netsuke - n. 19 - giugno 2011

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Arte Orientale n. 19 - Giugno 2011 La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com [email protected] Netsuke Netsuke

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Netsuke - n. 19 - Giugno 2011

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Page 1: Netsuke - n. 19 - Giugno 2011

A r t e O r i e n t a l e

n . 1 9 - G i u g n o 2 0 11

La Galliavola Arte OrientaleVia Borgogna, 9 - 20122 Milano

tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708www.lagalliavola.com [email protected]

N e t s u k eN e t s u k e

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hanno collaborato a questo numero: CARLA GAGGIANeSI - ROBeRtO GAGGIANeSI - ILARIA

LOMBARDI - ANNA ROSSI GuzzettI - BettINA SChINDLeR - AYkIN SeNkuL

Fotolito e stampa: Grafiche San Patrignano - Ospedaletto di Coriano - Rimini

In copertina e ultima di copertina: Olandese con cane, avorio, seconda metà del secolo XVIII, H mm91, firmato Masahiro di Kyoto. Appartenenze registrate: BeRheNS, I vol., n. 853, tav. XVII. VIttORIO

eSkeNAzI, Illustrato e commentato da F. Meinertzhagen, vol I, p. 412: Masahiro di kyoto, Scuola diMasanao e tomotada: I lavori giunti a noi di Masahiro sono di grande scuola e molto rari, comequesto olandese con il suo cane.

Cari Amici,

siamo felici di raggiungervi, ancora una volta, con un nuovo numero del nostroBollettino Netsuke.Da poche settimane abbiamo terminato il restyling del nostro sito [email protected],ora arricchito da una veste più moderna e da una nuova gamma di servizi.I visitatori potranno godere di un migliore accesso e una visione sicuramente piùcompleta e dettagliata degli oggetti in rete, in particolar modo dei netsuke. All’internodi questo numero del Bollettino troverete ulteriori dettagli e l’invito a visitarlo.Il Bollettino si apre questa volta con un reportage della nostra simpatica amica fioren-tina Bettina Schindler che, in occasione di una sua visita di lavoro al Museo di ArteOrientale di Venezia, ci introduce all’interno degli spazi espositivi di Ca’ Pesaro, invi-tandoci a meglio conoscere ed apprezzare questa importante realtà italiana che, con isuoi oltre 36.000 pezzi di arte orientale, meriterebbe maggior interesse da parte delpubblico e forse anche un migliore risalto dagli parte degli enti culturali preposti… Vogliamo quindi ringraziare in questo spazio la Direzione del Museo per averci datola possibilità di pubblicare le immagini di alcuni netsuke, a corredo dell’articolo. A seguire abbiamo selezionato, all’interno della collezione della Galleria, alcuni net-

suke che rappresentano diverse attività dell’antico Giappone. L’articolo si sviluppa trale notizie storiche, che ci raccontano la loro genesi, e gli aspetti più curiosi di alcunedi esse. È con vero piacere che per la prima volta annoveriamo tra i nostri collaboratori ungiovane membro dell’International Netsuke Society, sezione europea (Euronetsuke): Mr.Aykin Senkul. Suo è l’interessantissimo articolo che ha come scopo di farci conoscereil modo, invero molto inusuale, di visitare un Museo, proposto dal Pitt RiversMuseum di Oxford. Gli ambienti sono appositamente poco illuminati ed i visitatorisono dotati di una torcia elettrica con la quale esaminano, di volta in volta, i pezzi. Loringraziamo e ci auguriamo che possano seguire altri suoi preziosissimi contributi. Il Bollettino si conclude, come di consueto, con il nostro commento sulle aste diBonhams a New York e di Piasa a Parigi, che si sono svolte nei mesi scorsi. Lasciandovi quindi ad una, speriamo, piacevole lettura, vi auguriamo le più serene efelici vacanze, in attesa di ritrovarci in autunno con nuovi eventi, tra i quali la secon-da edizione del Milano Netsuke Meeting.

Roberto Gaggianesi

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Il Museo di Arte Orientale di Ca’ Pesaro a Venezia, comprendeva originariamente la colle-

zione privata di Enrico di Borbone, conte di Bardi, raccolta che venne a costituirsi nei suoi

circa 30.000 pezzi a seguito dei viaggi del conte in Estremo Oriente negli anni tra il 1887

e il 1889. Conservata dapprima a Palazzo Vendramin Calergi, residenza del conte e dove

quest’ultimo voleva che fosse allestita un’esposizione permanente, dopo la sua morte la col-

lezione fu venduta per mano di un antiquario viennese, per poi essere restituita all’Italia

dopo la prima guerra mondiale, in riparazione ai danni di guerra. Dal 1928, a seguito di

un accordo tra Venezia e lo Stato, la collezione di oggetti d’arte orientale è custodita all’in-

terno di Ca’ Pesaro, l’antico palazzo voluto da Leonardo Pesaro, Procuratore di San Marco,

e progettato da Baldassarre Longhena (1598-1692), massimo architetto del barocco vene-

ziano, già ideatore di Ca’ Rezzonico. Terminato, a causa della morte del Longhena, da Gian

Antonio Gaspari nel 1710, il grandioso palazzo figura come un compendio di sontuosità e

armonia, a partire dalla meravigliosa facciata, che si specchia nel Canal Grande, per giun-

gere fino al regale androne, in perenne contrasto cromatico con la luminosa armonia del

cortile.

All’interno di questo conte-

sto sfarzoso, al terzo piano, è

possibile ammirare una delle

più importanti collezioni

mondiali di arte giapponese

del Periodo Edo (1603-1868),

una raccolta che, ad oggi,

comprenderebbe circa 36.000

oggetti d’arte tra lacche, por-

cellane, pugnali, avori, impo-

nenti armature e kataneancora racchiuse nei loro

foderi originali.

Una tappa obbligatoria per

tutti gli appassionati e gli

studiosi di arte Orientale, e

anche per chi, di questa, è

chiamato ad occuparsi...

Una visita al Museo di Arte Orientale

di Ca’ Pesaro a Venezia

di Bettina Schindler

Museo di Arte Orientale Ca' Pesaro

www.arteorientale.org

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Nell’Autunno del 2010 sono stata invitata a Veneziaper un sopralluogo dalla Direzione del Museo diArte Orientale, nella persona della Dott.ssa FiorellaSpadavecchia.L’arrivare con “l’immancabile” acqua alta è stata perme una nuova esperienza, vissuta con disinvolturagrazie ai provvidenziali stivali portati appresso. La Dott.ssa Spadavecchia mi porta nella bellissimaCa’ Pesaro, sede della Galleria Internazionale d’ArteModerna e del Museo di Arte Orientale. Scopro ditrovarmi in uno dei Palazzi della Fondazione MuseiCivici di Venezia, ospite di una delle gallerie del PoloMuseale Veneziano; è un aspetto insolito e inatteso.L’attraversamento dell’atrio di Ca’ Pesaro con sguar-di fuggitivi verso sculture di arte moderna immersenel contesto dell’architettura seicentesca è sicura-

mente più emozionante che entrare al Centre Pompidou. Purtroppo, però, non è previ-sto del tempo per soffermarsi alle modernità, dal momento che la gentilissima e ospita-le Dott.ssa Spadavecchia è impaziente di farmi vedere il suo museo, ai piani superiori…E ha sicuramente ragione la Direttrice a voler accelerare i nostri tempi: un’altra sorpre-sa mi attende, infatti, nello scoprire una moltitudine di opere e oggetti, uno più interes-sante e affascinante dell’altro. Le armature dei samurai, la serie di lance e katane in bella vista lungo la scala, kimono

meravigliosamente ricamati in allestimenti interessanti, le ampie sale con gli oggetti dilacca, il cui effetto sul visitatore è di assoluto stupore sia per la grande quantità che per

la buona qualità di questi, e, finalmente, gli avori. Da un lato per dovere, dall’altro lato per defor-mazione professionale e, non ultimo per passio-ne, mi concentro immediatamente sugli avori.Entriamo infatti nella sala ad illuminazione atte-nuata, relativamente piccola e scarna dal puntodi vista museale, dove si trova tutta la collezioneeburnea e plurimaterica, oggetto del mio sopral-luogo: per prima esaminiamo insieme una gran-de vetrina verticale con una trentina di opere, fracui okimono di varie grandezze, scatole lignee ret-tangolari, intarsiate con avorio e altri materiali,pissidi con coperchi, katane con impugnature eguaine d’avorio, tutti di ottima fattura.

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Netsuke, topo, legno, firmato Masanao, 1850 ca.

Venezia, Museo di Arte Orientale.

Netsuke, un coniglio che si lecca una zampa,

avorio, firmato Yoshinaga, fine XVIII secolo.

Venezia, Museo di Arte Orientale.

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Ovviamente sono impaziente di vedere anche i net-

suke, conservati in una vetrina orizzontale nella stes-sa sala. La scarsa illuminazione impedisce un’analisiapprofondita dei netsuke - effettivamente convieneportarsi appresso una pila potente per riuscire a leg-gere meglio i dettagli - ma, nonostante questo, riescoad individuarne alcuni sicuramente curiosi.Infine, passando nella sala attigua, rimango attrattadall’enorme collezione delle lacche, davvero straor-dinarie, per concludere la mia visita imparando unabella lezione a proposito di illustrazioni tecnico-didattiche, in un’altra stanza del Museo.

Tirando le som-me della giorna-ta, devo assoluta-mente sottolinea-re quanto mi abbia colpito il grande entusiasmodella Dott.ssa Spadavecchia per il suo Museo, per ilavori di allestimento, per le idee originali di alcuniaspetti museali e per i restauri, attuati con finanzia-menti faticosamente conquistati. È sicuramente da segnalare, però, la grandemancanza di un Museo che potrebbe configu-rarsi, di per sé, con i suoi 36.000 oggetti, di cui17.000 in esposizione, come fonte di attrazioneper un pubbliconon solo italia-no, ma anche

internazionale. E questo neo risiede soprattuttonel suo decentramento “nelle soffitte” di unPalazzo adibito a tutt’altro scopo artistico, cosìda lasciare ben poca visibilità al Museo di ArteOrientale, che meriterebbe sicuramente di vede-re esposta, se non tutta, almeno una larga partedella sua collezione. Raccolta che, se maggiormente nota al pubblico,sono sicura andrebbe ad essere incrementata dadonazioni, che i collezionisti italiani sono semprestati ben disposti ad elargire.

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Netsuke, acrobata, avorio, anonimo, periodo Edo.Venezia, Museo di Arte Orientale.

Netsuke, il mitico cavallo di Chōkaro, avorio, anonimo, periodo Edo, fine XVIII secolo.

Venezia, Museo di Arte Orientale.

Netsuke, frutto con giocatori di scacchi all’interno, legno intagliato, periodo Edo, XIX secolo.

Venezia, Museo di Arte Orientale.

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Il carver giapponese, per intagliare i suoi capolavori, attingeva conla fantasia anche al mondo che lo circondava. Sicuramente fuattratto inizialmente da quei soggetti che più lo emozionavano eche più attiravano la curiosità dei clienti: le divinità, i Sennin, i per-sonaggi leggendari, gli animali fantastici e quelli che popolavanoil mondo dello Zodiaco. In seguito, guardandosi attorno, fu attira-to anche dalle comuni scene di vita che incontrava quotidiana-mente sulla strada e volle quindi rappresentare le arti e i mestieridel suo tempo. Citeremo e mostreremo alcune “scene di vita” tra le più cono-sciute, utilizzando i netsuke che abbiamo a disposizione nellacollezione della Galleria.Durante il periodo Edo (1603-1868), alla fine del XVII secolo, lasocietà giapponese, seguendo i precetti del Confucianesimocinese, iniziò a configurarsi in quattro classi sociali: i guerrieri, i contadini, gli arti-giani, i mercanti. Alla classe dei guerrieri appartengono anche i dottori, gli scien-ziati, i maestri del the, soggetti non molto rappresentati all’interno del mondo deinetsuke. La seconda classe per ordine di importanza, dal momento che il loro lavoro contri-buiva attivamente al sostentamento della corte e della nobiltà, era rappresentata daicontadini e comprendeva anche i pescatori. Classificati come persone del popolo(heimin), i pescatori sono spesso riconoscibili dal perizoma o dalla gonna di pagliache indossano. Il netsuke della figura n. 1 è un pescatore di awabi, in avorio tinto coninchiostro, non firmato e risalente alla fine del 1700. Le Ama erano generalmentedonne, pescatrici di conchiglie, che con molta fatica si immergevano a profondità ai

limiti delle possibilità umane, per staccaredalla roccia questi grandi molluschi detti“Orecchie marine” o Awabi. Un altro pescatore è rappresentato in questonetsuke in avorio della prima metà del XIXsecolo, seduto su un’enorme awabi, intento aritirare le reti di pesca (figura n. 2).

Il netsuke in questione viene a colorarsi di un

significato simbolico, sottolineando così la

dicotomia tra la realtà, raffigurata nella pic-

cola scultura, e l’allegoria dell’esistenza: il

pescatore (l’amante) tratterrebbe con tutte le

sue forze la conchiglia (la donna) attraverso

Arti e mestieri nell’antico Giappone

Figura 1

Figura 2

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la rete, simboleggiando così un amore, platoni-

co o meno, da cui l’uomo non vuole assoluta-

mente allontanarsi.

Gli artigiani e i mercanti sono raggruppati

insieme come “gente di città” (chonin) ed essen-

do loro i principali acquirenti di netsuke, è quin-

di naturale che motivi della loro vita quotidia-

na costituissero una buona parte dell’iconogra-

fia dei netsuke.

Ancora in epoca moderna esisteva nella vecchia

Tokyo una piccola strada interamente occupata

da ammaestratori di scimmie (Saru Mawashi),

solitamente bertucce, che fin dall’antichità ser-

vivano ad intrattenere e divertire non solo i

bambini ma tutta la popolazione. Il netsuke in

avorio, di tipo a sigillo, databile intorno alla

fine del 1700, riprodotto a figura 3, rappresenta un monkey trainer intento ad accu-

dire la sua scimmietta, seduta su di un sacco. Medesimo personaggio nella figura

n. 4, un netsuke in avorio della metà del 1800 che rappresenta un altro ammaestra-

tore, seduto su un tronco d’albero, intento a fumare la pipa, in atteggiamento d’at-

tesa di clienti che la scimmietta al suo fianco dovrà far divertire.

Alcuni di loro, inoltre, erano attori itineranti che, bussando di porta in porta durante

i festeggiamenti del Nuovo Anno, facevano esibire la loro scimmia come buon augu-

rio. La vestivano con i costumi di manzai o sambaso dancer e insegnavano alla bertuc-

cia ad imitare le danze. Uno dei motivi della

popolarità degli ammaestratori poteva rin-

tracciarsi nell’uso tipico di travestire,

camuffandole, le scimmie, così che le loro

esibizioni offrissero l’opportunità di pren-

dersi gioco della nobiltà e dei dignitari.

I Saru Mawashi potevano entrare nelle resi-

denze dei samurai, dove le scimmie, solite a

spaventarne i cavalli, venivano sopportate

perché divertivano i nobili guerrieri durante

i festeggiamenti per il Nuovo Anno.

Si dice, inoltre, che alcune spie, approfit-

tando dell’ospitalità di cui i Saru Mawashi

usufruivano, si travestissero da ammae-

stratori di scimmie in modo da riuscire a

entrare, senza destare sospetti, nella resi-

denza di uno shogun o di un daimyo.

Figura 3

Figura 4

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Tra gli artigiani rappresentati nei netsuke si trovano, inoltre, calzolai, cappellai, rea-lizzatori di ventagli, intagliatori di maschere, pulitori di vetri e di specchi. Il netsuke delle figure n. 5, 5a, in avorio con inserti in pietre dure, firmato Koju, arti-sta attivo intorno alla metà del XIX secolo, raffigura un giovane pulitore di spec-chi. Questi netsuke nascondono inoltre un significato recondito: si tratta della fraseaugurale “che il tuo cuore sia sempre puro”, suggerita dalla forma della base, chericorda l’ideogramma “cuore”. Un altro artigiano molto rappresentato è l’intagliatore di maschere che vediamonel piccolo okimono in avorio, seconda metà del XIX secolo, firmato Gyokumin, rap-presentato insieme con le sue opere, intento a intagliare una maschera di Okame ead esporre in vendita quella di Usofuki (figure n. 6, 6a).

Figure 5, 5a

Figure 6, 6a

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Soggetto molto comunesono anche le occupa-zioni che possono offri-re un potenziale spuntocomico o grottesco. I ciechi costituivano unagrossa fonte d’ispirazio-ne per le elucubrazionimentali dei carvers del1800. Sono usualmenterappresentati con unocchio gonfio, uno chiu-so e un bernoccolo, chela tradizione giappone-se voleva come segni diun primo stadio della

cecità, quando la congiuntiva dell’occhio malato inizia a diventare infiammata eun grumo fuoriesce dal lato opposto della testa.Alle figure 7 e 7a, un netsuke in avorio ben patinato, dell’inizio del 1800, illustra ladisavventura capitata ad un usuraio cieco che, volendo scacciare con il suo basto-ne una farfalla che gli si era posata sulla testa, naturalmente la manca e si provocaun bel bozzo. Il netsuke riprende il tradizionale accanimento ironico che i carversgiapponesi erano soliti dimostrare nei confronti dei ciechi e, in questo caso, anchedegli usurai, mai particolarmente amati. Inoltre, grazie alla loro estrema sensibilità tattile, i ciechi spesso lavoravano comemassaggiatori, come il soggetto rappresentato nel piccolo okimono in avorio, dellametà dell’800, alla figura 8, dove il cieco, con molta abilità, sta massaggiando lemani di un cliente, intento alla lettura.

Figura 7 Figura 7a

Figura 8

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Lo stesso senso ironico veniva applicato anche ai cacciatori di topi, di frequen-te mostrati in situazioni tali da provocare un sorriso malizioso. Ecco il Cacciatore di topi, in ebano, firmato Tomochika, XIX secolo (fig. n. 9),netsuke di difficile lettura per la tipologia del materiale ma di raffinato intaglioe grande maestria nell’evidenziare i particolari (fig. n. 9a); inusuale e raramen-te visto è invece questo netsuke che rappresenta due cacciatori di topi, in avo-rio, firmato Ryokinsai, XIX secolo, ad indicare quasi una impresa familiare antelitteram (fig. n. 10).

Figura 9 Figura 9a

Figura 10

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Infine il più classico dei netsuke di questa tipologia, non firmato, databile tra lafine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, in morbido legno di bosso giustamenteconsunto e patinato: il topo, salito sulle spalle del cacciatore e sfuggito così allacattura, provoca nel malcapitato un ghigno di stizza (fig. n. 11). Molte erano, quindi, le occupazioni stravaganti, ma la più curiosa forse eraquella dello “starnutitore” professionista. Il netsuke è in legno di ciliegio, lapiuma con cui l’uomo si provoca lo starnuto è in avorio, la firma è Hokei, e risa-le al 1860 circa (fig. n. 12). La possibilità di farne una professione derivava dalla credenza giapponese chelo starnuto portasse fortuna: capitava così che gli uomini d’affari, nel recarsiagli appuntamenti di lavoro, pagassero questi “professionisti”, posti agli ango-li delle strade, affinché si provocassero uno starnuto trasmettendo al commit-tente la fortuna.

Figura 11

Figura 12

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All’inizio dell’anno ho passato alcuni giorni ad Oxford con Rosemary Bandini eMax Rutherston della Galleria Rutherston&Bandini, e con Finn Daley della SLMoss. Lo scorso anno, insieme ai membri europei dell’International Netsuke Society, erostato così fortunato da riuscire a visitare l’Ashmolean Museum di Oxford, tanto beneda poterlo apprezzare completamente. Al gruppo erano stati presentati sessantaoggetti, mentre era seduto tutto attorno ad una larga scrivania all’interno deimoderni uffici del museo. In quell’occasione mi ricordo come il mio sguardo si spostasse da un oggetto all’al-tro nella sala, per ritornare costantemente alle pulite, ben organizzate e illuminatevetrinette all’interno dell’Ashmolean. Questa volta, però, prima di giungere all’Ashmolean scendiamo dall’autobus cit-tadino per fermarci al Pitt Rivers Museum of Anthropology and World Archaeology.

Pitt Rivers Museum

a Oxforddi A. Senkul

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Il museo è un palazzo di media grandezza, in stile vittoriano, completo di orme diTyrannosaurus Rex sul giardino d’ingresso…Museo più piccolo se confrontato ad altridi quel tipo, ma, in definitiva, la sua grandezza non rappresenta una delusione. All’entrata veniamo accolti immediatamente da scheletri di dinosauri preistorici eda collezioni e resti di fossili: ogni metro dell’ingresso principale esibisce qualcosadi interessante, particolare e meraviglioso. È veramente facile farsi distrarre daiprincipali oggetti della nostra visita!Successivamente veniamo indirizzati verso un’ampia sala a due livelli, che dà l’im-pressione di essere sottoposta a restauri o, comunque, fuori dall’orario di apertura.Non vi è illuminazione naturale, nessuna vetrinetta illuminata a Led, nessun lam-padario e nemmeno lampade alogene. L’aria è immobile e la stanza silenziosa, debolmente illuminata da tenui punti luceche si diramano da ogni manufatto. In un angolo della grandiosa vecchia stanza, il personale distribuisce torce a mollaprovenienti dal negozio di souvenir del museo, ma, fortunatamente, abbiamo avutol’accuratezza di portare con noi le nostre pile, sicuramente più adatte. Una volta spostato il raggio di luce della pila sulle affascinanti e appropriate vetri-ne da esposizione, scorgo due o tre netsuke e inro sparsi qua e là. Muovendomi inquella direzione, ne trovo, con sorpresa, sempre di più.E poi, finalmente, trovo la “vena d’oro”: una vetrina completamente piena di net-suke in legno, avorio, lacca e porcellana. Mi sento come un esploratore, mentre, pezzo per pezzo, all’interno di una caver-na abbandonata, riporta alla luce i netsuke. In più di un’occasione pezzi di ottimafattura sono investiti dal raggio di luce della mia torcia, che si muove qua e là,ignara del fatto che, a nemmeno un metro di distanza, nascosto nell’ombra, sitrovi un netsukeancora piùsplendido deglialtri. Mi assicuro diosservare ognipezzo approfon-ditamente, benconsapevole delfatto che nonpotrò vederlo dicontinuo e sapen-do anche quantosia vicino al-l’im-possibile poterloricollocare nel-l’oscurità.Riesco a scattare

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un paio di fotografie sfocate, la maggiorparte delle quali non abbastanza belle peressere pubblicate. Tra i miei favoriti, ad ogni modo, indivi-duo sicuramente uno Shishi in avorio, conla testa rivolta verso il basso e la parteposteriore del corpo sollevata: il carver havoluto sicuramente catturarne l’indolegiocosa e la natura protettiva.Il netsuke sfida lo sfondo nero e io appog-gio più volte la testa contro il vetro neltentativo di osservarlo tutto intorno. Nonè sicuramente lo Shishi più bello che ioabbia mai visto, ma è audace e intenso asufficienza da attirare la mia attenzione. Un altro netsuke, di cui ho tentato di fareuna foto, rappresenta un guerriero con latesta di tigre della Behrens Collection. È un soggetto che non ho mai incontrato

prima e il mio amore per i netsuke raffi-guranti tigri si è immediatamente esteso ad esso. Il museo raccoglie circa 800pezzi, la maggior parte dei quali proviene dalla Herman Gunther Collection,donata al museo nel 1944, in prestito per 100 anni. Con una non ovvia catego-rizzazione, ordine o classificazione, sicuramente non “vecchia”, la disposizio-ne di questo calderone di oggetti è adeguata, anche se si dispone solo di pocotempo per l’esplorazione del museo.

La collocazione degli oggetti conduce i visitato-ri a soffermarsi anche sugli altri works of artgiapponesi, come le maschere del teatro Nō,degli inizi del XVII secolo, armi e armature ealtri oggetti di popoli e culture antiche, comegioielli, sculture e molto, molto altro. In contrasto con la bizzarra disposizione nellagalleria pubblica, abbiamo inoltre la possibilitàdi vedere oggetti in una sala di visione al pianosuperiore, sotto la luce fluorescente. Il curatore del museo ci distribuisce un certonumero di vassoi di netsuke ben catalogati, cheabbiamo selezionato uno ad uno e studiato.Uno che, in particolare, spicca particolarmenteè un netsuke Fukusuke, una bambola tradizional-mente associata alla buona sorte. I suoi occhisono assurdamente gonfi e la lingua sbuca fuori

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dalla bocca prendendosi gioco di me, sebbene l’enorme testa renda il netsukemolto più accattivante e amabile. Il museo Pitt Rivers offre una stimolante ed affascinante esibizione: una grandeopportunità di vedere netsuke in un contesto grezzo, senza scampanellio di campa-ne e infiorettature. Offre il tipo di esibizione che vaga da un modo tradizionale di osservare eammirare l’arte e che fornisce ancora una divertente e profondamente piacevo-le esperienza visiva. Raccomanderei ad ogni amante dei netsuke e ad ogni appassionato del mondo deimanufatti di visitare il museo, che raccoglie più di un quarto di un milione dimanufatti e…Non dimenticatevi le pile!

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Pitt Rivers Museumhttp://www.prm.ox.ac.uk

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Cari Amici,

il nuovo sito de La Galliavola Arte Orientale è online,arricchito da tutte le opere presenti in Galleria, nuove acquisizioni

e dettagli particolareggiati di ogni singolo oggetto.Troverete, inoltre, la possibilità di sfogliare online il Bollettino,

lasciare un commento o richiedere un parere.Abbiamo pensato ad una registrazione personalizzata:

a richiesta, vi forniremo una password, che vi consentirà di guardare in esclusivaoggetti per voi selezionati.

I netsuke, in particolare, avranno un ingrandimentoche vi consentirà di vederli nei più minuziosi dettagli.

Nella sezione Eventi troverete tutti i nostri ultimi appuntamentie la possibilità di richiedere direttamente l’invito.

Speriamo vi piaccia!

Carla e Roberto Gaggianesi

www.lagalliavola.com

La Galliavola Arte Orientale

Page 17: Netsuke - n. 19 - Giugno 2011

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In diverse occasioni abbiamo consigliato di non dare giu-dizi affrettati sui netsuke affidando le nostre valutazionicritiche solo alle fotografie pubblicate sui cataloghi d’asta.Quindi con un pizzico di autocritica e molta autoironia,riprendiamo il commento dell’ultimo netsuke pubblicatosul Bollettino del Marzo scorso; lo stesso abbaglio, a quan-to pare, è stato preso anche dall’International NetsukeSociety Journal, il cui parere non sidistanziava molto dal nostro. Lostraniero con tromba campeggiasull’ultimo catalogo degli amiciRutherston&Bandini pubblicatoin occasione della convention del-l’International Netsuke Society aLos Angeles nello scorso mese diMaggio. Abbiamo così saputo dachi sia stato acquistato il netsukein questione. Vogliamo ripubbli-care il netsuke, corredandolo,però, con i commenti degli amiciRutherston e Bandini che dannoil giusto risalto al pezzo: Un alto netsuke in legno di uno

straniero nell’atto di portare alla

bocca una lunga tromba. Indossa

una giacca dalle larghe maniche in

broccato cinese, impreziosita da cer-

chi al cui interno figurano chiara-

mente dei draghi arcaici, sopra a

pantaloni soffici e stretti. La giacca è

chiusa sul collo con un bottone, elemento che intrigava partico-

larmente i Giapponesi. Sulla testa porta un cappello a tesa larga

infiocchettato, di foggia coreana. I lunghi capelli vanno ad arric-

ciarsi sul collo e sfoggia una barba, anch’essa arricciata, e dei

mustacchi. I caratteri dell’espressione facciale del netsuke rap-

presentano la caricatura giapponese dell’Olandese, dagli occhi

tondi e sporgenti e dal lungo naso a punta. Il costume del perso-

Giustizia per lo Straniero!

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naggio rappresenta un interessante assortimento di elementi di altre nazioni. I capitani

di marina olandesi erano noti per le loro vesti alla moda e una giacca di seta cinese

sarebbe stata molto chic. Alto cm 15,3. Epoca circa 1780.

Memori di quanto abbiamo detto sopra ci apprestiamo a commentare alcuni netsu-

ke delle recenti aste tenute da Bonhams a New York e da Piasa a Parigi, rammen-tando a tutti, ancora una volta, che le riflessioni che seguono sono da considerarsicome giudizi del tutto personali.

New York: Asta Bonhams, 22 marzo

Iniziamo con l’asta Bonhams del 22 Marzo a New York Fine Japanese Works of Art,all’interno della quale sono stati messi in vendita circa 50 netsuke di diverse prove-

nienze o, se meglio volete leggere, messi in asta da mer-canti. Lotto 3003 - Netsuke in avorio, dragone attorcigliato a unKen, periodo Edo, XVIII secolo, alto cm 8,6, stimato5.500/6.500 US$, aggiudicato a 7.930. Non è la primavolta (vedi Bollettino n. 16 di Settembre 2010) che incon-triamo il Ken, la spada giapponese a doppia lama, avvol-to tra le spire di un drago: leggenda vuole, infatti, cheFudo Myo-o, il più conosciuto dei Tre Re della Luce, sifosse trasformato nel drago Kutikara per combattere unnemico e che, gettandosi incontro al Ken del contenden-te, avesse iniziato ad ingoiarlo a cominciare dalle affila-tissime punte. Ancora una volta un soggetto moltoapprezzato e ben pagato.Lotto 3005 - Netsuke in avorio marino, un Kirin, stile diMitsuharu, periodo Edo, XVIIIsecolo, alto cm 6, valutato2.500/3.500 e venduto per 3.782US$. Prezzo, per la verità, moltobasso per un kirin, soggetto gene-ralmente ricercato dai collezioni-

sti, oltre tutto di dimensioni discrete e impreziosito dall’in-tarsio in corno degli occhi. Queste aggiudicazioni, chesolitamente commentiamo come regali, possono nascon-dere, per la verità, altre cause che possono spaziare da unbanale restauro ad un clamoroso falso. Come nel caso delnetsuke Rutherston&Bandini, questo più che mai ci ricor-da di non valutare un oggetto solo dalle immagini,soprattutto se queste vogliono volontariamente mostrar-ne solo il lato migliore...

Lotto 3003

Lotto 3005

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Lotto 3019 - Netsuke in avorio, una tigre, stile di Sadayoshi, Periodo Edo, XIX seco-lo, lungo cm 4,4, con una stima di 2.500/3.500 US$ è ceduto a 4.630. Una tigre conuna lunga coda che le percorre tutto il corpo, pelo inciso, colorato con inchiostro,occhi intarsiati in corno. Un soggetto che ultimamente si vede spesso nelle aste,forse fin troppo. A tale proposito, una molto simile è stata recensita dall’INSJournal, Winter 2011, venduta in Belgio dallaGalerie Bernaerts di Anversa, per 2.600 euro. Persoddisfare la vostra curiosità le pubblichiamoentrambe per un raffronto. Lotto 3021 - Netsuke in avorio, un serpente attorci-gliato, firmato Ransen, periodo Edo, XIX secolo,alto cm 2,5, valutato 1.500/2.000 US$, venduto a2.684. Un serpente attorcigliato in tre spire a for-mare gli himotoshi naturali, occhi intarsiati incorno, firmato in una riserva ovale. Un piccolo net-suke pagato il giusto.

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Lotto 3018 - Netsuke in avorio, una tigre che silecca una zampa, firmato Okatori di Kyoto, perio-do Edo, XIX secolo, alto cm 4,8, stimato8.000/10.000 US$ viene confermato a 10.370.Una bella tigre, con il pelo finemente inciso ecolorato con inchiostro, gli occhi intarsiati incorno nero e firmata dentro una riserva rettan-golare. La buona provenienza, anche se nongarantisce, è sempre ben accetta: CollezioneBushell, lotto n. 231 venduto dalla Christie’s aLondra il 27 ottobre 1987.

Lotto 3018

Lotto 3019

Lotto 3021

Netsuke raffigurante una tigre venduto

dalla Galleria Bernaerts di Anversa.

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Lotto 3032 - Netsuke in legno, una lumaca, fir-mata Hidari Issan, periodo Edo, XIX secolo,lungo cm 4,4, parte con una stima di3.000/3.500 dollari ma non ha trovato com-pratori. La provenienza dalla Raymond andFrances Bushell Collection, questa volta non èstata sufficiente per attirare l’attenzione suquesta lumaca, forse incisa con troppaapprossimazione e penalizzata da un’antennadanneggiata.

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Lotto 3036 Lotto 3037

Lotto 3032

Lotto 3036 - Netsuke in avorio, un gallo, una chioccia e un pulcino, non firmato,periodo Edo, alto cm 4,1, con una stima di 2.500/3.000 US$ trova un compratore,o quasi sicuramente una compratrice, a 2.440 dollari. Un gallo in piedi che, comedice la didascalia, guarda con attenzione la sua famiglia. Dettagli molto fini e avo-rio tinto con inchiostro per farli meglio apprezzare. Un soggetto che lascia qualcheperplessità ma che, evidentemente, può piacere.Lotto 3037 - Netsuke in avorio, un asceta con un discepolo, firmato Ryumin, perio-do Edo, XIX secolo, lungo cm 4,4, stimato 2.000/2.500 US$, rimasto invenduto. Unasceta con l’attendente dentro una grotta, spiati da un Tengu. Il soggetto è partico-lare, di bella fattura, sicuramente meno lezioso del precedente, peccato non abbiatrovato apprezzamento in sala.

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Parigi: Asta Piasa, 17 maggio

Ci trasferiamo ora a Parigi, sala 12 dell’Hotel Drouot,dove il 17 maggio PIASA ha disperso circa cento netsuke

provenienti da diverse collezioni private. Lotto 45 - Netsuke in avorio a patina gialla, Sennin Tekkai,non firmato, XIX secolo, alto cm 10, stimato 1.500/2.000euro, venduto a 2.805. Un soggetto classico, Tekkai che siappoggia al suo bastone, con la zucca che pende da unfianco, il Sennin che si è reincarnato in un mendicante.Un’altezza considerevole e una buona patina: forse,come periodo, si sarebbe potuto azzardare anche unafine del XVIII secolo. Lotto 57 - Netsuke in legno, una Chimera accucciata, fir-mata Tametaka, inizio del XIX secolo, alto cm 3, parte conuna stima di 600/700 euro e viene aggiudicato a 3.825.Una Chimera, o Shishi, molto espressiva, con la testarivolta verso la coda leonina, con una patina affascinan-te e una firma prestigiosa. Il netsuke è stato probabilmen-te sottovalutato dalla stima, che non ha tenuto contodella firma di Tametaka, caposcuola di Nagoya

della metà del XVIII secolo, artista che predi-ligeva l’intaglio di animali, chiocciole, ser-penti e, appunto, shishi, nel legno di ciliegio,come nel caso di questo netsuke.Complimenti a chi ne ha individuato l’esattacollocazione ed è riuscito a inserirlo nellapropria collezione! Lotto 59 - Netsuke in legno, una gru, firmatoHoraku, inizio del XIX secolo, lungo cm 4,valutato 1.000/1.200 euro, aggiudicato, dopoun’intensa battaglia tra i presenti e i telefoni,ad una coppia di collezionisti in sala a 8.160euro. Anche in questa valutazione sembraesserci molta approssimazione: Horaku,scuola di Kyoto, attivo intorno alla metà del1800, era famoso per netsuke aventi per sog-getto paesaggi e animali. Gli anziani coniugiche, seduti in seconda fila, aspettavanoimpazienti questo netsuke, una volta acqui-statolo, erano visibilmente soddisfatti.

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Lotto 45

Lotto 57

Lotto 59

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Lotto 67 - Netsuke in legno, un contadino che danza, nonfirmato, XIX secolo, alto cm 7,5, stimato 1.200/1.500euro finisce anche lui per entrare a fare parte della colle-zione dei fortunati coniugi della Gru in legno, per 8.925euro. Il soggetto è piacevole e non comune, intagliatocon maestria nella rotazione del corpo, in atteggiamentodanzante, con un drappo, decorato con una testa didrago, che lo avvolge. È inoltre impreziosito dall’intar-sio in corno degli occhi del personaggio e da quelli inmadreperla del drago, mentre gli himotoshi sono rinfor-zati con avorio colorato. I nostri coniugi, una voltaacquisito anche questo pezzo, soddisfatti, si sono avvici-nati alla cassa, hanno pagato e, una volta ritirato i dueagognati netsuke, sono corsi a casa per inserirli nella lorocollezione, ora un po’ più ricca... Lotto 94 -Netsuke del tipomanju in corallo

rosso, roccia con un ragno e formiche,non firmato, XIX secolo, lungo cm 3,8,proposto a 400/500 euro viene ceduto a1.530. Un curioso manju in corallo aforma di roccia con applicate formiche eun ragno in bronzo e rame (shibuichi)

p ro v e n i e n t edalla collezione di Louis Cartier. Soggetto sicuramen-te inusuale, che ricorda i capolavori di Gambun. Lotto 146 - Netsuke in legno laccato, Chidori stilizzato,non firmato, XIX secolo, alto cm 3, è stimato solo200/300 euro ma rimane invenduto. Il piviere stilizza-to, uccello che i giapponesi associano ad una vita spe-ricolata, eseguito in lacca rossa e nera ad imitazionedella lacca Negoro, è pubblicato da Bushell in Netsuke

familiar and unfamiliar, 1975, pag. 163. Nonostante que-ste buone premesse non ha trovato acquirenti. Lotto 222 - Netsuke in legno, una scimmia che si spul-cia, firmato Koichi, XIX secolo, alto cm 3,5, parte conuna stima di 600/800 e non viene aggiudicato. Unabella scimmia, anche se soggetto molto usuale, con ilpelo finemente inciso, gli occhi incrostati in corno, in

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Lotto 94

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Lotto 67

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atteggiamento sim-patico. Non vienes u f f i c i e n t e m e n t eapprezzata, forseper le dimensionileggermente ridotte.Lotto 228 - Netsuke

in legno, una lumacasu un mastello, fir-mato Gyokuryusai,XIX secolo, alto cm3,5, proposto a

300/400 euro e aggiudicato a 765. Un prezzomolto buono, forse il solito regalo che ogni asta riserva ai fortunati, per unnetsuke di bella fattura e una patina di grande fascino. Una buona firma,Gyokuryusai, artista attivoverso la fine del XVIII-inizi del XIX secolo conpredilezione per gli intaglidi animali. Lotto 233 - Netsuke in legno,tartaruga minogame su unaroccia, firmato Yoshimichi,XIX secolo, lungo cm 7,8,una valutazione di800/1.000 euro viene stra-volta da una aggiudicazionedi 11.475 euro. Una tartaru-ga millenaria su una roccia,venduta ad un prezzo appa-rentemente incomprensibi-le, specialmente se confron-tata con quella molto simile,ma a nostro parere qualitati-vamente superiore, firmataGyokusho, Iwami, XIX secolo,pubblicata nel catalogo della Galleria Rutherston&Bandini. Ci asteniamocomunque prudenzialmente dal dare giudizi affrettati, pubblicando entrambi inetsuke per un vostro confronto. Altrimenti gli sbagli a cosa servono?

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Lotto 222Lotto 228

Lotto 233

Netsuke raffigurante Minogame, firma Gyokusho.Galleria Rutherston&Bandini"

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