neapolis gennaio 2013_focus: tempo

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Intervista ad EUGENIO PATANE’, presidente pd roma Intervista a Monica Cirinna’ FOCUS FOCUS: il tempo... la cosa più preziosa? il tempo! cosa ci attende in questo 2013? Il futuro è nell’economia blu viaggio nella capitale russa Fiscal Compact: da chi siamo veramente governati?

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Page 1: neaPOLIS GENNAIO 2013_FOCUS: TEMPO

Intervista adEUGENIO PATANE’,

presidente pd roma

Intervista aMonica Cirinna’

FOCUSFOCUS: il tempo...

la cosa più preziosa? il tempo!cosa ci attende in questo 2013?Il futuro è nell’economia bluviaggio nella capitale russaFiscal Compact: da chi siamoveramente governati?

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Il 2013 sarà un anno di importanti appuntamentielettorali soprattutto nella sua prima parte ossia finoamaggio. Il 24 e 25 febbraio saremo chiamati a vo-tare per il rinnovo del Parlamento e del Consiglio re-gionale del Lazio, mentre a maggio arriveranno leelezioni per il Comune di Roma ed i suoi Municipi.La concentrazione delle scadenze elettorali è do-vuta alle dimissioni di Governo e Regione Lazioprima della scadenza naturale.Per chi non si ricordasse, il Governo Berlusconi fu co-stretto a dimettersi a causa della crisi legata al dis-sesto delle casse dello Stato, mentre la Polverini perlo scoppio di una serie di scandali legati all’appro-priazione indebita di risorse pubbliche da parte dialcuni consiglieri .La caduta di Berlusconi determinò l’ascesa diMonti, il quale ha sicuramente avuto il merito, ri-spetto al suo predecessore, di portare in politicauno stile più serio e sobrio che mancava da troppotempo. Ma le cose cambiano rapidamente:il Professor Monti utilizzò l’iniziale consenso popolareper inasprire la pressione fiscale (IMU ed IVA) su cit-tadini ed imprese; venne approvata una riformapensionistica che mise in sicurezza le finanze pub-bliche ma gettò nell’insicurezza migliaia di persone.Dal punto di vista economico, tali misure sono daconsiderare di tipo recessivo in quanto sottraggonoricchezza ai cittadini deprimendo ulteriormente iconsumi.Ed il principio di Equità di cui Monti parlò tanto?

Scomparso!Il nuovo Presidente del Consiglio giustificò le misureintraprese ponendo le ragioni di Stato al di sopra ditutto ma soprattutto al di sopra del buon senso .Da un eminente Professore, ci sarebbero aspettateproposte ingegnose ed innovative e non un sem-plice fare cassa con i soliti strumenti. Se fossimo statia scuola il Professore sarebbe stato rimandato a set-tembre in quanto non ha indicato “come” inten-deva ricreare fiducia tra pubblico e privatoindicando e quantificando sprechi, regalie, ineffi-cienze e soprattutto nuove regole. Nulla di tutto ciòè accaduto. Anche in campo legislativo, la legge

ant ico r ruz ione ,ostacolata dalPDL, è sembratapiù unamossa pro-pagandistica cheun cambio di dire-zione rispetto alpassato.

A febbraio si vo-terà anche per laRegione Lazio: ilcentro destra viveuna crisi d’identitàdovuta ai numerosi casi di corruzione e conflitti le-gati alla sua guida che hanno messo in imbarazzoanche gli elementi positivi di questo schieramento.Molti non vedono di buon occhio la candidatura diStorace, in quanto il tema sanitario giocherà unruolo chiave nella campagna elettorale (caso IDI,San Carlo, chiusura di reparti e posti letto, stipendinon pagati, spesa fuori controllo, ecc) e molti si ri-corderanno lo scandalo Lady ASL che caratterizzònegativamente la Giunta Storace quando nel 2006era Governatore della Regione. La vicenda finìcon diversi arresti.Lo scandalo della Polverini ha aperto la questionemorale nel PDL e ad oggi quest’ultimo non ha an-cora presentato la lista dei candidati al consiglio adimostrazione della crisi di identità in essere. Diver-samente, il PD ha saputo rinnovarsi esprimendo uncandidato di qualità come Nicola Zingaretti cheda Presidente della Provincia si è distinto per Inno-vazione (es. wi-fi), creatività e efficienza finanzia-ria-amministrativa legata alla gestione delle risorsedell’Ente. Ma la novità assoluta del Partito Demo-cratico è la non ricandidabilità di quasi tutti i vec-chi politici a favore di candidati nuovi, spessogiovani e brillanti. Il cambiamento del PD pone lebasi per un vero ricambio generazionale che di-mostra quanto contino i fatti e non i proclami po-pulisti di Grillo il cui consenso è in diminuzione acausa di una serie di incertezze e polemiche che ilsuo metodo virtuale ha fatto emergere.

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Cosa ci attende in questo 2013?

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Gennaio 2013EDITORIALE di Claudio Napoli (economista)

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La cosa più preziosa? il Tempo!

La famiglia italiana in estinzione!

Il futuro è nell’economia blu!

La fine della democrazia rappresentativa?

Fiscal Compact: da chi siamo veramente governati?

Viaggio nella capitale Russa

Il Teatro nel Dna: Intervista al maestro Luigi De Filippo

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Editore: Claudio NapoliDirettore ResponsabileElio TomassettiDirettore CommercialeCarlo FamigliettiComitato scientifico:Eddy Viola, F. Napoli

Grafico: Daniele Palone [email protected] & Marketing: Riccardo Di SalvoCollaboratori: Francesco Grasselli, Alessandro Ranieri, Laura Napoli, Valerio Pelliccia, Viviana Vannucci, Federico Monti, Lorenzo Sigillò, Paolo Migotto, Giorgio Zussini, Laura Andina, Vanessa Pinato, Daniele Palone,Valentina Sanzone Salvo accordi scritti, la collaborazione con il mensile Nea Polis Roma è da considerarsi a titolo gratuitoFoto ed Immagini sono tratte dal web. L’editore ha cercato di rintracciare gli aventi diritto ai crediti fotografici non specificati edè a disposizione per chiarimenti. Tipografia: G. De Vecchi Pieralice, 20 00167 Roma Registrazione Tribunale di Roma: n. 360/2010 del 17 settembre 2010 N° iscrizione ROC: 20384 Sede Operativa: via G.Funaioli, 54

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Gennaio 2013, anno IVSOMMARIO

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Al via la campagna elettorale regionale

Intervista ad Eugenio Patanè: “Mi candido per rinnovare la Regione Lazio”

Intervista a Monica Cirinnà:“Valorizzare le donne”

Discarica di Malagrotta. tour del Sindaco ai “capolavori” di Valle Galeria

Largo Quaroni: lo scandalo della palestra abbandonata da anni

neaPOLIS

PPrriimmoo PPiiaannoo

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Alemanno smentisce Berlusconi, che a sua voltasmentisce se stesso: Storace candidato presidentedella Regione Lazio, no anzi Lorenzin. Ma quale Lo-renzin? E’ solo un ipotesi, rismentisce Alemanno, laconfusione regna sovrana in casa PDL, che comun-que ritrova l’effimera illusione di rimanere a galladopo il penoso e solito confronto tv privo di contenutidi Berlusconi alla trasmissione Servizio pubblico dimercoledì scorso.L’ipotesi di candidare Storace, del resto, appare ve-ramente ardita: a parte le ombre delle inchieste giu-diziarie, resta il fatto che la crisi della Sanità ha origineproprio con la gestione Storace, con un megamu-tuo di 330 milioni di euro che grava per 30 anni sututti i cittadini laziali, come se avessero acquistato,tutti insieme, mille appartamenti di medio valore, percui devono pagare le rate per tutta la vita. Singolareè pure che la Polverini venga premiata con la can-didatura al Senato dopo gli scandali della sua mag-gioranza che l’hanno costretta a dimettersi dapresidente della Regione Lazio.In casa PD le idee sembrano essere un po’ piùchiare: dopo un mandato da Presidente della Pro-vincia, Zingaretti, da tempo è il candidato alla pre-sidenza della Regione, sostenuto dal centrosinistra eda una serie di liste civiche, dove trovano posto per-sonaggi della società civile come Livia Azzariti, me-dico e conduttore televisivo, Imma Battaglia,presidente di Digay Project, ma anche esponenti po-litici come Antonella De Giusti o Michele Baldi.Valentina Grippo, assessore alla scuola al III Munici-pio e vicesegretario del partito, sarà capolista delPD, insieme a Jean Leonard Touadi, si tratta di sceltenel segno del rinnovamento, anche se Touadi è at-tualmente deputato, ma da una sola legislatura. Dopo che un ricorso dei piccoli partiti ha chiesto chela magistratura amministrativa si pronunci sul numerodei consiglieri che andremo ad eleggere, mentre im-

pazzano liste civetta, liste fasulle, imitazioni al limitedella truffa, il Movimento 5 stelle annuncia battaglielegali e apre le proprie liste a Casa Pound, eviden-temente il comico genovese sente di avere qual-cosa in comune con i fascisti del terzo millennio,chissà?In mezzo a tanto caos, rimane il grido di dolore deitanti padri di famiglia che hanno perso il lavoro, deicittadini sempre più privi di servizi, mentre esponentidella maggioranza dimissionaria alla Regione Lazioa settembre scorso, ma tuttora in carica, facevanovita da nababbi con i soldi delle nostre addizionali,dei nostri bolli auto aumentati, con il nostro lavoro ele nostre tasse.Più che ammiccare a Casa Pound o cercare il can-didato o la candidata più fotogenici, la vera priorità,per Marino, Bersani e Zingaretti, è mettere mano allacrisi finanziaria della Sanità: non si può più tollerareche le conseguenze delle inefficienze, i furti e i pe-culati degli amministratori sanitari ricadano sui lavo-ratori e sui pazienti, come visto per IDI, S. Filippo etanti ospedali chiusi o a rischio chiusura o, comun-que, ridimensionamento. Occorre ripartire, quindi, dalla Sanità, dal problemapiù grande, dal buco più vistoso, per fare rinascere eridare dignità all’Istituzione, umiliata da una dellepeggiori giunte degli ultimi 40 anni.

Al via la campagna elettorale per la Regione Lazio:

Gennaio 2013 Notizie da Roma Capitale

Dopo scandali, arresti e proclami facciamo il punto della situazione

di Alessandro Ranieri

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7Municipio XVIII: Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato

Mi candidato per rinnovare la Regione LazioIntervista ad Eugenio Patanè, Presidente PD Roma

Eugenio Patanè, avvocato, 40 anni, attualmente pre-sidente del Pd Roma, è candidato al consiglio regio-nale per il Partito Democratico. Patanè, cosa la haspinta a questa candidatura?“Ho pensato che fosse il momento, dopo la brutta pa-gina rappresentata dalla fine della Giunta Polverini,di contribuire all’affermazione di due concettichiave per il futuro dei nostri territori: innovazione ediscontinuità. Innovazione perché è una precondi-zione essenziale per uscire dalla palude della crisieconomica, e discontinuità perché non può essercicrescita se non si rompono i legami con una gestioneopaca della cosa pubblica come quella che ha ca-ratterizzato la Giunta precedente. Sono determinantila voglia di fare, l’entusiasmo, il “rinnovamento” dellepersone e delle idee ma soprattutto la capacità difarlo in squadra, in una esperienza di comunità e maiindividuale. E un candidato presidente come NicolaZingaretti è una garanzia di credibilità e serietà”.

I temi della sanità sono tra i più sentiti sul territorio.Come pensa di poter contribuire a modernizzare erendere più efficiente questo settore? A partire dall’Idi e dal San Raffaele, è importante nonintervenire con l’accetta, ma individuare i percorsiche possano tutelare i lavoratori e gli utenti, oltre chei bilanci regionali. E’ necessario definire nuovi e pre-cisi percorsi assistenziali, con meno burocrazia e piùattenzione alle esigenze dei cittadini. L’offerta deiservizi sociosanitari va programmata partendo dal-l’analisi dei bisogni dei territori, aumentando quindil’offerta territoriale e domiciliare, informatizzando iservizi, ma soprattutto premiando meriti e compe-tenze. E non voglio dimenticare l’importanza deiconsultori familiari come centri aperti ai quartieri epronti a rispondere alle situazioni di disagio e diffi-coltà, anche e soprattutto per famiglie, minori edonne vittime di violenza.

Un altro punto chiave è quello dei trasporti, talloned’Achille per il Lazio…C’è da fare un lavoro importante, aggredendo ilproblema della governance di sistema, per raffor-zare le funzioni di pianificazione, programmazione econtrollo e ottenere il massimo di efficienza e pun-tualità dai servizi esistenti. Il trasporto su ferro così pro-prio non va: ha bisogno di essere potenziato e didiventare più efficace soprattutto al servizio di chi simuove da e verso Roma per studiare o lavorare, connuovi parcheggi e nodi di scambio. Questo com-

porterà la necessità di rivedere a fondo la rete deltrasporto pubblico su gomma e i contratti di serviziocon le aziende di trasporto, in modo da responsabi-lizzare i manager e legare i loro compensi ai risultatiche otterranno.

Lei si è sempre stato sensibile ai temi dell’ambiente.Come pensa di poterli declinare da consigliere re-gionale?L’impegno principale – e che lega tutto alla fine- èquello di puntare sulla green economy, cioè sul-l’economia “delle qualità” che riguarda la cultura, ilturismo, le tecnologie coniugandole al rilancio dellearee protette, oltre che allo stop al consumo di terri-torio (con la revisione del Piano casa partorito dallaGiunta Polverini), all’uso delle energie rinnovabili ealla riduzione dei consumi attraverso processi pro-duttivi sostenibili. Così si può legare rispetto per l’am-biente e rilancio dell’economia, creando nuovi postidi lavoro qualificati. Concludiamo con l’innovazione. Quali sono i primipassi da compiere?Le smart communities non sono fantascienza, maopportunità per il presente. Per iniziare, credo cherendere accessibili tutti i dati della Regione tramiteInternet e attuare la legge sull’Open data sia un se-gnale di trasparenza, oltre che un’opportunità perchi vorrà consultarli o utilizzarli per creare applicazionidi pubblica utilità. E poi sarà importante estendere atutti il diritto di comunicare con la Regione via Web,e di ottenere in rete la più ampia gamma di servizi einformazioni. Infine creare sul territorio “piazze tele-matiche” per l’accesso libero e gratuito alla rete neiluoghi pubblici, implementando l’esperienza realiz-zata dalla Provincia di Roma con “Provincia WiFi”.

Viviana Vannucci

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La legge elettorale non è stata modificata, sarannole segreterie a scegliere i candidati in Parlamento,mentre il PD ha intrapreso una strada di segno op-posto. Ci può spiegare in che modo?

La decisione di Bersani di indire le elezioni Primarieper chiedere ai cittadini di scegliere i candidati inParlamento è stata una novità senza precedentinella storia politica italiana. Ma soprattutto è statala risposta alla volontà conservatrice della maggio-ranza di centro destra che ha impedito di modifi-care in Parlamento un’odiosa e poco democraticalegge elettorale che tuttora consente alle segrete-rie di partito di eleggere deputati e senatori inbarba alla volontà dei cittadini. Di segno opposto,il PD ha organizzato le Primarie parlamentari perconsentire ai cittadini di esprimere una preferenza.E’ stata una festa della democrazia e della politicache ha avvicinato i cittadini alla politica valoriz-zando la partecipazione attiva di tutti.

In Italia, i dati indicano una scarsa presenza fem-minile all’interno delle istituzioni. Le Primarie Parla-mentari hanno ribaltato tale quadro imponendo il50% di donne in Parlamento. Questo cosa significa?Significa una svolta epocale: per la prima volta il50% degli eletti in Parlamento nelle liste del PD sa-ranno donne. Una vera rivoluzione in rosa che inmodo serio e sobrio ha imposto un criterio che rap-presenta il segnale concreto di voler valorizzare iltalento, l’impegno e l’onesta di tante donne.

Che cosa ci dice della composizione delle liste deicandidati PD in Parlamento?Dico solo due parole: Donne e Giovani. Della primaabbiamo parlato, mentre della seconda posso direche le Primarie hanno visto emergere per la mag-gior parte candidati giovani anche sotto i quaran-

t’anni. Rispetto a prima, quindi la media dei parla-mentari PD è molto al di sotto di quella nazionale epiù bassa di circa 20 anni rispetto a prima. Un balzoindietro negli anni che prelude un rapido ed ener-getico balzo in avanti da parte di energie cosi vitaliche sapranno imporre una linea moderna, inno-vatrice e dinamica alla politica italiana.

In proposito, Lei si è distinta per aver presentato unricorso al TAR che ha costretto per ben tre volte ilSindaco Alemanno a rivedere la composizionedella sua Giunta vista la pressoché assenza didonne. Perché?Ho presentato ricorso al TAR insieme alla Consi-gliera Gemma Azuni (SEL) per pretendere il rispettoda parte del Sindaco Alemanno dello Statuto delComune di Roma che prevede una equa rappre-sentanza di donne in Giunta. Il TAR ha accolto i no-stri ricorsi costringendo il Sindaco a rivedere, perben tre volte, una Giunta composta da soli uomini. E’ stata una battaglia di civiltà ed una vittoria pertutte le donne. Nel futuro mi auguro di poter es-sere eletta in Senato per poter continuare il lavorosvolto finora con passione e poter rappresentare ledonne il cui impegno non è mai privo di sacrificiconsiderato anche il nostro ruolo di madri e dimogli.

Lei è famosa per l’impegno animalista. Cosa ci può dire?Gli animali sono essere bisognosi di amore che por-tano affetto in casa e che quindi meritano rispetto.Per questo, mi sono battuta per modificare il Re-golamento comunale di tutela degli animali so-prattutto contro lo sfruttamento dei cavalli chetraino le botticelle e la vivisezione degli animali.

Viviana Vannucci

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“Valorizzare le donne”Intervista a Monica Cirinnà (PD), candidata al Senato

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Muncipio XVIII: Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato

Oasi San Giuseppe, a disposizione una sala polifunzionale da oltre 100 posti

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Gennaio 2013 Notizie da Roma Capitale

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Muncipio XVIII: Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato

Nel Municipio XVIII la Giunta di centro destra pre-dica il decoro urbano ma raccoglie al suo internocomportamenti di segno totalmente opposto. Infatti, continuano le affissioni abusive che imbrat-tano il quartiere. Questa volta a cadere nella vio-lazione è l'Assessore alla Politiche Sociali VitoRapisarda che, in contro tendenza culturale e con-tro la volontà dei cittadini che da tempo chiedonoe si battono per il rispetto del decoro pubblico, haaffisso Manifesti augurando ai cittadini Buon Natale!

La redazione di neaPOLIS ROMA ricambia, sia purecon ritardo, gli auguri di Natale dell'assessore delXVIII Municipio Vito Rapisarda, (affissi presso il biviotra via Boccea e Casalotti, sui contenitori dei vestitiusati, lungo la via Pineta Sacchetti e in altri luoghidel Municipio), ricordando il motto dei Comitati cit-tadini locali che suona come un monito "Prima tilevo e poi non ti voto".

Degrado pubblico nel Municipio XVIII: auguri di Natale dell'assessore Vito Rapisarda

di Alessandro Ranieri

WWW.NEAPOLISROMA.ITGennaio 2013

Via dei Savorelli e via Marcello II: i lavori dell’Ital GAS deturpano il manto stradale

Nei giorni scorsi via dei Savorelli e via Marcello II,strade tranquille e rinomate del Municipio sonostate interessate da una serie di interventi operatida ital Gas per migliorare le reti presenti nel sottosuolo. Un intervento necesario si è trasformato nelsolito esempio di cattiva gestione perché i lavori dichiusura delle canalizzazioni scavate hanno la-sciato un manto stradale dissestato, ghiaioso, fan-goso ed inguardabile composto da strati dicemento diversi (le solite toppe che alle primepiogge si trasformeranno in buche!) lasciando airesidenti una strada deturpata che era in prece-denza in buono stato.Perché tanta leggerezza?Inoltre, i lavori hanno provocato la rottura di untubo dell’acqua in via Marcello II con conse-guente allagamento della strada. Il danno è statoriparato ma anche in questo caso gli operai sonoandati via senza ripristinare adeguatamente ilmanto stradale chiudendo le tracce dei lavori allabuona che sono tuttora visibili. Non si tratta di unospettacolo piacevole. Abbiamo ricevuto nume-rose segnalazioni da parte di cittadini residenti

amareggiati che ci hanno sottolineato lo stato didegrado delle strade in questione ed il netto peg-gioramento rispetto alla situazione pre-lavori. Pertanto, chiediamo alle autorità competente diintervenire al più presto per ripristinare il mantostradale prima che occorra intervenire per benpiù seri problemi.

di Claudio Napoli

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13Muncipio XVIII: Gregorio VII - Prati- Boccea - Valle Aurelia - Casalotti - Montespaccato

Il progetto sociale dell'Associazione ha, comeobiettivo dichiarato, quello di liberare il movi-mento; in che direzione si orienta questa volontà diespansione?

L'Associazione vuole proporre una politica nuovache promuova la partecipazione diretta del citta-dino sia alla valorizzazione culturale ed artistica chealle proposte sociali, assistenziali e progressiste ditutti i gruppi che aderiscono al programma asso-ciativo.Si tratta dunque di valorizzare l'individuo nella suatotale interezza, nel senso di renderlo protagonistadella propria esistenza e non soggetto passivo, vit-tima del sistema. Un sistema, in particolare, che e'debole con i forti, salvaguardando per l'appuntole caste, e forte con i deboli. E chi sono i deboli senon i lavoratori, i pensionati e la gente comune?Ed è proprio su queste categorie che si abbatteinesorabilmente la scure dell'ingiustizia sociale edella pressione fiscale.Partendo da questi presupposti, e da queste con-statazioni, ANLEP promuove la propria azione dipromozione sociale al fine di liberare, soprat-tutto il movimento delle idee, dai condizionamentie dalle sovrastrutture che attualmente ne impedi-scono l'agevole espressione e la concreta tradu-zione in azioni.

Lei è anche Responsabile dei Rapporti con le Isti-tuzioni dell'Associazione. In che modo ritiene d'in-terpretare questo ruolo?

Anzitutto promuovendone l'immagine ed i conte-nuti presso tutti gli Enti e le Sedi istituzionali, e pressoi formatori di opinione. Ma ritengo che lo sforzomaggiore debba essere indirizzato verso la valoriz-zazione delle iniziative di promozione sociale dellanostra Associazione, in modo da catturare l'atten-zione della gente comune e sollecitare,nello stesso tempo, aspetti concreti di divulgazionedi idee e positiva emulazione. Sono convinto chequesta sia una modalità corretta ed innovativa percontribuire alla crescita di una società più a misurad'uomo. Viviana Vannucci

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ANLEP, un progetto davvero innovativo e sociale in campo sanitario

intervista al dott. Renato Ienaro, vice Presidente dI ANLPE (Associazione Nazionale Libertà e Progresso)

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Raccogliamo la testimonianza di una residente della Valle Galeria

E’ una bella giornata, oggi 5 Ottobre 2013; il solesplende sulla Valle Galeria: perfetto per ritrovarsi intanti a far valere i propri diritti! C’erano proprio tuttinella Piazza di Ponte Malnome, luogo deputato perla manifestazione organizzata dai Comitati di quar-tiere che, per l’ennesima volta, si ritrovano a prote-stare contro le intollerabili decisioni del PrefettoSottile. Tutti presenti dunque, non solo i cittadini inferociti,ma anche tutti gli schieramenti politici, i Presidentidei Municipi coinvolti, Paris e Bellini, e ancora Le-gambiente, i Cobas, i Comitati di Riano e Corcolle:tutti uniti, solidali e con un solo slogan: “Mai più di-scariche nella Valle Galeria”. Il palco, improvvisatosu un camioncino, frutto dei pochi mezzi a disposi-zione dei Comitati che autofinanziano ogni inizia-tiva, sembra oggi lo scenario delle grandi occasioni,pronto ad accogliere il suo ospite più illustre: il Sin-daco di Roma. Si avvicendano così le voci ed i rap-presentanti dei Comitati di Valle Galeria, Massimina,Piana del Sole e Malagrotta; interviene anche Si-mona Izzo, nata e cresciuta qui: si ricorda e ci ri-corda che la lotta contro le discariche non èargomento nuovo, ma vecchia e dolorante feritache infligge tormenti sin dal giorno in cui gli impiantisono entrati in funzione….più di 40 anni fa! Ognuno interviene a portare una testimonianza, asottolineare l’enorme ingiustizia che il quartiere vivee vivrà se verranno messi in atto gli iniqui provvedi-menti del Prefetto che, appena pochi giorni fa, hadecretato la proroga di Malagrotta, ha autorizzatol’installazione del cosiddetto “Tritovagliatore” e con-cesso, come se non bastasse, l’apertura del nuovosito di smaltimento a Monti dell’Ortaccio. Le do-mande allora travolgono le menti dei residenti: dovesono le politiche ambientali? La raccolta differen-ziata a impatto zero? Chi è responsabile dello scem-pio ecologico che si perpetua qui? E così, tra proteste e inviti a non mollare, arriva fi-nalmente il Sindaco. Poche e concise parole rap-presentano un fugace discorso che non lasciaspazio al contraddittorio: Alemanno conferma lasua convocazione per lunedì 7 Gennaio dal MinistroClini, per essere messo al corrente circa i recentiprovvedimenti sulla spinosa vicenda dei Rifiuti diRoma, a seguito delle decisioni poco convincentied inadeguate del Prefetto, lo stesso che il Ministro

aveva fortemente voluto per questo incarico, lostesso che invece lo delude con atti e autorizzazioniinsostenibili per la gente e per le casse sempre piùesigue del Comune. Il Primo Cittadino confermeràla sua totale solidarietà ai suoi cittadini e ribadirà agran voce che nella Valle Galeria non sono più am-missibili altre discariche. Tra fischi e applausi, si avviapoi sotto braccio alla sua gente verso l’ingresso prin-cipale dell’impianto di Malagrotta e, sul tragitto, glivengono illustrati i “capolavori” di zona: a sinistrapotrà ammirare l’impianto di smaltimento dei rifiutiospedalieri, pochi metri più avanti la raffineria, edinfine a destra la discarica più grande d’Europa; untour davvero “sui generis”, inconsueto.Il Sindaco viene poi esortato a visitare Monti del-l’Ortaccio, una beffa che sorge a poche centinaiadi metri dalla stessa Malagrotta: una passeggiatache il Sindaco non può di certo rifiutare! Ed eccoloche riparte alla volta di quella che i cittadini di ValleGaleria considerano la più grande delle ingiustizie,specialmente dopo anni di lotte, litigi, notti insonni.Alemanno altro non può fare se non constatarel’enorme degrado di un quartiere sfruttato e svilitodalla puzza dell’immondizia, dalle morti per tumore,dalle promesse al vento delle istituzioni. E di fronteallo scenario pietoso di una valle in ginocchio, forsein cuor suo sa di non aver fatto tutto il possibile,guarda attonito l’amara visione di una buca cherappresenta il vuoto politico che ha ridotto Valle Ga-leria in un cumulo di fossati, ciminiere e olezzi nau-seabondi. Ma il suo mandato non si è chiuso, gliconferisce il potere necessario ad opporsi, a rifiutarelo scempio che oggi si apre sotto i suoi occhi, a ten-tare di giocare ancora un’ultima carta, quella dellaparola del Sindaco di Roma, la città più bella delmondo che, per rispetto alle sue gloriose bellezzemonumentali, non può e non deve tollerare la mor-tificazione di un solo metro quadro del suo preziosoterritorio. Francesca Digiacomantonio

14 Muncipio XVI: Portaportese-Monteverde-Bravetta-Pisana-Massimina

Protesta a Malagrotta: tour del sindaco ai “capolavori” di Valle Galeria

Gennaio 2013 Notizie da Roma Capitale

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giovani coppie, bambini e ragazzi. I problemi daaffrontare sono vari: dalla mancanza di un auto-bus-navetta che colleghi la zona per lo meno aMonteverde, all’apertura dell’asilo in costruzioneda diversi anni. Per fortuna non tutto va male, inquanto tra poco aprirà un importantissimo spor-tello del Municipio XVI, in grado di servire tutti gliabitanti del quartiere Pisana-Bravetta-Vignaccia iquali non saranno più costretti ad andare a Mon-teverde per documenti e richieste.Elio Tomassetti

15Muncipio XVI: Portaportese-Monteverde-Bravetta-Pisana-Massimina

Già altre volte avevamo parlato della palestra di viaGiannantonio Selva (quartiere Quaroni), un’operapubblica bellissima che ancora oggi è inutilizzata.La palestra era stata costruita come “onere con-cessorio” dai privati che avevano avuto le conces-sioni edilizie per realizzare il nuovo quartiere.Quindi, appena terminata, il Comune doveva prov-vedere a darla in gestione ad alcune associazionisportive di zona per aprire uno spazio importantenel quartiere. Molti ragazzi infatti sono costretti adandare in altri municipi per fare sport, e da sempresi lamenta la mancanza di luoghi di aggregazionenel quadrante Pisana-Bravetta. La struttura è bellissima, con tanto di parcheggi,gradinate per gli spettatori, spogliatoi e volta inlegno. Ma, nonostante sia terminata da sei anni,giace in stato di totale abbandono. Non a caso, inquesti anni è stata preda di tantissimi atti vandaliciche hanno causato danni per decine di migliaia dieuro (nella foto si possono vedere vetri rotti, muriimbrattati ecc…). Perché tutto questo si chiedonoormai da tempo i cittadini? Perché una strutturapubblica non viene sfruttata?Tra l’altro il quartiere in questione (Largo Quaroni)è pieno di potenzialità, in quanto abitato da molte

Largo Quaroni: lo scandalo della palestraabbandonata da anni

WWW.NEAPOLISROMA.ITGennaio 2013

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La cosa più preziosa? Il tempo!

di spazio e durata. “Il tic-tac” dell’orologio è il pro-tagonista indiscusso di ogni esistenza perché nesegna l’inizio e la fine; ciò nonostante, si vive con laparadossale illusione che tutto sia infinito: l’accet-tare che ogni cosa è destinata a finire è una dellenostre sfide più dure. Il problema nasce dal fattoche si è troppo immersi nel tempo per accorgersidella sua esistenza e quando la si scopre è sempretardi.

Alla fine di un qualcosa ci si rende conto di chi sia ilvero e incontrastato nemico dell’uomo e solo a quelpunto lo si comincia ad apprezzare: quando si rim-piange il tempo perduto si arriva all’amara consa-pevolezza che niente è per sempre, si capisce qualesia la cosa più preziosa e quanto sia vero il detto, “iltempo è denaro”.

Il suo valore nasce proprio dall'essere fugace, in co-stante e perpetuo movimento, anche se credi diaverlo preso, magari mettendo in pratica il celebre“carpe diem”, lui è già passato, un po' come lo scor-rere dell'acqua d'un fiume: “... e i desideri diventanoricordi” (Italo Calvino, Le città invisibili).

Uno dei vocaboli più usati nel nostro linguaggio quo-tidiano è senz’altro la parola “tempo”. Quasi giornalmente utilizziamo espressioni come,“non faccio in tempo…”, “non bisogna perdertempo…”, “è venuto il tempo…”,”tra quantotempo?”… Questo termine viene anche sfruttatoper indicare condizioni climatiche del tipo, “è bruttotempo…”, ”vediamo com’è il tempo…”.

A giudicare dal linguaggio verbale di comune uti-lità sembra che, nel bene e nel male, tutta la nostravita dipenda da questa entità e che essa determininon solo i limiti, ma anche la cornice ambientale.

Senza accorgersene la lotta contro il tempo è unabattaglia che siamo chiamati a combattere ognigiorno: la sveglia del mattino, le scadenze, i ritardi,gli orari, gli appuntamenti, l’ultimo treno, sono tutterealtà con cui bisogna sempre fare i conti. E poi cisono i fenomeni climatici, altre piaghe dell’umanità,che condizionano le scelte quotidiane. In altre pa-role il flusso temporale non è uno dei tanti limiti dellavicenda terrena, ma ne costituisce il problema cen-trale che segna ogni esperienza umana nei termini

Gennaio 2013 FOCUS: TEMPO

di Viviana Vannucci

Si vive con l'illusione che il tempo sia infinito

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La famiglia italiana è cambiata e continuerà a mo-dificarsi nel tempo sempre più, seguendo un orien-tamento già affermato in altri Paesi occidentali.La struttura familiare degli ultimi trenta anni è giàmolto diversa dal suo modello tradizionale. La fami-glia di una volta, agricola e patriarcale, era moltonumerosa e riuniva genitori, figli e nipoti sotto unostesso tetto. Gli uomini lavoravano, mentre le donnesi occupavano della casa e dell’educazione dei figli.Sicuramente la trasformazione, causata dall’indu-strializzazione, non ha cancellato ogni traccia delvecchio modello; ci sono ancora abitudini e modi dipensare che legano la famiglia del passato a quelladel presente. Pensiamo ad esempio alla vita quoti-diana: la famiglia si riunisce sempre, per almeno unpasto al giorno, intorno allo stesso tavolo e tra i mem-bri permane ancora un grande legame affettivo,anche se i nuovi mezzi di comunicazione si stannosempre più sostituendo al dialogo che, prima, riem-piva i silenzi nei momenti di relax. Il vero problemaperò è che a essere cambiata è la struttura delle fa-miglie, lasciando il posto a una pluralità di situazioni:famiglie unipersonali, coppie senza figli e famigliemono genitoriali. La famiglia moderna è compostadai genitori e uno o due figli (raramente, almeno alCentro e al Nord-Italia, più di due), ed entrambi i ge-nitori generalmente lavorano fuori casa.L’ingresso delle donne nel mondo del lavoro hacomportato nuovi modelli di relazioni familiari, menogerarchici rispetto al passato, e nuovi bisogni insod-disfatti. L’aumento dell’istruzione ha causato un pro-gressivo aumento dell’età del matrimonio edell’uscita dalla famiglia d’origine (quest’ultimo fe-nomeno è legato, tuttavia, anche alle difficoltà di in-gresso nel mondo del lavoro, alla diffusa precarietàe alla dilatazione dei tempi necessari per raggiun-gere una occupazione stabile). In più aumentanole coppie senza figli e un numero sempre crescente

La famiglia italiana in estinzionedi Vanessa Pinato

della popolazione sceglie la convivenza.Infine, l’Eurispes, istituto che si occupa delle indaginidi mercato, ha rilevato come la rivoluzione culturaleabbia determinato, in Italia più che nel resto d’Eu-ropa, un “vistoso incremento delle separazioni”, do-vute soprattutto alle richieste delle donne: “Lasocietà si aspettava che la donna sopportasse e ri-versava soprattutto su di lei l’onere della continuamediazione su cui si fondava il matrimonio – scrivel’Eurispes -. Ora la situazione sembra essersi comple-tamente capovolta: la donna che chiede la sepa-razione è una persona conscia dei propri diritti, conun’autonomia che le deriva dal suo lavoro, e chevuole dimostrare, innanzitutto a se stessa, di non es-sere succube o perdente”. Ciononostante, non tuttele separazioni sfociano in un divorzio e questo per-ché, secondo l’indagine, non tutti i coniugi separativogliono contrarre un nuovo matrimonio. Si scegliedi sposarsi soprattutto al Sud (91,9% contro l’87,3 delNord e l’86,3 del Centro), mentre la convivenza pre-domina al Centro (il 10% contro il 6,4 del Nord e il 3%del Sud), con il risultato che, alla diminuzione del nu-mero dei matrimoni, corrisponde una crescita inmassa delle convivenze. Indubbiamente la famigliadella Mulino Bianco è sempre più soltanto una pub-blicità e anche se l’evoluzione è di per sé un fattopositivo sotto molteplici punti di vista, il rischio è chesi ecceda fino a perdere definitivamente un qualsiasiconcetto di famiglia che da sempre fa parte dellatradizione del nostro Paese.

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L’Italia, culla del cattolicesimo, è oggi il Paese con più alto numero

di separazioni in Europa

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Il protocollo di Kyoto, ratificato più di vent’anni fa,non ha dato i risultati sperati. Nonostante le pro-messe e gli annunci trionfalistici le emissioni di gasserra e di CO2 sono aumentate, assieme al bucodell’ozono. L’essere umano con le sue frenetiche attività scavasolchi sempre più profondi nell’ambiente distrug-gendo paesaggi e fagocitando risorse, avvele-nando l’acqua e rendendo irrespirabile l’aria. Le ciminiere del progresso pompano a tutto spianoconsumando in un batter d’ occhio le risorse ac-cumulate in milioni di anni, con il risultato che con-tinuando cosi avremmo bisogno di un’altra terranel giro di qualche decennio. Il clima che cambia è una delle conseguenze piùevidenti di queste trasformazioni, ma assieme alclima, da due anni a questa parte, sta cambiandoanche l’approccio con cui l’essere umano cercadi arginare la catastrofe. Kyoto e l’“economiaverde” che ne è seguita hanno fallito. Si pensava che riducendo le emissioni di anidridecarbonica si sarebbe raggiunta una certa stabilitàe perché no, anche un aumento della coscienza.Purtroppo inquinare meno non significa non inqui-nare affatto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.Quindi basta col “verde”, si passa al “blu”.Il “blue thinking” e la blue economy che ne deriva,sono figli della considerazione che situazioni gravi ri-chiedono soluzioni radicali. Ad esempio smetteredi produrre rifiuti e smettere d'inquinare riducendoa zero le emissioni nocive nell’atmosfera. Per intra-prendere questa via basta ispirarsi alla perfezione

Il verde non basta più: il futuro è nell’economia blu!

della natura e al biomimetismo. Gunter Pauli, teorico della blue economy ha scrittoun libro, "Blue Economy - 10 anni, 100 invenzioni,100 milioni di posti di lavoro", in cui spiega i van-taggi che questo nuovo modo di produrre porte-rebbe all'ambiente, senza tralasciare investimentie occupazione.

Ecco alcuni passaggi: "Nell’ecosistema non esiste ilrifiuto (così come lo ha concepito l’uomo), perchéin natura dallo scarto di un processo nascono gliinput per un altro processo. Possiamo parlare con-cretamente di sostenibilità quando progettiamo inostri sistemi di vita guardando al modo in cui sievolve e funziona l’ecosistema."

Questo modello è stato applicato con successo so-prattutto nei Paesi in via di sviluppo e in estremoOriente: Pauli ha curato personalmente progetti dirimboschimento completamente sostenibili inAmazzonia e Israele, ha firmato in GiapponeDaiwa House, edificio a uso abitativo la cui termo-regolazione è ispirata a quella al manto dellezebre, segue progetti per sfruttare l’energia pro-dotta dalla forza di gravità (la fonte di energia piùabbondante del mondo, ha spiegato durante unaconferenza) o il calore prodotto dal corpo umanoper ricaricare i telefoni cellulari e i peacemaker.Persino i fondi usati del caffé posso servire per lacoltivazione di funghi e poi come cibo negli alle-vamenti. Idee a prima vista utopistiche ma, datialla mano, realizzabili.

Nelle idee di Gunter Pauli “10 anni, 100 invenzioni, 100 milioni di posti di lavoro"

Gennaio 2013 FOCUS: TEMPO

di Valerio Pelliccia

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Olivetti: il volto umano dell’impresa WWW.NEAPOLISROMA.IT

Un uomo che ha molto da insegnarci a questo pro-posito è Adriano Olivetti, capace di garantire il wel-fare quando il concetto stesso non era statoconcepito che fondò una azienda che avrebbe ot-tenuto agevolmente una certificazione etica, se solofosse esistita ai suoi tempi, un uomo che curava il rap-porto con gli stakeholders (termine oggi assai in vogache più o meno corrisponde a ‘interlocutori’)

“La fabbrica non può guardare solo all’indice deiprofitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, de-mocrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, nonl’uomo per la fabbrica, giusto? Occorre superare ledivisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura,produzione e cultura. A volte, quando lavoro fino atardi vedo le luci degli operai che fanno il doppioturno, degli impiegati, degli ingegneri, e mi viene vo-glia di andare a porgere un saluto pieno di ricono-scenza. Abbiamo portato in tutti i paesi dellacomunità le nostre armi segrete. I libri, i corsi culturali,l’assistenza tecnica nel campo della agricoltura. Infabbrica si tengono continuamente concerti, mostre,dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumie riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intel-lettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. Lacultura qui ha molto valore”.

Sul sito www.storiaolivetti.it curato dalla AssociazioneArchivio Storico Olivetti, la sintesi dell’identità di Oli-vetti è la seguente: Urbanista, editore, scrittore, uomodi cultura, ma soprattutto imprenditore che credenella tecnologia, nell’innovazione, nella responsabi-lità sociale dell’impresa. Adriano Olivetti è soprattuttoun imprenditore capace di radicare nell’impresa lacultura dell’innovazione, l’eccellenza della tecnolo-gia e del design, l’apertura verso i mercati interna-zionali, il rispetto del lavoro e dei lavoratori. Unimprenditore, oltretutto, capace di selezionare con

di Daniele Palone

felice intuito i collaboratori, spesso scelti tra i giovani.Nel suo stile di management assume un particolarerilievo l’attenzione al miglioramento delle condizionidi vita dei dipendenti. Nel 1948 negli stabilimenti diIvrea viene costituito il Consiglio di Gestione, per moltianni unico esempio in Italia di organismo pariteticocon un importante ruolo consultivo, vincolante per itemi socio-assistenziali. In più occasioni i dipendentiottengono dall’Olivetti, in anticipo sui contratti col-lettivi, miglioramenti economici, dell’ambiente di la-voro e dei servizi sociali. L’azienda costruisce quartieriper i dipendenti, nuove sedi per i servizi sociali, la bi-blioteca, la mensa, il nido aziendale, perfino palestree mette a disposizione il bus-navetta.La città di Ivrea è plasmata dall’immaginifica pro-gettualità olivettiana; suoi sono i progetti di riqualifi-cazione di Matera. Olivetti ha creato macchine dascrivere e calcolatrici funzionali e dall’estetica al-l’avanguardia, ponendo le basi per essere la primafabbrica di computer e prodotti informatici d’Italia.Ai suoi operai spaventati dall’idea che l’automazionedel lavoro determinasse una contrazione dei livelli oc-cupazionali, spiegava che un operaio o un impie-gato che smette di seguire un processo oraautomatizzato, può essere impiegato per fare qual-cosa di ugualmente redditizio che la macchina nonpuò fare al posto dell’uomo. Oltre le reticenze, biso-gna ammettere che una parte della filosofia olivet-tiana è stata assimilata dal Gruppo Telecom, di cuiOlivetti fa ora parte.

La scommessa del futuro: conciliare dicotomie come tecnologia

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Di fronte alla crisi occupazionale giovanile che mo-stra un tasso di disoccupazione preoccupante e incontinuo, ci si comincia a chiedere se l’unico modoper andare avanti non sia quello adottato dai gam-beri: tornare indietro!Al riguardo, in Friuli Venezia Giulia, la giunta provin-ciale ha lanciato il progetto «Memoria e innovazione:antichi mestieri e giovani protagonisti» in lizza per es-sere finanziato dal bando regionale «Arti&Mestieri delpassato per un’imprenditoria del futuro». “Il progetto-ha spiegato l’assessore provinciale alle Politiche gio-vanili Adriano Piuzzi- consiste nel recuperare i mestieridel passato, riappropriandosi di un’identità e di unacultura, che possa offrire ai giovani concrete oppor-tunità lavorative per il futuro.”Ora, la domanda è: perché non estendere l’iniziativaanche alle altre regioni d’Italia? Secoli di tradizioniuniche hanno caratterizzato il nostro Paese nel pas-sato: agricoltura, arti e mestieri semplici e genuini cheoggi, tuttavia, sembrano essere solo un ricordo; bastafare una passeggiata per rendersene conto: campicoltivati sostituiti da palazzi alti e spigolosi, centri com-merciali al posto delle vecchie botteghe di artigia-nato e fast food siti sulle ceneri di antichi forni il cuiodore aleggia ancora nella fantasia dei palati più fini.L’industrializzazione prima e la globalizzazione poi,hanno permesso all’Italia di crescere e alle nuove ge-nerazioni di avere aspirazioni maggiori dei loro padri.Oggi all’interno di ogni famiglia, almeno un figlio sudue frequenta l’Università mirando alle più alte cari-che dirigenziali e questo è positivo; purtroppo peròl’entusiasmo si ridimensiona quando la realtà co-stringe molti di questi giovani ad abbandonare i loro

sogni di gloria o a trasferirsi all’estero per raggiungerli,e la causa è che le tradizioni che appartenevano al-l’Italia non sono cresciute con lei. Molte delle mate-rie prime e delle attività che consentivano agli italianidel passato di sopravvivere, oggi potrebbero essereuna fonte di guadagno inesauribile; bisognerebbesolo ripartire dal basso: dal “saper fare” uscendo dalvortice della modernità per reimmergersi in una re-altà più semplice. Sicuramente molte di queste atti-vità sono dure; si tratta di mestieri manuali e faticosi(mi vengono in mente la lavorazione della ceramica,del ferro, la preparazione del pane ecc ), ma con letecnologie del nostro tempo potrebbero essere mo-dernizzate e adeguate al presente. D’altronde, di al-ternative non ce ne sono molte: lo scorso ottobre, inItalia, l'esercito dei disoccupati ha raggiunto la sogliarecord di quasi 2,9 milioni di individui, come ha co-municato l'Istat spiegando che si tratta del dato piùalto dal gennaio 2004 e tra i 15-24enni le persone incerca di lavoro sono 639 mila rappresentando il10,6% della popolazione in questa fascia d'età. Qual-cosa bisogna fare e il Friuli potrebbe averci dato unsuggerimento sul “cosa fare”.

Gennaio 2013 FOCUS: TEMPO

La fine della democrazia rappresentativa?I mestieri del passato per dare lavoro ai giovani del futuro di Vanessa Pinato

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La storia nel suo incessante dispiegarsi assiste adogni genere di cambiamento. Brusche o gradualiche siano, le trasformazioni toccano tutti gli aspettidella vita, politica inclusa. Alcuni penseranno il con-trario, illudendosi che non sia cosi. Che bene o malei cambiamenti politici si fermano qui e che questoregime democratico è il meglio desiderabile.

“La Nostra Costituzione è la più bella del mondo eva rispettata” è infatti un’affermazione comune trala gente. Ma il logoramento non risparmia nessuno,neppure la Costituzione e le istituzioni che ne deri-vano, le quali hanno mostrato diversi segni di cedi-mento. Esse non hanno impedito ad esempio, cheper vent’anni si parlasse solo in termini di Berlusconi-smo e anti-Berlusconismo o il formarsi dei duemilamiliardi di debito pubblico per cui ora siamo tutti sa-crificabili, tranne i veri colpevoli del disastro, premiatianzi con poltrone e pensioni d’oro. Ancora la democrazia rappresentativa non ha im-pedito l’avvelenamento dell’ambiente (i casi Fiorito-Penati-Lusi) e niente ha potuto contro la perditadella “sovranità popolare” (primo articolo della Co-stituzione) sotto i colpi dei tecnici, delle ingerenzasovra-nazionali e dell’Europa neoliberista e privatiz-zatrice. Chi si dimentica tutto questo, difendendo lostatus quo e respingendo il cambiamento assomi-glia a chi, durante la Rivoluzione Francese, pensavaalla monarchia come l’unica forma possibile. Un attimo prima che la ghigliottina gli dividesse latesta dal collo. Insomma il classico esempio del con-servatore incallito. Purtroppo l’anima conservatriceè ovunque in questo Paese a cominciare dalla ge-rontocrazia (anziane persone al potere) insinuatasinelle istituzioni, nei partiti, nei sindacati, nei posti checontano. Ora cercano in tutti i modi di tamponare ilcambiamento, in difesa degli interessi che hanno

costruito su misura di questa democrazia rappre-sentativa. Loro sono convinti che una tornata elet-torale ogni cinque anni sia sufficiente a garantirel’espressione della “sovranità popolare” e a tenerbuono il popolo. Non la pensano così tutti gli altriche invece vorrebbero una maggiore partecipa-zione, quella vera però e che sia in grado di dirigereil processo decisionale dal basso verso l’alto. Ovunque nascono movimenti per i “beni comuni”contro le privatizzazioni e il profitto di pochi. Si moltiplicano le realtà autogestite e sempre piùpersone chiedono strumenti di democrazia diretta,come il referendum propositivo; la possibilità di giu-dicare (e in caso rimuovere) i propri rappresentantiin corso di mandato e armi pubbliche per mettere afreno lo strapotere dei mercati finanziari. In tal senso l’attuale offerta politica è piuttostobassa. Il Movimento 5 Stelle, Grillo permettendo,prova a fare qualche timido passo in avanti, ma perora, del lancio della tanto annunciata “piattaformadi democrazia liquida”(tentativo di applicare la de-mocrazia diretta tramite internet) non se ne sa nulla.Ci sarà qualcuno che saprà raccogliere la sfida delcambiamento?

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La fine della democrazia rappresentativa?di Valerio Pelliccia

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Negli ultimi anni si è verificato il fenomeno della pro-gressiva perdita di sovranità degli Stati, con cessionedi potere ad entità sovranazionale, a partire dalleex Comunità Europee, ma anche, più recente-mente, ad entità private, come sta verificandosi coni meccanismi salva Stati e il fiscal compact, che im-pongono politiche di austerità a tutto danno dellefasce più deboli della popolazione.Comunque queste politiche fortemente recessivevolute dal Governo Monti sono ben lontane dal ga-rantire l’uscita dalla crisi, come dimostrano le cro-nache di questi ultimi mesi, perché togliendoulteriore reddito alle persone che hanno una mag-giore propensione marginale al consumo si riduceulteriormente il consumo e la produzione.

In questo quadro desolante dopo la stagione dellaflessibilizzazione del lavoro, che è stata un totale fal-limento, si inseriscono i trattati ESM (Meccanismo eu-ropeo di stabilità), e il fondo salva Stati, che incambio di cessione di sovranità nel campo della po-litica economica, fornisce prestiti per ricapitalizzaregli Stati in difficoltà, anche per essere stati oggetto diattacchi speculativi. Chi ha organizzato gli attacchi speculativi?Probabilmente se si va ad indagare, si potrebbescoprire che lo stesso sistema finanziario che gestiràil fondo non è estraneo a questi attacchi.In pratica il fondo viene gestito da una istituzione pri-vata, e quali condizioni per concedere i prestiti im-pone l’instaurazione di politiche di austerità, tagli didipendenti pubblici e pensioni, sanità e scuola, e gliStati dovranno pagare pure un interesse per i pre-stiti. Un ulteriore problema è anche che se non si eli-

mina la speculazione è inutile continuare ad im-mettere denaro nel sistema, si ritornerà sempre alpunto di partenza.Chi finanzia il fondo? Gli Stati stessi, all’atto della sot-toscrizione si sono impegnati a determinati versa-menti al fondo, l’Italia, per esempio, dovrà versare125 miliardi di euro, che non ci sono, e per cui oc-correranno ulteriori emissioni di debito pubblico. Mac’è anche il rischio che questo fondo possa essereutilizzato dalla criminalità organizzata per riciclaredenaro, dato che il trattato prevede versamentianche da parte di terzi.Altra imposizione dell’Europa per il risanamentodella finanza pubblica è la cessione del patrimoniopubblico, che è una ricetta che ha già fallito, datoche il ricavato è stato minimo e spesso si sono do-vuti andare a riprendere in affitto immobili cheerano stati praticamente svenduti, con ulteriore ag-gravio per le casse dello Stato. Senza contare che lasvendita del patrimonio è un’ipoteca sulla testadelle future generazioni, come bruciare la casa perriscaldarsi. Recentemente poi, è passata in sordina, senzaalcun dibattito pubblico, e praticamente senza di-scussione nemmeno in Parlamento, l’introduzionedel cosiddetto pareggio di bilancio nella Costitu-zione, con una restrizione della possibilità di mano-vre di politica economica in Italia, ciò a seguito diun ordine partito dalla burocrazia europea.Oggi quindi ha meno senso di ieri interrogarsi sullamaggiore o minore idoneità di una parte o dell’altraal governo del Paese, semplicemente perché unacerta parte delle decisioni vengono prese fuori dalGoverno e anche fuori dal Parlamento.

Gennaio 2013 FOCUS: TEMPO

MES, Fiscal compact, pareggio di bilancio: da chi siamo veramente governati?

Medicina alternativa: dalla Cina alle Regioni

di Alessandro Ranieri

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Il nostro è un mondo di parole. La realtà percepitadai sensi è costantemente tradotta in lingua: unaserie potenzialmente infinita di etichette mentali chehanno smesso di rappresentare il reale, per diventareil reale stesso. La capacità di linguaggio è da sempremistero e al contempo vanto per l’uomo; un’entitàastratta che veste ogni nostro movimento, come unabito alla moda che cresce e cambia con noi. Ma come cambia davvero una lingua? La lingua ha una struttura piuttosto stabile, difficile damodificare. Per struttura intendiamo la composizionedi una frase e la collocazione degli elementi gram-maticali da cui è composta. Ciò che davvero evolveè il lessico: l’inventario di parole che quotidiana-mente maneggiamo dando vita a vocaboli nuovi edeclassandone altri che riteniamo obsoleti. Le formedi cambiamento sono principalmente i prestiti lingui-stici, esterni e interni. È noto quanto l’inglese abbiaapportato – e continui a farlo – termini nuovi ormaientrati a pieno titolo nel lessico italiano (es. shopping,baby-sitter, meeting, week-end) o accezioni diversea verbi esistenti, come realizzare nel senso di “ren-dersi conto” (accezione che esisteva solo in inglese).Sono però frequenti anche le operazioni di rivaluta-zione semantica di parole che riguardano un certosettore e a cui vengono attribuiti significati diversi inun altro ambito. Basta guardare qualsiasi talk-showper rendersi conto di come la politica abbia sac-cheggiato il linguaggio calcistico e lo abbia riciclato:oggi dire che qualcuno entra in politica suona an-

tico, adesso siscende incampo. Ma le parolen a s c o n oanche danuove inven-zioni. Basti pen-sare a tutti isostantivi cheinternet ha in-serito nel les-sico: dawebsite aemail, da download a chat. Parole, queste, unavolta moderne e prestigiose, che hanno già fatto illoro tempo: oggi non si chatta più, si twitta un pen-siero; non ci si preoccupa più del phishing, tanto si ètaggati ovunque. Fare il giornalista è demodé:adesso se non sei anche un blogger, non sei credi-bile. Tuttavia, la lingua ha anche un grande spiritoconservativo, soprattutto nei modi di dire. Da oltredieci anni usiamo l’euro, eppure nessuno ha smessodi lamentarsi perché non ha una lira; e si sa, mancasempre una lira per farne due. Ancora, nonostante l’uomo abbia smesso di farebattaglie a cavallo, si continua a spezzare lance afavore di qualcuno. E in questo modo innumerevolialtre locuzioni nasceranno e moriranno, rendendoviva una lingua in continua evoluzione.

L’agopuntura, antichissima tecnica terapeutica ci-nese, è soltanto una delle moltissime tecniche di curachiamate generalmente “medicina alternativa” o“non convenzionale”.

La definizione si deve al fatto che la medicina tradi-zionale, quella fondata su basi scientifiche, non ne ri-conosce la validità. In Italia sono ormai moltissimicoloro che vi ricorrono, e col tempo è divenuta piùforte l’esigenza di una regolamentazione in materia.Così molte regioni (Toscana, Emilia Romagna e Lom-bardia, per dirne alcune) hanno cercato di regola-mentare alcune di queste pratiche mediche,considerandole però non come “alternative” macome “complementari”, ovvero come terapie da af-fiancare alle cure tradizionali.La Regione Toscana è stata la prima a proporre unalegge (Legge regionale 9/2007) in tal senso, realiz-zando inoltre il primo ospedale italiano di medicina in-tegrata, dove specialisti in agopuntura, omeopatia ofitoterapia operano accanto ai medici “tradizionali”.

Una legislazione in mate-ria è importante per ga-rantire al cittadino nonsolo la possibilità di sce-gliere con più libertàcome curarsi, ma ancheuna maggiore sicurezza,evitando che operatoripoco preparati possano esercitare professioni per lequali non sono adatti, a tutto danno del paziente. Anche nel Lazio la commissione Affari Comunitari eInternazionali si è espressa favorevole a una propo-sta di legge del consigliere Enzo Foschi (PD), che laritiene “un atto dovuto nei confronti dei cittadini e dichi esercita la professione, onde evitare l'insinuarsi dimaghi fattucchieri; si tratta di un provvedimento giàprevisto dal Parlamento Europeo, recepito da molteregioni italiane, regolamentato in diversi paesi d'Eu-ropa, dalla Francia alla Germania. Garantire e tu-telare la libertà di scelta della cura cui sottoporsideve essere una opzione regolamentata”.

WWW.NEAPOLISROMA.ITGennaio 2013

MES, Fiscal compact, pareggio di bilancio: da chi siamo veramente governati?

Come evolve il lessico nel Terzo Millennio…

Medicina alternativa: dalla Cina alle Regioni

di Manuel Saraca

di Giorgio Zussini

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mantici e chioschi di fiori aperti h24 abbondano intutta Mosca, non avrete scuse.Occorre sfatare alcuni luoghi comuni, genteubriaca e risse in strada, mai viste, schiamazzi menche mai. Si trova dell’ottimo cognac, anche se ipiù si limitano alle birre, anche a dicembre. Qui c’èefficienza, ordine e disciplina. A parte qualchematto che deliberatamente sgomma e drifta sullaneve, il traffico veicolare è perlopiù ordinato. Lecorse metro sono frequenti e velocissime. I vagonisono pulitissimi e le indicazioni chiarissime, almenoper me che, se non parlo russo, capisco alla per-fezione le scritte in cirillico. L’estetica delle stazionid’epoca sovietica non dispiace affatto; i turistivanno a fare le foto nelle stazioni più antiche. Te-niate però a mente che fra una stazione e l’altranon c’è un km o meno, come da noi.Dove e cosa mangiare? La catena Ëlki-Palki vioffre un buffet illimitato a prezzi accessibili, haun’area fumatori, vi cambiano spesso il piatto el’atmosfera è accogliente. In alternativa, avven-turatevi in un’anonima trattoria che serve le tipi-che zuppe russe nella ciotola, e il menù dellasconfinata Russia asiatica e siberiana: borš, š�i, sol-janka, botvinja, rassolnik sono le minestre più dif-fuse; non tentate neanche di scoprire che c’èdentro, perché se non le assaggiate è come se

Due italiani a Mosca per un bianco Natale? Si direbbe fuori dalla nostra portata, invece è pro-prio ciò che abbiam fatto io e la mia compagna loscorso dicembre: vedere la terza Roma per comesi mostra in condizioni normali, sepolta da un man-tello di candida e soffice neve. La temperatura al-l’arrivo non è delle più scoraggianti; troviamo 0°,ma d’allora in poi non farà che scendere.

Per il clima, ciò che spaventa non è la neve chescende in verticale, e neanche quella in orizzon-tale (tormente di neve portata dal vento) che ti ar-riva in faccia, t’inzuppa la sciarpa e poi gela, ma ilsole, che sorge alle 10:30 e tramonta alle 16:30. Sì,avete capito bene; vi spettano 6 ore di luce, se in-tendete venire qui. Portate i doposci, o ancora me-glio scarponi da montagna impermeabili conprofondi solchi antiscivolo. Se avete la sensazioneche i vostri calzini siano umidi, cambiateli subito.Troverete eserciti di persone che spalano neve daimarciapiedi e inoltre spargisale ed escavatrici cheasportano cumuli di neve –acqua preziosa di cuinon viene persa una goccia. Occhio al ghiacciocompatto sui marciapiedi, persino i russi stentanoa rimanervi in equilibrio. Se siete single e vi capita diconoscere una ragazza, non fatevi cogliere allasprovvista e regalatele dei fiori, qui sono molto ro-

Viaggio nella capitale russa

Gennaio 2013 FOCUS: TEMPO

di Daniele Palone

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non foste mai stati lì. Accompagnerete colazione ocena con la kaša, un piatto di grano saraceno al-ternativo al pane, oppure il pilaf, affine al riso o alcous-cous. Tra gli stuzzichini, ci sono i blin (focacce)cosparsi di smetana (panna acida) sui quali simette salmone affumicato, caviale o aringhe, e i�eburek, focacce lievitate che ricordano le pizzeripiene e i calzoni fritti, arrotolate e chiuse a mez-zaluna, ripiene di formaggio, funghi, carne o ver-dure. N.B: nulla a che fare col burek dei balcani! Inulica Stari Arbat c’è un ristorante ricavato in un au-tobus, dove fanno musica live ogni sera diversa.

Cosa vedere? Il primo giorno è da dedicarsi inte-ramente al Kreml’- la fortezza- nella quale si tro-vano l’arsenale, la piazza delle cattedrali, il palazzodelle armature, e una serie di edifici governativiinaccessibili. Un po’ d’Italia si trova proprio nellapiazza delle cattedrali, precisamente nella Catte-drale della Dormizione (o Assunzione) del genialearchitetto Aristotele Fioravanti. Su un fianco dellemura del Cremlino trovate i Giardini di Alessandro,col monumento al milite ignoto, mentre su un altrofianco c’è Krasnaja Ploš�ad –la piazza rossa- overiposano le spoglie di Lenin, ma per i nostalgici ri-servo una cocente delusione: Putin infatti temetanto i neo-comunisti, che sono molto forti, da vie-tare l’accesso al Mausoleo, in 10 giorni, vi siamopassati innanzi in orari diversi, ma non lo abbiamomai visto aprire i battenti. All’altro capo della PiazzaRossa c’è la Basilica di San Basilio.Il secondo giorno dedicatelo al Museo delle BelleArti Puškin, e alle sue filiali, che si trovano negli edi-fici adiacenti. A pochi passi c’è la monumentaleBasilica di Cristo Salvatore dell’architetto Konstan-tin Thon, eretta su una piattaforma rialzata cui siaccede da monumentali scalinate le quali condu-cono a un immenso piazzale, al centro del qualesta la basilica stessa.Il terzo giorno potete vedere il monumento navalea Pietro I, alto ben 98 m e costruito in occasionedel 300esimo anniversario dalla fondazione della

marina russa, che si trova su di un’isoletta alla con-fluenza tra la rijeka Moskova e un canale artificiale,il Parco delle Arti –Park Iskustvo- che ospita 700 sta-tue a cielo aperto di celebri scultori, al centro dellequali si erge la filiale della Galerija Tretjakova, as-solutamente da visitare. Il Parco delle arti è sul latoopposto del Gorky Park, da cui lo divide una im-portante arteria di traffico.Il quarto giorno visitate il Parco Kolomenskoe, unpolmone verde di 390 ettari, dove si trovano co-struzioni d’incommensurabile valore storico-arti-stico, tra cui la Dacia di Pietro I il grande, cheseantiche, regie con molte collezioni esposte e unaimmensa reggia estiva in legno, usata come luogodi villeggiatura e per le battute di caccia, dove sifondono stili architettonici russi e bizantini, vi rico-noscerete pagode cinesi e la Samarcanda di Ta-merlano.Il quinto giorno dovete affrontare la sede storicadella Galerija Tretjakova, poi vi tuffate per le vie diArbat dove potete fare shopping, o visitare il museodella tortura o quello dell’erotismo, se vogliamo an-dare sul frivolo. Questo è il minimo per dire di avervisto Mosca, e beati voi se ce la fate in soli 5 giorni!Ciascuna delle cose che ho menzionato è impre-scindibile; se andate a Firenze, vi diranno che nonpotete saltare la Galleria degli Uffizi, Palazzo Pitti, ilGiardino di Bobuli, il Palazzo Vecchio in Piazza dellaSignoria, il Duomo con il campanile e il battistero, laBasilica di Santa Croce, Ponte vecchio. Fate attenzione. Non si attraversa dove capita, in1° luogo perché lo spazio di frenata sulla neve au-menta, in 2° luogo la municipale vi fischia e vi sparacontro la sirena con l’altoparlante, come minimoverrete solennemente redarguiti, in 3° luogo esi-stono molti sottopassi, molto sicuri (la pulizia è unapresenza costante). All’ingresso del Cremlino verrete perquisiti, losguardo inquisitorio dei poliziotti indugerà su di voi,tra quelle mura ci sono la Duma, ministeri della di-fesa e degli interni, le residenze di Putin e Medvedev.

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Informazioni utili per chi intendesse visitare Mosca in cinque giorni

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di Lorenzo Sigillò sociologo membro ANSL’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori”,Oscar Wilde è stato abbastanza chiaro nella suaesposizione del concetto, nascosto dietro ad un afo-rismo dai molteplici significati, sia positivi che nega-tivi. Il passato, qualcosa di già accaduto, puòessere un peso duro da portare in spalla, ma ancheuna base per il futuro e renderlo propedeutico o, alcontrario, insostenibile, dipende soprattutto dallapropria forza egocentrica.Il fascino del passato è indiscutibile, è il bianco enero, è un frammento spesso rammentato in ma-niera non particolarmente precisa, ma comunqueenfatizzato con un’accezione più profonda rispettoalla realtà. Nella maggior parte dei casi il nostro cer-vello ricorda in maniera più bella quello che è giàpassato, che è sempre “ai bei tempi”… non è vero? Sappiamo che non è così, ma questa autoprodu-zione di menzogne è spesso inevitabile per confor-tare il nostro presente. Allora dritti verso il futuro, unocchio dietro ma guardare avanti: porsi obiettivi,anche piccoli, è il solo modo per non lasciar sfiorirela nostra voglia di vivere. Si vive il passato, semprepiù spensierato rispetto al presente, dove si com-batte solo per la pensione del futuro: vale la pena?È veramente deprimente pensare che l’obiettivo delfuturo sia la pensione! In questi tempi di crisi poi,chissà se la otterremo; ovviamente è un diritto e bi-sogna lottare per questo, ma il futuro di ogni indivi-duo val la pena costruirlo per qualcosa di più bello,giorno dopo giorno, anche passando dalle ‘slidingdoors’. Coltivare le passioni ieri e oggi per gustarnei frutti oggi e domani, organizzare meglio il tempo

che si ha a disposizione, e poi il segreto per viverebene: prevedere l’imprevisto! Poi si sbaglia, si mi-gliora e torniamo al concetto iniziale, ma bisognocercare scossi positive, pensando sempre che il me-glio deve ancora venire!Abbiamo aperto con una citazione di un grandepoeta, chiudiamo invece con un istrionico perso-naggio del nostro tempo, ‘Ciccio Graziani’, che sidefiniva “talmente avanti che mi guardo indietrovedo il futuro”! Non pretendiamo così tanto da voi,ma il concetto del tempo ai nostri giorni può far im-pazzire, troppo poco tempo per fare tutto, è figo es-sere straimpegnati, fare qualcosa solo per il gusto didire che si è fatta e dire “sto incasinato” , “sto amille”, “vorrei solo un po’ di tranquillità”…. Bèamico/a mio, comincia a ridurre le cose da fare efalle bene, qualità al posto di quantità, godendo edassaporando quello che hai.

Il passato: un peso o una base per il futuro?

Gennaio 2013 FOCUS: TEMPO

Curarsi con la marijuana in Toscana e Veneto

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di Giorgio ZussiniIn tutto il mondo centinaia di organizzazioni si bat-tono per la legalizzazione della marijuana per usoterapeutico, vincendo a volte la battaglia, comeha dimostrato il referendum statunitense che ne hasancito la legalizzazione negli Stati di Washington,Colorado e Massachusetts (nei primi due casianche per “uso ricreativo”).

Come gli oppiacei, da cui vengono derivati mor-fina e altri antidolorifici, anche la marijuana puòavere effetti benefici nella terapia del dolore in pa-zienti terminali, nel trattamento farmacologico dinausea e vomito in soggetti affetti da neoplasie oAIDS e in una casistica sempre più ampia: ognianno vengono condotte nuove sperimentazioni,anche per quanto riguarda la cura del cancro;viste le sue potenzialità, la ricerca farmaceuticamostra crescente interesse per la cannabis e per ilsuo maggiore principio attivo, il THC o tetracanna-binolo, al quale si devono le proprietà stupefacentidella marijuana così come quelle antidolorifiche.

Resta da stabilire quali siano gli effetti collaterali,tema che divide gli scienziati tra favorevoli e con-trari alla sua assunzione anche per fini terapeutici;ma intanto uno studio israeliano documentatodalla BBC ha selezionato una particolare varietà dicannabis che pur mantenendo le sue proprietàanalgesiche parrebbe non alterare le percezioniné produrre altri effetti stupefacenti. Secondo leprime sperimentazioni su pazienti malati, il prodotto– confezionato in forma di sigaretta – avrebbe ot-time proprietà anti-infiammatorie e i maggiori be-nefici si otterrebbero su anziani e bambini.Dal 2007 la legislazione italiana riconosce la va-lenza terapeutica dei derivati della cannabis e lacapacità che questi hanno di migliorare la qualitàdella vita di chi è affetto da gravi patologie, e ri-conosce inoltre la loro preferibilità rispetto agli op-

pioidi, che a differenza dei primi richiedono un con-tinuo aumento del dosaggio.

Tuttavia al momento soltanto in alcune regionicome Toscana e Veneto è stata avviata o previstal’introduzione di farmaci a base di cannabis inospedali e farmacie; al di fuori di tali sperimenta-zioni, il medico curante può richiederne l’importa-zione dall’estero, in subordine all’avvenutaautorizzazione da parte del Ministero e al paga-mento anticipato da parte del paziente (fino adieci volte il costo del prodotto, per una spesa chepuò anche superare i 500 euro al mese); tempi lun-ghi e costi elevati, che potrebbero essere abbattutise la cannabis destinata all’industria farmaceuticavenisse coltivata anche in Italia come già avvienesperimentalmente negli unici centri autorizzati di Fi-renze e Rovigo.

Curarsi con la marijuana in Toscana e Veneto

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Il Popol-Vuh dei maya-quiché narra che 400 giovi-netti celesti, insoddisfatti dei rapporti con i terrestri,erano ritornati nel loro luogo d'origine, le Pleiadi. Leleggende dei popoli preincaici dicono che in unlontano passato dalle Pleiadi erano scesi gli dei.Il tempio buddhista di Tuerin, in Mongolia, si carat-terizza per la presenza di alcune salme antiche,perfettamente conservate, tra le quali anchequella di un alieno proveniente da un pianeta delgruppo delle Pleiadi, che fa parte della costella-zione del Toro.Si deve ad un avventuriero, John Spencer, e ad unviaggiatore americano, William Thompson, la di-vulgazione di questo segreto.

Nel 1920, John Spencer, in fuga dalla Manciuria eraapprodato, stremato e febbricitante, in Mongolia.Sarebbe deceduto se alcuni monaci della lama-seria di Tuerin non lo avessero soccorso e traspor-tato al convento. Qui conobbe William Thompson,da tempo ospite dei lama, che lo mise al correntedi alcuni segreti del convento. John Spencer co-minciò a guardarsi attorno fin quando non s'im-battè in una scaletta di pietra. Incuriosito, spinseuna porta e si ritrovò in una stanza poligonale con13 lati sulle cui pareti erano tracciati strani disegni.In uno di questi riconobbe la costellazione del Toro.Seguendo il tracciato del disegno, all'estremità diuna linea che rappresentava le Pleiadi, la parete siaprì dolcemente e Spencer intravide nel buio unastrana luminescenza verde. D'istinto sarebbe scap-pato, ma la curiosità ebbe il sopravvento. Mise unagrossa pietra accanto alla porta per assicurarsil'uscita, poi si addentrò. Camminò lungo un corri-doio al cui termine trovò una sala dove la luceverde splendeva più forte e più cruda. Accanto aduna parete scorse parecchie casse rettangolariche parevano sospese a circa mezzo metro dalpavimento. Vide che si trattava di sarcofaghi checominciò subito a scoperchiare. Nei primi tre scoprìle salme di monaci vestiti come quelli che lo ave-vano ospitato, nella quarta una donna dagli abitimaschili, nella quinta un indiano con un mantello diseta rossa, nella sesta un uomo con un costume ri-salente almeno "al 1700". Nell'ultima bara giacevaun essere vestito d'una "specie di maglia d'argento"che, in luogo della testa, aveva "una palla pured'argento, con due buchi circolari al posto degli

occhi ed una 'cosa' ovale, in rilievo, piena di piccolifori, al posto del naso". E non aveva bocca!Spencer fuggì sconcertato dalla strana sala e su-bito corse a raccontare tutto all'amico Thompsonche, a sua volta, avvertì i lama dell'accaduto.L'indomani l''avventuriero venne chiamato da unlama che lo accolse sorridendo. "Mio poveroamico - gli disse - perché non ha atteso almenod'essere guarito, per visitare i nostri santi luoghi?".

La cordialità del monaco l'incoraggiò a chiederespiegazioni. Il lama scosse il capo: "Non esistono la-birinti né cadaveri, laggiù. Venga con me, se sisente abbastanza in forze".Insieme scesero nella bizzarra stanza. Il prete sfioròcon le dita una parete, che s'aprì su una galleria; idue camminarono finché raggiunsero una salettaoccupata da una mensola simile ad un altare sucui erano allineate molte piccole bare, lunghe nonpiù di 12-13 centimetri. Il lama le scoprì delicata-mente: contenevano figurine perfette, raffigurantile creature viste da Spencer. "Ecco quel che lei havisto in realtà", sorrise il monaco. "Si tratta di per-sone che hanno arricchito la Terra con la lorogrande sapienza, e alle quali noi rendiamo onore."Spencer non poté trattenersi dal domandare chifosse il personaggio dalla testa rotonda. "Ungrande maestro venuto dalle stelle", rispose il lama.

Ed indicò alcune linee tracciate lungo la paretecontro cui era posto l'altare: si trattava della co-stellazione del Toro. Ancora una volta lo sguardodell'avventuriero veniva indirizzato verso le Pleiadi!Oggi questa storia è riportata come una leggenda,ma forse varrebbe la pena approfondirla.

di Carlo Famiglietti

Gennaio 2013 neaCULTURA

Il mistero di Tuerintra realtà e leggenda

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Gennaio 2013 neaTEATROWWW.NEAPOLISROMA.IT

Luigi De Filippo: il teatro nel dnaIntervista ad un maestro del teatro

Uomo di grande vitalità, vive il teatro ogni giorno, perché l’azione

scenica è Elisir di giovinezza!

di Margi Villa Del Priore

Attore, commediografo, regista italiano di teatro, fi-glio d’arte del famoso Peppino De Filippo e dell’at-trice Adele Carloni, nipote di Scarpetta. Cavaliereal merito della Repubblica Italiana, più di 40 film conillustri firme, insignito l’11dicembre 2012 in Campi-doglio con l’onorificenza: “Personalità europea peril teatro”, per avere diffuso la cultura Italiana nelmondo. Più volte campione d’incassi con il ricono-scimento “ Biglietto d’oro”. Una simpatia, un’ener-gia teatrale magica per un signore di 82 anni conun cognome prestigioso- De Filippo-nato a Napoli etrasferito a undici anni a Roma con la famiglia.Già nel 1941 bisognava fuggire da Napoli?Ricordi d’infanzia lontani, di una Napoli che non c’èpiù, che non esiste più, ma anche di una Napolidella guerra, dei bombardamenti, della paura, dellafame. Ci siamo trasferiti a Roma perché l’impegnoteatrale e cinematografico di mio padre si svolgevaprincipalmente. Napoli in quel periodo era bom-bardata dagli anglo-americani, Roma invece era,ed è, una città più tranquilla.L’attore è napoletano ma purtroppo per vivere deve abitare a Roma?Sì, perché purtroppo l’attore per manifestare il suolavoro deve trasferirsi, cosa che capita ancheadesso, non è cambiato molto tra ieri e oggi! A Na-poli c’è una grande fioritura di artisti, è la città d’Ita-lia che vanta il maggior numero di opere teatrali emusicali della grande tradizione. Non c’è nessunacittà in Italia che possa vantare una tradizione tea-trale tanto ricca quanto Napoli, però, come dicevail poeta Libero Bovio: “ è una fortuna nascere a Na-poli ed è una fortuna ancora più grande poterseneandare!”.Le sue passioni più grandi: il teatro e la drammaturgia?Mi definisco attore per necessità e autore per vo-cazione. Ho sempre amato scrivere sia per il teatroche per diletto personale. Recitare mi riesce moltobene ma la mia aspirazione massima è scrivere:quando scrivo commedie mi sento completo comeartista! Ho scritto e rappresentato con grande suc-cesso sia in teatro che in televisione tante comme-

die. Quando scrissi la prima commedia mio padremi mandò un bigliettino: “Caro Luigi, la tua è unabella commedia, vorrei averla scritta io! Compli-menti!”.Il suo teatro: “ Parioli Peppino De Filippo “ridato allacittà nel cuore di Roma?Un teatro privato, senza sovvenzioni pubbliche. Leistituzioni si sono simpaticamente defilate, non cihanno mandato neanche un telegramma di au-guri, tanto per dire a che livelli è la cultura qui in Ita-lia, in che considerazione è la cultura in Italia!Facciamo tutto io e mia moglie Laura con le nostrefatiche e i nostri soldi.Gennaio 2013 lo spettacolo nel suo teatro Parioli :“Peppino quante belle risate”?Due atti unici della giovinezza di mio padre, scrittinel 1933, una comicità moderna che fa divertire maanche riflettere, pervasi di ironia, comicità , è la ri-sata della commedia umana. Il pubblico sa che dame trova un teatro con la T maiuscola, un teatro digrande tradizione, un teatro targato e marcato DeFilippo e quindi una garanzia; il pubblico da me siaspetta un certo tipo di comicità ad alto livellosenza volgarità, senza parolacce, senza mezzucci asfondo erotico o volgare che spesso usano i caba-retteristi di oggiLa cultura e l’arte sono ancora vivi?Certo che sono ancora vivi! Basta andare a Teatrodove la cultura e viva e vegeta. Noi De Filippo ab-biamo sempre catturato il pubblico a teatro. I De Fi-lippo sono una grande tradizione che ha semprefatto teatro con il proprio talento e il proprio impe-gno.

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Arriva gennaio con la sua aria di rinnovamento.Come ogni anno ci troviamo a fare il bilancio diciò che è stato e a fare programmi nel futuro.Sarà un caso se le iscrizioni in palestra nel mesedi gennaio hanno un notevole incremento o sedecidiamo improvvisamente di frequentare uncorso di yoga? La voglia di cambiare, di co-minciare a fare qualcosa di nuovo si sente di piùdurante questo periodo dell’anno. Da che di-pende? Il desiderio nasce dal lontano profumodella primavera o dalle abbuffate natalizie?Comunque vada con il nuovo anno siamo tuttipieni di buoni propositi. E tra le varie cose ognianno ci proponiamo sempre gli stessi obiettivi, avolte, senza riuscire a essere costanti. Un frequente obiettivo del nuovo anno è quellodi mettersi a dieta. La dieta racchiude in se non solo ciò che dob-biamo mangiare perché è sano e ciò che dob-biamo eliminare per depurarci ma anchel’importanza di un nuovo stile di vita, rivolto conattenzione verso un ambiente salutare. Unabuona cosa da fare è stabilire le linee guida permigliorare la nostra salute nel prossimo anno. Maper fare questo non è possibile prescindere dauno sviluppo armonico di mente, gestione emo-zionale e fisico.Per quanto riguarda la mente è essenziale ac-quisire focalizzazione e concentrazione, elimi-nare le fonti di distrazione che sono

dannosissime in quanto consumano gran partedella nostra energia. E quando manca focus,quando manca il fuoco della determinazionee della volontà allora sorgono vari problemi ditipo emotivo ed energetico, come senso dicolpa, preoccupazione, paura del futuro...Ma veniamo al fitness fisico, ovvero lo stato diessere fisicamente attivi in modo regolare permantenere o creare una buona condizione fi-sica e di salute.Da dove iniziare:1) Prendersi cura di sé: trovate il tempo per de-dicarvi a voi stessi, alla mente e al corpo per ri-caricare le pile dopo lo stress di un anno intensodi lavoro;2) Concedersi dei propri spazi iniziando qual-cosa di nuovo che vi piace;3) Va bene anche segnarsi in palestra e iniziarea fare lunghe passeggiate all’aria aperta per ri-caricare mente e corpo;4) Iniziare una dieta disintossicante per un paiodi settimane, senza fare lunghi digiuni per i sensidi colpa del periodo natalizio.

Avere uno stile di vita migliore, mangiare pescee verdura, fare sport e dedicarsi ai propri inte-ressi e all’amore verso gli altri è il segreto per lalongevità.

Gennaio 2013 SALUTE & BENESSERE

Grandi abbuffate, buoni propositi

di Laura Napoli

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