nel cuore dicembre 2011

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00000 0000 00 UT $4.50 ET $5.00 Dicembre 2011 Nel Cuore magazine dell’Associazione il Dono

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numero di dicembre del magazine NEL CUORE dell'associazione IL DONO onlus

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Page 1: NEL CUORE dicembre 2011

00000 0000

00UT $4.50 ET $5.00

Dicembre 2011

Nel Cuoremagazine dell’Associazione il Dono

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IL DONO è un’associazione onlus basata sul volontariato.La nostra possibilità di portare avanti i progettidipende totalmente da donazioni e offerte libere.Aiutaci a sostenere donne in difficoltà, donauna speranza a mamme e bambini.Puoi effettuare una donazionetramite:bonifico bancario:intestato a: IL DONO onlusCredito Artigiano - agenzia RM14c/c 809ABI: 3512 CAB: 3214bollettino postale:c/c/p n. 73452781 intestato aASSOCIAZIONE IL DONOl’Associazione IL DONO è una ONLUS: ogni sommaversata, pertanto, a suo favore, mediantecarta di credito o mediante bonifico bancario, atitolo di liberalità consente al donatore la de-trazioned’imposta ai sensi dell’art. 13 bis, lettera ibis(se privato) e la deduzione ai sensi dell’art.65, comma 2, lettera c-sexies (se impresa) comeprevisto dal Testo Unico II.DD 917/86 modificatodal D.Lgs 460/97.Gli indirizzi de IL DONO ONLUS:Sede legale:Roma via Val Trompia 56CAP 00141Sito internet:[email protected] sos-mamma[attivo 24 ore su 24]347-3786645Ai sensi della Legge 7 marzo 2001,n. 62, il magazine “NEL CUORE” non rientranella categoria di “informazione periodica”in quanto viene pubblicato ad intervalli nonregolari.Il sito il-dono.org da cui è possibile scaricareil magazine è hostato da ARUBA.itHanno partecipatoa questo numero:Lucia, Serena, Paola, Simona, ElenaSe hai idee suggerimenti e vuoi partecipareanche tu al prossimo numero, contattaci eproponi il tuo intervento! Insieme il nostromagazine diventerà sempre più bello!!

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SommarioSommario

editoriale pag.4

Cosa ti manca per essere felice? pag.6

Il miracolo pag. 10

Eventi per le famiglie pag. 13

in cucina pag. 15

Che Natale regali? pag. 16

da ricordare: gli eventi pag. 18

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editoriale

423 bimbi nati in questi 5 anni di lavoro!

Diamo il benvenuto a:

Greta, David, Aurora, Miriam, Gaia

abbiamo bisogno di:

- latte in polvere tipo 1- pannolini misure 4-9kg - volontari (varie mansioni) Roma c/o casa di accoglienza

Anche quest’anno sta finendo e devo dire.. abbiamo lavorato proprio tanto. Sono da-vanti all’alberello di natale, guardo le luci che si accendono e si spengono.. tengo in braccio uno degli splendidi frutti del nostro lavoro, il piccolo Michele che ha compiuto in questi giorni tre mesi di vita. La mam-ma è a lavoro glielo tengo io per qualche ora. L’anno scorso non c’era, Michele, non c’era neanche David, l’altro bimbo ospite dell’altra mamma del nostro centro ac-coglienza di Roma..fosse anche soltanto per loro, quest’anno è stato un anno ricco di meraviglie.La realtà del Dono cambia, si evolve ma so-prattutto cresce e porta frutto, ogni anno di più; e certamente l’attività del centro di ac-coglienza di Roma di frutti ne sta portando tanti. C’è Giuseppe, che stiamo seguendo

da mesi, da quando era nella pancia del-la sua mamma e che ha un gran bisogno di aiuto perchè viene da una realtà pover-issima, di miseria vera, di quelle che non credi possano esistere in metropoli come Roma. Ci sono Alfredo e Alfonso, i cuginetti di otto mesi che vengono regolarmente a trovarci nella speranza di trovare sempre vestitini pronti ad aspettarli.. C’è Federico, che di mesi ne ha 10 ed anche lui c’è grazie al nostro aiuto e siamo con lui e la mamma da quando ha fatto sapere di essere in ar-rivo col test di gravidanza..Ci sono Vittoria e Margherita che nasceranno nei primi mesi del prossimo anno; e Gioia che è nata un pò troppo presto e sta litigando con la tera-pia intensiva da cui non vede l’ora di uscire perchè ormai è proprio ora che torni a casa con la mamma.. Ci sono le mamme incred-ule che vengono a fare colloqui in preda alla

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disperazione; ci sono quelle stordite da un abbandono che hanno bisogno di essere accompagnate sulla strada del recupero di sè stesse. Quelle che non chiedono niente perchè si vergognano ma hanno bisogno di tutto e sta a te, l’inventiva di capire come fargli pren-dere il tutto di cui necessitano; quelle cui devi insegnare anche come tenere in mano il biberon e quelle che anche se sono esperte, hanno voglia di qual-che coccola in più per sapere di poter-cela fare.E ci sono tutte le mamme che la mater-nità l’hanno rifiutata e ora si ritrovano con l’amara verità che un figlio resta per sempre, vivo o morto che sia, ed hanno bisogno di tempo e amore per rimettere insieme i pezzi di sè stesse..In questo tempo di Natale c’è un seg-no grandissimo da contemplare, in-dipendentemente dal proprio credo: c’è una nascita, un “sì” detto da una donna che ha cambiato la storia del mondo. Anche tramite il dono, tante piccole e grandi vite si affacciano ogni giorno alla nostra vita, e chiedono soltanto “tu mi vuoi?”..il resto, come sempre, è la nostra scelta: quella dirimandare, quella di stare a guardare, magari convinti che ci penserà qualcun altro.. dimenticando che oggi proprio a noi, a me , a te, è chiesto di prendere una posizione, di fare qualcosa. C’è un bimbo che vuole nascere, una mamma che ha bisogno di aiuto, una speranza che va offrerta..e no, non credo ci sia qualcuno che possa dire “io mi fermo, non voglio saperne niente: io resto a guardare”.

Buon Natale

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il dono più grandeHa quasi sei anni, è la gioia dei genitori.

Mattia è nato morto. Questa è la sua storia

di Lucia

Simona Atzoricosa ti manca per essere felice

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Con questa domanda si apre il sito internet di Simona Atzori (www.simonarte.it), ballerina e pittrice di fama internazionale, domanda che è anche il titolo del suo libro, ed è in effetti la domanda che Simona pone in maniera implicita a chiunque la incontri e si im-batta nella sua incredibile gioia di vivere.Simona è nata a Milano trenta-sette anni fa, è nata senza braccia. Sin da piccolissima ha manifes-tato la sua predilezione per l’arte della pittura e della danza classica, talenti ai quali ha cominciato a dedicarsi da autodidatta per poi perfezionarsi sempre più cre-scendo. A soli otto anni entra a far parte dell’Associazione di Pittori che dipingono con la bocca e con i piedi (VDMFK), nel 2001 si laurea in Visual Arts presso l’Università dell’Ontario in Canada e partecipa a mostre in tutto il mondo. Alla sua brillante carriera di pittrice si aggiungono i sempre più nu-merosi successi nel campo della danza classica. È stata ambascia-trice per la danza nel grande Giu-bileo del 2000 a Roma, portando per la prima volta nella storia la danza all’interno di una chiesa; la poesia dei suoi movimenti, come “voli senza ali” rapiscono l’attenzione di chi la guarda. Ed è proprio attraverso la sua espres-sione artistica che, in un modo speciale e straordinario, Simona esprime tutta la sua bellezza e la sua contagiosa gioia di vivere. Vorrei parlarvi di lei e del suo mes-saggio che non può non toccarci ed interrogarci tutti personal-mente, e vorrei farlo usando le sue parole, tratte dalle interviste che ho trovato in rete e soprattutto dai moltissimi video che la ritrag-gono durante i suoi spettacoli di danza o nei sempre più numerosi “incontri motivazionali” (come li

definisce lei) che le vengono richiesti e attraverso i quali si rivolge a gruppi di giovani e non, per portare un messaggio positivo, di speranza, a partire dalla sua esperienza e testimo-nianza, espressa sempre con il volto sorridente che ormai la contraddistingue. La sua storia ci parla dei limiti, di quelli reali e di quelli ingannevoli, ci parla del modo in cui si possono superare ed accogliere, del modo natu-rale con cui si può affrontare la vita anche nelle sue difficoltà, e ci parla soprattutto dell’amore per la vita e per noi stessi.

“Perché ci identifichiamo sem-pre con quello che non abbia-mo, invece di guardare quello che c’è? Spesso i limiti non sono reali, ma sono solo negli occhi di chi ci guarda. Non lasciare agli altri la possibilità di vedere dei limiti che tu non senti di avere.” Simona, dal carattere ottimista e determinato ha da sempre cercato di condurre una vita “normale”, ed anzi si può dire che è andata ben oltre inseguendo e realizzando sogni che per le sue condizioni fisiche sembravano irraggiungibili: “è stato difficile e semplice allo stesso tempo. Posso dire che il mio segreto è stato quello di crederci sempre fino in fondo e di non smettere mai di sognare fino a quando anche gli altri hanno iniziato a sognare con me e la realtà ha preso il posto dei sogni”.“Credo che di facile ci sia poco nella vita, perché le grandi sod-disfazioni si ottengono con il sacrificio dopo averle sognate. Ho sempre desiderato diventare una danzatrice, anche quando tutti mi dicevano che per una ballerina senza le braccia non era il caso. Però ci ho creduto

con la semplicità che mi carat-terizza. Ho salito uno per uno tutti i gradini della danza senza voler dimostrare niente a nes-suno, ma solamente perché sen-tivo che questa era la mia strada. E i riconoscimenti sono venuti, perché la gente ha visto nei miei movimenti la gioia che provoca grandi emozioni”. Simona riconosce che la sua pri-ma e più grande fortuna è quella di essere nata in una famiglia che l’ha sempre fatta sentire accolta ed amata per quello che era ed è, sostenendola ed inc-oraggiandola nei suoi progetti ed affrontando sempre insieme le difficoltà: “i miei genitori mi hanno insegnato la naturalezza della vita, la semplicità e l’amore e questo è stato fondamentale per tutto quello che è stata poi la mia vita”.Nonostante il suo sorriso è ovvio che le difficoltà nella sua vita non sono mancate e non man-cano tuttora, come nella vita di tutti, ma ciò che fa la differenza, come dice lei stessa, è il modo di affrontare i problemi e le avver-sità; proprio come un pittore do-bbiamo usare tutti i colori della tavolozza che la vita ci presenta, riuscire ad unirli e mischiarli in-sieme e creare il dipinto migliore per noi.“Credo che la vita sia una grande sorpresa di emozioni e di colori, che mi piace affrontare con il sorriso, non esclusi i colori più scuri. Fin da piccola ho scoperto di avere due mani che però sono in basso, cioè i miei piedi, quan-do tutti gli altri le mani le hanno in alto. Ho dovuto inventare una vita tutta mia. Così hanno dovu-to fare anche i miei genitori. Ma non sento di avere qualcosa in meno. Dio è un pittore perfetto. Se mi ha disegnato così è perché

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lo ha voluto”. Amando la sua vita, non può che amare Colui che quella vita gliel’ha data, in un’intervista le è stato chiesto quanto le fosse costato accettare il disegno che Dio ha per lei, Simona ha risposto così: “Non più di quanto avviene con gli altri, per tanti motivi. Primo perché i miei genitori mi hanno accet-tata come un dono; non mi hanno mai fatto sentire diversa per il fatto di essere nata senza braccia. Quando cresci in una famiglia così ti senti giusta, ti senti bella, ti senti amata, e questo ti fa sentire importante per il modo in cui sei. Poi ho un’altra grande fortuna: un carattere ottimista. Vedendo le cose in positivo la vita diventa più facile. Certo ho dovuto anche affrontare i giudizi degli altri sulla mia diversità che, costituendo per me la normalità, non mi sono pesati”. “Mi sono resa conto che danzare è il mio modo di dire grazie al Signore per tutto ciò che mi ha dato: la mia vita che è un dono straordinario, e per avermela data in questo modo, per avermi disegnato in questo modo non con qualcosa che mi manca, perché Simona doveva essere così, grazie a Lui per tutte le emozioni e per tutto quello che mi permette di fare e di dare agli altri e a me stessa”.Il messaggio che Simona vuole trasmettere è pro-prio questo, quello di amare la vita che abbiamo vivendola pienamente e cercando sempre la nostra felicità senza farci fermare dai limiti che abbiamo, o che pensiamo di avere, dalle circostanze avverse, dai piccoli e grandi problemi quotidiani, dalle “scuse” che ognuno di noi ha, con la propria storia. È chiaro allora come la domanda iniziale “che cosa ti manca per essere felice?” sia il filo conduttore e allo stesso tempo la “soluzione” del messaggio semplice e forte che Simona, a partire da se stessa, vuole rivolgere a tutti affinchè ognuno si interroghi sul proprio modo di affrontare la vita per liberarsi da ciò che (solo dentro di noi) ci impedisce di vivere pienamente e di

essere felici. “La cosa più importante è quella di volersi bene e di imparare ad amarsi. Sembra una cosa che dovrebbe essere naturale ma a volte non lo è, invece tutto parte dall’amore che uno ha verso se stesso sennò è impossibile dare amore agli altri e mi rendo conto che può non essere facile”, “so solo una cosa, io avrei potuto avere una grande scusa per non volermi bene per non amarmi, per non fare quello che ho fatto, e questa scusa io non l’ho mai voluta usare, ma non perché è una scusa intesa come qualcosa di negativo, avrei potuto dire “il mio corpo è diverso da quello degli altri quindi io ho qualcosa in meno”, invece penso che ognuno di noi sia particolare, sia speciale proprio per come è, e quindi è importante provare a trovare nelle persone che siamo la bellezza che tutti noi dentro abbiamo, una grande bellezza, un talento da portare fuori, dobbiamo solo riuscire con pazienza con difficoltà passando attraverso tante tappe però il target finale dev’essere quello di riuscire ad apprezzarci per quello che siamo e per quello che abbiamo. E una volta fatto questo, che forse è la cosa più difficile, poi siamo pronti a spiccare il volo. Credo che ognuno di noi possa spiccare il volo, però lo deve volere e desiderare”.Imparare a guardare anche il rovescio positivo della medaglia significa inoltre riconoscere ed accettare la nostra fragilità e il nostro essere bisognosi dell’aiuto degli altri, ed anche su questo Simona ci offre la sua testimonianza: “Il dono di non essere indipendenti è una cosa che ho imparato perché io volevo riuscire a fare tutto da sola, però c’erano delle difficoltà oggettive.. si è più umili e intelligenti nel saper accettare di avere bisogno degli altri che cercare di fare tutto da soli, ed io sono fortunata perché non posso andare in giro da sola e perché ogni cosa che vivo la condivido con qualcuno e sono felice di aver bisogno degli altri”.E tu, qual è la tua scusa per non amarti? Che cosa ti manca per essere felice?

“Io credo nella legge dell'attrazione: quello che dai ricevi. Se trasmetti amore, attenzione, serenità; se guardi alla vita con uno sguardo costruttivo; se scegli di essere attento agli altri e al loro benessere; se conservi le cose che ami e lasci scivolare via quelle negative, la vita ti sorriderà. Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice. Ed è una gioia raccontarla, questa mia felicità.” [Simona Aztori]Il suo libro “Cosa ti manca per essere felice?” [ed. Mondadori, 2011] racconta la sua vita straordinariamente normale…

vuoi saperne di più? vai sul sito di Simona Atzori http://www.simonarte.it

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il miracolola storia di Claudia

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Quando hai compiuto 17 anni da appena due giorni, un test di gravidanza positivo ti può spiazzare completamente. Può sconvolgerti, può spaventarti, può farti avere mille reazioni diverse... ma davanti a quello stick di plastica che mostrava chiare e tonde due linee rosate, io la mia decisione l’avevo già presa: quel bambino che cresceva dentro di me sarebbe nato.Quando leggi una storia che comincia così non si direbbe, ma anche il papà del bimbo (che a gennaio, quando ho scoperto di essere incinta, doveva compiere 19 anni e stava insieme a me da un anno e otto mesi) era della stessa opin-ione. Per noi, quell’esserino che sarà stato grande quanto un chicco di riso, era già nostro figlio.Per i primi due mesi i nostri genitori non hanno saputo nulla; quando ero di 5 settimane mia nonna era morta dopo essere stata male per tanto tempo, e dopo un avvenimento del ge-nere il coraggio di svelare quella gravidanza era svanito tutto di un colpo. Nonostante amassi già alla follia quel bimbo e nonostante l’infinita dolcezza del mio ragazzo, la paura di parlare con i miei e il dolore per quella perdita erano forti, e si facevano sentire con il loro peso.Poi un giorno, quando ero di 8 settimane, era arrivato il momento di svelare tutto… passai tutta la mattinata con delle vertigini fortissime, e tentare di nascondere le nausee con acqua gassata e un goccio di limone non bastava più: da quel giorno cominciarono due settimane di inferno. Non l’avrei mai pensato, ma i miei geni-tori volevano in tutti i modi che io abortissi. Mi hanno accompagnata, assieme al mio ra-gazzo, alla visita dalla ginecologa, e li vidi per la prima volta quell’esserino sconosciuto che mi stava sconvolgendo completamente la vita. Un corpicino minuscolo tutto rannicchiato da una parte, e il suo cuoricino che vedevo bat-tere all’impazzata; quella prima ecografia non la scorderò mai.Mi sentivo sicura di me, piena di forze, ma piano piano cominciai a cedere. Le parole dette e i gesti compiuti in quei giorni ve li risparmio, sono sempre i soliti e ormai li ho quasi dimenticati… fatto sta che ero arrivata allo stremo, e acco-nsentii a farmi portare alla visita pre-aborto in ospedale. Non saprei dire quante lacrime ho versato quel giorno che avevo preso questa decisione… sen-

tivo come mille lame che mi laceravano il cuore, mi toccavo la pancia e nella mia mente tornava l’immagine di quell’esserino con il cuoricino che batteva fortissimo. Pensavo “lui si sente al sicuro dentro di me. Dorme tranquillo, e non im-magina minimamente cosa accadrà… scusami, sono la persona più orribile che ti potesse capi-tare in questa tua breve vita, dovresti odiarmi”. Vita, si… perché nonostante tutti mi dicessero che “non era nulla”, per me ed il suo papà era già tutto. E nonostante la sua dolcezza, io non riuscivo ad appoggiarmi a lui. Non riuscivo a far crollare il mio muro di certez-ze addosso a lui, visto che anche il suo stava cominciando a perdere i primi pezzi. Le parole della psicologa che mi diceva che in qualche modo ce l’avrei fatta a superare tutto questo mi scivolavano addosso… “che bugiarda” mi dicevo. La odiavo dal profondo, come fosse anche sua la colpa di tutto quello che stava accadendo. Perché nessuno voleva che il mio bambino vivesse? Perché lo odiavano tutti e mi stavano costringendo a scegliere quell’orribile strada? Ed è in quel momento che un semplice numero di telefono mi, anzi ci ha salvato la vita.A volte tutto può cambiare con una sola telefo-nata, con una sola chiacchierata con una perso-na che nemmeno conosci. Nel mio caso quella persona era Serena, e nonostante fosse la prima volta che parlavo con lei, riuscì a darmi corag-gio. Capii che la forza di oppormi ce l’avevo, ce l’avevo la forza di salvare me e il mio bambino, perché nessuno aveva il diritto di toglierci la vita… nessuno. Toglierci, perché con lui sarei morta anch’io… che vita sarebbe stata dopo un simile gesto? Andai a quella visita solo perché sapevo che mi avrebbero fatto un’ecografia e volevo as-sicurarmi che il mio bimbo stesse bene, dopo tutto quello stress avevo una paura terribile che, essendo in una parte così delicata della gravidanza, non ce l’avesse fatta. Chiesi al mio ragazzo di non venire, e ho fatto bene, perché in quel posto non augurerei a nessuno di starci. Ho aspettato una mattinata intera davanti a quella che la ginecologa aveva definito come “saletta raschiamenti”. Nome più ambiguo non lo poteva trovare.Sapevo cosa succedeva dietro quella porta, e il mio unico pensiero era che li dentro io non ci

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sarei mai entrata. Ad un certo punto ho visto uscire di li una ragazza; la stavano portando in stanza sulla barella, e il suo sguardo non me lo dimenticherò mai… completamente assente, direi vuoto se non fosse stato pieno della tris-tezza più infinita che io abbia mai visto in vita mia. Forse era ancora intontita dall’anestesia, ma quella tristezza la potevo percepire sulla pelle. A lei si è avvicinato il suo ragazzo, com-pagno o marito, non so cosa fosse. So solo che nonostante la sua carezza sulla fronte, non l’ha degnato di uno sguardo… probabilmente non l’avrebbe mai perdonato per quello che le aveva lasciato fare.Da quel giorno odio le persone che si permet-tono di giudicare una donna che abortisce… e da quel giorno ho capito quanto poco aiuto ti venga dato, quando non sai cosa fare.Quando finalmente mi hanno chiamato per la visita, ho detto che volevo entrare da sola e mi sono distesa sul lettino. Ero li che fissavo la parete, e quando ho chiesto di poter vedere il mio bambino mi sono sentita rispondere “las-cia stare, tanto ancora non si vede nulla”. Invece io lo sapevo che si vedeva, e anche benissimo. “Lo vorrei vedere”, ho ripetuto con le lacrime agli occhi. L’ecografista ha girato lo schermo, ma ha spostato la sonda in modo che si vedesse poco e nulla. Quel gesto me lo ricordo ancora… se solo alle donne che vogliono abortire venisse fatto vedere ciò che portano in grembo, forse cambierebbero idea. Solo quando l’ecografia è stata stampata l’ho visto. “E’ ancora più bello della scorsa volta”, ho pensato. Come se in una settimana potesse essere cambiato più di tanto… ma per me era già una meraviglia. La dottoressa mi consegnò il foglio con tutti i vari dati e, vedendomi così risoluta e coraggiosa, mi disse sorridendo“ in bocca al lupo per tutto”. Dopo che i miei genitori parlarono con l’ennesima psicologa, il nostro inferno ebbe fine. Non so come abbia fatto, giuro che in quel momento volevo entrare nella stanza per abbracciarla e baciarla, ma riuscì a fargli capire che non avrei mai potuto sopportare un trau-ma come quello dell’aborto, e che ero decisa ad avere quel bimbo… da quel giorno tutto cambiò. All’ecografia del terzo mese hanno as-sistito il mio ragazzo e mia madre: quel piccolo monellino aveva preparato un bello spetta-

colino per ringraziarci di avergli permesso di vivere. Faceva le capriole, ci salutava con la manina, si ciucciava il dito… ha fatto commuovere tutti, anche mia madre che fino a poco tempo prima non voleva nemmeno che ci fosse. Alla morfologica abbiamo finalmente scoperto chi era quel birichino che già si muoveva come un matto… anzi, quella birichina che si muoveva come una matta, perché quella che aspettavo era una bellissima bambina: la mia piccola e dolce Aurora. Le settimane passavano, e ogni giorno era un emozione sempre più grande. Nonostante il caldo, un ricovero di una settima-na in ostetricia per pleurite e la panciona che pesava tantissimo, è stata l’esperienza più bella della mia vita.E’ incredibile come i bambini in pancia siano gli unici capaci di farsi amare a suon di pugni e cal-ci… eh si, eravamo proprio tutti già innamorati persi: io, il papà, i nonni, l’unico titubante era lo zio, ma dopo la sua nascita si è dovuto ricre-dere. La data prevista per il parto era il 6 otto-bre, ma da brava principessa si è fatta aspettare, e il 19 mi hanno ricoverata per indurmi il parto; a causa dell’induzione le contrazioni sono state fortissime e senza pausa, il travaglio è durato 13 ore… ma giuro, rifarei tutto da capo. E finalmente il 20 ottobre 2011, alle 7.24 e pro-prio mentre si stava facendo giorno, è arrivata lei… non so descrivere le emozioni che ho provato appena l’ho vista, tanto erano intense e meravigliose. Appena me l’hanno appoggiata sul petto, con la sua manina ha stretto forte forte il mio pollice, come per dirmi “ora che siamo insieme, dopo tutto quello che abbiamo passato, non lasciarmi mai mamma”. E poi quan-do il suo papà l’ha presa in braccio per la prima volta… era talmente emozionato che sembrava avesse paura di romperla, e quello sguardo in-namorato non lo scorderò mai. Vederli li, men-tre lei già aveva aperto gli occhi e lo fissava, è stato come vedere il senso della mia vita.Adesso Aurora ha quasi due mesi; i nonni la chiamano “l’angelo di questa casa”, tutti noi la amiamo più di ogni altra cosa. E’ la gioia rac-chiusa nel corpicino di una bambina bellissima. E’ nata anche grazie a voi del Dono, come tanti altri sono nati e come tanti altri nasceranno… perché, anche con così poco, riuscite a fare dei grandi miracoli. Grazie, grazie per tutto quello che fate.

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Eventi per le famiglieEbbene sì, la caccia ai regali di Natale anche quest’anno è ufficialmente iniziata: da sabato 3 dicembre ha infatti aperto i battenti la sedicesima edizione de l’«L’Artigiano in Fiera», vetrina organizzata presso il Polo Fieristico milanese dove artigiani provenienti da tutto il mondo espongono e vendono per intere gior-nate gli oggetti nati dalla loro creatività. Ogni anno effettivamente si radunano nel capoluogo lombardo gli artigiani più bravi del mondo, provenienti anche dalle zone più nascoste del nostro pianeta. In tutto saranno oltre 3mila coloro che esporranno. Centosei i Paesi rappresentati. Migliaia gli stand presenti alla manifestazione. Numerosissime le idee regalo. Come ogni anno, gli stand saranno organizzati in 8 ben distinti padiglioni (il tutto rigorosamente al caldo e al chiuso!!), suddivisi a loro volta secondo la prov-enienza geografica (i 5 continenti e le regioni Italiane). La formula vincente è senza dubbio quella dei 5 continenti con i 3000 e piu’ espositori ed i loro prodotti manufatturiali e gastronomici..prodotti che allet-tano i visitatori e attirano parecchi curiosi in cerca di uno sfizio per sé o di un cadeaux per amici/parenti. L’appuntamento, diventato col tempo un vero e proprio evento da 4 milioni di visitatori all’incirca ad ed-izione, è ormai una meta classica per tutti coloro che - milanesi e non, italiani e provenienti da altri Paesi Europei- in questo inizio di Avvento sono alla ricerca di pensieri e doni per il Natale a venire. Una colora-tissima manifestazione dedicata alla creatività e alla tradizione, che raccoglie da sempre un’enorme folla di visitatori. Artigiano in Fiera si conferma infatti in assoluto il più importante evento nel panorama inter-nazionale del settore artigianale! Questa fiera ha sempre luogo all’incirca nel periodo dell’Immacolata..periodo quindi piu’ che ideale per acquistare regali e pensierini piuttosto originali ed a prezzi decisa-mente contenuti. La scelta è davvero molto ampia: si va dall’abbigliamento agli accessori, oggettistica di vario genere, oreficeria, prodotti eno-gastronomici e mobili per la casa. Il successo è sempre assai grande. Artigiano in fiera è un evento unico al mondo: momento di incontro per conoscere e abbracciare le tradizioni e le culture del lavoro di oltre ben cento Paesi del mondo (dalla Finlandia all’India, dalla To-scana al Marocco, etc..), in un’atmosfera di festa e condivisione. Un luogo dove il visitatore può entrare in contatto diretto con l’artigianato di ogni angolo della terra e si possa sentire veramente a casa. E, parti-colare non di minore importanza, per spezzare la fame o per pranzare/cenare in compagnia sparsi qua e là vi sono punti di ristoro con le cucine più disparate (brasiliana, toscana, cubana, argentina, abruzzese, araba, srilankese, turca, etc..e chi più ne ha più ne metta). Per chi entra in questa fiera l’impressione im-mediata che essa suscita è innanzitutto di colore, bellezza, allegria, movimento, entusiasmo e condivi-sione. Questo la rende unica e diversa da tutte le altre, proprio perché rappresenta il perfetto binomio di tradizione ed innovazione. L’artigiano qui è il vero ed unico protagonista. La passione l’intelligenza e la creatività di questi imprenditori sono magnifiche. Ed è proprio questo che colpisce il visitatore: la posi-tività di un’umanità in azione. Per questo motivo partecipare a tale ‘kermesse’ è realmente un’esperienza

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unica ed entusiasmante, un tantino differente rispetto alla classica visita domenicale di qualsiasi altra fiera. Da sottolin-eare che tra gli stand trovano spazio anche la moda (per le signore e le mamme) ed il fai da te (per i maschietti ed i papà) con una bella novità: ‘Abitare la casa’, un salone dedicato esclusivamente all’arredamento! Anche quest’anno poi, per tutte le mamme e i papà incuriositi dagli artigiani interna-zionali, è stato adibito un’ampio spazio dedicato ai bambini (ingresso Padiglione 2/4). Lo spazio è organizzato da ”Magica Compagnia”, un gruppo di professionisti pronti ad accogliere i piccoli visitatori con interessanti novità. Come in passato anche in questa edizione viene garantito il servizio – com-pletamente gratuito- di Baby Parking con qualificate educa-trici che intratterranno i ‘piccoli artigiani’ attraverso divertenti giochi e sorprendenti laboratori…naturalmente per permet-tere ai genitori, in cerca di regalini natalizi, di visitare con tutta tranquillità la fiera. Accanto al Baby Parking vi è persino uno spazio ludico didattico che fa vivere ai piccoli ospiti l’ebbrezza di mungere una mucca e coltivare l’orticello: un simpatico percorso alla scoperta delle nostre antiche tradizioni e della genuinità!! E per finire è attivo “Scambiolibro”: un’area in cui trovare a disposizione oltre 500 libri da poter scambiare gratuitamente. Da segnalare l’iniziativa “Dona un giocattolo” la quale consiste , per chi lo desidera, nel regalare giocattoli ai bambini in difficoltà che non possono permetterselo in modo da poter far gioire anche loro il giorno di Natale. E per i piccol-issimi viene addirittura garantito il servizio di nursery, grazie al quale le neo-mamme potranno cambiare in riservatezza i propri bimbi. La Fiera dell’Artigianato di Milano è indubbiamente un’ottima occasione per acquistare regali un po’ diversi dai soliti, ma soprattutto per trascorrere grandi e piccini un fine settimana sui generis. Per finire, la leggenda metropolitana (sarà vera?) vuole che gli espositori abbassino i prezzi l’ultimo giorno d’esposizione pur di vendere qualche prodotto in più. Il miglior consiglio (per chi può, eh) è dunque quello di farsi un giretto durante la settimana per adocchiare i propri oggetti preferiti e tornare l’ultimo giorno sperando che il prezzo sia sceso e che, soprattutto, ci siano ancora! Non resta che andare subito all’Artigiano in Fiera! Che ne dite?

Tutti i sabati ed i festivi dalle ore 10,00 alle ore 22,00I giorni feriali dalle ore 15,00 alle ore 22,00 Per informazioni: http://www.artigianoinfiera.it/ita/home-visit.phpPer ulteriori informazioni sullo spazio bimbi contattare: “Magica compagnia” ai seguenti recapiti: 02.49542422 – 329.2333272 – [email protected]

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Danubio farcitoIngredienti: 550 di farina 100 g di burro 250 di latte1 uovo intero 2 tuorli8 g di sale 25 g di lievito di birra 1 cucchiaino di zucchero.

per la farcitura..potete usare quel che volete! io ho usato, qui emmenthal, prosciutto cotto, pancetta e taleggio.

Mettere in un ciotolino il lievito di birra sbriciolato e aggiungere un cucchiaino di zucchero. Nel frattempo intiepidire il latte e versarlo nell’impastatice, aggiungere la farina, le uova e il burro ammorbidito. Far impastare per un paio di minuti. prendere il ciotolino del lievito e girarlo finchè non diventa liquido (basteranno pochi secondi e lo zucchero renderà liquido il lievito). Aggiungere il lievito all’impasto e far lavorare la macchina per 10 minuti buoni. Poi aggiungere il sale e far lavorare altri 10 minuti l’impasto. Il risultato deve essere una pasta bella liscia. Mettere l’impasto in una ciotola coperto con un panno bagnato e lasciar lievitare finchè non aumenta di tre volte di volume. Prendere l’impasto e dividerlo in palline (io faccio circa 70 g a pallina), stendere l’impasto (anche usando un mattarello) e farcirlo a piacere. Mettere in uno stampo lasciando un po’ di spazio tra le palline. Lasciate lievitare per circa 45 minuti e poi infornate (nel forno già caldo) a 180° per 25 minuti circa.

BUON APPETITO!!

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che Natale regali ai tuoi figli?

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di Lucia

Si avvicina il Natale, la festa più attesa dell’anno soprattutto da parte dei bambini. Le strade illuminate, gli addobbi, l’albero e il presepe domestici, tutto contribuisce a creare quell’atmosfera di attesa, di calore e di “casa” che da sempre caratterizza questa festa. Atmosfera che i bambini sanno cogliere bene ed amplifi-care con l’entusiasmo e la curiosità che li contraddistingue e che spetta a noi adulti e genitori continuare a nutrire ed indirizzare anziché soffocarla con l’ansia della corsa ai regali e dei preparativi. La magia del Natale, il mistero e l’attesa trepidante che sfocia poi nella gioia della festa rivestono un ruolo molto importante nella crescita dei bambini (http://www.il-dono.org/articoli/mamme-e-dintorni/a-na-tale-regalate-la-magia.html ), per questo è fondamentale cercare di non svilire il periodo di avvento e le festività natalizie ma anzi sfruttare questo periodo propizio per stare insieme ai nostri figli in un modo più attento e rispettoso, per trasmettere loro (ed anche riscoprire per noi) valori fondamentali come l’amore, la carità, la solidarietà, la condivisione, e non ultimo la speranza. È possibile, in base all’età, spiegare il senso della festa, anche attraverso i segni con cui essa si presenta (il presepe, i doni, l’albero, il calendario dell’avvento..). Coinvolgere inoltre i bambini nei preparativi, nelle decorazioni e negli addobbi domestici, nella scelta dei regali per amici e parenti, nello scrivere (o decorare) i biglietti di auguri; tutte attività che li rendono partecipi in prima persona, e non più solo spettatori, di qualcosa di bello ed importante che coinvolge loro stessi, l’intera famiglia ed oltre. I regali, quelli che ci si aspetta di ricevere e quelli da fare agli altri, rappresentano un aspetto importante ma spesso critico che rischia di minare quell’atmosfera natalizia che tutti desideriamo. Solitamente i bam-bini più grandicelli hanno esplicite richieste in merito. È importante che i genitori valutino tali richieste, per capire prima di tutto se possono essere adatte non solo all’età dei bambini ma anche e soprattutto al loro modo di essere, ai loro interessi, alle loro predisposizioni, per capire quanto questi “oggetti del de-siderio” siano davvero tali o non siano piuttosto dettati solo dall’influenza della pubblicità o delle mode del momento ad esempio. Al di là delle reali possibilità della famiglia di acquistare o meno tali regali, è bene tenere sempre presente lo scopo del regalo ovvero del gioco (visto che solitamente le richieste riguardano per lo più giochi e giocattoli), oltre che quello della festa come dicevamo all’inizio. Il gioco dovrebbe essere sempre un’attività piacevole e al tempo stesso utile al loro sviluppo intellettivo e psi-cologico ed in genere si può dire con certezza che sono più piacevoli quelli che favoriscono la relazione interpersonale piuttosto che quelli che “isolano”. Meglio quindi preferire sempre giochi poco strutturati, che permettano al bambino di creare storie, di trovare soluzioni personali ed alternative, e le idee non mancano: bambole e bambolotti (di quelli che facciano meno cose possibili..), costruzioni, giochi di soci-età/da tavolo, libri (magari da leggere insieme) e libri-gioco (con parti da ritagliare e costruire ad esem-pio), giochi che stimolino l’attività sportiva e il movimento, biglietti per uno spettacolo a cui partecipare insieme, uno strumento musicale, materiali per il disegno e la pittura, ecc. Detto questo, non solo la qualità ma anche la quantità di giochi e di regali in genere è un aspetto da tenere in considerazione: spesso il momento dello scambio dei doni si riduce ad un frenetico scartare che ha il solo effetto di disorientare il bambino impedendogli non solo di apprezzare l’oggetto ricevuto ed il gesto della persona che lo ha donato, ma anche di concentrarsi su una cosa alla volta creando così un effetto di vero e proprio stordimento. È importante quindi accordarsi per quanto possibile con amici e familiari sulla scelta dei regali ed anche, appunto, sul numero di questi. È bene ricordare infatti che l’iperstimolazione non è di per sé garanzia di libertà e creatività, per questo il ruolo dei genitori diventa cruciale e non soltanto per i bambini più piccoli. Può essere utile, magari nei giorni successivi, riprendere in mano i regali uno per volta proprio per aiutare i bambini ad apprezzarli meglio nelle loro caratteristiche e funzioni per evitare il rischio che vengano ac-cantonati e considerati solo nella loro “quantità”. Ancora meglio sarebbe stimolare questa “cura” nel mo-mento stesso in cui il regalo viene scartato, ed anche far sì che si presti attenzione quando sono gli altri (fratelli/sorelle, parenti ed amici) a scoprire i loro doni. Nella spinta al consumismo eccessivo, nel clima da Babbo Natale “globalizzato” e da pranzi all’insegna dell’eccesso, si può sempre ritrovare la vera atmosfera natalizia, spetta a noi genitori costruire il Natale che vogliamo regalare ai nostri figli, e sicuramente il messaggio più importante che dovrebbe passare è che il regalo più bello è quello di essere insieme.

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EVENTI E PROMEMORIADa Ricordare!!EVENTI E PROMEMORIADa Ricordare!!

hai bisogno di parlare con qualcuno? Non sai cosa fare? conosci qualcuno che può avere bisogno di aiuto?

Prendi un appuntamento chiamando il numero sos mamma

347-3786645visita il sito www.il-dono.org oppure contattaci all’indirizzo email

[email protected]

17-19 dicembre 2011 ROMA corso di formazione per i volontari presso il centro di accoglienza in via Val Trompia 136. Ore 16-19. Per iscrizioni telefonare al numero 3473786645

a partire dal 23 dicembre percorso di riconciliazione (per tutti coloro che hanno partecipato almeno una volta al weekend post aborto offerto dall’associazione il dono). Per informazioni consulta il sito web o contattaci al 3473786645

A ROMA ogni martedì presso il centro di accoglienza di via Val Trompia 136 distribuzione corredini e generi di prima necessità. Per informazioni e per conferma della disponibilità telefonare al 3473786645

15 gennaio COMPLEANNO DE IL DONO ONLUS: quest’anno festeggiamo sei anni di attività! vieni a far festa con noi presso il centro di accoglienza di Roma! visita il sito www.il-dono.org per tutte le informazioni oppure contattaci via email su [email protected]

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