nansen - la spedizione della fram def

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  • 7/23/2019 Nansen - La Spedizione Della Fram Def

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    Circa il viaggio di esplorazione della nave Fram tra il 1893 e il 1896e il viaggio in slitta della durata di quindici mesi del Dr. Nansen e del

    Ten. Johansen.

    IL SECONDO AUTUNNO SUL GHIACCIO*

    Mercoled 10 ottobre.Oggi compio 33 anni. Niente da dire, senon che la vita va avanti e non torner mai indietro. Oggi sonostati tutti quanti molto gentili con me, stato commovente ve-dere la sala addobbata di bandiere. Sulla mia porta e su quella diHansen cera lo stendardo con scritto Fram a caratteri cubitali.Quando sono arrivato nella sala sembrava proprio come una

    festa, e tutti si sono alzati per augurarmi cento di questi giorni.Quando sono salito sul ponte la bandiera sventolava sullalberodi mezzana.

    Con gli sci, al mattino, abbiamo fatto unescursione verso sud.Cera vento, il tempo era brutto ed era molto tempo che nonavevo sentito cos freddo. Questa sera il termometro segna 31 Csotto zero; sicuramente il compleanno pi freddo che ho tra-scorso. Il pranzo stato sontuoso: 1. Pasticcio di pesce. 2. Salsiccee lingua con patate, fagiolini e piselli. 3. Fragole in conserva conriso e panna ed estratto di malto Crown. Poi, con grande sor-presa di tutti, il nostro dottore, dalla tasca del cappotto che in-dossa sempre, ha iniziato a estrarre alcuni straordinaribicchierini di vetro bicchierini per le medicine, misurini, pro-vette uno per ogni uomo, per concludere con una bottigliapiena di liquore Lysholmer il vero Lysholmer originale ca-

    *Le note sono tutte quelle originali di Nansen, tranne dove specificato conN.d.C., nota del curatore di questo volume. Essendo una traversata sul mareartico, si lasciata la misurazione in miglia in tutto il testo. Ci si riferisce al mi-glio nautico, che corrisponde a 1852 metri.

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    pace di risvegliare lentusiasmo generale. Dopo pranzo abbiamobevuto il caff e c stata la sorpresa: una torta di mele preparatadal bravissimo cuoco Pettersen, che in precedenza era fabbro e

    macchinista. Poi ho dovuto tirare fuori i sigari, che sono statimolto apprezzati da tutti e naturalmente il pomeriggio lho la-sciato libero. Per cena c stata unaltra sorpresa: una grandetorta di compleanno preparata dallo stesso fornaio, con la dedica10.10.94 T.L.M.D. Til lykke med dagen(auguri di buon comple-anno). Abbiamo anche mangiato ananas, fichi e dolciumi. Si pos-sono trascorrere compleanni ben peggiori a latitudini inferioriagli 81. La serata trascorre con ogni genere di baldoria, sonotutti di buon umore e le risate riempiono la sala!

    Una volta augurata la buonanotte ci si ritrova soli ed allorache viene tristezza; se sali sul ponte nel cielo sopra di te trovi lestelle. A sud si vede larco di unaurora covare e ogni tanto ema-nare altre aurore, con un guizzo costante e inquieto.

    Io e Sverdrup abbiamo parlato un p della spedizione. Du-rante il pomeriggio, quando eravamo fuori sul ghiaccio, allim-

    provviso ha detto gi il prossimo ottobre forse non sar abordo della Fram. Al che ho dovuto rispondere che a meno diun brutto inverno, probabilmente sarebbe stato proprio cos. Ep-pure io stesso non riuscivo a crederci.

    Ogni sera in sogno torno a casa ma quando viene mattina,come Helge, devo rientrare al galoppo sul cavallo smunto versoquella parte di alba che diventa rossa e non verso le gioie di Val-halla bens nel regno del ghiaccio eterno.

    Solo per te, Sigrun della Montagna Sva, Helge deve nuotarenella rugiada del dispiacere.

    Venerd 12 ottobre.Da ieri sera soffia una tempesta costante daE.S.E. Ieri sera anche andato in frantumi il mulino: dopo unanno di utilizzo, un dente notevolmente usurato si staccato dauna delle ruote dentate. Questa mattina la velocit del vento era

    superiore ai 12 metri al secondo e da molto tempo non lo sentivosoffiare cos forte come questa sera. In questo momento do-vremmo avanzare bene verso nord. Forse ottobre non proprioun brutto mese come mi ero aspettato dopo le esperienze del-

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    lanno scorso. Prima di pranzo sono uscito con gli sci. La neve misibilava intorno alle orecchie ma non ho avuto grandi problemiper il ritorno. Proprio adesso sta soffiando una burrasca di neve

    tremenda. La luna ancora bassa nel cielo, verso sud, ed emanaun bagliore opaco attraverso le masse di neve sferzanti. Bisognatenersi ben stretti la berretta. Questa davvero unabominevolenotte polare, proprio come la immagini da casa, nel lontanosud. Ma stare sul ponte mi rende allegro perch sento che stiamoavanzando.

    Sabato 13 ottobre. Oggi stesso vento, con velocit sino a 12 metrie oltre, ma Hansen in serata ha fatto comunque un rilevamento. un tipo sempre a posto, infaticabile. Stiamo andando versonordovest (81328 latitudine nord, 11828 longitudine est).

    Domenica 14 ottobre. Ancora la stessa bufera. Sto leggendo lastoria delle interminabili sofferenze patite dai primi esploratoriartici per ogni grado e ogni minuto della loro rotta verso nord.

    Mi fa quasi provare una sensazione di disprezzo per noi, qui se-duti su comodi divani caldi dove si passa il tempo a scrivere,leggere, fumare e sognare mentre la tempesta strappa e tira ilcordame sopra di noi, e con il mare che una grande massa dineve sferzante attraverso la quale, grado dopo grado, veniamoportati verso nord diretti alla meta per la quale i nostri predeces-sori hanno lottato consumandosi invano di fatica. E tuttavia

    Cala il sole, viene la notte.

    Luned 15 ottobre. Questa mattina siamo andati verso est con glisci, ancora contro lo stesso vento e le stesse precipitazioni ne-vose. Occorre prestare molta attenzione al tragitto in questigiorni, perch da lontano non si vede la nave e se non trovi la viadel ritorno, ebbene... Ma le tracce sono ben visibili, mentre ilvento denuda la crosta di neve lungo quasi tutta la superficie e

    la neve in movimento non attacca. Ci dirigiamo verso nord men-tre lentamente fa il suo ingresso maestoso la notte artica. Oggi ilsole era basso; non lho visto a causa dei banchi di nuvole versosud, tuttavia riusciva a illuminare un po il cielo pallido. Adesso

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    regna la luna piena, che con la sua luce brillante ricopre lagrande pianura di ghiaccio e la neve battente. Che notte per certipensieri! Non importa se lhai gi vista mille volte, ogni volta

    che torna fa la stessa impressione solenne: non possibile libe-rare la mente dal suo potere. come entrare in un tempio sacro,quieto, dove vi sospeso lo spirito della natura sui raggi argenteiscintillanti e dove lanima deve prostrarsi e adorare adorarelinfinito universo.

    Mercoled 17 ottobre. Siamo impegnati a prendere le tempera-ture dellacqua in profondit. In questo periodo dellanno unpiacere discutibile. A volte il sollevatore si riveste di ghiaccio percui una volta in acqua non si chiude e dunque va lasciato so-speso a lungo; poi, una volta riportatolo in superficie, durante leosservazioni si congela, quindi lacqua non ne fuoriesce e le bot-tiglie campione restano vuote: questo per non parlare del fasti-dio di preparare lapparato da calare sul fondo. Siamo fortunatiquando non ci tocca portare tutto in cambusa per essere scon-

    gelato. un lavoro lento e ci capitato di leggere le temperaturealla luce del faro. I campioni dacqua non sono cos affidabiliperch nel sollevatore congelano. Ma possiamo farcela, dob-biamo solo continuare cos. Soffia ancora lo stesso vento di le-vante e stiamo andando avanti alla deriva. La nostra latitudine,questa sera, di circa 8147 N.

    Gioved 18 ottobre. Continuoa prendere le temperature dellac-qua, un divertimento frizzante con il termometro a -29 C e ilvento. Le dita tendono a irrigidirsi e a diventare insensibiliquando devi a mani nude manipolare le viti di metallo ricopertedi ghiaccio, leggere il termometro con una lente di ingrandimentoper garantire laccuratezza della centesima parte di un grado equindi imbottigliare i campioni dacqua che vanno tenuti premuticontro il petto per prevenirne il congelamento. Unbellaffare!

    Questa sera alle 8 c stata una bellissima aurora boreale. Si attorcigliata in cielo per due volte come un serpente impetuoso.La coda era a circa 10 sopra lorizzonte nord. Da l si spostatatortuosamente verso levante, poi ha girato nuovamente su se

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    1. Questo velo luminoso costantemente disteso sul cielo, era meno distinguibile

    nel firmamento poco sopra di noi ma diventava sempre pi consistente vicinoallorizzonte, pur senza raggiungerlo; a nord e a sud in genere terminava conun arco basso delineato vagamente sopra una specie di segmento scuro. La lu-minosit di questo velo era talmente forte che non sono mai riuscito a distin-guere con certezza la Via Lattea.

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    stessa verso ponente tra i 30 e i 40 sopra lorizzonte, assu-mendo una forma ad arco; quindi affondata a ovest e infine si avvolta in una palla da cui si sparsero in cielo tante nervature.

    Le sue arcate si muovevano mentre da ovest sbucavano rapida-mente fasci di banderuole che puntavano a est e il serpente on-deggiava incessantemente nelle curvature che aveva appenacreato. Gradualmente ha risalito il cielo sin quasi allo zenit e con-temporaneamente la curva o arcata pi alta si divideva in tanteondulazioni pi deboli, la palla a nordest avvampava intensa-mente e le festose banderuole si innalzavano sino allo zenit daivari punti delle arcate, soprattutto dalla palla e dalla curvaturapi lontana verso nordest. Cos lilluminazione ha raggiunto ilsuo massimo, con un colore fondamentalmente giallo intenso,anche se in certi punti tendeva a un giallino rosso, mentre in altriera bianco verdina. Quando londa superiore ha raggiunto lozenit il fenomeno ha perso la sua brillantezza, finendo per di-sperdersi lentamente e lasciare una vaga traccia di aurora incielo, a meridione. Pi tardi, tornando sul ponte, ho trovato

    quasi tutta laurora raccolta nella met meridionale del cielo. Asud, in lontananza, si vedeva un arco basso a circa 5 sul seg-mento scuro dellorizzonte. Tra questo punto e lo zenit ceranoaltre quattro arcate indistinte e sinuose, e la pi alta si muovevaattraversandolo; qua e l, verso lalto, sfiammavano banderuolevivide, soprattutto dallarco pi in basso a sud. Nella zona set-tentrionale del cielo non si vedevano arcate, solo qualche bande-ruola sparsa. Questa sera, come sempre, in cielo si vedono traccedi aurora; spesso sono anche chiaramente visibili banderuole oleggere velature e il cielo pare essere costantemente coperto daun velo luminoso nel quale si vedono buchi scuri.1

    Non passa notte in cui non si riescano a distinguere tracce diaurora quando il cielo torna a essere limpido o se si apre uno

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    squarcio abbastanza largo che permetta di vederlo; di regola ve-diamo forti fenomeni luminosi inquieti che danzano incessan-temente nel firmamento. Questi appaiono principalmente nella

    zona meridionale del cielo.Venerd 19 ottobre. Brezza fresca da E.S.E. Si va spediti alla de-

    riva verso nord. Probabilmente presto oltrepasseremo il lunga-mente atteso 82 e non sar lontano dall8227 che decreter laFram come il vascello giunto nel punto pi settentrionale nellastoria del mondo. Ma il termometro sta crollando: probabil-mente il vento non rester a lungo in quel quadrante e si spo-ster verso ovest. Spero solo che per una volta il barometro possadimostrarsi falso profeta. Sono tornato a essere piuttosto fidu-cioso, da molto tempo le cose vanno abbastanza bene e ottobre,mese che lesperienza dello scorso anno mi aveva fatto temere,se non finir male segner un notevole avanzamento.

    Oggi il vento ci costato una vita. Il mulino era di nuovo at-tivo dopo essere stato riparato a causa del contrattempo dellal-

    tro giorno alla ruota dellingranaggio. Nel pomeriggio, mentredue cuccioli litigavano per un osso, uno caduto sotto uno deidenti dellingranaggio sullassale, finendo per farsi trascinaredentro, tra il mulino e il ponte. Il suo povero corpicino ha fatto

    bloccare tutto e sfortunatamente nessuno era presente per fer-marlo in tempo. Come ho sentito il rumore sono corso sul pontee il cucciolo era appena stato tirato fuori quasi morto; aveva lostomaco completamente lacerato. Emetteva un flebile lamentoed stato subito liberato dalla sofferenza. Povera piccola crea-tura vivace! Non tanto che te ne sgambettavi in giro, diverten-doti a fare confusione con i tuoi fratelli e le tue sorelle; poi sulponte rotolato un femore di orso lanciato dalla cambusa; tu egli altri vi ci siete lanciati sopra e adesso eccoti l, crudelmentesventrato e morto come unaringa. Il destino inesorabile!

    Domenica 31 ottobre. Latitudine nord 820,2, longitudine est1149. sera tardi e sono disorientato, come se avessi indugiatoin una normale sregolatezza, ma una sregolatezza di una naturamolto innocente.

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    Oggi c stato un grande banchetto per festeggiare lottanta-duesimo grado di latitudine. Ieri sera la rilevazione dava 820,2e sicuramente siamo andati anche pi a nord con la deriva. Per

    loccasione sono state cucinate torte di miele (pan di zenzero) diprima classe, credetemi sulla parola; poi, dopo una rinfrescantecorsa sugli sci, c stato un grande banchetto. Nella sala sonostati affissi avvisi che richiedevano agli ospiti massima puntua-lit a pranzo, perch il cuoco aveva dato il meglio. Le seguentifrasi, profondamente sentite, sono state scritte da un anonimopoeta e apposte su un volantino:

    Quando il pranzo viene servito puntuale, non temere, lazuppa di latte sar di certo una primizia; ma se arrivate tardi levivande si guastano, il pasticcio di pesce sar un peso morto sulpetto; se aspetti troppo, ci che si conserva nelle scatole di latta,non vi dubbio, trover modo di uscire. Anche la carne di bue,di pecora o di maiale, che in questo sono molto diverse dal net-tare della vigna! Ramornie, Armour, Thorne, Herr Ths hannoconservato ottime carni che non sanno di andato male; dir

    quindi una sola parola per mettervi in guardia, amici: se voleteun buon pranzo, venite alluna e non alle due.La malinconia di questa poesia deve essere stata il frutto di

    tante delusioni amare e fornisce una prova preziosa e intrinsecacirca lanonima professione del suo autore. Cos gli ospiti si sonoritrovati con tollerabile puntualit, con la sola eccezione del vostroumile servo che stato obbligato a scattare qualche fotografia sin-ch la luce del giorno era ancora sufficiente. Il men era splen-dido: 1. Zuppa di coda di bue. 2. Pasticcio di pesce al burro fusocon patate. 3. Tartaruga con piselli primaticci giganti. 4. Riso, conrovo camemoro e panna ed estratto di malto Crown. Dopo ilpranzo, caff e torta di miele. Dopo la cena anchessa eccellente musica a gran richiesta e nel corso di tutta la serata, allorgano,si sono alternati esecutori perfetti, tra i quali si particolarmentedistinto Bentzen. Ogni tanto la musica si trascinava, come se do-

    vesse essere issata da un abisso profondo 1800 o addirittura 2700metri per ravvivarsi appena si avvicinava alla superficie.Alla fine leccitazione era tale che io e Pettersen ci siamo do-

    vuti alzare a ballare un valzer e un paio di giri di polka, riu-

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    scendo a eseguire alcuni raffinatipas de deux. Anche Amundsen stato trascinato nei dedali della danza mentre gli altri gioca-vano a carte. Intanto veniva servito un rinfresco a base di pesche

    in scatola, banane secche, fichi, torte di miele, etc. etc... In breve:abbiamo trascorso una serata gioviale. E perch non avremmodovuto del resto? Stiamo avanzando felicemente verso la meta,siamo gi a met strada tra le Isole della Nuova Siberia e la Terradi Francesco Giuseppe e nessuno a bordo nutre il bench mi-nimo dubbio che riusciremo a ottenere quello che ci siamo pre-fissi. Dunque, lunga vita alla baldoria!

    Intanto limmobilit infinita della notte polare mantiene inalto la propria oscillazione; la luna, piena a met, risplende sulghiaccio e le stelle brillano sopra di noi; non ci sono irrequieteluci del nord e il vento da sud sospira dolente attraverso il cor-dame. Prevale ovunque unimmobilit profonda e serena. lin-finito incanto della morte il Nirvana.

    Luned 22 ottobre. Ora inizia a fare freddo. Ieri sera il termome-

    tro segnava -34.6 C., questa sera -36 C.Questa sera (alle 11.30) si vista unaurora splendida. Una co-rona meravigliosa circondava lo zenit con un anello di strisce diluce su strati diversi, ognuno esterno al precedente; poi ceranofasci di strisce di luce grandi e piccoli spalmati in cielo, soprat-tutto in basso verso S.O. e E.S.E. Tutti, comunque, tendevano arisalire verso la corona che risplendeva come unaureola. Sonorimasto a osservarla a lungo. Ogni tanto riuscivo a distinguereuna macchia scura al suo centro, nel punto dove convergevanoi raggi. Era un po a sud rispetto alla stella polare e nella posi-zione in cui si trovava era vicina a Cassiopea. Ma laureola con-tinuava a bruciare senza fiamma e a spostarsi come se ci fossestata una burrasca nello strato superiore dellatmosfera a farleda polmone. In quel momento sono sbucate dal buio intornoallaureola interna nuove strisce di luce, seguite da dardi scintil-

    lanti che formavano un cerchio pi ampio e immobile, cos davedere chiaramente lo spazio buio nel centro; in altri momentiera del tutto ricoperto da masse lucenti. Poi sembrato che latempesta si placasse e si scolorito tutto quanto per infiammarsi

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    2. Il pack uno strato di ghiaccio marino derivato dallo sgretolamento dellabanchisa e si presenta come una distesa di ghiaccio misto ad acqua. Se diversiframmenti di pack si uniscono si crea un enorme banco galleggiante che puraggiungere una dimensione di migliaia di chilometri quadrati (detto ice field).Il pack si muove trasportato dalle correnti ed pi pericoloso degli icebergperch se diversi pack si saldano tra loro, possono imprigionare le navi.(N.d.C.)

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    ancora di una debole tinta biancastra e poi riesplodere unaltravolta e ripartire con la stessa danza. In seguito, tutta la massa diluce intorno alla corona ha cominciato a oscillare avanti e indietro

    a grandi ondate sopra lo zenit e il punto scuro centrale, al di sopradel quale sembrava crescere la burrasca; questa pareva frullare lestrisce di luce in un groviglio inestricabile, sino a fonderle in un va-pore luminoso che avvolgeva la corona annegandola in un diluviodi luce. A questo punto non si riuscivano pi a vedere n la corona,n le strisce di luce e neppure il centro scuro niente, solo un caosdi foschia splendente. Poi si scolorita ancora e io sono sceso disotto. A mezzanotte, dellaurora non restava quasi pi niente.

    Venerd 26 ottobre. Ieri sera ci trovavamo alla latitudine 823nord. Oggi la Fram compie due anni. Negli ultimi due giorni ab-biamo avuto il cielo coperto e a mezzogiorno era talmente buioche ho pensato che avremmo dovuto smettere presto con le no-stre spedizioni sciistiche. Ma questa mattina si rivisto il cielolimpido e calmo, cos sono uscito per una deliziosa escursione

    verso ovest, dove si era accumulato un po di pack2

    recente, maniente di rilevante. Per celebrare loccasione abbiamo pranzatoparticolarmente bene con rombo fritto, pezzi di porchetta, fagio-lini bianchi e piselli verdi, budino natalizio condito con la cremae avvolto nelle fragole. Come al solito le bevande consistevanodi vino (cio succo di limetta con acqua e zucchero) ed estrattodi malto Crown. Temo ci sia stato un generale affaticamentodegli apparati digerenti. Dopo pranzo caff, torta di miele e si-garette Nordhal. Vacanza per tutti.

    Questa sera il vento ha cominciato a soffiare da nord ma pro-babilmente non significa molto; almeno devo sperarlo e aver fi-ducia nellarrivo di altro vento da sud. Non sentiamo la bramosia

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    di un mite favonio n dellalito di unalba che diventi rossa. No.Un vento da sud freddo e mordente, roboante di potenza del marepolare affinch la Fram, con i suoi due anni, possa essere seppel-

    lita da una bufera di neve con intorno solo gelo fumante: ecco cosastiamo aspettando. Solo questo ci permetter di andare alla derivaverso la meta. Dunque Fram, tu oggi hai due anni. A tavola hodetto che se un anno fa il consenso era unanime circa il fatto chela Fram fosse una buona nave, oggi abbiamo ancor pi ragionedi affermarlo poich ci sta conducendo avanti sicura e senza pe-ricoli, nonostante la velocit non eccessiva: per questo abbiamobrindato alla salute e allottimo del suo comportamento. Non hodetto molto. Se avessi espresso tutto quello che avevo a cuore, leparole non sarebbero state cos equilibrate; infatti, a dire il vero,tutti amiamo profondamente questa nave, per quanto possibileamare una cosa impersonale. Perch non dovremmo? Nessunamadre potrebbe dare pi calore e sicurezza di quella che ci assi-cura lei. Per noi la nostra casa. Quando usciamo sulle distese dighiaccio, gioiamo nel ritornare da lei; e quando sono stato lontano

    e ho visto innalzarsi lalberatura al di sopra delleterno mantellodi neve, quante volte il mio cuore ha palpitato calorosamente!Spesso, durante le notti tranquille, al costruttore di questa nostracasa vanno pensieri di gratitudine. Sono certo che a casa spesso cipensa, ma che non sa dove quei pensieri possono andare per tro-vare la Fram nel grande spazio bianco che circonda il Polo. Ep-pure, egli conosce la propria figlia e anche se tutti dovesseroperdere fiducia in lei, egli non smetter di credere che ce la possafare. Si Colin Archer, se tu potessi vederci adesso sapresti che latua fiducia ben riposta.

    Sono qui seduto da solo nella mia cuccetta e i pensieri scivolanoindietro ai due anni trascorsi. Qual il demone che tesse i fili dellenostre esistenze e che fa ingannare noi stessi, quello che ci spingesempre avanti su sentieri che non abbiamo tracciato noi sentierisui quali non abbiamo desiderio di incamminarci? stato il puro

    senso del dovere a spingermi? No di certo! Io ero semplicementeun bimbo che anelava la grande avventura nellignoto, cos alungo sognata tanto che alla fine ho creduto che fosse lei ad at-tendere me.

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    E certamente mi stata data la grande avventura del ghiaccioprofondo e puro come linfinito; la notte polare illuminata distelle e silente, la natura nella sua profondit, il mistero della

    vita, lincessante circumnavigare delluniverso, il banchetto dellamorte eterna in se stessa senza sofferenza, senza rimpianto. Ec-coti qui nella grande notte in tutta la tua nuda meschinit, facciaa faccia con la natura; te ne stai seduto con devozione ai piedidelleternit in riverente ascolto e conosci Dio, colui che ognicosa governa, il centro delluniverso. Tutti gli enigmi delluni-verso a te paiono chiari e ridi di te stesso per esserti consumatoa meditare, poich tutto cos piccolo, cos indicibilmente pic-colo colui che vede Geova muore.

    Domenica 4 novembre. A mezzogiorno sono uscito per una spe-dizione con gli sci assieme a qualche cane. In quel momento honotato che quelli rimasti sulla nave cominciavano ad abbaiare.Quelli che erano con me hanno rizzato gli orecchi e alcuni di lorohanno ripreso la via verso la nave, con Ulenka in testa. Si sono

    fermati quasi subito, tutti quanti in ascolto guardandosi indietroper vedere se andavo anchio con loro. Per un po mi sono chie-sto se poteva esserci un orso, poi ho proseguito per la mia strada;ma alla lunga non ce lho pi fatta e mi sono rimesso in marciaverso casa, con i cani scatenati davanti a me. Avvicinandomi allanave ho visto Sverdrup, Johansen, Mogstad e Henriksen che par-tivano armati. Erano gi avanti e diretti verso dove i cani abba-iavano, prima che anchio prendessi un fucile per seguirli.Allimprovviso, nelloscurit, ho visto il lampo di una scarica se-guita da un altro colpo; poi altri colpi, sino a quando non sem-brava di ascoltare il fuoco di un plotone. Che diavolo potevaessere? Erano fermi nello stesso punto e sparavano senza sosta.Perch diamine non avanzavano? Mi sono affrettato, pensandoche fosse tempo di arrivare con gli sci e seguire la partita, eviden-temente in pieno svolgimento. Loro nel frattempo erano avan-

    zati un po e poi c stato un altro lampo nelloscurit: sonoavanzati cos, per due o tre volte. Uno del gruppo alla fine bal-zato in avanti sul ghiaccio e ha sparato dritto a terra di fronte as, mentre un altro si inginocchiava per sparare verso est. Sta-

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    vano provando i fucili? Di sicuro sarebbe stato un momento benstrano per farlo e poi gli spari erano troppi. I cani intanto si ag-giravano sul ghiaccio ammucchiandosi e abbaiando furiosa-

    mente. Alla fine li ho superati e ho visto tre orsi disseminati sulghiaccio, una femmina e due cuccioli, con i cani addosso per spa-ventarli che li morsicavano tirando le zampe, la gola e la coda.Ulenka era particolarmente fuori di senno. Aveva afferrato uncucciolo per la gola e gli stava dando filo da torcere tanto cheera difficile staccarla. Gli orsi si erano allontanati molto tranquil-lamente dai cani, che non avevano osato avvicinarsi fino aquando la femmina fu ferita e cadde. Gli orsi si erano comportativeramente in maniera sospetta. Sembrava quasi che la femminaavesse qualche oscuro disegno in mente, se fosse riuscita ad at-trarre i cani abbastanza vicino. Si era fermata improvvisamente,aveva lasciato andare avanti i cuccioli, aveva fiutato un po e poiera tornata incontro ai cani, i quali nel frattempo si erano giratitutti verso ovest, come se avessero ricevuto un ordine. Era statoallora che il primo colpo era partito e la vecchia femmina di orso

    aveva vacillato cadendo con la testa in avanti: a quel punto, al-cuni cani erano immediatamente partiti per affrontarla. Uno deicuccioli aveva ricevuto il colpo di grazia, mentre laltro era statopreso di mira e finito sul ghiaccio con tre cani alle calcagna. Loavevano catturato e abbattuto quasi subito, tanto che quandoMogstad si era avvicinato era stato costretto a togliergli i cani didosso prima di potersi avventurare a sparare un colpo di fucile. stata una carneficina gloriosa, di sicuro ben accolta, visto cheproprio quel giorno a pranzo avevamo mangiato gli ultimi restidi un orso sotto forma di torta di carne. I due cuccioli erano per-fetti per la porchetta di Natale.

    molto probabile che si trattasse degli stessi orsi dei qualiavevamo visto le tracce in precedenza. Io e Sverdrup avevamoseguito le tracce di tre animali simili lultimo giorno di ottobre,perdendole a N.N.O. della nave. Probabilmente questi erano ve-

    nuti da quellarea.Quando avevano deciso di sparare, il fucile di Peter come alsolito non funzion era stato nuovamente imbevuto di vaselina e cos ha continuato a urlare, sparate! Sparate! Il mio non fun-

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    ziona. Pi tardi, esaminando il fucile che mi ero portato ap-presso, ho scoperto che non aveva le cartucce. Che bella giusti-ficazione mi sarei dovuto dare se mi fossi trovato con quellarma

    solo davanti agli orsi!Luned 5 novembre. Ieri sera, mentre stavo lavorando, ho sentito

    il guaito di un cane spaventato provenire dal ponte. Sono salitodi corsa e ho scoperto che uno dei cuccioli aveva leccato unasbarra, per cui la lingua si era incollata allacciaio a causa delgelo. La povera bestia lottava per liberarsi e la lingua era tal-mente tirata da sembrare una corda sottile che usciva dalla goladalla quale veniva il pietoso guaito. Bentzen, che era di guardia,non sapeva cosa fare. Tenendolo per il collo lo aveva avvicinatoalla sbarra in maniera da allentare la lingua. riuscito a liberar-gliela dopo avere scaldato la sbarra in qualche modo con lamano. Il povero cucciolo sembrava non star pi nella pelle perla gioia e, per dimostrargli gratitudine, leccava la mano di Ben-tzen, il suo liberatore, con la lingua insanguinata. Speriamo che

    passi un po di tempo prima che si faccia ancora catturare in que-sto modo. Ma ogni tanto succedono cose del genere.

    Domenica 11 novembre. Come sempre, ogni giorno proseguonoi miei studi che mi attraggono sempre pi profondamente nelcuore dellinsolubile mistero che sta oltre tutte le domande. No!Perch continuare a far girare linfruttuoso circuito del pensiero?Meglio uscire nella notte invernale. La luna alta, grande, giallae placida; le stelle occhieggiano da lass attraverso la neve pol-verosa che si sposta perch non cullarsi in un sogno notturnoinvernale pieno di ricordi estivi?

    Oib, no! Il vento soffia in maniera troppo decisa sulle deso-late pianure ghiacciate; ci sono 33 gradi di freddo e lestate, coni suoi fiori, davvero molto lontana. Darei un anno di vita perpoterli abbracciare; si stagliano a una tale distanza che mi sem-

    bra quasi di non poter mai pi tornare da loro.Intanto ogni giorno e ogni notte le luci del nord, con la loromeraviglia in eterno movimento, fiammeggiano aldil dei cieli.Guardatele, dissetatevi grazie a loro che infondono oblio e spe-

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    ranza: esse sono calme come lanima bramosa delluomo e comelei sono inquiete, avvolgono lintera volta celeste fugace e scin-tillante che supera ogni altra cosa per una bellezza selvaggia,

    pi chiara del rossore dellalba. Nonostante le stelle vorticanooziose nello spazio vuoto, esse non portano messaggi sul giornoche verr. Il marinaio conosce la rotta seguendo una stella. Po-treste anche voi, aurore boreali, concentrarvi e dare il vostroaiuto al viandante disorientato! Ma continuate a danzare, la-sciate che io possa godere di voi; stendete un ponte sul golfo chesepara il presente dal tempo che verr e lasciatemi sognare sinoal futuro ancora tanto lontano.

    Oh fulgore misterioso! Cosa sei tu, da dove vieni? Ma perchchiedere? Non sarebbe sufficiente ammirare la tua bellezza e fer-marsi a questo? Non possiamo andare oltre lesteriorit dellecose? Che profitto ne trarremmo dicendo che si tratta di una sca-rica di corrente elettrica nelle zone alte del cielo, o se fossimo ingrado di descrivere nei minimi dettagli come ci potuto acca-dere? Sarebbero solamente parole. Della corrente elettrica non

    ne sappiamo molto di pi di ci che sappiamo dellaurora bo-reale. Felice il bambino in ultima analisi tutte le nostre opi-nioni e le nostre teorie non sono affatto pi vicine alla verit diquanto lo sia lui.

    Marted 13 novembre. Termometro -38 C. Durante il giorno indiverse zone il ghiaccio si compatta, e il rombo piuttosto forteadesso che fa anche pi freddo. Si sente da lontano uno stranoboato che suonerebbe sovrannaturale agli orecchi di chi non sa-pesse di cosa si tratta.

    Ho fatto una deliziosa uscita con gli sci al plenilunio. Ma lavita una valle di lacrime? forse un deplorevole destino lan-ciarsi come il vento con i cani che corrono sullinfinita distesa dighiaccio in una notte come questa, con il gelo recente e crepitantee gli sci che scivolano sulla superficie liscia, tanto da non accor-

    gerti neppure di toccare terra mentre nella volta blu sopra latesta le stelle sono alte? Questo davvero molto pi di ci che siha il diritto di attendersi dalla vita; una fiaba che viene da unaltro mondo, da una vita che ancora deve venire.

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    E poi rientrare a casa, nella tua accogliente cabina-studio, accen-dere la stufa e la lampada, riempire la pipa, stendersi sul divano emandare sogni al mondo con le nuvolette di fumo arricciate que-

    sta forse una punizione cos tremenda? Mi ritrovo qui seduto afissare il fuoco per ore, lasciandomi portare dai sogni un modoutile di impiegare il tempo. Ma almeno scorre senza che me ne ac-corga, sino a quando i sogni non vengono spazzati da una folatadi ghiaccio di realt e sto qui, nel pieno della desolazione, nervo-samente pronto a riprendere con il lavoro.

    Mercoled 14 novembre.Che meraviglia queste corse sugli sciattraverso la natura silenziosa! Tutto intorno si distendonocampi di ghiaccio immersi nellargentea luce lunare; dalle gibbo-sit si stagliano qui e l scure ombre fredde i cui lati riflettono fle-bilmente il crepuscolo. Una linea buia a grande distanza segnalorizzonte formato dal ghiaccio ammassato sul quale brilla unvapore argenteo, e ancora pi sopra il cielo blu profondo, stel-lato, sconfinato, nel quale la luna naviga nelletere. Verso sud,

    un debole e basso baluginare di giorno una sfumatura rossa escura che cova sotto un arco trasparente giallo e verde pallido,il quale a sua volta si disperde in alto nel blu. Il tutto si fonde inpura e indescrivibile armonia. Certe volte aneli di poter tradurrequeste scene in musica. Che accordi potenti ci vorrebbero per in-terpretarle!

    Calma, oh che calma! Riesci addirittura a sentire le vibrazionidei nervi. Mi sembra quasi di continuare a scivolare su questepianure sino allo spazio infinito. Non forse limmagine di ciche sar? Pace ed eternit sono qui. Il Nirvana deve esserefreddo e lucente come uneterna notte di stelle. Nel cuore di que-sto infinito, che cosa sono le nostre ricerche e la nostra compren-sione?

    Venerd 16 novembre. In mattinata sono uscito con gli sci as-

    sieme a Sverdrup sotto la luna per parlare seriamente delle pro-spettive legate alla nostra deriva e alla spedizione sul ghiaccioverso nord, in progetto per la prossima primavera. La sera stessane abbiamo parlato pi approfonditamente nella sua cabina. Ho

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    espresso le mie opinioni sulle quali si trovato assolutamenteconcorde.

    Ultimamente ho meditato molto circa la rotta migliore da se-

    guire, dando per scontato che entro il mese di marzo la derivanon ci condurr cos a nord come mi ero atteso. Ma pi ci penso,pi sono fermamente convinto che questa sia la cosa giusta dafare. Sarebbe giusto partire a 85, certo, ma non meno giusto sesi parte da 82 o 83. In entrambi i casi dovremmo penetrare re-gioni pi settentrionali di quelle che potremmo raggiungere al-trimenti, e ci diviene ancora pi auspicabile, se la Fram nonarriver cos a nord come avevamo sperato. Se non riusciamo araggiungere il Polo, nessun problema, torneremo indietro primala cosa importante non , come devo costantemente ripetere, rag-giungere il punto matematico esatto ma lesplorazione delle areesconosciute del mare polare, a prescindere che siano vicine o lon-tane dal Polo. Lho detto prima di partire e devo continuamentetenerlo a mente. Di sicuro ci sono molti rilevamenti notevoli dafare a bordo della nave durante la deriva in corso, molti dei quali

    vorrei farli personalmente: ma quelli pi importanti verrannofatti altrettanto bene anche se due di noi lasceranno la nave enon ci possono essere dubbi sul fatto che i rilevamenti che fa-remo pi a nord non saranno pi significativi di quelli che avreipotuto fare durante il tempo restante a bordo. Dunque per il mo-mento assolutamente auspicabile che si parta.

    Qui sorge la domanda: qual il momento migliore per par-tire? Che sia la primavera marzo al pi tardi lunica stagioneper unavventura del genere, non vi alcun dubbio. Ma sar laprossima primavera? Immaginiamo, nella peggiore delle ipotesi,che non saremo arrivati a oltre 83 di latitudine nord e 110 dilongitudine est e che si possa dire che occorre aspettare la prima-vera del 1896; non posso far altro che pensare che ci toccher la-sciar scappare il momento propizio. La deriva non pu esserecos lenta ed esasperante per il fatto che, dopo essere trascorso

    un altro anno, ci troveremo ben oltre il punto dal quale dovrebbeavere il via la spedizione su slitta. Se misuro con le bussole la di-stanza della deriva dal novembre dello scorso anno, il 1893, e ri-porto la stessa ampiezza verso nord, entro il prossimo novembre

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    3. Qui deve esserci un errore, poich la distanza dal punto proposto -83 lati-tudine nord, 110 longitudine est in realt di 460 miglia. Probabilmenteavevo calcolato langitudine 100, invece di 110.

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    dovremmo essere un po oltre la Terra di Francesco Giuseppe.Ovviamente pu anche accadere che potremmo non essere an-dati oltre, neanche nel febbraio 1896; ma secondo i calcoli pi

    probabile che mentre ci spostiamo verso ovest, la deriva aumentipiuttosto che diminuire e che di conseguenza, nel febbraio 1896,potremmo essere arrivati troppo in l; se dunque vero che sipu facilmente immaginare un punto di partenza migliore diquello che la Fram probabilmente ci offrir entro l1 marzo 1895,questo punto sar in ogni caso una possibilit. Dunque, il pianopi sicuro quello di non attendere la primavera seguente.

    Sono queste le prospettive che ci attendono mentre avan-ziamo. La distanza dal punto di partenza proposto a Capo Fli-gely, che la terra conosciuta pi vicina, lho segnato a circa 370miglia,3 di conseguenza una distanza non molto superiore aquella che abbiamo percorso in Groenlandia; sarebbe un com-pito anche abbastanza semplice su questo tipo di ghiaccio, anchese dovesse peggiorare verso la terra ferma.

    Una volta raggiunta una costa, qualsiasi creatura intelligente

    pu sicuramente sopravvivere di caccia, sia di grandi che di pic-coli animali. Dunque se la nostra situazione si far insostenibilepotremo sempre dirigerci verso Capo Fligely o la Terra di Peter-mann, pi a nord. Naturalmente pi avanzeremo verso nord pila distanza aumenter ma in nessun punto tra qui e il Polo essa maggiore di quella che possiamo percorrere e che sicuramentepercorreremo con laiuto dei cani. Abbiamo dunque una via di

    fugaassicurata, anche se c indubbiamente chi sostiene che unacosta arida, dove prima di mangiarlo il cibo devi trovarlo, unaritirata insufficiente per uomini affamati; questo in realt unvantaggio, poich una simile ritirata non sarebbe molto attra-ente. Che misera invenzione per coloro che vogliono avere unavia di fuga, eterno incentivo a guardarsi alle spalle, mentre ci do-vrebbe essere abbastanza da fare nel guardare avanti.

    Ma passiamo alla spedizione. Ci saranno 28 cani, due uomini

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    4. Il pemmican carne essiccata, la razione degli esploratori. Era il cibo dei na-tivi americani fatto con le parti magre di daino o di bisonte seccate e ridotte in

    poltiglia, mescolate con grasso sciolto, pressate in gallette e insaccate. (N.d.C.)5. Durante la spedizione i cani si sono dovuti poi accontentare di una razionegiornaliera molto pi ridotta.6 Lisola pi nota dellarcipelago delle Svalbard nellestremo nord della Nor-vegia. (N.d.C.)

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    e 1000 kg di provviste ed equipaggiamento. A 83 di latitudinela distanza del Polo di 483 miglia. esagerato dire che po-tremmo riuscire a coprire quella distanza in 50 giorni? Natural-

    mente io non so quanto potranno resistere i cani ma sembrapiuttosto ragionevole pensare che con laiuto di due uominianche se non sono bravissimi, dovrebbero essere in grado di per-correre 9,5 miglia al giorno con 38 kg a testa per i primi giorni.

    Non quindi esatto considerare approssimativo questo cal-colo, sempre ovviamente supponendo che il ghiaccio sia comequi e non c ragione perch non lo sia. Anzi, andando versonord con lavvicinarsi della primavera migliora di continuo. In50 giorni dovremmo perci raggiungere il Polo (in 65 giorni ab-biamo percorso 345 miglia sul ghiaccio dellentroterra in Groen-landia a unaltitudine di oltre 2400 metri, senza i cani e conprovviste insufficienti ma avremmo potuto percorrere molta pistrada). In 50 giorni avremo consumato mezzo chilo di pemmi-can4 al giorno per ogni cane,5 quindi 700 chili in totale, oltre a 1chilo di provviste quotidiane per ogni uomo, che fanno 100 chili.

    Ma intanto durante questo periodo, avremo consumato combu-stibile, per cui il carico delle slitte sar sceso a meno di 250 chili.Per 28 cani, tirare un peso del genere niente, perci nella se-conda parte del viaggio dovrebbero filare come il vento e farcelain meno di 50 giorni. Supponiamo comunque che ci voglia tuttoquesto tempo. Se tutto sar andato bene, dovremo a quel puntodirigerci verso le Sette Isole a nord di Spitzbergen.6 Sono 9, ov-vero 620 miglia. Ma se non saremo nelle migliori condizioni sarpi sicuro dirigersi verso Capo Fligely o la terra pi a nord. Im-maginiamo che si decida di seguire questa rotta. Se il 1 marzo la-sciamo la Fram (se le circostanze saranno favorevoli potremopartire prima), si arriver al Polo il 30 aprile. Ci resteranno 250

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    chili di provviste, che basteranno per altri 50 giorni; ma non pos-siamo tenere niente per i cani. Dovremo per forza ucciderne al-cuni e usarli come cibo per gli altri cani o per noi stessi, dando

    loro le nostre provviste. Anche se le mie stime sono in qualchemodo al ribasso, posso dedurre che per quando avremo uccisoventitr cani, saremo in viaggio da 41 giorni con cinque cani re-stanti. Quanto a sud saremo arrivati durante tutto questotempo? Il peso del bagaglio, per cominciare, era meno di 250chili, cio a dire meno di 9 chili per cane. Dopo 41 giorni si sarridotto almeno a 140 chili (sia per il consumo di provviste e dicombustibile, sia perch ci saremo liberati di vari articoli del no-stro equipaggiamento come i sacchi a pelo e la tenda, che sa-ranno a quel punto superflui). Restano dunque 28 chili perognuno dei cinque cani, se noi non tiriamo affatto; e se dovesseessere necessario, il nostro equipaggiamento potrebbe essere ul-teriormente ridotto. Con un peso che va dai 9 ai 28 chili ciascuno(questultima cifra sarebbe vera solo verso la fine), i cani sareb-bero in grado di coprire una media di quasi 14 miglia al giorno,

    anche se la superficie innevata dovesse farsi pi impegnativa. Ilche equivale a dire che avremo percorso 565 miglia verso sud, oche il 1 giugno saremo 18,5 miglia oltre Capo Fligely, con cinquecani e nove giorni di provviste a disposizione. per probabileche per allora avremo da tempo raggiunto la terra ferma e in se-condo luogo, gi nella prima met di aprile gli austriaci avevanotrovato mare aperto vicino a Capo Fligely con abbondanza divolatili. Di conseguenza, a maggio e giugno non dovremmoavere difficolt a trovare cibo, per non dire che sarebbe vera-mente strano se per allora non avremo mai incrociato un orso,una foca o qualche uccello smarrito.

    Ritengo sicuro il fatto che per allora saremo bene al sicuro eche potremo scegliere la rotta che pi ci piace o lungo la costanordoccidentale della Terra di Francesco Giuseppe, la Terra diGillis verso lIsola Nordest e Spitzbergen (se le circostanze si do-

    vessero dimostrare favorevoli, questa decisamente la mia pre-ferita), oppure potremo andare a sud attraverso lo StrettodAustria verso la costa meridionale della Terra di FrancescoGiuseppe e da qui verso Novaja Zemlja o Spitzbergen, di prefe-

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    renza questultima. Naturalmente potremmo trovare degli in-glesi sulla Terra di Francesco Giuseppe, ma su questo non pos-siamo fare affidamento adesso.

    Dunque, i miei calcoli sono questi. Sono stato superficiale?Non credo. Lunica cosa che pu accadere che in maggio, du-rante lultima parte del viaggio, potremmo trovare il terrenocome quello che cera qui la scorsa primavera alla fine di maggioe che ci ha notevolmente ritardato. Ma questo sarebbe solo pro-prio verso la fine e nella peggiore delle ipotesi non sarebbe deltutto insuperabile. Inoltre, sarebbe strano se non riuscissimo atenere una media di 11,5 miglia al giorno durante tutto il viaggio,con un carico medio tra i 15 e il 20 chili per ogni cane. Se i nostricalcoli dovessero dimostrarsi errati, in qualsiasi momento po-tremo sempre tornare indietro.

    Quali ostacoli imprevisti potremmo trovarci di fronte?

    1. Il ghiaccio potrebbe essere pi impraticabile del previsto.2. Potremmo trovare terra.

    3. I cani potrebbero abbandonarci, ammalarsi, morire conge-lati.4. Noi stessi potremmo ammalarci di scorbuto.

    1. e 2. Che il ghiaccio sia pi impraticabile salendo verso nord sicuramente possibile, ma difficilmente probabile. Non vedoragione perch debba esserlo, a meno di non trovarci di fronte aterre sconosciute verso nord. Ma se cos dovesse essere benis-simo, dovremo prendere quel che viene. Difficile che il ghiacciosia impenetrabile. Anche Markham riuscito ad avanzare con isuoi uomini colpiti dallo scorbuto. E le coste di questa terra po-trebbero anche dimostrarsi un vantaggio per potere andareavanti: dipende semplicemente dalla loro direzione e dalla loroestensione. Prima difficile dire qualsiasi cosa, se non che iopenso che la profondit dellacqua che abbiamo qui e la deriva

    del ghiaccio rendano improbabile lesistenza di una terra fermadi qualsiasi estensione non lontano da qui. In ogni caso ci deveessere, in un modo o nellaltro, un passaggio per il ghiaccio chepossiamo seguire dovesse mettersi male.

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    3. C sempre leventualit che i cani non ce la facciano, maper loro non ho previsto troppo lavoro. Anche se uno o due po-trebbero non farcela, non credo possa accadere a tutti. Con il cibo

    avuto sinora hanno superato linverno e il freddo senza pro-blemi e il cibo che avranno durante il viaggio sar meglio di que-sto. In tutti i calcoli fatti, inoltre, non ho preso in esame il pesoche noi tireremo. E anche supponendo che tutti i cani non ce lafacciano, potremmo riuscire a proseguire da soli senza problemi.

    4. La cosa peggiore ovviamente sarebbe ammalarsi di scor-buto; nonostante il nostro ottimo stato di salute, questa uneve-nienza possibile, tenendo a mente come nel corso dellaspedizione inglese al polo nord, quando arrivata la primaveraed iniziato il viaggio con le slitte, tutti gli uomini esclusi gli uf-ficiali, sono stati colpiti dallo scorbuto: e ci, nonostante il fattoche mentre si trovavano a bordo della nave non avevano avutoil bench minimo sospetto che si stesse per verificare una cosadel genere. Per quanto riguarda noi, ritengo questa evenienza

    piuttosto remota. In primo luogo la spedizione inglese stataparticolarmente sfortunata e difficilmente ci sono altri equipaggiche possono dimostrare unesperienza del genere, anche se pos-sono aver fatto viaggi su slitta della stessa lunghezza per esem-pio quello di McClintock. Durante la ritirata del gruppo dellaJeannette, per quel che si sa, nessuno venne colpito dallo scor-buto; neppure Peary e Astrup soffrirono di scorbuto. In pi lanostra fornitura di provviste stata preparata con maggiore at-tenzione e offre una maggiore variet alimentare di quella dellespedizioni precedenti, nessuna delle quali ha goduto di saluteperfetta come noi. Difficile pensare che quando lasceremo laFram potremo gi covare i germi dello scorbuto e, per ci checoncerne le provviste per il viaggio con la slitta, mi sono assicu-rato che consistano di cibi nutrienti e completi, per cui non riescoa pensare che possano provocare la malattia. Certamente qual-

    che rischio va corso ma sono dellopinione che sono state presetutte le precauzioni del caso e che quando le cose stanno cos,andare avanti un dovere.

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    C unaltra questione da prendere in considerazione. Ho io ildiritto di privare la nave e coloro che restano a bordo delle ri-sorse richieste da una spedizione del genere? Il fatto che ci sa-

    ranno due uomini in meno non conta molto: la Fram pu esseregovernata bene da undici uomini. Pi importante il fatto chedovremo portare con noi tutti i cani tranne i sette cuccioli; abordo ci sono abbondanti forniture e materiali di prima classeper le slitte ed inconcepibile ritenere che se dovesse accaderequalcosa alla Fram, gli uomini non riescano a raggiungere laTerra di Francesco Giuseppe o Spitzbergen. anche improbabileche in caso dovessero abbandonarla ci possa accadere pi anord degli 85, anzi, neppure cos a nord. Ma poniamo che sianocostretti ad abbandonarla a 85, cio probabilmente a nord dellaTerra di Francesco Giuseppe, cio a 207 miglia da Capo Fligely;oppure se accadesse pi verso est, sarebbero a circa 276 migliadalle Sette Isole e viene difficile credere che non riuscirebbero asuperare una distanza come quella, con il nostro equipaggia-mento. Sono dunque dellopinione che con ogni probabilit la

    Fram andr esattamente alla deriva attraverso il bacino polare eche uscir dallaltra parte senza essere n ostacolata n distrutta;ma anche se dovesse accadere un incidente, non vedo comelequipaggio non possa essere in grado di tornare a casa sano esalvo, una volta osservate le misure cautelari. Di conseguenzacredo che non vi sia ragione per cui dalla Fram non debba partireuna spedizione su slitta e sento che, poich i risultati promessisono ottimi risultati, si debba certamente tentare.

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    CI PREPARIAMO ALLA SPEDIZIONE SUL GHIACCIO

    Chi saranno i due componenti della spedizione? Io e Sverdrupci siamo gi messi alla prova in questo genere di lavoro e po-tremmo farcela; tuttavia non possiamo lasciare entrambi laFram, questo assolutamente chiaro. Uno di noi deve restare eprendersi la responsabilit di portare tutti gli altri a casa; al-trettanto chiaro che uno di noi due deve guidare la spedizionecon la slitta, poich noi siamo quelli in possesso dellesperienzanecessaria. Sverdrup ha un grande desiderio di partire ma nonposso fare a meno di pensare che sia pi rischioso lasciare la

    Fram che restare a bordo. Perci se dovessi lasciarlo partire, do-vrei accollargli il compito pi rischioso e tenere per me quellopi semplice. Se dovesse morire, riuscirei mai a perdonarmi diaverlo lasciato partire, anche se era suo desiderio? Ha nove annipi di me e sento una responsabilit che mi mette a disagio. Ri-guardo i nostri compagni, chi tra noi due sarebbe pi utile qui abordo per loro? Credo che abbiano fiducia in entrambi e credoche entrambi saremmo in grado di riportarli a casa sani e salvi,con o senza la Fram. La nave per il suo incarico speciale, men-tre io ho la conduzione di tutto quanto, soprattutto delle inda-gini scientifiche; dunque, dovrei essere io a farmi caricodellincombenza che prevede la realizzazione di importanti sco-perte. Chi resta sulla nave sar in grado di condurre le osserva-zioni scientifiche che devono essere fatte a bordo. dunque miodovere partire e il suo quello di restare. Anche lui considera la

    cosa ragionevole.Come compagno ho scelto Johansen, qualificato per il com-pito. Usa bene gli sci e in pochi gli tengono testa per resistenza sia mentalmente che fisicamente un bel tipo. Non glielho

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    ancora chiesto, ma credo che lo far presto in maniera che siapronto per tempo. Hansen e Blessing sarebbero felici di accom-pagnarmi, ma il primo responsabile dei rilevamenti, il secondo

    il dottore e non pu lasciare il suo posto. Altri sarebbero ingrado di farcela e sono sicuro che vorrebbero venire.Quindi per il momento la spedizione verso nord decisa. Ve-

    diamo cosa ci dir linverno. Luce permettendo, mi piacerebbepartire in febbraio.

    Domenica 18 novembre.Mi sembra di non realizzare del tuttoche tra soli tre mesi dovr veramente partire. A volte mi ingannocon sogni affascinanti circa il mio ritorno a casa dopo le tribola-zioni e la vittoria e tutto allora limpido e luminoso. Ma a questiseguono fallaci pensieri di incertezza del futuro, di cosa potrebbeannidarsi e allora i sogni svaniscono come aurore boreali, pallidee incolori.

    Ah, questi interminabili attacchi freddi dei dubbi! Prima diogni risoluzione decisiva si deve trarre il dado della morte. Che

    sia troppo lardire e troppo poco il guadagno? Ad ogni modo cda guadagnare ben pi di quello che c ora. Ma poi non miodovere? Inoltre, c una sola persona verso la quale sono respon-sabile e lei Io ritorner. Lo so. Ho la forza necessaria per que-sto compito.

    Luned 19 novembre.In mattinata ho spiegato la questione a Jo-hansen e ho sconfinato sulle difficolt che si potrebbero presen-tare, ponendo una forte enfasi sui pericoli che bisogna esserepronti ad affrontare. Non ci si pu nascondere che si tratta diuna questione di vita o di morte. Deve pensarci bene prima didecidere se verr con me. Se vuole venire sar contento ma gli hodetto che avrei preferito si prendesse un paio di giorni prima didarmi una risposta. Ha detto che non aveva bisogno di tempoper riflettere: voleva venire. Quando tempo fa Sverdrup aveva

    prospettato la possibilit di una spedizione del genere lui ciaveva pensato sopra, e aveva deciso che se la scelta fosse cadutasu di lui, avrebbe considerato un grande favore potermi accom-pagnare. Domani cominciano i preparativi per il nostro viaggio.

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    Marted 20 novembre.Questa sera ho fatto un discorso a tuttolequipaggio durante il quale ho annunciato la decisione, spie-gando il piano della spedizione. Allinizio ho rivisto tutta la teo-

    ria alla base del nostro impegno, sottolineando lidea sulla qualeho edificato i miei piani e cio che un vascello catturato daighiacci a nord della Siberia deve andare alla deriva attraverso ilmare polare e uscire nellAtlantico, dovendo per forza passareda qualche parte a nord della Terra di Francesco Giuseppe e traessa e il Polo. Loggetto della spedizione quello di compierequesta deriva attraverso il mare ignoto e compiere dei rileva-menti. Ho fatto notare che tali osservazioni saranno di egualeimportanza sia che avvengano passando per il polo sia a unacerta distanza da esso. A giudicare dalla nostra esperienza sinoa questo punto, non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che laspedizione risolver il problema che si era prefissa di affrontare;sino ad ora ogni cosa andata come previsto e si deve sperare dipoterci attendere che anche il resto del viaggio sar cos. Che sipotesse ottenere il nostro obbiettivo principale era assodato. Ma

    essendo sorta la questione se non si potesse ottenere di pi, hospiegato che ci pu accadere con una spedizione verso nord.Ho avuto limpressione che fossero tutti interessati alla spedi-

    zione prevista e che tutti abbiano ritenuto auspicabile che la siportasse a compimento. Se lo avessi chiesto, credo che lobiezionepi rilevante sarebbe stata che non potevano farne parte. Ho cer-cato di far capire a tutti che nonostante fosse indubbiamente unabella cosa spingersi il pi possibile verso nord, portare la Framsana e salva attraverso il mare polare fino dallaltra parte se nonla Fram, almeno loro stessi e senza perdite di vite umane nonera compito meno onorevole. Credo che abbiano compreso tutti laforza di questa idea e che ne siano rimasti soddisfatti. Dunque, ildado tratto e ora devo credere che questa spedizione si far dav-vero.

    Ci siamo immediatamente dedicati ai preparativi. Verso fine

    estate avevo iniziato a preparare un kayak singolo, la cui struttura fatta di bamb. stato un lavoro lento durato diverse settimanema alla fine il kayak venuto leggero e robusto, pesando solo 8chili. stato ricoperto di stoffa da vela da Sverdrup e Blessing,

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    arrivando a 15 chili. Ho incaricato Mogstad di costruirne unouguale mentre io e Johansen stiamo preparando la copertura.Questi kayak sono lunghi 3,7 metri, larghi circa 0,7 metri al centro,

    con uno fondo di 30 centimetri e laltro di 38. Sono decisamentepi corti e pi larghi di qualsiasi kayak eschimese, dunque noncos leggeri da spingere in acqua. Ma la velocit non importantepoich sono stati concepiti principalmente per attraversare spaziaperti e canali sgombri tra i ghiacci. La grande cosa che questeimbarcazioni sono leggere e robuste, quindi dovrebbero essere ingrado di trasportare oltre a noi, le provviste e lequipaggiamentoper molto tempo. Se li avessimo fatti pi lunghi e pi stretti, oltrea essere pi pesanti sarebbero stati pi esposti a danneggiamentodurante il trasporto sul ghiaccio irregolare. Una volta caricati pos-sono contenere le provviste e i materiali di almeno tre mesi, moltocibo per cani e un paio di cani sul ponte. Per il resto sono del tuttosimili a quelli eschimesi, completamente chiusi con unaperturanel mezzo per stare seduti. Questa apertura circondata da unanello in legno come quello degli eschimesi, sul quale far scivolare

    la parte inferiore dei nostri giacconi in pelle di foca, ed apposi-tamente studiata per questo scopo, in maniera tale che il puntodunione tra giaccone e imbarcazione sia impermeabile. Quandoi giacconi vengono chiusi stretti ai polsi e alla faccia, il mare puanche spazzarci ma nel kayak non entra una sola goccia dacqua.Abbiamo dovuto fornirci di queste imbarcazioni per lattraversa-mento dei tratti aperti di mare quando saremo diretti a Spitzber-gen o, nel caso si scegliesse laltra rotta, tra la Terra di FrancescoGiuseppe e larcipelago di Novaja Zemlja.

    Ho anche fatto costruire alcune slitte da spingere a mano, pro-gettate per sopportare le difficili prove alle quali inevitabilmenteesposta una spedizione con i cani e i carichi pesanti su una super-ficie irregolare di banchi di ghiaccio alla deriva. Due di questeerano circa lunghe come i kayak. Ho sperimentato molto gli indu-menti da indossare, ansioso di scoprire se i nostri articoli in pelle

    di lupo potevano andare bene, ma tengono troppo caldo.Ho anche fatto ogni genere di calcolo per scoprire quali sianole provviste migliori sia per i cani che per gli uomini in rapportoal nutrimento fornito e al loro peso, che deve essere ridotto al mi-

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    nimo necessario. Poi cerano tutte le prove relative alla strumen-tazione e diversi dettagli piccoli ma assolutamente necessari. Ilsuccesso di una spedizione dipende proprio dalla felice combina-

    zione di tutte queste minuzie.Gran parte del tempo, durante linverno, stato dedicato a que-sti preparativi. Hansen ci ha preparato formule tabellari utili peri nostri rilevamenti, curve relative ai movimenti dei cronometri ealtre cose del genere. Inoltre sta per preparare una mappa com-pleta del nostro viaggio e una dallinizio della deriva a oggi.

    Durante lautunno ha anche costruito una postazione-osserva-torio di neve assieme a Johansen, molto simile a un riparo eschi-mese. Ci si trovato molto a proprio agio con la lampada apetrolio appesa al soffitto, la cui luce, riflessa sulle pareti bianche,era un bello spettacolo. Lha trovata anche piuttosto calda, quandoriusciva a far salire la temperatura a 20 sotto zero, potendo cosmaneggiare la sua strumentazione a mani nude.

    Domenica 2 dicembre. Da qualche giorno Sverdrup malato,

    spero non sia niente di serio. Anche lui convinto che non sianiente di particolare, tuttavia la cosa ci procura ansia. un raf-freddore intestinale contratto probabilmente sul ghiaccio: temoche sia stato un po distratto, ma sta migliorando. Certo un av-vertimento per non prendere le cose alla leggera.

    Sto leggendo i vari resoconti delle spedizioni polari inglesi delperiodo di Franklin alla ricerca delle sue navi e devo confessare diammirare molto quegli uomini e il grande lavoro fatto. La nazioneinglese ha veramente ragione di essere orgogliosa di loro. Ricordoche da ragazzo, quando avevo letto queste storie, le mie fantasiebramavano quei paesaggi. Ora le leggo da adulto, dopo aver vis-suto lesperienza di persona: ma quando la mente non si lascia in-fluenzare dallavventura, mi inchino ammirato. Che coraggiouomini come Parry, Franklin, James Ross, Richardson e McClin-tock e anche in tutti gli altri. I loro equipaggiamenti erano ben stu-

    diati rispetto a quello che avevano a disposizione a quei tempi!Non c davvero niente di nuovo sotto il sole. Gran parte dellecose di cui vado fiero e che pensavo fossero delle novit, leave-vano gi anticipate loro.

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    Venerd 14 dicembre.Ieri grande festa per la Fram, il vascelloche ha raggiunto la latitudine pi elevata (laltro ieri siamo arri-vati a 8230 di latitudine nord). Il primo brindisi alla nave che

    aveva dimostrato di cosa era stata capace, faceva circa cos:Molti uomini saggi hanno scosso la testa quando siamo par-titi e ci hanno mandato sinistri auguri per il viaggio. Le loro testesi scuoterebbero meno vigorosamente se potessero vederciadesso alla deriva, tranquilli e a nostro agio, nelle latitudini pisettentrionali mai raggiunte da qualsiasi vascello, e ancora inmovimento verso nord. La Fram non solo la nave pi a norddel mondo in questo momento ma ha gi superato grandi esten-sioni di terre sinora ignote, che si trovano parecchi gradi pi anord di chiunque altro su questo oceano, da questa parte delPolo. Ma noi speriamo che non si fermer qui; oltre le foschiedel futuro ci attendono molti trionfi di cui non parleremo adesso.Oggi ci accontentiamo di quello che stato ottenuto sinora.

    Non possiamo trattenere uno strano sentimento, quasi di ver-gogna, confrontando la fatica e la privazione, per non dire le in-

    credibili sofferenze patite dai nostri predecessori nelle lorospedizioni, rispetto alla tranquillit con la quale stiamo andandoalla deriva su estensioni del globo terrestre pi grandi di quellecoperte da quasi tutte le spedizioni precedenti. Tuttavia credoche abbiamo tutti i motivi per essere soddisfatti del nostro viag-gio con la Fram e sono certo che sapremo riportare qualcosa inNorvegia in cambio della fiducia, dellappoggio e del denaro in-vestito. Ma non dobbiamo dimenticare i nostri predecessori, am-miriamoli per la maniera in cui hanno lottato e resistito.Ricordiamo che se ci siamo potuti preparare a questo viaggio, stato solo grazie al loro lavoro e ai loro risultati. Grazie alla loroesperienza collettiva luomo ha capito come affrontare quelloche sino ad oggi era stato il suo pi ostinato e pericoloso nemiconelle regioni artiche: il ghiaccio da deriva. Lo ha fatto utilizzandoil semplice espediente di seguirlo invece di contrastarlo, lascian-

    dosi catturare ma non contro la propria volont, bens intenzio-nalmente e preparandosi per tempo a questo evento. A bordo diquesto vascello stiamo cercando di raccogliere i frutti delle espe-rienze dei nostri predecessori. Ci sono voluti anni per fare questo

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    ma sento che grazie a loro dovrei essere in grado di affrontarequalsiasi imprevisto che il destino ci presenter in queste acqueignote. Credo che siamo stati fortunati e che tutti siamo dellopi-

    nione che sia difficile immaginare un ostacolo o una difficoltche non si possa superare con i mezzi e le risorse che abbiamo abordo, che potranno anche permetterci di ritornare in Norvegiasani, salvi e con un raccolto importante.

    Dunque, brindiamo tutti alla Fram!.

    Domenica 22 dicembre.Il solito vento sudorientale si trasfor-mato in una tempesta e stiamo indubbiamente andando alla de-riva con un buon ritmo. Se esco dal tendone per andare sul pontevengo ricoperto dalla neve. Dallosservatorio del rifugio di neve,ma anche da una distanza inferiore, la Fram invisibile e la neverende quasi impossibile tenere gli occhi aperti. Avremo superatogli 83?

    Gioved 27 dicembre.Natale arrivato di nuovo e siamo ancora

    lontanissimi da casa. Che tristezza! Ciononostante non sono ma-linconico, anzi posso dire di essere contento; sento che il futuroci riserva qualcosa di grande; dopo le lunghe ore di incertezzaadesso riesco a distinguere la fine di questa cupa notte; non hodubbi sul fatto che le cose andranno bene, che il viaggio non sarstato inutile e che le nostre speranze si realizzeranno. Dicono chela sorte di un esploratore forse dura e che la sua una vita riccadi delusioni: ma anche ricca di momenti bellissimi quelli incui egli vede i trionfi della fede e della volont umana, che arri-vano quando coglie la visione del rifugio del successo e dellapace.

    il secondo Natale lontano da casa nella solitudine dellanotte; siamo nel regno della morte sempre pi nel suo cuore dinord, pi di chiunque altro prima di noi. C qualcosa di stranoin questa emozione e inoltre questo il nostro ultimo Natale a

    bordo della Fram. A pensarci viene quasi tristezza. Il vascello come una seconda casa e ci diventato caro. Forse i nostri com-pagni trascorreranno un altro Natale qui, forse pi di uno, senzadi noi che andremo lontani diretti verso il cuore della solitudine.

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    Il Natale trascorso tranquillo e piacevolmente, di certo ha con-tato non poco il fatto che il regalo del vento stato il grado 83 dilatitudine.

    Venerd 28 dicembre. Questa sera, poco prima delle nove etrenta, la nave ha ricevuto un colpo tremendo. Quando sonouscito non si sentiva il rumore del ghiaccio che si impaccava.Tuttavia il sibilo del vento sul cordame era tale da rendere diffi-coltoso il distinguere altri suoni. Poi alle dieci e mezza un altrocolpo e pi tardi, di tanto in tanto, si sono sentite delle vibrazionilungo tutta la nave e infine, verso le unidici e mezza, i colpi sonodiventati pi forti. Era evidente che da qualche parte intorno anoi il ghiaccio si stava impaccando e mentre stavo per uscireMogstad venuto ad annunciare che davanti a noi cera una cre-sta di compressione molto brutta. Siamo usciti con le lanterne ea cinquantasei passi dalla prua si estendeva una cresta perpen-dicolare che si allargava lungo il canale sgombro e proprio inquel momento cera in atto una compressione tremenda. Rug-

    giva, scricchiolava e crepitava poi si calmata per un po perfarsi risentire a intervalli come se stesse tenendo un ritmo rego-lare. Alla fine si trasformata in un boato continuo. Sembravaessere principalmente ghiaccio formatosi di recente dai canalisgombri che avevano creato questa cresta, ma si vedevano anchepesanti blocchi di ghiaccio. La pressione era lenta ma inesorabilee spingeva verso la nave; il ghiaccio di fronte gli aveva lasciatospazio sino a grande distanza e piano piano si stava avvici-nando. Il banco di ghiaccio intorno a noi si spezzato, per cui il

    blocco di ghiaccio nel quale la nave s incastrata pi piccolodi prima. Non vorrei affatto che la cresta di compressione arri-vasse dritta sotto il naso della Fram, perch potrebbe provocaredanni. Anche se difficile pensare che possa arrivare sin qui, hodato ordine a chi di guardia di fare molta attenzione e di chia-marmi se dovesse avvicinarsi troppo o se il ghiaccio sotto di noi

    dovesse spezzarsi.

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    1895, IL NUOVO ANNO

    Mercoled 2 gennaio 1895. Non avevo mai avuto sensazioni cosstrane al principio di un anno nuovo. Non mancher di portareeventi importanti e probabilmente sar uno degli anni indimen-ticabili della mia vita, sia che mi conduca al successo, sia alla di-struzione. In questo mondo di ghiaccio gli anni vengono e se nevanno inosservati; qui non siamo a conoscenza di cosa accadeallumanit, n sappiamo cosa riserva il futuro. In questa naturasilenziosa nulla accade; ogni cosa avvolta nelloscurit; non sivedono altro che stelle ammiccanti nella notte di ghiaccio e il

    guizzante splendore dellaurora boreale. Riesco appena a distin-guere un flebile profilo della Fram stagliarsi vagamente nella te-nebra desolata, con il cordame scuro contro lesercito di stelle. Ilvascello pare un minuscolo granello sperduto nel mezzo di que-sta distesa sconfinata nel regno della morte. Ciononostante, sottoil ponte c ladorata dimora che accoglie tredici uomini pernulla intimiditi dalla maestosit di questo regno.

    Dopo l1 di notte di venerd e sino a ieri sera, non si era pisentita la pressione del ghiaccio. Stavo leggendo quando houdito un brontolio provenire da fuori mentre dal cordame laneve cadeva sul tendone esterno; mentre pensavo che fosse ilghiaccio che si stava impaccando, proprio in quel momento laFram ha subito una botta violenta come non ne riceveva dallin-verno scorso. Sono stato sballottato avanti e indietro sul bauledove stavo seduto. Poich il brontolo e il tremolo continua-

    vano, sono uscito. Si sentito un grande boato in direzione oveste nordovest, era il ghiaccio che si saldava e il rumore prose-guito costante per circa un paio dore. Che sia questo il buonanno del ghiaccio?

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    La vigilia trascorsa comodamente. Inutile dire che ceraunabbondanza di torte e che si parlato dellanno vecchio e diquello nuovo. Ovviamente cerano tanti pensieri che si insinua-

    vano, visto che questo il secondo anno a bordo della Fram econ ogni probabilit lultimo che passeremo insieme. Accade checon il nuovo anno ci troviamo alle soglie di un mondo comple-tamente nuovo. Il vento che soffiava tra il cordame sopra le no-stre teste ci sospinge verso regioni ignote ma anche versolatitudini pi elevate e dove nessun essere umano ha mai messopiede. Avevamo limpressione che questanno, da poco iniziato,ci avrebbe condotto allapice della spedizione.

    Gioved 3 gennaio. Giorno di inquietudine, di vita mutevole, adispetto della monotonia. Ieri avevamo tanti progetti per il fu-turo e oggi ci mancato poco che restassimo sul ghiaccio senzaun tetto sopra la testa! Alle quattro e mezza del mattino un af-flusso di ghiaccio fresco si immesso nella corsia a poppa e allecinque in quella di babordo. Alle otto mi sono svegliato sentendo

    il ghiaccio scricchiolare e crepitare, come se stesse iniziando aesserci una compressione del ghiaccio. Lungo tutta la Fram sisentiva un leggero tremore e fuori il boato. Una volta fuori nonsono rimasto sorpreso nello scoprire unampia cresta di com-pressione lungo tutto il canale sgombro a babordo, a meno ditrenta passi dalla Fram: le fratture, da questa parte, si estende-vano sino ad almeno diciotto passi da noi. Gli oggetti sparsi sulghiaccio da quel lato sono stati riportati sulla nave; le assi e le ta-vole, che durante lestate erano servite da sostegno alla capannameteorologica, sono state tagliate assieme al suo riparo, perchnon potevamo permetterci di perdere materiale. Ma la lenza cheera stata lasciata nel buco per lo scandaglio stata catturata dallacompressione. Poco prima di mezzogiorno, non appena risalitoa bordo, il ghiaccio ha ripreso improvvisamente a fare pressione.Sono uscito a vedere ed era ancora sul canale sgombro di ba-

    bordo: la pressione era forte e la cresta gradualmente si avvici-nava. Poco dopo, Sverdrup salito sul ponte ma scesoimmediatamente per dirci che presto la cresta si sarebbe abbat-tuta su di noi: servivano uomini per caricare la slitta con lappa-

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    rato per lo scandaglio che andava portato subito sul lato di tri-bordo della Fram, visto che l vicino il ghiaccio si era aperto. Lacresta ha iniziato ad avvicinarsi pericolosamente e se si fosse ab-

    battuta su di noi prima che la Fram si fosse liberata dal ghiaccio,le cose si sarebbero presto fatte spiacevoli. Il vascello in quel mo-mento era pi che mai ingavonato a babordo.

    Durante il pomeriggio ci siamo preparati a lasciare la nave sele cose si fossero messe al peggio. Le slitte sono state preparatesul ponte e abbiamo liberato i kayak; sul lato di tribordo ab-biamo depositato 25 casse di biscotti per cani e 19 casse di pane,oltre a 4 bidoni contenenti 80 litri di petrolio che abbiamo siste-mato sul ponte. Mentre eravamo a tavola abbiamo sentito scric-chiolare il ghiaccio, crepitava con un rumore sempre pi vicino,sinch si sentito un crollo provenire da destra sino a dove era-vamo seduti. Sono corso di sopra, dove ho trovato una compres-sione di ghiaccio nel canale sgombro un po discosto da noi,quasi sul raggio di tribordo. Poi sono tornato gi e ho ripreso amangiare. Subito dopo sceso Peter, che era uscito sul ghiaccio,

    e ridendo come al solito ci ha detto che per forza avevamo sen-tito scricchiolare e crepitare: il ghiaccio si era spezzato a unaslitta di distanza dalle casse di biscotti per cani e la frattura sistava espandendo a poppa della Fram. Sono uscito, ho visto chela frattura era notevole e per sicurezza abbiamo spostato le cassedi biscotti pi avanti. Abbiamo scoperto anche diverse altre fen-diture di minore entit intorno alla nave. Poi sono sceso e ho fu-mato una pipa durante una piacevole conversazione nella cabinadi Sverdrup. Dopo un periodo piuttosto lungo, il ghiaccio ha ri-preso a spezzarsi e a comprimersi. Pur essendo convinto che nonci fosse niente di nuovo ho chiesto a chi era nella sala se ceraqualcuno sul ponte, e che se non era cos qualcuno gentilmenteavrebbe fatto meglio a salire per vedere dove il ghiaccio si stavasaldando. Nordhal sceso dicendo che il ghiaccio era a babordoe che sarebbe stato meglio salire sul ponte: mentre scendevo

    dalla scala, Peter da sopra mi ha chiamato dicendo, dobbiamoportar fuori i cani, guarda l, c acqua sul ghiaccio!. Era ora diandare. Lacqua stava riversandosi dentro e nel canile era gialta. Peter ha guadato lacqua alta sino alle ginocchia e ha spa-

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    lancato la porta. I cani sono quasi tutti scappati fuori ma alcuni,spaventati, erano strisciati negli angoli pi nascosti e abbiamodovuto trascinarli fuori, nonostante lacqua che ormai sommer-

    geva le loro gambe.Messi al sicuro i cani ho fatto il giro della Fram per vederecosaltro era accaduto. Il ghiaccio si era spezzato sino a prualungo la nave, vicino alla prora di tribordo; da questa spaccaturalacqua si era riversata a poppa lungo il lato di babordo, tenutobasso dal peso della cresta che si stava rapidamente compri-mendo verso di noi. La frattura passava proprio sotto il centrodella fornace portatile che stata messa su una slitta e spostatasulla grande gobba di ghiaccio sul quarto di tribordo. Anche ilpemmican in totale 11 casse le casse di biscotti per cani e le19 casse di pane sono state trasferite nello stesso luogo. In quelpunto abbiamo dunque un intero deposito e ho fiducia nel fattoche il ghiaccio, essendo cos spesso, non dovrebbe mollare. Ab-biamo portato altre 4 tolle di metallo con il petrolio sulla gobbadi ghiaccio, dopodich abbiamo portato fuori dalla stiva 21 casse

    di pane pronte da portare via, una fornitura di pemmican, cioc-colato, burro etc. etc... calcolata per durare 200 giorni. Abbiamoanche preparato tende, materiale per cucinare e articoli simili,cos ora possiamo dormire tranquilli e abbiamo finito di lavoraredopo mezzanotte. Ho ancora fiducia nel fatto che si tratti di unfalso allarme ma se dovesse accadere linimmaginabile, nostrodovere essere pronti.

    Venerd 4 gennaio.Durante la notte il ghiaccio rimasto tran-quillo. Ma durante il giorno, a parte qualche interruzione, hacontinuato ad assestarsi crepitando. Questa sera, dopo le 9, cisono stati diversi colpi della compressione. avanzato, a volteleggero, a intervalli regolari ma a volte con un autentico boato;poi si calmava e poi tornava a rombare. Nel frattempo la crestadi compressione diventa sempre pi alta e si avvicina lenta-

    mente, la pressione arriva solo a intervalli ed pi rapidaquando lassalto del ghiaccio prolungato nel tempo. Si riesceveramente a vedere come strisciante nel suo avvicinamento eadesso, alluna di notte, non a molti metri di distanza meno

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    di due dal margine dellaccumulo di neve sul lato di babordovicino alla passerella: insomma, a meno di tre metri e mezzodal vascello e non ci vorr molto prima che ci sia addosso. Il

    ghiaccio intanto continua a frantumarsi, mentre si fa sempre piesigua la massa solida nella quale siamo incastrati, sia a babordoche a tribordo. Ci sono varie fratture che si aprono risalendoverso la Fram. Mentre il ghiaccio affonda sotto il peso della cre-sta di babordo, la Fram si inclina sempre pi da quel lato e lac-qua scorre sopra il ghiaccio nuovo formatosi con lacqua che ciera salita ieri. come morire a pezzetti. La cresta maleficaavanza lenta ma inesorabile, limpressione che voglia supe-rare il corrimano. Se solo la Fram facesse la cortesia di liberarsidal ghiaccio, sono sicuro che farebbe ancora in tempo a sfuggire,anche se al momento le cose non hanno un bellaspetto. Ciaspetta un brutto momento se la nave non si libera immediata-mente. Sono uscito a dare unocchiata alla cresta, che avanza im-placabile! Ho osservato le fratture nel ghiaccio e ho notato comesi formano e come si espandono intorno alla nave; ho ascoltato il

    ghiaccio crepitare e scricchiolare sotto i piedi e non me la sento diandare a dormire prima di vedere la Fram finalmente libera. Men-tre sono qui seduto sento il ghiaccio partire con un nuovo assalto,lo sento rombare e saldarsi e riesco a sentire la cresta che si avvi-cina. Questa cresta di compressione brutta, non sembra volersifermare. A questo punto non credo ci sia altro che possiamo fare.Alloccorrenza, tutto pronto per abbandonare il vascello. Oggiabbiamo portato fuori indumenti etc., sistemando ogni cosa inborse diverse, per ogni uomo, pronte per essere portate via.

    molto strano, certamente esiste la possibilit che i nostripiani possano venire bloccati da eventi imprevedibili, anche se poco probabile che ci avvenga. Al momento non provo ansia,mi piacerebbe per sapere se dobbiamo portare tutto sul ghiac-cio o no. luna passata e credo che la cosa pi intelligente siaquella di andare a dormire.

    Sabato 5 gennaio.Questa notte dormiamo vestiti, con addossoo al fianco i generi di prima necessit, pronti a saltare sul ghiac-cio alle prime avvisaglie. Alle 5.30 mi ha chiamato Sverdrup per

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    dirmi che la cresta ha raggiunto il corrimano della Fram e che staper rovesciarsi violentemente su di noi. Non ho avuto moltotempo per i dubbi: non avevo ancora aperto gli occhi quando ho

    sentito un boato e del fracasso provenire dallesterno, sembravail giorno del giudizio. Sono saltato in piedi. Non restava chechiamare gli uomini, portare le provviste rimanenti sul ghiaccioe mettere sul ponte le pellicce e il resto delle dotazioni, in ma-niera da poter essere gettate immediatamente fuoribordo in casodi necessit. Ma durante la giornata il ghiaccio rimasto tran-quillo. Lultimissima cosa che abbiamo calato stata la scialuppadel petrolio appesa alla gru sul lato di babordo, per trascinarlaverso la grande gobba di neve. Alle 8 di sera circa, ormai con-vinti che la compressione aveva desistito, il ghiaccio ha ripresoa tuonare e a spezzarsi peggio di prima. Sono corso fuori e hotrovato ammassi di neve e ghiaccio che si stavano rovesciandosu di noi superando il corrimano in mezzo alla nave e sopra iltendone. Peter ha afferrato un badile e si precipitato in avanti,fuori dal tendone, mettendosi a spalare sul ghiaccio nel ponte

    mediano, mentre lo seguivo per vedere come stavano le cose. Ed allora che ho visto pi di quello che avrei voluto, per cui erainutile voler combattere quel nemico con un badile. Ho richia-mato Peter e gli ho detto meglio portare tutto sul ghiaccio.Non avevo ancora finito che il ghiaccio, rombando e spezzan-dosi, aveva gi ripreso a fare pressione con rinnovato vigore.Sono tornato di corsa sul ponte principale, ho incontrato Mog-stad con un badile, lho rispedito indietro e continuando a cor-rere sotto il tendone verso la scala, ho visto che il tetto erapiegato sotto il peso degli ammassi di ghiaccio che lo travolge-vano pronti a frantumarsi sui corrimano e sulle murate: ormaimi aspettavo di vedere il ghiaccio forzare e bloccare il passaggioda un momento allaltro. Sono sceso a chiamare gli uomini sulponte, ho dato istruzioni di non passare dalla porta di babordoe di servirsi della sala mappe, sul lato di tribordo, per uscire.

    Prima di tutto bisognava portare le borse fuori dalla sala, poiavremmo potuto prendere quelle sul ponte. Temevo che se nonavessimo tenuto chiusa la porta a babordo, il ghiaccio, se fosseriuscito a far breccia dalle murate e dalla tenda, avrebbe potuto

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    rovesciarsi sul ponte entrando dalla porta, finendo cos per inva-dere il passaggio, scendere dalla scala, e imprigionarci cometopi. anche vero che il passaggio dalla sala macchine era stato

    liberato proprio per i casi di emergenza ma si tratta di un bucomolto stretto, soprattutto se ci si deve passare attraverso con ibagagli pesanti. Inoltre nessuno poteva sapere quanto sarebberimasto aperto questo buco una volta che il ghiaccio ci avessepreso decisamente dassalto. Sono corso di nuovo a liberare icani, che erano stati rinchiusi in uno spazio sul ponte lungo lamurata di babordo.

    Intanto gli uomini portavano fuori le borse e non servitospronarli, a questo ci ha pensato il ghiaccio tuonando sui fianchidella nave in maniera irresistibile. C stata una gran confusioneal buio: ciliegina sulla torta, il secondo ufficiale nella fretta avevalasciato spegnere le lanterne. Sono dovuto scendere in cambusaper mettere qualcosa ai piedi, ma quando sono arrivato il ghiac-cio era al suo apice e i fasci del ponte mediano stavano scricchio-lando sopra di me al punto che ho pensato che stessero davvero

    per crollare.Dopo aver liberato dai bagagli la sala, le cuccette e il ponte, ab-biamo iniziato a portarli sul ghiaccio che intanto si frantumavaruggendo contro la fiancata della nave, al punto che risultava dif-ficile sentire le nostre voci. Ma tutto andato per il meglio, siamostati veloci e in breve abbiamo messo tutto al sicuro.

    Mentre facevamo tutto questo, finalmente la pressione e i bloc-chi di ghiaccio si sono fermati e tutto tornato tranquillo. Mache visione! La fiancata di babordo della Fram sepolta nellaneve e lunica cosa che si riesce a vedere lo spiovente del ten-done. Se la scialuppa fosse rimasta appesa alla gru, sarebbe dif-ficilmente sfuggita alla distruzione. La gru rimasta sepoltasotto il ghiaccio e la neve ma curioso che fuoco e acqua si sianodimostrati impotenti contro limbarcazione, che uscita illesadal ghiaccio e che ora girata a pancia in alto sul banco di ghiac-

    cio. Ha avuto una vita tempestosa, mi chiedo cosaltro ha inserbo per lei il futuro.In serata gli uomini hanno cominciato a mangiare la loro ra-

    zione di torte, frutta candita e altre cose simili, poi hanno fumato

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    e si sono divertiti. Evidentemente hanno pensato che non sannoquando si potr rifare una cosa del genere a bordo della Fram.Al momento viviamo su una nave vuota.

    La cresta sulla fiancata di babordo enorme e gli ammassi dighiaccio sono tremendi. La nave inclinata di quasi 7, non eramai successo; ma dopo lultima compressione si rimessa unpo per il verso giusto, per cui rialzandosi deve essersi liberatadal ghiaccio e il pericolo sicuramente passato. Dunque alla finesi tratta veramente di tanto rumore per nulla.

    Domenica 6 gennaio. Giornata tranquilla, nessun blocco dighiaccio da ieri sera. Questo pomeriggio siamo stati molto in-daffarati per estrarre dal ghiaccio la Fram e sinora abbiamo libe-rato il corrimano sino al ponte mediano, anche se una massaenorme di ghiaccio caduta sopra la tenda, due metri sopra ilcorrimano. sorprendente che il tendone abbia tenuto ma senon fosse accaduto, per i cani sarebbe stato brutto. Oggi pome-riggio Hansen ha fatto una rilevazione allapogeo che ci ha dato

    a una latitudine nord di 8334. Evviva! Stiamo andando bene tredici minuti da luned e abbiamo raggiunto la latitudine pisettentrionale. Inutile dire che la cosa stata celebrata a doverecon una tazza di punch, frutta in conserva e i sigari del dottore.

    Ieri sera eravamo in fuga per salvarci la vita, stasera beviamopunch e banchettiamo: sono veramente i casi del destino.

    Loperazione per estrarre la Fram procede: in ogni caso libere-remo i corrimano. veramente una visione imponente al pleni-lunio e per quanto consapevoli delle proprie forze non si pumancare di rispetto a unantagonista che sa imporre forze delgenere, capace di far entrare in azione un meccanismo cos po-tente in pochi minuti. La Fram allaltezza ma nessunaltra naveavrebbe potuto resistere a un assalto cos furioso. In meno diunora questo ghiaccio eriger una parete a fianco e sopra di noiche potrebbe richiederci un mese prima di poterne uscire, ma-

    gari anche di pi. Ha qualcosa di gingantesco, come unaguerra tra i nani e lorco, nella quale i pigmei devono ricorrereallastuzia e allinganno per liberarsi dalla morsa di qualcunoche raramente molla la presa.

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    Se lattacco alla Fram fosse stato pianificato da tutte le forzedel male non sarebbe potuto essere peggiore di questo. Il bancodi ghiaccio, spesso quasi due metri e mezzo, si abbattuto su di

    noi da babordo, facendosi largo a forza tra il ghiaccio dove citroviamo adesso e finendo per frantumarlo. Cos la Fram stataspinta a forza con il ghiaccio verso il basso, mentre laltro banco,ammassato sul ghiaccio sottostante, vi si abbattuto sopra pren-dendola nel mezzo mentre la nave era ancora bloccata. Perquello che posso giudicare, non poteva subire compressione pidura per cui non c da meravigliarsi dei gemiti: ha resistito, si liberata e si allentata. Dopo tutto quello che accaduto, chipotr pi dire che la forma di un vascello non ha molta rile-vanza? Se la Fram non fosse stata progettata cos, adesso non sa-remmo qui. Non c una goccia dacqua allinterno della nave.Stranamente da allora il ghiaccio non ci ha pi dato strizzate delgenere e forse quella che abbiamo sentita sabato era la morsa cheandava a morire.

    stato terrificante. Questa mattina io e Sverdrup siamo usciti

    a piedi sul ghiaccio ma una volta lontani dalla nave non abbiamotrovato altri segni di nuovi ammassamenti di ghiaccio, cheadesso era liscio e uniforme come prima. Quellammassamentosi limitava a una certa estensione che andava da est a ovest e laFram si trovava proprio nel punto peggiore.

    Questa sera, sotto la luna cera una lucentezza notevole. Sem-brava che dallorizzonte si innalzasse un enorme mucchio difieno luminoso che toccava il grande anello intorno alla luna.Sul lato superiore dellanello cera un segmento del solito arco diluce invertito.

    L8 gennaio, il giorno seguente, il ghiaccio ha iniziato a macinare ementre io e Mogstaderavamo nella stiva per sistemare le slitte,sopra e sotto di noi abbiamo udito cigolare la nave. La cosa si ripetuta per varie volte ma negli gli intervalli era tutto tranquillo.

    Sono uscito spesso sul ghiaccio ad ascoltare questa macina percapire ma non mai andata oltre il cigolio e il crepitare sotto ipiedi e nella cresta al nostro fianco. Forse un monito di non fi-darci troppo! come vivere su un vulcano fumante. Leruzione

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    che decider il nostro destino potrebbe arrivare in qualsiasi mo-mento e la nave verr spinta fuori oppure inghiottita. O la Framtorner a casa e la spedizione sar un successo, oppure la perde-

    remo e dovremo accontentarci di quello che abbiamo fatto e ma-gari, sulla via del rientro, potremo esplorare alcune zone dellaTerra di Francesco Giuseppe. Tutto qui: ma quasi tutti sentiamoche sarebbe un duro colpo perdere la nave, che brutta visionesarebbe vederla scomparire.

    Durante i giorni seguenti il ghiaccio si calmato. Nella nottedel 9 gennaio il ghiaccio macinava ancora e si spezzava, poi piniente e il 10 gennaio il rapporto dice: ghiaccio perfettamentetranquillo e se non fosse per la cresta sulla fiancata di babordonon si potrebbe mai credere che questa eterna immobilit, coscalma e pacifica, possa essere stata spezzata.

    Con il passare del tempo siamo tornati a occuparci dei prepa-rativi per la spedizione. Il 15 gennaio, marted, scrivo: questasera il dottore ha dato a me e a Johansen una lezione di bendag-gio e ricomposizione delle fratture. Un incidente simile, nella

    notte polare e a 40 o 50 sotto zero, potrebbe significare la morteper entrambi. Ma chi pu dirlo? Ci detto, cose del genere nondevono accadere enon accadranno.

    Venerd 18 gennaio. Gi