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Quaderni friulani di archeologia XI/2001 NECROPOLI DI ETÀ LONGOBARDA NEL VENETO Elisa POSSENTI Storia degli studi Diversamente dal Friuli, il Veneto non può contare su una consolidata tradizione di studi sulle necropoli di età longobarda e, più genericamente, altomedievali. Come messo in luce da un recente studio ', Carlo Maria Cipolla è infatti l'unica personalità di spic co, in area veneta, che alla fine del XIX secolo fu in qualche modo coinvolta nelle indagini in sepolcreti di età longobarda; campo d'azione fu il Veronese quando lo studioso, principalmente noto come storico, ricoprì tra il 1879 e il 1883 la carica di con servatore della sezione archeologica e numi smatica del Museo Civico di Verona. L'interesse di Cipolla per le sepolture con corredi di età altomedievale era comunque destinato ad esaurirsi in tempi abbastanza brevi; lo studioso, secondo il quale l'archeo logia doveva essere intesa come uno stru mento complementare alla storia, concepiva infatti la ricerca nelle necropoli essenzial mente come un contributo, seppure oggetti vo e determinante, alla risoluzione di una questione allora ritenuta di primaria impor tanza dalla storiografia italiana: quale fosse stato, cioè, il ruolo e il peso dei Longobardi nella storia nazionale della penisola. Quando si rese conto che, nei termini in cui era stata impostata la questione, lo studio dei corredi e delle sepolture non poteva dare le risposte sperate, l'entusiasmo nei con fronti della ricerca archeologica diminuì drasticamente fino a cessare del tutto. Contestualmente a questo disinteresse va ricordato che Cipolla aveva una visione del l'archeologia che potremmo definire "ama toriale" e "casuale": lo studioso era infatti in primo luogo il conte Cipolla, perfettamente inserito nella locale nobiltà veronese, nelle cui proprietà venivano spesso rinvenuti reperti archeologici successivamente donati al Museo; in qualità di conservatore, lo stu dioso non sembra inoltre aver mai dimostra to una particolare attenzione per i materiali di età altomedievale risulta che abbia mai promosso ricerche specifiche in necropoli di epoca longobarda, nei confronti delle quali riponeva tuttavia così forti speranze. Sarebbe comunque ingiusto non eviden ziare come questo atteggiamento non fosse isolato ma, anzi, riflettesse un approccio nei confronti dell'archeologia funeraria di età longobarda comune a tutti gli studiosi italia ni di quel periodo. Come noto, l'eredità di questa serie di circostanze fii pesante: lo stu dio dei corredi rimase confinato in un'area periferica della ricerca italiana, a metà stra da tra la storia dell'arte e l'antiquariato, e non contribuì, come in altri paesi, alla nasci ta dell'archeologia medievale nazionale. Relativamente alle vicende dell'archeo logia altomedievale veneta, si può senz'al tro affermare che un generale disinteresse per le necropoli continuò fino agli anni '70 1.13

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Quaderni friulani di archeologia XI/2001

NECROPOLI DI ETÀ LONGOBARDA NEL VENETO

Elisa POSSENTI

Storia degli studi

Diversamente dal Friuli, il Veneto nonpuò contare su una consolidata tradizione distudi sulle necropoli di età longobarda e, piùgenericamente, altomedievali. Come messoin luce da un recente studio ', Carlo MariaCipolla è infatti l'unica personalità di spicco, in area veneta, che alla fine del XIXsecolo fu in qualche modo coinvolta nelleindagini in sepolcreti di età longobarda;campo d'azione fu il Veronese quando lostudioso, principalmente noto come storico,ricoprì tra il 1879 e il 1883 la carica di conservatore della sezione archeologica e numismatica del Museo Civico di Verona.L'interesse di Cipolla per le sepolture concorredi di età altomedievale era comunquedestinato ad esaurirsi in tempi abbastanzabrevi; lo studioso, secondo il quale l'archeologia doveva essere intesa come uno strumento complementare alla storia, concepivainfatti la ricerca nelle necropoli essenzialmente come un contributo, seppure oggettivo e determinante, alla risoluzione di unaquestione allora ritenuta di primaria importanza dalla storiografia italiana: quale fossestato, cioè, il ruolo e il peso dei Longobardinella storia nazionale della penisola.Quando si rese conto che, nei termini in cuiera stata impostata la questione, lo studiodei corredi e delle sepolture non poteva darele risposte sperate, l'entusiasmo nei con

fronti della ricerca archeologica diminuìdrasticamente fino a cessare del tutto.

Contestualmente a questo disinteresse varicordato che Cipolla aveva una visione dell'archeologia che potremmo definire "amatoriale" e "casuale": lo studioso era infatti inprimo luogo il conte Cipolla, perfettamenteinserito nella locale nobiltà veronese, nellecui proprietà venivano spesso rinvenutireperti archeologici successivamente donatial Museo; in qualità di conservatore, lo studioso non sembra inoltre aver mai dimostrato una particolare attenzione per i materialidi età altomedievale né risulta che abbia maipromosso ricerche specifiche in necropoli diepoca longobarda, nei confronti delle qualiriponeva tuttavia così forti speranze.

Sarebbe comunque ingiusto non evidenziare come questo atteggiamento non fosseisolato ma, anzi, riflettesse un approccio neiconfronti dell'archeologia funeraria di etàlongobarda comune a tutti gli studiosi italiani di quel periodo. Come noto, l'eredità diquesta serie di circostanze fii pesante: lo studio dei corredi rimase confinato in un'areaperiferica della ricerca italiana, a metà strada tra la storia dell'arte e l'antiquariato, enon contribuì, come in altri paesi, alla nascita dell'archeologia medievale nazionale.

Relativamente alle vicende dell'archeologia altomedievale veneta, si può senz'altro affermare che un generale disinteresseper le necropoli continuò fino agli anni '70

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E. POSSENTI, Necropoli di età longobarda nel Veneto

del XX secolo. In questo lungo arco di tempo, scorrendo la bibliografia, si evince infatti come la totalità dei dati sia stata pressochéesclusivamente legata a scoperte fortuite,quasi sempre raccolte da studiosi locali.

Gli anni '80 segnarono invece una svolta, sia nell'ambito degli studi, sia per quanto concerne l'attenzione con cui cominciarono ad essere archeologicamente indagatele necropoli altomedievali.

Tra la fine degli anni '80 e i primi anni'90 comparvero due studi che, pur partendoda presupposti completamente diversi, costituirono il primo status quo della ricercasulle necropoli altomedievali nel Veneto. Ilprimo in ordine di tempo fu lo studio diCristina La Rocca %che per la prima voltariunì in un quadro d'insieme i dati relativialle sepolture di età gota e longobarda individuate nella regione. L'analisi, principalmente condotta in base agli stimoli offertidagli studi anglosassoni sulla ritualità dellamorte, era caratterizzata da una posizioneabbastanza polemica nei confronti dell'attribuzione etnica dei reperti e dal tentativo dirapportare i dati delle necropoli alle vicendedel popolamento. In particolare, ampio spazio fu dato all'ipotesi che le necropoli fossero ubicate in aree improduttive (in ambitorurale) o in aree pubbliche defunzionalizza-te (in contesti urbani). Nelle zone rurali fuinoltre considerata determinante la morfologia del paesaggio che, di volta di volta,avrebbe potuto suggerire soluzioni diversetra un comparto territoriale e l'altro; secondo questa chiave di lettura furono spiegatele grandi necropoli di pianura veronesi evicentine, interpretate come aree funerarieutilizzateda più comunitàdistinte, e i piccoli gruppi di sepolture delle aree collinari, laconformazione delle quali avrebbespintoad

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una frammentazione dell'insediamento e deisepolcreti.

Il secondo studio fu quello di Paolo Verger Questo lavoro, pubblicato nelle Schede di archeologia longobarda in Italia, promosse dal CISAM di Spoleto, e uniformatoad una serie di lavori già editi per altreregioni (tra cui il Friuli-Venezia Giulia e ilTrentino), affrontò il problema con un'otticacompletamente diversa e complementare rispettoa quella del sopra citato studio di Cristina La Rocca. La parte più consistente dellavoro era infatti costituita dalla schedaturadei siti e dei ritrovamenti di materiali di epoca longobarda, tra i quali non erano comunque stati presi in considerazione i materialilapidei, tutti ì tipi di costruzione e quei materiali per i quali non è sicura una datazionecompresa tra il 568 e il 774 d.C. (per esempio le fibule zoomorfe genericamente databili al VI-VII secolo). Nel saggio introduttivo l'Autore cercò tuttavia, grazie ai repertischedati, di ricostruire le tappe dell'insediamento longobardo, visto principalmentecome una presa di possesso di luoghi strategici lungo strade di grande comunicazione.La mancanza di armi e la presenza di materiali di produzione locale (in particolare gliorecchini a tre cerchi) in taluni compartisub-regionali a sud della Postumia fu d'altrocanto interpretata come una conferma all'ipotesi di una conquista tarda e ad un minorstanziamento di Longobardi nel territorio.

Sempre a partire dagli stessi anni si registrò una nuova attenzione da parte dell'entedi tutela per eccellenza, ovvero della Soprintendenza Archeologica per il Veneto(oggi Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto), nei confronti delle sepolture di età altomedievale. Quantitativamenteil dato emerge con maggiore evidenza nel

Vicentino e nel Veronese, provincedove l'elemento longobardo sembra essere statomaggiormente presente e dove sono finoralocalizzabili le necropoli di grandi dimensioni con sepolture dotate di corredi. Va comunque rilevato come, per lo meno in baseall'edito, gli interventi non si sono affattolimitati a queste due aree, né come non sisiano trascurate nel loro complesso tutte lesepolture di età altomedievale, anche quelleche non hanno restituito materiali specificamente di tipo longobardo.

Proprio grazie a quanto è stato messo inluce in questi ultimi vent'anni e partendo daquanto già elaborato da Cristina La Rocca ePaolo Verger, questo breve studio si propone pertanto, senza nessuna pretesa di esaustività sull'argomento, di affrontare alcuniaspetti delle sepolture altomedievali dell'area veneta, tenendo soprattutto conto dellepiù recenti tematiche di ricerca sull'argomento.

La frammentazione territoriale dell'età LONGOBARDA

Prima di affrontare l'analisi di alcunigruppi di sepolture considerati particolarmente significativi per il Veneto altomedievale, non si ritiene inutile richiamare brevemente la situazione politica e territoriale delVeneto nel VI-VII secolo. Fino al 568-569la regione era infatti un insieme unitariofacente parte della antica provincia diocle-zianea Venetia et Histria, in cui il centrourbano di maggior rilievo era senz'altro Verona ^ tra le altre città particolare importanza dovevano inoltre ricoprire Vicenza eTreviso, città quest'ultima che, mitnicipiumsecondario in età romana, vide crescere la

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propria importanza proprio in età gota quando divenne sede di un horreum (granaio statale) '.

L'arrivo dei Longobardi provocò, comealtrove, una frattura territoriale destinata adurare a lungo. Durante la prima fase furono infatti conquistati solo i territori più settentrionali, grosso modo distribuiti lungo lafascia pedemontana e collinare. Solo agli i-nizi del VII secolo furono presi i territori delPadovano, tra cui la stessa Padova e Mon-selice (601-603); Concordia cadde nel 615-616, mentre Oderzo e forse Aitino cadderoin mano longobarda non prima del 639 permano del re Rotari; Oderzo fu inoltre definitivamente conquistata solo nel 667. Unostretto cordone litoraneo rimase invece, perlo meno nominalmente, in mano bizantinafino alla fine del regno longobardo. Tra icentri fortificati citati dalle fonti che ancora nell'VIII secolo appartenevano ai territori dell'Impero d'Oriente c'erano Torcelloe Vinsula Rivoaltensis, centro quest'ultimodal quale trarrà la propria origine VeneziaAppare quindi chiaro come alcune areeentrarono solo tardivamente nella sfera d'influenza dei Longobardi; per alcune si trattòdi una trentina d'anni (il Padovano), peraltre di circa cinquant'anni (Concordia), peraltre ancora (Aitino e Oderzo) di almenosettant'anni, se non addirittura, nel caso diOderzo, di un secolo.

Una precisazione di metodo

Prima di affrontare l'analisi delle sepolture di età longobarda rinvenute nel territorio veneto si rende doverosa una precisazione relativamente all'interpretazione deglioggetti di corredo funerario. Come è noto

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l'attendibilità di alcune categorie di oggetti(per esempio taluni tipi di fibule, la presenza di "set" completi di armi), tradizionalmente considerate indicatori di appartenenza etnica ' nel nostro paese fu messa fortemente in discussione alla fine degli anni '80.Cristina La Rocca facendo riferimento alfamoso esempio di Pettinara-Casale Lozzinel comune di Nocera Umbra (PG) " obiettòinfatti che era molto rischioso dedurre l'identità etnica di un individuo in base allapresenza o meno di determinati tipi di materiali, mentre è scientificamente più correttocercare di indagare gli aspetti complessivamente riconducibili alla ritualità della morte in secondo luogo Arnaldo A. Settia propose che i Romani, assoggettati politicamente ai Longobardi, avrebbero potuto assumere, per lo meno a partire da una certadata, i costumi funerari del ceto sociale dominante, compresa l'usanza di introdurrearmi nelle tombe

Fermo restando che i fenomeni di integrazione tra componente romana e germanica restano un fatto incontrovertibile, le cuitracce archeologiche e storiche comincianoa cogliersi già agli inizi del VII secolo,nuovi spunti di riflessione sull'argomentosono ulteriormente maturati nel corso deglianni '90 nell'ambito delle ricerche sull'et-nogenesi, di cui si sono fatti, in particolare,portavoce più gruppi di lavoro attivi all'interno della European Science Foundation.In questo ambito al centro dell'interesse nonc'è più la questione di chi fossero e da doveprovenissero tutti questi popoli, ma piuttosto come si formassero e che cosa diventassero. Un aspetto fortemente innovativo, inogni caso, è stato costituito dal concetto disoggettività dell'appartenenza etnica, secondo il quale il ricorso a segni esteriori (ogget

m

ti rituali, ecc.) deve essere interpretato comeun'adesione personale e soggettiva a un determinato modello culturale ".

Tale approccio, che in questa sede è statoalquanto sintetizzato e semplificato, non èprivo di conseguenze nello studio delladistribuzione dei materiali in un territorio.Alla luce di quanto detto possiamo infattiipotizzare che un corredo con armi, databileal VII secolo, rinvenuto in Italia centro-settentrionale, deve essere molto probabilmente appartenuto a un individuo giuridicamente libero che da un punto di vista culturaleper lo meno in parte si sentiva e si comportava come un longobardo, indipendentemente dal suo specifico patrimonio genetico.

Possiamo pertanto ritenere, seppure conmolta attenzione e prudenza e in presenza dicontesti chiusi riferibili a località delle qualiè nota la posizione topografica, che i materiali rinvenuti nelle sepolture possono darciqualche indicazione, anche se in modo meno meccanico che in passato, sulla personalità dell'individuo a cui appartenevano 'I

Alcuni esempi di sepolture di età longobarda NEL Veneto

Come già in passato evidenziato ", nonappare casuale la distribuzione dei materialidi tipo longobardo finora noti nel Veneto. Lacarta di distribuzione attualmente disponibile in base all'edito, in cui sono anche comprese le monete ed i materiali di produzionelocale databili con certezza nel periodo tra il568 e il 774 d.C. (fig. 1), vede infatti unamassima concentrazione dei ritrovamenti,databili nel loro complesso tra la fine del VIe la fine del VII secolo, nella fascia centraledella regione, compresa tra Vittorio Veneto

e il Veronese, ovvero nell'area conquistatadai Longobardi immediatamente dopo l'ingresso in Italia. Praticamente assenti sonoinvece materiali normalmente attribuiti aiLongobardi nei territori più meridionali, neiquali va però evidenziata la vistosa eccezione costituita dalla Rocca di Monselice (PD)(n. 50) che, conquistata nel 601-603 harestituito alcuni corredi di guerrieri di notevole pregio

Dall'analisi della carta di distribuzioneemerge, inoltre, come i manufatti di tipologia c.d. longobarda siano per la maggiorparte situati in prossimità di importanti viedi comunicazione. Tra queste spicca in primo luogo la Postumia nel tratto tra Vicenzae Verona, accanto alla quale possono esserecitate la via pedemontana tra Vittorio Venetoe Bassano (che poi forse scendeva a Vicenzaattraverso Sandrigo e Dueville), l'asse est-ovest della Val Belluna e la sponda est dellago di Garda compresa tra la Rocca omonima, già probabile sede di un castello di etàgota, e Peschiera. Di non secondaria importanza appare inoltre la posizione dellaRocca di Monselice che dominava il percorso della strada che collegava Patavium aBononia

Isolato nel panorama veneto resta inveceil caso di Verona che, di fatto,costituisceperora l'unico centro urbano con un consistente numero di sepolture con materiali di tipologia c.d. longobarda. La diversità del casoveronese è oltre modo accentuata dal confronto con Vicenza dove, per lo meno inbase ai dati finora editi, il centro cittadinomanca di veri e propri ritrovamenti di tipologia c.d. longobarda, mentre le necropoli(Sovizzo e, più defilate, Dueville e Sandrigo), si situano ad ovest, a nord ed a nord-estdella città.

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Dal quadro delineato sembrerebbe pertanto confermata, per lo meno in parte, l'affermazione che i Longobardi nelle primefasi della conquista si fossero insediati inluoghi strategici quali le città, alcuni castelli già occupati dai Bizantini " e altre postazioni da cui potevano controllare le vie dicomunicazione.

Va invece evidenziato come, nell'economia di una geografia del potere, le sepolturecon corredo non possono dare informazionidegne di particolare nota dopo la metà delVII secolo, momento in cui, nel Veneto come altrove, deve essere probabilmente collocata, sulla base dei rinvenimenti archeologici, una progressiva e sistematica rinunciada parte dei ceti dirigenti e della restantepopolazione di ambito culturale longobardoai corredi nelle sepolture. In particolare, ilprocesso, probabilmente iniziato già agliinizi del VÒ secolo grazie al modello dell'e-vergetismo edilizio di ambito religioso promosso da Agilulfo e Teodolinda, oltre chegrazie all'integrazione culturale tra Longobardi e popolazioni locali (tra le quali si registra tuttavia un uso dei corredi più o menocontemporaneo a quello dei Longobardi anche se meno generalizzato), si sarebbe concluso entro gli inizi dell'VIII secolo, momento nel quale sono attestate, pur in quantità esigua e disomogenea nell'intero territorio italiano, le ultime sepolture con corredo,mentre contestualmente si faceva semprepiù massiccio il fenomeno delle chiese emonasteri di fondazione privata

In un quadro complessivo relativo allesepolture di età longobarda nel Veneto unaposizione di primo piano rivestono inoltre letombe normalmente riferite nella letteraturaalle popolazioni locali; queste sepolturesono caratterizzate nella maggior parte dei

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casi dalla presenza di oggetti dì tradizionetardoromana, da una struttura realizzata inlastre o in muratura, e dalla frequente deposizione all'interno di una stessa fossa tombale di più inumati. Elemento distintivo diqueste tombe è, inoltre, una datazione quasisempre inquadrabile in un generico VI-VIIsecolo.

La zona in cui è più numerosa la presenza di deposizioni attribuibili, sulla basedegli elementi di corredo, alle popolazionilocali è sicuramente il Bellunese, il cui casotrova significativi riscontri nelle limitrofearee trentine e friulane; più problematico èinvece individuare la presenza di tombeattribuibili alle popolazioni locali nelle zonedi pianura In ogni caso degno di nota è,come si avrà anche modo di osservare più a-vanti in dettaglio, che queste sepolture sembrano nella maggior parte dei casi collocarsi, diversamente da quelle con corredi ditipologia longobarda, in posizioni piuttostodefilate rispetto alla viabilità principale diepoca romana e altomedievale.

Una prima area di grande interesse cheverrà qui analizzata in dettaglio è costituitadalla Val Belluna, la cui viabilità anticaprobabilmente risalente all'età protostorica,era principalmente imperniata sul corso delPiave nella cui valle convergevano i trafficidell'intero Veneto centro-orientale. Oltre alla Valle del Piave un'importante via di accesso era costituita dalla Val Lapisina, proveniente dall'area di Ceneda {Vittorio Veneto), mentre ai due opposti estremi della ValBelluna si dipartivano i percorsi che portavano alla Valsugana, al municipio di Trentoe quindi alla Rezia (a ovest), al Cadore, aZuglio e al Norico (a nord-est). Nella vallegiungevano infine, provenienti da sud, alcuni percorsi minori per i quali si può suppor

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re un ruolo di un certo rilievo a partire dall'epoca tardoantica-altomedievale si tratta della strada del Praderadego, da alcuniautori considerata sede della Claudia AugustaAltinate" e della strada dei Passo di S.Boldo, le cui caratteristiche (sentieri di difficile accesso utilizzabili con sicurezza soloin determinati periodi dell'anno, ma colleganti in modo diretto l'Alto Trevigiano conil Bellunese) trovano una perfetta corrispondenza con altre strade, di uso prettamentemilitare, tipiche del periodo tardoantico

Dalla carta di distribuzione (fig. 2) emerge chiaramente come le sepolture con oggetti di corredo di tipo longobardo fosserosituate lungo la destra e sinistra Piave dovesi sviluppava la viabilità principale. Tra iritrovamenti spicca la necropoli di Pez nelcomune di Cesiomaggiore che, in basealle testimonianze, contava una cinquantinadi sepolture a lastre di pietra locale. Tra imateriali andati dispersi sono menzionatiarmi in ferro e reperti attribuibili a inumatidi sesso femminile: in una sepoltura, inoltre,furono rinvenuti un umbone di scudo daparata e, stando alla descrizione rimasta,alcune placche decorative della tesa circolare dello scudo, delle quali oggi si conservaun solo frammento a forma di testa di grifone Analogamente materiali di tipologialongobarda e, in particolare, armi, furonotrovate a Moldoi di Sospirolo, in tombe presumibilmente del tipo a cassa in lastre dipietra locale; tra le sepolture, di cui oggi siignora il numero complessivo, una restituì ilcorredo di un guerriero, di cui si conservaoggi una spada, un frammento di scramasaxmedio e alcuni frammenti della decorazionedi uno scudo da parata Poche informazioni abbiamo anche sul rinvenimento di Pasadi Sedico di cui restano solo alcuni elemen-

LEGENDA

Strade romane

di età Imperiale

" " Strade nuovamente

In uso In età

longobarda

verona

Vicenza

J Belluno _ _ ,^2^ \

Padova

Rovigo

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Treviso

Venezia

Fig. 1.Cartadi distribuzione dei materiali di epoca longobarda rinvenuti nel Veneto (da VERGER 1993).

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ti di cintura a cinque pezzi provenienti daun'area nella quale furono messe in luce, aquanto pare, varie tombe a inumazionePosizionata sulla sinistra Piavee contemporaneamente allo sbocco settentrionale dellavia del Praderadego nella Val Bellona erainfine la tomba messa in luce a Castelvint(Comune di Mei) in un sito che fu probabilmente sede di un castello di età tardoanti-ca-altomedievale Anche in questo caso imateriali rinvenuti appartenevano allasepoltura di un guerriero di cui particolarmente significativa è la datazione: il complesso dei materiali rinvenuti si collocainfatti entro la fine del VI secolo costituendo, di fatto, una delle più antiche testimonianze di epoca longobarda del territoriobellunese.

Sulla base dei materiali e della posizionedei siti possiamopresumereche le sepolturesopra menzionateappartenessero a gruppidimilitari che controllavano, alla fine del VI -inizi VII secolo, la zona, lungo una direttrice di indubbio valore strategico e militare.In questo senso una conferma può esseredesunta anche dai fatti del 590-591 connessi agli sviluppi in Italia nord-orientale delloScisma dei Tre Capitoli; dalle fonti si desume infatti, senza possibilitàdi equivoco, chei territori amministrati da Lorenzo, vescovodi Belluno, e da Fontejo, vescovo di Feltre,si trovavano allora sotto la signoria longobarda Una posizione di transito, e quindistrategica, della Val Belluna " è d'altro canto forse confermata da alcuni materiali dalmercato antiquario con provenienza "Belluno", oggi al British Museum di Londra, iquali, per tipologia e pregio, sono riconducibili con un buon margine di sicurezza a uncontesto culturale longobardo. Si trattainfatti di tre crocette auree "à cloisonné", di

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una fede matrimoniale in oro, di un piccolocucchiaio sempre in oro e, infine, di unapreziosa fibula a disco decorata "à cloi-sonne .

Completano infine il quadro della ValBelluna alcuni ritrovamenti di recenteacquisizione più probabilmente attribuibilialla popolazione locale si tratta, per laprecisione, di una piccola necropoli tardo-antica con tombe a lastra o grandi cassoni dipietra senza corredo messa in luce nel 1996a Mei nei pressi della chiesa di S. Pietro " edelle sepolture messe in luce a Polpet(comune di Ponte nelle Alpi). In particolare, per quest'ultimo caso, oltre alle notiziesu una necropoli di età romana e altome-dievale distrutta negli anni '50 e su una seriedi sarcofagi tardoantichi rinvenuti in momenti diversi, sono oggi disponibili i datipreliminari su un piccolo gruppo di quattrosepolture altomedievali scavate nel 1990presso la chiesa della Madonna di Vedoia:le tombe erano circondate da filari di ciottoli e in due casi avevano un semplice corredo costituito, in una sepoltura, da una coppia di orecchini, nell'altra da un pettine inosso

Diverso è invece il caso del vicino Agor-dino. In questa zona, defilata rispetto allaviabilità principale, è stato infatti rinvenutoun elevato numero di sepolture altomedievali, databili al VI-VII secolo, caratterizzaledalla sistematica mancanza di armi e dallapresenza di manufatti che possono senzadifficoltà essere ricondotti a classi tipologiche di derivazione tardoromana. Le sepolture, per lo più realizzate in lastre di pietra,erano inoltre state spesso utilizzate per ladeposizione di più inumati analogamentea quanto si riscontra frequentemente nei sarcofagi di età tardoantica.

Dal momento che per l'Agordino mancano testimonianze certe di insediamenti di etàromana, problematico è comprendere qualifurono i motivi che portarono al popolamento di età altomedievale. Tra le ipotesi,da verificare con sicure testimonianze archeologiche, è quella di uno sfruttamentominerario della zona che ha costituito finoad epoche recenti una delle maggiori risorsedell'area Un altro spunto (che non esclude tuttavia il precedente) è offerto dalle presenza nelle necropoli agordine di alcunefibule a piede piegato che, come è statomesso in luce da F. Granzotto sono materiali, prevalentemente datati al VI secolo, lacui massima diffusione è per ora attestatanell'Europa centro-orientale. Sulla base diquanto osservato sul popolamento dellevalli carniche in età tardoantica, in soluzione di continuità rispetto al precedente periodo romano e in considerazione del fattoche tra V e VI secolo le aree a cavallo del li-mes danubiano furono sottoposte a fortissime pressioni, si potrebbe pertanto supporreche l'origine delle sepolture agordine possaessere, per lo meno in parte, dovuta all'arrivo di popolazioni alloctone, ma di culturaromana, precedentemente stanziate in Europa orientale, in territori che per contingenze politiche e militari dovettero essere ad uncerto punto abbandonati.

In ogni caso, la differenza sostanziale tral'Agordino e la Val Belluna è costituita dalfatto che, mentre lungo la Valle del Piavesono presenti sia sepolture di armati diepoca longobarda sia sepolture prive di corredo databili tra l'età tardoantica e l'altome-dioevo, nelle vallate interne dell'Agordinonessuna delle sepolture messe in luce avevaun corredo che, anche latamente, potrebbeessere riferito a un guerriero.

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Diverso, ma complementare al caso bellunese, è l'esempio offerto dalla provincia diTrevi.so (fig. 3), per la quale si può contaresu un censimento recente delle testimonianze funerarie di età altomedievale, finalizzato alla realizzazione della mostra "Il tempodei Longobardi. Materiali di età longobardadal Trevigiano" allestita nel 1999 nel Museodel Cenedese di Vittorio Veneto

Anche per la provincia di Treviso si deveinnanzi tutto constatare che le sepolture conarmi, verosimilmente attribuibili a guerrieri,sono situate in prossimità di una strada dicollegamento abbastanza importante. Lesepolture sono infatti localizzate a VittorioVeneto, Farra di Soligo e, sconfinando interritorio vicentino, a Bassano del Grappalungo una strada pedemontana il cui percorso collega il Pordenonese all'alto Vicentino,forse in prosecuzione della via che, citata daVenanzio Fortunato, lambiva l'alta pianurafriulana In particolare, Farra di Soligo, ilcui toponimo deriva chiaramente dalla parola longobarda "fara", oltre a trovarsi lungoquesta direttrice est-ovest, si trova in posizione grosso modo intermedia tra l'assedella Claudia Augusta e lo sbocco in pianura della strada del Praderadego che, comesi è già avuto modo di evidenziare, fu unpercorso di indubbio valore strategico emilitare per lo meno a partire dall'età tardoantica.

Nella necropoli di Farra di Soligo, purtroppo distrutta in due riprese tra gli anni'20 e gli anni '70 del XX secolo, pertantonon sorprende il rinvenimento di armi databili al VII secolo (tre spade e una punta dilancia) e di un umbone di scudo da paratadei primi decenni dello stesso secolo

Di analogo tenore appare la sepoltura concrocetta aurea e spatha, databile alla prima

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E. POSSENTI, Necropoli di e(à longobarda nel Veneto

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Fig. 2. Carta di distribuzione dei sili con materiali di età altomedievalc e longobarda rinvenuti nel Bellunesecui si fa riferimento nei testo; al centro è la Val Bellunacompresa tra Buschee Ponte nelle Alpi, nella partesuperiore, l'Agordino. La lettera A indica la presenza di armi; la lettera L il rinvenimento di altri materiali ditipologia longobarda citati da VERGER 1993 (N.B. Fiera di Primiero è in provinciadi Trento).

metà del VII secolo, rinvenuta nell'SOO nell'area di S. Michele di Salsa a VittorioVeneto La zona, topograficamente situatatra gli attuali centri di Serravalle e Ceneda,si trova infatti ai piedi del colle di S. Paolo,normalmente considerato nella letteratura

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sede del Cenitense castmm citato da PaoloDiacono •^, relativamente al quale mancanotuttavia testimonianze archeologiche certe,nonostante alcuni ritrovamenti di indubbiointeresse effettuati, in più punti del colle, dalGruppo Archeologico del Cenedese

Diverso è invece il caso della pianura trevigiana nella quale sono finora note esclusivamente sepolture altomedievali prive diarmi. Di nessuna utilità è infatti, in questocaso, l'individuazione nei depositi del Museo di Treviso di materiali {spathae, punte dilancia, umboni a calotta conica) databiliall'ultimo terzo del VI secolo, benché siaprobabile una provenienza dei reperti dallacittà o, più probabilmente, dal territorio circostante

Per quanto conceme le sepolture prive diarmi, degne di attenzione sono due necropoli rurali, l'una a Breda di Piave, l'altra aBorso del Grappa, e due necropoli urbaneche possono in qualche modo aggiungereun'ulteriore sfaccettatura al quadro finoradelineato.

La necropoli di Breda si presenta come latipica rioccupazione in età altomedievale distrutture che erano appartenute a una villaromana, le cui ultime fasi edilizie sembranoporsi nel IV secolo. Lo scavo ha per oraindagato solo una porzione di un'area chedoveva essere certamente più vasta e non sipuò pertanto al momento sapere con precisione quali furono le modalità di insediamento durante l'età altomedievale, nonostante alcune buche di palo e un focolareabbiano suggerito una rioccupazione "povera" della zona entro il Vl-inizi VII secolo euna successiva destinazione funeraria,caratterizzata da sepolture prevalentementeorientate est-ovest, prive di corredo, in semplici fosse terragne; di un certo interesse èinoltre il fatto che gli unici elementi di corredo noti (una fibbia a placca fissa di tipobizantino databile al secondo quarto del VIIe frammenti di più pettini in osso) provengano da una tomba in muratura con piùdeposizioni ". Il sito di Breda di Piave si tro

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va inserito nella maglia della centuriazionedi Treviso, a circa 2,5 km dalla via Postumiache passa poco più a nord a Maserada sulPiave; in quest'ultima località alcuni annifa fu inoltre recuperata in modo fortuito unasepoltura femminile con elementi di corredodi produzione locale (ultimi decenni del VI-inizi VII secolo), forse riferibile a una struttura insediativa nelle immediate vicinanze

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Ancora meno si può dire della secondanecropoli, Borso del Grappa, località Cassa-nego che fu indagata solo in parte nel 1994e 1995 Dal momento che le tredici sepolture in semplice fossa terragna hanno complessivamente restituito tre semplici pettiniin osso non è infatti possibile avanzare alcuna ipotesi sul tipo di popolazione cui afferi-va la necropoli, benché vada comunqueosservato come il sito si trovi lungo la stessa linea pedemontana che unisce Vittorio Veneto e Farra di Soligo a Bassano del Grappa. Può essere inoltre evidenziato come ilsito si trovi in una località, Cassanego, dallaquale sono noti, purtroppo senza preciseindicazioni topografiche, monete di IVsecolo e resti di una necropoli romana a cremazione, scavata alla fine dell'800, i cuimateriali sono stati datati al lU-IV secolod.C.

Ulteriormente diverso il caso delle sepolture urbane messe in luce a Treviso, via deiMille e a Oderzo (TV), nella area delle exCarceri. A Treviso l'area di necropoli, peri-urbana rispetto alla città di epoca romana,presentava come elementi distintivi una pluralità di orientamenti delle sepolture in semplice fossa terragna probabilmente riferibilia diverse fasi di utilizzo della necropoli; lesepolture avevano inoltre in pochissimi casisemplicissimi corredi costituiti da una fibbia

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E. POSSENTI, Necropoli di età longobarda nel Veneto

in ferro o da un pettine in osso, mentre di uncerto interesse è la notizia che l'area necropolare era di nuovo impianto in quantotagliava direttamente lo sterile. Da approfondire è inoltre il dato che il sepolcreto sitrovava nelle vicinanze della chiesa di S.Fosca, di probabile fondazione altomedie-vale

Cronologicamente anteriore rispetto aquella di via dei Mille, databile sulla basedei pochi oggetti di corredo al VI-VII secolo, è invece l'area di necropoli messa in lucenell'area delle ex Carceri a Oderzo, in coincidenza di una zona della città romana dovein età augustea erano stati eretti un trattodelle mura di cinta e una delle porte diaccesso alla città. In questo caso, infatti,oltre a una sepoltura in anfora databile al V-VI secolo, è stato infatti messo in luce undiscreto numero di tombe con due diversiorientamenti prevalenti (nord/est-sud/oveste sud/est-nord/ ovest), in alcuni casi dotatedi un modesto corredo funerario. Le sepolture, il cui ultimo termine di deposizionenon va collocato oltre gli inizi del VII secolo, furono poi successivamente sconvoltedallo scavo di un fossato e dalla costruzionedi un muro la cui erezione, nel corso del VIIsecolo, è stata ricondotta ai ben noti scontritra Bizantini e Longobardi •"•. L'importanzadi queste sepolture è comunque costituitadal fatto che, in un contesto funerario cheoltrepassa il 568 e in una città che per lomeno a partire dal 579 era anche sede episcopale, è testimoniata la consuetudine deicorredi funebri, secondo una prassi che, aOderzo, in base ai dati editi delle necropoliextraurbane, sembra essersi prolungata finoal IV-V secolo d.C ".

Il terzo caso esaminato è relativo all'altoVicentino dove sono presenti necropoli con

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caratteristiche in parte diverse da quelleillustrate finora. Eccettuata la città diVicenza, dalla quale sono note solo alcunetombe isolate e i cui corredi in due casi sutre sono andati dispersi, l'interesse maggiore è in questo caso costituito dai sepolcretidi Sovizzo, Dueville e, forse, Sandrigo (cfr.fig. 1, nn. 12, 13, 16), numericamente paragonabili ai maggiori cimiteri a file di etàaltomedievale italiana.

A Sovizzo, centro presso il quale passavauna strada di una certa importanza se nonaddirittura, secondo la ricostruzione delFraccaro (contestata peraltro dal Bosio), lastessa Postumia fu scavato da un privato(G. Curti), alla fine dell'Ottocento, un elevato numero di sepolture la cui localizzazione non è finora stata definitivamente chiarita; purtroppo molti materiali, soprattuttoquelli preziosi, andarono dispersi durante laI guerra mondiale così come non si conservò la documentazione originale di scavo;sconosciute sono pertanto l'esatta quantitàdi tombe messe in luce e le associazioni deicorredi ai quali appartenevano i materialisuccessivamente donati nel 1956 dagli eredidel Curti al Museo Civico di Vicenza.L'analisi dei reperti superstiti, la cui datazione è compresa tra l'ultimo terzo del VI egli inizi dell'Vili secolo, ha tuttavia consentito una stima approssimativa delle sepolture originariamente messe in luce che dovevano contare almeno 25 tombe di guerrieri,circa 15 tombe femminili e almeno 150tombe non identificabili per un numero minimo complessivo di 19() inumazioni, forseelevabile addirittura a 400

Successivamente, indagini condotte dallaSoprintendenza Archeologica per il Venetonell'area a sud-est dell'attuale abitato diSovizzo misero complessivamente in luce

Quaderni friulani di archeologia XI/2(X>I

1

1* ^

Kmi

Fig. 3. Carla di disiribuiiione dei siti con maicriaii di età longobarda del Trevigiano citati nei testo. La letteraA indica la presenza di anni. Per il quadro completo dei rinvenimenti cfr. RIGONl. POSSENTI 1999a (N.B.Bassano del Grappa è in provincia di Vicenza).

tra il 1984 e il 1985, in una zona nella qualela iradizione locale collocava uno degliscavi effettuati dal Curti, 133 sepolture caratterizzate da corredi mollo semplici, per iopiù costituiti da pettini e coltelli. Le ricerchearcheologiche appurarono che l'area di

necropoli, fortemente disturbata dalle ricerche del Curii, si trovava nei pressi di unavilla romana della quale non era chiara ladestinazione in età altomedievale, benchéfossero presenti materiali di generica età tar-doantica/altomedievale, tra i quali scorie di

E. POSSENTI, Necropoli di età longobarda nel Veneto

fusione probabilmente riconducibili ad attività artigianali. L'aver individuato più gruppi isolati di sepolture portò inoltre gli scavatori a supporre che la necropoli fosse statautilizzata da più insediamenti perifericipedecollinari, dei quali non sono comunquefinora state individuate tracce archeologichecerte

In parte simile a Sovizzo è la situazionedi Dueville, a nord di Vicenza. Il paese, ailimiti dell'alta pianura, si trova non lontanodall'attuale strada che collega Vicenza aBassano. Le prime notizie di tombe altome-dievali risalgono al 1911 quando nella località "Belvedere" furono messe in luce alcune sepolture i cui corredi andarono quasicompletamente distrutti durante la secondaguerra mondiale; si sa comunque che nellesepolture erano deposte anche spathae,scramasax, punte di lancia, un umbone discudo ecc. Purtroppo non è più possibilerisalire alla datazione delle singole sepolture e, in particolare, alla presenza di materiali della prima fase dell'immigrazione.Nonostante la lacunosità delle informazionipossiamo tuttavia desumere che nella necropoli fossero sepolti anche personaggi dirango sociale elevato, lacui presenzaè testimoniata da una crocetta in lamina d'oro e daun anello aureo con gemma incisa

Sempre a Dueville è inoltre stata scavatanegli anni '90, da parte della Soprintendenza Archeologica per il Veneto, una secondaarea a nord-est del paese (area PEEPRonzani). Lo scavo è sostanzialmente inedito ed è pertanto prematuro trarre conclusioni dai dati finora pubblicati, dai quali siapprende, tuttavia, che la porzione di necropoli messa in luce contava nel 1999 quasi300 tombe, era strutturata secondo i piùcanonici criteri dei cimiteri a file e fu pro

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babilmente utilizzata a lungo, se facciamofede ai materiali finora pubblicati che si collocano tra il VII e gli inizi delI'VIII secolo

L'ultima località che viene menzionata èinfine Sandrigo di cui purtroppo abbiamoscarse notizie, dal momento che tutti i materiali rinvenuti nelle sepolture messe in lucenegli anni '20 sono andati completamentedispersi Anche da questa località, che sitrova lungo la strada che collega Bassano aVicenza, sono noti materiali quali armi earmille a estremità ingrossate, relativamenteai quali mancano tuttavia indicazioni precise sulla cronologia e quantità.

Un ulteriore caso è costituito dalla cittàdi Verona, dove il fenomeno delle sepolturein ambito urbano, più numerose che in tuttele restanti città del Veneto, è stato oggettoalcuni anni fa di studi approfonditi chenon hanno finora trovato riscontro in altricentri veneti. In particolare gli studi diCristina La Rocca hanno proposto che inambito urbano le sepolture fossero depostein zone libere preferibilmente di proprietàfiscale, dove più facile avrebbe dovuto essere il passaggio di proprietà a favore deinuovi ceti dirigenti longobardi. Una provain questo senso sarebbe stata costituita dallastessa sepoltura del re Alboino che, secondola versione riportata da Paolo Diaconosarebbe stato sepolto nell'area del castrum,sul colle di S. Pietro sulla riva sinistradell'Adige, dove era anticamente situato untempio; analogamente la sepoltura di Palazzo Miniscalchi, con un paio di orecchinia cestello, un anello e una crocetta aureadegli inizi del VII secolo, fu rinvenuta nellazona della cosiddetta curtis alta (o Cortalta),nella quale documenti più tardi attestano lapresenza di numerosi beni fiscali; nel setto-

Fig. 4. Rocca di Monselice (PD). Le sepollure longobarde {da DE MARCHI, POSSENTI 1998).

re sud-occidentale della città tre sepolture,di cui una con pettine e armilla in bronzo,furono infine rinvenute durante lo scavo delcortile del Tribunale, ovvero nell'area doveavevano anticamente sede la airtis regiaberengariana e uno "xenodochio" regio esistente per lo meno dalla fine dell'Vili secolo A questi esempi può essere inoltre aggiunto il recente scavo di Palazzo Zenobiubicalo, come nei casi precedenti, al centrodi un antico isolato romano; durante loscavo fu messo in luce un gruppo di ottosepolture con pettine in osso, più una nonasepoltura isolata di guerriero nel cui corredo, databile agli inizi del Vn secolo, com

Quaderni friulani di archeologia XI/2001

parivano, tra gli altri oggetti, una spatha daparala, una punta di lancia, un umbone discudo, la cintura di sospensione dellaspatha

Il quadro veronese è d'altro canto completato dalla presenza di sepolcreti tardoro-mani extra-urbani che, seppure in modosporadico o comunque non sufficientementedocumentato, continuarono ad essere utilizzati anche in epoca la successiva nell'areadi via Monte Suello nota per il ritrovamentodi una tomba maschile con ricco corredofu invece ricavato, tra la fine del VI e gliinizi del VII secolo, un nuovo sepolcreto ".Un ulteriore arricchimento del quadro puòessere inoltre preliminarmente effettuatograzie alle notizie di sepolture messe recentemente in luce all'esterno cioè della seconda cinta muraria di età teodoriciana (viaCantore) e "lungo il troncone suburbanosud-occidentale della Postumia, in una zonacaratterizzata in età imperiale da un'occupazione residenziale di buon livello" (corsoCavour e vicolo Chiodo)

Un ultimo appunto è infine dedicato allesepolture mes.se in luce a Monselice (PD)che configurano una situazione ancoradiversa da quelle viste finora. Le cinquetombe furono infatti scoperte nel 1989 nell'area interna alle mura di cinta del castrwnaltomedicvale (fig. 4), nei pressi di una torrecon fasi abitative, le cui sequenze attendonodi essere definitivamente puntualizzatedallo studio dei reperti di scavo Lo studiodelle sepolture ha chiarito come le tombeappartengano a inumati (quattro adulti disesso maschile e tre bambini) contraddistinti nella maggior parte dei casi da un riccocorredo, per il quale si può ipotizzare, sullabase del confronto stilistico, una provenienza dai migliori "atelier" di tradizione bizan-

E. POSSENTI, Necropoli di età longobarda nel Veneto

lina della penisola. La configurazione "longobarda" delle sepolture (presenza di armi,ricco corredo), databili nel loro complessoalla prima metà del VII secolo, appare d'altro canto coerente con la loro collocazioneall'interno di un castrum conquistato aiBizantini tra il 601 e il 603

Una situazione analoga a Monselice puòessere ipotizzata anche per le sepolturemesse in luce, seppure in modo casuale, allependici della Rocca di Garda (VR). Benchéi materiali siano andati in buona partedispersi, la documentazione fotografica e ireperti conservati (in particolare il corredodi una sepoltura databile nel secondo quartodel VII secolo con umbone a calotta emisferica, spatha, scramasax medio, un paio dicesoie, speroni ageminati e una fibbia instile Civezzano) non possono che suggerirela presenza di sepolture appartenenti ai Longobardi Per questi ultimi la Rocca costituiva infatti un caposaldo strategico di primaria importanza nel panorama complessivo delle difese del lago di Garda, per le quali è stata recentemente ipotizzata una conquista in più fasi con la presenza di un'"en-clave" bizantina proprio in corrispondenzadella zona di Garda, la quale sarebbe stataconquistata, diversamente da Sirmione, nonprima della fine del VI secolo

NOTE

^ LA ROCCA 1993.- LA ROCCA 1989b, in buona parte anticipato daLA ROCCA I989a.' VERGER 1993.^ BROGIOLO 2000.' AZZARA 1994; AZZARA 1999.* AZZARA 1994; per l'ipotesi di una conquista longobarda di Aitino nel 639 d.C. cfr. TIRELLI 1995.

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' BIERBRAUER 1991.« von HESSEN 1978.' LAROCCA 1989b.'» SETTIA 1994." Cfr. POHL, REIMITZ 1998; POHL 1998; POHL2001.

Su questo aspetto cfr. anche BROGIOLO, POSSENTI 2001." LA ROCCA 1989b; VERGER 1993" Hìstorìa Langobardorwn, IV, 25." DE MARCHI, POSSENTI 1998."BOSIO 1991, pp. 35-36." JARNUT 1995, p. 46." Per una visione di sintesi del problema, cfr. BROGIOLO 2000; BROGIOLO, POSSENTI 2001." Cfr. i dati presentati in LA ROCCA 1989b.

Cfr. PESAVENTO MATTIOLI 1995; BONOMI1999.

BONOMI 1999.« ALPAGO NOVELLO 1997.

SANTORO BIANCHI 1992, p. 193." VERGER 1993,p. 425 con bibliografia precedente.

ALPAGO NOVELLO FERRERIO 1975, pp. 62-63.

ALPAGO NOVELLO FERRERIO 1975, p. 63;VERGER 1993, p. 424.

VERGER 1993, p. 424.von HESSEN 1985; VERGER 1993, p. 425.RIGONI 1987, pp. 19, 24.

'"AZZARA 1994, pp. 101-106; cfr. anche CAPO1998, pp. 480-482." Peraltro già evidenziala da LA ROCCA 1989b." ALPAGO NOVELLO FERRERIO 1977; LA ROCCA 1989b, p. 107 fig. 16." BONOMI 1999.« BONOMI 1999, p. 94, nota 7." BONOMI 1999, p. 90 e p. 94, nota 11.'"Cfr. TAMIS 1961; TAMIS 1966; MALAGOLA1987; MALAGOLA 1990; MALAGOLA 1991." BROGIOLO, POSSENTI 2001; di opinione contraria LA ROCCA 1989b.

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« ROSADA 1993.

Così come ricostruito dal Bosio che fa passarel'antica strada nei pressi di Valdobbiadene. cfr.BOSIO 1991, pp. 140-143.«POSSENTI 1999, pp. 111-116.

POSSENTI 1999, pp. 101-102.•" Historia Langoba^onim , II, 13.« Cfr. POSSENTI 1999,p. I01;ARNOST1 I99.3,pp.45, 49 e 54, nota 41.» POSSENTI 1999, pp. 124-129." TIRELLI, CASTAGNA 1999.« POSSENTI 1999, pp. 97-100.» BIANCHIN CITTON 1999a.^ CAV, I, p. 153, 139.2.•" BIANCHIN CITTON 1999b.« CASTAGNA, TIRELLI 1995; TIRELLI 1999." Cfr. BROGIOLO, POSSENTI 2001.

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Elisa POSSENTIVia Businello 1431052 MASERADA SUL PIAVE (TV)

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