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TRA NATURALISMO E VERISMO 1 NoemiColangeli©gmail.com

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Breve sintesi su vita, opere e poetica di Giovanni Verga con approfondimento su Naturalismo e Verismo, Verga "fotografo" della realtà del Sud .

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Page 1: Noemi Colangeli_Giovanni Verga

TRA NATURALISMO E

VERISMO

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Page 2: Noemi Colangeli_Giovanni Verga

Per affrontare il Verismo italiano in modo

efficace è importante conoscere gli

aspetti che lo differenziano dal

Naturalismo francese e inglese.

Questa è una tabella comparativa che

riassume, appunto, i distinguo

fondamentali

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Page 3: Noemi Colangeli_Giovanni Verga

MOVIMENTI NATURALISMO VERISMO

LUOGO PARIGI, LONDRA

FRANCIA, INGHILTERRA

SICILIA,

ITALIA DEL SUD

CONTESTO STORICO II° RIVOLUZIONE

INDUSTRIALE

QUESTIONE MERIDIONALE

AMBIENTE OPERAI, MENDICANTI MINATORI, PESCATORI

INTENZIONE DEGLI

SCRITTORI

DENUNCIA SOCIALE E SPINTA AL

CAMBIAMENTO

CRONACA RASSEGNATA

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Page 4: Noemi Colangeli_Giovanni Verga

La teoria dell'impersonalità del Naturalismo francese fu applicata da Verga in forme del tutto autonome e originali. Essa comporta 1'"eclisse" dell'autore, che non giudica, ma ha il solo obiettivo di rappresentare fatti, oggetti e personaggi. L'autore mette il lettore dinanzi al «fatto nudo e schietto», senza filtrarlo attraverso il proprio punto di vista, e lo riferisce con le parole usate dalla narrazione popolare.

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Page 5: Noemi Colangeli_Giovanni Verga

LA RICERCA DI UN VALORE OBIETTIVO

DELLA RICERCA LETTERARIA

TROVA RISCONTRO IN VERGA

NEL SUO LAVORO FOTOGRAFICO

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Nacque a Catania nel 1840 da una famiglia ricca. Poté quindi permettersi di studiare in un paese, la Sicilia, dove l’analfabetismo toccava punte del 91%. 12

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Soggiornò dal 1970 a Milano, dove entrò a contatto con il movimento letterario della Scapigliatura e strinse amicizia con il teorico del Verismo, Luigi Capuana.

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I suoi primi 3 romanzi,

intitolati

Eva, Eros e Tigre reale

erano romantici e passionali

secondo la moda del tempo,

ma i testi del Naturalismo

europeo lo colpirono al

punto da abbandonare le

tematiche e lo stile che

avevano caratterizzato le

sue opere giovanili

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Page 16: Noemi Colangeli_Giovanni Verga

Questa conversione

letteraria si colloca

nel 1874, quando con

la novella Nedda

descrisse lo squallido

mondo dei braccianti

siciliani, aderendo al

Verismo teorizzato da

Capuana.

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Era una ragazza bruna, vestita miseramente; aveva quell'attitudine timida e ruvida che danno la miseria e l'isolamento. Forse sarebbe stata bella, se gli stenti e le fatiche non ne avessero alterato profondamente non solo le sembianze gentili della donna, ma direi anche la forma umana. I suoi capelli erano neri, folti, arruffati, appena annodati con dello spago …Gli occhi erano neri, grandi, nuotanti in un fluido azzurrino, quali li avrebbe invidiati una regina a quella povera figliuola raggomitolata sull'ultimo gradino della scala umana, se non fossero stati offuscati dall'ombrosa timidezza della miseria, o non fossero sembrati stupidi per una triste e continua rassegnazione. …Ella faceva da manovale, quando non aveva da trasportare sassi nei terreni che si andavano dissodando; o portava dei carichi in città per conto altrui, o faceva di quegli altri lavori più duri che da quelle parti stimansi inferiori al còmpito dell'uomo. La vendemmia, la messe, la raccolta delle olive per lei erano delle feste, dei giorni di baldoria, un passatempo, anziché una fatica. …

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Particolarmente produttivo fu il decennio

1880-1890, in cui scrisse le sue opere più

importanti, tutte in prosa:

NOVELLE

ROMANZI

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1a raccolta di novelle intitolata Vita nei

campi (1881), in cui è contenuta la

novella di Rosso Malpelo

2° raccolta di novelle intitolata Novelle

rusticane (1883)

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La novella di Rosso Malpelo è particolarmente interessante, non solo per il soggetto, ma anche per capire la tecnica narrativa di Verga. Il personaggio principale della novella è un ragazzino sfruttato e maltrattato dagli adulti che lavora in miniera sotto terra.

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Sin dalle prime parole possiamo renderci

conto di come Verga usi la narrazione

impersonale, poiché mette da parte il

proprio punto di vista e si cala

completamente nella mentalità popolare,

spiegando la realtà con gli stessi

pregiudizi e la stessa rassegnazione della

gente più semplice e povera.

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"Malpelo si chiamava così perché aveva i

capelli rossi; ed aveva i capelli rossi

perché era un ragazzo malizioso e cattivo,

che prometteva di riescire un fior di

birbone". Persino la mamma "aveva quasi

dimenticato il suo nome di battesimo".

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Il ragazzo, dunque, è vittima di un

pregiudizio popolare, quello che associa

i capelli rossi alla cattiveria.

Inoltre Malpelo "era davvero un brutto

ceffo, torvo, ringhioso, e selvatico". È la

vita che conduce ad averlo ridotto così: la

mamma lo trascura, la sorella si vergogna

di lui.

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Page 24: Noemi Colangeli_Giovanni Verga

Il padre, l'unico che gli riservava una

qualche forma di affetto, è morto nella

stessa cava dove lavora Malpelo, sepolto

da una frana mentre lavorava a rischio e

fuori orario per portare un po’ di soldi

alla famiglia.

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Page 25: Noemi Colangeli_Giovanni Verga

Verga progettò una serie di 5 romanzi

intitolata Il ciclo dei vinti in cui avrebbe

dovuto raccontare 5 storie di persone

vinte dalla vita, ma riuscì a portare a

termine solo i primi due romanzi e cioè I

Malavoglia e Mastro don Gesualdo.

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La storia de I Malavoglia racconta di

una famiglia di pescatori che per uscire

dalla miseria in cui vivono cadono in

disgrazie peggiori e la loro famiglia si

disintegra; solo Alessi, l’unico che resterà

a casa, riuscirà a vivere un po’ più

serenamente.

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Questa vicenda esemplifica la teoria

dell’ostrica di Verga, secondo cui come

l’ostrica deve restare attaccata allo

scoglio per vivere, così la gente umile

del Sud non deve lasciare il proprio

paese o finirà divorata dai pescecani

della città.

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Lo scrittore, stanco e deluso per il modesto

successo delle sue opere tra un pubblico

frastornato dalla magniloquenza degli scritti

dannunziani, visse gli ultimi anni in Sicilia,

chiudendosi nel nazionalismo. Dette il suo

appoggio alla campagna libica del 1911,

sostenne l’intervento italiano nella prima

guerra mondiale e fu nominato senatore nel

1920. Morì a Catania il 27 gennaio 1922.

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