noemi colangeli_giovanni verga
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Breve sintesi su vita, opere e poetica di Giovanni Verga con approfondimento su Naturalismo e Verismo, Verga "fotografo" della realtà del Sud .TRANSCRIPT
TRA NATURALISMO E
VERISMO
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Per affrontare il Verismo italiano in modo
efficace è importante conoscere gli
aspetti che lo differenziano dal
Naturalismo francese e inglese.
Questa è una tabella comparativa che
riassume, appunto, i distinguo
fondamentali
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MOVIMENTI NATURALISMO VERISMO
LUOGO PARIGI, LONDRA
FRANCIA, INGHILTERRA
SICILIA,
ITALIA DEL SUD
CONTESTO STORICO II° RIVOLUZIONE
INDUSTRIALE
QUESTIONE MERIDIONALE
AMBIENTE OPERAI, MENDICANTI MINATORI, PESCATORI
INTENZIONE DEGLI
SCRITTORI
DENUNCIA SOCIALE E SPINTA AL
CAMBIAMENTO
CRONACA RASSEGNATA
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La teoria dell'impersonalità del Naturalismo francese fu applicata da Verga in forme del tutto autonome e originali. Essa comporta 1'"eclisse" dell'autore, che non giudica, ma ha il solo obiettivo di rappresentare fatti, oggetti e personaggi. L'autore mette il lettore dinanzi al «fatto nudo e schietto», senza filtrarlo attraverso il proprio punto di vista, e lo riferisce con le parole usate dalla narrazione popolare.
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LA RICERCA DI UN VALORE OBIETTIVO
DELLA RICERCA LETTERARIA
TROVA RISCONTRO IN VERGA
NEL SUO LAVORO FOTOGRAFICO
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Nacque a Catania nel 1840 da una famiglia ricca. Poté quindi permettersi di studiare in un paese, la Sicilia, dove l’analfabetismo toccava punte del 91%. 12
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Soggiornò dal 1970 a Milano, dove entrò a contatto con il movimento letterario della Scapigliatura e strinse amicizia con il teorico del Verismo, Luigi Capuana.
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I suoi primi 3 romanzi,
intitolati
Eva, Eros e Tigre reale
erano romantici e passionali
secondo la moda del tempo,
ma i testi del Naturalismo
europeo lo colpirono al
punto da abbandonare le
tematiche e lo stile che
avevano caratterizzato le
sue opere giovanili
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Questa conversione
letteraria si colloca
nel 1874, quando con
la novella Nedda
descrisse lo squallido
mondo dei braccianti
siciliani, aderendo al
Verismo teorizzato da
Capuana.
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Era una ragazza bruna, vestita miseramente; aveva quell'attitudine timida e ruvida che danno la miseria e l'isolamento. Forse sarebbe stata bella, se gli stenti e le fatiche non ne avessero alterato profondamente non solo le sembianze gentili della donna, ma direi anche la forma umana. I suoi capelli erano neri, folti, arruffati, appena annodati con dello spago …Gli occhi erano neri, grandi, nuotanti in un fluido azzurrino, quali li avrebbe invidiati una regina a quella povera figliuola raggomitolata sull'ultimo gradino della scala umana, se non fossero stati offuscati dall'ombrosa timidezza della miseria, o non fossero sembrati stupidi per una triste e continua rassegnazione. …Ella faceva da manovale, quando non aveva da trasportare sassi nei terreni che si andavano dissodando; o portava dei carichi in città per conto altrui, o faceva di quegli altri lavori più duri che da quelle parti stimansi inferiori al còmpito dell'uomo. La vendemmia, la messe, la raccolta delle olive per lei erano delle feste, dei giorni di baldoria, un passatempo, anziché una fatica. …
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Particolarmente produttivo fu il decennio
1880-1890, in cui scrisse le sue opere più
importanti, tutte in prosa:
NOVELLE
ROMANZI
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1a raccolta di novelle intitolata Vita nei
campi (1881), in cui è contenuta la
novella di Rosso Malpelo
2° raccolta di novelle intitolata Novelle
rusticane (1883)
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La novella di Rosso Malpelo è particolarmente interessante, non solo per il soggetto, ma anche per capire la tecnica narrativa di Verga. Il personaggio principale della novella è un ragazzino sfruttato e maltrattato dagli adulti che lavora in miniera sotto terra.
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Sin dalle prime parole possiamo renderci
conto di come Verga usi la narrazione
impersonale, poiché mette da parte il
proprio punto di vista e si cala
completamente nella mentalità popolare,
spiegando la realtà con gli stessi
pregiudizi e la stessa rassegnazione della
gente più semplice e povera.
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"Malpelo si chiamava così perché aveva i
capelli rossi; ed aveva i capelli rossi
perché era un ragazzo malizioso e cattivo,
che prometteva di riescire un fior di
birbone". Persino la mamma "aveva quasi
dimenticato il suo nome di battesimo".
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Il ragazzo, dunque, è vittima di un
pregiudizio popolare, quello che associa
i capelli rossi alla cattiveria.
Inoltre Malpelo "era davvero un brutto
ceffo, torvo, ringhioso, e selvatico". È la
vita che conduce ad averlo ridotto così: la
mamma lo trascura, la sorella si vergogna
di lui.
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Il padre, l'unico che gli riservava una
qualche forma di affetto, è morto nella
stessa cava dove lavora Malpelo, sepolto
da una frana mentre lavorava a rischio e
fuori orario per portare un po’ di soldi
alla famiglia.
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Verga progettò una serie di 5 romanzi
intitolata Il ciclo dei vinti in cui avrebbe
dovuto raccontare 5 storie di persone
vinte dalla vita, ma riuscì a portare a
termine solo i primi due romanzi e cioè I
Malavoglia e Mastro don Gesualdo.
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La storia de I Malavoglia racconta di
una famiglia di pescatori che per uscire
dalla miseria in cui vivono cadono in
disgrazie peggiori e la loro famiglia si
disintegra; solo Alessi, l’unico che resterà
a casa, riuscirà a vivere un po’ più
serenamente.
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Questa vicenda esemplifica la teoria
dell’ostrica di Verga, secondo cui come
l’ostrica deve restare attaccata allo
scoglio per vivere, così la gente umile
del Sud non deve lasciare il proprio
paese o finirà divorata dai pescecani
della città.
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Lo scrittore, stanco e deluso per il modesto
successo delle sue opere tra un pubblico
frastornato dalla magniloquenza degli scritti
dannunziani, visse gli ultimi anni in Sicilia,
chiudendosi nel nazionalismo. Dette il suo
appoggio alla campagna libica del 1911,
sostenne l’intervento italiano nella prima
guerra mondiale e fu nominato senatore nel
1920. Morì a Catania il 27 gennaio 1922.
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