n. 9 novembre 2020 sostieni anche tu le nostre missioni

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA n. 9 novembre 2020 sostieni anCHe tu le nostre missioni nel monDo! La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo con attività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani... Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”, come gli ha insegnato Don Orione. Come aiutare la Congregazione e le nostre missioni Con l’invio di offerte Intestate a: OPERA DON ORIONE Via Etruria, 6 - 00183 Roma • Conto Corrente Postale n° 919019 • Conto Corrente Bancario INTESA SANPAOLO - Roma 54 IBAN: IT19 D030 6903 2901 0000 0007 749 Con legare per testamento Alla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”. SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONE Via Etruria 6 - 00183 Roma “Non dobbiamo vivere ciascuno per noi, ma ciascuno per tutti i fratelli” (Don Luigi Orione) Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, BERGAMO

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Page 1: n. 9 novembre 2020 sostieni anCHe tu le nostre missioni

RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

n. 9 novembre 2020

sostieni anCHe tu le nostremissioni nel monDo!La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo conattività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani...Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”,come gli ha insegnato Don Orione.

Come aiutare laCongregazionee le nostre missioniCon l’invio di offerteIntestate a: OPERA DON ORIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma• Conto Corrente Postale n° 919019• Conto Corrente Bancario

INTESA SANPAOLO - Roma 54IBAN: IT19 D030 6903 2901 0000 0007 749

Con legare per testamentoAlla nostra Congregazione beni di ogni genere.In questo caso la formula da usare correttamenteè la seguente: “Istituisco mio erede (oppure:lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenzadi Don Orione con sede in Roma, Via Etruria, 6,per le proprie finalità istituzionali di assistenza,educazione ed istruzione… Data e firma”.

SWIFT (per coloro che effettuano bonificidall’estero) BPVIIT21675Intestato a: OPERA DON ORIONEVia Etruria 6 - 00183 Roma

“Non dobbiamo vivere

ciascuno per noi, ma ciascuno

per tutti i fratelli”(Don Luigi Orione)

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Direzione e amministrazioneVia Etruria, 6 - 00183 RomaTel.: 06 77267801Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

Spedizione in abbonamentopostale BergamoRegistrata dal Tribunale di Roman° 13152 del 5/1/1970.

Nostro CCP è 919019 intestato a:OPERA DON ORIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Direttore responsabileFlavio Peloso

RedazioneAngela CiaccariGianluca Scarnicci

Segreteria di redazioneEnza Falso

Progetto graficoAngela Ciaccari

Impianti stampaEditrice VELAR - Gorle (BG)www.velar.it

FotografieArchivio Opera Don Orione

Hanno collaborato:Flavio PelosoOreste Ferrari - Paolo ClericiFrancesco Mazzitelli - Luca Ingrascì Cristina Uguccioni - Suor M. Chiara Tonelli Pierangelo Ondei - P. Laureano De La Red Merino

Spedito nel novembre 2020

La rivista è inviata in omaggio a

benefattori, simpatizzanti e amici e a

quanti ne facciano richiesta, a nome

di tutti i nostri poveri e assistiti

sommario

6in Cammino Con PaPa franCesCo“Tendi la tua mano al povero”

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Nella liturgia glielementi della natura sono

n. 9

19

Dal monDo orioninoEmanuele BrunattoUna “Festa del Papa e con il Papa”Fraternità e amicizia socialeLa chiesa dI Ognissanti compie 100 anni

27in breveNotizie flash dal mondo orionino

30“sPlenDeranno Come stelle”“Mai dimenticheremo Padre Antonio Casarin”

8stuDi orioniniPasquale Pozzi

w w w . d o n o r i o n e . o r gDon orione oggi

Dossier - lauDato si’Nella liturgia gli elementi della natura sonosegno di Dio

12Pagina missionariaPer restituire sorrisi e speranzaSenza chiuderci aspettando “tempi migliori”

5il Direttore risPonDeIl primato di PietroVenerabile S. Maria Plautilla Cavallo

In copertina:

Barqusimeto (Venezuela), 4 ottobre 2020,

gli orionini celebrano la "Festa del Papa".

26Diario Di un orioninoConsolare gli afflitti

3eDitorialeSolo la fraternità salverà il mondo!

Èla terza Enciclica di Papa Francescoed è dedicata alla fraternità univer-

sale che tutti siamo chiamati ad assu-mere come un valore ragionevole,come una legge invalicabile e, dun-que, come un impegno personale, so-ciale e politico.

a tutti i fratelli in umanitàPapa Francesco con l’Enciclica “Fra-telli tutti” si rivolge a tutti i fratelli inumanità. Attinge al patrimonio dellatradizione cristiana, richiama sanFrancesco e altri santi, ma cita anchele “lacrimevoli vicende umane” di Vir-gilio, offre gli esempi di Martin LutherKing, Desmond Tutu, Mahatma Gan-dhi e Charles de Foucauld. Fratellitutti può essere considerata una Enci-clica “laica” nel senso che è rivolta atutto il “popolo”, inteso come unico,come umanità. Questa Enciclica è l’altra faccia dellamedaglia dell’universalismo trattatonell’Enciclica Laudato si’, consideratonella sua dimensione dell’uni-totalitàecologica del creato. Già nella Lau-dato si’ Francesco parlava dell’ecolo-gia umana, ma in Fratelli tutti metteal centro l’uni-totalità della famiglia

umana in modo specifico. L’essere fra-telli tutti è presentato come un dono,un’urgenza, una responsabilità. La pandemia in atto, che ha impres-sionato il mondo, è ripetutamente ri-chiamata da Papa Francesco perchéfunga da sveglia della ragione e da ali-mentatore della passione per pren-dere sul serio le esigenze dell’esseretutti fratelli.

l’essere fratelli è un datodi fatto; noi possiamo soloscegliere se essere buoni ocattivi fratelliChe siamo tutti fratelli lo dice certa-mente la nostra fede ma, prima an-cora, lo dicono la natura e la ragionee lo dimostrano anche i disastri creatinell’ecologia e nella vita sociale daicattivi comportamenti di fratelli egoi-sti e non solidali, prevaricatori e nongiusti, indifferenti e non responsabili. Proprio nel primo capitolo (“Le ombredi un mondo chiuso”), Papa France-sco enumera le tante storture del-l’epoca contemporanea: la manipo-lazione e la deformazione della de-mocrazia, libertà, giustizia; la perdita

del senso del sociale e della storia;l’egoismo e il disinteresse per il benecomune; la prevalenza della logica dimercato fondata sul profitto e la cul-tura dello scarto; la disoccupazione,il razzismo, la povertà; la disparità deidiritti e le sue aberrazioni come laschiavitù, la tratta e lo sfruttamentodelle persone, la fame. Sono problemiglobali che esigono risposte globali.

la pandemia ci ha apertogli occhiPapa Francesco dice di avere scrittol’Enciclica mentre “ha fatto irruzionein maniera inattesa la pandemia delCovid-19, che ha messo in luce le no-stre false sicurezze”.L’emergenza sanitaria globale è ser-vita a mostrare che “nessuno si salvada solo” e che è giunta davvero l’oradi “sognare come un’unica umanità”in cui siamo “tutti fratelli”.Però, avverte il Papa, il grido “si salvichi può”, di fronte allo spavento perla pandemia e per altre simili cata-strofi, può trasformarsi in un “tutticontro tutti”, “mors tua vita mea”, equesto seminerebbe ancor più mortedella pandemia stessa.

spunti e considerazioni per leggere l’enciclica “Fratelli tutti” di Papa francesco.

solo la fraternitÀsalverÀ il monDo!

31neCrologioRicordiamoli insieme

10angolo giovaniCon la christian music… si può fare!

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Della Venerabile suor Maria PlautillaCavallo conosco molto poco. Ma soche ha avuto l’idea di consacrarsi al Si-gnore come una “lampada ardente”.Di che si tratta?

Cristina Forte, Salerno

Don Orione seppe infiammare tantigiovani a donarsi completamente

al Signore, a consumarsi nella carità,per Dio; diceva: “Sarai lampada chearde e si consuma, e ti consumeraicome cera al fuoco, per l’amore diDio”. Cara Signora, anche oggi cisono persone generose che decidonodi fare della propria vita un olocaustoal Signore, a imitazione di Gesù. La giovane suor Maria Plautilla, quando

seppe che la tubercolosi aveva intac-cato il suo polmone destro, non si sco-raggiò; anzi chiese di potersi iscriverealla lega delle Lampade viventi. Scrisseal padre spirituale, can. Arturo Per-duca: “Lei da parecchio tempo cono-sce la mia anima e sa più di me quantoio sia miserabile, malgrado la buonavolontà sono sempre la stessa, confi-dando nell’aiuto di Dio, guidata da Lei,vorrei farmi lampada”. “Farsi lam-pada” significa dare alla propria vitaun senso sacrificale, di gratuità per ilSignore, proprio come arde la lam-pada davanti al Santissimo. Suor MariaPlautilla, che già stava facendo unavita molto sacrificata nel servizio allemalate del Piccolo Cottolengo di Ge-

nova, volle immolarsi per Gesù con ra-dicalità di amore. Dopo qualche tempo, un eroicogesto di carità sigillò il carattere sacri-ficale della sua vita. Accadde che unadelle malate mentali raggiunse il bal-cone esterno della finestra, con graverischio di precipitare. Suor M. Plautillaera a letto ammalata, accortasene,raccolse le sue poche forze e rag-giunse la sventurata riuscendo a trarlain salvo. Subito dopo però, ebbe unacrisi di cuore da cui non si riprese.Morì il 5 ottobre 1947. Aveva 33anni. Benedetto XVI riconobbe conDecreto del 1° luglio 2010 le virtùeroiche di Suor Maria Plautilla tribu-tandole il titolo di “Venerabile”.

No, non è questa la via! “Siamo tutti

sulla stessa barca” – ci ricorda - e “ci

si salva insieme”, abbandonando “la

cultura dei muri” per vivere “l’amore

che costruisce ponti”.Papa Francesco non scrive l’Enciclicacon il tono di un discorsetto spiritualema con una visione ampia e informatae con precise indicazioni culturali e po-litiche. Spiega che “i diritti non hannofrontiere” e che per questo “serveetica nelle relazioni internazionali”.

Invoca una governance internazionaleche non lasci alla sola legge del mer-cato e del profitto di dominare le sceltesull’ambiente, sulle persone e sui po-poli: “il mercato da solo non risolvetutto, occorre una riforma dell’Onu”.In mancanza di una governance mon-diale trasparente, continuerà a regnarela governance nascosta e dittatorialedei potentati economici e della leggedel profitto e non la legge del bene co-mune, suprema lex. Come altri segni concreti dell’esserefratelli tutti, il Papa chiede la fine deiconflitti, l’abolizione della pena dimorte, l’aiuto ai più deboli, la libertàreligiosa, la difesa della vita, “dirittoumano fondamentale”, la lotta controla fame: sono i titoli di quell’ecologiaumana che sola salverà il mondo.

la fraternità,valore umano e divinoCome la paura conserva ma solo lasperanza sviluppa, così anche le leggiconservano ma solo la carità sviluppa.Non bastano le leggi giuste, i “sideve” e gli imperativi categorici: oc-corre che crescano le relazioni, civuole una fraternità alimentata dal-l’amore perché siamo fratelli tutti.“Un amore senza limite verso tutti,credenti e non credenti, poiché tuttiabbiamo lo stesso Padre celeste, cheè Dio, e tutti dobbiamo amarci da fra-telli” (Don Orione).Il tripode della civiltà laica “libertà,uguaglianza, fraternità” è zoppo e

non sta in piedi senza la “frater-nità”, con le conseguenze che sonosotto gli occhi di tutti. Senza fraternitàsono crollate anche libertà e ugua-glianza. Che Papa Francesco venga aricordarcelo e a testimoniare chesiamo fratelli tutti, figli di un unicoDio, Creatore e Padre, è un grandedono per i cristiani, ma anche per inon cristiani ai quali sono richiamatele esigenze umane e salvifiche dellafraternità.

Parlare di fraternità umana è evange-lizzare la paternità divina. Infatti, chisi impegna per la fraternità – tanto sti-mata e indispensabile – scopre cheessa è strettamente collegata alla pa-ternità di Dio, sia chi abbia la graziadi “vedere e servire Cristo nell’uomo”e sia chi, a sua insaputa, si senta direnell’ultimo giorno: “ciò che avetefatto al più piccolo dei miei fratelli loavete fatto a me” (Mt 25, 40).“La carità facendoci sempre più fra-telli con tutti gli uomini – spiega DonOrione - ci rende sempre più figlioli diDio padre di tutti”.Citando San Francesco d’Assisi, Papa

Francesco dice chiaramente di “rivol-gersi a tutti i fratelli e le sorelle e pro-porre loro una forma di vita dalsapore di Vangelo”. Il Poverello “nonfaceva la guerra dialettica impo-nendo dottrine, ma comunicaval’amore di Dio”, scrive il Papa, e perquesto “è stato un padre fecondoche ha suscitato il sogno di una so-cietà fraterna”.Così si pone, oggi, Papa Francesco difronte al mondo. Egli richiama al “mi-racolo della gentilezza”, un’attitudineda recuperare perché è “una stellanell’oscurità” e una “liberazione dallacrudeltà, dall’ansietà e dall’urgenzadistratta” che prevalgono in epocacontemporanea.“Nessuno si salva da solo”, è il leitmotif dell’Enciclica (n. 32, 54) di Fran-cesco. Sono le parole che egli disse il27 marzo 2020 in una piazza San Pie-tro completamente deserta per lapandemia, senza enfasi e con una evi-denza che fece piangere tanti in mon-dovisione.Papa Francesco riprende queste pa-role e, con il pianto e la speranza nelcuore, da padre, mira a promuovereun’aspirazione mondiale alla frater-nità e all’amicizia sociale, porta aprendere coscienza che in un mondoglobalizzato e interconnesso ci si puòsalvare solo insieme perché fratellitutti noi siamo. Solo la fraternità sal-verà il mondo.

Ho avuto una discussione e domando:il primato di Pietro è stato il risultatodell’organizzazione della Chiesa op-pure è stato voluto proprio da Gesù?

Anselmo D’Angelo, L’Aquila

Questo è un punto importante dellanostra fede. Che il “primato” sia

stato dato da Gesù stesso a Pietro sideduce anche dalla sola lettura deitesti. Nell’elenco degli apostoli re-datto da Matteo nel suo Vangelo, silegge: “primo Simone, chiamato Pie-tro” (10,2) e poi seguono i nomi degli

altri 11. Anche i Vangeli di Marco(3, 16-19) e di Luca (6, 13-16) ripor-tano gli stessi nomi dei Dodici, ma or-dinati in modo diverso; però Pietro vicompare sempre al primo posto.Anche negli Atti degli Apostoli (1, 13),riportando i nomi degli Apostoli riunitinel cenacolo, il nome di Pietro pre-cede tutti (1, 13). Questo fatto indicache nelle comunità cristiane, quandosi scrissero i Vangeli, era di comuneconoscenza che Gesù considerò Pie-tro come “il primo” degli Apostoli.Quanto al “primato”, i passi più signi-

ficativi dei Vangeli sono le parole diGesù a Cesarea di Filippo (Mt 16, 13-19), quando proclamò: "Tu sei Pietroe su questa pietra (la fede: "Tu sei il fi-glio del Dio vivente!") edificherò lamia Chiesa e le porte degli inferi nonprevarranno contro di essa. A te daròle chiavi del Regno dei Cieli e tuttociò che legherai sulla terra sarà legatonei Cieli, e tutto ciò che scioglieraisulla terra sarà sciolto nei Cieli".Infine, io trovo sempre illuminante econfortante il fatto che Gesù dica aPietro: “Io ho pregato per te, che nonvenga meno la tua fede; e tu, unavolta ravveduto, conferma i tuoi fra-telli” (cfr Lc 22, 32).

il PRIMATO Di Pietro

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il Direttore risPonDeFLavIO PELOSO

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venerabile s. maria Plautilla Cavallo

Fratelli tutti può essereconsiderata una enciclica“laica” nel senso che è rivolta atutto il “popolo”, inteso comeunico, come umanità.

l’emergenza sanitaria globale èservita a mostrare che “nessunosi salva da solo” e che è giuntadavvero l’ora di “sognare comeun’unica umanità” in cui siamo“tutti fratelli”.

Suor Plautilla

con alcune ospiti

dell'Istituto Paverano

di Genova.

Page 4: n. 9 novembre 2020 sostieni anCHe tu le nostre missioni

…Come possiamo contribuire ad elimi-nare o almeno alleviare l’emargina-zione e la sofferenza? Come possiamoaiutare il bisognoso nella sua povertàspirituale? …Per essere di sostegno aipoveri è fondamentale vivere la po-vertà evangelica in prima persona. Nonpossiamo sentirci “a posto” quando unmembro della famiglia umana è rele-gato nelle retrovie e diventa un’ombra.Il grido silenzioso dei tanti poveri devetrovare il popolo di Dio in prima linea,sempre e dovunque, per dare lorovoce, per difenderli e solidarizzare conessi davanti a tanta ipocrisia e tantepromesse disattese, e per invitarli a par-tecipare alla vita della comunità.

importanza dellacondivisioneÈ vero, la Chiesa non ha soluzioni com-plessive da proporre, ma offre, con lagrazia di Cristo, la sua testimonianza egesti di condivisione. Essa si sente indovere di presentare le istanze diquanti non hanno il necessario per vi-vere. Ricordare a tutti il grande valoredel bene comune è per il popolo cri-stiano un impegno di vita, che si attuanel tentativo di non dimenticare nes-suno di coloro la cui umanità è violatanei bisogni fondamentali.

il gesto di tendere la manoha una grande caricasimbolicaTendere la mano è un segno: unsegno che richiama immediatamentealla prossimità, alla solidarietà, al-l’amore. In questi mesi quante manitese abbiamo potuto vedere!La mano tesa del medico che si pre-occupa di ogni paziente. La manotesa dell’infermiere che, ben oltre iloro orari di lavoro, rimangono ad ac-cudire i malati. La mano tesa di chi la-vora nell’amministrazione e procura imezzi per salvare quante più vite pos-sibile. La mano tesa del farmacistaesposto a tante richieste in un ri-schioso contatto con la gente.La mano tesa del sacerdote che bene-dice con lo strazio nel cuore. La manotesa del volontario che soccorre chivive per strada e quanti non hanno damangiare. E altre mani tese potremmo

ancora descrivere fino a comporre unalitania di opere di bene. Tutte questemani hanno sfidato il contagio e lapaura pur di dare sostegno e consola-zione. Questa pandemia è giunta al-l’improvviso e ci ha colto impreparati,lasciando un grande senso di disorien-tamento e impotenza.

La mano tesa verso il povero, tuttavia,non è giunta improvvisa. Essa, piutto-sto, offre la testimonianza di come ci siprepara a riconoscere il povero per so-stenerlo nel tempo della necessità.Non ci si improvvisa strumenti di mise-ricordia. È necessario un allenamentoquotidiano, che parte dalla consapevo-lezza di quanto noi per primi abbiamobisogno di una mano tesa verso di noi.

C’è, invece, chi si rifiutadi tendere la manoGià troppo a lungo siamo stati nel de-grado morale, prendendoci gioco del-l’etica, della bontà, della fede,dell’onestà. Tale distruzione di ognifondamento della vita sociale finiscecol metterci l’uno contro l’altro per di-fendere i propri interessi, provoca ilsorgere di nuove forme di violenza ecrudeltà e impedisce lo sviluppo diuna vera cultura della cura dell’am-biente». Insomma, le gravi crisi eco-nomiche, finanziarie e politiche noncesseranno fino a quando permette-remo che rimanga in letargo la re-sponsabilità che ognuno deve sentireverso il prossimo ed ogni persona. “Tendi la mano al povero” fa risaltare,per contrasto, l’atteggiamento diquanti tengono le mani in tasca e nonsi lasciano commuovere dalla po-vertà, di cui spesso sono anch’essicomplici. L’indifferenza e il cinismosono il loro cibo quotidiano. Che dif-ferenza rispetto alle mani generoseche abbiamo descritto! Per poter so-

stenere uno stile di vita che escludegli altri si è sviluppata una globalizza-zione dell’indifferenza. Quasi senzaaccorgercene, diventiamo incapaci diprovare compassione dinanzi al gridodi dolore degli altri, non piangiamopiù davanti al dramma degli altri né ciinteressa curarci di loro, come setutto fosse una responsabilità a noiestranea che non ci compete».Non potremo essere contenti fino aquando queste mani che seminanomorte non saranno trasformate instrumenti di giustizia e di pace per ilmondo intero.

Partiamo dall’esperienzapersonaleQuesto momento che stiamo vivendoha messo in crisi tante certezze. Cisentiamo più poveri e più deboli per-ché abbiamo sperimentato il sensodel limite e la restrizione della libertà.La perdita del lavoro, degli affetti piùcari, come la mancanza delle con-suete relazioni interpersonali hannodi colpo spalancato orizzonti che noneravamo più abituati a osservare.Le nostre ricchezze spirituali e mate-riali sono state messe in discussione eabbiamo scoperto di avere paura.Chiusi nel silenzio delle nostre case,abbiamo riscoperto quanto sia impor-tante la semplicità e il tenere gli occhifissi sull’essenziale. Abbiamo matu-rato l’esigenza di una nuova frater-nità, capace di aiuto reciproco e distima vicendevole. Questo è untempo favorevole per «sentire nuova-mente che abbiamo bisogno gli unidegli altri, che abbiamo una respon-sabilità verso gli altri e verso il mondo. L’amore è condivisione, dedizione eservizio, ma comincia dalla scopertadi essere noi per primi amati e risve-gliati all’amore. Questo fine apparenel momento in cui il bambino si in-contra con il sorriso della mamma e sisente amato per il fatto stesso di esi-stere. Anche un sorriso che condivi-diamo con il povero è sorgente diamore e permette di vivere nellagioia. La mano tesa, allora, possa sem-pre arricchirsi del sorriso di chi non fapesare la propria presenza e l’aiutoche offre, ma gioisce solo di vivere lostile dei discepoli di Cristo.

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OREStE FERRaRI

“tenDi la tua manoal Povero”

“tendi la tua mano al povero”.La sapienza antica ha posto que-

ste parole come un codice sacro daseguire nella vita. Esse risuonano oggicon tutta la loro carica di significatoper aiutare anche noi a concentrare losguardo sull’essenziale e superare lebarriere dell’indifferenza. La povertàassume sempre volti diversi, che ri-chiedono attenzione ad ogni condi-zione particolare: in ognuna di questepossiamo incontrare il Signore Gesù,che ha rivelato di essere presente neisuoi fratelli più deboli.

non c’è contrapposizionetra preghiera e carità

La preghiera a Dio e la solidarietàcon i poveri e i sofferenti sono inse-

parabili. Per celebrare un culto chesia gradito al Signore, è necessario ri-conoscere che ogni persona, anchequella più indigente e disprezzata,porta impressa in sé l’immagine diDio. Da tale attenzione deriva il donodella benedizione divina, attiratadalla generosità praticata nei con-fronti del povero.Pertanto, il tempo da dedicare allapreghiera non può mai diventare unalibi per trascurare il prossimo in dif-ficoltà. È vero il contrario: la benedi-zione del Signore scende su di noi ela preghiera raggiunge il suo scopoquando sono accompagnate dal ser-vizio ai poveri.La scelta di dedicare attenzione aipoveri, ai loro tanti e diversi bisogni,non può essere condizionata dal

tempo a disposizione o da interessiprivati, né da progetti pastorali o so-ciali disincarnati. Non si può soffo-care la forza della grazia di Dio per latendenza narcisistica di metteresempre sé stessi al primo posto.

al centro non ci sonoi nostri progetti ma lepersone e noi dobbiamolasciarci provocare da loro

Tenere lo sguardo rivolto al povero èdifficile, ma quanto mai necessarioper imprimere alla nostra vita perso-nale e sociale la giusta direzione. Nonsi tratta di spendere tante parole, mapiuttosto di impegnare concreta-mente la vita, mossi dalla carità divina.

Da quattro anni Papa francesco ha stabilito che la XXXiii domenica dell’anno liturgicosia celebrata la “giornata mondiale dei Poveri”. la riflessione che ha preparato perquest’anno prende spunto da una frase del libro del siracide e si sviluppa tenendopresenti vari passaggi del medesimo libro.

Chiusi nel silenzio delle nostrecase, abbiamo riscoperto quantosia importante la semplicità e iltenere gli occhi fissisull’essenziale. abbiamomaturato l’esigenza di una nuovafraternità, capace di aiutoreciproco e di stima vicendevole.

Page 5: n. 9 novembre 2020 sostieni anCHe tu le nostre missioni

tornato dall’America a fine agosto1937, Don Orione si dedica inten-

samente allo sviluppo delle sue operein Italia con particolare attenzione alPiccolo Cottolengo di Milano. I primiprogetti erano diretti a migliorare ilvecchio edificio del Restocco e a co-struire, man mano che ne sarebbe ve-nuti i fondi, altri piccoli padiglioni per ipoverissimi che attendevano ricovero.Poco tempo dopo si fa strada l’idea diun edificio moderno e unitario comeconfida Don Orione al Sen. Cavazzonie alla moglie in un incontro: «Devodirvi una cosa, farvi una confidenza:sapete che il Piccolo Cottolengo nonsarà come lo abbiamo pensato fi-nora? No, sarà una grandiosa costru-zione unica, moderna, con ampicorridoi e luminose verande». Il Sena-tore obietta circa il cambiamentod’indirizzo e come reperire i fondi peruna costruzione del genere. DonOrione non ha dubbi. È Dio che vuolecosì e sorridendo disse: «Ho sognatocome sarà il Piccolo Cottolengo Mila-nese e ho percorso ampi padiglioni,lunghi spaziosi corridoi, ed ho vistouna grande chiesa. La Madonna mel’ha fatto vedere il Cottolengo: peròse me l’ha fatto vedere in sogno, èsegno che io non ci sarò più quandosarà realizzato».

Il sogno di Don Orione, di un com-plesso unitario e maestoso venne su-bito condiviso da tutti coloro checredevano in lui. Il sostegno di perso-nalità e di molte famiglie della societàmilanese contribuì a fare del PiccoloCottolengo un’opera degna della“tradizionale carità ambrosiana” radi-cando in breve tempo l’iniziativa“nel tessuto sociale ed ecclesiale diMilano”. Tra i personaggi di rilievodell’industria milanese troviamo ildott. Pasquale Pozzi, industriale delcomparto tessile. Egli incontrò DonOrione in un momento drammaticodella sua vita: la moglie Cornelia Tanzi

era gravemente ammalata, DonOrione su richiesta insistente del ma-rito la visitò il 26 dicembre 1937.I familiari speravano in un miracolo,ma Don Orione consiglia la signora dioffrire serenamente la vita a Dio peril bene della sua famiglia e aiuta il ma-rito ad accettare la terribile prova.Pozzi riferisce che le parole di DonOrione, che pur segnavano la fine diogni umana speranza, placarono il tu-multo della sua anima: «Don Orione –ebbe a dire – ha trasformato il miospirito e ho accettato anch’iol’estremo olocausto».Dopo la morte della moglie Corneliaavvenuta il 6 gennaio 1938, la Prov-videnza volle che il Dott. Pasquale en-trasse in sintonia con i desidericaritativi di Don Orione, condividen-done i progetti. Il Diario del PiccoloCottolengo in data 10 febbraio 1938annota: «Viene al Piccolo Cottolengo,il dott. Pozzi, per proporre a DonOrione la nomina di una commissioneche studi il modo di realizzare i suoidesideri caritativi per Milano e cheprepari dei progetti. Don Orione ri-spose che la Divina Provvidenza faràsenza commissioni; allora Pozzi ag-giunse: “farò fare a mie spese il pro-getto, poi Lei deciderà il da farsi”». Il2 marzo 1938 il dott. Pozzi chiede alsuo amico Arch. Mario Bacciocchi seè disposto ad aiutare una grande ini-ziativa di carità. Ha immediatamenteuna risposta affermativa e gli dà inca-rico di preparare tre progetti di mas-sima da sottoporre a Don Orione e ai

principali benefattori dell’Istituto. Saràsempre la generosità del Pozzi a vo-lere e pagare il bellissimo plastico del-l’arch. Bacciocchi che il 15 aprile1938 alla presenza di Don Orione èpresentato ai benefattori riuniti ingran numero nella cappella del Re-stocco trasformata in salone. Il suo coinvolgimento lo portò nonsolo a dare sostegno economico alla

realizzazione dell’istituto, ma anchea seguire da vicino e con lungimi-ranza i lavori, mettendo a disposi-zione dell’opera la sua competenzatecnica, come è documentato in unasua lettera a Stefano Cavazzoni del28 aprile 1938, il Pasquale Pozzi sioccupò direttamente delle pratichelegate alla costruzione, curando i rap-porti con gli uffici tecnici comunali eseguendo le richieste di esonero delpagamento di alcune imposte. Eratale il suo impegno che tra gli amicidel Piccolo Cottolengo si diceva cheil Dott. Pozzi faceva pagare il dazio atutti i suoi clienti a favore del PiccoloCottolengo.Il Visitatore Apostolico l’Abate Ema-nuele Caronti, avendo ricevuto unamalevola lettera che lo invitava a dif-fidare la nascente costruzione ap-

pena iniziata il 4 giugno 1939, subitoingiunse a Don Orione di sospenderei lavori, il quale obbedientissimo, contelegramma ordinava ai suoi collabo-ratori: “prego di sospendere i lavori!”,successivamente volle esaminare per-sonalmente il progetto.Quando giunse a Milano, senza pre-avviso , non trovandosi in città né l’ar-chitetto, né il senatore Cavazzoni fuchiamato il dott. Pozzi a svolgere ildelicato compito di illustrare il pla-stico all’Abate, il quale lo approvò conparole di incondizionata fiducia di-cendo: «Riprendete subito senza al-cuna incertezza. Questa non saràl’ultima opera che Don Orione erigeràper i suoi poveri!».L’ultima lettera che Don Orione da Tor-tona scrive “Al mio insigne benefattoree amico il Sig. Comm. Pozzi” è in data6 marzo 1940, il tono dello scritto èmolto confidenziale, i due cuori sonoin sintonia per l’amore ai poveri, que-sto spiega come ripetutamente èusata l’espressione “i nostri poveri”:«Oggi sono alla vigilia di dover lasciareTortona per San Remo, dove sarò do-mani… Vado a San Remo unicamenteper far piacere a tutta questa bravagente, non perché ne senta bisogno.E spero di fermarmi il meno possibile,e di farLe presto una bella improvvisataa Milano per riprendere, col rinnovatovigore, il mio umile lavoro ed il serviziopei nostri poveri. Se anche dovessi mo-rire, non voglio morire d’in letto, matra i nostri poveri, e non a San Remotra le palme, ma tra i nostri poveri».

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“un Cuore granDe e ProfonDamente Cristiano”

originario di Busto Arsizio (MI) dove nacque il 29.11.1875, legato da parentela con i Cantù e con i Bassetti. Sposa CorneliaTanzi dal cui matrimoni nasce il figlio Ercole, con abitazione a Milano in via Carducci, 31. Imprenditore stimato, industriale

nel comparto tessile con stabilimento a Seregno, è un cattolico fervente. La famiglia Pozzi, saputo che le Suore Figlie dellacarità di S. Vincenzo de’ Paoli cercavano una sistemazione per 120 fanciulle povere ed orfane dovuto alla chiusura dell’orfa-natrofio che avevano a Germanedo, offrì loro il modernissimo edificio che possedevano adiacente allo stabilimento di Seregno,adibito a convitto per le giovani operaie loro dipendenti: il 5 gennaio 1930 nasceva l’Istituto “Cornelia e Pasquale Pozzi” diSeregno, allora orfanatrofio, oggi assiste mamme e fanciulli in difficoltà.La moglie Cornelia muore il 6 gennaio 1938 per male incurabile, trova in Don Orione conforto spirituale. È ritenuto uno deipiù insigni benefattori all’inizio del Piccolo Cottolengo Milanese. Ebbe sempre rapporti di cordiale amicizia con Don Orionee Don Sterpi. Fece preparare dall’Arch. Mario Bacciocchi il progetto del Piccolo Cottolengo e fornì all’Istituto di continuarel’esecuzione nel 1940 donando la somma di un milione in omaggio alla memoria della consorte Cornelia. Con il sen. Cavaz-zoni, il dott. Boni e l’avv. Colombo è uno dei quattro pilastri su cui Don Orione poté appoggiarsi. Muore nella sua casa aMilano il 29 febbraio 1960. Mons. Galimberti nel tesserne l’elogio al funerale affermò: «Aveva un cuore grande e profonda-mente cristiano, e l’elevatezza della sua fede e del suo pensiero gli faceva capire i misteri, gli additava in ogni circostanza lasoluzione più adatta, ispirandole ad un criterio divino ed umano che aveva radice nella sua religiosa bontà».

il sostegno di personalità e dimolte famiglie della societàmilanese contribuì a fare delPiccolo Cottolengo un’operadegna della “tradizionale caritàambrosiana”.

«la madonna me l’ha fattovedere il Cottolengo: però se mel’ha fatto vedere in sogno, èsegno che io non ci sarò piùquando sarà realizzato».

PasQuale Pozziindustriale milanese nel comparto tessile, cristianofervente dal cuore grande, fondatore “istituto Cornelia ePasquale Pozzi” di seregno, benefattore degli inizi delPiccolo Cottolengo milanese.

Pasquale Pozzi e

Don Orione-Seregno '40.

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Quante volte ci sarà capitato di an-dare al concerto del nostro can-

tante preferito o di trascorrere qualcheora al pub in centro per bere una birrae fare il tifo per gli amici “cantanti inerba”, e sentire dentro la vibrazionedella musica che ti fa ribollire il sanguee ti fa tirare fuori tutta l’adrenalina incorpo!? Oppure di rivivere la gioia diquella canzone che ti riporta a un ri-cordo, a una persona, a un profumo fa-miliare, a quell’evento in cui haiincontrato l’amore della tua vita o aquel viaggio poco organizzato che allafine si è rivelato pazzesco. Anche a me una sera di qualche annofa, a ridosso del Natale, è successauna cosa del genere. Mi trovavo aMarghera per ascoltare un gruppo di

amici, i Joy Singers e, avendo speri-mentato una profonda gioia nel-l’ascoltare quei brani di vario genere,dal gospel al pop, e percependo chequella stessa gioia sosteneva anche icoristi nella loro esecuzione, mi sonosorti spontaneamente due interroga-tivi: «Noi, come singoli e comeChiesa, siamo capaci di vivere il no-stro essere cristiani e di far sperimen-tare la bellezza di essere discepoli delSignore con la medesima gioia che hacaratterizzato quella serata? La mu-sica cristiana, attraverso i molti generimusicali, potrebbe svolgere un ruolosignificativo a riguardo, soprattuttonei confronti di quei giovani che sisentono esclusi dalla Chiesa, che sisono allontanati dalla comunità eccle-

siale o che semplicemente non tro-vano molte ragioni per vivere un’au-tentica esperienza di fede?».Provando a darmi delle risposte, mi siè aperto un mondo! E ho scopertoche nel vasto panorama ecclesialedelle espressioni artistico-musicali,non dedite direttamente all’anima-zione liturgica, tutto ciò ha mille voltie un nome: christian music.

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È un modo diverso e alternativo di“fare musica” forse ancora poco so-stenuto in Italia (culturalmente edeconomicamente), che unisce profes-sionalità ed evangelizzazione. In altreparole, la christian music permette aivari artisti cristiani di vivere la propriafede e la loro professione di can-tanti/cantautori/musicisti come unavera e propria vocazione all’annunciodel Vangelo. Da circa 50 anni generazioni di gio-vani hanno dedicato e continuano adedicare tempo ed energie per “evan-gelizzare altri giovani”, come oggi cidirebbe anche papa Francesco, of-frendo una risposta decisamente ade-guata alle esigenze della nuovaevangelizzazione. Attraverso la chri-stian music, infatti, il messaggio diGesù Cristo si concretizza in stimoli eproposte di possibile conversione, difraternità, di giustizia e di pace pertutti, specie per i giovani appunto. È l’esperienza di tanti gruppi più omeno famosi: tra questi mi piace men-zionare il Gen Rosso e il Gen Verde,nati e cresciuti alla fine degli anni Ses-santa, grazie al carisma di Chiara Lu-bich, e ancora oggi attivi. Tuttavia cisono esperienze anche più recenti,come la rock band francescana Tu seibellezza di fra Matteo Della Torre, iKantiere Kairòs, i Fuoco Vivo e i miticiThe Sun. Oltre alle “bands”, esisteanche un’ampia carrellata di nomiche, come singoli, hanno realizzato ingioventù la “fede-in-musica” vissutacome passione per Cristo e passioneper l’uomo, riuscendo a passare il te-stimone anche alle leve contempora-nee. Basti pensare a Giosy Cento e aRoberto Bignoli come cantautori ma-turi e a Michele Pavanello, DeboraVezzani e Marco Mammoli degli ultimianni, ad esempio.Da dove viene il nome “christianmusic” e qual è la sua origine? Si puòdire brevemente che la christian musicè un fenomeno culturale che affondale sue radici nel gospel afroamericanoe trova le sue origini nelle Chiese evan-geliche nordamericane alla fine deglianni Sessanta, inglobando una molte-plicità di generi musicali che vanno dalpop al rock, dal blues al jazz fino a toc-care quindi le corde originarie del folke dello spiritual. In tal senso, a fronte

delle nuove forme ed esperienze dievangelizzazione fiorite e sviluppatesinella Chiesa cattolica nell’epoca post-conciliare, questo fenomeno ha ini-ziato ad essere accolto e integratoanche nel mondo cattolico fino a rag-giungere una diffusione italiana signi-ficativa negli ultimi trent’anni.Considerando che i giovani sono iprincipali “produttori” e “fruitori”della christian music, non può dun-que apparire strano come ancoraoggi stiano emergendo quei mondimusicali considerati un po’ “estremi”da alcuni, come l’heavy metal e ilrap… ovviamente tutto di stampo cri-stiano! Penso a Kose, Routy Miura,Luca Maffi DJ e al suo “rap gesucri-stico”. E, giusto per non lasciarci sfug-gire nulla, i più temerari potrebberodare un’occhiata su Youtube e Spotifyper cercare esperienze di christianmetal e, magari, trovare interessantila musica recentissima dei Choirs ofVeritas, nati appena nel 2015.

Pensando ai continui richiami di papaFrancesco e della Chiesa italiana adampliare il raggio d’azione della co-siddetta “nuova evangelizzazione”,credo che su un principio siamo tuttid’accordo: cioè che non è possibilefare pastorale giovanile ignorando lacultura in cui sono immersi i giovanimanifestata in diverse forme edespressioni. La musica, in particolare.Tuttavia poi sappiamo bene che,quando si entra nel concreto dellequestioni, il gioco si fa duro ed emer-gono difficoltà di ogni genere e abi-

lità che portano alla conclusione:“non si può fare”. In realtà io credo che “si potrebbefare”; anzi che “si può fare”. Probabil-mente non dall’alto, ma dal basso.Cioè dalla creatività e dalla voglia dialcuni giovani, appassionati di musicae di Gesù Cristo, di avviare nella pro-pria comunità esperienze simili dichristian music. Ovviamente senzal’immediata pretesa di diventare fa-mosi e di far soldi (nessun artista dichristian music finora ha mai avutoquesto obiettivo), ma almeno di pro-vare a “sfondare” nel cuore e nellavita di altri giovani, armandosi dellapropria esperienza di fede e di mu-sica. Non potrebbe essere una moda-lità giovanile per tradurre in pratica la“duplice fedeltà” di Don Orione alsentire della Chiesa e alla sua mis-sione di evangelizzare, e al sentire deigiovani, ai loro desideri e modalità diapproccio al mondo spirituale e allafede cristiana per essere a loro voltatestimoni gioiosi e credibili di Cristo?Questa proposta può sembrare unapia illusione… e di fatto un po’ la è!Proprio per questo mi piace regalarviun pensiero del mio caro amico Vale-rio Lode Ciprì, l’autore storico di tuttii testi delle canzoni e dei musical delGen Rosso, che ha tradotto in realtàquel sogno e quella pia illusione gio-vanile di “evangelizzare-in-musica”altri giovani: «La musica non ha maiconosciuto confini, barriere; scom-pensa tutte le categorie sociali.Va bene per il re come per il poverac-cio, va bene per tutti. La musica è lin-guaggio degli angeli, ma è anchemusica di tutti noi. Cantare bene èl’augurio che lascio ed è una respon-sabilità per noi, perché abbiamoun’arma molto potente: la musica aservizio dell’evangelizzazione».

evangelizzazione-in-musiCa?

Con la chRIsTIAn MusIc…si Può fare!

attraverso la christian music ilmessaggio di gesù Cristo siconcretizza in stimoli eproposte di possibileconversione, di fraternità, digiustizia e di pace per tutti,specie per i giovani appunto.

“non è possibile fare pastoralegiovanile ignorando la cultura incui sono immersi i giovanimanifestata in diverse formeed espressioni”.

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Piantato nella storia, il seme del-l’agape evangelico genera oasi di

consolazione, restituisce sorriso e spe-ranza a vite prostrate dal dolore, traedall’abisso anime sprofondate nell’ab-bandono. Felice esempio di questo la-voro bello del seme è quanto accadein Burkina Faso, poverissimo Paese delSahel abitato da 16 milioni di personeil 25 per cento delle quali è di fedecristiana, il 40 per cento di fede isla-mica, mentre il rimanente è seguacedella religione tradizionale. Qui, nellaperiferia di Ouagadougou, la capitale,sorge il Centre Médical Don Orione,un centro specialistico fondato 15anni fa dai padri orionini che - per laqualità dell’assistenza offerta, in par-ticolare in campo ortopedico e oftal-mologico - è diventato un punto diriferimento insostituibile per i disabilie per tutta la popolazione.

Attualmente, il Centro, nel quale me-diamente vengono assistite oltre 300persone al giorno, è dotato di oltresettanta posti letto e - oltre al labora-torio di analisi e a un deposito farma-ceutico - dispone dei reparti diortopedia e oftalmologia, cui dalloscorso gennaio si sono aggiunti quellidi medicina generale e chirurgia.

Vi è inoltre un rinomato atelier orto-pedico nel quale si costruiscono, conmateriali locali, ausili ortopedici, pro-tesi e ortesi. Lo scorso anno, ad esem-pio, sono state realizzate oltre 400paia di scarpe speciali. Nel Centro -accanto al quale sorge il Villaggio del-l’accoglienza per i malati (e i loro fa-

miliari) provenienti dalle località piùlontane - lavorano stabilmente 35persone (medici, infermieri, fisiotera-pisti) cui si aggiungono undici medicispecialisti che prestano servizio di-versi giorni alla settimana.Mentre nel reparto di oftalmologia sieseguono numerosi interventi di ca-taratta, in quello di ortopedia si of-frono cure, sostegno e riabilitazione aquanti (e sono centinaia) hanno han-dicap e difficoltà motorie.«Purtroppo, in Burkina Faso la disabilitàè considerata un castigo divino, la pu-nizione per una colpa grave commessada qualche membro della famiglia. Sindall’infanzia i portatori di handicapsono trascurati ed emarginati. Non esi-stono strutture pubbliche che offranoloro assistenza ad eccezione di un pre-sidio sanitario statale nella capitale»,racconta il padre orionino RiccardoDo

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l'osservatore romano ha dedicato un articolo al Centre médicalDon orione attivo nella periferia di ouagadougou, in burkina faso.

Per restituiresorrisi e sPeranza

Zagaria, 53 anni (di cui 23 trascorsi inAfrica), direttore del Centro donOrione. «Nella nostra struttura i disabilitrovano cure, riabilitazione, sostegno,incoraggiamento. È commovente ve-dere la gioia e la sorpresa dei genitoriquando scoprono che nel caso di al-cuni handicap si può ricorrere ad ap-parecchi ortopedici che miglioranosensibilmente l’esistenza di loro figli, iquali possono raggiungere una sempremaggiore autonomia. E talvolta pos-sono anche guarire: ad esempio, ibambini che nascono con il piedeequino vengono felicemente operati.Allo stesso modo i neonati cui le leva-trici, nei villaggi, hanno lussato la spallaal momento della nascita ritrovano lanormale mobilità dell’arto grazie allariabilitazione e a un piccolo apparec-chio ortopedico».Nel Centro si accudiscono amorevol-mente anche i disabili gravi, molti deiquali colpiti da infermità motoria ce-lebrale. Lo scorso gennaio padre Ric-cardo ha inaugurato una casadestinata ad accogliere stabilmente42 bambini con handicap pesante-mente invalidanti: «I miei confratellied io ci eravamo accorti che diversigenitori, con l’avanzare dell’età,smettevano di portare qui i loro figlia curarsi. Quando cercavamo di rin-tracciare i bimbi scoprivamo che vive-vano senza alcuna assistenza o che intaluni casi erano morti, probabil-mente uccisi nei loro villaggi. Così ab-biamo pensato di aprire una casadove potessero vivere al sicuro, amati

e accuditi». A prestare loro assistenzavi sono, insieme al personale medicodel Centro, anche i 35 ragazzi chefrequentano il locale seminario orio-nino poiché, sottolinea padre Ric-cardo, «è giusto che i futuri sacerdotiimparino sin da giovani - come delresto è accaduto a me - a servire chivive nella sofferenza, a scoprire lagioia di questa dedizione. E, allostesso tempo, a conoscere la fedesemplice e salda di tanti fedeli chefrequentano la nostra struttura».

Lo staff medico del Centro si prendecura anche dei molti pazienti colpitida malaria e da dengue (assai diffuse),e da colera, dissenteria e tifo, tre pa-tologie che si presentano ciclica-mente anche a causa delle precarie

condizioni igieniche nelle quali vive lamaggior parte della popolazione, pro-strata dalla povertà. In Burkina Faso lasanità pubblica è a pagamento e mol-tissimi malati rinunciano alle terapiepoiché non possono sostenerne icosti. Nel Centro dei padri orionini,che vive grazie alla generosità di moltibenefattori, i pazienti pagano solo unacifra simbolica e i più poveri sono as-sistiti gratuitamente. Fra loro vi sonomolti burkinabé (cristiani e musul-mani) fuggiti dai villaggi del nord col-piti dalla violenza di gruppi di jihadistiche lo Stato africano è impegnato afronteggiare, forte dell’appoggio dellapopolazione.

Oltre a dirigere il Centro, padre Ric-cardo - insieme ai suoi collaboratori eai quattro confratelli - si spende perpromuovere i diritti (ad esempioquello all’istruzione e al lavoro) dellepersone con disabilità e svolge operadi sensibilizzazione nei villaggi cer-cando anche di correggere la distortaimmagine di un Dio che punisce lecreature infliggendo loro malattie edhandicap: «Cambiare la mentalitàdella popolazione non è un’impresafacile. Ma buoni risultati sono statiraggiunti: quanti frequentano il no-stro Centro hanno compreso che Diodesidera solo il bene dell’uomo e nonè mai complice del male». Nel nomedi Dio Gesù compie solo gesti di libe-razione dal male: limpidamente i Van-geli sono lì a raccontarlo.

nel Centro si accudisconoamorevolmente anche i disabiligravi, molti dei quali colpiti dainfermità motoria celebrale.

in burkina faso la sanitàpubblica è a pagamento emoltissimi malati rinunciano alleterapie poiché non possonosostenerne i costi.

«nella nostra struttura i disabilitrovano cure, riabilitazione,sostegno, incoraggiamento».

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“La Chiesa raccoglie tutte le bellezze e le armonie del

creato nel suo culto per esaltare Dio”, afferma san Luigi

Orione, mentre Papa Francesco nella Laudato si’ ci

ricorda che “I Sacramenti sono un modo privilegiato in cui

la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione

della vita soprannaturale. Attraverso il culto siamo invitati

ad abbracciare il mondo su un piano diverso. L’acqua,

l’olio, il fuoco e i colori sono assunti con tutta la loro forza

simbolica e si incorporano nella lode” (235-237).

Nella liturgia glielementi della natura sonosegno di Dio

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il Consiglio generale delle PiccoleSuore Missionarie della Carità ha ac-

cettato l’invito del Superiore generalee promuoveranno, nel prossimo anno,l’apertura di una nuova comunità mis-sionaria a Maputo – Zimpeto.La richiesta alle suore orionine di aprireuna comunità in Mozambico era arri-vata dal Direttore generale dell’OperaDon Orione, padre Tarcisio Vieira, loscorso primo marzo. I Figli della DivinaProvvidenza sono presenti nel Mozam-bico dal 21 marzo 2003, in comme-morazione della celebrazione delcentenario della prima approvazionedella Piccola Opera. La missione èstata affidata, per affinità di lingua, allaProvincia Religiosa “Nossa Senhora daAnunciação”, detta Brasile Sud, consede a São Paulo.

Dopo la “sosta” imposta dalla pande-mia, Madre Maria Mabel, con il suoConsiglio, ha esaminato la domandae approvato l’apertura di una comu-nità delle a Maputo-Zimpeto, dovecollaborerà nel Piccolo Cottolengo“Dom Orione”, che si occupa dell’ac-coglienza e della riabilitazione di mi-nori con disabilità, e nella Parrocchiaorionina locale di “São João Bosco”,nel quartiere Bagamoyo.La nuova comunità sarà incorporataalla Vice-Delegazione “N. S. della Spe-ranza” della Costa d’Avorio perché, no-

nostante la differenza della lingua e ladistanza, c’è comunque un’affinità cul-turale africana. Inoltre, la Vice-Delega-zione è in grado di garantire lacontinuità della missione anche tra-mite la promozione vocazionale nelMozambico. La decisione della Madregenerale è stata motivata ulterior-mente dal fatto che alcune Suore dellaVice-Delegazione avevano già dato lapropria disponibilità ad andare in Mo-zambico, prima ancora di un invito uf-ficiale da parte dei religiosi. È il cuoremissionario africano che si muove e sicommuove per i bisogni dell’evange-lizzazione nel continente. Insieme aqualche Suora della Vice-Delegazioneci sarà anche una Consorella di Votiperpetui, appartenente a un’altra Pro-vincia, che già parla il portoghese.L’apertura è prevista per il mese dimarzo 2021, dopo l’Assemblea gene-

rale di verifica, per dare tempo di chia-rire nel dettaglio le modalità, la tempi-stica, la convenzione e i passi da fareperché si possa avviare ufficialmente econcretamente tale presenza. «Ab-biamo ripetuto spesso in questi ultimimesi – spiega Madre Mabel Spa-gnuolo, Superiora generale PSMC –che “la carità non va in quarantena” eoggi faccio proprie queste espressionidi Don Orione: “non attendiamo ildopo-guerra…” non attendiamo il“dopo-pandemia” per accogliere leispirazioni dello Spirito Santo con co-raggio, con fiducia nella Divina Provvi-denza, accogliendo la sfida del “fuocodei tempi nuovi” in questo momentostorico, anche se dovremo adeguare ilpasso, ma senza chiuderci aspettando“tempi migliori” e rischiando di per-dere il “tempo di Dio”».«La presenza delle Suore in que-st’opera – ha spiegato Padre Vieira –,oltre a dare la possibilità di presen-tarci al completo come “Famiglia Ca-rismatica Orionina” nel Mozambico,alzerà qualitativamente il livello di as-sistenza e di accompagnamento in-terno delle attività del Cottolengo. Èquesto servizio di coordinamento in-terno e di assistenza dentro il Cotto-lengo, che le Suore sono chiamate arealizzare, nulla togliendo però allapossibilità che svolgano, secondo leloro possibilità, un lavoro pastoralenella parrocchia. Tale presenza po-trebbe essere sicuramente una effi-cace promozione vocazionale».«la presenza delle suore in

quest’opera alzeràqualitativamente il livello diassistenza e diaccompagnamento interno delleattività del Cottolengo».

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Pagina missionariaLa REDazIOnE

senza CHiuDerCiasPettanDo“temPi migliori”in mozambico la famiglia Carismatica si allargacon la presenza delle suore orionine.

Due ospiti del Piccolo Cottolengo di Maputo, in Mozambico.

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L’amore fraterno, la semplicità e la gioia di san Francesco che hanno ispirato cinque anni fa Papa Francesco a scriverel’Enciclica Laudato si’ e, recentemente, l’Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale dal titolo Fratelli Tutti.

La liturgia, che ha come scopo la santificazione degli uomini e la glorificazione di Dio (cf. SC 10), si attua attraversodei riti e delle preghiere, che prevedono dei segni sensibili che spesso sono presi dalla natura per simboleggiare

l’azione della grazia nella vita dell’uomo.Il legame della liturgia con l’elemento naturale, e di conseguenza con tutto creato, ha inizio dalla lodecosmica delle creature e raggiunge il suo apice nell’Eucarestia. Papa Francesco, nell’enciclica Laudato

Si’, per introdurre il tema della liturgia parte dalla contemplazione del creato: “L’universo sisviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Quindi c’è un mistero da contemplare in una

foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero. L’ideale non è solopassare dall’esteriorità all’interiorità per scoprire l’azione di Dio

nell’anima, ma anche arrivare a incontrarlo in tutte le cose” (LS233).

Il canto delle creature nei santi

Molti santi hanno sintonizzato la loro vita con la lodedelle creature. Certamente il più famoso e san

Francesco con il suo Cantico delle Creature, maanche altri santi hanno avuto uno sguardo misticosulla natura. Tra tanti vorrei ricordare degli esempidella vita di San Paolo della Croce, fondatore deipassionisti. Racconta il suo biografo: “Durante isuoi viaggi apostolici o quando andava avisitare i conventi, gli sembrava che tutte lecreature fossero altrettante voci chel’invitavano ad amare Iddio. Alla vista dei fioriche smaltano i prati e i campi, il suo voltos’infiammava e, come se non avesse potutosopportare gl’inebrianti trasporti che il lorocanto d’amore eccitava in lui, toccava queifiorellini col suo bastone e diceva: «Tacete,tacete».Mentre camminava per un sentiero, disse alsuo compagno con un fervore straordinario:«Oh, non sentite che questi alberi, questefoglie ci gridano: amate Iddio! Amate

Iddio!?».

La mistica di papa Francesco per incontrare Dionel fratello attraverso il creato.

di Francesco Mazzitelli

Anche dagli scritti delnostro Don Orionetrasuda questo sguardomistico sul creato, chefaceva ardere la suaanima dell’amor di Dio:“Oh mistero dolcissimo,che ci sveli ineffabilisomiglianze tra Dio el’uomo! Tu sei carità, oSignore. La carità tuaecco che, come ardentefiamma, trabocca, si versaal di fuori, e riempied’amore l’universo.Per l’amore di ciò che nonancora è, ma che indub-biamente sarà, Tu crei; peramore Tu ordini tutte le creaturetue in una stupenda armonia, opiù tosto in una musica universale,simbolo e testimonio d’amore”.

L’Eucarestia unisceCielo e terraQuesto amore Divino che nasce dall’incontro con Dio nellecreature riceve la sua pienezza nell’Eucarestia, quando deglielementi naturali, quali il pane e il vino, vengono offerti econsacrati per diventare il corpo e il Sangue del SignoreGesù. Per questo motivo Papa Francesco nell’EnciclicaLaudato si’, presenta l’Eucarestia come la massimaelevazione del creato: “Nell’Eucaristia il creato trova la suamaggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsiin modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosaquando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiaredalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero

dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostraintimità attraverso un frammento di materia”

(LS 236).Gli elementi naturali, che costituiscono

la materia dell’Eucarestia, essendosegni della presenza sacramentale

del Signore, rappresentano tuttol’universo che è stato creato in vista dilui e vengono offerti in adorazione alPadre, da cui riceviamo ogni bene.La celebrazione e l’adorazione dell’Eucarestia,continua il santo Padre, quindi devono motivare la nostra preoccupazione per lacura e la custodia del creato.“L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo,che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nelPane eucaristico «la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le santenozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso». Perciò l’Eucaristia è anchefonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci

orienta ad essere custodi di tutto il creato” (LS 236).

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L’acqua, l’olio, il fuoco

L’incontro con Dio attraverso dei segni sensibili si sviluppa anche nei sacramenti del Battesimo, dellaConfermazione, dell’Ordine Sacro e dell’Unzione degli infermi. Questi sacramenti l’elemento

naturale viene assunto da Dio, in modo privilegiato, come strumento dell’azione soprannaturaledella grazia. In ciascuno di essi troviamo un elemento che proviene dalla natura: nel primo

l’Acqua e negli altri l’Olio. Partendo dal loro utilizzo quotidiano questi elementi assumono un valore spirituale,

secondo l’azione salvifica che rappresentano, come ha sintetizzato Papa Benedetto XVInell’omelia per la messa crismale del Giovedì santo del 2010. “L’acqua come elementobasilare e condizione fondamentale di ogni vita è il segno essenziale dell’atto in cui,nel Battesimo, si diventa cristiani, della nascita alla vita nuova. L’olio dell’ulivo ha unsignificato ampio. È nutrimento, è medicina, dà bellezza, allena per la lotta e donavigore. I re e i sacerdoti vengono unti con olio, che così è segno di dignità e diresponsabilità, come anche della forza che viene da Dio. Nel nostro nome “cristiani”è presente il mistero dell’olio. La parola “cristiani”, infatti, con cui i discepoli di Cristovengono chiamati già all’inizio della Chiesa proveniente dai pagani, deriva dallaparola “Cristo” (cfr At 11,20-21) – traduzione greca della parola “Messia”, chesignifica “Unto”. Essere cristiani vuol dire: provenire da Cristo, appartenere a Cristo,all’Unto di Dio, a Colui al quale Dio ha donato la regalità e il sacerdozio. Significa

appartenere a Colui che Dio stesso ha unto – non con un olio materiale, ma con Coluiche è rappresentato dall’olio: con il suo Santo Spirito. L’olio di oliva è così in modo del

tutto particolare simbolo della compenetrazionedell’Uomo Gesù da parte dello Spirito Santo”.

L’utilizzo di elementi naturali nella liturgianon si esaurisce come materia dei

sacramenti, ma si sviluppa nei riti cheli preparano e li accompagnano:

“Attraverso il culto siamo invitati adabbracciare il mondo su un piano

diverso. L’acqua, l’olio, il fuoco e i colorisono assunti con tutta la loro forza simbolicae si incorporano nella lode. La mano chebenedice è strumento dell’amore di Dio eriflesso della vicinanza di Cristo che èvenuto ad accompagnarci nel camminodella vita” (LS 235).

L’uomo immagine di DioLa liturgia infine ci unisce in quellafraternità mistica ed universale giàrichiamata al n.92 della EvangeliGaudium, in cui Papa Francescoricordava che solo uno sguardocontemplativo può cogliere lagrandezza sacra del prossimo, e savedere Dio in ogni uomo. Anche DonOrione, che voleva ricondurre tutti a Cristoe ricomporre l’unità disgregata, vedeva Dioanche nel più misero degli uomini. Questosguardo contemplativo del nostro fondatore ciaiuti a realizzare il programma che PapaFrancesco ci ha proposto coll’Enciclica FratelliTutti: un’umanità riconciliata nell’amore.

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l’11 settembre 2020, a San Gio-vanni Rotondo (Foggia), si è te-

nuto un breve convegno su “Ema-nuele Brunatto: un pubblicano tra duesanti, Don Orione e Padre Pio”.Tutte le biografie di Padre Pio ricor-dano come Don Orione sia stato unconvinto e attivo promotore della ve-rità e della santità di Padre Pio, quantoquesta era negata e osteggiata da al-cuni e acclamata anche con fanatismoda altri. Ma in cosa fosse consistital’azione del nostro Fondatore, nulla sisapeva… fino a quando non è statoscoperto il “Memoriale Emanuele Bru-natto” che giaceva impolverato nel-l’archivio orionino a Roma. Nel suoMemoriale, Brunatto descrive le vi-cende in difesa di Padre Pio nel “de-cennio della tormenta” 1923-1933,che videro protagonisti lui, FrancescoMorcaldi, sindaco di San Giovanni Ro-tondo, e Don Orione. Con discrezione, saggezza e fortezza,Don Orione seppe indirizzare a buonesito gli sforzi di quanti operarono al-lora per fare luce sulla grazia data alsanto Frate stimmatizzato. Tra questi,quello più imprevedibile nella suaazione e sorprendente nella sua perso-nalità geniale fu senza dubbio Ema-nuele Brunatto, che amava definirsi “ilpubblicano”, un “convertito” da P. Pio.Le sue Spoglie mortali, sono state ac-colte il 26 settembre scorso nel Cimi-tero di San Giovanni Rotondoprovenienti da Roma, ove egli morì nel1965. Questo atto, a distanza di tantianni, costituisce quasi un riconosci-mento di cittadinanza per quantoegli ha fatto.Ho tenuto una breve rela-zione al Convegno inpreparazione di que-sto evento ed hopotuto constatarecome la personadi Don Orione siasempre più ricor-data come im-

portante per l’affermazione della ve-rità su Padre Pio presso le Autorità va-ticane nei tempi di focose controversiee anche calunnie intorno all’inerme fi-gura del Frate stimmatizzato del Gar-gano.Un segno concreto del riconosci-mento di cittadinanza è stato tributatoanche a Don Orione con la intitola-zione di una scuola al suo nome, il 20dicembre 2017.

È da ricordare che Emanuele Brunattodiede un aiuto decisivo a Don Orionenel fornire le prove della totale estra-neità di Padre Riccardo Gil Barcelón(il beato martire spagnolo) e di FraGaetano Cremaschi, accusati e

incarcerati per l’uccisione di una bam-bina di 4 anni a Cassano allo Ionio nel1928. Emanuele Brunatto, uomo dimondo, retto ma non sempre lineare,rimase incantato dalla mite bontà diPadre Pio e dall’amore forte e filiale diDon Orione per la Chiesa. Di Don Orione egli annotò un criteriod’azione che non dimenticò mai. “Nonbisogna dimenticare che la Chiesa èDivina, ma amministrata dagli uomini.Vi sono i santi, e gli altri. Serviamo laChiesa coi santi, e Iddio ci aiuterà con-tro gli altri’. Questo è il senso – benin-teso – e non la lettera delle parole diDon Orione. I suoi atti furono sempreconformi a questi principi”.Brunatto fu ammirato della sapienzae della santità di Don Orione: “per as-solvere alla sua missione di servire laChiesa egli attingeva alla sorgenteviva dove l’amore è giustizia. La suaattitudine fu sempre magnifica, di

semplicità, di intelligenza,di fermezza”.

FLavIO PELOSO

emanuele brunattoun pubblicano tra due santi: Don luigi orione e Padre Pio da Pietrelcina.

emanuele brunatto, uomo dimondo, retto ma non semprelineare, rimase incantato dallamite bontà di Padre Pio edall’amore forte e filiale di Donorione per la Chiesa.

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Roma, 21 giugno 1928.

Da sinistra: Don Giuseppe Opessi,

Emanuele Brunatto e Don Luigi Orione.

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e sofferente - informano gli orionini-,non manca mai della condivisionedella vita in sé stessa, condividiamo ilservizio con coloro che ci aiutano,condividiamo la vita con coloro concui abitiamo e condividano Gesù conquelli che ci aspettano, ci aprono leloro porte e anche i loro cuori».«Perché dare da mangiare è troppofacile - racconta il chierico venezue-lano Aaron -, ma aprire le porte deipropri bisogni, per ricevere questocibo mi sembra sia un atto molto piùcoraggioso, significa riconoscere lapropria debolezza e sapere che dasoli facciamo fatica.Questo mi dicono i poveri con la lorovita, senza parole. Oggi abbiamofatto la carità sentendoci parte del-l'unico corpo mistico di Cristo, oggi lanostra carità parlava di essere Chiesa,di essere comunione, parlava di es-sere Fratelli Tutti, e lo sentivamo neinostri cuori, perché eravamo (ed an-cora lo siamo) nel cuore stesso dellaChiesa, che vive anche se i templisono chiusi».«Portiamo Gesù ai piccoli, ai poveri,agli ultimi, a loro abbiamo donato noistessi; ed insieme a Gesù, con i nostrimezzi (che loro stessi parlano di crea-tività) il pane materiale. Essere figliodella Divina Provvidenza significa es-sere Figlio della Chiesa e Fratello ditutti. Oggi - conclude il giovane chie-rico orionino -, penso che abbiamocapito un po' meglio il nostro amoreal Papa, perché sotto la sua guidacamminiamo, celebriamo, viviamo in-sieme la fede».Infine, da Barquisimeto, racconta ilparroco di "Nuestra Señora de Guada-lupe”, Padre Miguel Angel Bombín:«Nella nostra comunità con la 'olla co-munitaria' (pentola comunitaria),come ogni domenica, viviamo ilgusto della fraternità, dell'amicizia edella solidarietà. Grazie alle personegenerose che rendono possibile que-sto progetto della Caritas Guada-lupe... ci aiutano ad aiutare e "Tuttoè grande quando il cuore di chi donaè grande". La nostra parrocchia ha ce-lebrato la presentazione della nuovaenciclica di Papa Francesco "Fratellitutti", portando per le strade la bene-dizione di Gesù Eucaristia».

4brasile norD

Il MGO della Provincia “Nostra Si-gnora di Fatima” ha lanciato sui socialla sfida #somostodosirmãospelafé,per diffondere la nuova Enciclica delSanto Padre nella Chiesa, attraversoun video di 15 secondi in cui raccon-tare in che modo la fede ci rende fra-telli e sorelle, coinvolgendo anchealtri amici formando così una granderete di testimonianze sulla fraternità.

4brasile suD e mozambiCo

«L'invito dei Superiori generali, è statoaccolto molto bene nel cuore dei reli-giosi e delle religiose orionine, che sisono mobilitati per celebrare questameravigliosa Festa del Papa - ha affer-mato il Direttore provinciale, padre Ro-dinei Thomazella -. Non potendotenere un solo evento provinciale, lecomunità sono state motivate a cele-brare nelle proprie località, soprattuttonella messa domenicale, il 4 ottobre».Nelle comunità della provincia, P. Rodi-nei Thomazella ha detto anche: “Lafesta di questo 4 ottobre è stata unagrande dimostrazione di unità e diamore alla Chiesa e al Papa. L'amore diDon Orione per il Papa pulsa ancoraforte nei nostri cuori orionini. Sonocerto che dopo questa bella Festa delPapa e con il Papa, avremo ancora piùla forza di continuare a portare avantila nostra missione di Famiglia carisma-tica orionina in modo sempre più coe-rente. Congratulazioni e grazie a tuttele comunità della nostra Provincia”.

4CileGrazie alle donazioni alimentari per-venute attraverso la Fondazione Ali-wen Anay a Santiago del Cile gli

orionini hanno distribuito più di 220porzioni di cibo e alcuni oggetti do-nati per le persone che vivono nellazona di “Nva. Oreste”.

4Delegazione missionaria“motHer of tHe CHurCH”

Le comunità della Delegazione mis-sionaria di lingua inglese hanno ade-rito in vario modo alla “Festa del Papae con il Papa”. A Londra (UK), è statacelebrata la messa, condividendo lenotizie e alcune idee di "Fratelli tutti".Nel pomeriggio molti laici e religiosidelle Filippine, del Kenya, del-l'Uganda, del Mozambico, del Vene-zuela, del Bangladesh, di Bangalore,persone assistite da aiuti sociali e congli aspiranti FDP nelle Filippine e conle PSMC in Tanzania e Kenya si sonoincontrati online per recitare insiemeil rosario e per un breve confrontosulla nuova enciclica.In Kenya i novizi del Noviziato diMeru- Gaitu, hanno incontrato i gio-vani del villaggio per condividere conloro il pensiero di essere tutti fratelli esorelle, mentre a Nairobi sia i giovanidello Studentato di Filosofia che delTeologico si sono riuniti per condivi-dere, commentare e riflettere sulmessaggio trasmesso dal Santo Padreattraverso l’enciclica.

4italia

A Roma i chierici dell’Istituto Teolo-gico Don Orione “Santa Maria” sisono ritrovati a Piazza San Pietro perassistere all’Angelus del Santo Padre,portando ciascuno la bandiera delproprio paese di origine, uniti nell’in-segna orionina “Instaurare Omnia inChristo”.

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in occasione della pubblicazione della enciclica“fratelli tutti”, la famiglia Carismatica orioninaha voluto dare un segno tangibile di condivisionecon il santo Padre.

il Direttore generale dei Figli dellaDivina Provvidenza, Padre Tarcisio

Vieira, e la Superiora generale dellePiccole Suore Missionarie della Ca-rità, Madre Mabel Spagnuolo, hannoinvitato i Superiori e le Superioreprovinciali, e ai rispettivi consigli, aorganizzare per il 4 ottobre 2020una “Festa del Papa e con il Papa”,con il desiderio che, in ogni Provin-cia orionina, autonomamente, sipensasse e si concretizzasse unmodo originale per realizzare – com-patibilmente con la pandemia an-cora in corso – questa “festa”,

coinvolgendo i religiosi, le religiosee i laici ad ogni livello, soprattutto igiovani.Gli orionini sparsi nel mondo hannorisposto con entusiasmo all’appelloSuperiori generali FDP e PSMC, perdiffondere in maniera capillare ilmessaggio, oggi più che mai attualee del quale l’intera umanità ha unprofondo bisogno, trasmesso dallanuova enciclica “Fratelli tutti”. Di-verse sono state le attività organiz-zate nelle variegate realtà orionine,tutte realizzate nel segno della ca-rità. Ne riportiamo alcune.

4venezuela

La profonda crisi politica, economicae sociale che da qualche anno a que-sta parte sconvolge il Venezuela èoggi aggravata anche dalla pande-mia di covid-19. Gli orionini delle co-munità di Barquisimeto e Caraballedacontinuano senza sosta la loro mis-sione, aiutando i più bisognosi,stando vicino ai più sofferenti e por-tando avanti tutte le attività, soste-nute dalla sola Provvidenza. «La carità che facciamo qui nellanostra realtà, in tanti aspetti povera

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La prrocchia orionina"Nuestra Señora deGuadalupe” di Barquisimeto(Venezuela), ogni domenicaorganizza la"olla comunitaria" perdistribuire cibo ai poveri.

Roma, 4 ottobre 2020. I chierici del Teologico a Piazza San Pietro per assistere all'Angelus del Papa.

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con entusiasmo e creatività daquesti piccoli che si trovano in si-tuazione di disagio psico-sociale.

n POLOnIaLe Suore partecipanti all’Assem-blea provinciale in Polonia, il 4 ot-tobre hanno pregato in modomolto speciale per il Santo PadreFrancesco, ringraziando per ildono dell’Enciclica.

n MaDagaSCaRLa comunità di Andrambato ha sa-lutato il Santo Padre con un video-messaggio nel giorno del suoonomastico.

n CILEIn Cile la musica è scesa in campoper esprimere, in questo mo-mento di difficoltà e di impossibi-lità nel riunirsi insieme, la gioia el’entusiasmo di questo nuovodono del Pontefice con un con-certo “online”. Le PSMC della Pro-vincia hanno realizzato anche unvideo coinvolgendo giovani, vo-lontarie e amici.

n KEnya - COSta D’avORIOIn molte altre realtà della Congre-gazione sono stati realizzati videocon canti, balli e saluti al Santopadre, come in Kenya e CostaD’Avorio, coinvolgendo bambini,famiglie, amici e collaboratori. So-prattutto per i più piccoli è stataun’occasione per divertirsi, espri-mere il proprio amore al Papa esentirsi tutti fratelli.

n aRgEntInaGli sguardi di tanti bambini si sono“uniti” allo sguardo di Don Orionein un progetto creativo e coloratorealizzato dagli studenti dell’Isti-tuto Don Orione di Congreso, aBuenos Aires. Le Suore della Pro-vincia hanno, inoltre, realizzato un

video di saluto, con alcune frasiper riflettere sulla pace universale,la cura del creato e la fraternità.Hanno partecipato a questo pro-getto giovani, volontari e suore Sa-cramentine.

n BRaSILEUn caro saluto e gli auguri a PapaFrancesco sono giunti dalla scuolamaterna di Araguaina in Brasile,dove a San Paolo, la famiglia cari-smatica orionina si è riunita in pre-ghiera nel Santuario S. Luigi Orione.

n FILIPPInELe suore, le novizie, le postulanti ele aspiranti della Vice-Delegazione“Madre della Speranza” si sonoimpegnate ad approfondire que-sta nuova Enciclica e a divulgarlasui social e nelle catechesi, espri-mendo in un comunicato il loroamore ed entusiasmo.

la pubblicazione dell’Enciclica diPapa Francesco “Fratelli tutti” in

cui la fraternità e l’amicizia socialesono indicate come uniche vie per co-struire un mondo migliore, più giustoe pacifico, con l’impegno di tutti, havisto le varie realtà delle Piccole SuoreMissionarie della Carità, impegnatenell’organizzazione di numerose ini-ziative per celebrare non solo lanuova Enciclica ma anche la “Festadel Papa” e il suo onomastico, il 4 ot-tobre, ricorrenza di San Francescod’Assisi. Presentiamo di seguito alcunedelle iniziative realizzate che ci sonogiunte in redazione:

n tORtOna, PICCOLO COttOLEngOI bambini e la Comunità del Pic-colo Cottolengo “Don Orione” diTortona hanno realizzato un puz-zle per dire che nel mondo ogni“tessera” ha un senso, un posto,un perché e per esprimere la lorovoglia di “dare vita a un mondopiù giusto, pacifico, sostenibilenella consapevolezza che tutti noiabitiamo una casa comune inquanto membri della stessa fami-glia” come dice Papa Francesco.

n BELLOCCHI, CaSa SEREnaLa comunità religiosa di “Casa Se-rena” ha coinvolto le ospiti ed ilpersonale in questa grande mani-festazione di amore e fedeltà alSanto Padre. Con grande gioia leragazze hanno voluto esprimere,attraverso un bellissimo e colora-tissimo cartellone, in cui ognimano aveva scritto al suo internoil nome di una delle ospiti, i loroAuguri di buon onomastico a PapaFrancesco, accompagnati dallapreghiera a partire dalla sempli-cità e significato delle mani che siincontrano e creano fraternità,aiuto reciproco, supporto nell’au-tonomia e legami familiari.

n PaLERMO, FORO ItaLICOLa comunità, gli amici e i volontaridella Casa Lavoro e Preghiera delServo di Dio Padre Giovanni Mes-sina a Palermo, hanno reso con-creti i loro Auguri al Papanell’offerta del servizio verso i po-veri, distribuendo generi alimen-tari ai tanti, sempre più numerosi,che ne hanno bisogno, ma ancheattraverso la preghiera nella SantaMessa e in una Veglia speciale inringraziamento per il dono dell’En-ciclica, affinché possa essere ac-colta nella vita e nell’impegnoquotidiano di tutta l’umanità.

n ORatORIO “CERCHI nELL’aCqua”(villagrazia – Palermo)Anche l’’Oratorio “cerchi nell’ac-qua” (Villagrazia – Palermo) ha ac-colto con entusiasmo questamanifestazione in cui le attivitàoratoriali della settimana dal 5 al9 ottobre sono state incentrate sultema: Prendersi cura .Ai giovani, in particolare, è stataproposta la visione del film “Solocose belle”, che punta ad abbat-tere il muro dei pregiudizi erettoverso il diverso, il più piccolo e fra-gile. Un’immagine ha accompa-gnato i giovani in questa settimana:

“Il Samaritano”, raffigurato in uncelebre quadro di Vincent vanGogh.

n tORtOna, ROMaLe suore di Casa Madre a Tortonahanno aderito con gioia ed entu-siasmo all’iniziativa con un videodi saluti e canti al Papa. Sempre aTortona a Villa Charitas, le suoreSacramentine hanno espresso iloro auguri al Santo Padre dedi-candogli un video e assicurandoglila loro costante preghiera! Anchenella Casa Generale a Roma la Co-munità ha pregato per l’inten-zione di Papa Francesco inoccasione del Suo onomastico epreparandosi ad accogliere congioia la nuova Enciclica realiz-zando delle dinamiche di frater-nità.

n CuSanO MILanInOI bambini della Comunità alloggio“Madonna dei poveri” hanno salu-tato il Papa con un disegno arric-chito dalle frasi: “siamo tuttifratelli”, “il coraggio nel cuore,con la voglia di crederci”, “noiche crediamo in un mondo mi-gliore” e “inno alla fede e alla fra-tellanza”. Un progetto realizzato

fraternitÀ eamiCizia soCiale

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Dal monDo orionino Dal monDo orioninoSuOR M. CaRLa tOnELLI

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Roma, Casa generalizia delle Piccole Suore Missionarie della Carità.

Palermo, Foro Italico.

Madagascar.

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1908: la capannadi betlemmeIn una successiva udienza, quella del15 gennaio 1908, il Papa chiese diaprire subito una cappella subito“fuori porta San Giovanni”.Don Orione se ne occupò personal-mente, Don Sterpi trascorse lunghiperiodi per le trattative di acquisto,Don Goggi si occupò delle pratichecivili ed ecclesiastiche.“Si potè affittare un locale ad un chi-lometro dalla Porta – racconta DonOrione -. Una doppia rimessa da ca-valli venne ripulita e trasformata inchiesuola provvisoria e aperta al pub-blico”. Si collocò una devota sta-tuetta dell’Immacolata, alta menod’un metro, posta a lato dell’altare.Scomparve il fienile, si ottenne la di-sponibilità di un piccolo cortile e, peri sacerdoti addetti, un piccolo appar-tamento soprastante la chiesuola, cheMons. Pietro La Fontaine chiamò “lacapanna di Betlemme”.E si iniziò. “Pioveva il 25 marzo 1908.Era una giornata triste, uggiosa, madon Orione aveva il cuore in festa.Con lui, nella misera cappellina sper-duta tra gli orti di fuori Porta San Gio-vanni, c’era mons. Faberi delVicariato, c’erano don Sterpi e donGaspare Goggi, il prof. Luigi Costan-tini. C’era soprattutto la santa Ma-donna. Fu appunto dinnanzi ad unastatuetta della Vergine Immacolatache si diede inizio”.Conosciamo l’inizio pittoresco di DonOrione che richiama i ragazzi concampanello, caramelle e qualche me-daglietta. Di fatto, il lavoro fu impe-gnativo. Era davvero terra di missionedove c’era tutto da fare.

1920: la nuova e bella chiesa

Intorno alla chiesetta si svilupparonole varie attività e prolificarono le ini-ziative. La chiesa era piccola, macrebbe la comunità cristiana. C’era bi-sogno di una nuova e degna chiesa.La prima pietra fu posta il 29 giugno1914. Tra tante difficoltà economi-che e sociali, l’interruzione durante laprima guerra mondiale, l’opera del-l’architetto Costantino Sneider si ma-

terializzò e apparve splendida, con lafacciata sulla Via Appia. Con Decretodel Cardinal Vicario del 25 ottobre1920, furono stabiliti i confini dellanuova Parrocchia, amplissimi, essendoallora l’unica di un vasto territorio cheandava da Porta San Giovanni alla ViaFaleria, dalla Caffarella fino alla via La-tina, dall’acquedotto Claudio fino allastazione Tuscolana.

Il 14 novembre 1919, il nuovo ponte-fice Benedetto XV, con la bolla “NihilSedis Apostolicae”, eresse canonica-mente la nuova Parrocchia che, suprecedente indicazione di san Pio X,fu dedicata e intitolata a Tutti i Santi.Il 30 ottobre 1920, fu nominatoprimo parroco di Ognissanti Don Ro-berto Risi e il 31 ottobre successivo,si ebbe la solenne consacrazionedella nuova Parrocchia. Il “Corriered’Italia” del 3 novembre 1920 nediede notizia: “La bellissima chiesa diOgnissanti, sulla via Appia Nuova, si èaperta al pubblico culto con una so-lenne triplice solenne celebrazione:la festa titolare, la celebrazione del25° sacerdotale del zelantissimo su-periore dei Figli della Divina Provvi-denza e novello apostolo delpopolare quartiere, don Orione, econ l’inaugurazione della parrocchiacon l’immissione in possesso delprimo parroco, il pio ed attivo don Ro-berto Risi”.Fu la Parrocchia Madre di tutto il quar-tiere Appio. Attorno ad essa si svilup-parono iniziative sociali e pastoralid’ogni genere, con particolare atten-zione a ragazzi, giovani e al mondooperaio. Sorse una scuola che crebbefino alla costruzione del nuovo egrande Istituto San Filippo Neri(1938). Nel 1949 fu inaugurato lospazioso cinema-teatro Orione e, daultimo, qui fu eretta anche la sededella Curia Generalizia della Congre-gazione (1957).

santi ad ognissantiÈ una parrocchia che ha visto muoversinella sua chiesa e per le vie del quar-tiere tante persone sante. Molte diqueste sono anche pubblicamentenote. Alle origini della parrocchia, cisono stati san Pio X e san Luigi Orione,coadiuvati dal venerabile Don CarloSterpi e il servo di Dio Don GaspareGoggi. A Ognissanti fu viceparroco, dal1924 al 1928, il beato Padre RiccardoGil Barcelòn, poi martire in Spagna.Entro i confini della parrocchia, conl’aiuto di Don Orione, sant’Annibale DiFrancia poté dar vita nel 1924 ad unadelle più fiorenti istituzioni dei Roga-zionisti. Don Orione seguì le trattativeper la beata Madre Teresa Michel Grillopotesse aprire una sua comunità e av-viare l’attuale istituto della Madonnadelle Salve. Il servo di Dio Enrico Medi,grande scienziato, ricordava con sim-patia che sua mamma era da tuttichiamata “la viceparroca”.Alcuni Papi vi fecero sosta. San Gio-vanni 23°, nel 1921, quando era ungiovane Monsignore, ebbe un memo-rabile incontro con Don Orione chestava giocando con i ragazzi nel cor-tile. San Paolo VI qui venne più voltecome Amico di Don Orione negli anni’40 e poi, il 7 marzo 1965, per cele-brare la prima Messa in italiano; l’at-tuale Papa Francesco vi venne 50anni dopo, il 7 marzo 2015. San Gio-vanni Paolo II fece la sua vista pasto-rale il 3 marzo 1991.

l’importante Centenario della Par-rocchia di Ognissanti ricorda la

consacrazione della sua chiesa nel1920, nel quartiere Appio di Roma.Sarà il card. Walter Kasper a presie-dere la celebrazione principale il 1°di novembre festa di Ognissanti.

Don orione a roma

Fu invitato nel novembre del 1900 damons. Radini Tedeschi a gestire una‘colonia agricola’ in località Nunzia-tella, alle porte della città. Era gio-vane fondatore di 28 anni.Di lì a breve, fu offerta Don Orioneun’altra colonia agricola, a MonteMario, ed egli la intitolò “Santa Mariadel Perpetuo Soccorso”.

Nel 1904, Pio X gli affidò la Rettorìadi “Sant’Anna dei Palafrenieri”, in Va-ticano. Primo Rettore fu il santo edotto Don Gaspare Goggi.Nel 1906, lo stesso Pio X chiese a DonOrione di recarsi in missione in un’al-tra periferia di Roma, “fuori porta SanGiovanni”. Don Orione raccontò quell’incontrocon Pio X con i colori di un fioretto. “Un giorno – era il 9 dicembre 1906– il santo Padre mi disse: - Sai che fuoriporta San Giovanni si è come in Pata-gonia? Vedi, là molti sono cristiani,perché da piccoli li hanno portati abattezzare a San Giovanni in Laterano,ma nel resto c’è tutto da fare.”Mi parlò anche di un’opera assai im-portante e desideratissima da Lui, da

compiere in Roma, fuori porta SanGiovanni: opera non solo di culto, madi tutto un lavoro pratico di forma-zione cristiana e per la gioventù e abene religioso, morale e civile di in-tera e considerevole popolazione.Fuori Porta San Giovanni, ancora qual-che anno fa, non c’era alcuna chiesaaperta al culto, mentre la popola-zione cresceva ogni dì più, e toccaoggi forse diecimila abitanti. Per circadue chilometri è fiancheggiata daville e da osterie, da case popolari eanche da alcuni palazzoni che sonoveri vivai umani”.Fuori Porta San Giovanni era già cam-pagna con le caratteristiche della pe-riferia abbandonata e disordinata,senza cura religiosa.

la CHiesa Di ognissantiComPie 100 anni

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Dal monDo orionino Dal monDo orioninoFLavIO PELOSO

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storia di popolo e di santi, di fede e di carità.

fu la Parrocchia madre di tutto ilquartiere appio. attorno ad essasi svilupparono iniziative socialie pastorali d’ogni genere, conparticolare attenzione aragazzi, giovani e al mondooperaio.

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Diario Di un orionino al PiCColo CottolengoPIERangELO OnDEI

apita sempre più spesso di incrociare qualcuno per strada che ti chiede l’elemosina.

Qualche volta cerchi una monetina per levarti di torno il fastidioso seccatore. Altre volte

passi oltre senza neppure guardarlo. Ti giustifichi dicendo che, ormai, ad ogni angolo si

trova un mendicante. Quel sabato mattina di fine agosto i marciapiedi di Milano erano deserti.

Mentre camminavo per i fatti miei, vedo venire in senso contrario una donna malvestita. Adocchian-

dola da lontano intuisco subito che mi chiederà l’elemosina. Mi preparo mentalmente: “Che faccio?

La ignoro? Fingo di guardare il cellulare?”. No. Mi fermo di fronte a lei. È anziana, ma non vecchia.

Il viso è segnato dalla sofferenza, ma lascia trasparire una certa dignità. Ha occhi azzurri, un volto

armonioso, seppur solcato dalle rughe. Un tempo deve essere stata una bella ragazza.

Le chiedo: – Perché mi domandi soldi?

– Voglio comprare qualcosa da mangiare.

– Hai una casa?

– No.– E dove dormi la notte?

– Fuori. Un po’ qua e un po’ là.

– Come ti chiami?

– Carmela. …E tu?

Le dico il mio nome mentre metto frettolosa-

mente la mano nel taschino piccolo dei pan-

taloni. Estraggo una moneta. La guardo. È da

due euro. Speravo ne uscisse una più piccola.

Gliela consegno pensando di congedarmi.

Ormai ha ottenuto quel che voleva, ho im-

maginato. Invece Carmela, senza neppure

guardare il soldo che le ho messo in mano

mi dice: “E bello il tuo nome!”.

Allora capisco che vuole parlare! Mi fa delle domande.

Ed io ne faccio a lei. Così vengo a sapere che è sola, senza figli. Da tanti anni ha abbandonato un

marito violento che la picchiava senza motivo.

Mi pare di averle dedicato abbastanza tempo e sto per andarmene, quando mi chiede: “Ma tu sei

un sacerdote?”. “Sì,” Le rispondo molto sorpreso. Non portavo infatti nessun segno religioso, nean-

che la solita croce che normalmente tengo al collo. Allora Carmela con molta serietà incomincia a

raccontarmi un episodio che le è capitato. Un giorno, mentre era seduta per strada ad elemosinare,

ha visto Gesù andarle incontro. Lei si è alzata e lui l’ha abbracciata. “Ho sentito una grandissima fe-

licità”, mi dice commossa.

Ascolto questa narrazione molto perplesso. Non sono propenso a credere a questi fenomeni. Forse

si è trattato di un sogno mentre dormiva sotto qualche porticato. Oppure è stata un’allucinazione

di cui possono soffrire persone particolarmente fragili. In ogni caso quel racconto, sogno o fantasia

che fosse, esprimeva una profonda verità. “E vero, Carmela, Gesù ti vuole bene e ti abbraccia ogni

giorno, non solo quella volta!”

Quando finalmente mi giro per andarmene, noto un’espressione di gioia sul suo volto.

Penso tra me: “Non è certo per i due euro che le ho dato e che non ha ancora guardato!”.

Rientrando al Piccolo Cottolengo rifletto su una delle opere di misericordia spirituali che ci racco-

manda spesso Papa Francesco: “Consolate gli afflitti”. Già, ma come fare?

A volte basta poco. Non c’è bisogno di inventare discorsi edificanti, pensati su misura, che spesso

suonano più artificiali che efficaci. Basta saper ascoltare con un po’ di attenzione le sofferenze del-

l’altro. Avere qualcuno con cui condividere il proprio dolore è già una forma di consolazione.

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PonteCuroneBenedetta solennemente lastatua della vergine di Itatì

Sabato 12 settembre 2020, nell’am-bito della cerimonia d’ingresso delnuovo parroco di Pontecurone, donLoris Giacomelli, il Vescovo della Dio-cesi di Tortona Mons. Vittorio Viola habenedetto solennemente la statuettadella Vergine di Itatì, che l’Associazioneculturale “Il paese di don OrioneONLUS” ha recuperato e fatto restau-rare, con l’autorizzazione dell’Ufficiodiocesano dei Beni culturali ecclesia-stici e della Soprintendenza.Per Pontecurone la piccola statua dellaVergine di Itatì ha un grande valoresimbolico poiché fu portata in Italia dadon Orione stesso, al ritorno dal suo se-condo e ultimo viaggio nell’Americadel sud. Inizialmente destinata ad unaltare nell’erigendo Santuario di Tor-tona, fu in realtà posizionata e tenutada don Orione sul tavolo da lavoronella sua camera al Paterno, dove ri-mase ben oltre la sua morte (1940).Il 3 giugno 1962 la statuetta fu donataall’oratorio di Pontecurone ma con ilpassar degli anni però la Madonnina èstata dimenticata e abbandonata all’in-curia fin quando è stata restaurata eprotetta da una teca, trovando unasede idonea e sicura all’interno dellaCollegiata di Santa Maria Assunta, doveSan Luigi Orione fu battezzato.

notizie flasH Dal monDo orionino

bergamoRicordare alla luce della fede

Sabato 26 settembre, il Centro DonOrione di Bergamo si è fermato per ri-cordare gli ospiti che nei duri mesi delconfinamento sono deceduti a causadel Coronavirus. Don Alessio Cappelli,direttore del Centro, con i suoi confra-telli, ha celebrato la santa messa in-sieme all’assemblea formata da ospiti,operatori e volontari. Riuniti insieme,nello spirito di famiglia, hanno pregatoinsieme per tutti coloro che sono mortisenza poter ricevere un saluto dai pro-pri cari, per le tante persone che hannolasciato la vita, vittime della malattia. etanti volontari, medici, infermieri, suore,sacerdoti, che anche hanno lasciato lavita in tutto il mondo. Il monumento delCentro Don Orione ricorda a tutti che lamorte non è la parola fine, ci attendeuna grande speranza, quella garantitada Dio, Lui che solo può essere vitto-rioso sulla caducità dell’esistenzaumana. Dio è la grande speranza cheanche nelle notti della solitudine nontramonta mai. Tanti palloncini bianchi,con i nomi di tutte per persone che alCentro sono state portate via dal Covid-19, sono volati in Cielo alla fine dellamessa: non un addio, ma un arrivederci.

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romagli esercizi spirituali deichierici in formazione

Lo scorso settembre presso la casa perritiri spirituali delle Ancelle di Cristo Re,a Roma, si sono svolti gli esercizi spiri-tuali a cui hanno partecipato tutti i chie-rici in formazione, dal Teologico altirocinio, e alcuni sacerdoti, per un to-tale di 27 persone. Gli esercizi sonostati predicati da Don Vincenzo Alesiani,nuovo padre spirituale della comunitàdel Teologico di Roma.

romaniaOrdinazione e celebrazionedella prima messa perDon neculai Marius

L’8 settembre 2020, nella cattedrale diIași (Romania), sei diaconi, tra cui anchel’orionino Tiba Neculai Marius, hanno ri-cevuto l’ordinazione presbiterale du-rante la messa pontificale presiedutadal vescovo della diocesi, Mons. IosifPăuleț. Il 13 settembre Don Neculai haquindi presieduto la prima messa nellacomunità di Izvoarele, dove è cresciuto,nella parrocchia della Trasfigurazione diGesù. Insieme con lui hanno concele-brato altri sacerdoti, tra cui 5 dalla Con-gregazione orionina. La messa è statacelebrata all’aperto, nel cortile dellaChiesa, a causa della pandemia e ancheper il grande numero dei partecipanti.Alla fine della messa, prima della sua be-nedizione speciale, don Neculai ha rin-graziato per il dono della sua vocazionea Dio, la sua famiglia, ma anche a tuttisuoi formatori durante il suo percorsonel seminario.

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PsmCErezione a Provincia dellaDelegazione del Madagascar

Il Consiglio generale delle Piccole SuoreMissionarie della Carità ha approvatoall’unanimità l’erezione canonica a Pro-vincia della Delegazione “Maria Reginadella Pace” del Madagascar. Una deci-sione che è frutto di un cammino lungoe di un discernimento serio circa una re-altà che, dagli inizi della presenza dellePSMC in Madagascar, è stata sempre increscita e ha sviluppato un’importantematurità carismatica, spirituale, vocazio-nale e apostolica delle persone, delle co-munità, delle opere e dei servizi in quellaterra di missione. «Questo – spiegaMadre Mabel Spagnuolo, Superiora ge-nerale delle PSMC – è un grande segnodella Divina Provvidenza e dell’amore diDio per questa missione. Ringraziamo ilSignore per le prime Consorelle che concoraggio e passione missionaria orioninahanno saputo seminare il buon seme delVangelo e del carisma in terra malgascia,e per la risposta generosa e fedele ditutte coloro che, lungo questi anni,hanno tessuto la vita e la missione comePSMC, in mezzo ai più poveri, secondolo spirito di San Luigi Orione.

brasile suDOrdinazione sacerdotaledi adilson RodriguesDos Santos

«Rimanete nel mio amore” (Gv, 15,9).È stato questo il motto scelto da P. Adil-son Rodrigues dos Santos per la sua or-dinazione sacerdotale, celebrata il 5settembre 2020 a Quatro Barras, nelloStato di Paranà in Brasile. L’ordinazioneè avvenuta nella parrocchia di São Seba-stião a Quatro Barras, durante la solennecelebrazione presieduta dal vescovodella diocesi di São José dos Pinhais,Mons. Antônio Marchiori. Il Superioreprovinciale, P. Rodinei Thomazella, haringraziato la famiglia e il neo sacerdoteinvitando i presenti a pregare sempre dipiù per le vocazioni.P. Adilson ha cele-brato la sua prima messa, nella stessaparrocchia il 6 settembre.

libriI Santi.tra carisma e indole naturale

Ti interessa conoscere personaggi impor-tanti, santi e non santi, che hanno avutola tua stessa indole naturale? L’autore,

Lino Piano, apparte-nente alla So cietàdei sacerdoti di sanGiuseppe Cotto-lengo, della quale èstato superio re ge-nerale nel sessennio2011-2017, pre-senta in questo librouna galleria di bio-grafie di santi, beatie venerabili rag-gruppandoli persegni zodiacali edevidenziandone le

similitudini e le caratteristiche fondamen-tali: l’intellettualità, la concretezza, la ra-zionalità, l’intuizione, l’emotività. Non siparla di oroscopi divinatori, ma di affinitàcaratteriali, positive e negative, ben indi-cate per ogni segno zodiacale in cui èpossibile in qualche modo specchiarsi ericonoscersi. Gli antichi e la mitologia daloro elaborata, nonché gli astrologi suc-cessivi, hanno cercato di attribuire allecostellazioni “presenti” al momentodella nascita di ogni essere umano l’in-dole naturale e le sue qualità caratteristi-che. Lino Piano guarda al cielo, ma peraccompagnarci in una Via Lattea “stel-lare” di uomini e donne che, con i piediben piantati pe terra, hanno alzato il lorosguardo alla ricerca dell’Assoluto.Si parla anche di san Luigi Orione, nato il23 giugno, nel segno del Cancro.(L. PIANO, I santi. Tra carisma e indole na-turale, Elledici, 2020, p.200, € 14,00).

KenYaIngresso di 3 novizi nelnoviziato di Meru - gaitu

Il 15 settembre 3 giovani novizi hannofatto il loro ingesso nel Noviziato diMeru- Gaitu, in Kenya. A Meru - Gaitu(Kenya) anche quest’anno la Congre-gazione ha organizzato un Noviziatostraordinario la cui guida è affidata aDon Fausto Franceschi.Ad aiutare Don Franceschi ci sarannoDon Morris Gichia e fratel Anthony Ga-chau Mbuthia, che si divideranno traparrocchia e noviziato. Un momentoparticolarmente significativo della ce-lebrazione è stata la lettura di una let-tera di Don Orione che esorta ilMaestro e i novizi a intraprendere ilcammino del noviziato. Al termine inovizi hanno ricevuto, insieme con laspeciale benedizione, il libro delle Co-stituzioni.

Polonia30 anni di attività delCentro Educativo pergiovani a varsavia

Il 19 settembre 2020, a Varsavia, c’èstato il ricordo dei 30 anni del funzio-namento del Centro educativo giova-nile per ragazzi difficili e l’apertura di unnuovo complesso sportivo. La solennitàè cominciata con la S. Messa nellaChiesa del Bambino Gesù, presiedutadal metropolita di Varsavia Card. Kazi-mierz Nycz, il quale ha ringraziatol’Opera Don Orione per il lavoro congiovani difficili e per l’impegno in altreopere gestite dalla Congregazione interritorio dell’Arcidiocesi di Varsavia.La seconda parte della solennità si èsvolta nel terreno del Centro educativo,in Via Barska. Ospite d’onore è stata laSig.ra Agata Kornhauser-Duda, mogliedel Presidente della Repubblica della Po-lonia, la quale, rivolgendosi in modo spe-ciale ai ragazzi, ha detto: “Venite qui conun bagaglio di esperienze difficili e cat-tive, ma trovate una cura veramente pa-terna, la comprensione, l’appoggio eanche l’indispensabile disciplina e la de-cisività. Proprio per questo potete ‘rad-drizzare i vostri sentieri’”. Hannopartecipato anche i religiosi di moltecase della Polonia, i benefattori del Cen-tro e i rappresentanti delle istituzioni checollaborano con esso. È stato benedettoanche il nuovo complesso sportivo.

CileInaugurazione dell’ostelloper migranti “HOSPES ERaM”

Nella diocesi di Santa María de Los Án-geles, presso le strutture della parroc-chia orionina Nuestra Señora delPerpetuo Soccorso, è stato inauguratol’ostello “Hospes Eram”, dedicato ai mi-granti che arrivano nella diocesi.L’ostello sarà un luogo di accoglienzaper permettere ai migranti di trascor-rere qualche giorno mentre sistemanoil loro arrivo nella città.Con questo ostello la Diocesi di SantaMaría de Los Ángeles e la Parrocchia diNuestra Señora del Perpetuo Soccorsodell’Opera Don Orione hanno volutooffrire una risposta concreta a uno deigrandi bisogni dei migranti.

mlouna settimana di preghierae comunione

Il Movimento Laicale Orionino ha orga-nizzato una settimana di esercizi spiri-tuali per i laici ed i sacerdoti, sul tema:rilettura laicale del carisma orioninoalla luce dell’esortazione apostolica“Christus vivit” di Papa Francesco.A guidare le meditazioni e riflessioniDon Giovanni Carollo, consigliere pro-vinciale incaricato per il Movimentolaicale orionino, e Davide Gandini, In-caricato per la Formazione carismaticadella Provincia. Gli esercizi si sonosvolti presso il santuario di San GerardoMaiella a Materdomini, Caposele, inprovincia di Avellino.

notizie flasH Dal monDo orionino notizie flasH Dal monDo orionino

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romaL’incontro dei direttoridella Provincia italiana

A Roma dal 14 al 15 settembre 2020si è svolto l’annuale incontro dei Diret-tori della Provincia “Madre della Di-vina Provvidenza”.L’incontro è iniziato con la relazionedi Don Aurelio Fusi, Direttore Provin-ciale, e di Don Alessandro D’Acunto,Economo Provinciale, seguite da undibattito e confronto. Nel pomeriggioi presenti hanno ascoltato le testimo-nianze dei religiosi di varie località,che hanno raccontato i drammaticimesi dell’emergenza covid. Nella se-conda parte del pomeriggio i sacer-doti hanno affrontato il tema dellaformazione iniziale, mentre Don Fla-vio Peloso è poi intervenuto sui “De-licta graviora”.La giornata di martedì si è aperta conl’intervento di don Paolo Asolan, re-sponsabile della formazione perma-nente del Clero di Roma, su “La nuovaevangelizzazione attraverso le operedi carità”. Sono seguiti gli interventi diDon Gianni Giarolo, Vicario provin-ciale, e l’équipe provinciale per la ge-stione amministrativa. L’incontro si èconcluso con un pellegrinaggio al San-tuario del Divino Amore: il DirettoreGenerale Padre Tarcisio Vieria ha cele-brato l’Eucarestia con i sacerdoti pre-senti.

romaniaRiapre il “Liceul Don Orione” di Oradea

Lo scorso lunedì 14 settembre ha ripreso la propria attività la scuola orionina diOradea, conosciuta, in città e dintorni, come “Liceul Don Orione”. Quasi 750 trabambini e ragazzi hanno varcato nuovamente i cancelli, che, per poter permet-tere un ingresso in sicurezza, da due sono diventati quattro. Gli insegnanti, glieducatori e tutto il personale, aiutati anche da quale ragazzo, nei giorni prece-denti l’apertura si sono adoperati per preparare le “corsie di accesso” e gli am-

bienti interni. Il risultato è stato ottimo, perché tutti sono entrati con ordine, mantenendo le distanze di sicurezza. È stato unevento impegnativo, ma estremamente gioioso, poiché, dopo i mesi primaverili ed estivi, caratterizzati dall’impossibilità difrequentare fisicamente la scuola e di stare seduti ai banchi con i compagni, tutti allievi hanno dimostrato la gioia di incon-trarsi e stare insieme, pur distanziati e con la mascherina. Come tutte le altre scuole, anche quella orionina si è attrezzata condelle piattaforme web per permettere a coloro che non possono frequentarla di partecipare comunque alle lezioni.

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brasile norDOrdinazione diaconaledel chierico Paulo SérgioDos Santos Mendes

Il 3 ottobre nella Parrocchia di “NostraSignora della Divina Provvidenza” aBelo Horizonte (Minas Gerais), il chie-rico Paulo Sérgio Dos Santos Mendes èstato ordinato Diacono, per l’imposi-zione delle mani di Mons. GeovaneLuís Da Silva, vescovo ausiliare dell’Ar-cidiocesi di Belo Horizonte.

Page 16: n. 9 novembre 2020 sostieni anCHe tu le nostre missioni

loro ultimi anni una vita dignitosa, gio-iosa offrendogli un luogo dove essererispettati e amati, dove sentirsi comea casa e contenti di far parte di quellanuova famiglia. Si prese cura anchedei giovani che studiavano per diven-tare dei professionisti, fondando neglianni ‘80 la Casa Universitaria, nellaParrocchia del Perpetuo Soccorso.Creò anche la Fondazione Betzaida,per formare e aiutare gli agricoltoridella zona.  E nel suo secondo sog-giorno a Los Angeles, vedendo condolore che tanti giovani che non ave-vano grandi possibilità di crescita ca-devano nella schiavitù della droga,creò un’altra istituzione al servizio diquesti giovani bisognosi di riabilita-zione. Nacque così il Progetto Kitral-hue (che significa focolare).A Rancagua mise di nuovo tutto il suoimpegno, conoscenza e creatività peroffrire il meglio ai bambini del PiccoloCottolengo. Nel 2000, mentre si tro-vava a Rancagua, con il Centro spe-cializzato Esperanza iniziò una nuovasfida per la cura di ragazzi e ragazzeadolescenti vittime di situazionidi grave abuso, fornendo supporto estrategie per superare queste espe-rienze traumatiche. Poi tornò nella

sua amata Casa a Los Angeles, finquando raggiunse la sua ultima meta,che fu anche la prima: il Piccolo Cot-tolengo di Santiago. E da lì il 20 aprilescorso tornò alla casa del Padre.

P. Felipe, qual è la chiave che spiegaperché P. antonio è stato capace diiniziare ed animare tutte questeopere di carità cristiana?Il fondamento della sua vita è statoDio. P. Antonio, scoprendo Dio comePadre, ha compreso che tutti sonosuoi fratelli, specialmente quelli chesoffrono di più dei quali è necessariopreoccuparsi e prendersi cura. E c’èun segreto: Padre Antonio, uomo sen-sibile. Quanti di noi religiosi, stando

accanto a lui, abbiamo scoperto l’im-portanza di dedicare la vita ad aiutarei fratelli più bisognosi. Questa è stata la vita di padre Anto-nio. Ringraziamo Dio perché ci hadato un illustre figlio di questa città,Santiago, capitale del Cile. Un uomoche ha ricevuto per grazia la naziona-lità cilena, un amico, semplice e gen-tile e sempre sorridente.Un grazie, di cuore, a P. Antonio checi ha mostrato con l’esempio con-creto della sua vita, cosa significaamare ed essere orionino. Abbiamouna sfida: dare continuità a  tantebelle iniziative di carità che lui ha in-trapreso mentre era con noi. Non lodimenticheremo mai.

iIl 20 aprile scorso è partito per lacasa del Padre P. Antonio Casarin,

missionario in Spagna e in Cile, orio-nino di grande cuore. Sesto di settefigli, a dodici anni si recò ad Alessan-dria per studiare presso l’istituto diDon Orione. Erano gli anni del dopo-guerra, tempi difficili in tutta Europae anche in Italia, caratterizzati da unapovertà dilagante. Nel 1954, dopoun anno di noviziato, entrò in congre-gazione. Io l’ho incontrato per primavolta da postulante a Dicastillo, nelseminario dove lui era stato destinatonel 1958. Di quegli anni di forma-zione ricordo ancora bene quel reli-gioso alto, grande e buono, quelformatore sempre vicino e semprepresente nella vita bollente dei gio-vani seminaristi, intraprendente ecreativo, in anticipo sui tempi. Cono-sceva bene la Spagna perché avevasvolto lì i due anni di tirocinio. Cono-sceva la povertà della gente e le diffi-coltà subite per uscire da unasanguinosa guerra civile. Nella suamemoria rimarranno incise innumere-voli esperienze di povertà, vissute conmolta umiltà ed entusiasta generositàin quei 10 anni di servizio missionarioin Spagna. Nel 1973 gli fu propostodi andare in Cile.

P. Felipe Valenzuela, viceprovincialedel Cile, offre la sua testimonianza suquesto missionario italiano e orionino.

P. Felipe, cosa ti viene subito inmente pensando a P. antonio deiprimi anni in Cile?Quando ho incontrato padre Antonio,ho trovato un sacerdote molto acco-gliente, semplice e attento. Era arri-vato in Cile nell’ottobre 1973, dopoun fugace passaggio attraverso Brasilee Argentina con il treno “transan-dino”. La sua prima meta in Cile fu ilPiccolo Cottolengo di Cerrillos, operainiziata 3 anni prima. Antonio si de-dicò alla nuova missione con grandecoraggio e fiducia nella Divina Provvi-denza, ma con pochissimi mezzi.Spese tutto il suo spirito giovanile,pieno di grandi ideali e forza nell’ele-vare l’opera, rendendola “faro di Ca-rità” nella società cilena.

E poi?

Nel 1978 con spirito di fede parte perLos Angeles, città a 500 chilometri asud del Cile. Si mise al servizio dei po-veri, in particolare di coloro che, peril resto della sua vita, sarebbero stati isuoi “preferiti”: gli anziani, soprat-tutto quelli abbandonati. San LuigiOrione scriveva nel 1937: “In nomedella Divina Provvidenza, ho aperto lemie braccia e il mio cuore ai sani e aimalati, di qualsiasi età, di qualsiasi re-ligione, di qualsiasi nazionalità: ho vo-luto dare a tutti il balsamo divinodella Fede insieme al pane del corpo,ma soprattutto ai nostri fratelli soffe-renti e abbandonati. Tante volte hosentito Gesù Cristo vicino a me, tantevolte l’ho percepito negli emarginatie nei più infelici “. E questo è ciò chePadre Antonio ha incarnato nella suavita con una grande  sensibilità so-ciale,  attento  a quello che oggi laChiesa con Papa Francesco chiama“nuove forme di povertà”.

Da buon figlio di Don Orione, pos-siamo dire che P. antonio cercò diessere sempre alla testa dei tempi

e di dare creative risposte allenuove povertà emergenti?

Si, senza dubbio. Come voleva ilnostro Fondatore,

si prese curadegli an-ziani, perfare dei

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“sPlenDeranno Come stelle”a cura di P. LauREanO DE La RED MERInO

riCorDiamoli insieme

La Consacrata dell’Istituto SecolareOrionino è deceduta il 12 settembrea Belo Horizonte (MG-Brasile).Nata il4 febbraio 1927, aveva 93 anni dietà. Fece la prima consacrazione il21 gennaio 1993 e il 30 gennaio2000 emise i voti perpetui.

SuOR MaRIa FERnanDa

Deceduta il 17 settembre 2020presso la Casa provinciale di BuenosAires (Argentina). Nata il 10 settem-bre 1928 in Chaco- Argentina, aveva92 anni di età e 74 di Professione Re-ligiosa. Apparteneva alla Provincia“N. S. di Lujan " - Argentina.

MaRIa DE LOuRDES ByRRO - ISO

Deceduta il 18 settembre 2020 pressola Casa provinciale di Buenos Aires (Ar-gentina). Nata il 13 agosto 1929 a Ca-tanzaro (Italia), aveva 91 anni di età e71 di Professione Religiosa. Apparte-neva alla Provincia "N.S. di Lujan"- Ar-gentina.

SuOR MaRIa IMELDa

Deceduta il 9 ottobre 2020 presso ilPiccolo Cottolengo di Montevideo(Uruguay). Nata il 20 aprile 1937 adCanelones (Uruguay), aveva 83 anni dietà e 61 di Professione Religiosa. Ap-parteneva alla Provincia “N.S. di Luján”– Argentina.

SuOR MaRIa BLanCa

“mai DimentiCHeremoPaDre antonio Casarin”uomo di cuore grande e orionino esemplare.