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Taranto, sol per ancore ed ormeggi / assicurar nel ben difeso specchio / di tanta fresca porpora rosseggi? / A che, fra San Cataldo e il tuo più vecchio / muro che sa Bisanzio ed Aragona, / che sa Svezia ed Angiò, tendi l’orecchio? / Non balena sul mar Grande né tuona. / Ma sul ferrato cardine il tuo Ponte / gira e del ferro il tuo Canal rintrona. / Passan così le tue belle navi pronte / per entrar nella darsena sicura, / volta la poppa al jonico orizzonte". Sono versi che uno degli autori più iinteressanti del nostro Novecento, Gabriele D´annunzio, ha dedicato al simbolo della nostra città nel mondo: il Ponte Girevole. Orgoglio del popolo tarantino può essere considerato una mirabile opera di ingegneria navale, per la sua unicità Cronaca d’attualità ( continua a pagina 2 e 3) Roby 4° A IGEA ITC V. BACHELET, Via Maschera, 6 - 74121 Taranto (TA) – Tel. Segreteria 099/7792297 – Fax 099/7792227 B ACHELET NEWS In questo numero: Bacheca pag . 20 Articolo di fondo - Annunci lettori 1 – 2 / 20 Cronache d’attualità / Cronache d’Istituto. 1 – 4 / 5 - 7 Cultura e cibo 13 Hit parade film 14 Evidenziamo una tematica 1 / 2 9 – 12 / 16 -17 Libro Amico 1/ 2 18 / 19 Eresia dell’anno 15 Tour operator 21 -22 RINGRAZIAMENTI 23 Fabrizio Camera 5°A IGEA La sindrome di don Abbondio ITALIA UNITA, CHI È COSTEI? PONTE GIREVOLE: UNA SALUTE D´ACCIAIO? Articolo di fondo (continua a pagina 2) Italia unita, chi è costei? 2° NUMERO - APRILE 2011 Una veduta del Ponte Girevole aperto Passi pure se don Abbondio non conosceva Carneade, certamente meno popolare dello stravagante Talete, ma non passi inosservato l’assurdo schieramento dei pro e dei contro il 17 marzo festivo. Italia in festa o solita routine? E’ questo il dilem- ma irriverente sollevato da una mino- ranza, per fortuna, di voci politiche e voci comuni in occasione del cento- cinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. Cronaca di attualità (continua a pagina 3) Luca IV A IGEA Leggendo il decreto legislativo presen- tato dal Governo, in tema di energie rinnovabili, risulta evidente che il nostro Paese sia ancora molto lontano dal raggiungere livelli di sviluppo della green economy simili a quelli degli altri Paesi europei. Il motivo, secondo il ministro Romani, è l’eccessivo costo che gli incentivi a queste fonti energetiche avrebbero sulla bolletta della luce. Per limitare questo presunto costo insostenibile, il Ministro propone dei tetti annuali massimi alla potenza incentiva- bili e una riduzione degli incentivi stessi. Insomma: determinare la fine per un GREEN ECONOMY per il PIANETA , per l’ IMPRESA

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Taranto, sol per ancore ed ormeggi / assicurar nel ben difeso specchio / di tanta fresca porpora rosseggi? / A che, fra San Cataldo e il tuo più vecchio / muro che sa Bisanzio ed Aragona, / che sa Svezia ed Angiò, tendi l’orecchio? / Non balena sul mar Grande né tuona. / Ma sul ferrato cardine il tuo Ponte / gira e del ferro il tuo Canal rintrona. / Passan così le tue belle navi pronte / per entrar nella darsena sicura, / volta la poppa al jonico orizzonte". Sono versi che uno degli autori più iinteressanti del nostro Novecento, Gabriele D´annunzio, ha dedicato al simbolo della nostra città nel mondo: il Ponte Girevole. Orgoglio del popolo tarantino può essere considerato una mirabile opera di ingegneria navale, per la sua unicità Cronaca d’attualità ( continua a pagina 2 e 3) Roby 4° A IGEA

ITC V. BACHELET, Via Maschera, 6 - 74121 Taranto (TA) – Tel. Segreteria 099/7792297 – Fax 099/7792227

BACHELET NEWS

In questo numero:

Bacheca pag . 20

Articolo di fondo - Annunci lettori 1 – 2 / 20

Cronache d’attualità / Cronache d’Istituto. 1 – 4 / 5 - 7

Cultura e cibo 13

Hit parade film 14

Evidenziamo una tematica 1 / 2 9 – 12 / 16 -17

L ibro Amico 1/ 2 18 / 19

Eresia dell’anno 15

Tour operator 21 -22

RINGRAZIAMENTI 23

Fabrizio Camera 5°A IGEA

La sindrome di don Abbondio ITALIA UNITA, CHI È COSTEI?

PONTE GIREVOLE: UNA SALUTE D´ACCIAIO?

Articolo di fondo (continua a pagina 2) Italia unita, chi è costei?

2° NUMERO - APRILE 2011

Una veduta del Ponte Girevole aperto

Passi pure se don Abbondio non conosceva Carneade, certamente meno popolare dello stravagante Talete, ma non passi inosservato l’assurdo schieramento dei pro e dei contro il 17 marzo festivo. Italia in festa o solita routine? E’ questo il dilem-ma irriverente sollevato da una mino-ranza, per fortuna, di voci politiche e voci comuni in occasione del cento-cinquantesimo anniversar io dell’unità d’Italia .

Cronaca di attualità (continua a pagina 3)Luca IV A IGEA

Leggendo il decreto legislativo presen-tato dal Governo, in tema di energie rinnovabili, risulta evidente che il nostro Paese sia ancora molto lontano dal raggiungere livelli di sviluppo della green economy simili a quelli degli altri Paesi europei. Il motivo, secondo il ministro Romani, è l’eccessivo costo che gli incentivi a queste fonti energeticheavrebbero sulla bolletta della luce. Per limitare questo presunto costo insostenibile, il Ministro propone dei tetti annuali massimi alla potenza incentiva-bili e una riduzione degli incentivi stessi. Insomma: determinare la fine per un

GREEN ECONOMY per il PIANETA , per l’ IMPRESA

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Articolo di Fondo (continua da pagina 1)

Fabrizio Camera

Pagina 2

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Roby

Cronaca di attualità (continua da pagina 1)

a bracci girevoli. Questi si muovono come a passi di danza precisi e alternati: in apertura, il primo va verso la Città Vecchia di 45° per lasciare al secondo braccio lo spazio per aprirsi totalmente di 90° verso la Città Nuova, e poi terminare la sua mossa di altri 45°. A completamento della figura, ripetono i loro passi di danza all´inverso, per chiudersi come in un abbraccio. E´ bene ricordare un po´ la storia di questo nostro gioiello: costruito dall´Impresa Industriale Italiana di Napoli su progetto dell´Ing. Giuseppe Messina, inaugurato nel 1887 dall´Ammiraglio Ferdinando Acton , il ponte sovrasta un canale navigabile lungo 400 mt e largo 73 mt e collega l´isola del Borgo Antico con la penisola del Borgo Nuovo unendo il Mar Piccolo con il Mar Grande. Originariamente l´apertura avveniva grazie a delle turbine idrauliche alimentate da un grande serbatoio posto sul Castello Aragonese, capace di 600 mc di acqua che in caduta azionavano le due braccia del ponte. Negli anni 1957-1958 la struttura venne rimodernata e si passò ad un funzionamento elettrico sotto il controllo della Marina Militare. La nuova struttura fu inaugurata il 10/03/1958 dal Presidente della Repubblica Gronchi ed intitolato a S. Francesco di Paola, protettore della gente di mare. Durante la "danza" di apertura e chiusura, in un momento suggestivo ed unico, durante il quale Taranto resta letteralmente divisa in due, si possono ammirare le navi che le attraversano il cuore, si può provare l´emozione di chi vede partire un proprio caro per una missione militare , si può in-

travedere qualche topo curioso che si aggira per il costone del canale navigabile, ma si può anche ascoltare, nel traffico paralizzato, il nervosismo onomatopeico degli automobilisti impazienti sfociare in un "cit´è vive!, ecc. Anche il nostro ponte, come una bella signora, ha bisogno però periodicamente di un lifting, ed è quindi oggetto di attente cure per preservarlo dai danni del continuo passaggio di autoveicoli e dall´usura. In questi ultimi tempi la "salute" del ponte girevole è scrupolosamente sotto esame, tanto che allo scopo di programmare degli interventi di più ampio respiro, il 7 febbraio u. s. si è tenuto, presso il Castello Aragonese, un convegno dal tema "Il ponte girevole a Taranto: una salute di ferro. Attualità e prospettive" organizzato dalla marina Militare e dal Genio Militare in collaborazione con il Politecnico di Bari e conl´intervento delle istituzioni regionali e locali. Durante il convegno i partecipanti si sono confrontati sulle nuove opportunità offerte dalla tecnologia per la manutenzione e l´adeguamento dalla struttura, ponendo l´attenzione sull´importanza che la sinergia fra soggetti totalmente diversi può dare vita ad un lavoro di ricerca ad alto livello scientifico. Infatti, grazie all´intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia (con una dotazione di un milione di euro) e al suo progetto AspeS, vi è stato il coinvolgimento di un gruppo di ricercatori coordinati dal prof. Marano del Dipartimento di Ingegneria ambientale di Taranto, la collaborazione dell´Università La Sapienza di Roma e il supporto del Genio Militare e di

settore che occupa, tra diretti e indiretti, oltre 100 mila addetti e, nonostante la crisi, ha continuato a crescere. Inoltre l’aumento della produzione da fonti rinnovabili permetterebbe al nostro Paese di aumentare il grado di indipendenza energetica la cui importanza, in questo periodo di tensioni nei Paesi produttori di petrolio e gas, risulta ancora più evidente. Se a tutto questo aggiungiamo che nella nostra realtà cittadina, dove la disoccupazione giovanile rappresenta una piaga sociale, le rinnovabili potrebbero avere uno sviluppo notevole, si creerebbero nuovi posti di lavoro dove i giovani potrebbero trovare una propria collocazione. L’augurio è che non si perda ancora troppo tempo nella difficile lotta per salvare il nostro Pianeta dalla distruzione totale dell’ambiente, lasciando, alle generazio-ni future, non un pianeta pieno di scorie ma, possibilmente, capace di far convivere l’uomo con la natura.

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Luca Cronaca di attualità (continua da pagina 1) Per tante settimane, anzi, a rendere più amletico il clima sono state le polemiche della popolazione di Bolzano. Qui non ci si sente italiani ma sotto l’Italia, oppure, come ha detto il governatore altoatesino, ci si sente austriaci ma con passaporto italiano. Questo stesso coro di voci ha accettato la festa, ma non aveva intenzione di onorarla con l’interruzione della giornata lavorativa. Come se ciò non bastasse per le nostre orecchie a rincarare la dose ci ha pensato Calderoni con un contributo che i nuovi manuali di storia faranno a gara a pubblicare. Perché? Ebbene , quale portavoce del pensiero leghista, ha rinnegato il concetto di unità d’Italia e ha sostenuto la tesi della giornata lavorativa per il 17 marzo a causa della crisi economica del nostro Paese. Per fortuna questo è rimasto un coro di voci senza seguito a confronto delle voci più autorevoli che hanno deliberato di rendere i giusti onori ad un evento così importante. Mi dispiace che si sia chiamata in causa una citazione di Einstein che, a chi gli chiedeva quale fosse la sua cittadinanza, era solito rispondere: “Sono cittadino del mondo”. Ma cosa avrebbe potuto rispondere il padre della teoria della relatività bollata dal regime di Hitler come tipica degenerazione mentale ebraica? Del resto non amo credere che non abbia conservato in cuor suo l’identità di patria chi sia stato in grado di rivolgersi a noi giovani con questo appello. “Tenete bene a mente che le cose meravigliose che imparate a conoscere nella scuola sono opere di molte generazioni …Questa eredità è lasciata ora nelle vostre mani, perché possiate onorarla, arricchirla e un giorno trasmetterla ai vostri figli”. E, infine, come si potrebbe concepire una realtà globale senza prima possedere una identità nazionale? E’ come chiedere di amare il prossimo senza amare se stessi.

Roby Cronaca di attualità (continua da pagina 1, 2) partenrs tecnologici quali Waveng e Sismlab. Partendo dalle specifiche esigenze e dalle criticità che interessano il Ponte girevole, si è messo a punto un sistema di monitoraggio chiamato THOR basato su sensori progettati con tecnologia wireless gprs utili per rilevare ogni spostamento anomalo della struttura durante il passaggio degli automezzi. In seguito a questi rilievi i lavori di manutenzione risulteranno molto più agevoli ed immediati e con costi molto contenuti. Lo scopo di questi interventi è quello di poter utilizzare la struttura per almeno altri cinquant´anni. I tarantini possono quindi stare tranquilli, il rapporto di odio e amore con il loro Ponte Girevole continuerà ancora per molto tempo e con orgoglio lo mostreranno al mondo.

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ITALIA …

…UNITA,

chi è costei?

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Dal 3 Gennaio 2011 i quiz per la patente B hanno subito diverse modifiche: il numero delle doman-de è passato da 30 a 40; non ci sono più 3 domande per ogni quiz; gli argomenti sono 25; l'esame si svolge solo su supporto informati-co. Se prima infatti venivano poste 10 domande che prevedevano tre risposte ciascuna, oggi vengono poste 40 domande con una sola soluzione, o vera o falsa. Questa notizia ha spaventato molto tutti coloro che sono vicini al compiere il diciottesimo compleanno, ma possono dormire sogni tranquilli perché le nuove domande, pur es-sendo più impegnative, sono prive di affermazioni trabocchetto che in passato traevano in inganno l´esa-minato ( sono state eliminate ad esempio le doppie negazioni ). Sarà considerato idoneo il candi-dato che commetterà un massimo di quattro errori. Le domande sono tratte, con criterio causale, dai 25 capitoli da cui è composto il data-base. Per ognuno dei quindici ca-pitoli che concernono gli argomenti maggiormente rilevanti ai fini della sicurezza della circolazione stra-dale, le domande proposte al can-didato sono due, mentre per ognu-no dei dieci capitoli della si-curez-za della circolazione, viene pro-

posta una sola domanda. La nuova procedura consente, da una parte, di verificare la cono-scenza generale del candidato su tutto il programma d´esame e, dall´altra, di accertare una sua più approfondita conoscen-za delle nozioni che in maggior misura possono generare situa-zioni di pericolo durante la circo-lazione. Ma la riforma, oltre che interessare le patenti di guida, riguarda altresì la potenza della vettura. Il 9 febbraio, infatti, sono entrati in vigore i limiti di potenza a cui i neo-patentati so-no soggetti per tutto il primo an-no di guida. La potenza assoluta non può superare i 70 kilowatt che equivalgono a poco meno di 100 cavalli; questo vale anche per i veicoli M1, ossia quelli con un massimo di 8 posti compreso il conducente. Per qualsiasi tipo di veicolo, inoltre, vale il limite in rapporto alla potenza massi-ma e al peso, ovvero 55 kilowatt per tonnellata. Questo provvedi-mento è stato adottato al fine di limitare gli incidenti stradali, dato che la maggiore incidenza è provocata da giovani paten-tati. Staremo a vedere!

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OBIETTIVO: DIMINUIRE IL NUMERO DI INCIDENTI

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Il torneo del Paesaggio

L’IMPORTANTE È STATO PARTECIPARE

Anche quest’anno il FAI, Fondo Ambiente Italiano , una fondazione nata nel 1975, senza scopo di lucro, per tutelare e rendere sempre vivo e fruibile a tutti il più grande patrimonio artistico e naturalistico italiano, ha siglato un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione , dell’Università e della Ricerca finalizzato alla for-mazione delle giovani coscienze sui temi della conoscenza e del rispetto, ma anche della salva-guardia e della valorizzazione del patrimonio d’Arte e Natura Italiana. Anch’io quest’anno, per la prima volta, pur frequentando una prima classe, ho avuto la fortuna di par-tecipare , insieme ad altre compa-gne, al corso formativo che si è tenuto nelle ore pomeridiane nella nostra scuola per interessamento delle professores-se di scienze Tommaselli e Mascellaro. Il “ Tor-neo del Paesaggio” è una gara di cultura a squadre , formate da studenti delle scuole secondarie di II ° grado. Esso si è articolato in tre fasi eh ha avuto lo scopo di sensibilizzare e far conoscere ai giovani l’immenso patrimonio Paesaggistico Italiano. Nella 1° fase eliminatoria siamo stati suddivisi in squadre di massimo tre partecipanti, e ci siamo con-

frontati tra di noi rispondendo ad una serie di domande sul Pae-saggio e sui siti dell’UNESCO, prima di poter accedere alla fase regionale della gara. Con un po’ di impegno e tanta buona volontà , il mio gruppo è riuscito a superare questa prima fase iniziale, e ad accedere con grande soddi-sfazione alla fase intermedia regionale. In quell’occasione ci siamo ritrovati a competere con studenti provenienti dalle varie scuole della Puglia , per noi tutte è stata una grande e bella espe-rienza che ci ha aiutato non solo a socializzare con gli altri studenti, ma anche a responsabilizzarci nei confronti delle straordinarie bellez-ze paesaggistiche e degli inesti-mabili tesori artistici che da sem-pre caratterizzano e impreziosi-scono il nostro Paese. Purtroppo per una manciata di punti non siamo riuscite a superare la prova intermedia per accedere alla fase finale. L’importante per noi, co-munque, non è stato vincere, ma partecipare perché il confrontarsi , il gareggiare con prove che hanno messo in gioco le nostre capacità individuali e di gruppo sono state già delle esperienze indimenticabili che ci serviranno nel prosieguo della vita.

Immagine del Monastero di Torba nel Varesotto

Cronaca d’’Istituto Vany I A Turismo

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Per celebrare la 19ª edizione della giornata Fai di primavera, la sesta per Taranto, sabato 26 e domenica 27 in 260 località, in tutte le regioni, sono rimasti aperti al pubblico 660 beni architettonici. Per la nostra pro- vincia è stata prevista l’apertura straordinaria di due beni eccle- siastici: il Palazzo Arcivescovile di Taranto e la Chiesa di Santa Maria del Pesco, oggi conosciu-ta come Santa Maria dell’As- sunta a Castellaneta . Giorno 26 marzo, anche la mia classe, la i A Turismo, ha fatto parte del pubblico di visitatori del Palazzo Arcivescovile, la sede dell'Arci-vescovado situata nel Borgo Antico della città dove le guide ci hanno permesso di fare una visita interessante al suo interno. L'edificio ha una struttura qua-drangolare e i suoi ambienti si sviluppano intorno ad un cortile interno. Appena entrati c´era un grandissimo cortile, dove al suo interno si trovavano tante porte che portavano a delle stanze. è. La prima stanza che abbiamo visitato era una stanza grandis-sima con pareti decorate e an-che il soffitto era decorato da 3 stemmi. La stanza si chiama "La stanza dei Papi". La se-conda era molto più piccola di quella precedente ed era chiamata

Cronaca d’’Istituto Ale I A Turismo

"Quarto di mare", proprio perché aveva le pareti come il colore del mare ed era tutta rappresentata da simboli mari-ni. Dopo abbiamo visitato "Sala Caetani", dove al suo interno c´era un dipinto, "Il sogno di San Giuseppe", che rappresentava Giuseppe quando ebbe in sogno l´Arcan-gelo Gabriele che li comuni-cava del figlio che aspettava Maria, e c´era anche un affre-sco che rappresentava come una finestra aperta, ovviamen-te non vera ma dipinta. Dopo aver superato, senza poterci accedervi, una piccola cappel-la, abbiamo attraversato "il Corridoio Frangipane", arre-dato di sedie e di un tavolino al centro. Nella stanza succes-siva c´era un quadro chiamato "Taranto nel 1997", dove si trovava di Taranto solo la parte vecchia e tutti i paeselli come Rocca, Monteiasi, ecc. L´ultima stanza è stata la biblioteca, usata anche come teatro oltre che come sala di lettura. Riguardo la storia di questo edificio, costruito probabilmente nel XI secolo, quando l'Arcivescovo Drogone decise di ampliare la

6a edizione primavera FAI a Taranto VISITA AL PALAZZO ARCIVESCOVILE

Una veduta del Palazzo Arcivescovile di Taranto

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VISITA AL MUSEO UN VIAGGIO NELLA CITTA’ GRECO - ROMANA

Cronaca d’’Istituto Fedi, Rika, Manuel I C Marketing (continua a pagina 8)

Accompagnati dalla nostra docente di italiano, la mattina del 22 Marzo 2011, noi ragazzi della 1C Marketing ci siamo dedicati alla scoperta della storia della nostra città, andando a visitare il museo nazionale archeo-logico. Entrati nella hall, siamo stati accolti da una scultura raffigurante la testa di Eracle. Facente parte dell´antica città greca, questo capo apparteneva al colosso collocato sull´antica acropoli. In realtà, non è la testa originaria della scultura, bensì una copia. In un primo momento, infatti, con la conquista di Taranto da parte dei romani, il colosso venne spedito a Roma. Successivamente, un altro conflitto fece sì che la statua venisse sciolta e dal bronzo ottenuto venissero ricavate delle monete e delle armi.

Dopo aver osservato per un po´ questa grande testa, la guida ci ha condotti a primo piano. Qui inizia la nostra visita attraverso: LE METOPE. Si tratta di cosiddetti "segnacoli" che individuano un tempio funerario e raffiguravano scene attraverso le quali possiamo capire di che tipo di uomo o di donna si trattasse. Su questa metopa era rappresentata una scena di guerra, quindi l´uomo raffigurato in una lotta con un indigeno (venivano chiamati indigeni coloro facenti parte delle popo-lazioni autoctone del luogo prima dell´ arrivo dei greci), doveva essere stato un guerriero. Inoltre, queste metope venivano realizzate in pietra calcarea, ricavate dalle cave di Ostuni, in quanto si trattava di una pietra morbida e quindi facilmente model-labile. LE CARIATIDI. Siamo stati di fronte a delle porte che conducevano ad una tomba sotterranea, raffiguranti donne nella posi-zione di mantenere il tetto. Di queste quattro sculture, tre sono originarie e realizzate in pietra calcarea e una è una copia realizzata con rocce sintetiche del- la scultura che si trova ad Ostuni

IL CAPO DI UNA DONNA IN TERRA-COTTA. Questo capo rappresenta l´acconciatura tipica delle donne più importanti della città portata durante le cerimonie a cui prendevano parte. Insieme a questa scultura in terracotta, troviamo anche gli accessori da loro indossati (Tutti rigorosamente in oro), tra cui una catenella che richiama le donne egizie e che veniva cucita sull´abito delle signore per ornarlo. ORECCHINO A NAVICELLA IN ORO Orecchino a navicella in oro E´ un orecchino realizzato in oro, molto particolare nella decorazione, con due ali alle estremità. Queste ali, insieme, prendono il nome di "Nike", dalla Dea Nike, simbolo della vittoria Schiaccianoci in bronzo Si tratta di un ipotetico schiaccianoci a forma di avambracci femminili. SCHIACCIANOCI IN BRONZO. Si tratta di un ipotetico schiaccianoci a forma di avambracci femminili in bron-zo, con bracciali serpentiformi in oro. Gli archeologi pensano rappresenti un vecchio schiaccianoci per via di un meccanismo che si trova all´interno

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Testa di Eracle

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delle due mani e produce lo stesso movimento dell´utensile utilizzato per schiacciare le noci. IL DIADEMA. Questo diadema apparteneva alla principessa di Taranto ed è stato realizzato in oro e smalti con una lavorazione di notevole riguardo. STELE FUNERARIA IN MARMO Anche questa stele, come le metope, rappresenta un segnaco-lo che individua un vecchio guerriero. Questi venivano rap-presentati in nudità, poiché in Grecia era molto venerato il culto del corpo, in questo caso il corpo nudo rappresentava un´offerta agli Dei. Anche alle Olimpiadi i partecipanti gareggiavano nudi con il corpo cosparso di uno strato abbastanza spesso di oli profumati. Perciò ai giochi vi po-tevano assistere solo gli uomini e le donne sposate. MONETE IN ARGENTO (LE TARAS). Si tratta delle monete utilizzate nell´antica città quando venne conquistata dai romani. Tutte realizzate in argento, il loro valore era calcolato in base al peso (Misurato in grammi). Queste monete prendono il nome di "Taras" (Da cui nasce il nome di "Taranto"), il Dio che raggiunse la città cavalcando un delfino e raffigurato sulle stesse. IL TRICLINUIM. Durante il nostro percorso ci siamo imbattuti in diversi mosaici, la maggior parte dei quali rappresenta il triclinuim, la stanza della domus destinata ai banchetti. Qui vi tro-vavamo tre lettini, su cui mangia-

vano distesi i signori, disposti in-torno ad un tavolino basso su cui veniva disposto il cibo e ad un cra- tere grande contenente del vino. I banchetti, infatti, venivano dedicati al Dio Bacco, appunto il Dio del vino. Il PAVIMENTO DELLA DOMUS. Un altro mosaico, la cui decorazio-ne era rappresentata da figure geo-metriche, doveva rappresentare probabilmente il pavimento di una stanza molto ampia, forse il sog- giorno, in quanto la decorazione geometrica era adottata quando si trattava di una stanza molto am-pia, in cui una decorazione partico-lare avrebbe richiesto molto tempo. IL PAVIMENTO DELLE TERME PENTASCINESI Il mosaico finale in cui ci imbattia-mo rappresenta il pavimento delle Terme Pentascinesi, la cui costru-zione fu voluta dall´imperatore Au-gusto. Egli fece costruire un acque-dotto per portare qui l´acqua e al-cuni resti di questa costruzione li ritroviamo ancora oggi nella nostra città. Conclusa la visita al museo, la no-stra professoressa Epifani, si è of-ferta di condurci alla chiesa di San Pasquale Baijlon. Qui un monaco ci ha condotti nella visita dell´edificio, spiegandoci che, inizialmente, il ter-ritorio del loro convento faceva par-te dell´attuale museo. Fu proprio qui che Sant´Egidio, uno dei protet-tori della nostra città, ebbe la sua vocazione dimostrata da due qua-dri presenti nella pinacoteca della chiesa.

EVIDENZIAMO UNA TEMATICA 1

CENTOCINQUANT’ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA

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Capo di donna aristocratica In terracotta Schiaccianoci in bronzo Orecchino in oro

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Cronaca d’’Istituto Fedi,Rika, Manuel IC Marketing da pag. 8

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La Redazione di Bachelet News, in onore dei CENTOCINQUANT’ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA , ha ritenuto opportuno, per non incorrere nella solita retorica e, nello stesso tempo, per catturare l’attenzione dei giovani lettori, ricorrere al linguaggio di un giovane autore, Roberto Saviano, noto, come ben sapete, per il libro Gomorra del 2006, tradotto in più di cinquanta Paesi e fonte di ispirazione per un film premiato al Festival di Cannes. Ma Saviano è pure noto per vivere sotto scorta dallo stesso 2006 in seguito alle minacce rice-vute dai clan che lui ha coraggiosamente denunciato nel suo libro. Ebbene, l’impegno civile che lo ha sempre distinto da allora in poi è stato determinante per la nostra scelta, tanto più se si considera che il testo da noi proposto è un efficace discorso che l’autore napoletano de-dica alla nostra unità. Il testo è tratto dal libro “Vieni via con me”, dove sono raccolti i monologhi che hanno scandito la trasmissione omonima Rai di Fabio Fazio: otto capitoli per otto storie per analizzare, con il linguaggio rapido e deciso della denuncia e commosso del racconto, le ferite vecchie e nuove che affliggono il nostro Paese, dal mancato riconoscimento del valore dell’Unità nazionale (l’argomento del testo proposto) al subdolo meccanismo della macchina del fango all’espan-sione della criminalità al Nord e all’infinita emergenza rifiuti a Napoli. Segue poi il contributo di due alunne della prof.ssa Nunzia Epifani.

Ho tra le mani un bandiera italiana. La prima bandiera italiana, prima ancora che ci

cucissero al centro lo scudo sabaudo. Mi piace averla tra le dita perché credo che sia

qualcosa di più di un simbolo. Tutte le bandiere sono dei simboli, simboli in cui i popoli si

riconoscono. Ma questa bandiera non è solo un simbolo, un oggetto utile a rappresentare

l´unita del Paese. Questa bandiera, mi piace ricordarlo soprattutto da meridionale, rappre-

senta anche l´idea di un Paese nato da un sogno. È la traccia di un sogno. Dietro il sangue, i

moti, i personaggi, le date, noi italiani abbiamo una fortuna: a differenza di quanto è accaduto

in Spagna, in Francia, in Germania, l´Unità d´Italia è stata un sogno, non un semplice

progetto, non solo un patto tra nobili. Nella testa di Mazzini, nelle lezioni di Pisacane, nel

sogno di centinaia e migliaia di pensatori re-pubblicani, di unitarismi, l´Italia unita non era

semplicemente l´unione di regioni geograficamente vicina e nemmeno, com´è capitato in altri

Paesi, un´intesa di aristocrazie o di gruppi di potere. Nella testa di quegli uomini, L´unità

d´Italia era la sola condizione per emancipare dall´ingiustizia il popolo italiano, dopo tre secoli

di dominazione straniera. La strada non poteva che essere l´unità, ecco perché per loro

quella bandiera diventò il simbolo della possibilità di emanciparsi dalla sofferenza, dalla

miseria, dall´ingiustizia. Questo era il loro sogno.

È evidente che la grande idiozia che stiamo ascoltando in questi anni, secondo la quale

spac-care il Paese sarebbe un modo per renderlo più forte, non è solo un discorso miope, è

anche storicamente insostenibile. Se guardiamo la cartina e all´Italia preunitaria, il Regno di

Sardegna, il Regno sabaudo, sarebbe una piccola casa reale sotto la Francia. Sarebbe la

periferia francese. E cos´altro sarebbe il Lombardo - Veneto, se non la periferia austriaca?

E lo Stato pontificio al centro di uno Stato simbolico. Senza l´Unità d´Italia torneremmo ad

essere anche og-gi la periferia di qualcuno. La centralità e l´unità del Paese avevano un´altra

idealità, un altro pro-getto: "Decidiamo noi del nostro destino". Chi oggi pensa di poterlo

spaccare non fa che arretra-re, indebolirci, distruggere quello che era stato un grande sogno:

la possibilità di disegnare un destino diverso, il sogno di poter vedere l´unione del Friuli e

della Calabria in un´unica lingua, un unico sangue, un´unica patria.

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All´inizio del processo unitario la speranza era che l´Italia potesse farcela a liberarsi da sola, senza l´aiuto delle potenze straniere. Si credeva che fosse il Sud, il più lontano dalle guarnigioni austriache del Lombardo - Veneto, il luogo da cui potesse partire la spinta per un´Italia unita e repubblicana. Tra l´altro a Napoli nel 1799 c´era stata l´unica vera rivoluzione giacobina d´Italia. Da Napoli erano partiti gli ideali della Rivoluzione francese: Antonio Genovesi, Gaetano Filangieri e l´abate Galiani avevano ispirato i rivoluzionari francese da Marat e Danton. Non a caso, tre giacobini napoletani sono considerati i primi martiri del Risorgimento: Vitaliani, Galiani e De Deo. Mi tornano spesso alla mente anche i martiri cala-bresi Michele Bello, Rocco Verdurci, Gaeteno Ruffo, Domenico Salvatori, Pietro Mazzoni. Avevano tra i ventitré e i ventotto anni. Si erano for-mati tutti a Napoli, dove avevano studiato Giurisprudenza. Il nonno di Verduci era stato uno dei fondatori della Repubblica partenopea. Sono cinque nomi pressoché sconosciuti, cinque ragazzi morti poco più che ventenni per il sogno di fare l´Italia unita, di unirla partendo dal Sud. Sono i martiri di Gerace, nelle Locride, dove il primo ottobre 1847 vennero condannati a morte per aver guidato la rivolta che nei primi giorni di settembre avevano infiammato la zona. Il giorno seguente la sentenza venne eseguita e i corpi dei cinque patrioti gettati nella " lupa ", la fossa comune, in segno di disprezzo. Il processo che emise le condanne fu sommario, già deciso in partenza, a meno che qualcuno dei ragazzi non fosse stato disposto a tradire, a fare i nomi di altri insorti. Ma nessuno tradì. Così come non tra-dirono molti altri, ragazzi, uomini giovanissimi, che nelle carceri arrivarono piuttosto al suicidio. Succedeva anche che la polizia, accompagnando i condannati al patibolo, li facesse passare sotto le finestre della loro casa nell´estremo tentativo di farli confessare, fargli fare i nomi dei loro compagni, in cambio della vita. Andrea Vochieri, un avvocato di Alessandria, e Amatore Sciesa, il tappezziere milanese che passando sotto casa disse ai gendarmi " Tiremm´ innanz " (tiriamo dritto), sono solo alcuni dei nomi di quelli che non cedettero. Non è credibile che la spaccatura del Paese sia oggi la soluzione ai suoi problemi. La continuità con quegli ideali risiede invece nel pensare che siamo migliori della nostra classe politica, che il Paese ha voglia di essere ridisegnato, che ha voglia di fare, che i talenti vogliono finalmente emergere, che si vuole smettere di pensare che i più bravi arrivano ultimi e imparare a poter so-gnare che i più bravi arriveranno primi. Significa sognare con l´idealità che fu degli unitaristi. Accarezzare l´idea di poter costruire questa Italia significa essere veramente eredi di quello che è stato il pensiero dell´Unità italiana. È il contrario delle balle che racconta la Lega quando afferma che il Sud è un peso per il Nord. O quando per esempio intitola a Carlo Cattaneo il centro di ricerca. Compito della Fondazione Amici di Carlo Cattaneo - fondata a Besozzo, in provincia di Varese, e il cui presidente onorario è il senatore Umberto Bossi - è quello di valorizzare i documenti inediti prodotti da Carlo Cattaneo durante il suo esilio a Castagnola, nel Luganese, fra il 1848 e il 1869. Ma la tradizione federalista italiana da Cattaneo in poi è tutto il contrario del federalismo egoista della Lega. Quello di Cattaneo era un federalismo solidale, che stabiliva un nesso tra benessere e autogoverno cittadino. I suoi modelli erano la Confederazione elvetica e gli Stati Uniti: i piccoli comuni erano per lui la "spina dorsale" della nazione e costituivano "la nazione nel più intimo asilo della sua libertà". Neanche quando nel 1861 nacque l´Italia, e nacque monarchica e centralista, neanche in quel momento il repubblicano e federalista Cattaneo si sognò di parlare di secessione.

Io forse sono un privilegiato perché sono figlio di un padre napoletano e di una madre di origine ligure. Ho il sangue del Sud e il sangue del Nord. Sono cresciuto con i ricordi mazziniani di mio nonno Carlo e i racconti briganteschi di mio nonno Stefano. Spesso i miei antenati hanno pagato per questi loro ideali. Ma dalla tradizione orale della mia famiglia mi è arrivato, come una cantilena, il giuramento che i ragazzi facevano quando diventavano membri della Giovine Italia. Mi pia-ce ricordarlo perché racchiude nelle sue parole l´impegno, il sogno e il sacrificio dei giovani che hanno fatto l´Italia, che non possono essere cancellati dalle grida secessioniste, dalla superficialità, dalle varie Padanie e dalle camicie verdi. E dall´egoismo di chi crede che l´Unità sia un danno e non un vantaggio per tutti.

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“ Io do il mio nome alla Giovine Italia, associazione di uomini credenti nella stessa fede. Giuro, invocando sulla mia testa l´ira di Dio, l´abominio degli uomini

e l´infamia dello spergiuro, s´io tradissi in tutto o in parte il mio giuramento. Giuro di uniformar-mi alle istruzioni che mi verranno trasmesse, nello spirito della Giovine Italia, da chi rappresenta con me l´unione de´ miei fratelli, e di conservarne, anche a prezzo della

vita, inviolati i segreti. Giuro di consa- crarmi tutto e per sempre a costituire con essi l´Italia in nazione una, indipendente, libera, repubblicana. “

[ cap. 1 di Vieni via con me ]

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Roberto Saviano nella presentazione di “Vieni via con me” alla Feltrinelli di Bari il 14 marzo

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I " 150 ANNI DI UNIFICAZIONE ": RIPERCORRIAMOLI ATTRAVERSO ALCUNE RIFLESSIONI.

Quest´anno in occasione dei "150 anni di unificazione dell´Italia", si festeggia un secolo e mezzo di storia della nostra nazione e il presidente Napolitano ha sancito tale giorno come festa nazionale. La storia dello Stato italiano nacque nel 1861, il 17 marzo, con la proclamazione ufficiale e Vittorio Emanuele II fu il primo re d´Italia. Il neonato Stato italiano, con questo assetto politico guidato dallamonarchia costituzionale (Statuto Albertino), si trovò difronte a gravi problemi da risolvere: voleva creare una moneta unica, non c´erano risorse , mancavano perciò strutture e bisognava creare una nuova legislazione e un comune sentimento di unità. Questo sentimento si è però affievolito negli anni. Quella fiamma che era viva e ardeva nel cuore dei garibaldini che con ogni sacrificio cercarono l´unità del Paese, oggi non è molto sentita. Ci si sente italiani solo durante i mondiali di calcio , quando la nostra squadra nazionale deve affrontare gli altri Paesi e, allora, vediamo sventolare le bandiere mentre il tricolore tinge le magliette e tanti altri gadget. Ma non dovremmo essere sempre italiani? Quante volte ci disinteressiamo dei problemi del nostroPaese e non difendiamo le nostre radici! Anzi , in tante discussioni , parliamo in modo negativo dell´Italia perché siamo un Paese esterofilo, denigrando le tante risorse che invece possiede l´Italia. Bisogna valorizzare la nostra "italianità", a livello di pensiero, perché l´Italia è sempre stata terra di scrittori e intellettuali vantando anche un illustre passato storico ma non solo. L´Italia ha settori come la "moda" e la "cucina" con prodotti DOP di origine controllata e protetta che vengono invidiati da tanti Paesi nel mondo che cercano di copiare.

Amare il proprio Paese significa difen-derlo sempre ed evitare di dividerlo perché è come amputare un corpo a una parte vitale ed essenziale, perché la vera parte malata è quella che porta alla discriminazione, al razzismo di ogni genere. Nonostante questo , tutti noi dobbiamo essere e sentirci fratelli, perché altrimenti sarebbe inutile insegnare nelle scuole la solidarietà, la fraternità tra i popoli, quando nella stessa nazione si nutrono odi e ostilità. Noi non dobbiamo portare guerre dove non ce ne sono, non siamo nemici, ma fratelli della stessa terra: l´Italia. Non dobbiamo dimenticare le lotte e i sacrifici di tutti coloro che, sia combattenti che poeti e scrittori, hanno pagato con la loro vita per la realizzazione di un sogno: l´Italia unita, senza dimenticare il ruolo delle donne. Anche loro hanno contribuito in modo rilevante all´unità d´Italia. Ma le loro imprese sono assenti nei libri di storia. Forse è una storia scritta con inchiostro invisibile quella della donna e dell´unità d´Italia. Eppure le donne hanno sempre dimostrato di essere operose, importanti, anche se taciute come spesso accade per l´agire femminile. La ricorrenza dell´Unità d´Italia potrebbe essere l´occasione per ripensare al ruolo e alla presenza delle donne nel percorso storico, che ha portato all´Unificazione. Le donne hanno pagato in tutti i modi per un´ Italia libera e unita. Hanno perso beni , figli, o la loro stessa vita. Insomma, affinché tutto questo scorrere di sangue non sia stato inutile, alimentiamo l´amore per la nostra nazione, perché, mentre disgregare significa distruggere, unire è creare il nostro futuro tutti insieme sotto la stessa bandiera .

La Redazione BACHELET NEWS

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INSALATA DI MARE INGREDIENTI PER 4 PERSONE

• 1,12 kg di cozze taratine • 600g di vongole francesi

• 4 conchiglie • 600g di gamberetti

• 600g di polipetti • 1 limone

• un cucchiaino di mostarda francese forte • un bicchiere di olio extravergine di oliva

• 2 spicchi di aglio • prezzemolo abbondante

Lavare tutto il pesce, far aprire a fuoco le vongole in una pentola con coperchio, conservando

poi il liquido di cottura. Sgusciarle tenendo le conchiglie da parte; metterle in una pentola con

un litro di acqua e odori da brodo (cipolle, sedano, carote, rosmarino, maggiorana, timo)

facendole bollire per 20 minuti. A questo punto buttare le valve (i gusci) delle cozze e delle

vongole: filtrare il brodo per poi rimetterlo in pentola con i gamberi. Farli bollire per 3 minuti e

sgusciarli. Filtrare nuovamente il brodo con un colino dalla trama fitta e far bollire i polipetti e i

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CULTURA E CIBO

I mitili allevati nei mari di Taranto, le nostre cozze, sono i più pregiati d'Italia. La loro raffinatezza e il gusto particolarmente delicato non sono paragonabili a quelli dei loro simili cresciuti negli altri mari o addirittura nelle lagune dell’Italia Settentrionale o di altri paesi. La qualità delle cozze di Taranto prevale nettamente, anche per le particolarissime caratteristiche delle acque nelle quali l’allevamento avvie-ne. Le origini della mitilicoltura a Taranto sono antiche. Già nel '500 era praticata in Mar Piccolo e i caratteristici pali di castagno che fuo-riescono dal mare fanno da sempre parte del panorama della città. La pro-duzione annua ammonta attual-mente a 30 mila tonnellate ed è in ogni modo

insufficiente a coprire le richieste che arrivano dai mercati. Per questo motivo molte volte sono spacciate per tarantine cozze prodotte altrove. Taranto ha esportato le tecniche d’allevamento e ha dato impulso a questa attività dove prima era sconosciuta. L’importanza di questo prodotto, specie in questo periodo dell’anno, è testimoniata da tante ricette tipiche e ben note non solo ai ristoranti, ma anche alle nostre tavole. La ricetta che vogliamo proporvi noi della Redazione non è una di quelle note e ci è stata proposta, con il permesso di divulgarla, dai genitori di un alunno del nostro Istituto. A quanti la proveranno, buon appetito! La Redazione BACHELET NEWS

Intervento alla tematica di Fedi, Rika e Manuel I C Marketing

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calamaretti. Sgocciolarli e tagliare a pezzetti i polipetti, preparare una salsina con 100g di olio,

aggiungere:un cucchiaino di mostarda, succo di un limone, spicchi di aglio, prezzemolo

tritato, sale e pepe. Mescolare con l´aiuto di una forchetta e versare sul pesce, mescolare,

coprire e tenere al fresco per almeno 30 minuti.

Cesare IV A Igea Film drammatico, thriller di Ricky Tognazzi Film drammatico di Lucio Pellegrini

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HIT PARADE FILM

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Tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e diretto da Ricky Tognazzi , Il padre e lo straniero racconta di Diego , deluso e carico di rancore, che stringe una profonda amicizia con un ragazzo siriano Walid , come lui padre di un bambino handicappato. L’amore smisurato di Walid nei confronti del proprio figlio consente a Diego di riavvicinarsi ai propri affetti, pur trovandosi coinvolto in una fitta rete di misteri.

Luca è un medico italiano che lavora in Kenia, in un piccolo ospedale umanitario. Mario è uno stimato chirurgo di una clinica privata romana, che lo raggiunge con la scusa di volerlo rivede-re dopo anni di distanza, ma in realtà per allon-tanarsi per qualche tempo dal suo luogo di la-voro. I diversi stili di vita non impediscono ai due di ritrovare l’amicizia di un tempo. Gli equi-libri faticosamente raggiunti sono destinati a saltare quando si presenta in Africa anche Gi-nevra, la donna che entrambi hanno amato e che ha sposato Mario …

Hai paura del buio ( drammatico di Massimo Coppola) Un giorno della vita ( drammatico di Giuseppe Papasso) Baciato dalla fortuna ( commedia di Paolo Costella) La Redazione BACHELET NEWS

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ERESIA DELL’ANNO 2010: LA CINA NON ONORA IL SIMBOLO DELLA BATTAGLIA PER I

DIRITTI CIVILI E UMANI

matari e i creatori del “Manifesto ’08 della democrazia in Cina”. Liu ha costantemente sottolineato questi diritti violati dalla Cina. La campagna per il rispetto e l’applicazione dei diritti umani fondamentali è stata portata avanti da tanti cinesi e Liu è diventato il simbolo principale di questa lotta». Amnesty International ricorda inoltre che «Liu Xiaobo è stato tra i promotori di “Carta 08″, un manifesto in favore di riforme politiche e legali e di un sistema democratico e rispettoso dei diritti umani, sottoscritto originariamente da 300 personalità e in seguito da oltre 12.000 cittadini cinesi» e che Liu venne arre-stato poco prima di riuscire a diffondere on line il manifesto di “Carta 08″. Il presidente Usa ha definito Liu «un portavoce coraggioso ed eloquente per il progresso dei valori umani attraverso mezzi pacifici e non violenti, compreso il suo sostegno per la democrazia, per i diritti umani e il rispetto della legge». Obama ha quindi chiesto al governo cinese di liberare Liu «al più presto». «Negli ultimi 30 anni la Cina ha fatto enormi progressi nel campo delle riforme economiche, migliorando la vita della sua popolazione e strappando centinaia di milioni alla povertà - ha affermato Obama - Ma questo premio ci ricorda che la riforma politica non ha avuto lo stesso ritmo e che i diritti umani di base di ogni persona devono essere rispettati. Chiediamo al governo cinese di liberare Liu al più presto». Intanto né Liu Xiaobo, né un componente della sua famiglia ha potuto partecipare all’attribuzione del Nobel per la pace. Se questa non è una eresia, come la delfinereste?

il Premio Nobel per la Pace 2010 è stato dato a uno dei più celebri dissidenti politici della Cina, lo scrittore Liu Xiaobo, che sta scontando in carcere una condanna di 11 anni per reati di opinione. Un personaggio scomodo, che non a caso venne condannato il giorno di Natale del 2009, nella speranza che la coincidenza con la festività faces-se passare sotto silenzio, in Occi-dente, la notizia della condanna. Il Comitato per il Nobel motiva in questo modo l’attribuzion e del premio : «Durante gli ultimi decenni la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo, e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena interna zio-nale, che riguarda anche i diritti politici. L’articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica». Per oltre due decenni, secondo il Comitato del Nobel, «Liu è stato un grande difensore dell’applicazione di questi diritti, ha preso parte alla protesta di Tienanmen nell ’89, è stato tra i fir-

La Redazione BACHELET NEWS

N.B. Abbiamo preferito costruire questo servizio riferendo alcuni degli interventi più autorevoli per esprimere la nostra indignazione silenziosa, ma anche la nostra speranza che quanto è accaduto in Cina non si ripeta mai più.

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L´8 marzo è ormai da anni la giornata internazionale dedicata alla donna. Nata come un momento di commemorazione, oggi è diventata una festa incentrata sul consumismo e sul guadagno di fiorai e ristoratori. L´8 marzo deve essere, invece, un giorno dedicato alla rivendicazione delle conquiste ottenute e deve servire per capire quanto ancora bisogna fare affinché la donna sia realmente alla pari dell´uomo in tutto il mondo. Le donne non sono né schiave né oggetti, ma semplicemente "donne"! Simona V A Mercurio Ogni anno, con l´avvicinarsi dell´8 marzo ,molti uomini prenotano un tavolo al ristorante e corrono al fioraio più vicino per comprare un mazzo di mimose, ma la maggior parte di loro e delle stesse donne alle quali è dedicato questo giorno non è a conoscenza della vera natura di questa "celebrazione". La nostra Costituzione riconosce tutti i diritti inviolabili e tra i principi fondamentali c´è la parità della donna anche nel mondo del lavoro. Il secondo comma dell´art. 3 della Costituzione enuncia anche che lo Stato deve rimuovere tutti gli ostacoli che si pongono nell´assicurare questa uguaglianza anche se spesso ciò non avviene. Non è ormai una novità ascoltare al telegiornale casi di soprusi da parte del datore di lavoro nei confronti di dipendenti donne, spesso a causa della maternità. Grande importanza ha assunto, a tal riguardo, il decreto legge del 23 febbraio 2009 numero 11, che ha integrato lo stalking nel nostro ordinamento giuridico. Fabio V A Mercurio Nonostante il crescente consumismo che la caratterizza, la giornata della donna deve

.“Grazie a te, donna - madre , che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, pun-to di riferimento nel successivo cammino della vita [...]. Grazie a te, donna - lavoratrice , impegnata in tutti gli ambiti del-la vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento [...]. Ma il grazie non basta, lo so. Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misco-nosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prero-gative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. […]. Sì, è l’ora di guardare con il coraggio della memoria e il franco riconoscimento delle responsabilità alla lunga storia della umanità, a cui le donne hanno dato un contributo non inferiore a quello degli uomini, e il più delle volte in condizioni ben più disagiate [...]. Rispetto a questa grande, immensa «tradizione» femminile, l’umanità ha un debito incalcolabile. Quante donne sono state e sono tuttora valutate più per l’aspetto fisico che per la competenza, la professi onalità, le opere dell’intelligenza, la ricchezza della loro sensibi lità e, in definitiva, per la dignità stessa del loro essere! E che dire poi degli ostacoli che, in tante parti del mondo, ancora impediscono alle donne il pieno inserimento nella vita so-ciale, politica ed economica? Basti pensare a come viene spesso penalizzato, più che gratificato, il dono della materni-tà , a cui pur deve l’umanità la sua stessa sopravvivenza. Certo molto ancora resta da fare perché l’essere donna e madre non comporti una discriminazione . È urgente ottenere dappertutto l’effettiva uguaglianza dei diritti della per-sona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tute la della lavoratrice-madre, giuste progressioni nel- la carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia, il riconoscimento di tutto quanto è legato ai dirit ti e ai doveri del cittadino in regime democratico ”. [Lettera alle donne di Giovanni Paolo II, giugno del 1995] In autonomia dal testo, abbiamo dato la parola ai ragazzi.

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EVIDENZIAMO UNA TEMATICA 2 LA DONNA

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rimanere una ricorrenza importante del nostro calendario per ricordare tutte quelle donne che con il loro coraggio sono diventate il simbolo della ribellione femminile e della successiva conquista di quei diritti che rendono la donna uguale all’uomo. D´altra parte, Nonostante il crescente consumismo che la caratterizza, la giornata della donna deve rimanere una ricorrenza importante del nostro calendario per ricordare tutte quelle donne che con il loro coraggio sono diventate il simbolo della ribellione femminile e della successiva conquista di quei diritti che rendono la donna uguale all’uomo. D´altra parte, però, penso che la donna debba essere onorata e "festeggiata" ogni giorno se, come si evince dai dati l´ISTAT, le donne si sobbarcano ancora la maggior parte del lavoro familiare oltre ad avere un vero e proprio lavoro al di fuori delle mura domestiche. Parliamoci chiaro, la donna oggi ha assunto un ruolo importante nella società: senza di19ro capaci di andare avanti da soli. Chi si occuperebbe con tanto amore del proprio coniuge e dei propri figli dopo aver lavorato? Chi si occuperebbe della cura della propria casa pur avendo problemi di salute? Mimmo IV A Igea La donna è la persona più sensibile, più fedele, più costante, più tenace, più caparbia, più resistente, più pronta al perdono. La donna, essendo fatta per la gravidanza, ha una “robustezza” che gli uomini possono solo immaginare. Senza la donna non ci sarebbe la vita. Anna V A Mercurio

Evidenziamo una tematica (continua da pagina 16)

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Il romanzo inizia con una strage in un bosco, presso un paesino di montagna, Borgo San Giuda e, per motivi diversi, a questa vicenda sono collegati i due personaggi principali: Giovanna Gassino, giovane psichiatra che lavora per la ASL della provincia di Trento e Don Ermete, il parroco di San Giuda. Giovanna si chiede come sia possibile che sul suo dito indice si sia riaperta una cicatrice dopo ben quindici anni. Perché nel giorno e nell´ora della strage? Che cosa la lega a ciò che è successo nel bosco? Don Ermete <<L´ho detto ai carabinieri, l´ho detto al Procuratore, l´ho detto a tutti quelli che mi hanno chiesto "cosa avete visto?" : l´albero, abbia-mo visto, l´albero ghiacciato... Abbiamo visto l´albe-ro ghiacciato intriso di sangue>>. Che cosa è suc-cesso nel bosco? In un paesaggio ammontato di neve frasca? Perché i giornali parlano di UFO o di terroristi? Perché il Procuratore, una volta letti i fascicoli sui morti nel bosco, non aveva nemmeno per un secondo concepito di dire la verità? Perché l´idea che la gente sapesse com´erano morte quelle persone, semplicemente, non era riuscito a concepirla? XY è capace di tenere il lettore con il fiato sospeso, ma "non è" un "giallo". Leggendo questo romanzo il lettore è proiettato in un mistero che tocca le corde più profonde dell´animo umano. Scoprirà le paure, le angosce, il "male" non solo dell´animo di ogni uomo, ma anche della sua psiche.

Prof.ssa Valeria Zattoni

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Il nuovo romanzo di

Sandro Veronesi "XY" (Fandango Libri pagg 394, euro 19,50) Amate i "gialli" e i "mystery"? Allora non potete perdere il nuovo romanzo di SandroVeronesi! L’autore è nato a Firenze nel 1959. Nel 2000 vince il premio Campiello e il premio Viareggio con "La forza del passato." Nel 2006 vince il premio Strega con "Caos Calmo", romanzo tradotto in 20 lingue. Collabora con la Repubblica e La Gazzetta dello Sport..

PER I RAGAZZI DELLE CLASSI SUPERIORI CONSIGLIAMO

AMICO LIBRO 1

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AMICO LIBRO 2

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Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri

" La moneta di Akragas " (Skira, pagg 136 + ill, euro 15,00) Con questo romanzo, fra il giallo e lo storico archeologico , lo scrittore di Portoempedocleabbandona momentaneamente il commissario Montalbano e ci riporta indietro di molti secoli. La narrazione, infatti, inizia ad Akragas nel 406 a.C.: l’originaria Agrigento, dopo essere stata sottoposta ad un lungo assedio, cede ai Carta-ginesi e viene distrutta. Tra le file del continge-nte di Akragas c’è anche il mercenario Kalebas. Dopo essere scampato alla strage, tenta di fuggire dalla città portando con sé 38 monete d’oro. Il destino, però, gli è avverso: una vipera lo morde e Kalebas, in fin di vita, sparge lontano le sue 38 monete d’oro, prima di morire. La scena e l’ambientazione, poi, cambia e Andrea Camilleri ci porta a Messina nel 1908. Il terremoto si è appena abbattuto sulla città, devastandola. Il sisma, però, ha l’unico merito di riportare alla luce una piccola e antica moneta d’oro di Akragas, forse una di quelle appartenute a Kalebas, destinata, però, a lasciare la Sicilia per entrare a far parte della collezione numismatica dello Zar. Soltanto un anno dopo , nelle campagne di Vigata , un contadino riporta alla luce un’altra piccola moneta d’oro. Lui non ne conosce l’immenso valore, ma quella piccola moneta gli cambia ugualmente la vita. Infatti, come se fosse dotata di una propria volontà, misterio-samente sembra riuscire a reagire all’indole della persona che la possiede: se questa ha un animo buono e si comporta correttamente, la moneta fa del bene e migliora la sua vita; se, al contrario, l’animo del suo proprietario è mal-vagia, la moneta agisce di conseguenza. <<Sono monete appositamente coniate, da un lato c’è un’aquila ad ali aperte e una lepre, dall’altro un granchio e un pesce. Ognuna pesa 1,74 grammi d’oro …>>

PER TUTTI CONSIGLIAMO

Profssa Angela Vinci

La moneta di Akragas (407-406 a.C.) conservata al British Museum di Londra: una parente stretta di quella al centro del romanzo di Camilleri, che la immagina appartenuta a un mercenario

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Realizziamo, con pasta di fimo, orecchini, ciondoli e portachiavi in svariate e fantasiose forme, a partire da € 2,50 dietro prenotazione Vero e Vale III C Mercurio

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Nei mesi di Aprile/Maggio è previsto il completamento e/o lo svolgimento delle seguenti attività: Ecdl 5 modulo Cambridge Delf Trinity Progetto Educazione al sentimento Progetto alla legalità Alternanza Scuola Lavoro Viaggi di istruzione

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ANNUNCI LETTORI

BACHECA

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TOUR OPERATOR

UNA META PER IL 150NARIO della nostra UNITA’

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Aula del primo Parlamento Italiano In alto, in una lapide, si possono leggere le seguenti parole: «Quest’ aula, dove i rappresentanti del popolo subalpino co stantemente cospirarono sotto gli auspici della casa Savoia a preparare l’U nità d’Italia lasciando l’esempio della più grandi unità civili e politiche fu dichiarato m onumento nazionale con decreto del 04/03/1898».

La Redazione BACHELET NEWS (Il servizio Tour operator continua a pagina 21)

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Un po’ di storia: la prima seduta vera e propria del PRIMO PARLAMENTO UNITARIO avvenne esatta-mente centocinquant'anni fa, in una sala provvisoria costruita apposta nel cortile di Palazzo Carignano a Torino, già sede del Parlamento del Regno di Sardegna. Ancor oggi la sala del Parlamento è conservata intatta come allora, con evidenziato e ben riconoscibile il seggio di Camillo Benso Conte di Cavour , principale artefice dell'Unità d'Italia. Prima di diventare sede istituzionale dell'attività politica ed istituzionale, Palazzo Carignano era una dimora dei Savoia. Il primo ad abitare tra queste mura fu il Principe Emanuele Filiberto Amedeo di Carignano. In questo maestoso palazzo, nacque-ro Carlo Alberto (1798) e Vittorio Ema-nuele II (1820). Il salone, destinato alle feste, venne trasformato nel primo parlamento subalpino nel 1848. Dopo lo spostamento della Capitale d'Italia prima a Firenze e poi a Roma, il palazzo venne adibito a sede di vari istituti. Nei primi anni del '900 venne realizzato il Museo del Risorgimento, ancor oggi esistente. Attualmente hanno sede nel palazzo oltre al Museo del Risorgimento, anche la Deputazione subalpina di Storia patria, l'Istituto di Studi di Storia del Risorgimento e la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Piemonte.

Un progetto ambizioso per ampliare il Parlamento del Regno d'Italia venne redatto subito dopo l'Unità d'Italia. Come sappiamo, i lavori non vennero ultimati poichè la Capitale d'Italia venne spostata. Una delle più originali costruzioni del BAROCCO , fu realizzata nel 1679-1684 da Guarino Guarini su incarico del principe Emanuele Filiberto. La facciata in cotto è ad andamento curvilineo, con il corpo centrale ellittico aggettante anche verso il cortile interno. Dal vestibolo due scaloni in curva portano al piano nobile, dove era il salone delle feste trasformato nel 1848 in aula del Parlamento subalpino. Il palazzo venne raddoppiato dal lato interno con la creazione dell'ala ottocentesca di Giuseppe Bollati su disegno di Gaetano Ferri (1864-1871), con greve facciata verso la retrostante piazza Carlo Alberto. Questa, con monumento equestre a Carlo Alberto (Carlo Marocchetti, 1861), è delimitata sul lato opposto dalla facciata neoclassica delle ex scuderie delprincipe di Carignano, conglobata nel moderno edificio della Biblioteca Nazionale Universitaria (1959-1973).

Palazzo Carignano

La Redazione BACHELET NEWS (Il servizio Tour operator continua da pagina 21)

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Le prof.sse

Nunzia Epifani,

Angela Vinci,

Valeria Zattoni

responsabili dei lavori redazionali del BACHELET NEWS

ringraziano la Preside, il Vicepreside e i colleghi che hanno appoggiato

il progetto “ Studenti in redazione”;

i tecnici, che hanno aiutato nella grafica

e il prof. Santoro, che ha reso possibile la pubblicazione on line,

ma soprattutto gli ALUNNI che, in modo diretto o indiretto, hanno

collaborato al progetto.

ARRIVEDERCI AL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO CON IDEE NUOVE

RINGRAZIAMENTI