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Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www.inchiostronline.it 19 dicembre 2013 anno XIV n. 0 Ecco come le difficoltà economiche incidono sulle tradizioni Natale a Napoli, le voci di dentro La città nel periodo delle feste raccontata da chi ne vive le contraddizioni PAGINA 1 di Simone Giannatiempo Cercare di comprendere il momento delicato che sta vivendo questo Paese attraverso gli occhi di Napoli, la città che ne rappresenta gli eccessi, le angosce, le speranze. Questo numero di Inchiostro tenta, at- traverso la presentazione di diversi punti di vista, di ricomporre un tutto, di restituire l’idea di come venga vissuto nella città partenopea il Natale, periodo den- so di significati sacri e profani. Viene presentata una panoramica larga su diversi aspetti di questo periodo passando da San Gregorio Armeno, la via dei prese- pi unica al mondo, a una breve uscita extraregionale in Calabria per tornare in città con un pungente ar- ticolo Grinch che ci ricorda indolenze e stanchezze natalizie, da uno sguardo sui clochard, ultimi tra gli ultimi, alle radici antropologiche del presepe e delle sue figure, che portano con sé tutta la forza pagana di Napoli, per concludersi con due articoli che resti- tuiscono uno sguardo dovuto in tempo di crisi agli eventi low cost nel capoluogo campano e in penisola sorrentina. Mentre viene chiusa una fabbrica nel vesuviano che confezionava griffe false che invadono Via Toledo, si scopre con amarezza che tale logica è approdata anche a San Gregorio Armeno attraverso l’utilizzo sia di materie prime che di prodotti finiti cinesi che per - mettono di abbattere costi e prezzi. Un’indagine In- tesa Sanpaolo denuncia il crollo del 62% in un anno dei finanziamenti concessi agli enti locali campani aggravando il rilancio economico del territorio e la realizzazione di opere pubbliche. Preoccupante il dato che emerge dalla Caritas, in crescita il numero degli sfollati, 1500 nel 2013, cifra resa ancora più indicativa se a farlo non sono più solo clochard per scelta ma anche nuovi poveri, di- soccupati e precari vittime di una crisi economica dilagante. Preziosa la testimonianza di Giuseppe: “Dentro di me provo un senso di fallimento”; queste parole dure, severe, dipingono lo stato d’animo di un popolo frustrato da un senso di impotenza. Se c’è chi lotta per il cibo, è in questa città dei controsen- si che si afferma quel rito sacrilego di mangiare fino allo sfinimento, esorcizzando secoli di fame, miseria e umiliazioni. Questo il luogo in cui la gente si indebita per la partita del Napoli, per il matrimonio dei figli e per il pranzo natalizio. Volenti o nolenti bisogna fare i conti con le difficoltà economiche e con il bisogno vitale di ribellarsi al disagio cercando, per chi può, di ascoltare concerti, andare a teatro o di fruire delle rare occasioni di arte offerte gratuitamente dalle isti- tuzioni locali. Indicativa la fila davanti al botteghino del San Ferdinando, il teatro di Eduardo, per assi- stere a “Le voci di dentro”. Forse non è un caso che sia proprio questa la commedia eduardiana per cui i napoletani si sono messi in fila. Il critico teatrale Giu- lio Baffi: “Le voci di dentro è una sorta di strana pre- monizione di Eduardo, come se avesse saputo che il mondo avrebbe percorso questa strada della realtà e della non realtà in cui il crimine del sogno sfuma il suo orrore nei reali crimini morali di cui una comu- nità si macchia”. E’ necessario ascoltare quelle voci di dentro e trovare una risposta alle frustrazioni di un popolo. Con un ghigno di dignità. di Mariana Cavallone Il Natale dei giovani ai tempi della crisi va oltre i tradiziona- li mercatini: concerti, musica, spettacoli dal vivo. Il Comune di Napoli ha organizzato per le festività numerose iniziative dedicate ai giovani in cerca di un divertimento low cost. Si parte da “Effetto Museo”, rassegna interdisciplinare promos- sa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale della città di Napoli: visite guidate ai musei, rappresentazioni teatrali e con- certi in serale animeranno Villa Pi- gnatelli in Riviera di Chiaia fino a gennaio. Domenica 22 dicembre la Villa ospiterà il Circolo Artistico Ensemble. Atteso anche il con- certo degli Harlem Gospel Choir, previsto per sabato 21 all’Arenile. È a rischio, invece, l’incontro di cabaret, moda e musica “Chri- stmas Show”, parte integrante di “Natale a Napoli: Common Galle- ry”, il progetto di riqualificazione della Galleria Principe, promosso dall’assessorato ai Giovani. L’evento, atteso per il 22 dicem- bre, potrebbe saltare per via dei danni strutturali riscontra- ti nella galleria dopo la “Notte d’Arte”, svoltasi la settimana scorsa. La principale attrazione natalizia in Campania riman- gono le luminarie. Le Luci d’artista di Salerno dal tema “Neve di primavera” hanno raggiunto quest’anno i trenta chilometri. INCHIOSTRO Musica, teatro ed eventi a fine anno combattono la crisi a colpi di low cost

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Page 1: Natale a Napoli, le voci di dentro - unisob.na.it · Natale a Napoli, le voci di dentro ... per chi può, di ascoltare concerti, ... Napoli il presepe resta dominante”

Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoliwww.inchiostronline.it

19 dicembre2013anno

XIVn. 0

Ecco come le difficoltà economiche incidono sulle tradizioniNatale a Napoli, le voci di dentroLa città nel periodo delle feste raccontata da chi ne vive le contraddizioni

PAGINA 1

di Simone Giannatiempo

Cercare di comprendere il momento delicato che sta vivendo questo Paese attraverso gli occhi di Napoli, la città che ne rappresenta gli eccessi, le angosce, le speranze. Questo numero di Inchiostro tenta, at-traverso la presentazione di diversi punti di vista, di ricomporre un tutto, di restituire l’idea di come venga vissuto nella città partenopea il Natale, periodo den-so di significati sacri e profani. Viene presentata una panoramica larga su diversi aspetti di questo periodo passando da San Gregorio Armeno, la via dei prese-pi unica al mondo, a una breve uscita extraregionale in Calabria per tornare in città con un pungente ar-ticolo Grinch che ci ricorda indolenze e stanchezze natalizie, da uno sguardo sui clochard, ultimi tra gli ultimi, alle radici antropologiche del presepe e delle sue figure, che portano con sé tutta la forza pagana di Napoli, per concludersi con due articoli che resti-tuiscono uno sguardo dovuto in tempo di crisi agli eventi low cost nel capoluogo campano e in penisola sorrentina. Mentre viene chiusa una fabbrica nel vesuviano che confezionava griffe false che invadono Via Toledo, si scopre con amarezza che tale logica è approdata anche a San Gregorio Armeno attraverso l’utilizzo sia di materie prime che di prodotti finiti cinesi che per-mettono di abbattere costi e prezzi. Un’indagine In-tesa Sanpaolo denuncia il crollo del 62% in un anno dei finanziamenti concessi agli enti locali campani aggravando il rilancio economico del territorio e la realizzazione di opere pubbliche.

Preoccupante il dato che emerge dalla Caritas, in crescita il numero degli sfollati, 1500 nel 2013, cifra resa ancora più indicativa se a farlo non sono più solo clochard per scelta ma anche nuovi poveri, di-soccupati e precari vittime di una crisi economica dilagante. Preziosa la testimonianza di Giuseppe: “Dentro di me provo un senso di fallimento”; queste parole dure, severe, dipingono lo stato d’animo di un popolo frustrato da un senso di impotenza. Se c’è chi lotta per il cibo, è in questa città dei controsen-si che si afferma quel rito sacrilego di mangiare fino allo sfinimento, esorcizzando secoli di fame, miseria e umiliazioni. Questo il luogo in cui la gente si indebita per la partita del Napoli, per il matrimonio dei figli e per il pranzo natalizio. Volenti o nolenti bisogna fare i conti con le difficoltà economiche e con il bisogno vitale di ribellarsi al disagio cercando, per chi può, di ascoltare concerti, andare a teatro o di fruire delle rare occasioni di arte offerte gratuitamente dalle isti-tuzioni locali. Indicativa la fila davanti al botteghino del San Ferdinando, il teatro di Eduardo, per assi-stere a “Le voci di dentro”. Forse non è un caso che sia proprio questa la commedia eduardiana per cui i napoletani si sono messi in fila. Il critico teatrale Giu-lio Baffi: “Le voci di dentro è una sorta di strana pre-monizione di Eduardo, come se avesse saputo che il mondo avrebbe percorso questa strada della realtà e della non realtà in cui il crimine del sogno sfuma il suo orrore nei reali crimini morali di cui una comu-nità si macchia”. E’ necessario ascoltare quelle voci di dentro e trovare una risposta alle frustrazioni di un popolo. Con un ghigno di dignità.

di Mariana Cavallone

Il Natale dei giovani ai tempi della crisi va oltre i tradiziona-li mercatini: concerti, musica, spettacoli dal vivo. Il Comune di Napoli ha organizzato per le festività numerose iniziative dedicate ai giovani in cerca di un divertimento low cost. Si parte da “Effetto Museo”, rassegna interdisciplinare promos-sa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale della città di Napoli: visite guidate ai musei, rappresentazioni teatrali e con-certi in serale animeranno Villa Pi-gnatelli in Riviera di Chiaia fino a gennaio. Domenica 22 dicembre la Villa ospiterà il Circolo Artistico Ensemble. Atteso anche il con-certo degli Harlem Gospel Choir, previsto per sabato 21 all’Arenile. È a rischio, invece, l’incontro di cabaret, moda e musica “Chri-stmas Show”, parte integrante di “Natale a Napoli: Common Galle-ry”, il progetto di riqualificazione della Galleria Principe, promosso dall’assessorato ai Giovani. L’evento, atteso per il 22 dicem-bre, potrebbe saltare per via dei danni strutturali riscontra-ti nella galleria dopo la “Notte d’Arte”, svoltasi la settimana scorsa. La principale attrazione natalizia in Campania riman-gono le luminarie. Le Luci d’artista di Salerno dal tema “Neve di primavera” hanno raggiunto quest’anno i trenta chilometri.

INCHIOSTRO

Musica, teatro ed eventi a fine annocombattono la crisi a colpi di low cost

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di Lisa D’Ignazio

Perché ogni anno festeggiamo il Natale? Da quanto tempo si ripete questo rito? Almeno da quando nell’antica Roma si celebravano le cerimonie solstiziali precristiane, quelle che accompagnavano il trionfo del sole sull’oscurità invernale, proprio in corrispondenza del solstizio d’inverno. Con il pas-sare del tempo il cristianesimo assorbe tutti i riti popolari della romanità con i suoi significati. Primo fra tutti, l’eccesso alimentare, la grande abbuffata che rimane da sempre uno dei riti irrinunciabili del periodo delle feste. Un’abitudine cen-trale in ogni casa napoletana, dove volti e odori sembrano provenire da un’ altra età, una seconda Napoli sotterranea.Le feste natalizie sono dunque il risultato di una millenaria stratificazione di simboli, in cui il connubio sacro-profano non è mai stato una bestemmia. Ce lo spiega l’antropologo e scrittore Marino Niola.“Il Natale è l’ultimo grande ciclo rituale rimasto nella civiltà occidentale, la quale lentamente li ha aboliti quasi tutti. - spiega Niola -. Nei riti c’è un’altra idea del tempo. Noi siamo abituati a quella di un tempo che corre sempre nella stessa direzione. Invece i riti ce ne restituiscono un’immagine ci-clica”.Perché dalle feste solstiziali il cristianesimo ha deciso di conservare, in parte mutandolo, questo rito?“Il cristianesimo ha cercato di sovrapporre all’impronta po-polare della festa natalizia i suoi nuovi simboli, il suo dio. Ha sovrapposto il suo dio bambino a Mitra, il dio bambino del mondo precristiano, che nasceva a sua volta in una grotta, adorato da dei pastori”.Nel corso del tempo quali oggetti-simbolo del Natale hanno avuto la meglio su altri e perché?

“Quello di mangiare molto è un simbolo che si è affermato soprattutto con il benessere. Anche una volta a Natale si mangiava molto, ma era uno dei pochi momenti dell’anno in cui soprattutto le per-sone meno abbienti potevano mangiare. I cibi della vigilia sono sempre gli stessi e a Napoli si chiama-no ‘devozioni’, perché bisogna mangiarli per for-za. Perfino chi non ama certi cibi li deve portare a tavola. Lo stesso avveniva nell’antica Grecia dove i cibi dedicati agli dei erano sacri. Questa usanza è rimasta nella società dei consumi. L’albero è un simbolo diffusosi più che in passato, anche se a Napoli il presepe resta dominante”.Perché la tradizione napoletana del presepe è così sentita?“Quella del presepe è una tradizione che nasce nel ‘600. Si diffonde, poi, nel ‘700 quando si comin-cia a produrre in serie. I pastori artistici rimangono in pochi. Solo i più ricchi potevano permetterseli. Come oggetto di massa il presepe entra in tutte le case, diventando il mobile più importante, un alta-re domestico. I pastori si trasformano in santi che fanno miracoli. Si diffonde, addirittura, la credenza che guariscano dalle malattie, in quanto portatori dell’ener-gia sacra della natività”.L’anticonformismo di Tommasino in ‘Natale in casa Cu-piello’ di De Filippo, quando dice: ‘Nun me piace‘o pre-sepe’, è in contraddizione con lo spirito napoletano del Natale o uno dei tanti aspetti del rito locale?“A Napoli le culture che si affrontano sono due: tradizione e innovazione. Tommasino Cupiello rivendica il diritto a un altro Natale che non sia quello del padre. Napoli ha un par-

ticolare culto per la natività, principalmente perché è una città in cui i bambini sono oggetto di venerazione. C’è una specie di religione delle creature: i bambini sono considerati un investimento prezioso”.Quanto di sacro e quanto di profano c’è nel Natale di oggi? “Sacro e profano si mescolano nel Natale di oggi come in quello di ieri. Solo che lo fanno in forme diverse. Rimangono il cibo, il gioco, lo stare insieme agli altri e, per molti, anche l’aspetto religioso. Ma il Natale lo vivono anche quelli che

INCHIOSTRO PAGINA 2

Ottimistii GrinchIl 7 gennaioè vicino

Cosa accadrebbese il Natale sparisse?

di Alfonso Fasano

Eccoti di nuovo qua. Stessa gente, stessi piatti, stessa tovaglia. Albero e presepe ci sono, in tv le ultime notizie sui regali dei vip. La nonna frigge il baccalà che nessu-no mangerà, la mamma condisce con l’aceto un’insa-lata di rinforzo ottima per la busta dell’indifferenziata. Tu sei lì, immerso in un tanfo che nemmeno le fogne di New York, e rispondi alle domande dei parenti, quelli che se è il quattro di marzo li incontri per strada e a stento li saluti. Cosa fai nella vita, com’è andato l’ulti-mo esame e soprattutto se hai una fidanzata. Eccolo, il Natale. E questo è solo l’inizio, la vigilia. Quando eri bambino aspettavi questa notte per i regali, ora desideri un solo dono: che la serata finisca presto, in modo da far arrivare velocemente il giorno dopo, il mitico Santo Stefano, il cenone e il pranzone di Capodanno ed infine la calza della Befana. Un nefasto elenco di ricorrenze che portano in dote anche furenti partite a tombola o accesissime sfide di sette e mezzo all’ultimo dieci cen-tesimi. La condanna delle festività. Tu chiudi gli occhi

e pensi a Melbourne, alle donne in costume da bagno col cappello di Babbo Natale che si vedono a Studio Aperto. Li riapri e vedi tuo nonno addentare un succu-lento pezzo di capitone. Che ingiustizia. Una parola tira l’altra, e Natale è già finito. Hai un anno per lamentarti di quanto possa essere brutto questo giorno per poi scoprire che quello dopo sarà anche peggio. Eppure, tra un piagnucolio e l’altro, sorridi: cosa accadrebbe se se il nemico Natale venisse davvero cancellato? Meglio lasciare tutto così. Dopo, poi, di cosa potresti lagnarti?

di Diletta Aurora Della Rocca

Ritrovare il senso del Natale come luogo mentale e fisico attraverso l’osservazione della tradizione come una liturgia. Nel sud Italia e in particolare nell’area partenopea il presepe unisce ambientazione popolare, realistica e magica. Nonostante il periodo di forte crisi e un budget sempre più ristretto, le usanze popolari natalizie non sembrano risentirne, anzi continuano a essere preservate. E’ il motivo che ha spinto per il terzo anno consecutivo i cittadini di Tortora Marina, in provincia di Cosenza, alla realizzazione di un presepe “fatto in casa”. L’opera è stata esposta nel centro cittadino a ridosso del mare e resterà in mostra fino all’Epifania. “Ci sono voluti due mesi di lavoro”, dice Angelo Montesano, presidente della Pro Loco. “Il nostro presepe è il più grande dell’Alto Tirreno Cosentino. Lungo ventuno metri, ricostruisce in miniatura e con attenzione il borgo del centro storico in ogni singolo dettaglio” –conclude - “Il nostro intento è di valorizzare i territori e la loro storia per spingere i turisti a visitare personalmente il borgo antico”.

Il 25 dicembre tra sacro e profano Le origini dei riti natalizi secondo il pensiero dell’antropologo Marino Niola

Dai culti del paganesimo alle tradizioni della religione cristiana

Presepe da guinness a TortoraVincono le usanze popolari

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Anche a Napolile statuettemade in China

Un nuovo centroper i senzatetto

San Gregorio ArmenoLe feste raccontate dai clochard e dai volontari

La Caritas: gli sfollati sono in aumentodi Lorenzo Ena

Per i clochard di Napoli il Natale non è sinonimo di abbondanza, ma di sopravvivenza. Per loro il 25 di-cembre è un giorno come un altro. Il cibo scarseggia, la notte fa freddo e si dorme poco. Alcuni riescono a rifugiarsi in qualche edificio, la maggior parte deve accontentarsi di trascorrere la notte sotto tendoni di cartone. Per Giancamillo Trani, vicedirettore della Caritas Napoli, il numero degli sfollati “aumenta di anno in anno in maniera drammatica: ora sono circa 1500”. Le cause del fenomeno sono molteplici. In primis le immigrazioni nel nostro Paese. Molti spera-no di trovare una sistemazione in Italia e si ritrovano, senza occupazione, costretti a vivere per strada. Poi ci sono nuovi fattori causano esclusione sociale: “La crisi e il fatto che molti sfollati sono giocatori com-pulsivi”. Il 17 dicembre la Cari-tas ha aperto un nuovo centro per i senzatetto, con 80 posti che si sono aggiunti ai 160 del Centro di Accoglienza La Ten-da, diretto da Don Antonio Vi-tiello. Il 22 è stata organizzata un’asta i cui proventi saranno devoluti in beneficien-za. Il 28 dicembre, presso il Palazzo Arcivescovile, ci sarà il tradizionale pranzo della solidarietà. Tra-ni denuncia l’assenza di aiuti da parte dello Stato: “I finanziamenti utilizzati per queste iniziative sono esclusivamente quelli della Chiesa Cattolica”.Ad aiutare i più bisognosi anche un gruppo di ra-gazzi che offre cibo e vestiti ai senzatetto in Piazza Museo. Alessio Cannavacciuolo, 20 anni, spiega di non fare parte di alcuna associazione. I giovani vo-lontari vorrebbero formare un ente per aiutare chi ha bisogno. “Per il momento – spiega Cannavacciuolo - organizziamo raccolte a Ercolano e Napoli per por-tare generi di prima necessità agli sfollati”. I ragazzi daranno il loro contributo anche per Natale.I clochard si trovano in qualsiasi angolo della città: da Via Toledo a Piazza Cavour. Ognuno ha una sto-ria diversa da raccontare. Molti sono diffidenti, altri

hanno voglia di parlare. Giuseppe e Luigi litigano sotto i portici della Galleria Principe dove, in occa-sione della Notte dell’Arte, il Comune ha cacciato una trentina di clochard per “ripulire la zona”. Giu-seppe è un uomo alto, occhi chiari, barba bianca e incolta. Vive in strada da circa 13 anni. Ha lavorato per molto tempo all’estero come giardiniere. Per Na-tale vorrebbe un regalo speciale: “Come nei Paesi del nord Europa, anche in Italia dovrebbe esistere un sussidio per chi non ha lavoro. Io vorrei trovare un’occupazione, ma nessuno mi offre questa pos-sibilità. Mi piacerebbe essere una persona autono-ma che non dipende dalla Caritas o dai passanti”. Giuseppe è duro nel giudicarsi: “Mi sento deluso. Provo un senso di fallimento. Avrei potuto studiare e trovare un lavoro dignitoso”.Luigi non parla molto. Dorme raramente in strada,

preferisce trascorrere la notte nel Quartiere Sanità, presso il Centro La Tenda. Anche lui vor-rebbe un lavoro che non riesce a trovare. Non sente particolar-mente lo spirito natalizio, anche se, la notte della vigilia, starà in

casa di sua sorella, con la famiglia. A pochi metri da Giuseppe e Luigi vive Ahmed, 60 anni. La sua casa è una tenda di stracci e cartone. Viene dal Marocco. È arrivato in Italia nel 1993. Lavorava in una fabbrica a Bergamo. Stanco di lavorare, ha lasciato la mo-glie e 6 figli. “La gente mi aiuta. Ci sono persone che mi portano cibo e coperte. Non vado spesso alla Caritas perché mi accontento di ciò che regala-no i passanti”. Ahmed ha trovato un modo originale di procurarsi qualche soldo: “Le persone mi danno troppi vestiti, perciò ne rivendo alcuni al mercato per mangiare qualcosa in più e comprarmi le sigarette”. A un certo punto tira fuori un biglietto d’invito per il pranzo di Natale alla Basilica dei Santi Severino e Sossio, e chiarisce: “La gente molte volte giudica ciò che non conosce. Penso che, se non si vive in strada, non si può capire. Sono stanco. Il mio desi-derio è tornare a casa”.

di Daniele Gargagliano

“I cinesi ci hanno copiato Pulcinella”. Non siamo di fronte a una commedia di Eduardo ma in via San Gregorio Armeno, sede delle botteghe artigiane di arte presepiale. I maestri di antica tradizione lamentano all’unisono l’abbassamento della qualità nella produzione delle celebri statuette in terracotta. Le principali difficoltà avvertite dai commercianti sono due: la concorrenza cinese sui prezzi e la scarsa attenzione da parte dell’amministrazione comuna-le alla tutela e promozione del manufatto napoletano.Lungo la via dei presepi non è difficile distinguere tra le anti-che maestranze che rispettano le tecniche della tradizione e le bancarelle con i loro cornetti, natività e Pulcinella d’impor-tazione. “Si è persa la qualità. Non bisognerebbe fare entrare materiale d’importazione”, denuncia Marco Ferrigno, titolare della omonima bottega dalla lunga tradizione familiare. La crisi si fa sentire anche in questo suggestivo scorcio di Na-poli che congiunge il Decumano Maggiore di via dei Tribunali a quello minore di via San Biagio dei Librai. Tra una statua di papa Francesco e di Benitez, i commercianti accusano un generale calo delle vendite rispetto allo scorso anno. “Stia-

mo pagando il cattivo ritorno d’immagine del territorio: dalla Terra dei fuochi sino ai rifiuti in città”, dichiara Fulvio Forte, artigiano specializzato in pezzi per presepe classico.Rispetto per la tradizione è uno dei temi più sentiti tra le voci raccolte nei vicoli di San Gregorio. Se alcuni propon-gono personaggi più commerciali e di stretta attualità come l’inossidabile Berlusconi o Mandela, altri si fanno portatori dell’arte presepiale originaria: “Siamo rimasti in pochi a man-tenere viva questa tradizione. I clienti chiedono sempre se la statuetta è stata fatta in Cina. Non capisco, perché?”. Aldo Vucai è uno dei commercianti che ha aderito allo sciopero del buio dello scorso 30 novembre, quando tutti i negozi

della zona hanno spen-to le luci per denunciare la scarsa illuminazione. “Fa male sentire il sin-daco quando dice che non gli interessa il centro

storico ma il porto, - continua Vucai - le luminarie le abbiamo avute all’ultimo momento, mentre De Magistris ne inaugurava di nuove nella Napoli bene a Piazza dei Martiri e in via Chia-ia”. Nessuna risposta da Palazzo S. Giacomo. Quest’anno il Comune ha raggiunto un accordo con la Camera di Commer-cio per destinare le decorazioni e le luminarie all’area di San Gregorio Armeno e San Biagio dei Librai.Ma quali sono gli strumenti utili a difendere il prodotto made in Napoli? Negli ultimi anni si è parlato molto di marchio D.O.P. per le statuette in terracotta e della realizzazione di consorzi tra le botteghe dei commercianti. Sino a oggi senza alcun risultato. Enrico Inferrea, presidente di Confartigianato, afferma: “Da anni proponiamo la certificazione e i consorzi ma ogni maestranza ha una sua individualità artistica e poi vi è anche una diversità nel prodotto: dal pastore tradiziona-le ai gadget più commerciali”. In attesa di un nuovo tavolo con le istituzioni, non si spengono le luci sui presepi di San Gregorio.

“Noi del centrostorico abbandonatidal Comune”

Gli artigianichiedono

il marchio Dop

“La gente giudicaSe non si vive in strada

non si può capire”

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PAGINA 4INCHIOSTRO

di Diego De Carlo

Che Natale ci aspetta a Sorrento? Si respi-ra anche lì aria dei crisi? Per farci un’idea contattiamo numerosi alberghi della zona. Molti sono chiusi o in via di ristruttura-zione. Tra quelli attivi, quasi tutti hanno stanze sfitte e sono pronti a promuovere vantaggiosi pacchetti. Tira insomma tra-montana di crisi anche a Sorrento. Per tastare il polso della situazione, ci rechia-mo al Museo Ristorante Caruso. Il titolare Paolo Esposito ci guida nei vari ambienti del locale, tutti tappezzati di un’infinità di foto e disegni dell’immortale tenore na-poletano da cui il posto prende nome. Il proprietario ripercorre la storia recente della cittadina, dal tramonto della tarsia all’ascesa degli albergatori, dagli scialac-quii dei delfini di Achille Lauro all’attuale stasi. “Il turismo inglese e tedesco ormai preferisce Ischia. Tuttavia si cominciano a vedere argentini e brasiliani”, dice. “C’è però assenza di sinergia tra albergatori e ristoratori “ -lamenta- “e mancano del tutto politiche per l’intarsio. A che serve formare artigiani che sappiano preparare tranciati, praticare trafori, montare cavatu-re e placcare lamine se poi maestri come

i Monzo, i Paturzo, i Di Maio e i Gargiu-lo sono sull’orlo del lastrico?”. Usciamo dalla pinacoteca del palato con la bocca amara. Ma il paese, di suo, resta come sempre vestito a festa. E con un ventaglio di proposte da fare invidia a un capoluogo di provincia. Le strade del centro storico si animeranno nei prossimi giorni di vari gruppi folk, tra cui “Buattell’ e martelluzz”. Al Teatro Tasso, poi, il 21 dicembre, si esibirà il jazzista Antonio Onorato; il 28 il celebre compositore Nicola Piovani. Per i più tradizionalisti, i canonici concerti del-la Sorrento Symphonietta Orchestra. Per i più giovani, il 2 gennaio, in piazza Tas-so, l’easy listening di Radio Montecarlo. Quanto all’arte, l’offerta spazia dai disegni inediti di Theodore Duclère al Museo Cor-reale alle statuine di Giuseppe Ercolano alla Chiesa dell’Addolorata, dai presepi settecenteschi alla Basilica di Sant’Anto-nino alle crete di Marcello Aversa a Santa Maria della Pietà. Nonostante la cupa si-tuazione economica, dunque, la cittadina resta ricca di fermenti. Tanto che Costan-zo Iaccarino di Federalberghi, e con lui Giovanni Terminiello dell’Azienda Autono-ma di Soggiorno e Turismo, s’aspettano molte prenotazioni dell’ultima ora.

di Elisabetta de Luca

È la festa della gioia ma non per gli albergatori napole-tani che per i giorni del24, 25 e 26 dicembre registrano solo il 35% delle prenotazioni. Una percentuale molto bassa per la città del presepe. Dati più confortanti per il Capodanno, festa mondana che in tanti hanno deciso di trascorrere a Napoli. Anche l’Immacolata ha portato un buon numero di turisti, l’85% degli alberghi erano tutti pieni, ma la cadenza domenicale della festività ha fatto perdere l’occasione di un eventuale ponte e quindi di un soggiorno più lungo. I turisti infatti sono tornati a casa dopo un solo weekend. “Il nostro obiet-tivo – dichiara Giuseppe Porcelli, addetto stampa della Federalberghi di Napoli – è di aprirci ai mercati in espansione, come la Cina e il Brasi-le”. Per attirare il turismo internazionale, il Comune ha organizzato “Una mostra impossibile”: l’intera produ-zione pittorica di Leonardo, molte opere di Raffaello e di Caravaggio, proposte tutte insieme. Dal 2 dicembre fino al 21 aprile, al complesso monumentale di San Domenico Maggiore, saranno esposte le riproduzioni digitali dei maestri dell’arte italiana ad altissima defi-nizione. “Anche se non sono gli originali ma solo del-le riproduzioni l’evento attira turisti da tutto il mondo, perché hanno la possibilità di vedere le opere di grandi artisti in un’unica mostra”. Un connubio quello della Federalberghi con il Comune sancito da un protocol-lo per incrementare il numero di prenotazioni: “Da un anno mezzo i turisti a Napoli devono pagare una tassa di soggiorno. Abbiamo concordato con il Comune che

una parte dei proventi sia devoluta all’organizzazione di mostre ed eventi volti a rendere Napoli attrattiva”. E conclude: “Seppur con qualche difficoltà cooperiamo insieme per il turismo”. Stesso discordo per i Bed & Breakfast, l’80% di preno-tazioni per il Capodanno ma poche per Natale: “Spe-riamo nei last minute” – commenta Agostino Ingenito, Presidente dell’ABBAC, Associazione B&B. L’ABBAC ingloba 306 B&B, 70 affittacamere e 40 case vacan-za. “Abbiamo registrato un lieve calo delle prenotazioni rispetto all’anno scorso – spiega Ingenito – ma il Ca-podanno ci ha salvato. Speriamo che arrivi lo stesso numero di prenotazioni per l’Epifania. I turisti però ri-

ducono sempre più il tempo di permanenza in città, al massimo una o due notti”. Un risultato migliore sarebbe auspicabile con una maggio-re sinergia tra le associazioni

e il Comune: “Purtroppo l’Amministrazione napoletana organizza anche i grandi eventi con poco anticipo. Non da a noi albergatori la possibilità di creare pacchetti promozionali che hanno bisogno di tempi più lunghi per essere realizzati e lanciati sul mercato, special-mente quello straniero che usa sempre più la rete per prenotare”. Un’occasione persa per il rilancio della città: “Napoli potrebbe diventare florida sotto il profilo economico, grazie al turismo, se ci fossero una politica e un comparto burocratico che permettessero a chi, come noi, ha voglia di fare di poter operare al meglio. Come accade a Milano, Roma, Firenze e Venezia, dove anche i voli hanno costi più bassi per favorire il turi-smo”. E conclude: “La nostra città potrebbe ritornare a essere la Capitale europea della cultura”.

Flop di prenotazioni a NataleComune e associazioni di albergatori cooperano per incentivare il turismo

Diminuiscono le presenze per il 25 dicembre. Resiste invece il Capodanno

Sorrento, proposteanticrisi per le festeTuristi in calo, la città punta sugli eventi

“Il nostro obiettivo è aprireai mercati in espansionecome la Cina e il Brasile”

InchiostroAnno XIV numero 019 dicembre 2013www.unisob.na.it/inchiostro

Periodico a cura della Scuoladi giornalismo diretta da Paolo Mielinell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Direttore editorialeLucio d’Alessandro

Direttore responsabilePierluigi Camilli

Coordinamento scientificoArturo Lando

Coordinamento redazionaleAlfredo d’AgneseCarla MannelliAlessandra OrigoGuido Pocobelli Ragosta

Capi servizioRoberta CampassiGianmarco Della RagioneLara De LunaAnna Dichiarante

In redazioneMariana CavalloneDiego De CarloElisabetta de LucaDiletta Aurora Della RoccaLisa D’IgnazioLorenzo EnaAlfonso FasanoDaniele GargaglianoSimone Giannatiempo