natale insieme

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Mensile di attualità, consumi, ambiente, cultura, tempo libero. Per i soci di Dicembre 2021 Natale insieme Ripartiamo dalla socialità e dal cibo 33 PASSEPARTOUT PER GLI UFFIZI La Carta famiglia per i soci 18 PRIMI IN FESTA Pasta ripiena in tavola 12 PUPI RACCONTA DANTE Intervista al regista Avati

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Page 1: Natale insieme

Mensile di attualità, consumi, ambiente, cultura, tempo libero. Per i soci diDicembre 2021

Natale insiemeRipartiamodalla socialità e dal cibo

33 PASSEPARTOUT PER GLI UFFIZI La Carta famiglia per i soci

18 PRIMI IN FESTA Pasta ripiena in tavola

12 PUPI RACCONTA DANTE

Intervista al regista Avati

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2 - - DICEMBRE 2021

4VICINI ALL’AFRICACon Unhcr, MediciSenza Frontieree Comunità di Sant’Egidioper la vaccinazione contro il CovidCecilia Morandi

9LA TOSCANA E NOIPiù sostenibilidella media nazionaleSerena Wiedenstritt

12PUPI RACCONTA DANTEIl regista Avatiparla del suo ultimo film Cecilia Morandi

14MACCHÉ BEFANE, INFLUENCER!Nonne che conquistanoi canali social Silvia Gigli

19NON SOLO POLLOFaraona e anatra allietano la tavola delle festeFrancesco Giannoni

36TIPI DA REGALOSuggerimenti pernon sbagliare nella sceltaSerena Wiedenstritt

40CHE FORTUNACON IL VISCHIO!Appenderlo alla porta di casaè di buon auspicio Càrola Ciotti

42IL FAMILY CENTERANNA MEYERApre la nuova strutturadedicata all’accoglienza Sara Barbanera

45A NASO LIBEROSpray e lavaggisono davvero utili? Alma Valente

Mensile diUNICOOP FIRENZEVia Santa Reparata 4350129 FirenzeTel. [email protected]

RegistrazioneTribunale Firenzen. 1554 del 17/07/63

DirettoreClaudio VanniDirettore responsabileCecilia MorandiIn redazioneSara BarbaneraGiulio CaravellaValentina VanniniSerena WiedenstrittGrafica e impaginazioneSocialDesignPrestampaLa ProgressivaStampaElcograf

Stampato su carta certificata

Chiuso in tipografiail 19/11/2021.Nei punti venditadal 30/11/2021.

Trasmissione televisivadi Unicoop FirenzeSabatoore 14.30 su RTV 38Domenicaore 18.45 su Toscana TVore 23.00 su RTV 38Lunedìore 13.15 su Toscana TVOn line suwww.coopfirenze.it

21TORTA REGALE Novità dalla tradizionedei dolci senesiSara Barbanera

22A CIASCUNO IL SUOPiccola guida alla sceltadel calice giusto Andrea Schillaci

23STELLE TOSCANECome far durare più a lungole piante tipiche del NataleGianni Carpini

32EPIFANIA IN CASA MEDICIUna mostra per celebrare l’opera di Benozzo GozzoliEdi Ferrari

33PASSEPARTOUTPER GLI UFFIZILa Carta famiglia per visitareil museo fiorentinoEdi Ferrari

Ogni giorno le notizie della tua cooperativasul territorio. Resta aggiornato,iscriviti alla newsletter settimanalesu www.informatorecoopfi.it oppure suwww.coopfirenze.it, nell’area "servizi online".

Mensile di attualità, consumi, ambiente, cultura, tempo libero. Per i soci diDicembre 2021

Natale insiemeRipartiamo dalla socialitàe dal cibo

33 PASSEPARTOUT PER GLI UFFIZI La Carta famiglia per i soci

18 PRIMI IN FESTA Pasta ripiena in tavola

12 PUPI RACCONTA DANTE

Intervista al regista Avati Intervista al regista Avati

10Festa, per davvero! Per un Natale di piaceree in compagnia Serena Wiedenstritt

44Guardare lontanoAttività e sport all’aperto fanno bene anche alla vistaA cura dell’Ospedalepediatrico Meyer

41Cucciolisotto l’alberoAdozioni solo se consapevoliSilvia Amodio

20Fascino esotico Virtù e curiositàdell’ananas Gianni Carpini

18Primi in festa Pasta ripiena in tavolatutti i giorni Sara Barbanera

35Il tuo filmdi NataleTanti titoli interessantia dicembreGiovanni Bogani

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DICEMBRE 2021 - - 3

Il significato della festa fra ricettedella tradizione e vera condivisione

A Natalecon gli amici e…i nemici

PUNTO E A CAPO

«Frutto del tuo seno», recita in alcune traduzioni l’Ave Maria. In effetti, se veniamo alla luce con l’impellenza di un comune e automatico respiro, è

attraverso un generoso atto di responsabilità amorosa, capace di darci nutrimento fin dal primo attimo di vita, che siamo qui a tentare un ragionamento. Senza quel “gesto” non potremmo discettare sulla bellezza del ricevere e del dare: latte materno, lasagne, parmigiane di melanzane, o tutto quel che volete cucinare o mangiare nella vostra vita. E io non sarei un cuoco appassionato di quel che faccio. E voi non sareste tutti i giorni a girar per mercati e supermercati. Non sareste pronti a stendere tovaglie, ad apparecchiare, ad accogliere figli e nipoti, amici e, chi fra di voi aspira alla santità, anche nemici.

Sì, nemici, ecco il vero compito del cibo nel prossimo Natale: ricordarci che, intorno a un tavolo con molte sedie, i miracoli capitano e le battaglie, piccole o grandi, si dissolvono. Mi sovviene il primo, miracoloso, indimenticabile minestrone alla genovese di mia madre, così come l’ossobuco di mio padre, entrambi capaci di invitare conosciuti e sconosciuti. Una vera e propria tavola di pace, non delegata ai potenti della Terra, ma praticata da noi medesimi che, come costruttori di una pace intima nei nostri dintorni, apriremo il nostro cuore alla bellezza del Natale, regalandoci una meravigliosa “resurrezione”. Sì, saremo capaci di perdonare noi stessi chiedendo perdono al nemico, che al primo morso di crostino di fegatini alla fiorentina vi sorriderà, alla prima tazza di brodo con i passatelli vi abbraccerà. Se poi già siete senza nemici, tanto meglio! Dedicatevi ai fratelli (quelli che vengono da lontano), portateli a casa, condividendo le vostre tradizioni alimentari e chiedendo delle loro. Sarà per tutti Natale e la mirra avrà il sapore delle cipolle di Certaldo, l’oro si confonderà con il cecino rosa di Toscana e il profumo delle farine di castagne della Garfagnana sostituirà quello dell’incenso. Dunque, non quella banalità blaterata del «fratelli coltelli, parenti serpenti», ma la bellezza dell’innamoramento della vita, cercando l’attimo di gioia che sarà, attraverso il cibo, il regalo ricevuto e donato. E, dunque, via libera al brodo con i tortellini di Bologna o ai cappelletti di Modena, all’arrosto con le patate per una volta finalmente unte e bisunte, alle rape saltate, al collo di pollo ripieno, a cui devo parte del mio successo di cuoco fiorentino, con la maionese di uova biologiche e l’olio extravergine dei nostri colli. Per il dolce, il Panettone ovviamente, cos’altro se non questo miracolo della pasticceria italiana. Buon Natale a tutti!

Fabio Picchi, cuoco

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Vicini all’’AfricaCi ha messo la faccia, bellissima, anche l’attrice Charlize

Theron, che prima di arrivare a Hollywood ha passato la sua infanzia e giovinezza in Sud Africa: «Le persone

devono guardare oltre se stesse. È intelligente condividere i vaccini e dobbiamo farlo ora, se vogliamo raggiungere l’obiet-tivo che si è posta l’Oms del 70% di adulti vaccinati nel mondo contro il Covid entro il 2022» ha spiegato in un video pubbli-cato sul sito di Bbc world, la televisione pubblica inglese, per sollecitare i governi a prendere decisioni solidali.

Perché il problema ci riguarda, eccome. La disuguaglianza minaccia di trasformare intere aree dell’Africa in terreni fer-tili per varianti resistenti al vaccino. In un mondo interconnesso e globalizzato,

“nessun uomo è un’isola” e il virus gira da un continente all’altro. Per ostacolarne la circolazione, dicono all’Oms, serve vacci-nare più persone possibile, ovunque.

Al di là del proprio nasoAbituati come siamo a guardare il no-

stro piccolo mondo, mentre nei Paesi oc-cidentali è in corso la somministrazione della terza dose, non ci accorgiamo che al di là del Mediterraneo c’è un continente dove la popolazione vaccinata complessivamente non supera il 5%. E non è vero che in Africa il Covid non uccide. Il Paese più colpito è il Sud Africa con circa 90.000 decessi. A luglio la variante più letale del virus ha investito la fascia subsahariana dove vivono 25 milioni di persone, ma la situazione è critica anche nella Repubblica Democratica del Congo, nei Paesi del Corno d’Africa e in Mozambico. 

Se in Portogallo a metà novembre eravamo vicini al 90% di persone vaccinate con almeno una dose, in Italia intorno all’80% e negli Stati Uniti al 67%, non può lasciare indiffe-renti che nel Ciad sia vaccinato meno dell’1% della popola-zione. Un’evidente disparità che ha spinto le Nazioni Unite a creare Covax, un’operazione globale volta ad accelerare la produzione e l’accesso a test diagnostici, terapie e vaccini contro il Covid cui hanno aderito 190 Paesi. 

In pratica 1,3 miliardi di dosi dovranno essere distribuite

nei Paesi più poveri, fra questi quelli afri-cani. Ma non è soltanto la questione della disponibilità delle fiale a rendere difficile l’operazione: bisogna organizzare i centri vaccinali, conservare correttamente le dosi, trovare chi si occupa di praticare l’iniezione, avvisare e raggiungere la po-polazione che vive lontano dalle città, e

così via. È qui che scendono in campo le organizzazioni umanitarie come Unhcr o anche quelle non governative di Medici Senza Frontiere e della Comunità di Sant’Egidio che da anni svolgono attività in Africa.

Tutti possiamo dare una mano partecipando, dal 9 di-cembre al 9 gennaio, alla campagna di Natale di Unicoop Firenze e delle altre cooperative del mondo Coop, donando punti o denaro alle casse, sulla piattaforma di crowdfunding Eppela o con bonifico su conto corrente (informazioni più dettagliate su www.coopfirenze.it). Le cooperative raddop-pieranno quanto donato da soci e clienti. Poco più di cinque euro saranno sufficienti per assicurare una vaccinazione con doppia dose. L’obiettivo è superare con la raccolta il milione di euro per vaccinare oltre 250.000 persone.

Manca l’ossigenoMedici Senza Frontiere opera nel continente da cin-

quant’anni. In Guinea, in Africa occidentale, già devastata

CAMPAGNA DI NATALE

A fianco di Unhcr, Medici Senza Frontieree Comunità di Sant’Egidio per sostenerela vaccinazione contro il Covid.Una raccolta fondi nei Coop.fi

di Cecilia Morandi

Dal 9 dicembre al 9 gennaio è possibile donare puntio denaro per sostenerela vaccinazione contro

il Covid in Africa.i www.coopfirenze.it

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DICEMBRE 2021 - - 5

Vicini all’’Africa

Italia

dall’Ebola, il virus corre e rappresenta una nuova sfida sanita-ria per la carenza di strutture e personale medico, attrezzature e forniture di farmaci. A Conakry, la capitale, c’è solo un ospe-dale anti-Covid che vede i suoi letti costantemente occupati. Soprattutto manca l’ossigeno che è fondamentale per limitare i problemi di respirazione: «Garantire l’accesso ai vaccini e agli strumenti diagnostici di lotta al Covid in tutto il mondo non è solo una questione di equità, ma anche di salute pubblica glo-bale - sottolinea Medici Senza Frontiere -. Cinque anni dopo l’epidemia di Ebola che ha devastato l’Africa occidentale, il Covid rappresenta un’ulteriore sfida in Guinea. È inoltre fon-damentale portare avanti anche gli altri progetti regolari di lotta alla malnutrizione, alla malaria e all’Hiv, una sfida nella sfida».

L’intervento dell’organizzazione medico umanitaria sarà dedicato alla cura dei pazienti di Conakry, dove le attività vaccinali saranno rivolte ad un bacino di circa 900.000 abitanti sopra ai 12 anni, attraverso il centro di Nongo che cinque anni fa era la base operativa per contrastare l’epidemia di Ebola. In Repubblica del Congo gli operatori umanitari di Medici Senza Frontiere porteranno il loro aiuto soprattutto a Nsele, un’area povera e rurale alla periferia di Kinshasa. Anche qui il Covid ha colpito duramente, così come in Tunisia che ha subito un’ondata nello scorso luglio e resta tuttora in grande difficoltà sanitaria.

Sembra tutto così lontano, ma da Pantelleria alla Tunisia ci sono soltanto 38 miglia nautiche.

Stati Uniti67%

Ciad

0,96%

Africa

5%

Popolazionevaccinata(con almenouna dose)

Fonte Our World Datao o

80%

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6 - - DICEMBRE 2021

Rifugiati e sfollati a rischioIn Africa Unhcr è operativa con i suoi programmi di pro-

tezione e assistenza per rifugiati e sfollati in quasi tutti i Paesi: «Più di 70 milioni di persone appartengono alle categorie più vulnerabili al Covid e alle sue conseguenze. Quasi il 90% di loro si trova in Paesi poveri e con strutture sanitarie deboli

- ha commentato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati -. Se non si pren-dono misure sia di conte-nimento che di sostegno economico anche in Paesi lontani, il virus tornerà».

L’attività sostenuta dalla campagna di Coop sarà con-centrata in Africa centrale e occidentale. In quest’area, Unhcr si occupa di circa 11 milioni di persone, per le quali il Covid rappresenta una ulteriore minaccia, in aggiunta alle tante altre che devono affrontare ogni giorno: instabilità politica e violenze, povertà endemica, impatto dei cambiamenti climatici che causano ca-tastrofi naturali come sic-cità protratta e inondazioni, insicurezza alimentare cronica. L’obiettivo è che ri-fugiati e sfollati interni non restino esclusi dai piani di vaccinazione.

« Se mai avessimo avuto bisogno di ricordare che viviamo in un mondo interconnesso, la pande-mia da Coronavirus lo ha fatto per noi - aggiunge Grandi -. Nessun Paese può affrontare questa sfida da solo, e nessuno nelle nostre società può essere dimenticato, se vogliamo affrontare effi-cacemente questa sfida globale. Un approccio “prima il mio Paese” non può funzionare nel contesto di una pandemia che non conosce confini».

Mentre dell’approvvigionamento dei vaccini si occu-pano i governi attraverso Covax, Unhcr rivolgerà fondi ed energie all’organizzazione di un calendario, dopo aver indi-viduato le persone da vaccinare e il personale che si occuperà dell’inoculazione, e al reperimento di dispositivi e materiale, a partire dalle siringhe ai guanti, dalle mascherine ai disinfet-tanti, fino ad arrivare ai frigoriferi per conservare il siero alla giusta temperatura.

Raggiungere le popolazioni più lontaneLa Comunità di Sant’Egidio è conosciuta in Italia per

le numerose opere di sostegno ai poveri, ma dal 2002 è presente in Africa sul fronte della salute pubblica con il programma “Dream”, nato per la cura e la prevenzione dell’Aids quando la malattia, a differenza di quel che acca-

deva nel nord del mondo, era ancora letale e nascevano mi-gliaia di bambini positivi, conta-giati dalle madri. Con il tempo l’organizzazione cattolica con sede a Roma ha ampliato il pa-norama del suo intervento nel continente africano con 50 cen-tri clinici e 28 laboratori di bio-logia molecolare in dieci Stati, dal Mozambico alla Tanzania, dalla Repubblica Centrafricana al Malawi.

Dal 2020 energie e risorse sono state concentrate nella lotta al Covid fornendo masche-rine, prodotti per la sanificazione, realizzando i test molecolari per la diagnosi del virus e soprat-tutto attuando campagne di sensibilizzazione sulle misure di distanziamento sociale. Quasi obbligato il passaggio all’impe-gno sulla vaccinazione. «L’ac-cesso dell’Africa ai vaccini è uno degli snodi cruciali per il conte-nimento della pandemia - spiega Paola Germano, direttrice del programma della Comunità di Sant’Egidio -. In alcuni Paesi, i casi raddoppiano ogni tre setti-mane, nelle ultime i nuovi po-sitivi e le morti sono aumentati del 40%. Davanti a un’emer-genza globale, l’unica risposta possibile deve essere globale».

E anche la vaccinazione dovrebbe esserlo: «La possi-bilità di vaccinare è una grande opportunità, per salvare vite ma anche per sensibilizzare la popolazione e cercare di sgombrare il campo da pregiudizi e fake news che sono d’ostacolo alla vaccinazione - prosegue Germano -. L’espe-rienza di Sant’Egidio negli hub vaccinali aperti nel corso di quest’anno in Africa, ha mostrato come una sinergia con i ministeri della salute locali sia fondamentale per raggiungere le persone che vivono nei luoghi più remoti dove vorremmo estendere gli hub vaccinali, vincendo le tante difficoltà logi-stiche legate ad un territorio estremamente rurale, sopperire alla mancanza di infrastrutture adeguate e contrastare la diffidenza delle popolazioni a vaccinarsi». s

o o

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DICEMBRE 2021 - - 7

La ricerca sul Covid di Toscana Life Sciences continua,grazie alla raccolta fondi dello scorso Natale

«La terza dose serve e renderà più duratura la protezione

dal Sars-Cov2 e dalle sue varianti». E se lo dice Rino Rappuoli, pos-siamo crederci. Il coordinatore del Mad Lab di Tls è infatti lo scien-ziato che ha formulato il vaccino contro la meningite, prevenendo molte tragiche conseguenze di que-sta terribile malattia. Ma è grazie anche al contributo dei soci Coop se oggi abbiamo uno studio scien-tifico che contribuisce a sostenere l’importanza e l’efficacia del ri-chiamo, la cosiddetta terza dose. Un anno fa, infatti, fu lanciata la campagna per raccogliere fondi per la ricerca e la realizzazione di un nuovo laborato-rio per i ricercatori del Mad Lab di Toscana Life Sciences. Furono raccolti oltre 1.570.000 euro.

Con questi finanziamenti avete condotto

anche una ricerca recentemente pubblicata

sulla rivista “Nature”. Che cosa avete scoperto?

Abbiamo studiato cosa accade alle persone in seguito alla vaccinazione, mettendo a confronto persone vaccinate che avevano avuto il Covid e altre, pur vaccinate ma che non avevano mai incontrato la malattia. Dall’analisi delle cellule B, quelle che producono gli anticorpi, è emerso che i vaccinati precedentemente infettati hanno prodotto una risposta immunitaria straordinariamente più efficace rispetto a chi ha ricevuto solo le due dosi di vaccino. In particolare, gli anticorpi sviluppati riescono a coprire tutte le varianti del virus Sars-Cov2 esistenti, proprio come succede nelle persone che hanno ricevuto la terza dose di vaccino. Siamo quindi convinti del l’importanza della dose di richiamo, che risulta assolutamente necessaria, non solo per allungare la durata ma anche l’efficacia della protezione.

Alcuni temono la terza dose…

È strano perché tutti i vaccini, anche quelli che ven-gono fatti ai bambini, alcuni usati ormai da un secolo, ma anche i più recenti come quello contro il meningococco, prevedono tre dosi: le prime due servono per l’immunità iniziale ma temporanea, poi è necessario il richiamo che rafforza l’immunità e la fa durare nel tempo. Nel caso del Covid ci siamo illusi che le prime due dosi fossero suffi-cienti, ma dopo un po’ abbiamo visto che la protezione diminuiva, come accade con tutti i vaccini.

Cos’altro state studiando

nel laboratorio di Siena?

Pensiamo al futuro, im-parando da quello che è accaduto, agli sviluppi di questa pandemia, conti-nuiamo a vigilare su altre eventuali, come quelle che potrebbero derivare dai batteri resistenti agli antibiotici. Negli anni scorsi nel nord ovest della Toscana ci furono diversi casi di infezione causata da Klebsiella pneumoniae che

non rispondevano agli antibiotici e che furono fatali. Per questi batteri saranno utili degli anticorpi monoclonali su cui stiamo lavorando.

A proposito di anticorpi; quando arriverà

l’ok definitivo per quelli toscani contro il Covid?

L’ostacolo più grande che abbiamo incontrato du-rante la sperimentazione clinica è stata la normativa sulla privacy, che ha impedito di passare i nomi dei contagiati ai medici degli ospedali. In Toscana sul sito di prenotazione dei tamponi è stato inserito un avviso sulla possibilità di diventare volontari per la sperimentazione e questo ha permesso di procedere. Purtroppo altrove non è andata così e i centri di sperimentazione, a parte quello di Parma, non hanno quindi avuto la disponibilità di volontari per testare gli anticorpi. Ma contiamo comunque di conclu-dere la sperimentazione.

Perché è importante estendere la vaccinazione

in tutti i continenti?

Questa pandemia ha fatto tante vittime e oggi nel mondo occidentale siamo orgogliosi di come la scienza abbia permesso di controllarla e di riconquistare una certa libertà di uscire e lavorare, facendo ripartire l’e-conomia. Ma la pandemia ha messo in evidenza anche una grande disparità, con i Paesi in via di sviluppo che hanno ricevuto pochissime dosi di vaccino rispetto al fabbisogno della popolazione. Questa è una disegua-glianza sociale, ma anche un pericolo: il mondo è glo-balizzato e quello che accade da una parte del pianeta poco dopo arriva dall’altra con il rischio di sviluppare nuove varianti. È doveroso mettere in atto pratiche per impedirlo. s

Una campagna di successodi Cecilia Morandi

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DICEMBRE 2021 - - 9

di Serena WiedenstrittLa Toscana e noi Cosa guida le scelte di acquisto dei

toscani? Come si compone il carrello quando si va a fare la spesa? Quanto conta l’attenzione all’ambiente nella scelta dei prodotti da acquistare? Sono le domande che Nomisma ha rivolto a un campione di toscani (il riferimento è il socio Unicoop Firenze, presente in oltre l’80% delle fa-miglie toscane dei territori su cui opera la cooperativa) per indagare il ruolo della sostenibilità, soprattutto ambientale, ri-spetto alle abitudini di spesa. La ricerca è stata presentata durante l’incontro “La Toscana e Noi” che si è tenuto lo scorso 3 novembre al Teatro della Pergola a Fi-renze (coopfirenze.it/latoscanaenoi).

La ricerca evidenzia come la sensibilità alle tematiche ambientali sia più diffusa tra i toscani rispetto alla media italiana (l’ambiente emerge come priorità per il 73% dei toscani e per il 66% degli italiani). Ed ecco che questa spiccata attenzione all’ambiente si riflette in comportamenti e scelte di acquisto sostenibili, così come nell’intenzione di rendere la sostenibi-lità un aspetto sempre più quotidiano e non occasionale. Fra i comportamenti più diffusi, la riduzione o l’eliminazione dello spreco alimentare (il 92% lo fa già quotidianamente e il 6% inizierà presto), l’impegno a limitare gli sprechi energe-tici, la riduzione dell’uso di confezioni in plastica vergine e la preferenza per forme di mobilità dolce (spostamenti a piedi e in bicicletta).

Soprattutto sostenibiliGuardando ai comportamenti di

acquisto sostenibili, poi, i toscani pro-pendono per acquistare solo il necessario, preferendo prodotti con poco imballaggio e spiccate caratteristiche di sostenibilità.

I toscani portano la sostenibilità anche a tavola: infatti, al momento di mettere un prodotto nel carrello, i consu-matori valutano in prima battuta origine italiana e sostenibilità ambientale, men-tre la convenienza arriva come terzo cri-terio di selezione, seguita da tracciabilità, sostenibilità della confezione ed effetti benefici per la salute. Ma cosa determina la sostenibilità di un prodotto alimen-tare? Fra gli aspetti più citati dai toscani intervistati, l’adozione di metodi di pro-duzione che limitano l’impatto sull’e-cosistema (63%), il ricorso a confezioni realizzate con materiali sostenibili (44%)

o senza plastica (22%), una produzione locale e legata al territorio (33%) e la pre-senza di un prezzo equo che garantisca la giusta remunerazione a tutti gli attori della filiera (24%).

L’attenzione all’ambiente e alla produ-zione locale continuerà anche nel 2022: fra le caratteristiche che i toscani ricer-cheranno con maggior intensità rispetto al pre-Covid, emergono le produzioni locali e le tipicità regionali, così come la presenza della certificazione biologica.

Futuro prossimoGuardando al 2030, invece, oltre 8

toscani su 10 sono pronti a veder cam-biare la propria “tavola”: l’83% (il dato italiano è 77% e anche qui la nostra re-gione si pone come possibile apripista) è infatti convinto che nei prossimi 10 anni mangerà cibi diversi da quelli consumati oggi. A guidare il cambiamento saranno soprattutto i nuovi stili di vita, la lotta al cambiamento climatico, ma anche una di-versa disponibilità delle materie prime, a causa da un lato della scomparsa di alcune di queste e, dall’altro, dell’utilizzo di ingre-dienti nuovi o alternativi. La tavola del fu-turo sarà sostenibile, ne è convinto il 65% dei toscani. L’offerta di cibi sostenibili sarà fortemente connessa allo sviluppo tecnologico: 8 toscani su 10 ritengono che saranno proprio tecnologia e ricerca scientifica a sostenere l’offerta di cibo so-stenibile nel futuro prossimo. s

L’INDAGINE

I NUMERI DI UNICOOP FIRENZE Nel 2020 la cooperativa generaun valore aggiunto di quasi un miliardo di euro (983 milioni) nella sola Toscana. In Italia lo stesso valore arriva a 2,4 miliardi di euro. Unicoop Firenze, che ha 7691 lavoratori (dati al 31 dicembre 2020), raggiunge con occupazione indiretta e di filiera 13.300 unitàdi lavoro in Toscana e 37.000 a livello nazionale.

Nella nostra regione l’attenzioneal consumo sostenibilesupera la media nazionale

FOTO S.DUCCI

Per vedereil videoscarica l’AppInformatore ARe inquadra l’immagine

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10 - - DICEMBRE 2021

R elazione, fiducia, amore, scam-bio, condivisione, piacere. Ecco cos’è il cibo, raccontato dall’an-tropologo Marino Niola (nella

foto sotto). Che si immagina questo Natale come un pranzo di Babette e le feste come una dolce glassa che ci abbraccia.

«Il cibo non è solo nutrirsi, anche se oggi passa la vulgata che riduce il cibo alla sola nutrizione, fatta di grassi, carboidrati e calorie. C’è una ragione se gli uomini sono i soli “animali” che da un lato mangiano per vivere, ma dall’altro vivono anche per mangiare e attorno al cibo hanno costruito una cattedrale di istituzioni, civiltà, modi di stare insieme, piaceri, sapori e tradizioni». Niola parla del cibo italiano a confronto con quello anglosassone: da una parte la tradi-zione, la cultura, l’abbondanza, il piacere, la convivialità, dall’altra dieta, privazione, penitenza, astinenza, in nome anche di un’i-dea religiosa diversa, ovviamente secolariz-zata, che non mette più al centro il dio ma l’io, che propone limitazioni per il corpo e non per l’anima.

Tornando all’Italia, dove il cibo è anche grande fattore di sviluppo e di attrazione turistica, ecco che questa parola si lega pure alla parola responsabilità: quella di chi fa la spesa e prima ancora quella di chi sceglie cosa far trovare sugli scaffali ai consu-matori. «Quando parliamo di cibo, è fondamentale la scelta degli ingredienti: si tratta di un momento chiave, perché da semplici consumatori di cibo ci rende co-produttori, ci fa esercitare la nostra consape-volezza, ci dà l’opportunità di decidere se vogliamo prodotti locali o importati, ad esempio. E in questa fase un ruolo importante lo ha anche chi distribuisce cibo. Per qualcuno, la massima espressione d’amore è l’atto di cucinare, il prendersi in questo modo cura dell’altro. E infatti la radice della parola cibo, che deriva dal greco antico kèbos, cioè un misurino usato per calcolare la giusta dose di cibo, che non doveva essere né troppo né troppo poco e che è la chiave che deve orientarci anche oggi, richiama il concetto di responsabilità» afferma Niola.

Che Natale sarà?Se nei mesi di piena pandemia «gli ita-liani per reazione allo stare chiusi in casa si sono riversati sul cibo, con tantissime persone che hanno ricominciato a cuci-nare - dice Niola -, e i pranzi e le cene delle

feste diventavano sociali ma a distanza, grazie a internet», il Natale 2021 cosa ci proporrà?

«Mi piace prefigurarlo come un pranzo di Babette, dal film che ruota intorno alla preparazione di un pasto ricchissimo e gustosissimo. Credo che potremo fe-steggiarlo in piccoli gruppi, con prudenza ma senza fobie, rimettendo al centro la tavola, i cibi preparati con cura, le cose che ci possono dare l’idea di una vita che riprende, pensando anche agli acquisti dei vari prodotti.

Festa, per davvero!

RIFLESSIONI

Bando ai sacrifici e alle privazioni,per un Natale di piaceree in compagnia

di Serena Wiedenstritt

FOTO S.DUCCI

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Festa, per davvero!Del resto facendo buone scelte alimentari, agevoliamo anche la ripresa economica del Paese, vista la rilevanza dell’agroalimentare sul nostro territorio - prosegue l’antropologo -. Mi immagino in-somma un Natale insieme e ricco di piatti abbondanti e anche, per-ché no?, di abbuffate. Ci vedo im-mersi in una cascata di buon cibo, senza pensare alle calorie, almeno per qualche giorno, ma solo alle Feste, che altrimenti non sarebbero tali. Possiamo farlo anche tornando alla tradizione dei riti precristiani, che cadevano in corrispondenza del nostro Natale ed erano il momento dello scambio e di offerta del cibo agli dei, quando bisognava assaggiare tutto e in un certo senso era obbligatorio abbuffarsi». E nel caso che attorno alla stessa tavola siedano “tribù alimentari” diverse? «Il mio invito è comunque alla condivisione, ognuno seguendo la propria idea di cibo, chi è vegetariano scegliendo cibi vegetali, con la libertà, per chi è carnivoro, di mangiare prosciutto, culatello e quel che gli va».

Un pacco di cibo Regalare cibo: cosa significa? «Vuol dire regalare la

vita, è uno dei doni più antichi che esistano. Certo, non il cibo quotidiano ma quello “ricercato”, che fa sì che una persona vada a cercarlo, si prenda cura dell’altro a cui lo regala, si metta nei suoi panni, cerchi di indovinare i suoi desideri. Anche i cesti natalizi, con i loro colori accesi e rutilanti che si vedono sotto Natale, danno gioia, sono uno spettacolo che ci avverte che è arrivato il periodo dell’anno in cui si fa festa e ci si prepara a un cambia-mento e sì, si può anche strafare». Sempre a patto che sia cibo democratico: «Uno dei ricordi legati alla spesa di Natale mi riporta a quando io e mia moglie alla Coop vedevamo lo champagne in offerta, non dopo, ma prima del Natale. Massimo tre bottiglie per persona, per evitare speculazioni e al tempo stesso dare proprio a tutti la pos-sibilità di fare un brindisi».

Da Nord a SudAncora Natale: ogni regione italiana ha le sue abitu-

dini. Quali sono? «Da questo punto di vista è come se ci fosse una cesura fra il Nord e il Centro-Sud, fra chi festeg-gia il 25 a pranzo e chi la Vigilia, con una cena che è solo apparentemente di magro. Vogliamo infatti - si chiede Niola - parlare dei piatti del 24 sera? Se il 25 è il giorno del tacchino, del cappone, dei tortellini, la sera della Vigilia

assistiamo ad una sorta di sospen-sione cosmica, che rapisce uomini e cose e mette al primo posto il cibo. Vediamo così tracimare le tavole di pesce, dai branzini ai frutti di mare, fino alle ostriche. E a completare il pasto la frutta secca, ma soprattutto la pasticceria, dal classico panettone agli struffoli e la cassata, lo zelten e il panforte. C’è un modo migliore per rappresentare l’allegria e la gioia delle Feste?».

La cena di San Silvestro «Quando inizia un nuovo anno, ci aspettiamo sempre

che sia migliore del precedente - sostiene Niola -: per que-sto lo festeggiamo con una cena a base di lenticchie, che fin dall’antichità per la loro forma ricordavano le monete e portavano prosperità e ricchezza. Stessa cosa per il cote-chino, che con la sua abbondanza di grasso era considerato un piatto ricco. Anche oggi che il grasso è colpevolizzato per ragioni dietetiche, è facile capire perché questi cibi venissero considerati simbolo della festa, perché allargano il cuore e mi auguro che trionfino sulla tavola anche per il 31 dicembre prossimo». s

LE RIME DEL CIBOdi Marino Niola

Fra tradizione culinaria e arte Fra capolavori del gusto e beni culturaliFrutto dello stesso genius loci Giotto fa rima con Lampredotto Raffello con Culatello Macchiaioli con Testaroli Signorelli con RicciarelliLorenzetti con Spaghetti

Un’immaginetratta dal filmIl pranzo di Babettedel 1987 diretto da Gabriel Axel

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di Cecilia Morandi

IL PERSONAGGIO

PUPIraccontaDante Il regista Avati

parla del suo ultimo filmdedicato al Poeta, giovane e innamorato

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PUPIraccontaDante

Difficilmente sarà sfuggito a qualcuno che il 2021 è stato l’anno dantesco: libri, conferenze, documentari hanno raccontato l’Alighieri sotto tante sfaccettature

che a scuola ci avevano omesso. In pochi sanno però che nessun film ne ha mai narrato la vita. Per timore reverenziale, forse? «Più probabilmente perché la biografia scritta dai dan-tisti presenta ancora molte zone d’ombra» spiega Pupi Avati.

Il regista bolognese, autore di tanti film apprezzati da pubblico e critica, ha colmato questa lacuna la scorsa estate con le riprese fra Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna che andranno a comporre la sua opera intitolata semplicemente Dante, prossimamente al cinema.

Da dove è nata la sua passione per Dante?

Mi sono avvicinato al Poeta da autodidatta, scoprendo il mondo dei dantisti, che è composto da un numero infinito di studiosi e ricercatori che operano ovunque. L’interesse è nato soprattutto leggendo la Vita Nuova, che non è altro che il dia-rio di un giovane che racconta la sua prima storia d’amore fino alla morte di lei, qualcosa di straordinariamente moderno, sia psicologicamente sia poeticamente.

Un Dante diverso da quello raccontato

nei libri di scuola…

Un essere all’opposto, lontano anni luce da quel per-sonaggio arcigno, supponente, emarginato e cupo che mi avevano raccontato da ragazzo, scoperto rileggendo le sue opere e la sua vita, attraverso la prima biografia di Dante Alighieri, che fu scritta da Giovanni Boccaccio. Un libro fon-damentale che rappresenta ancora oggi le colonne d’Ercole delle conoscenze che abbiamo sulla vita di Dante. Le cose più essenziali le sappiamo da Boccaccio, a partire dall’anno di nascita, il 1265, fino ad arrivare al nome e al cognome di Beatrice Portinari.

Boccaccio trova spazio anche nel film?

Ho pensato di poter usare Boccaccio come pretesto narrativo, una specie di detective che compie un viaggio da Firenze a Ravenna per capire chi sia stato veramente Dante Alighieri. Non esiste nella storia della letteratura moderna mondiale qualcuno che abbia fatto così tanto per un altro letterato. Boccaccio ha copiato tre volte la Divina Comme-dia, l’ha diffusa ovunque, ne ha commentato diciotto canti, prima di ammalarsi e morire. Un esegeta e un promoter, oggi si direbbe un influencer.

Con le sue immagini ripercorreremo il viaggio

di Boccaccio?

Quel viaggio non è documentato. Possiamo immaginare che sia arrivato in Casentino per poi entrare in Romagna, sap-piamo che è passato dall’Abbazia di Vallombrosa, ma non ab-biamo altre informazioni. Ho cercato per le riprese luoghi che ancora respirassero aria di Medioevo e rendessero credibile l’ambientazione. Ho girato tantissimo in Umbria. Ma è stato comunque un film complicato.

Perché è stato complicato?

Ho provato a girare a Firenze, ma non esiste più un angolo di città in cui puoi fare un’inquadratura e immaginarti di essere nel Medioevo, si è totalmente modificata nel tempo, ma so-prattutto negli ultimi anni, con tutti questi negozi che ci sono adesso. Abbiamo inquadrato per un attimo il Battistero, ma c’e-rano talmente tanti turisti da rendere difficile un bel risultato. Del resto è stato così anche a Ravenna.

Com’è il Medioevo ricostruito per questo film?

Né troppo cupo, né certamente solare. Sono un medievista appassionato e ho ricevuto i più importanti riconoscimenti per film ambientati nel Medioevo, come i premi Francovich, Cecco D’Ascoli e Le Goff con Magnificat e I cavalieri che fecero l’impresa. Non ero nuovo quindi a questo tipo di incursione nel passato. Questa volta, però, la cosa che mi interessava di più era raccontare un essere umano, che secondo me nelle tantis-sime celebrazioni di questo anno non è emerso. Si è raccontato Dante sotto il profilo politico o come padre della lingua ita-liana nell’utilizzo del volgare, mentre io l’ho narrato nelle sue qualità più intime, legate alla poesia e all’amore: quelle di un ragazzo innamorato di Beatrice.

Un amore puro che dura tutta una vita…

Puro per modo di dire. Boccaccio ci racconta che Dante ebbe pulsioni diverse e non ignorava i piaceri della carne.

L’amore per Beatrice è simbolico,

un sentimento possibile ancora oggi?

Certo che è possibile, prima di questo ho fatto un film su un amore, quello del papà di Sgarbi, durato 65 anni, e su Sky ha avuto più di un milione e mezzo di telespettatori.

Però i giovani contemporanei sono diversi…

Il mio Dante è un ragazzo introverso, timido, con dei com-plessi, ce ne sono tantissimi di giovani così: quando li accolgo come assistenti, gli somigliano moltissimo per sensibilità e vulnerabilità. La difficoltà a interloquire e interagire, la paura di sentirsi emarginati o inadeguati esistono oggi come allora. Pensate che Dante ci ha messo nove anni per riuscire a ricevere il saluto di Beatrice!

Oggi le ragazze sono più esplicite.

Le ragazze probabilmente sì, ma di ragazzi timidi ce ne sono ancora tantissimi.

Secondo lei per apprezzare di più il Poeta avremmo

bisogno di un Dante Pop? Fra l’altro è anche il titolo di

una mostra che si è tenuta a ottobre a Bagno a Ripoli,

vicino a Firenze, e che lei ha visitato.

Quella mostra ha trovato un modo divertente per testimo-niare quanto Dante sia presente nell’immaginario, tanto che è stato usato spesso come testimonial, ad esempio di macchine da scrivere. Per questo non riesco a spiegarmi perché su Dante non sia mai stato fatto un film. s

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H a compiuto cento anni tondi tondi alla fine di agosto e poche

settimane fa era in prima fila alla sfi-lata che la maison Gucci ha organizzato sull’Hollywood Boulevard per festeg-giare, guarda caso, anche lei i suoi primi cento anni.

La storia di Iris Apfel è arcinota. Lei, ironicamente, si fa chiamare “icona geria-trica”: «Mi rifiuto di diventare una vec-chia bacucca: mi sono autoproclamata l’Adolescente più attempata del mondo e ho intenzione di continuare così». Rossetto rosso fuoco, capelli cortissimi bianchi, megaocchiali tondi (ne ha una collezione), Iris certo si farebbe una bella risata se qualcuno osasse chiamarla Be-fana. Lei, che per decenni ha arredato la Casa Bianca con la sua estrosa azienda di tessuti, ha effettivamente la forza, l’intel-ligenza, l’ironia e la voglia di vivere di una ragazzina (guardare il documentario Iris di Albert Maysles o la recente biografia Iris Apfel, icona per caso).

Se da una parte l’arguta Iris dichiara: «More is more, less is a bore» (che si po-trebbe tradurre in “molto è bello, poco è una noia”), dall’altra non disdegna il ruolo di Befana moderna che invece di portare i regali invita a comprarli: non solo le è stata dedicata una Barbie, ma ha ottenuto una cattedra in Texas, ha firmato una linea di cosmetici per la Mac, nel 2016 ha recitato in uno spot per la Citroen DS3 e nel febbraio 2019 ha firmato un contratto con l’agenzia americana Img Models per curare la propria immagine. Il suo segreto? «Per essere interessanti bisogna avere inte-ressi. Conservare lo stupore, non pren-dersi troppo sul serio ed essere curiosi: ecco il mio elisir di lunga vita. Così ci si mantiene giovani, un po’ bambini, aperti alle novità e pronti a un’altra av-ventura». Un’avventura che si chiama nuove tecnologie e social network, dai quali i nuovi nonni sembrano essere sempre più affascinati.

avrà sicuramente un segreto. «Il segreto? Dico sempre cosa penso. Mi propongo come sono, non c’è niente di studiato. E poi i follower conoscono la mia storia. Nella vita ne ho passate un bel po’. Ho perso mia figlia Marina, la mamma di Emanuele, quando lui era molto piccolo, e nel 2017 è mancato mio marito dopo una lunga malattia e più di sessant’anni insieme. Caduta in depressione, mi sono rialzata con l’aiuto di Emanuele».

Una storia forte, che ispira e solleva molti di coloro che la seguono. La rin-graziano dell’esempio, del modello di vecchiaia positiva che riesce a trasmet-tere. «La terza età non è stare appartati, vestiti di nero - avverte Licia - può al con-trario essere una fase meravigliosa, piena di colori, molto divertente, e questo modo di affrontarla piace tanto anche ai giovanissimi. La cosa che mi dà più soddisfazione è quando proprio loro ci contattano per dire che, dopo aver visto me, hanno sentito il desiderio di passare più tempo con i nonni». s

Non crediate che Iris sia una rara avis (un uccello raro), così come re-citava la sua mostra al Moma di New York. Abbondano sui social network figure di nonagenarie brillanti e social-mente attive.

È il caso di Licia Ferz, novantu-nenne istriana trapiantata a Viterbo. A lanciare la nonna su Instagram è stato il nipote trentacinquenne, Emanuele Usai, esperto di digital marketing. L’obiettivo non era certo far diventare nonna Licia un’icona geriatrica, ma sollevarla dalla depressione in cui era caduta dopo la morte di nonno Aldo. In breve Licia ha collezionato quasi 210.000 follower, di-ventando così l’influencer più anziana d’Italia. Schiettezza e ironia sono le sue armi segrete. Chi sono i suoi follower?

«L’età va dai 18 agli over 65 e più dell’80% sono donne - risponde pronta -. Tra i Paesi, oltre l’Italia, Stati Uniti, Brasile, Russia, Inghilterra, Francia, Germania, Australia e Canada». Una nonna ita-liana che coinvolge australiani e canadesi

di Silvia Gigli

COSTUME

Nonne che conquistano i canali sociale non si rassegnano alla vecchiaia

Macché Befane, influencer!

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L’agendaDate da ricordare

W LA SOLIDARIETÀNella Dichiarazione del Millennio delle

Nazioni Unite, la solidarietà viene considerata come uno dei valori fondamentali da perseguire nel ventunesimo secolo. Intesa come l’aiuto che viene offerto da chi ha maggiori ricchezze a chi soffre, nel contesto della globalizzazione crescente risulta davvero imprescindibile, visto che il 10% dei più facoltosi possiede il 40% della ricchezza globale. Disuguaglianze cresciute ovunque negli ultimi decenni a diverse velocità, più nel Medio Oriente, meno in Europa, dove sono comunque aumentate.Per questo nel 2005 l’Assemblea Generale dell’Onuha deciso di dedicare una giornata per rifletteresulla solidarietà fra i popoli, dopo l’istituzionenel 2002 di un Fondo Mondiale per sradicarela povertà e le disuguaglianze.

DICEMBRE

a cura di Cecilia Morandi

CARTOLINE DI NATALEC’è anche chi ha pensato di dedicare una giornata alle cartoline di Natale, quelle che si usavano per

farsi gli auguri. Inviate per posta o recapitate a mano, sono ormai cadute in disuso, ma immaginate che gioia

per chi le trovava nella cassetta! La prima “ufficiale” della storia, ovvero la prima a essere stata commercializzata, fu realizzata a Londra nel 1843 da John Callcott Horsley quando l’inglese Henry Cole, che lavorava alle poste britanniche, commissionò al disegnatore la realizzazione di mille cartoline natalizie da inviare ai propri amici. Da allora l’usanza prese piede soprattutto nei Paesi nordici, ma nel Novecento anche gli italiani cominciarono a spedire cartoline natalizie. La data del 9 dicembre è stata scelta perché forse rappresentava l’ultimo giorno utile per recapitare in tempo gli auguri, prima del Natale. Ora quando li facciamo, è via mail o con WhatsApp, solo qualche ora prima e, spesso, anche dopo.SANTA LUCIA

Il proverbio definisce Santa Lucia il giorno più corto che ci sia. Ma non è vero. Quello più corto, ovvero quello con meno ore e minuti di luce, coincide con il solstizio d'inverno, il 21 o 22 dicembre, quando inizia ufficialmente l’inverno (astronomico) nell’emisfero boreale (e l’estate in quello australe) - mentre l’inverno meteorologico inizia convenzionalmente il 1° dicembre. Da dove nasce quindi il proverbio? Forse dal fatto che prima dell’introduzione del calendario gregoriano nel 1582, la santa veniva festeggiata dieci giorni più tardi, a ridosso del solstizio d’inverno, o forse perché vicino al 13 dicembre le giornate appaiono le più corte visto che il sole sorge e tramonta un po' prima. In questa data non può mancare una visita a un

mercatino natalizio e in alcune regioni si usa far trovare regali ai bambini, donati in

questo caso da Santa Lucia, più veloce di Babbo Natale e della Befana.

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Menu delle festeLasagne ai frutti di mare

Preparazione 40 minuti + 1 ora di riposoCottura 50 minutiIngredienti per 6 persone500 g di sfoglie all’uovo per lasagne Fior fiore, 200 g di calamari, 500 g di gamberi, 500 g di cozze, 500 g di vongole,100 ml di passata di pomodoro, 1 bicchierino di Cognac,4-5 spicchi d’aglio, olio extravergine d’oliva, prezzemolo, 1 l di fumetto di pesce, 50 g di farina bianca “00”, 100 g di burro, Parmigiano Reggiano Dop 30 mesi Fior fiore, saleVino consigliato Friuli Colli Orientali Sauvignon Doc Fior fiore

Fate spurgare cozze e vongole in acqua salata per 1 ora, poi fatele aprire sul fuoco, in una casseruola coperta, con olio,

aglio e prezzemolo. Sgusciatele e tenete da parte il fondo di cottura filtrato. Sciacquate i calamari in acqua corrente, puliteli e spellateli. Tagliate ad anelli, poi fate rosolare con olio e aglio. Così anche per i gamberi, sfumate con il Cognac e lasciate evaporare. Fondete il burro in una casseruola, unite la farina in un colpo solo e mescolate. Tostate per alcuni minuti, unite il fumetto e il fondo di vongole e cozze. Cuocete fino a ottenere una salsa cremosa e unite la passata di pomodoro. Sbollentate la pasta in acqua salata con 1 cucchiaio d’olio, scolatela su un canovaccio e fate raffreddare. In una pirofila imburrata procedete alternando gli ingredienti, cospargete con il parmigiano e infornate a 180°C per 30 minuti.

Insalatadi finocchi,gamberie agrumi

Preparazione 15 minutiCottura 5 minutiIngredienti per 4 persone12-16 gamberi argentini sgusciati Fior fiore, 2 finocchi,1 limone, 1 lime e 1 pompelmo rosa non trattati,100 g di olive nere denocciolate Coop, olio extravergine d’oliva, sale, pepe rosaVino consigliato Valdobbiadene Prosecco Docg Fior fiore

Lessate i gamberi in acqua bollente per il tempo indicato sulla confezione, scolateli, conditeli con

poco olio e teneteli da parte. Lavate gli agrumi e tagliate a fette sottili il limone, il pompelmo e metà lime, quindi spremete il lime restante. Tagliate le olive a pezzetti. Riducete a fettine sottili i finocchi, poi trasferiteli in una terrina capace e conditeli con sale, succo di lime e olio. Aggiungete le olive, i gamberi e gli agrumi a fette, completando con il pepe rosa e servite.

Ricette da“Fior fiore in cucina”.Il numero di dicembreè in venditanei Coop.fi a 1 euro

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Menu delle festeLinguine con scampi e melagrana

Preparazione 25 minutiCottura 18 minutiIngredienti per 4 persone400 g di linguine Fior fiore, 12 scampi, 1 melagrana,1 spicchio d’aglio, 1 bicchiere di vino bianco, basilico,olio extravergine d’oliva, sale e pepeVino consigliato Fiano di Avellino Docg Fior fiore

Lavate e asciugate accuratamente le foglie di basilico, quindi sminuzzatele. Lavate e sgusciate gli scampi

(tenendone uno intero per decorare), quindi riducete la loro polpa a tocchetti. Aprite la melagrana e ricavatene i chicchi. In una padella antiaderente versate un filo d’olio e fatevi rosolare l’aglio in camicia, aggiungendo poi la polpa degli scampi e quello intero. Portateli a cottura, aggiustando di sale e pepe e sfumate irrorandolicon il vino bianco. Fate lessare le linguine in abbondante acqua bollente salata. Quando saranno al dente, scolatele avendo curadi conservare mezzo bicchiere dell’acqua di cottura. Versatele nella padella con gli scampi, aggiungendo l’acqua di cottura secondo necessità. Fate insaporire la pasta e unite circa metà dei chicchi della melagrana, quindi servite decorando il piattocon i rimanenti chicchi e il basilico.

Salmone arrosto agli agrumi

Preparazione 15 minutiCottura 20 minutiIngredienti per 4 persone1 filetto di salmone con la pelle (800 g), 500 g di cavolo romanesco, 2 mandarini senza semi, 1 arancia non trattata,150 g di crème fraîche, 2 cucchiai di semi di sesamo,2 cucchiai di semi di senape nera, olio extravergine d’oliva,pepe misto in grani, pepe rosa, saleVino consigliato Friuli Colli Orientali Chardonnay Doc

Con un pelapatate ricavate la scorza dell’arancia, eliminate la pellicina bianca e tritatela finemente, quindi

mescolatela in una terrina con i semi di sesamo, quelli di senape e 1/2 cucchiaino di pepe pestato. Spremete il succo dell’arancia e dei mandarini. Sistemate il filetto di salmone su una teglia ricoperta con carta da forno, con il lato della pelle verso il basso. Cospargetelo con la miscela preparata, condite con un filo d’olio e bagnate con il succo d’arancia. Infornatea 200°C e cuocete per 12-15 minuti. Tagliate le cimette del cavolo e scottatele in acqua bollente salata per 5-6 minuti,poi conditele con un filo d’olio e sale e conservatele al caldo. Condite la crème fraîche con 2 cucchiai d’olio, un pizzico di sale e di pepe rosa. Servite il filetto di salmone con l’insalata calda di cavolo e accompagnate con la salsa e a piacerecon fettine di mandarino.

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R isolve una cena last minute come il pranzo della domenica o il

menu delle feste, ma anche dei giorni normali in cui ci si vuol fare una coc-cola: la pasta ripiena, amatissima in ogni angolo del Bel Paese, negli ultimi tempi si è fatta ancor più largo negli assortimenti e sulle tavole dei con-sumatori. Una tradizione antica che, complice la pandemia, si è rinnovata con proposte così ricche e insolite da trasformare il primo di ogni giorno in un piatto per palati raffinati. Basta un giro fra gastronomia e banchi frigo per scoprire la varietà di gusti che ac-contentano tanto chi vuole il prodotto classico e freschissimo - il tipico tor-tello mugellano o maremmano - come chi opta per sapori alternativi, dal pesce alle verdure, al gran ripieno di formaggi d’eccellenza.

Dal pesce all’etnicoGustosa, facile e veloce da prepa-

rare, comoda da conservare in frigo come “piano B” pronto uso, la pasta ripiena segna indice di gradimento in salita anche fra soci e consumatori della cooperativa, come spiega Luca Braccesi, business manager Gastrono-mia, salumi e latticini: «La crescita del settore è in parte legata alla pandemia che, in un primo tempo, ha rimesso tutti con le mani in pasta. Una volta ripresa la vita fuori casa, la buona abi-tudine della pasta ripiena è rimasta e, anzi, si è ampliata. La richiesta oggi spazia dalla pasta fresca con pochi sem-plici ingredienti, ai ripieni più insoliti e “giovani” a quelli di pesce, che vanno per la maggiore, fino al fronte dei primi

pronti e dei piatti etnici, dove per pasta ripiena si intende il raviolo al vapore e, per estensione, l’involtino primavera. Negli ultimi mesi abbiamo ampliato la nostra offerta, in direzione di un pubblico anche meno tradizionale, ma senza togliere spazio all’eccellenza dei nostri tortelli toscani».

Fuori e dentro Oggi si va, infatti, dal classico

tortello quadrato alla mezzaluna e al saccottino, passando per agnolotti, cappelli, panzerotti e casoncini. Al di là della forma, la novità è nel cuore: l’assortimento dei Coop.fi, arricchito nel periodo natalizio, spazia da ripieni come speck e brie, cinghiale, culatello e parmigiano, brasato all’amarone, a quelli di funghi e tartufo, burrata e basilico, bufala e pomodorini sec-chi. Se per gli amanti delle proposte alternative spunta persino il ripieno al tiramisù, il fronte mare non è da meno: ripieni al granchio e gamberi, cernia, nero di seppia e gamberi e per-sino astice, per dare un gusto raffinato alla tradizione del “raviolo di magro”. Tondo o quadrato, di terra o di mare, a ognuno il suo piatto gourmet.

di Sara Barbanera

TENDENZE

Pasta ripienain tavola tutti i giorni

Primiin festa

Sposi perfettiSe è vero che le paste ripiene hanno

bisogno di un sugo semplice che lasci campo alla farcia, vero è che poi si cade sul solito condimento, per lo più burro e salvia, sugo al pomodoro o ragù. Ma con qualche regola di abbinamento, si può condire con un po’ di fantasia e, persino, esaltare il gusto del ripieno. Il sugo alla bottarga o quello con tonno, pomodorini e qualche filetto di ac-ciuga, ad esempio, sono velocissimi e ideali per i ripieni di pesce che, in pri-mavera, vanno a nozze anche con un profumato condimento agli asparagi.

Mentre un ripieno di patate si sposa alla perfezione con il classico funghi e prezzemolo, una salsa al gor-gonzola (o con formaggi saporiti) va a nozze con un ripieno di zucca. Per i ripieni più delicati, via libera ai sughi vegetariani: salsa alle noci, pesto di pistacchi, verdure a scelta e crema di zafferano, limone ed erbe aromatiche, mentre un delicato ragù di verdure, aromatizzato con timo, origano ed erba cipollina, è un condimento per-fetto per dare colore a un ripieno di carne senza appesantirlo. E il matri-monio è fatto! s

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FARAONA

Originaria dell’Africa occidentale, la sua carne gustosa era apprezzata già dai Greci e dai Romani. In Italia i maggiori allevamenti si trovano in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.

Si distingue per il piumaggio scuro dalla fitta puntinatura bianca, la vistosa macchia turchese sul collo, quella rossa intorno al becco e l’escrescenza cornea chiara sulla cervice. Ha carni magre e ricche di proteine, ideali per una dieta equilibrata.

Carne bianca dal sapore intenso, è golosa comunque la si prepari: intera, a pezzi, in umido, al forno o in padella, come ragù o per dare sapore a un’insalata. Particolarmente goduriosa è farcita: con le prugne, per esempio, o con le castagne e un po’ di rigatino. E come farcia di Natale, macinata di pollo, noci, castagne, pinoli e uva passa.

Ideali per la cottura arrosto sono le faraone giovani, intorno agli otto mesi. In caso di cottura in umido, possono andar bene anche esemplari più stagionati.

Sembra che durante le invasioni barbariche sia scomparsa. Sarebbero stati i portoghesi a reintrodurla in Europa nel Medioevo.

ANATRA

Si distinguono l’anatra selvatica e quella domestica (derivata dal germano reale); entrambe sono diffuse in tutto il mondo in centinaia di specie.

Sono abili nuotatrici, aiutate dalle zampe palmate. Hanno un becco lungo e piatto, utile a setacciare il fondale alla ricerca di cibo. Le livree sono diversissime, dai colori a volte molto vivaci.

La ricetta più famosa è quella all’arancia. In realtà è molto versatile e si può preparare in padella, al forno, arrosto o alla griglia. Gli accostamenti sono davvero sfiziosi: con le arance, con le pere, con salse e intingoli vari. La parte in genere più apprezzata è il petto: si può cucinare con cipolle e noci oppure con pepe e gelatina di cotogne.

Si può rimediare al difetto delle carni grasse, cuocendola senza olio: dopo una ventina di minuti, scoliamo il grasso che si è depositato sul fondo e proseguiamo con la cottura.

Papera o anatra? La papera è in realtà una giovane oca non ancora giunta alla maturità sessuale.

Provenienza

Caratteristiche

In cucina

Un consiglio

Curiosità

IL MATCH

di Francesco Giannoninon solo pollo Versatili e saporite, faraona e anatra

allietano la tavola delle feste

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di Gianni Carpini

FILIERE

Ananas, virtù e curiositàdel “frutto delle Indie”

Fascinoesotico

Sotto una ru-vida corazza, c’è

un cuore dolce. L’ana-nas regala un tocco tro-picale alla tavola delle feste: può essere un valido alleato dopo le abbuffate e arricchire il menù con un gusto esotico, sempre che si sia disposti a osare. Ad esempio, l’avete mai pro-vato con il pollo in agrodolce oppure in un’insalata di gamberi? O ancora, in fettine sottilissime a mo’ di carpaccio, marinato con agrumi e spezie, abbinato a una tartare di pesce? Per i golosi viene proposto come dessert, grigliato e con-dito da cannella e zucchero di canna.

Pigna caraibicaLa pianta, originaria del Brasile e

del Paraguay, fu introdotta dai Maya e dagli Inca in America Centrale, dove attualmente si concentrano le prin-cipali coltivazioni del “frutto delle Indie”. Secondo la tradizione, il primo occidentale a scoprirlo fu Cristoforo Colombo, quando nel 1493 sbarcò sull’isola di Guadalupe nel Mar dei Caraibi. Per il curioso aspetto simile a una pigna i conquistadores spagnoli lo chiamarono piña, gli inglesi pineapple. L’origine del termine ananas secondo

alcuni deriva invece da nana, parola con cui gli indios indicavano questa prelibatezza, altri legano l’etimologia alle due parole arabe ain e anas, ossia occhio umano, per la forma delle sca-glie presenti sulla buccia.

AAA affittasi centrotavola Sebbene ai tempi nostri si trovi

facilmente al supermercato, in pas-sato era un cibo da ricchi. La grande diffusione nel Vecchio continente av-venne dal XIX secolo, grazie ai battelli a vapore che accorciarono la durata dei trasporti. Fino ad allora risultava talmente costoso che veniva man-giato di rado. I nobili lo usavano come centrotavola per dare lustro ai ban-chetti ed erano disposti addirittura ad affittare i frutti tropicali pur di mo-strarli ai commensali. Per questo mo-tivo l’ananas è considerato tutt’oggi un simbolo di ospitalità e nel periodo natalizio è segno di buon auspicio.

Buono e giustoOggi è uno dei frutti tropicali più

consumati al mondo, ma quando lo mettiamo nel carrello l’etichetta vuole la sua parte. Quello che troviamo nei Coop.fi proviene principalmente dal Costa Rica, uno dei più grandi produt-tori dell’America centrale, da fornitori selezionati affinché sia buono e giusto, da filiere che assicurano il rispetto dei diritti dei lavoratori. Per assaporare la polpa con un maggiore grado zucche-rino, la scelta giusta è l’ananas con un tempo prolungato di maturazione sulla pianta, che in alcuni punti vendita è disponibile anche a marchio Coop. Il prezzo è un po’ più alto rispetto ai pro-dotti convenzionali, ma la dolcezza e l’eticità sono garantite. Nei banchi frigo del reparto ortofrutta, si trova inoltre una soluzione pratica: la vaschetta con il tronchetto di ananas, freschissimo, già sbucciato e privo della parte centrale, pronto per essere fatto a rondelle. s

NON FA DIMAGRIREGuai a chiamarlo “brucia-grassi”, perché nonostante le innumerevoli virtù nutrizionali, sulla linea non può fare miracoli. Lo dicono pure gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità sul portale Iss salute, ma se non agisce sui grassi, in compenso aiuta ad “alleggerire” lo stomaco grazie alla bromelina, sostanza che rompe le molecole delle proteine e

ne permette una migliore digestione. Inoltre l’ananas contrasta la ritenzione idrica: la polpa contiene l’80% di acqua, con una bassa percentuale di calorie, in media

come quelle di una mela, ed è ricca di calcio, potassio, fosforo,

polifenoli, vitamine A e C.

Page 21: Natale insieme

DICEMBRE 2021 - - 21

Torta Regale Dalla tradizionedei dolci senesi,una novità con cioccolatoe ciliegie

Da dove viene?5 Un nome d’invenzione che ha alle spalle una lunga storia: le prime tracce di questo tipo di dolce risalgono al pan mielato, divenuto poi, con l’arrivo del pepe dall’Oriente, panpepato, dolce pregiato destinato a nobili, ricchi e al clero, la cui preparazione era demandata all’arte dei farmacisti e speziali. Dalle loro

ricette medievali nel 1700 nacque una versione più delicata, fino a quella

del Panforte Margherita, nata nel 1887 in occasione della visita

dei reali di Savoia a Siena. Se la torta si chiama

regale, un caso, di certo, non è.

Come viene fatta?3 Si parte da un impasto di zucchero e canditi che vengono cotti insieme e poi mescolati a farina e frutta secca, spezie e cacao in polvere. L’impasto viene messo in forma, fascettato e cotto in forno. Una volta cotto, viene fatto raffreddare, liberato dalla fascetta di contenimento e ricoperto di cioccolato fondente. Ogni singolo pezzo viene confezionato con una pellicola di alluminio che ne mantiene inalterate le qualità - la cosiddetta stagnolatura - e poi incartato a mano.

Come gustarla?4 Se il classico panforte è ideale con un vino liquoroso, di ottima struttura, dolce e morbido, come il classico vinsanto o il marsala di Sicilia, la torta regale, più ricca e raffinata, è ottima anche con liquori più importanti. Ben noto è l’accostamento fra cioccolato fondente e rum (per l’occasione anche ambrato), ma i palati più audaci possono accompagnare questa torta con un liquore barricato aromatico - dal mirto al liquore di noci - o con una grappa toscana barricata. Se deve essere una dolcissima trasgressione di fine pasto… meglio due che una.

Con quali 2 ingredienti?L’eccellenza degli ingredienti in un mix energetico ricco di minerali, proteine, fibre e grassi buoni, ovvero insaturi: 250 grammi di peso e 14 cm di diametro racchiudono il gusto aromatico di canditi e ciliegie italiane, nocciole, mandorle, impastate con miele, zucchero, farina e cacao, il tutto avvolto da cioccolato belga extra fondente al 48% di cacao minimo. Ingredienti freschi, ottimi anche consumati dopo qualche tempo, se si ha l’accortezza di conservare il prodotto nella confezione originale, in luogo fresco (16-18°C) e asciutto.

Cos’è?1 È un dolce preparato da un fornitore locale per Unicoop Firenze con il marchio Gaudio Magno, con gli stessi ingredienti di base del panforte tradizionale, ma triturati molto finemente, per farli sposare e integrare perfettamente con la finissima polvere di cacao, aggiunta nell’impasto, e con il gusto deciso del cioccolato e delle ciliegie candite. Un gusto antico otto secoli, “vestito” di cioccolato e rinnovato per incontrare il gusto dei più giovani, oltre che dei più golosi.

5 DOMANDE SU

di Sara Barbanera

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22 - - DICEMBRE 2021

VINI

A ciascuno il suoPiccola guida alla scelta del calice giusto per ogni occasione di Andrea Schillaci

I bicchieri in vetro esistevano già nel IV secolo a.C., ma nell’antichità erano manufatti molto diversi da quelli a

cui siamo abituati, pesanti e a volte colorati. Il bicchiere moderno si è alleggerito molto da almeno trent’anni, è diventato più resistente e più cristallino, così da mostrare il vero colore del vino. Ma come scegliere il calice giusto quando sorseggiamo un Brunello, un Barolo, uno spu-mante secco o una grappa?

Ecco alcuni segreti, svelati con l’aiuto degli esperti. «Il calice classico - racconta Leonardo Taddei, coordinatore didattico di Ais Toscana, l’associazione dei sommelier - è fatto di tre parti: il piede, poi uno stelo abbastanza lungo da permettere alla mano di essere lontana dalla terza parte, quella superiore chiamata bevante, perché il calore delle dita e anche l’odore stesso della pelle può influen-zare l’assaggio».

Passiamo alla forma del bevante, perché ne esiste una giusta per ogni vino: per un vino giovane, rosso o bianco, deve essere né molto capiente né dall’imboccatura troppo aperta, per mantenere la freschezza del profumo; un rosso più vecchio richiede un calice dal bevante un po’ più ampio, mentre la quantità contenuta è la stessa. «Quando poi par-liamo di un Brunello o di un Barolo - continua Taddei - cioè di grandi vini, i calici sono ancora più importanti, perché più restano nella bottiglia più hanno bisogno di ossigenarsi. La diceria che il vino dovrebbe stare aperto un’ora per ogni anno di invecchiamento, invece, è una bufala».

Con le bolle e non soloPassando agli spumanti, secchi o dolci, il bicchiere

adatto stupirà i più perché è a coppa e molto largo, in modo da esaltare la dolcezza e l’aromaticità che lo carat-terizzano, rendendolo più gradevole. Discorso inverso per un Prosecco o un Franciacorta dove il bicchiere più

adatto è un flûte, allungato e slanciato, per consentire alle microscopiche bollicine di formarsi e di percorrere il lungo tragitto verso l’alto prima della loro esplosione, veicolando i profumi verso l’uscita del calice.

E per la grappa o i distillati? Il bicchiere è più piccolo perché le quantità devono essere contenute, con steli corti o anche senza steli, comunque trasparenti e bombati per concentrare i profumi. E a proposito della grappa è bene sapere che nasce dalla fermentazione delle vinacce con un procedimento tutto italiano, e per questo solo noi pos-siamo chiamarla così in Europa.

Freddo ma non troppoInfine il decanter: quando usarlo? E qual è la tempe-

ratura giusta per bere un buon vino? «Il decanter - spiega Martin Rance, delegato Fisar Firenze -, come dice il suo nome, serviva in origine a “decantare” il vino, cioè a tra-vasarlo per liberarlo da impurità e sedimenti. Ai nostri giorni viene usato soprattutto per consentire una veloce ossigenazione dei vini di lungo affinamento in bottiglia. La giusta temperatura di servizio del vino è molto importante: in particolare il freddo esalta le parti dure del vino - acidi, tannini - e comprime i profumi, mentre il caldo ne accentua la morbidezza e l’alcoolicità, sacrificando la personalità e la freschezza. A temperatura ambiente, il vino si riscalda velocemente, mediamente di un grado ogni 4-5 minuti, per cui è sempre preferibile servirlo un poco più freddo: ac-quisterà la giusta temperatura nel bicchiere. Gli spumanti vanno serviti intorno ai 6°C. I vini bianchi tra gli 8 e i 10, i rosati a 12. A seconda del grado di affinamento del vino, per i rossi si parte da 14 gradi di un vino giovane fino ad arrivare ai 18 di un grande vino invecchiato. I passiti bianchi vanno serviti intorno ai 10 gradi, mentre per quelli rossi si può salire fino a 14°C». s

Page 23: Natale insieme

DICEMBRE 2021 - - 23

di Gianni Carpini

D entro le serre viareggine le prime pennellate di colore sono comparse

a metà novembre, quando le varietà pre-coci hanno iniziato a virare verso il rosso. Ora le fioriture continueranno per buona parte di dicembre, ma a differenza di quanto si possa pensare non sono i pe-tali a donare la tipica tinta allegra, bensì le brattee, delle “false foglie” che si ge-nerano intorno ai piccoli boccioli gialli. Ogni anno dai vivai della Floricoltura Maffucci escono un milione di stelle di Natale destinate al Centro e al Nord Italia. Una buona parte arriva per la tradizio-nale promozione soci nei punti vendita di Unicoop Firenze, con cui la collabo-razione va avanti ormai da quindici anni grazie anche a numerose altre piante come ciclamini, ortensie e gerani.

La Toscana verdeDa sola la Floricoltura Maffucci di

Viareggio dà lavoro a oltre cento persone. Un tassello del vivaismo toscano che sta ripartendo dopo un 2020 di montagne russe, dalla frenata del lockdown con tutto il settore in ginocchio, all’accele-rata del periodo successivo. La nostra regione è una delle principali zone ita-liane dove si produce la stella di Natale, specie originaria del Messico che qui da noi ha trovato terreno fertile per la col-tivazione in serra. Si tratta infatti di una specie tropicale, l’Euphorbia pulcherrima chiamata anche poinsettia, che perciò va trattata come tale quando la portiamo a casa. Farla sopravvivere per un anno e oltre può risultare difficile, tuttavia non è una missione impossibile, spiegano gli esperti della floricoltura.

Se cadono le foglieIn Messico cresce spontaneamente in

natura toccando perfino i tre metri di al-tezza, alle nostre latitudini viene coltivata esclusivamente in vaso.

Perché l’Epifania, oltre alle feste, non si porti via pure la nostra bella stella di Natale, bisogna essere rigorosi. Prima di tutto è necessario annaffiarla solo quando il terreno è ben asciutto e con parsimonia, evitando ristagni nel sot-tovaso. Vietato vaporizzare acqua sulle foglie rosse: invece di prolungarne la vita, provocheremmo l’effetto contrario. Attenzione inoltre al termometro. Se scende sotto i 15 gradi, la pianta perderà in un batter d’occhio tutto il fogliame e

potrebbe non riprendersi dallo shock termico. Allo stesso tempo va tenuta lon-tana da fonti di calore, come termosifoni o caminetti, da correnti d’aria e da sbalzi di temperatura. Il luogo dunque deve essere scelto con cura, preferendo nelle stagioni più fresche uno spazio luminoso in casa, mentre d’estate una zona esterna semi-ombreggiata. E poi la stella ama dormire tranquilla. Per la poinsettia le ore di buio devono essere continue e, per non danneggiarla a lungo andare, dob-biamo prediligere una stanza dove non si accende di continuo l’interruttore.

Rosse di nuovoSe la pianta passa indenne le feste, con

un pizzico d’impegno e un trucchetto da vivaista saremo in grado addirittura di tingerla nuovamente di scarlatto. Una volta caduta la maggior parte delle foglie bisognerà tagliare i rami a circa 10 centi-metri dal terreno. A primavera vedremo crescere un piccolo cespuglio verde e da giugno a settembre la concimeremo. In natura fiorisce solo quando le giornate sono brevi e per simulare questo cambio

di luce basterà tenerla al buio o coperta per più di 12 ore al giorno fra ottobre e novem-bre. Così tornerà a colorarsi. Solo allora potremmo dire di avere veramente il pol-lice… rosso. s

PIANTE

StelletoscaneIl vademecumper far durarepiù a lungoquelle di Natale

LA ROSA DELLE NEVINon solo stelle. A dicembre nei Coop.fi si trova anche l’elleboro, soprannominato rosa di Natale per i petali bianchi color neve. È una pianta invernale resistente al gelo, che in natura cresce nei sottoboschi del Nord Europa. Specie protetta, viene coltivata per le feste natalizie nei vivai. D’inverno va tenuta all’esterno in una zona luminosa. D’estate in spazi molto freschi e ombreggiati.

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Page 28: Natale insieme

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LA REDAZIONE si riservadi abbreviare le lettere,senza naturalmente cambiarne il senso.

LE LETTERE non pubblicate sono comunque all’attenzione delle varie strutture Coop interessate.

NON PUBBLICHIAMOle lettere e i messaggiche arrivano anonimi.

L'Informatore è anchesu Facebook!www.facebook.com/informatorecoopfi

LETTEREa cura della redazione dell'Informatore

ARRIVATE IN REDAZIONE

Kiwi da oltreoceanoVi scrivo per sapere perché i kiwi in vendita nei vostri punti di Firenze proven-gono tutto l’anno dalla Nuova Zelanda, anche in questi mesi che mi risulta siano di stagione. So che l’Emilia-Romagna è un grande produttore di questo frutto; quindi non capisco a chi sia destinato il florido raccolto, visto peraltro che Coop in Emilia-Romagna ha una grande presenza, e perché a noi sia destinato soltanto il frutto che proviene da oltreoceano. Una questione simile riguarda i pompelmi, che provengono dal Sud Africa e invece in questi mesi sarebbero di stagione. Elisa B.

I kiwi della Nuova Zelanda a marchio Zespri, di qualità organolettica eccellente, sono presenti sui nostri banchi non per tutto l’anno ma soltanto da giugno a ot-tobre, quando non è disponibile il prodotto nazionale. A novembre, infatti, inizia la vendita dei kiwi italiani, che saranno disponibili fino al prossimo giugno, com-patibilmente con la tenuta del prodotto e le disponibilità del mercato. Attin-giamo alla produzione dell’Emilia-Romagna, anche se riteniamo che i migliori, per qualità, kiwi nazionali arrivino dalle zone di Latina e Battipaglia, area da cui

proviene la maggior parte delle nostre forniture. Abbiamo anche una fornitura di kiwi dalla Toscana: si tratta di un prodotto di

assoluta eccellenza, proveniente dalla zona di San Giuliano Terme. Per quanto concerne il pompelmo, le produzioni nazionali sono ridotte e, nei limiti delle disponibilità del mercato, da novembre sui nostri banchi sono in vendita i

pompelmi dalla Sicilia.

A CARO PREZZOHo preso una torta presso il negozio di Figline pagandola 19,90 euro al chilo, un prezzo addirittura superiore ad alcune pasticcerie. Avete aumentato tutto o quasi ma la cosa più eclatante è quello che scrivete sull’Informatore, ossia che una torta di un kg costa 11-12 euro al kg. Ma di cosa parlate? Sauro B.

Il dolce a cui il socio si riferisce, venduto a 19,90 euro al kg, è la torta su ordinazione, ovvero una torta con scritte o decori personalizzati, richiesti per eventi speciali e compleanni. Sui nostri banchi attualmente il prezzo di una torta fresca è mediamente 16,90 euro al kg e quello di una torta da forno 14,90 al kg. Il socio scrive di prezzi citando un articolo dell’Informatore on line risalente al 2005 e il confronto con oggi è difficile da praticare, visto il progressivo aumento del costo della vita. Compatibilmente con i rincari delle materie prime, in questi anni la cooperativa ha cercato di tutelare il potere di acquisto dei consumatori, mantenendo fermo un livello di prezzi concorrenziale a fronte di un assortimento sempre più ampio di prodotti di pasticceria artigianale, preparati, ancora oggi, con le stesse materie prime di qualità elencate nell’articolo citato dal socio.

SFUSO SÌ O NO?Faccio presente che da quasi due mesi non è attivo il distributore di detersivo sfuso per lavatrice Vivi verde. Il disservizio, da me segnalato più volte al punto vendita di Agliana (PT), si verifica anche in altri negozi Coop. Convinto fin dall’origine che la scelta ecologica sia stata ammirevole, sto rivedendo il mio parere su questo servizio e su tutta la linea Vivi verde, e come me anche molte persone attente alla salvaguardia dell’ambiente.Ettore P.

Ringraziamo il socio per la sensibilità sul tema e per la sua segnalazione, dopo la quale ci siamo attivati con la direzione del punto vendita per risolvere il problema.

Caro socio, per continuare a far parte di Unicoop Firenze non serve molto: basta usare la carta per la raccolta dei punti almeno una volta l’anno, oppure essere socio prestatore o ancora partecipare a una riunione dell’assemblea ordinaria, straordinaria o consultiva. Una sola di queste azioni è sufficiente. In caso contrario, una legge nazionale impone la cancellazione dal libro soci. Ma c’è ancora tempo, entro dicembre, per fare una spesa con la carta di Unicoop Firenze e continuare così, restando socio, ad aver diritto agli sconti sui prodotti della spesa, ma anche sui biglietti per spettacoli, concerti, musei o sui viaggi e tanto altro.

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DICEMBRE 2021 - - 29

La cooperativa da sempre ha puntato su questo progetto, che purtroppo non ha incontrato il favore della maggioranza dei consumatori. Le vendite ridotte comportano problemi anche alla manutenzione del macchinario, in quanto i detersivi hanno un’alta viscosità che genera problemi abbastanza frequenti nell’emissione del prodotto. Credendo con forza ai temi ambientali e all’educazione al consumo che possiamo stimolare con le nostre scelte di assortimento, abbiamo ideato e introdotto in vendita una linea di prodotti confezionati per la casa e una per la cura della persona, entrambe prodotte in Toscana, prive di microplastiche e con flaconi 100% in plastica riciclata. Inoltre, per la linea dell’igiene della persona, sono disponibili prodotti solidi senza plastica anche nella confezione. Naturalmente non intendiamo accantonare il progetto originale del detersivo sfuso, convinti che sia comunque uno stimolo per soci e clienti ad adottare scelte di consumo più attente all’ambiente.

PARCHEGGIO ROSAVi scrivo perché mi è capitato più volte di dover discutere per il parcheggio riservato alle donne in gravidanza. Mia moglie è in dolce attesa e spesso facciamo spesa alla Coop di Montecatini, dove solo una volta su dieci riesco a parcheggiare negli spazi rosa riservati. Accompagnandola, spesso aspetto fuori e per curiosità guardo e puntualmente vedo parcheggiare persone che sicuramente non sono in gravidanza. Basterebbe un po’ di vigilanza per disincentivare questo comportamento.Alessandro S.

Ringraziamo il socio per la segnalazione, che ci permette di ricordare che con cadenze regolari svolgiamo attività di controllo sull’utilizzo corretto dei posti auto riservati, applicando anche un cartellino che ne disincentiva l’uso scorretto. Dopo la segnalazione abbiamo incrementato i controlli in modo da sensibilizzare coloro che, nonostante le chiare indicazioni, fanno un uso improprio dei posti riservati sottraendoli a chi ha reale necessità. Al socio e a tutti gli altri chiediamo di segnalare eventuali irregolarità, tempestivamente, nella speranza che l’educazione degli automobilisti prima o poi possa migliorare.

SENZA OGMSono socio Coop da qualche decennio e vi scrivo perché ho notato che, da un po’ di tempo, non commercializzate più nei vostri negozi la lecitina di soia di altre marche, ma solo quella a marchio Coop che non riporta indicazioni in merito alla presenza di Ogm. Vorrei sapere se quella a marchio è un prodotto senza Ogm oppure no. Stesso discorso vale per i vostri corn flakes, dichiarati "prodotti con mais italiano", ma non specificando se in quel granoturco ci sono parti di Ogm.Renzo G. Confermiamo al socio che la lecitina di soia a marchio Coop non contiene Ogm e che tutti i prodotti a marchio Coop non contengono Ogm. Proprio per fornire maggiori garanzie ai consumatori, i prodotti a marchio Coop rispettano rigide regole di produzione e di formulazione che, nello specifico, vietano, negli alimentari, l’impiego di grassi idrogenati, olio di palma, additivi coloranti, Ogm, polifosfati, carragenina.

Il libro

RICETTE IGNORANTISSIME Bordatino, maltagliati, pici sul cinghiale, ma ancora buglione, scottiglia, soprassata e fettunta, per finire con berlingozzo, torta co’ bischeri, pan co’ Santi e pandiramerino, che mette d’accordo tutti, o quasi: sono solo alcuni degli oltre 112 piatti presentati nel volume Ricette ignorantissime, a duplice firma di Andrea Gamannossi e Antonio Pagliai. Non solo una raccolta di ricette ma un libro sull’identità gastro-culturale della Toscana, con tanto di note storiche, curiosità culinarie e segreti della nonna che danno al piatto il sapore delle buone cose. I gusti della tradizione, che oggi rischiano di essere dimenticati e che vanno controcorrente rispetto alle tendenze di un’alimentazione sempre più salutista: eppure, con la necessaria moderazione, il libro apre le porte a un mondo di ricette gustose e nutrienti, che tanto raccontano sulla ricchezza dell’identità culinaria toscana. Ricette ignorantissime,di Andrea Gamannossi e Antonio Pagliai,Carlo Zella Editore, p. 151, 13 Euro

Inaugurato lo scorso 12 novembre, il Coop.fi di Montramito è pensato per una spesa che mette al primo posto la convenienza, particolarmente centrata sui freschi, con forneria e gastronomia serviti e una grande attenzione per le specialità della tradizione locale in tutti i settori, dal pane delle Apuane a formaggi e salumi della zona di Lucca e della Garfagnana fino al pesce consegnato direttamente dai mercati di Viareggio e La Spezia. La struttura è stata progettata adottando soluzioni a basso impatto ambientale.

FOTO S.DUCCI

Per vedereil videoscarica l’AppInformatore ARe inquadra l’immagine

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30 - - DICEMBRE 2021

ARAREZZOI QUARTIERI DELLA GIOSTRADEL SARACINOPasseggiate con visita alle sedi dei Quartieri: il 5/12, Porta Sant’Andrea; il 19/12, Porta Santo Spirito. i prenotazioni sezione soci Coop.fi via V. Veneto 0575908475; [email protected]

INGLESE E SPAGNOLOChiudono il 16/12 le iscrizioni ai corsi di inglese e spagnolo per adulti con il Live Institute di Firenze rivolti ai soci Unicoop Firenze. Partenza l’11/1: inglese, il martedì, ore 10-11.30, 17-18.30, 18.30-20; spagnolo, il martedì ore 15.30-17. Costo per ciascun

Concorso

PREMIO ALLE TESI SULLA VIOLENZAC’è tempo fino alle ore 13 del 31/1/2022 per partecipare al concorso a premi per tesi di laurea magistrale e di 1° livello in memoria di Nadia e Caterina Nencioni, promosso dal Comitato 8 marzo/25 novembre del Valdarno, di cui fanno parte anche le sezioni soci Coop di Montevarchi e San Giovanni Valdarno. Il concorso è rivolto a laureati residenti in uno dei Comuni della Toscana al momento della discussione della tesi o alla data di pubblicazione dell’avviso, che abbiano discusso una tesi di laurea sul tema della “Violenza online e offline” nel periodo 1/1/2010-15/12/2021. Domanda di partecipazione su www.coopfirenze.it.

i [email protected] [email protected]

La partecipazioneagli eventiè vincolata al possesso del Green pass qualora la normativa lo richieda

SOCIALITÀ&COa cura di Valentina Vannini

ACCADE IN TOSCANA

LETTURANovità in Circolo

Da metà novembre anche la sezione soci Coop di Agliana ha il suo

Circolo di lettura. Salgono così a 25 i Circoli delle sezioni soci, di cui due a Lucca. Una comunità di lettori, circa 430 dal 2018 a oggi, che ogni mese si incontrano per scambiare opinioni sul libro, scelto dal gruppo, ma letto individualmente. Diversa l’età e gli interessi, in prevalenza donne, tutti accomunati da quello per la lettura, passione che con la pandemia si è rafforzata. Quando non è stato più possibile ritrovarsi in presenza, i gruppi si sono dati appuntamento sulle piattaforme digitali. Anzi per alcuni, come è successo a San Giovanni Valdarno, è stata l’opportunità per conoscere lettori di altre città. Così, per non perdere il legame con questi nuovi compagni di lettura, hanno deciso di mantenere anche la modalità digitale quando è stato possibile incontrarsi di nuovo in presenza. «Il nostro Circolo, nato nel 2018, conta una ventina di lettori, fra cui persone di Matera e Siena

- afferma Stefania, referente del Circolo di San Giovanni -. Noi leggiamo per lo più classici e la cosa bella è che ogni volta sono una riscoperta. Dal confronto cogliamo sempre nuovi spunti, sfuggiti nella lettura individuale». Tre sono i Circoli nati nel periodo del lockdown: a Pisa, nella Valdisieve, a Certaldo. «Abbiamo iniziato le attività del Circolo nella primavera 2020, ed è stato importante, perché ci ha dato l’opportunità di restituire un po’ di normalità, che si era persa, alla vita quotidiana, anche all’interno della sezione soci», commenta Cinzia, referente del Circolo di Certaldo. Anche loro, come le altre sezioni soci, hanno un gruppo WhatsApp, un modo per restare in contatto, scambiarsi consigli di lettura, ricordare gli incontri, ma anche raccontarsi. Al Circolo possono partecipare tutti in piena libertà, si può scegliere se commentare o no il libro, non leggerlo o leggerne solo una parte. «Le discussioni più vivaci sono nate su libri che non sono piaciuti quasi a

nessuno» racconta Fiorella del Circolo di Poggibonsi, nato nel dicembre 2019, a pochi mesi dal lockdown. Il primo incontro in presenza a settembre 2020, poi di nuovo a distanza fino a ottobre 2021. «Non ci siamo però fermati nemmeno in estate. Il circolo è un momento di evasione dalla quotidianità - prosegue Fiorella -. Per lo più i libri li prendiamo nelle biblioteche della zona, alcuni leggono con l’e-book, anche per praticità». A ridosso della pandemia è nato anche il Circolo di Cascina, come racconta Daniela, la referente: «Il Circolo rappresenta un momento di scambio importante, per me è stato anche l’occasione per conoscere generi di lettura diversi da quelli cui ero abituata. Con il lockdown abbiamo proseguito a distanza, qualche lettore lo abbiamo perso, ma c’è anche chi, pur non partecipando alle riunioni on line, continua a mandare i propri commenti. Ora riprendiamo gli incontri in presenza». E, da gennaio 2022, novità ad Arezzo: per venire incontro alle molte richieste sarà attivato un secondo Circolo di lettura. i Per partecipare scrivete a [email protected] indicando il luogo di residenza. Su informatorecoopfi.it il blog “Letture in Circolo” con le recensioni dei libri letti; www.coopfirenze.it/circolidilettura

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modulo 80 euro. Incontri tematici “Chiacchierando... in inglese e spagnolo“: inglese il martedì ore 21-22.30, dall’11/1; spagnolo, il giovedì ore 21-22.30, dal 13/1. Costo 60 euro.i iscrizioni Live Institute 055353060 (ore 9-19 dal lunedì al venerdì) o [email protected]

MONTEVARCHI (AR)ARTE E ARTISTIIl 18/12, nello spazio soci del Coop.fi di via dell’Oleandro 37, mostra “Omaggio allo scultore Massimo Sacconi“, artista montevarchino, già insegnante all’Istituto d’Arte di Firenze e poi a quello di Arezzo. Nella mostra saranno esposte alcune opere rappresentative della sua multiforme attività artistica, dal suo iniziale lavoro plastico, dal gioiello al cesello, fino alla scultura. i [email protected]

FIBARBERINO DI MUGELLO LE RICETTE RITROVATE Prosegue fino al 31/1/2022 la raccolta delle ricette di cucina e di famiglia del progetto “Di mano in mano le ricette ritrovate”, che vede tra i suoi sostenitori anche la sezione soci. Obiettivo: realizzare una raccolta con il contributo di tutti per organizzare poi eventi dedicati o pubblicazioni. Le ricette vanno imbucate chiuse in una busta con nome e cognome nei contenitori situati a Barberino di Mugello e nelle frazioni di Cavallina e Galliano. Ce n’è uno anche al Coop.fi.i [email protected]

SAN CASCIANO IN VAL DI PESATUTTI A SCUOLA, LA SCUOLA PER TUTTIRaccolta fondi per realizzare laboratori d’arte per la scuola secondaria di primo grado Ippolito Nievo e le primarie Machiavelli, Collodi e Rodari. Dal 4 al 9/12 si può partecipare acquistando una delle opere donate dal pittore Mattioli, o

fino al 19/12 acquistando i biglietti della lotteria gestita dalla Proloco. In palio le opere di 50 classi delle scuole primarie di San Casciano, Mercatale, Cerbaia e della scuola secondaria di primo grado. Estrazione dei biglietti il 19, alle 17.30, nella sede della Banda.i scuolasancasciano.it/wp; 3351601893

LULUCCA SARTORIA AMATORIALEFino a giugno, ogni giovedì, al Teatrino di Vicopelago, via per Vicopelago a Lucca, lezioni di sartoria amatoriale con la cooperativa sociale Nanina, per principianti e per chi vuole migliorarsi. Lezioni: ore 8.30-11, 11-13, 15-17.30, 17.30-20. Per i soci Unicoop Firenze,35 euro al mese. i [email protected]

CONCERTO DI NATALEL’8/12, alle 17.30, nella Sala della Cultura del complesso “Pinturicchio” a Lucca, via Pompeo Batoni, concerto organizzato dal Circolo Amici della Musica “Alfredo Catalani” di Lucca e Porcari, con il

“Progetto in La minore” che presenta lo spettacolo Fabrizio De André, suoni, musica, parole e colori, un tributo al grande musicista e poeta genovese attraverso la rivisitazione di brani sceltidal suo repertorio. Ingresso gratuito. i prenotazione obbligatoria 3479951581

VALDISERCHIO VERSILIAIL MUSEO DELLA MARINERIADI VIAREGGIOIl 12/12, alle 16, visita guidata al Museo della Marineria di Viareggio, lungo un percorso storico legato alla vita dei maestri d’ascia e calafati viareggini, con accenni alla storia dei Palombari dell’Artiglio e all’anima marinara di Viareggio. Ritrovo davanti al Museo della Marineria, in via Pescheria, 9. Da febbraio ogni seconda domenica del mese, altri appuntamenti con “Le camminate Liberty“, alla scoperta della storia di Viareggio e dei personaggi illustri che vi hanno vissuto. In collaborazione con l’associazione culturale Ville Borbone e Dimore storiche della Versilia.i prenotazioni [email protected], 3385362084 o 3382386211

PI

CASCINA CORSO DI FOTOGRAFIA Dieci lezioni teoriche, metà in presenza nella sala soci Coop del Centro dei Borghi, e metà su piattaforma digitale, più tre uscite per fare pratica di fotografia la domenica mattina in ambienti diversi e all’aperto. Con il 3C Cinefoto Club Cascina Silvio Barsotti, tutti i giovedì dal 3/2. Massimo 15-20 persone.Costo 100 euro.i iscrizioni [email protected]

VALDARNO INFERIORE LIBRI PER PICCOLIIl 10/12, alle 17, nella sala soci del Coop.fi di San Miniato Basso, presentazione del libro di Ilaria Francalanci Storie e filastrocche scientifiche per piccole pesti (Casa editrice Federighi).Sarà presente l’autrice. i prenotazioni 3393304333, 3473415879

DIVENTA VOLONTARIOBIBLIOCOOP! Hai una passione per i libri e un po’di tempo da dedicare? Scrivi a [email protected]. In particolare stanno cercando nuovi volontari la Bibliocoop delle sezioni soci del Valdarno Fiorentino riaperta a novembre, e quelle delle sezioni soci Firenze sud est e Borgo San Lorenzo di prossima riapertura.

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32 - - DICEMBRE 2021

di Edi Ferrari

Una mostra a Firenze per celebrare l’operadi Benozzo Gozzoli

Una stupefacente rappresentazione che coniuga devo-zione e orgoglio dinastico, arte e politica. La Cappella

dei Magi affrescata da Benozzo Gozzoli nel 1459 con il Viaggio dei Magi e il Giardino del Paradiso, convergenti nell’Adorazione del Bambino Gesù di Filippo Lippi sull’al-tare (oggi conservata a Berlino, quella che è qui custodita è una replica quattrocentesca), in quella che allora era la residenza dei Medici a Firenze, è l’istantanea di uno dei momenti di massimo splendore per la famiglia e uno dei più alti capolavori di Benozzo di Lese, più noto come Benozzo Gozzoli. Oltre che una testi-monianza dello stretto legame dei fiorentini alla ricorrenza dell’Epifania. Palazzo Medici Riccardi ospita, dal 16 dicembre al 10 marzo del prossimo anno, la mostra “Benozzo Gozzoli e la Cappella dei Magi”, a cura di Serena Nocentini e Valentina Zucchi, dedicata al maestro del Rinascimento e al suo rapporto con Firenze e con i Medici. Un avvicinamento alla famiglia che si ha probabilmente già in età giovanile, quando il pittore segue il lavoro di Beato Angelico nel convento di San Marco a Firenze: convento del quale proprio Cosimo il Vecchio, che poi a Benozzo affidò il lavoro della Cappella, si era accollato tutte le spese per la ricostruzione e parte del mantenimento, e nel quale si fece costruire una doppia cella per ritirarsi a meditare, affrescata dall’Angelico con un’Adorazione dei Magi.

Non solo FirenzeLa mostra si muove su più binari, guardando anche alle

connessioni con il territorio fiorentino e toscano, eviden-ziando i luoghi della città e del territorio nei quali Gozzoli ha operato e nei quali si trovano sue testimonianze artistiche, al-largando lo sguardo fino a San Gimignano, Castelfiorentino e Pisa e stimolando la visita dei “luoghi gozzoliani” in Firenze e in Toscana. A ricostruire la storia artistica di Benozzo ci sono prestiti concessi da prestigiose istituzioni museali nazionali e internazionali: fra i dipinti, la Madonna del Baldacchino con angeli (National Gallery, Londra) e la Pala della Sapienza Nuova (Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia), ma anche

i disegni dell’artista e della sua bottega riconducibili agli anni fiorentini o correlati all’iconografia della Cappella, in prestito dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, dalle Gallerie dell’Acca-demia di Venezia, dal Musée du Louvre di Parigi. Questi con-sentono di approfondire l’attività grafica di Benozzo e la sua capacità nella resa della figura umana e di inserti naturalistici, che nella Cappella dei Magi trova perfetto compimento, e di ammirare anche la sua attenzione al racconto della contem-poraneità e delle usanze del tempo, come si può vedere ad esempio in alcuni angeli rappresentati nell’atto di preparare festoni di verzura, proprio come facevano i giovani fiorentini dell’epoca in occasione di feste e cerimonie.

Importanti anche le testimonianze documentarie, che mostrano la sua vicinanza alla famiglia dei Medici. Come le lettere, custodite all’Archivio di Stato di Firenze, che nella calda estate del 1459 - quando Cosimo il Vecchio e suo figlio Piero il Gottoso si erano ritirati nella villa di Careggi

- si scambiano l’artista, Piero e Roberto Martelli, vicino di casa dei Medici, incaricato di seguire i lavori della Cappella in loro assenza: Martelli riferì che Benozzo aveva dipinto angeli e cherubini in modo non convenzionale, Piero se ne lamentò, ma l’artista non fece retromarcia. s

Epifaniain casa Medici

ARTE

Per tutto il periodo della mostra sono previsti visite, approfondimenti tematici, conferenze, attività e laboratori rivolti alle diverse tipologie di pubblico. Per i soci ingresso 2x1 (due biglietti al costo di uno) e visite guidate esclusive.

i musefirenze.it

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DICEMBRE 2021 - - 33

di Edi FerrariUna Carta famiglia per visitare il museo fiorentinoquante volte vogliamo, perché una sola non basta

Aprirsi ancora di più a pubblici diversi e alle

nuove generazioni è l’obiet-tivo di sempre del direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, perché «il museo non è solo un con-tenitore di opere, ma anche un centro di irradiamento di idee e un luogo di con-fronto». Questo vuol dire valorizzare l’arte e la storia lo-cali - si pensi ai progetti degli

“Uffizi diffusi” e di “Terre degli Uffizi” poi - e proporre un’ampia e variegata serie di iniziative, dai concerti alle molte esposizioni tempo-ranee. Non solo Botticelli o Raffaello, ma anche l’arte contemporanea (la mostra

“Smarriti” di Franco Ionda, fino al 12 dicembre nell’An-dito degli Angiolini a Palazzo Pitti); o la possibilità di am-mirare opere che raramente vengono concesse in prestito, come il Ritratto di Jacopo Strada di Tiziano, capolavoro asso-luto dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, esposto nella Sala Bianca di Palazzo Pitti fino al 16 gennaio. Inoltre, fino al 24 aprile del prossimo anno, la Galleria degli Uffizi ospita infatti una mostra dedicata all’infanzia nel mondo Romano. “A misura di bambino. Crescere nell’antica Roma”, curata da Lo-renza Camin e Fabrizio Paolucci, affronta un tema che finora non è stato mai illustrato, attraverso oltre 40 opere provenienti dai principali musei archeologici italiani che descrivono le di-verse sfaccettature della vita quotidiana dei fanciulli nell’antica Roma a partire dal momento della nascita e fino ai 14-15 anni.

Il tempo delle nociNascere - o meglio: sopravvivere alla nascita - non era faci-

lissimo nell’antica Roma, tanto che ai neonati (gli infantes, dal verbo fari che significa parlare: essendo appena nati ovviamente non lo facevano, e dunque per la legge non avevano persona-lità giuridica) si preferiva rimandare di 8 o 9 giorni la solenne festa dei Nominalia, ossia dell’imposizione del nome. In attesa dell’età adulta - intorno ai 12-13 anni per le bambine, quando alla comparsa del menarca venivano considerate pronte per il matrimonio, e ai 15-16 per i maschi, quando venivano avviati

alla vita pubblica -, vivevano quello che era chiamato “il tempo delle noci”, perché queste ultime erano uno degli oggetti più utilizzati dai bambini per i loro giochi (l’esposizione ne presenta uno). Giunto il momento del matrimonio, tradizione voleva che abbandonassero, letteralmente, i giochi dell’infanzia: le fem-mine dovevano donare la loro bambola a una divinità e i maschi dovevano lanciare delle noci ai bambini presenti alla cerimonia, proprio a significare che si lasciavano alle spalle l’infanzia.

Sono solo alcune delle curiosità che la mostra propone, in un percorso che affronta i diversi momenti di passaggio, i rituali, i giochi, a sottolineare che in fondo i bambini sono sempre bam-bini, in ogni epoca. Per capirlo basta guardare ad esempio alla rara bambola snodabile in avorio, finora mai esposta, che con la sua capigliatura alla moda e i suoi stivaletti, ma anche con gli abiti su misura per poterla cambiare, non ha niente da invidiare alla celebre Barbie.

Carta specialeTutte le meraviglie delle Gallerie (Uffizi, Palazzo Pitti e Giar-

dino di Boboli), oltre al Museo Archeologico e al Museo dell’O-pificio delle Pietre Dure, sono fruibili attraverso la Passepartout Family, la speciale card valida per due adulti e un numero illi-mitato di bambini, che consente l’accesso per un anno. La carta costa 100 euro, ma i soci di Unicoop Firenze possono ottenerla, a partire dall’8 dicembre, al costo di 50 euro, più 1000 punti. Si compra nei Coop.fi e si ritira direttamente agli Uffizi.i Maggiori dettagli su informatorecoopfi.it

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DICEMBRE 2021 - - 35

Lady Gaga bella, arrogante e letale. Dia-bolik con gli occhi di ghiaccio di Luca

Marinelli. Monica Bellucci con i capelli grigi, strega dal cuore grande, a duettare con una ragazzina, star di TikTok. Ne avremo di cose da vedere questo mese al cinema e, se contagi e norme anti-Covid lo permetteranno, capiremo se c’è ancora la voglia di tornare in sala.

Quali sono le proposte sul lo schermo? C’è di tutto, tranne il cine-panettone, prodotto della pasticceria cinematografica italiana che non esiste più. Ci saranno invece grandi film spet-tacolari, alcuni film d’autore e anche film di animazione. Ma andiamo con ordine.

Uscirà il 16 dicembre The House of Gucci, il film di George Ridley Scott con Lady Gaga, già diventato un cult. Anni ‘90 scintillanti, pacchianeria ed ele-ganza, ricchezza sfrenata: Ridley Scott ricostruisce l’Italia della moda. Lady Gaga interpreta Patrizia Reggiani, mo-glie di Maurizio Gucci e mandante del suo omicidio. Nel cast, pazzesco, anche Adam Driver, Al Pacino, Jared Leto, Salma Hayek, Jeremy Irons e la bellis-sima Mădălina Ghenea. Le riprese si sono svolte in Italia, fra Roma, Milano, Firenze e il lago di Como.

Lo stesso giorno sarà nei cinema anche Diabolik, il film che i Manetti Bros. hanno tratto dal fumetto supercult creato negli anni ‘60 da due distinte si-

gnore milanesi, le sorelle Giussani. Pro-tagonista Luca Marinelli. Il ruolo di Eva Kant - il nome fu scelto dalla sorella mi-nore, Angela Giussani, che aveva scritto una tesina sul noto filosofo - affidato al fascino di Miriam Leone.

E sempre il 16 dicembre uscirà West Side Story. Steven Spielberg ripercorre la vicenda del musical del 1961, che rac-contava l’amore fra due ragazzi di diversa estrazione, lei immigrata portoricana, lui ribelle newyorkese. Il regista più

“spettacolare” al mondo non ha sprecato l’occasione. Ha ricreato i colori del ci-nema classico, per raccontare l’innamo-ramento più drammatico e impossibile dai tempi di Romeo e Giulietta.

Ma c’è un altro gigante del cinema che scende in campo. Il 2 dicembre esce Cry Macho. Regista e protagonista, il più incredibile dei novantenni: Clint Eastwood. Che si mette il cappellaccio da cowboy in testa e racconta la storia di un vecchio campione di rodei che accetta una missione fuori legge: rapire il figlio del suo boss, che vive in Messico con la madre alcolizzata. Un film dolente, crepuscolare, struggente come le rughe sul volto di Clint.

Se siete fan del cinema d’autore, non lasciatevi sfuggire - esce l’8 dicembre - Nowhere Special di Uberto Pasolini, film semplice e toccante. Siamo a Belfast, Irlanda del Nord. John è un lavavetri

di Giovanni Bogani

CINEMA

Finita l’era del cinepanettone, tanti titoli interessanti a dicembre

gentile e silenzioso: ha un bambino di quattro anni, e non troppo tempo da vi-vere ancora. Ogni giorno, ogni momento, ogni gesto si trasformano in qualcosa di prezioso.

Vi abbiamo rattristato con queste ul-time righe? Torniamo su di spirito e di umore con Sing 2, il film di animazione sequel di quello del 2016 che vedeva koala, istrici, gorilla, topi ed elefantesse gentili cantare meravigliosamente. Fra i dop-piatori italiani anche Adelmo Fornaciari, ovvero Zucchero. Esce il 23 dicembre.

Nell’ultimo giorno dell’anno, in-vece, uscirà La befana vien di notte 2

- le origini, prequel del film che a Natale 2018 incassò 8 milioni di euro. Non ci sarà Paola Cortellesi, ma una Monica Bellucci dagli inediti capelli grigi, strega benevola, protettiva verso la protagoni-sta, interpretata - sorpresa assoluta - da Zoe Massenti, diciannove anni, star di Instagram, con 3 milioni di follower su TikTok. Il futuro è già qui. s

Il tuo film di Natale

IN SALA CON LO SCONTOPer i soci di Unicoop Firenze torna il cinema con lo sconto: dall’8 al 31 dicembre con 500 punti (da gennaio con 1000) si può richiedere la Carta Toscana al Cinema che permette ogni giorno della settimana di vedere film a prezzo ridotto nelle sale del circuito Agis(per l’elenco dei cinema convenzionatibit.ly/toscana-al-cinema).

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di Serena Wiedenstritt

Suggerimenti per non sbagliare nella scelta

La carta appallottolata, il nastro slegato, il regalo nelle mani di chi lo riceve. A Natale l’emozione di spacchettare

non è solo per i più piccoli, ma come si fa a trovare il regalo giusto? Bando alle scuse:

«Ha già tutto, non gli serve niente, cosa gli regalo» oppure «Magari gli do un buono e poi compra quello che preferisce, così di sicuro è contento». Questo Natale, dopo le scorse feste passate a distanza di sicurezza, vorremmo vedere il sorriso esplodere sul viso di chi fruga sotto l’Albero alla ricerca del biglietto con il proprio nome.

In realtà dal momento del primo giro per negozi o supermercati, fino alla scelta della carta regalo e del biglietto di auguri, il processo del dono implica molto di più del semplice acquisto. E quel di più giunge al cuore del destinatario del regalo proprio il 25 dicembre - o in alcuni casi la Vigilia - al mo-mento dell’apertura del pacchetto. È il tempo passato a pensare a “cosa le/gli potrebbe pia-cere” e a cercare proprio l’oggetto giusto.

Per (tentare di) non sbagliare, sperimen-tiamo insieme il nostro “Indovina chi” dei regali natalizi e aspettiamo di sapere quanto successo avrà riscosso il vostro.

Per lei/lui che divora libri, altrimenti detto/a “l’intellettuale di casa” Ci sono i classici, le nuove uscite, i libri

degli autori locali, in cui ritrovi il tuo per-sonaggio preferito che si aggira per la tua città preferita. Ci sono i libri di ricette, che uniscono golosi e amici della tradizione. Fra i volumi più venduti in questo autunno (dal sito piuscelta.coopfirenze.it da cui si pos-sono ordinare oltre 300.000 libri) Crossroads di Franzen, La Ragazza del Collegio di Gaz-zola e Oliva Denaro di Ardone. Ma ognuno trovi il suo best seller.

Tipi daregalo

IDEE

Per i tecnologicamentepiù avanzatiIl regalo giusto non può essere “uscito”

prima di qualche settimana fa. Un’idea? Gli auricolari di nuova generazione, per chi non si stanca mai di telefonare - diceva la pubbli-cità che una telefonata allunga la vita, meglio farla a mani libere -, ma anche i guanti adatti agli schermi touch che possono fare la differenza in caso di freddo.

Per i bambiniAnche per loro i libri non

passano mai di moda - tante le proposte nei Coop.fi -, ma ci sono altri evergreen che fanno brillare gli occhi dei più pic-coli. Pensiamo al camper di Barbie, che si trasforma in una casa completa di tutte le comodità, e ai giochi di costruzioni, dal Duplo con i pezzi più grandi per le mani più piccine ai Lego con i mattoncini in versione City, Technic o ispirati ai personaggi di fantasia, come Harry Potter. Per esaudire davvero tutti i desideri, facciamo spazio in cameretta anche all’ultima bambola della pubblicità, quella che “a scuola ce l’hanno tutti”: per il Natale 2021 ci sono le Rainbow High Fashion Dolls, con capelli lunghissimi e co-loratissimi, abbigliamento all’ultima moda e un cambio d’abito incluso. Per i giochi da fare insieme ai più grandicelli, arriva in esclusiva per Coop.fi il Monopoli tutto toscano, con le immagini dei borghi più belli della nostra regione.

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DICEMBRE 2021 - - 37

Per chi ama la casa, nel senso di starci Le ciabatte o gli antiscivolo con le stampe

natalizie sono allegre, colorate e portano il buon umore in ogni momento. Potremmo definirli “regali utili” ma al di là di questo siamo sicuri che avranno successo, magari abbinati ad una tazza-teiera con renne e Babbo Natale. Insomma, a molti mancherà solo il caminetto!

Per chi ama la buona tavolaI cesti natalizi si sprecano - non ovvia-

mente, nel vero senso della parola, anzi con ognuno, a seconda della grandezza, ci si mette in tavola tutti e anche in più occa-sioni - e in alcuni punti vendita ci sono pure quelli solidali.

I soci hanno anche l’opzione “fai da te”, visto che possono scegliere, secondo gusti e preferenze, fra una serie di pro-dotti a sconto che valgono 500 punti com-prandone almeno cinque; e aggiungendo 1 centesimo c’è anche la scatola per una confezione regalo! Altre ispirazioni gastro-nomiche, ricette comprese, si trovano nel catalogo La tavola delle feste in distribu-zione nei punti vendita da inizio dicembre.

Ma c’è anche il cibo fatto con le proprie mani a tenere banco per questo Natale 2021. Sarà particolarmente apprezzato da chi ti conosce e sa quanto è importante il tempo che hai speso per lui. Che siano biscotti al burro o una marmellata fatta in casa, por-tano il segno del tuo amore per chi li riceve. Allo stesso modo, ago e filo e un ricamo su un guanto da forno? Le iniziali su un asciu-ghino? Un centrotavola fatto con le pigne raccolte nel bosco e dorate in casa e un bel nastro rosso? Non sono solo regali da nipoti per i nonni: sono la vera tendenza 2021, per un Natale affettuoso, circolare e sincero. s

Il galateo del Natale Sotto l’albero, qualche regola di bon ton

Il regalo deve essere commisurato al grado di conoscenza: no a regali troppo grandi o costosi, in particolare in questo

momento. Non basta il pensiero, ma il dono deve piacere e far piacere senza mettere in imbarazzo. No a regali troppo personali, a meno che non siamo davvero cresciuti insieme. Ne fanno parte abbigliamento e profumeria. Attenzione a regalare elettrodomestici: la televisione nuova va bene, anche se impegnativa, l’aspirapolvere o il ferro da stiro potrebbero essere male interpretati.Prudenza anche con le taglie: un abito che non entra non è certo un regalo azzeccato! Ma neppure uno troppo grande: «Pensi che sia davvero così grassa?».Sì ad aprire il regalo appena ricevuto il pacchetto. Se per Natale ci si può cavare, specialmente per i bambini, con un: «Grazie mille, lo mettiamo sotto l’albero con gli altri pacchetti e lo apriamo la mattina di Natale», fra adulti e in altri casi è buona norma spacchettare appena consegnato il regalo. Se viene aperto in un momento diverso, è importante ricordarsi di ringraziare sempre con un messaggio o una telefonata. Il biglietto: dei tanti oggetti che vengono regalati, spesso è quello che viene conservato più a lungo nel tempo. Basta un cartoncino neutro con una bustina, ma deve essere scritto a mano e contenere un pensiero speciale. Se si può evitiamo biglietti standard e dedichiamo qualche minuto ad un messaggio personalizzato.Del resto, è Natale solo una volta l’anno!

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Per un goloso Natale e uno speciale Capodanno,ti proponiamo delle gustose ricette realizzate con le

eccellenze dei prodotti fior fiore coop: antipasti, primi, secondi e dolci per tutti i gusti.

Inoltre, in questo catalogo ti presentiamo un’ampia selezione di vini, dolci, cioccolato, frutta secca e idee regalo per trascorrere le feste all’insegna del gusto,

della qualità e della convenienza.

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DICEMBRE 2021 - - 39

a cura della redazione

RUBRICAunder 14

dicembre e mercoledì 5 gennaio alle 10.30 all’Orto botanico, mercoledì 29 dicembre alle 15 e venerdì 7 alle 10.30 al Museo di Geologia e Paleontologia, giovedì 30 dicembre alle 10.30 e martedì 4 gennaio alle 15 al Museo di Antropologia e Etnologia.i 0552756444,www.sma.unifi.it,[email protected]

Al Museo del Bargello di Firenze Dante è davvero per tutti, con i laboratori gratuiti per bambini dai 7 ai 13 anni. Mentre i grandi (un adulto accompagnatore con ingresso gratuito) potranno esplorare la mostra “La mirabile visione. Dante e la Divina Commedia nell’immaginario simbolista”, i più piccoli saranno impegnati in attività alla

scoperta del poeta e delle sue opere più famose. E per continuare a giocare anche a casa, in omaggio il kit “Dante per tutti”! Fino al 9 gennaio, il sabato alle 10, 11.30, 15, 16.30, e la domenica alle 10 e alle 11.30. Durante le vacanze natalizie (dal 27 dicembre al 5 gennaio), anche il lunedì e il mercoledì alle 10 e alle 11.30.i 055294883; [email protected]

FATTI PORTAREDALLA MAMMA(O DAL BABBO)

All’Orto Botanico si va per conoscere le piante al riparo nelle serre ottocentesche: l’11 dicembre e il 22 gennaio alle 10.30. Insieme a genitori, fratelli e sorelle, il 18 dicembre e il 29 gennaio, alle 15, si può partecipare a “Famiglie in gioco” al Museo di Geologia e Paleontologia. E nel periodo delle vacanze di Natale i musei dell’Ateneo fiorentino organizzano giochi e attività con questo calendario: martedì 28

NATURA&COPer due anni ha tenuto uno pneumatico intorno al collo.

Ora finalmente è libero l’alce che dal 2019, anno del suo primo avvistamento, è andato in giro così per i boschi del Colorado. Non deve essere stato piacevole perché una gomma d’automobile pesa circa 16 chili. Le guardie del parco sono riuscite a liberarlo, ma prima hanno dovuto tagliargli le corna. Peccato, ma finalmente si sarà sentito più leggero.

DIVERTIAMOCI AL MUSEO

attività per famiglie novembre 2021 | gennaio 2022

6/12anni

Al Museo d’arte per bambini di Siena non solo si ammirano quadri e statue che raffigurano bambini, ma anche opere che sono state create proprio per piacereai più piccoli.Si può persino andare alla ricerca di animali nascosti o scoprire i ritratti parlanti. O ancora vedere in quanti modi diversi è stata rappresentata la protagonista di una delle fiabe più famose: Cappuccetto Rosso.In questo museo, ospitato nel Complesso del Santa Maria della Scala, non si guarda soltanto, ma si dipinge, si realizzano collage e si partecipa a giochi di ruolo. Le attività per bambini proseguono anche nel resto del Complesso, un antico ospedale che accoglieva i viaggiatori cristiani che dall’Inghilterra andavanoa Roma, percorrendola via Francigena.i 0577534531,www.santamariadella scala.com/it/didattica,[email protected]

Una caccia al tesoro attraverso le sale del Museo di Antropologia e Etnologia ci porterà a scoprire quanto siamo simili, anche se distanti fisicamente, in Europa,Asia, Africa, America e Oceania:il 5 dicembre e il 16 gennaio alle 15.

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MONDO VERDE

Che fortunacon il vischio!Sulla porta di casa è di buon auspicioper l’anno che verrà

di Càrola Ciotti

A ppendere un rametto di vischio alla porta di casa, durante le feste, è una delle tante tradizioni popolari

legate al periodo di fine anno. Si ritiene il vischio porta-tore di pace e prosperità, e molte sono le leggende e gli aspetti storico-culturali ad esso legati. È una pianta che possiede molte caratteristiche particolari, purtroppo ormai rara allo stato spontaneo, a causa di una raccolta indiscriminata e di una progressiva distruzione di molte zone boschive.

In naturaSi tratta di una specie parassita che vive solo nella

parte aerea di alcuni alberi come il melo, il pioppo, l’olmo, il tiglio o il noce, oppure su alcune conifere. Il vischio (Viscum album) è un sempreverde con un fusto corto e ramificato; ha un portamento tondeggiante ben rico-noscibile ed è diffuso in quasi tutte le aree temperate del pianeta. S’insinua sotto la corteccia degli alberi ospiti, nutrendosi della loro linfa ma fortunatamente senza danneggiarli troppo; da essi ricava azoto, che è incapace di produrre in modo autonomo. Infatti, è una specie epifita, emiparassita, le cui foglie compiono la fotosintesi, ma senza ottenerne azoto. In primavera il vischio pro-duce infiorescenze bianco-giallastre e in autunno sulle piante femminili nascono piccoli frutti: bacche bianche e appiccicose, che contengono i semi - uno soltanto in ciascuna - i quali, ingeriti dagli uccelli, si disperdono poi nell’ambiente, alcuni cadendo sui rami degli alberi, su cui in seguito si svilupperanno.

Esiste anche un’altra varietà, più rara, che cresce uni-camente sulle querce: il Loranthus europaeus, noto come vischio quercino, con le sue caratteristiche bacche gialla-stre. Questa specie perde le foglie durante l’inverno; se si ha la fortuna di vederne uno, godremo della bellezza delle piccole sfere lucide e dorate che brillano tra i rami spogli della pianta che lo ospita. Il vischio coltivato a uso orna-mentale è quello bianco; una volta acquistato, per meglio conservarlo si appende capovolto, con la chioma verso il basso, per mantenerlo turgido. Attenzione a mobili e tap-peti, perché la sostanza contenuta nelle bacche è molto appiccicosa e quindi difficile da rimuovere. Le bacche possiedono anche una lieve tossicità, se ingerite, per cui è bene tenerne lontani bimbi e animali domestici.

Tradizioni dal nordI Celti ritenevano il vischio una pianta sacra, un dono

degli dei, e ne avevano una venerazione profonda. La ca-ratteristica di crescere in cima alla pianta ospitante, senza mai toccare il terreno, ha favorito nella cultura celtica la credenza che il vischio rappresentasse un’emanazione della divinità sulla Terra. Utilizzato moltissimo nella tradizione quale rimedio erboristico, si riteneva che fosse panacea per tutti i mali. La raccolta della pianta sacra presso questi antichi popoli seguiva rituali molto precisi condotti dai sacerdoti, i famosi druidi.

Tra le numerose informazioni emerse dagli studi, risulta l’usanza dei Celti di raccogliere il vischio il sesto giorno della luna crescente, quando si credeva che l’ener-gia dell’astro aumentasse di forza. Un’usanza piuttosto nota, che pare abbia origini norvegesi, e ancora oggi in auge, è quella di baciarsi sotto il vischio: si dice che ciò garantisca agli amanti un amore eterno e fortunato.

Appenderlo alla porta di casa a Natale, oppure por-tarlo al collo, quale amuleto per allontanare disgrazie e in-flussi negativi, è abitudine che si afferma intorno alla fine del diciottesimo secolo in Gran Bretagna, diffondendosi poi in altre parti del mondo. s

FOTO F. MAGONIO

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La tentazione di accogliere in casa un animale che ci faccia compagnia pare

abbia contagiato molte persone durante la pandemia, tanto da aver incrementato considerevolmente le adozioni: +15% di cani e gatti nel 2020, secondo l’ultimo Rapporto Coop. Un aumento a due cifre che possiamo valutare positivamente, a patto che prima di varcare la soglia di casa insieme a una specie diversa dalla nostra vengano fatte serie riflessioni.

«Il Natale è senz’altro il periodo dell’anno in cui è più facile cadere in tentazione - ammonisce Irene Sofia, bio-loga e istruttrice cinofila -, ma è bene ricordare che un animale può vivere con noi molto a lungo». E che dovremo con-tinuare a prendercene cura per diverso tempo. Invece, i picchi di abbandoni che si registrano nel periodo estivo, a conti fatti, sono quelli che vengono infiocchet-tati sotto l’albero e dei quali, una volta cresciuti, ci si libera.

Prima di adottare«Non è mai una buona idea regalare

un cucciolo ai bambini, come fosse un oggetto, anche se sono proprio loro i primi a desiderarlo disperatamente. Come non è una buona idea regalarlo a una persona anziana senza tenere conto che “un domani” qualcun altro dovrà prendersene cura. In generale, donare un essere vivente è sempre un tema spinoso: per la responsabilità che ne consegue, infatti, la scelta dovrebbe sempre essere di chi si prenderà cura dell’animale in prima persona. Ma non

basta: prima di compiere il grande passo è anche importante chiedere a noi stessi perché vogliamo adottare un animale.

“Me ne sono innamorata perché è così carino”, “Ne ho visto uno uguale in un film”, “Così posso fare amicizia al parco,” “Voglio fare un regalo speciale al mio amore”, “Mi serve in giardino per fare la guardia”. Queste sono risposte sbagliate».

Ci sono domande, invece, che è giu-sto farsi, in particolare per i cani: «Ho del tempo da dedicargli? Lo porto a spasso anche quando piove e fa freddo? Quando vado al lavoro, con chi lo lascio? Sono disposto a tollerare i danni in casa? Sono consapevole dei costi per il suo mantenimento e per le cure veterinarie? Se la nostra risposta è sì, allora possiamo valutare il soggetto più adatto alle nostre abitudini e stili di vita» spiega Sofia.

Razze e caratteriCi sono moltissime varietà di aspetto,

di carattere e di vocazione legate alle ca-ratteristiche delle razze. Ma ricordiamoci che i canili sono sempre molto affollati e, prima di pensare di acquistarne uno, sarebbe bello andare a visitare queste strutture: è probabile che la nostra anima gemella sia lì ad aspettarci. «I cani di pic-cola taglia, anche se più facili da portare in giro, sono spesso particolarmente vivaci e, talvolta, più abbaioni. I cani di taglia media sono quelli che, in genere, hanno bisogno di più movimento, anche rispetto a quelli di grossa taglia che sono tendenzialmente più tranquilli, ma anche più delicati».

ANIMALI

Cucciolisotto l’alberoLa consapevolezza dell’impegno alla base della scelta dell’adozione

di Silvia Amodio

Quindi il rapporto casa grande-cane grande non è sempre un parametro che funziona: «Il setter, un cane sentimentale per il quale la massima felicità consiste nella silenziosa contemplazione del pa-drone, soffre meno per l’angustia di un appartamento cittadino di un irrequietis-simo piccolo Terrier» scriveva Konrad Lorenz nel suo libro L’Anello di Re Sa-lomone. «Se il nostro cane avrà a dispo-sizione un giardino, sarà sicuramente un privilegiato, a patto che non diventi una gabbia dorata dove parcheggiarlo. Vivere con un animale è una grande opportunità di crescita, in particolare per i bambini che imparano a sviluppare maggior empatia verso l’altro, autostima, comprensione dell’importanza della diversità - prose-gue la biologa -. Apprendono come aver cura di un altro essere vivente e crescono insieme a un compagno di giochi inso-stituibile. Vanno bene sia cani che gatti e non è necessario che siano cuccioli. Anzi, un animale adulto ha migliori compe-tenze e risulta il compagno ideale per i bambini. Ovviamente è indispensabile insegnare all’amico a quattro zampe come rapportarsi correttamente, rispettandolo e imparandone il linguaggio, e far capire ai bambini, qualora lo trovassero sotto l’al-bero, che non è un giocattolo del quale ci si stufa. I genitori dovranno essere i super-visori di questa splendida relazione, per evitare che si generino incomprensioni. Ricordiamo che, in virtù di un legame pro-fondo che affonda le sue radici in una evo-luzione comune, la cosa più importante per il cane è fare le cose insieme a noi». s

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di Sara Barbanera

IL FAMILY CENTERANNA MEYER

L’ospedale pediatrico fiorentino inaugurala nuova strutturadedicata all’accoglienzadelle famiglie

PROGETTO MEYERPIÙ

Finalmente c’è. Il nuovo Family Center Anna Meyer dell’o-spedale pediatrico fiorentino, la cui apertura è stata più volte rimandata causa pandemia, viene ufficialmente

inaugurato il 13 dicembre, alla presenza delle autorità e dei sostenitori che, come Unicoop Firenze, hanno contribuito alla sua realizzazione. Il luogo dell’accoglienza, dove gentilezza ed empatia sono un mestiere a tutto tondo: la struttura, infatti, è stata pensata per ricevere e orientare le famiglie in attesa del ri-covero del proprio figlio ed è il primo capitolo della grande tra-sformazione del Meyer, che sarà completata entro il 2022 con il Meyer Health Campus (una maxi cittadella per la formazione e la didattica) e il Parco della Salute, dedicato all’attività speciali-stica ambulatoriale dell’ospedale. A raccontarci nel dettaglio il centro, Daniela Elettra Pacini, dirigente per l’Umanizzazione delle cure dell’Ospedale pediatrico Meyer.

Cos’è il Family Center?

È un edificio in legno e vetro con una superficie di 500 mq, con forma a pianta quadrata, autonomo ma inserito nel parco e integrato funzionalmente con l’ospedale, in quanto è luogo di riferimento costante per le famiglie, prima e durante l’arrivo, nel corso del ricovero e in fase di dimissioni. Internamente è stato strutturato come uno spazio aperto, proprio per dare un senso di accoglienza a 360°, con moduli vari dedicati agli uffici

e alle sale attesa, una delle quali ha un allestimento speciale con le avventure di Pimpa e Armando, firmate da Altan.

Quali figure professionali sono presenti?

Sono presenti operatori dell’accoglienza, psicologi, in-fermieri, assistenti sociali, mediatori linguistici, personale del nostro Urp, il servizio infermieristico per la continuità assistenziale e associazioni di genitori o di volontari che si oc-cupano di sostegno e di attività ludiche per i bambini. Queste figure, insieme, forniscono un servizio di supporto logistico, organizzativo e di orientamento rispetto a tutto quello che ruota intorno a un ricovero, perché la famiglia possa trovare una risposta a tutte le sue necessità.

Quali servizi prevede?

Ad esempio, già prima del ricovero, il Family Center dà in-formazioni su alloggi, parcheggi o su cosa portare per il ricovero. All’arrivo, i genitori vengono informati sui servizi dell’ospedale, dalla ludoteca all’attività scolastica, dal servizio di culto religioso a laboratori, incontri e iniziative proposte dall’ospedale. In fase

di dimissione, fonda-mentale è il servizio di continuità assisten-ziale, nel caso il bam-bino necessiti di cure una volta a casa. La

struttura è aperta dal lunedì al venerdì dalle 6.30 alle 18, il sabato dalle 8 alle 12 e a disposizione ci sono un numero di telefono, una mail e una pagina web dedicata.

Cosa fare o dire a un bambino perché si senta accolto

in un momento così delicato?

Intanto, può sembrare banale, chiamare i pazienti con il loro nome. All’accoglienza gli operatori sono preparati su ogni singolo ricovero in programma e il paziente non è generica-mente, il tal “bambino Rossi” ma è Giulia che, chiamata per nome, si sentirà riconosciuta e accolta in un ambiente non estraneo. In attesa del ricovero gli operatori, ad esempio, ac-compagneranno Giulia in una sala dove poter giocare, distrarsi e sentirsi coccolata. Se l’arrivo in ospedale produce un senso

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Arriva la PimpaI personaggi di Altan per i piccoliin attesa di ricovero

Altan, ovvero una vita a matita con cui, da 50 anni, racconta i sogni dei bambini, ma anche la

nostra vita, la nostra politica e i nostri peggiori difetti. Due anime diverse, unite dallo stesso tratto che ha segnato l’infanzia delle tante generazioni cresciute con Pimpa: sarà proprio la mitica e dolcissima cagno-lina a pois, in compagnia del baffuto Armando, ad accogliere i pazienti che troveranno i due personaggi e altri giochi a tema nella sala d’attesa del Family center dell’Ospedale pediatrico Meyer, come ci ha raccontato lo stesso Altan.

Pimpa e Armando arrivano al Meyer?Sì, questa volta Pimpa compie una missione

più speciale che mai, perché sarà lì per giocare con i bambini, per farli sentire come a casa, in un am-biente pieno di colore e calore. Mi fa molto piacere sapere che Pimpa li prenderà per mano, per accom-pagnarli con dolcezza in un passaggio così delicato. Più che lettori, da sempre i bambini sono compagni di gioco della Pimpa, che rappresenta il mondo come vorrei che fosse: gentile, semplice, pieno di buone cose. Spero che in questo spazio i bambini si sentano così: protetti e coccolati e, anche solo per un attimo, distratti dalle preoccupazioni del momento.

Nella sua satira, invece, usa una matitamolto più tagliente…No, non cambio la matita, cambio gli occhiali: se

con Pimpa disegno un mondo ideale, con la satira rac-conto il mondo così come è. Meno confortante e più disincantato, a tratti cinicamente ironico. Insomma, per noi adulti non è semplice restare buoni come Pimpa e mantenere uno sguardo puro sulle cose. Per

questo disegnare per i bambini è più dif-ficile: per farlo, io ricorro alla parte più

infantile di me, che negli anni ho cer-cato di conservare e che ancora oggi difendo con tutte le mie forze.

Come è nato il suo ultimo libro A me gli occhi?

È una selezione delle mie vi-gnette, ogni argomento è in-trodotto dalle diverse figure femminili che, negli anni, ho rappresentato nei miei dise-gni. Ciascuna di loro ha un

ruolo importante, un punto di vista penetrante e saggio. In gene-rale, credo che le donne abbiano una concretezza e un occhio sulla

realtà meno viziato. Non a caso, nelle mie vignette hanno spesso l’ultima parola. s

di spaesamento, al Family Center noi lavoriamo per accogliere il paziente globalmente, come un bambino e non come la sua malattia, e così durante tutto il percorso di cura.

E rispetto ai genitori?

Allo stesso modo, l’empatia si costruisce rivolgendo lo sguardo alle persone, evitando toni bruschi o di rimprovero magari perché arrivano in ritardo o, presi dall’ansia, sbagliano a compilare un modulo. Al contrario, occorre “sminare” la tensione con piccoli gesti di complicità e umana simpatia, con frasi del tipo: «Non si preoccupi», «La aiuto io», «Stia tran-quillo, cerchiamo una soluzione», «Vediamo come risolvere il problema».

Quali i maggiori bisogni di una famiglia

che deve affrontare un ricovero?

Il disegno del Family Center è nato proprio da un lungo lavoro di rilevazione dei bisogni delle famiglie con interviste, questionari e osservazione diretta durante il ricovero, da cui è emerso che la fase più delicata è pro-prio quella dell’arrivo. All’ingresso le difese si abbassano e si alza l’ansia per l’incertezza del luogo, della patolo-gia, dei tempi. Rispetto a questo sentimento di spae-samento, il Family Center è una sorta di cuscinetto che “ammorbidisce” l’atterraggio e, durante tutta la loro permanenza, guida e accompagna le famiglie. La pandemia ha complicato l’accesso delle famiglie e reso ancora più forte questa necessità di non essere soli: di sentirsi riconosciuti e abbracciati, anche solo con uno sguardo o una parola. s

UNICOOP FIRENZE PER IL MEYERPIÙNegli ultimi dieci anni i piccoli pazienti dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze sono aumentati in misura rilevante. Per questo Unicoop Firenze ha deciso di sostenere il progetto di ampliamento e rinnovamento dell’ospedale con una raccolta fondi alle casse dei Coop.fi e con il contributo da parte della stessa cooperativa. Dal 2017 al 2020 sono stati erogati 500.000 euro l’anno al progetto Meyerpiù, per un totale di un milione e 550.000 euro. Nel 2021 l’accordo è stato rinnovato fino al 2023 e prevede un contributo di 100.000 euro l’anno per sostenere l’attività di ricerca sulle patologie infantili.

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SALUTE

Miopia, ma non solo. Il dottor Roberto Caputo, responsabile di Oftalmolo-

gia dell’Ospedale pediatrico Meyer, spiega quali sono i segnali da tenere sotto con-trollo per intercettare i disturbi visivi più frequenti nei bambini. E ci sono notizie promettenti sul fronte delle terapie.

Quali sono i campanelli d’allarme

che possono farci sospettare

un problema alla vista?

Per quanto riguarda i disturbi visivi che si manifestano durante lo sviluppo, abbiamo alcuni comportamenti che ci possono indurre a sospettare un difetto. Si-curamente il fatto che il bambino “strizzi gli occhi” alla Tv o le si avvicini può essere un primo indizio, come pure un mal di testa ricorrente oppure alcune posizioni ano-male della testa quando il bambino guarda qualcosa di suo interesse. Purtroppo però possiamo non avere alcun segno premo-nitore nel caso si tratti di bambini con ambliopia, il cosiddetto “occhio pigro”, ovvero quella situazione in cui il piccolo paziente ha un occhio con cui vede bene e l’altro che vede peggio. In questi casi, che vanno diagnosticati precocemente per essere poi riabilitati, il bambino, avendo uno dei due occhi senza alcun problema, potrebbe non presentare alcun sintomo. Ecco perché insieme ai pediatri di famiglia vengono fatti alcuni percorsi di screening

A cura dell’Ospedale pediatrico Meyer

GuardarelontanoAttività e sport all’apertofanno bene anche alla vista

che partono dalle visite pediatriche nei bi-lanci di salute, fino a richiedere consulenze ortottiche e oculistiche pediatriche.

Quando si sviluppa la miopia?

La miopia è un difetto di vista che di solito si sviluppa verso la fine della prima decade di vita, anche se possiamo avere forme più precoci. Si tratta di un difetto per cui le immagini cascano davanti alla retina e le cose da lontano vengono viste sfuocate. Negli ultimi 30 anni si è assistito a un aumento della prevalenza della miopia, che è passata da valori intorno al 20-25% degli anni ‘80-‘90, fino ad arrivare a circa il 40% nelle ultime decadi.

Miopia e uso di strumenti elettronici:

quali accorgimenti per limitare

i danni?

Sicuramente negli ultimi anni si è assi-stito a un parallelo aumento della miopia e del tempo passato alle attività visive da vicino (studio, tablet, smartphone, ecc) associato a una progressiva ridu-zione del tempo trascorso all’aria aperta. Questi fattori sono sicuramente asso-ciati, per cui bisogna cominciare a pre-starvi attenzione. Ma cosa possiamo fare? D’altronde anche per gli adulti l’uso di dispositivi elettronici è diventato indi-spensabile, per cui ritengo poco efficace utilizzare manovre coercitive per ridurre

l’attività con i tablet. La cosa che consi-glio ai genitori dei miei pazienti è di unire l’utile al dilettevole, sfruttando lo sport come elemento centrale. L’attività spor-tiva rappresenta probabilmente l’unico vero momento in cui i telefonini vengono tenuti in borsa, la visione è prevalente-mente concentrata da lontano e spesso si fa anche all’aria aperta. Oltre ai benefici alla vista, ne derivano quelli per la salute e per il contrasto all’obesità.

Da che età vanno programmate

visite specialistiche di controllo?

Oltre alle classiche visite eseguite dal pediatra, consigliamo un primo controllo a 3 anni e uno a 6. Se il bambino è miope, consigliamo 1-2 controlli all’anno in base alla velocità di progressione della miopia. Ma ci sono buone notizie.

Quali?

Negli ultimi anni stiamo utilizzando, su un grandissimo numero di pazienti, un collirio a base di atropina diluita allo 0.01% che ha dimostrato di ridurre la velocità della progressione della miopia fino al 60%. Inoltre da circa un anno sono in com-mercio alcune lenti da occhiali che sembra aiutino nel controllo della progressione della miopia. Ci vuole ancora del tempo per confermare l’efficacia di queste lenti, ma sembrano promettenti. s

PILLOLE• A 3 anni la prima visita oculistica• L’attività all’aria aperta fa bene anche agli occhi• Miopia: da un collirio e da lenti speciali un possibile aiuto

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DICEMBRE 2021 - - 45

di Alma Valente A naso liberoSpray e lavaggi sono davvero utili?Le risposte del medico

cidità delle fosse nasal i crea un ambiente estre-mamente sfavo-

revole all’attecchimento e alla replicazione dei virus, compreso quello del Covid-19. Gli studi su tale spray hanno mostrato una protezione su-periore al 99% in vitro e superiore al 90% in vivo, quindi sono molto promettenti. Questo dispo-sitivo però non è riconosciuto da nessun ente di controllo come metodo di protezione dalle infezioni, perché è ancora troppo basso il numero di persone coinvolte negli studi. C’è da dire poi che la mascherina permette a tutti di vedere chi si protegge o chi, non facendolo, costituirebbe un pericolo, mentre con lo spray questo è impossibile. Il mio consiglio è di usare questo dispositivo, ma senza rinunciare a quelli che conosciamo, cioè mascherine e sanificazione delle mani.

Torniamo ai lavaggi nasali, quelli con acqua

di mare sono utili?

Come dicevo, i lavaggi con acqua di mare non andrebbero usati in caso di normale funziona-mento nasale, ma sono utili per ripristinare una fisiologia alterata da patologie infiammatorie, anzi spesso diventano un indispensabile aiuto nel trat-tamento, perché rimuovendo il muco in eccesso permettono al farmaco applicato successivamente di penetrare anziché fermarsi nell’eccessivo strato di muco. Inoltre suggerisco di usare quelli ad alto contenuto di sale, detti ipertonici, solo dietro con-siglio medico. s

Con l’arrivo della stagione fredda,

fatalmente può arri-vare un raffreddore ma, anche in sua assenza, indossando a lungo le necessa-rie mascherine, a molte persone continua a goccio-lare il naso. Quali sono i rimedi per questi problemi? Ne parliamo con Jacopo Scala, otorinolaringoiatra.

Che ne pensa degli spray nasali

per ridurre la secrezione di muco?

Il muco è una componente normale e necessa-ria per il corretto funzionamento nasale in quanto assicura la rimozione di molte particelle dannose e controlla l’umidificazione dell’aria che respiriamo; pertanto deve essere ridotto solo se presente in eccesso. In questo caso spray nasali con antinfiam-matori o semplicemente lavaggi nasali sono utili nell’accelerare la guarigione e nel controllo dei sintomi; si deve però stare attenti a non abusarne, perché potrebbero causare effetti collaterali anche molto fastidiosi. Quindi si suggerisce di evitarne l’u-tilizzo per periodi superiori alla settimana, a meno che non ci siano indicazioni da parte del medico. Purtroppo il gocciolamento che talvolta avviene portando la mascherina è dovuto soprattutto al condensarsi del vapore acqueo che espiriamo e non può essere “curato” con spray, basta soffiarsi il naso.

Gli spray nati per creare barriere protettive

o ambienti ostili per i virus funzionano?

È stato recentemente messo in vendita uno spray (con brevetto israeliano) che alterando l’a-

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IN BREVEa cura di Valentina Vannini

NOTIZIE DALLA TOSCANA

CALENZANO (FI)TEATRO MANZONIA dicembre, il 3, lo spettacolo Toscanacci - Risate e altri anticorpi, con Paolo Hendel, Michele Crestacci e Andrea Kaemmerle. Dall’11 “CantaStorie”, rassegna di musica e teatro. Il 15, “Il Tessuto dell’Identità”, rassegna sulla memoria del territorio. Spazio al teatro per bambini con l’associazione TeatroLà: il 30, Rudolph la renna di Natale, pomeridiano. La notte del 31 la compagnia La Macchina del Suono propone Le Opere Complete di William Shakespeare in 90 minuti. Concerti del Natale organizzati con il Comune, la Scuola di Musica di Calenzano e il Maggio Musicale Fiorentino. Riduzioni soci Unicoop Firenze.i www.teatromanzonicalenzano.it

CAMPI BISENZIO (FI)TEATRO DANTE CARLO MONNIIl 2 e 3/12 il concorso “Contest Cambi”: artisti e compagnie presentano il loro spettacolo comico in massimo 15 minuti e il pubblico decreta il vincitore che poi porterà in scena lo spettacolo completo all’interno della rassegna dedicata ad Andrea Cambi nella prossima stagione. Il 4 e 5, Bruno lo Zozzo; l’8/12 alle 21, Alfabeto delle emozioni di e con Stefano Massini; il 10, alle 21, Visioni in giallo - la serie teatrale; l’11, alle 17, Un tè in giallo, mentre alle 21 Balcanikaos. Il 18, alle 21, Sogni con Mattia Boschi; il 24, alle 15, Storie di carta; il 31, alle 21.30, Tassì a due piazze, regia Andrea Bruno Savelli. Riduzioni soci Unicoop Firenze.i prenotazioni 0558940864, [email protected]

FIRENZEL’ARTE È ACCESSIBILE Visite ai musei fiorentini per sordi e ipoudenti con interprete Lis proposti dal Comune di Firenze, la Città Metropolitana di Firenze e Mus.E: il 12/12, visita in Santa Maria Novella dedicata a Dante Alighieri; il 23/1/2022, visita alla mostra di Jenny Saville al Museo Novecento. Partecipazione gratuita per disabili e accompagnatori. Prenotazione obbligatoria.i [email protected] o 0552768224

TEATRO VERDIL’Orchestra della Toscana sarà la prima ad aprire il nuovo anno al Teatro Verdi con il Concerto di Capodanno, il 1° gennaio, alle ore 17, con valzer e arie d’opera. I valzer sono quelli di Čajkovskij tratti dai balletti che tutti conosciamo: Bella addormentata, Il lago dei cigni, Lo schiaccianoci. Le Arie sono quelle delle “donne mozartiane”, Donna Anna, Susanna, Despina interpretate dalla voce del giovane soprano genovese Benedetta Torre. Sul podio Francesco Ivan Ciampa. Riduzioni soci Unicoop Firenze. i 055212320 (da martedì a venerdì 10/13 e 15/19), www.teatroverdifirenze.it

LUCCAI PITTORI DELLA LUCE.DA CARAVAGGIO A PAOLINIDall’8/12 fino al 2/10/2022 la mostra a cura di Vittorio Sgarbi nello spazio della Cavallerizza di piazzale Verdi a Lucca, per raccontare, attraverso alcuni capolavori, il ruolo della luce nella pittura del Seicento. Da Caravaggio, primo regista della storia dell’arte, fino a Pietro Paolini, protagonista lucchese della nuova scuola naturalistica. In mostra più di 100 opere provenienti dai principali musei italiani oltre che da prestigiose collezioni private e internazionali. Tra gli artisti esposti: Caravaggio, Pieter Paul

Rubens, Pietro Paolini, Jusepe de Ribera, Matthias Stomer, Pietro Ricchi, Trophime Bigot, Giovanni Serodine, Orazio Gentileschi, Valentin De Boulogne. Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 20.i www.contemplazioni.it

PISAREALTÀ IMMAGINARIEAL TEATRO NUOVOSpettacoli di teatro contemporaneo di Binario Vivo. A dicembre: il 4, Muratori, alle 21, con il Teatrino dei Fondi; il 5, alle 18, Festival Nessiah, ingresso libero; l’11, alle 21, Sorry boys di Centrale Fies con Marta

FIRENZEIl Nuovo Auditoriumdel Teatro del Maggio I l 21/12, alle ore 18, inaugurazione della sala dell’Auditorium del

Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, con un concerto del Maestro Zubin Mehta con il Coro e l’Orchestra del Maggio. Il nuovo Auditorium rappresenta un passo decisivo nel percorso di completamento del teatro, destinato a diventare uno dei più importanti poli di produzione e fruizione di musica in Europa, perfezionato ora con la realizzazione della sala, dotata di un’acustica eccellente e con una platea di circa 1000 posti.E per avvicinare i giovani alla musica, dal 1°/11 la Maggio Card offerta gratuitamente, grazie a Unicoop Firenze, ai giovani fino ai 30 anni, dà diritto a biglietti ridotti per gli spettacoli del Teatro del Maggio. I soci Unicoop Firenze hanno il 40% di sconto sul costo del biglietto di alcuni spettacoli del Maggio, il 10% su tutte le altre date in calendario.i www.maggiofiorentino.com

FOTO M. MONASTA

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LUCCALevi e RagghiantiDal 17/12 al 20/3/2022 la mostra della Fondazione Ragghianti di

Lucca, in via San Micheletto 3, “Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura”, realizzata con la Fondazione Carlo Levi di Roma. Il rapporto fra Ragghianti e Levi si intensificò a Firenze, durante l’occupazione nazista, attraverso la comune militanza politica nella Resistenza, soprattutto dopo che Levi, nel 1941, ebbe trovato rifugio clandestino nella casa di Anna Maria Ichino in piazza Pitti, dove scrisse il suo più noto romanzo, Cristo si è fermato a Eboli, cui sarà dedicata una sezione della mostra. Tuttavia a unirli fu anche la sensibilità per l’arte e

il comune interesse per il cinema. Levi lavorò come sceneggiatore e scenografo per alcuni film, disegnò il manifesto di Accattone di Pier Paolo Pasolini, che sarà esposto in mostra, e dagli anni Cinquanta in poi, a Roma, divenne un ritrattista richiesto da molti personaggi del mondo del cinema, i cui ritratti saranno presenti in mostra, così come quelli di Ragghianti e dei loro comuni amici, come Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda (sopra, Carlo Levi, La madre e la sorella, 1926). Apertura dal martedì alla domenica, ore 10-13, 14.30-18.30. i www.fondazioneragghianti.it

Cuscunà; il 17, alle 21, Il Natale in Sicilia, Novi Jorna e Novi Misi di Unavantaluna. Per la stagione dedicata ai bambini il 12, alle 17, Fantastica, omaggio a Gianni Rodari, con Azul Teatro. Riduzioni soci Unicoop Firenze. i 3923233535, www.teatronuovopisabinariovivo.it

SIENATEATRO DEI RINNOVATIA dicembre: dal 3 al 5, La vita davanti a sé, riduzione e regia di Silvio Orlando, con Silvio Orlando; dal 17 al 19, Tartufo, di Molière, con Giuseppe Cederna, Vanessa Gravina, Roberto Valerio, regia Roberto Valerio. Riduzioni soci Unicoop Firenze. i 0577292615/14, da lunedì a venerdì 9.30-12.30

SCANDICCI (FI)VENERDÌ DELLA LIRICA Franz Moser, con la sua Compagnia d’Opera Italiana Firenze, porta la grande lirica al Teatro Aurora. Spettacoli il venerdì, alle 21. A dicembre: Il 3 e il 10, Don Giovanni. Il 1° gennaio, alle 17, Concerto di Capodanno: musiche viennesi e le più celebri arie d’opera italiane. Riduzioni soci Unicoop Firenze sull’abbonamento.i 3408119192; [email protected]

SESTO FIORENTINO (FI)TEATRO DELLA LIMONAIASpettacoli al T.r.a.m. Teatro di Residenza Artistica Multipla del Teatro Limonaia, in via Gramsci. A dicembre: il 10, alle 21, Non qui, non ora di e con Anna Giustina e Isabella Giustina; il 12, alle 18, Orchestrating Spaces (primo studio), e a seguire Panimundu, coproduzione Fabbrica Europa Festival, Compagnia degli Istanti. Dal 16 al 19, alle 20.30, Vincent River, produzione Atto Due.Dal 9 gennaio proposte per i più giovani con Tram Linea_Ragazzi.Riduzioni soci Unicoop Firenze.i [email protected], 3938120835

La partecipazione agli eventiè vincolata al possessodel Green pass qualorala normativa lo richieda

Toscana

TOSCANA GOSPEL FESTIVALDal 17/12 al 1° gennaio, nei teatri e nelle chiese della Toscana, la XXV edizione, ancora di più all’insegna della solidarietà grazie al sodalizio con il Coordinamento Toscano Associazioni per l’Autismo, 16 associazioni di genitori di persone autistiche di tutta la Toscana, per promuovere una cultura dell’inclusione.

i www.toscanagospelfestival.net, 057527961

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I clienti che richiedono la portabilità del numero tra il 2 Dicembre 2021 e il 10 Gennaio 2022, con una delle o� erte “EVO 100, 30, Voce&SMS”, riceveranno 30 € di tra� co telefonico bonus in omaggio. L’iniziativa è valida per le portabilità richieste a punto vendita, con Self SIM e online. Il bonus è utilizzabile verso tutti e senza vincoli, ad eccezione del tra� co internazionale. Ogni cliente può benefi ciare del bonus di 30€ al massimo su 2 linee. Il bonus non viene erogato in caso di sottoscrizione di altre iniziative che prevedono un accredito di bonus. L’Uso del servizio è personale, secondo quanto previsto dall’art.4 delle CONDIZIONI GENERALI DI CONTRATTO. Per maggiori dettagli sull’o� erta, policy di corretto utilizzo e limitazioni, condizioni generali di contratto, visita il sito www.coopvoce.it.

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