle norme FINA, in relazione al

tipo ed al livello di attività previsto.

Perimetralmente le vasche, almeno sui lati lun-

ghi, dovranno essere dotate di canalette di rac-

colta delle acque di tracimazione distinte ed

indipendenti dai sistemi di smaltimento delle

acque di lavaggio del vano vasche.

Nel caso di ristrutturazioni potranno essere man-

tenuti sistemi diversi di tracimazione nei limiti

previsti dalle norme igieniche.

La temperatura dell’acqua delle vasche non dovrà

essere inferiore a 24°C (preferibili 26-28°C). Per

le competizioni dovranno essere adottate le tem-

perature previste dalle norme FIN e FINA.

10.2.2 Vasche non nuotatori (avviamento alnuoto, bambini)Le caratteristiche dimensionali verranno stabilite

in relazione al tipo di attività; dovranno essere

previsti sistemi di raccolta delle acque di tracima-

zione analoghi a quelli delle vasche nuotatori.

La temperatura dell’acqua delle vasche non dovrà

essere inferiore a 26°C (preferibili 28-29°C).

10.2.3 Piano vascheL’accesso al piano vasche dovrà avvenire trami-

te passaggio obbligato non eludibile, conforme

alla vigente normativa d’igiene, dotato di vasca

lava piedi con liquido disinfettante. Il rientro dal

piano vasche verso i servizi potrà avvenire tra-

mite accesso unidirezionale. I diversi passaggi

dovranno essere privi di barriere architettoniche;

dovrà essere previsto l’ingresso in vasca dei

disabili motori.

23

EDILIZIA

Perimetralmente a ciascuna vasca dovranno

essere realizzate banchine di idonea larghezza

per garantire la sicurezza degli utenti e la fun-

zionalità sportiva. In ogni caso la distanza mini-

ma di ostacoli fissi dal bordo vasca dovrà esse-

re in non inferiore a m 1.50. Per garantire una

sufficiente funzionalità sportiva la larghezza del

bordo vasca dovrà risultare, preferibilmente,

non inferiore a:

- m 2,50 per i lati lunghi e m 4 per quelli corti

e per il distacco tra vasche contigue, per le

vasche fino a m 33,33

- m 3,50 sui lati lunghi e m 6 per quelli corti e

per i distacchi tra vasche contigue, per le

vasche da m 50

Attorno alle vasche dovranno essere previsti

spazi comunque distribuiti ma connessi diretta-

mente agli specchi d’acqua, aventi superficie

complessiva non inferiore alla metà di quella

delle vasche servite. Per assicurare una suffi-

ciente funzionalità sportiva tale superficie dovrà

preferibilmente essere almeno pari alla superfi-

cie delle vasche servite per gli impianti al chiu-

so ed almeno al doppio della superficie delle

vasche servite per gli impianti all’aperto.

10.2.4 Spogliatoi atleti (bagnanti)I posti spogliatoio potranno essere raggruppati

in locali comuni (spogliatoi comuni) o essere

del tipo singolo (cabine a rotazione); gli spoglia-

toi in locale comune non potranno essere utiliz-

zati anche come elementi di percorso di altri

spogliatoi.

Per ragioni igieniche, gli spogliatoi dovranno

costituire elemento di separazione tra i percorsi

effettuati in abbigliamento normale (percorsi a

piedi calzati) e quelli in abbigliamento sportivo

(percorsi a piedi nudi). Saranno inoltre suddivi-

si per uomini e donne, con separati servizi igie-

nici, docce e percorsi a piedi nudi fino al passag-

gio obbligato.

Il numero di posti spogliatoio dovrà risultare

non inferiore a 1/9 della superficie, espressa in

metri quadrati, delle vasche servite; si consiglia

di realizzare almeno il 25% dei posti spogliato-

io mediante cabine a rotazione; ai fini della

valutazione dei posti spogliatoio le cabine a

rotazione possono essere valutate pari a 1.5

posti spogliatoio.

Riduzioni al dimensionamento dei posti spoglia-

toio, fino ad un massimo del 50%, sono consenti-

te per utilizzazioni in cui il numero di utenti sia

inferiore a quello massimo consentito dalle vigen-

ti normative d’igiene per lo specchio d’acqua ser-

vito. In ogni caso dovrà essere previsto un nume-

ro di posti spogliatoio non inferiore al numero

massimo di utenti contemporanei previsto.

Gli spogliatoi a servizio delle vasche potranno

essere utilizzati anche per altri spazi sportivi

accessori dell’impianto piscina (palestre, campi

all’aperto...) purché siano soddisfatti i requisiti

igienici della separazione dei percorsi verso il

piano vasche e la presenza del presidio di boni-

fica prima dell’accesso al piano vasche medesi-

mo. In caso di contemporaneità d’uso, il dimen-

sionamento degli spogliatoi sarà effettuato som-

mando al numero degli utenti dell’impianto

piscina quello degli utenti delle altre attività,

eventualmente ridotto del 50%. In ogni caso

dovrà essere prevista la fruibilità degli spoglia-

toi da parte dei disabili.

10.2.5 Docce atletiDovranno essere realizzate in apposito locale

con accesso dai disimpegni della zona piedi

nudi, preferibilmente tramite locale filtro, even-

tualmente in comune con il locale filtro dei ser-

vizi igienici. Dovrà essere prevista almeno una

doccia ogni 30 metri quadrati di vasche servite.

Nel caso di dimensionamento ridotto dei posti

spogliatoio, potrà essere adottata una corrispon-

dente riduzione delle docce. In ogni caso

dovranno essere realizzate almeno n. 2 docce

per lo spogliatoio maschile e n. 2 docce per

quello femminile di cui almeno una, per ciascu-

no degli spogliatoi, accessibile ai disabili.

10.2.6 Servizi igienici atletiDovranno avere accesso dai disimpegni della

zona piedi nudi tramite locale di disimpegno

(anti WC). Saranno dimensionati in ragione di

almeno un WC ed un orinatoio ogni m2 150 di

vasche servite, per gli uomini; di almeno un WC

ogni m2 100 di vasche servite per donne. Nei

servizi igienici destinati agli uomini, coppie di

orinatoi possono essere sostituiti da un WC. Per

i lavabi vale quanto già indicato al punto 8.6.1.

Nel caso di dimensionamento ridotto dei posti

spogliatoio, potrà essere prevista una analoga

riduzione nel numero dei WC. In ogni caso

dovranno essere realizzati almeno un WC ed un

orinatoio per gli uomini e due WC per le donne.

24

EDILIZIA

Almeno un WC per gli uomini ed uno per le

donne, computabili nel numero complessivo

occorrente, dovranno risultare fruibili dai disa-

bili.

10.2.7 Deposito abitiPotrà essere realizzato in apposito locale (in

comunicazione con la zona piedi calzati, per la

consegna delle stampelle e con quella a piedi

nudi per il ritiro degli abiti), ovvero costituito da

armadietti da posizionare negli spogliatoi comu-

ni (per gli utenti di questi ultimi) o nei disimpe-

gni della zona a piedi nudi (per gli utenti delle

cabine singole o degli spogliatoi comuni), ovve-

ro di tipo misto tra i suddetti. In relazione a par-

ticolari destinazione dell’impianto potranno

essere realizzati anche appendiabiti nei locali

spogliatoio comuni, secondo le indicazioni della

FIN. Orientativamente il numero complessivo di

posti appendiabiti e/o armadietti, dovrà essere

non inferiore al doppio dei posti spogliatoio ser-

viti. Dovrà essere assicurata la fruibilità da parte

dei disabili.

10.2.8 Deposito attrezziLa superficie sarà tale da consentire l’immagaz-

zinamento delle attrezzature mobili; indicativa-

mente è consigliabile una superficie di 1/20 di

quello delle vasche servite, con eventuale suddi-

visione in più unità.

10.2.9 - Spogliatoi giudici di gara/istruttoriIl dimensionamento sarà effettuato in relazione

al tipo ed al livello di attività svolta; in ogni caso

dovrà essere previsto almeno un locale per gli

uomini ed uno per le donne. Almeno un locale

con relativi servizi dovrà risultare accessibile ai

disabili.

10.2.10 - Impianti di depurazioneDovrà essere previsto un impianto di depurazio-

ne e di rinnovo dell’acqua delle vasche confor-

me alle vigenti normative.

10.2.11 - Spogliatoi per il personaleSaranno previsti in relazione al tipo ed impor-

tanza dell’impianto. Preferibilmente dovranno

essere realizzati almeno due locali spogliatoio

dimensionati per almeno due posti spogliatoio

con relativo WC, doccia e lavabo, fruibili dai

disabili motori.

10.3 - Campi all’aperto

10.3.1 Spazio di attivitàL’ubicazione rispetto ai servizi (spogliatoi ed

annessi) dovrà consentire un facile utilizzo da

parte degli atleti e l’indipendenza dei percorsi

atleti e pubblico eventualmente presente.

Per i manti in terra stabilizzata, in erba o sinteti-

ci drenanti, dovranno essere realizzati idonei

drenaggi per lo smaltimento delle acque di per-

colazione, valutate sulla base delle precipitazio-

ni locali.

Dovrà essere previsto un impianto di irrigazione

adeguato al tipo di pavimentazione ed alle con-

dizioni climatiche. Dovrà pertanto essere assicu-

rata la disponibilità di acqua in quantitativo suf-

ficiente e di caratteristiche fisico chimiche e bio-

logiche compatibili.

Quando richiesto dalle norme delle Federazioni

Sportive, i campi dovranno essere recintati,

secondo le indicazioni delle Federazioni mede-

sime; si consiglia inoltre la realizzazione di pro-

tezioni contro i venti dominanti, preferibilmente

mediante siepi ed alberature.

10.3.2 Spogliatoi atletiDovranno essere suddivisi in almeno due locali

con annessi servizi igienici e docce direttamente

accessibili dai locali spogliatoio preferibilmente

tramite locale filtro.

Il numero complessivo di posti spogliatoio dovrà

essere almeno pari al numero massimo di utenti

contemporanei dello spazio di attività.

Indicativamente, salvo specifiche esigenze connes-

se all’attività praticata o diversa indicazione da

parte delle FSN, dovranno essere realizzati almeno:

- 60 posti spogliatoio per gli impianti di atleti-

ca leggera (preferibili n.80);

- 40 posti spogliatoio per impianti di rugby;

- 30 posti spogliatoio per impianti di calcio,

hockey su prato;

- 20-30 posti spogliatoio per piccoli campi

polivalenti.

Nel caso in cui siano previsti impianti con spazi

di attività diversi con uso contemporaneo, gli

spogliatoi potranno essere dimensionati per la

condizione più gravosa tenendo conto di un ido-

neo fattore di contemporaneità (valore consi-

gliato: 0.75).

25

EDILIZIA

Per tutti gli spogliatoi dovrà essere prevista l’ac-

cessibilità ai disabili motori.

10.3.3 Deposito attrezziLa superficie dovrà essere funzionale al tipo di

attività prevista nell’impianto e tale da consenti-

re l’immagazzinamento delle attrezzature mobi-

li, indicativamente si consigliano dimensiona-

menti non inferiori a:

- mq 15 per impianti di calcio, piccoli campi

polivalenti e simili;

- mq 40 per impianti di atletica leggera.

10.3.4 Spogliatoi giudici di gara/istruttoriIl dimensionamento dovrà essere effettuato in

relazione al tipo ed al livello di attività svolta. In

ogni caso, salvo particolari destinazioni o diver-

sa indicazione da parte delle FSN, dovranno

essere previste almeno le seguenti unità:

- n. 1 locale per piccoli campi (polivalenti e

simili);

- n. 1 locale (preferibili 2) per campi di calcio,

hockey su prato, rugby, baseball/softball;

- n. 2 locali con 4-6 posti spogliatoio, per

l’atletica leggera.

Tutti gli spogliatoi dovranno essere fruibili da

parte dei disabili motori.

10.3.5 - Spogliatoi per il personaleSaranno previsti in relazione al tipo ed impor-

tanza dell’impianto. Preferibilmente dovrà esse-

re realizzato almeno un locale spogliatoio

dimensionato per due o più posti spogliatoio con

relativo WC, doccia e lavabo, fruibili dai disabi-

li motori.

Seguono le tabelle parametrate alle rispettive

caratteristiche con indicazione delle specifiche

codificazioni che per ragione di spazio non pub-

blichiamo.

Tabella A

- Caratteristiche delle pavimentazioni sportive

per attività e livello d’uso.

Tabella B

- Caratteristiche illuminotecniche degli spazi

di attività.

Tabella C

- Caratteristiche ambientali.

26

IL GEOMETRA

L’evoluzione

della figura

professionale

del geometra

a cura diAntonella BIZZARRO

Ci sarà capitato talvolta di chiederci quali siano

state le circostanze che hanno favorito la nascita

e lo sviluppo della nostra professione. Il presen-

te articolo vuole, appunto, illustrare le varie fasi

fondamentali attraverso le quali si è evoluto il

nostro lavoro, che affonda le sue radici nella sto-

ria. È un’attività lavorativa che nel corso degli

anni ha avuto una significativa evoluzione, è una

figura fondamentale per lo sviluppo del nostro

territorio.

Le origini della figura professionale del

Geometra e il suo ingresso nell’edilizia

La nascita della figura del geometra viene fatta

risalire all’organigramma della Legione roma-

na, nel quale era prevista la figura del “mensor”,

una sorta di geometra ante litteram incaricato,

tra le altre incombenze, di tracciare le linee base

dei “castra aestiva”: gli accampamenti tempora-

nei che i legionari costruivano durante i loro

spostamenti.

Ma solamente anni dopo venne istituita una

legge fondamentale che regolarizzò la figura del

geometra (Reggio Decreto dell’11 febbraio

1929 n. 274).

In quegli anni i suoi compiti prevalenti erano

quelli estimativi, di economia agraria e di misu-

razione del terreno.

Tale tipologia di incarichi era legata a quella che

era la situazione economica dell’Italia: un’Italia

che richiedeva una figura professionale che si

occupasse di misurare i fondi rustici con la pre-

cisione richiesta per il suo corretto sfruttamento

o per una compravendita, che sapesse stimare

questo stesso fondo, che vi sapesse costruire

edifici necessari alla sua conduzione, e che

avesse una cognizione delle tecniche di coltiva-

zione, dal momento che l’80% del PIL naziona-

le era costituito dall’agricoltura.

La stessa etimologia della parola geometra (“geo”

e “metros”, rispettivamente, terra e misura) rivela

la vocazione originale del geometra: quella cioè

di agrimensore, ossia “misuratore della terra”.

L’attività del geometra ha subito, comunque,

una modificazione legata direttamente al cam-

biamento sociale, materiale e scientifico dovuto

al passaggio dalla civiltà contadina ad una

società di servizi e terziario e insieme al boom

economico degli anni ‘50 e ‘60 hanno rappre-

sentato una svolta nelle mansioni di questa figu-

ra professionale che ha portato ad un importan-

te cambiamento nelle sue funzioni, poiché quel-

le che erano funzioni accessorie quali i compiti

progettuali e direttivi di edilizia hanno assunto

maggior rilievo.

Nel 1967 lo Stato impone a tutti i geometri

iscritti all’Albo operativi l’adesione ad un’unica

Cassa di previdenza. La comune appartenenza

ad un unico Ente previdenziale, costituisce da

27

IL GEOMETRA

quel momento straordinario elemento di aggre-

gazione tra gli appartenenti alla categoria legati

da un sostanziale patto di solidarietà tra le gio-

vani e le vecchie generazioni di professionisti.

Il perfezionamento tecnico risale al ‘400 e nel

‘700 assistiamo allo sviluppo delle misurazioni

astronomiche che davano inizio in Europa alla

cartografia geodetica.

L’evoluzione del ruolo del geometra si identifi-

cava soprattutto con l’utilizzo di un sofisticato

sistema di stazioni satellitari denominato GPS

(Il GPS (GLOBAL POSITIONING SYSTEM),

il suddetto sistema da un enorme contributo poi-

ché consente di realizzare in tempi brevi e con

elevata accuratezza, rilievi topografici di aree

anche prive di punti di riferimento sul terreno.

I dati acquisiti vengono elaborati a computer i

quali hanno preso ormai il posto dei “vecchi “

tavoli da disegno tecnico.

Tutto ciò è rilevante per una moderna e funzio-

nale gestione del territorio.

Il Geometra: una figura professionale richie-

sta dal mercato del lavoro

Attualmente il geometra ha un ruolo fondamenta-

le nella creazione del mondo in cui viviamo: è il

tecnico più completo e polivalente per operare sui

beni immobili e sul territorio. Le sue competenze

professionali sono disciplinate dall’articolo 16

DEL R.D. N. 274/1929, (attività professionali:

- Topografia e Catasto;

- Edilizia;

- Consulenze.

Attualmente il geometra ha trovato una colloca-

zione precisa nel mondo del lavoro delle libere

professioni: è entrato di diritto a far parte della

categoria dei tecnici intermedi che verrà regola-

ta dall’accesso alla libera professione attraverso

l’acquisizione di laurea (triennale) nelle classi

4-7-8 (a partire dal 2015).

Per evitare il declino di una categoria professio-

nale tanto importante per la società italiana,

necessita una grande e straordinaria opera di rin-

novamento e di riqualificazione.

Solo in questo modo sarà possibile che la nostra

categoria mantenga e rafforzi la propria colloca-

zione al IV livello tra i cinque livelli professio-

nali fissati dalla Direttiva Europea 2005/36.

Per raggiungere detto obbiettivo è determinante

che tutta la formazione scolastica e post scola-

stica venga adattata alla rinnovata missione:

- non più costruire ma costruire in sicurezza;

- non solo costruire ma costruire contenendo i

consumi energetici e recuperare l’esistente;

- non più misurare ma rilevare il territorio per

la conservazione e l’aggiornamento della

cartografia, anche tematica, e per la creazio-

ne delle banche dati territoriali;

- non più stimare ma valutare secondo proce-

dure certificate nel rispetto degli standard

internazionali;

- non più ignorare i fattori di inquinamento

dell’aria e dell’acqua;

- non più disperdere sul suolo rifiuti ed altri

inquinanti;

- demolire dove è necessario.

La Libera Professione sarà continuamente in cre-

scita e saranno sempre più richieste dal mercato

figure professionali con queste caratteristiche.

BUON SENSO ED ONESTA’:

I PRINCIPI FONDAMENTALI

DEL NOSTRO LAVORO.

28

AGGIORNAMENTO ALBO PROFESSIONALE

(aggiornamento al 30 novembre 2008)

29

AGGIORNAMENTO ALBO PROFESSIONALE

(aggiornamento al 30 novembre 2008)

30

REGOLAMENTO ELEZIONI

REGOLAMENTO PER LO SVOLGIMENTO

DELLE ELEZIONI

PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

L’assemblea del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Campobasso, validamen-

te riunita su convocazione presso la sede del Collegio in data 05.12.2008,

VISTO l’art.2 del Decreto Legislativo Luogotenenziale 23 novembre 1944 n°382 che recita testual-

mente “I componenti del Consiglio sono eletti dall’assemblea degli iscritti nell’albo a maggioran-za assoluta di voti segreti per mezzo di schede contenenti un numero di nomi uguale a quello deicomponenti da eleggersi”.

RITENUTO opportuno regolamentare lo svolgimento delle elezioni onde evitare interpretazioni

soggettive da parte del Presidente del seggio per incertezze derivanti da omonimie tra gli iscritti, per

schede compilate a penna le quali spesso sono difficilmente leggibili o risultano riportare chiari

segni di riconoscimento, e per discordanze relative all’attribuzione dei voti validi, ecc.

stabilisce quanto segue:

Le premesse costituiscono parte integrante e sostanziale del presente Regolamento.

ART. 1 Ogni Geometra iscritto all’Albo, in regola con il pagamento delle quote associative e in pos-

sesso del pieno dei diritti civili, è eleggibile previa presentazione della propria candidatura con

apposta firma e timbro professionale. La candidatura dovrà pervenire presso la segreteria del

Collegio entro e non oltre il decimo giorno antecedente la data prefissata per lo svolgimento dell’as-

semblea per l’Elezione del Consiglio in primo appello.

ART. 2 Coloro che non avranno manifestato la propria candidatura nei modi e nei termini del pre-

cedente art.1 sono da ritenersi non interessati a far parte del Consiglio Direttivo e pertanto non pos-

sono essere votati.

ART. 3 I nominativi di coloro che avranno manifestato la propria candidatura, nei modi e nei termi-

ni del precedente art.1, saranno prestampati sulla scheda elettorale in modo da semplificare le ope-

razioni di voto e di scrutinio; il numero dei componenti del Consiglio Direttivo da eleggere è quel-

lo stabilito dall’art.1 comma 2 del Decreto Legislativo Luogotenenziale 23 novembre 1944 n°382.

Tale numero verrà indicato nella convocazione dell’Assemblea per il rinnovo del Consiglio

Direttivo.

ART. 4 Le schede elettorali saranno ritenute valide solo nel caso in cui riportino un numero di pre-

ferenze pari al numero di consiglieri assegnati; saranno pertanto ritenute nulle tutte le schede che

31

REGOLAMENTO ELEZIONI

indicheranno un numero maggiore o minore di preferenze rispetto a quelle assegnate; altresì saran-

no ritenute nulle tutte quelle schede che riporteranno un qualsivoglia segno di riconoscimento.

ART. 5 È facoltà dei candidati, riuniti in un numero pari a quello dei Componenti il Consiglio

Direttivo da eleggere, di costituirsi volontariamente in una lista; in questo caso la candidatura da

proporre dovrà pervenire, nei termini di cui al precedente art.1, in forma congiunta con tutti i com-

ponenti la lista e dovrà contenere espressamente, oltre alla manifestazione della candidatura perso-

nale, anche la volontà di far parte della lista. Ciascun componente la lista dovrà sottoscrivere la can-

didatura e apporre il proprio timbro professionale.

ART. 6 La scheda, preventivamente prestampata, prevederà la possibilità di indicare la preferenza

per il singolo candidato, barrando il quadratino posizionato accanto al nominativo dello stesso,

ovvero di indicare la preferenza per l’intera lista, barrando il quadratino posizionato accanto al

numero progressivo assegnato alla lista stessa.

ART. 7 È facoltà dell’elettore votare comunque singoli candidati facenti parte anche di liste diver-

se; in questo caso non andrà contrassegnata la lista e resta fermo il principio di cui all’art. 3 che il

numero di preferenze da indicare dovrà corrispondere al numero dei consiglieri da eleggere.

ART. 8 Il presente regolamento, così come approvato dall’Assemblea degli iscritti, è da intendersi

immediatamente esecutivo e sarà reso noto a tutti gli iscritti a mezzo di affissione nella bacheca del

Collegio e sul sito internet dello stesso per un periodo non inferiore a 60 giorni.

L’assemblea degli iscritti del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di

Campobasso, alle ore 17,50 del giorno cinque del mese di dicembre approva il suesteso

Regolamento a all’unanimità dei presenti.

IL SEGRETARIO IL PRESIDENTE

Il presidente

il consiglio direttivoil direttore editoriale

il comitato di redazione del giornale augurano a

tutti Buon Natale

eFelice Anno nuovo