noi ci siamo - la genovesa

11
La cultura perché abbia un senso deve essere vissuta insiemeNatale Scolaro Pagina 2 NUMERO 2 MARZO 2018 NOI CI SIAMO Periodico della Comunità La Genovesa Coop. Soc. La Genovesa ONLUS Strada Della Genovesa, 31/A 37135 - Verona Tel. 045.541864 Web: www.lagenovesa.org Email: [email protected] Numero 2 Marzo 2018

Upload: others

Post on 15-Oct-2021

7 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: NOI CI SIAMO - La Genovesa

La cultura perché abbia un senso deve essere vissuta insieme”

Natale Scolaro

Pagina 2 NUMERO 2 MARZO 2018

NOI

CI

SIAMO Periodico della Comunità La Genovesa

Coop. Soc. La Genovesa ONLUS

Strada Della Genovesa, 31/A 37135 - Verona Tel. 045.541864

Web: www.lagenovesa.org

Email: [email protected]

Numero 2 Marzo 2018

Page 2: NOI CI SIAMO - La Genovesa

scopriremo alcune delle loro passioni che sono state risco-perte o “rispolverate”, un po’ come la primavera fa con la natura: rinascere dopo un geli-do inverno.

Giacomo Danzi

È arrivata la primavera, la sta-gione più colorata dell’anno e ispirazione per molti artisti fa-mosi (basti pensare a Botticelli, l’associazione con la sua opera più famosa è immediata).

La primavera è il periodo in cui la natura si risveglia dal quel torpore invernale, è il momento in cui tutto rinasce, spuntano i germogli e fioriscono le piante. Noi da tutto questo ne traiamo nuova energia, nuova linfa vita-le..

Per questo motivo abbiamo scelto come tema per questo numero la rinascita, il rinnovo, la nuova energia che ci spinge ad immergerci nella natura, nelle cose nuove e a rispolvera-re vecchie passioni assopite per riscoprirsi o scoprire abilità che non pensavamo di avere.

Spesso viviamo in uno stato costante di paura, di insofferen-za e scontentezza elementi che ci frenano e rallentano spaven-

tandoci a tal punto che ri-nunciamo in partenza a fare qualcosa per paura di non riuscire a rag-giungere il no-stro obiettivo.

Eppure qualco-sa dentro di noi è solo in attesa di esser portato fuori, lo si deve scoprire pro-vando a guardare oltre alle no-stre difficoltà, alle nostre paure, ai nostri timori.

Questo numero si incentrerà su temi importanti con lo scopo di tenerli vivi nella nostra mente perché possono aiutarci a riflet-tere. Spesso infatti vengono presi poco in considerazione o addirittura dimenticati.

Vi saranno anche alcune testi-monianze portate dai ragazzi e

COOP. SOC. LA GENOVESA ONLUS

Marzo 2018 Numero 2 marzo 2018

NOI CI SIAMO

Sommario:

L’uomo contro l’uomo 5

San Valentino 2018 6

8 Marzo - Festa della Donna 2018 8

And the Oscar goes to... 9

Il libro del mese è… 10

Testimonianze 11

Vita a sei zampe 13

Passione a pedali 14

L’importanza dell’attività fisica a 18 anni 15

Alla scoperta della mia passione 16

Appuntamenti 18

Editoriale

Grazie a tutti i volontari che quotidianamente ci aiutano sostenendoci, sacrificandosi e credendo in noi.

Grazie!

Page 3: NOI CI SIAMO - La Genovesa

Fu una follia lo sterminio di milioni di ebrei?

A giudicare dall’impegno e dalla precisione anche tecnica con il quale que-sto genocidio fu condot-to, si può ritenere una lucida follia. Centinaia di migliaia di uomini lavora-vano attorno a questo progetto e tra le varie mansioni necessarie ve ne era una, alquanto macabra, che registrava attraverso una precisa contabilità, il numero di persone che venivano sterminate, una moltitu-

dine di persone che en-travano nei campi di lavoro erano infatti desti-nate alle camere a gas e ai forni crematori, con quale colpa? Che ne era della coscienza di questi uomini? Erano forse dei pazzi? Non possiamo accontentarci di questa risposta. È invece impor-tante capire come e per-ché uomini comuni, in certe condizioni, possa-no trasformarsi in crimi-nali di guerra. Una socie-tà violenta non può che generare uomini violenti. E una società è violenta

nel momento in cui le istituzioni che la reggono sono violente e perciò ingiuste. Una grossa responsabilità in questo senso grava quindi sulle istituzioni e sui mezzi di informazione che in pas-sato hanno educato spesso all’intolleranza e alla prepotenza, esaltan-do i miti della forza e dell’avidità. Ma l’educa-zione alla pace passa anche attraverso le pic-cole virtù quotidiane, quelle che noi spesso sottovalutiamo e che sono invece indispensa-

L’uomo contro l’uomo

I binari di ingresso che accedevano ad Auschwitz

Pagina 5

bili, sulle quali una socie-tà democratica può cre-scere e progredire, come ad esempio aiutare gli altri, evitare l’odio che sempre più spesso si sta radicando nel profondo delle persone e non di-menticando che noi tutti siamo esseri umani, nati uguali. La sola unica guerra giusta è quella contro il nostro egoismo. Vinta questa, ciò che ne deriva è un rispetto più autentico verso se stessi e verso l’uomo. “Ama il prossimo tuo come te stesso”. (Moctar)

NUMERO 2 MARZO 2018

Un ringraziamento speciale va a Carlo Saletti (storico, traduttore e regista teatrale) che nella serata di commemorazione per la giornata della memoria 2018 ci ha aperto le menti su un tema delicato come quello della Shoah.

Page 4: NOI CI SIAMO - La Genovesa

Pagina 6 NOI CI SIAMO

Charlie Chaplin – L’amore di sé

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto che la sofferenza e il dolore emozionali

sono solo un avvertimento che mi dice di non vivere contro la mia verità. Oggi so che questo si chiama Autenticità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito com’è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri,

pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta, anche se quella persona ero io.

Oggi so che questo si chiama Rispetto Per Se Stessi. Quando ho cominciato ad amarmi davvero,

ho smesso di desiderare un’altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda è un invito a crescere.

Oggi so che questo si chiama Maturità. Quando ho cominciato ad amarmi davvero,

ho capito di trovarmi sempre ed in ogni occasione al posto giusto nel mo-mento giusto

e che tutto quello che succede va bene. Da allora ho potuto stare tranquillo.

Oggi so che questo si chiama Rispetto Per Se Stessi. Quando ho cominciato ad amarmi davvero,

ho smesso di privarmi del mio tempo libero e di concepire progetti grandiosi per il futuro.

Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento, ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi.

Oggi so che questo si chiama Sincerità. Quando ho cominciato ad amarmi davvero,

mi sono liberato di tutto ciò che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni

e da tutto ciò che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso, all’inizio lo chiamavo “sano egoismo”,

ma oggi so che questo è AMORE DI SE’. Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di voler avere sempre ragione.

E così ho commesso meno errori. Oggi mi sono reso conto che questo si chiama Semplicità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono rifiutato di vivere nel passato

e di preoccuparmi del mio futuro. Ora vivo di più nel momento presente, in cui tutto ha un luogo. È la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo Perfezione.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto che il mio pensiero può rendermi miserabile e malato.

Ma quando ho chiamato a raccolta le energie del mio cuore, l’intelletto è diventato un compagno importante.

Oggi a questa unione do il nome di saggezza del cuore. Non dobbiamo continuare a temere i contrasti, i conflitti e i problemi con noi

stessi e con gli altri Perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi

mondi. Oggi so che questo è la Vita!

San Valentino

Pagina 7 NUMERO 2 MARZO 2018

“Quando ho cominciato ad amarmi davvero,

mi sono rifiutato di vi-vere nel passato

e di preoccuparmi del mio futuro.”

«Ti amo» – disse il Piccolo Principe.

«Anche io ti voglio bene» – rispose la rosa.

«Ma non è la stessa cosa» – rispose lui.

«Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno. Significa cercare

negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia. Voler bene

significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci,

perché sentiamo che ci manca qualcosa.»

«Amare, invece, significa mettere al primo posto l’altra persona: vuol dire sacrificare te

stessa/o per il bene della persona che ami, a costo di perderci. Vuol dire lasciar libera

l’altra persona di esprimersi e realizzarsi, a costo di lasciarla andare. Vuol dire essere

felice per i suoi successi e per la sua felicità, a prescindere che scelga di averti accan-

to».

«Adesso ho capito» – rispose la rosa dopo una lunga pausa.

«Il meglio è viverlo» – le consigliò il Piccolo Principe.

Page 5: NOI CI SIAMO - La Genovesa

Sono molti gli avveni-menti che hanno por-tato alla lotta per la rivendicazione dei dirit-ti della donna e all’isti-tuzione della giornata internazionale. Ripor-tiamo alla memoria un tragico avvenimento, accaduto l'8 marzo 1908, nel quale un gruppo di operaie di una industria tessile di New York, scioperò contro le terribili condi-zioni in cui si trovava-no a lavorare. Lo sciopero andò avanti per giorni, fino a quando appunto l'8 Marzo i proprietari dell'azienda bloccaro-no le uscite della fab-brica, impedendo alle operaie di uscire. Scoppiò un incendio e 129 di loro morirono. Tra queste donne c'e-rano molte immigra-te (anche italiane) che cercavano solo di mi-gliorare la propria con-dizione di vita.

Oggi la festa della donna ha perso un po’ il suo valore iniziale, diventando solo motivo

di consumismo e di eccessi.

Vogliamo ricordare in-vece le organizzazioni femminili che fortunata-mente continuano a sensibilizzare l’opinione pubblica sui vari pro-blemi come ad esem-pio la violenza contro le donne, le lotte per la parità dei sessi e quelle per l’emancipazione femminile.

Per la festa della don-na, con il gruppo donne della comunità, siamo andate a vedere lo spettacolo “Bye bye Barbablu” di Lucia Schierano: una rilettura della celebre fiaba, che riflette sul tema della violenza sulle donne.

La storia tratta di come una giovane donna si fa influenzare da que-st’uomo ricco e crudele che grazie all’ostenta-zione delle sue ricchez-ze riesce a convincerla a farsi sposa nonostan-te il suo passato tene-broso. L’uomo infatti era già stato sposato altre 6 volte ma di que-

ste donne non ve ne era traccia. Lei riu-scirà invece a sco-prire questo suo passato e a ribellarsi riuscendo a fuggire da quest’uomo.

Mi è piaciuta questa storia perché vi ho trovato il coraggio che ha avuto questa donna di lottare e di fuggire da quell’uo-mo da cui si era pri-ma illusa di poter trovare una storia d’amo-re. Mi ha fatto riflettere di quante volte ci convincia-mo di vedere ciò che non esiste, opprimendo noi stesse e le nostre risorse. Io che a 52 anni ho deciso di prendere in mano la mia vita, prendendo con-sapevolezza del mio ma-lessere, ho iniziato a com-battere e posso dire che non è mai troppo tardi.

Penso che noi donne non dovremmo mai stancarci di lottare per i nostri valori e i nostri diritti.

(Luisella)

8 marzo - Festa della donna 2018

“Alzo la mia

voce, non

perché io possa

gridare, ma in

modo che

coloro che non

hanno una voce

possano essere

ascoltati.“

Malala

Yousafzai

Pagina 8 NOI CI SIAMO

Il diritto di contare

(Hidden figures)

Un film di Theodore Melfi

Sono una donna e come tante altre ab-biamo delle storie che a volte vale la pena raccontare. Quella di cui vi scrivo, in questo caso, è la storia di tre amiche: Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jack-son. Il diritto di conta-re è un film diretto da Theodore Melfi, è un film che fa stare bene, con un linguaggio semplice ma diretto. È la storia di queste tre donne di colore che nell’America del 1961 hanno dato un contri-buto notevole allo svi-luppo della NASA e alle sue conquiste. Senza la Johnson, John Glennon sareb-be stato il primo ame-ricano nello spazio a morire in missione, senza di lei gli USA non avrebbero messo piede sulla luna. È stato anche grazie al sogno di queste tre donne che si è arrivati quindi a conquistare lo spazio.

Una delle scene che più mi è rimasta im-pressa riguarda Ka-therine. Per poter an-dare in bagno durante le sue ore lavorative doveva correre per un kilometro perché nella palazzina della NASA, dove svolgeva il suo nuovo e importantissi-mo compito, nelle toi-lette era vietato l’ac-cesso a persone di colore come lei. Gra-

zie al suo capo, Harri-son (Kevin Costner), infuriato per le lunghe pause che per questo motivo ritardavano il lavoro, distrugge quell’insegna facendo notare che alla NASA la “pipì” era tutta dello stesso colore, tra-smettendo così anche un bellissimo messag-gio anti-razziale.

Guardando il film ti rilassi e non credi che, poco più di 50 anni fa, le cose andavano in questo modo e capisci che di passi avanti ne abbiamo fatti, anche se purtroppo ancora non abbastanza, per le persone di colore,

And the Oscar goes to...

“La NASA

aveva un

grande

problema.

E tre soluzioni

inaspettate.”

Nella Virginia degli anni Sessanta vige una rigida segrega-zione razziale fra bianchi e neri. Ka-therine, Dorothy e Mary sono tre bril-lanti scienziate afroamericane che entrano nell'unità di calcolo della NASA. Sul lavoro devono però combattere contro una duplice discriminazione: in quanto donne e in quanto nere. Il diritto di contare racconta la storia di 3 donne nere che cambiano il mondo mandando un uomo bianco sul-la Luna.

per le donne e per tutti coloro a cui viene tolto qualche diritto e nega-ta qualche possibilità.

Guardare questo film mi ha fatto pensare quanto, ancora oggi, è difficile esser donna ma quanto anche pos-so lottare per venire rispettata. Loro sono un esempio di come con fatica e con tanta determinazione sono riuscite ad imporsi nel mondo del lavoro e anche in ambito fami-liare. Lo consiglio vi-vamente!

(Simonetta)

NUMERO 2 MARZO 2018 Pagina 9

Page 6: NOI CI SIAMO - La Genovesa

vamente un capriccio.

Da parte dei miei genitori, ricevevo più spesso i “no” da mia madre, mentre mio padre era quello che mi accontentava quasi su tutto. Quindi io mi approfit-tavo di questa situazione e mi rivolgevo sempre a lui.

Oggi capisco, anche gra-zie a questo libro, diverse situazioni che vivevo allo-ra. Delle volte che mia madre mi diceva di studia-re ma che non ascoltavo per andare al cinema o a giocare a calcetto con i miei amici. Capisco delle volte che mi facevano osservazioni sulla mia gestione economica, per-ché sperperavo i soldi comprando più di quello che mi serviva, non ac-contentandomi di quello che avevo, vivendo anche in una condizione comun-que agiata non riuscivo ad accontentarmi di quello che avevo ma volevo sempre di più e quindi spesso superavo i limiti.

Grazie a questo libro sto imparando ad accettare i “no” e a viverli sotto un ottica diversa, di significati diversi, talvolta anche di rinuncia, cosa che prima non calcolavo nemmeno.

(Igor)

I no che aiutano a cre-scere è una riflessione sulla relazione educativa che vi è tra genitori e figli. Prende come riferi-mento casi realmente accaduti, prendendo in esame i periodi della vita di un bambino, dalla nascita all’adolescenza.

Il libro è scritto da Asha Phillips, una famosa psicoterapeuta, e rac-conta in maniera appro-fondita i vari significati che assumono i si e i no che vengono detti ai figli.

Ho deciso di leggere questo libro perché rive-do molto quella che è stata la mia infanzia, del mio rapporto talvolta burrascoso che avevo con i genitori.

Non capivo che i no che ricevevo erano per me una forma di affetto. Io invece odiavo riceverli e questo mi portava ad odiare spesso anche i miei genitori. Un esem-pio risale a quando ave-vo 14 anni: insistevo e pretendevo che i miei genitori mi comprassero il motorino perché tutti i miei amici ce l’avevano e io no. Non capivo che il realtà i miei genitori era-no preoccupati che mi facessi del male e non capivo soprattutto che il mio era solo ed esclusi-

Il libro del mese è… I no che aiutano a crescere

“Per imparare dobbiamo innanzitutto essere nella condizione di non sapere qualcosa. Se

si pensa di sapere già tutto, non si può ascoltare niente di nuovo.

Per diventare più forti bisogna riconoscere di non poter fare tutto immediatamente.

Per acquisire qualcosa dagli altri bisogna pensare che abbiano qualcosa da offrire.”

Asha Phillips

Pagina 10 NOI CI SIAMO

Asha Phillips è una psicoterapeuta infantile formatasi presso la Tavistock Clinic di Londra, dove ha lavorato nel dipartimento pediatrico, oltre che come consulente di psicologia. Il libro risulta utile sia a genitori sia a psicoterapeuti per imparare quali sono i "no" che pro-vocano cambiamenti positivi e significativi nel bambi-no. La sua opera più nota, è edita in Italia da Feltrinelli (2013).

Inizio a dire che non voglio essere noioso! Ma il gioco d’azzardo per me è una vera e propria droga, quando ti prende non ne hai più scampo! Diciamo che è come l’alcool, cioè sono due dipendenze “legali”.

Ora vi spiego il perché: tutto è iniziato all’età di 14 anni come un gioco! Un mio conoscente mi aveva proposto di tenta-re la fortuna...ma niente, li ho persi. La cosa più brutta che era vedere solo quelli che vincevano e, ovviamente, nella mia testa incrementava la voglia di giocare e voler vincere a tutti i costi. La seconda volta è stata una mattina di sabato, stavo andando ad una lezione di recupero di italiano, quando decisi di fermarmi a bere un caffè vidi per puro caso le macchinette e allora decisi di provare il resto del caffè, feci bonus! E

vinsi 100€, e per me fu la fine! Perché mi convinsi che si poteva vincere.

Andai alle lezioni ma in mente avevo solo il gio-co, infatti appena finii decisi di andare a ripro-vare in sala slot. Ebbi un bel culo e vinsi altri 300€ e tornai a casa felicissimo! Alla sera uscendo con gli amici mi vantai dei soldi che ave-vo vinto e decisi di gioca-re nuovamente ma que-sta volta nel giro di un’o-ra persi tutti i soldi! Il vero problema è che ti incazzi ma non serve a nulla perché ti interessa solo prenderti i soldi.

Infatti appena maggio-renne quando potei usa-re i soldi del mio conto in banca fu il degenero totale, perché in due settimane spesi quasi 3000€ in alcol, videopo-ker ma non era mai ab-bastanza, non servì nemmeno che mio padre

mi beccò sul fatto perché ero troppo assuefatto dal gioco.

Vi sto raccontando que-sto perché secondo me dovete realmente capire che la dipendenza dal gioco, dall’alcool e dalle sostanze sia collegato, perché significa che si ha personalmente un problema di fondo e si cerchi di sfogarlo con una di queste dipenden-ze.

Solitamente sono colle-gate, almeno per me lo sono state, infatti all’età di 18/19 anni bevevo e mi drogavo e quando ero fuori alimentavo tutte le mie dipendenze incluso il gioco d’azzardo arrivan-do a fare serate da sti-pendio (1200/1300€).

Ma di tutto ciò non pen-savo fosse un problema.

nemmeno come mi fa-cesse stare perché non stavo lì ad ascoltare co-me mi facesse sentire, però dopo qualche tem-po mi sono accorto dei primi problemi, ero ar-rabbiato poi triste e se non fumavo facevo un po’ fatica a farmela pas-sare, più che altro sape-vo che non mi risolveva i problemi, ma nei mo-menti più bui e profondi diciamo che “serviva” per non pensarci anche se l’effetto causato dalla canna durava massimo un’ora, si può dire che stavo “bene” perché non davo il giusto peso a quei problemi… probabil-mente perché così fa-cendo rimandavo sem-pre al cercarmi una solu-

Sono un ragazzo di 18 anni e per problemi di legge ho dovuto smette-re di fare uso.

Questa forzatura proba-bilmente mi ha aiutato molto perché da solo, non avendo problemi di dipendenza, non avrei mai pensato di smettere e probabilmente col tem-po avrei avuto problemi.

Ho iniziato a fare uso di cannabinoidi con la pri-ma compagnia che ho avuto, alla festa di Hallo-ween. Ricordo come fosse ieri. A quell’età ci si sentiva grandi e fighi e non si pensava al fatto che quello che stavamo facendo fosse una gran-dissima stronzata. Ini-zialmente non capivo

zione anche se, prima o poi, era scontato che una soluzione bisognava tro-varla.

Ho continuato a fumare perché sono sempre sta-to in compagnie dove si faceva uso e quindi era difficile farne a meno, o perlomeno non era una cosa normale, anche se non ci ho mai pensato di provare ad essere diver-so dagli altri, forse per-ché non volevo, forse perché avevo paura di essere escluso.

Le mie relazioni hanno fatto alti e bassi, non sono mai riuscito a tene-re una linea medio dritta. A casa per esempio i miei genitori erano sem-pre incazzati e mi davano

Il gioco d’azzardo

Testimonianze

Le canne - testimonianza n. 1

“Ovviamente

nella mia testa

incrementava

la voglia di

giocare e voler

vincere a tutti i

costi.”

Pagina 11 NUMERO 2 MARZO 2018

Dal 2 Ottobre 2017 è attivo in tutta Italia il Telefono Verde Naziona-le per le problematiche legate al Gioco d’Azzardo (TVNGA). Il nu-mero verde 800558822 è attivodal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 16.00 alle persone in difficoltà con il gioco d'azzardo.

Page 7: NOI CI SIAMO - La Genovesa

Ho cominciato a spaccia-re comprando ogni due giorni 10g di fumo di cui 5 li fumavo e con gli altri 5 mi rifacevo i soldi per riprendermene 10.

Dopo qualche mese con-tinuando a mettere da parte soldi ne ho com-prato una bella quantità, ricavandone in poche settimane una somma di 1800/2000€. Con quei soldi ho aiutato un mio amico a ripagare un de-bito di 700€ e con gli altri ho rifatto la stessa routi-ne di prima.

Dopo 2 anni, non sono più riuscito a portare avanti questa cosa, con-tinuando a fumare ma continuando anche ad avere debiti dappertutto, i miei si erano accorti di tutto, che fumavo e che rubavo soldi, lasciando-mi senza soldi, anche per le sigarette. Sono corso dal mio amico a rifarmi dare i soldi che gli avevo imprestato ma ci metteva troppo, al punto che ogni 100€ che mi dava all’incirca ogni due

Ho cominciato a 11 anni e mezzo alle vacanze estive delle medie. Ho cominciato con 4/5 tiri e mi sono sentito benissi-mo, mai stato così bene in tutta la vita.

Dopo due settimane che andavo a scrocco, ho messo da parte sui 15€ circa e sono andato a fare il sabato sera io, il mio amico di pelle e la sostanza.

Dopo 6 anni mi ricordo come se fosse ieri quella prima volta di una fra-granza bellissima ma anche l’inizio dei proble-mi.

Dopo un annetto ho co-minciato a rubare soldi per casa e vendere l’oro regalatomi al battesimo e comunione. Con tutta la somma ricavata ho pre-so l’erba e il fumo. La mia prima enorme quan-tità all’età di 12 anni e mezzo, quasi 13. Mi so-no durati una settimana, ho fumato tutti i giorni e gli ultimi grammi li ho venduti.

mesi, mi procuravo semi e attrezzature per colti-vare. Cominciando a coltivare all’incirca 3/4 piante in pochi mesi mi sono rifatto di tutti i soldi che avevo di debito, tutta l’erba che avevo la gira-vo a tossici che compra-vano. Ho cominciato con le piante auto-fiorenti che mi procuravano circa 600/700g all’una. Dopo aver soldi e spacciatori che compravano quanti-tà elevate, all’età di 16 anni ho coltivato una trentina di piantine che mi procuravano 2 kg di roba a pianta e stavo benissimo, sempre fatto, pieno di soldi e di amici.

Ma dopo tutto questo “benessere” pieno di ragazze, soldi e sostan-ze dov’era la famiglia? Una vera ragazza? Dov’erano persone e amici veri?

Dai 16 ai 17 anni avevo sempre i carabinieri che mi cercavano, e dopo aver guadagnato tutti quei soldi ma anche au-mentato tutta quella rab-

Le canne - testimonianza n. 2

perché magari ci si trovava spesso a rac-contarsi la giornata ma il motivo princi-pale era di trovare un posto tranquil-lo dove poter fumare.

Ho fatto mille conoscenze e anche se non buone, ma per que-sto non vuol dire che erano brutte persone.

Nel tempo c’è stata la curiosità di provare altro ma niente di pesante ed era diventata un’abitudi-ne, per dire gli ultimi due anni di scuola tutti i gior-ni fumavo appena sve-

glio, uscivo di casa e fumavo in fermata, arri-vavo a scuola e ne fuma-vo un’altra prima di en-trare, dentro scuola e quando uscivo, durante il pomeriggio 4 o 5 e la sera altrettante, più quel-la della buonanotte.

Potrete pur pensare che ero un tossico, ma anche

contro su tutto perché non ascoltavo i loro con-sigli e facevo di testa mia. Ripensandoci, an-ch’io se avessi un figlio non vorrei vederlo in certi stati.. Spesso infatti tornavo a casa in stati pietosi come i miei amici. Con alcuni di loro i rap-porti sono peggiorati. Quando ho iniziato a spacciare, per non paga-re quello che volevo fu-mare, loro non mi dava-no i soldi oppure ci met-tevano tanto tempo cau-sandomi problemi e quindi si andava a litiga-re, a volte anche arrivan-do alle mani perché vole-va dire per me una man-canza di rispetto. Con altri invece è migliorata

Pagina 12 NOI CI SIAMO

bia nei confronti delle autorità ho cominciato a usare: cocaina, MD, LSD e altro fino ad arrivare all’eroina.

Ho perso la famiglia, amici che si erano rivela-ti falsi mi usavano per soldi e droga e non mi interessava più nulla se non la droga e l’alcool. Mi hanno fermato più volte e mi è sempre an-data bene, fino a quando mi hanno beccato a scuola con l’erba e da lì è iniziata una routine fatta di questura, denun-ce e prefetti culminata, per mia fortuna, a quan-do mia madre ha chia-mato il SerT (servizio tossicodipendenze) per-ché non riusciva più a controllarmi.

Il SerT contattò i servizi sociali che decisero di farmi entrare in comunità fino al raggiungimento dei 18 anni.

Rovinarsi è un attimo, rimediare è difficile. Ma ora sto meglio.

senza non sto male, anzi, non mi cambia niente e come in tutte le cose, aveva un pro e un contro, solo che è illega-le.

Supervisore di questa iniziativa è lo CSEN (Centro Sportivo Educa-tivo Nazionale) rappresentato dal presidente del Trentino Alto Adige Diego Valentini.

Baloo e Noè sono due cuccioli di Golden Retri-ver che insieme ai ragaz-zi della Genovesa e ad un esperto educatore cinofilo, Alain Satti, stan-no seguendo un percor-so di crescita che è in-sieme fisica per i cuccioli e volta al riscatto per i ragazzi.

La mission di “Vita a sei zampe” è quello di tra-smettere ai ragazzi i principi fondamentali che sono alla base di questo progetto: pazienza, coe-renza e continuità. Esso ha lo scopo di donare una seconda opportunità per persone che vanno a scontrarsi in momenti difficili, di disagio e di incapacità di sorridere alla vita. Questo progetto in questo senso ha lo scopo di poter far tornare a vedere la vita in modo diverso.

Baloo e Noè sono due splendidi cuccioli e tera-peuti meravigliosi. Dan-

no senza chiedere, e nell’interazione uomo-cane, questo donarsi incondizionatamente da parte dell’animale, regala all’uomo una forma ras-sicurante e di gratifica sotto il profilo dell’auto-stima.

I partecipanti durante la settimana hanno modo di sperimentare attraver-so determinate attività ciò che viene spiegato loro durante il corso oltre che non meno importan-te prendersi cura quoti-dianamente dei cuccioli. Il tema della cura è un tema delicato e i nostri ragazzi rivestono un ruolo estremamente im-portante, in quanto assi-curano una condizione di agio a nostri cuccioli facendo si che crescano in un contesto sereno basato sul rispetto dei loro bisogni. I ragazzi nel momento in cui interagi-scono con i cani adotta-no il linguaggio di tipo non verbale, assumono

una prossemica (un in-sieme di comportamenti e gesti) che il cane com-prende. Conoscere e compren-dere le basi con le quali approcciare con il pro-prio animale domestico risultano essere fonda-mentali. I ragazzi attra-verso un body language corretto non impartisco-no ordini ma comunicano comandi.

I ragazzi, per conclude-re, fanno il corso insieme ad altri educatori assie-me ai quali arriveranno a sostenere l’esame finale. Al termine del corso in-fatti si sosterrà una pro-va che permetterà ai suoi partecipanti di otte-nere la qualifica di ope-ratore cinofilo e poter operare come assistente educatore o responsabi-le di ricoveri per animali.

Tratto dall’intervista a Gigi Bertacco, responsa-bile del progetto, a cura

di Danzi Giacomo.

Vita a sei zampe

“Poche cose mi

danno un

senso di

consolante

sicurezza come

la fedeltà del

mio cane”

K. Lorenz

Konrad Lorenz, uno dei padri fondatori dell’Etologia, a soli 5 anni scoprì, attraverso la convivenza e l’interazione con le anatre, quello che sarebbe diventato il fenomeno dell’imprinting. Vi starete domandando per quale motivo i cani e non le anatre.

Fortunatamente la maggior parte di noi ha avuto l’occasione di crescere in un contesto famigliare in cui era o è presente un animale domestico e ha potuto sperimentare il legame che viene a crearsi. Ed è proprio una fortuna perché come sosteneva lo stesso Lorenz “La fedeltà di un cane è un bene prezioso e questo legame è eterno”.

NUMERO 2 MARZO 2018 Pagina 13

Page 8: NOI CI SIAMO - La Genovesa

La FIAB (Federazione italiana amici della bici-cletta) è un’associazione fondata nel 1982 con lo scopo di promuovere la bicicletta sia come mez-zo di trasporto quotidia-no sia come attività di svago. L’intento è so-prattutto quello di miglio-rare la vita di tutti coloro che vivono nei centri urbani a discapito dell’automobile e dell’in-quinamento che da essa ne deriva. La FIAB orga-nizza tra le altre cose anche manifestazioni, propone itinerari ciclabili, svolge attività di informa-zione.

Tra le varie attività che organizza, vi sono le gite domenicali, più o meno lunghe, più o meno im-pegnative. La bici per me, oltre ad essere pas-sione, mi aiuta a rilassar-mi e cancellare pensieri e problemi che vengono a crearsi durante le setti-mane e la federazione mi permette in questo senso di distrarmi dan-domi la possibilità di fare nuove conoscenze rela-zionandomi con gli altri partecipanti, conoscendo sempre gente nuova e

approfondendo la cono-scenza di quelli che, come me, hanno l’ap-puntamento fisso ogni domenica. Oltre a gite ed escursioni su due ruote, la FIAB organizza serate a tema, diverse nei con-tenuti ma con un unico interesse comune, ovve-ro quello di amare la bicicletta. Durante que-ste serate molte sono anche le testimonianze di persone che hanno fatto della bici oltre che una passione anche un mezzo per esplorare il mondo, come Giorgio Migliorini che con le due ruote ha girato tutta la Cina!

Molte sono le proposte, tra le quali ad esempio quelle che riguardano la ciclabilità, volte a realiz-zare piste ciclabili più accessibili, con l’aggiun-ta di segnaletiche strada-li ben visibili e per realiz-zarne di nuove sugli argi-ni dei fiumi o nelle strade sterrate in disuso. In questo caso vengono spesso organizzate ma-nifestazioni di raccolta firme o addirittura eventi volti alla pulizia delle strade.

La gita cui ho partecipato che mi è particolarmente piaciuta è stata quella fatta a Casaleone, in provincia di Verona. Sia-mo partiti dalla sede della federazione, situata in Piazza Santo Spirito, 13, alla volta di Casaleo-ne. Una volta arrivati a Legnago ci siamo rag-gruppati con il gruppo della FIAB del posto e, dopo una scampagnata di 30 km circa, ad aspet-tarci vi erano una molti-tudine di prelibatezze tutte a base di radicchio rosso, dai primi piatti fino ai dolci. Sul posto il pre-sidente dell’associazione di Verona, Marastoni Corrado, ci ha mostrato tutte le ciclabili che colle-gano l’intero Veneto e oltre. Unico inconvenien-te la temperatura glacia-le che mi ha congelato le dita delle mani!

(Fabrizio)

Passione a pedali

La FIAB

(Federazione

italiana amici

della bicicletta)

è

un’associazione

fondata nel

1982.

L’associazione

ha sede in

Verona, in

Piazza Santo

Spirito, 13.

Pagina 14 NOI CI SIAMO

Lo sport è un’attività fondamentale nella vita, è salutare e tiene in for-ma mente e corpo. Esse tra loro sono intercon-nesse, vanno avanti di parti passo, se una viene a mancare crolla tutto e la conseguenza è l’ab-bandono dell’attività. Lo sport è importante per tutte le età ma a mio parere lo è maggiormen-te per i ragazzi. Ti aiuta a staccare dalla routine quotidiana, dai problemi e dai pensieri aiutando a scaricare tensione e nervosismi. Quando ti alleni ad esempio ci sei solo tu e il tuo ciclo di allenamento. Per me è un po’ come guardare in faccia i problemi della vita, come se assumes-sero una forma concreta. In questo modo hai la possibilità di sconfiggerli, provando ad essere più forte superandoli soprat-tutto grazie alla forza della mente, perché li sta tutto.

A fare sport non conta molto essere resistenti e forti, basta un semplice pensiero: “Io posso far-cela!” che deve essere un pensiero convinto e costante per riuscire ad arrivare in fondo a qual-siasi cosa, iniziando dal circuito di esercizi per-ché nella vita, come in un circuito, si deve resi-stere, superare e scon-figgere le difficoltà.

L’importante è convin-cersi di potercela fare.

Non meno importante, lo sport aiuta anche a co-struire nuove amicizie, facendo esercizio si può infatti conoscere qualcu-no, socializzare e scopri-re che si hanno le stesse identiche passioni, strin-gendo così un’amicizia.

È bello fare sport e alle-narsi in compagnia per-ché ci si incoraggia a

vicenda e insieme ci si aiuta a non mollare, rag-giungendo insieme i pro-pri traguardi.

Di recente ho letto un pensiero con il quale Roberto Baggio si è ri-volto ai giovani lo scorso anno e proverò a riassu-merlo in questi 5 punti fondamentali:

Passione

Non c’è vita senza pas-sione, non bisogna dar retta a chi ci vuole in-fluenzare;

Gioia

Quello che rende una vita realizzata è gioire di quello che si fa, è proprio dalla gioia che nasce quella sensazione di completezza di chi vive pienamente la sua vita

Coraggio

È fondamentale esser coraggiosi e imparare a vivere credendo in se stessi: avere problemi o sbagliare è naturale, è necessario però non farsi sconfiggere. L’im-portante è sentirsi soddi-sfatti sapendo di aver dato tutto;

Successo

Se si segue gioia e pas-sione, allora si può parla-re anche di successo che sembra esser rima-sto l’unico valore della nostra società. Successo significa realizzare nella vita ciò che si è nel mi-glior modo possibile;

Sacrificio

Non è una brutta parola. Il sacrificio è l’essenza della vita e la giovinezza è il tempo della costru-zione per questo bisogna allenarsi bene adesso.

“Non credete a ciò che arriva senza sacrificio. Non fidatevi, è un’illusio-ne.” (R. Baggio)

Per questo per noi giova-ni gli anni che stiamo vivendo adesso sono così importanti. Lo sforzo e il duro lavoro costrui-scono un ponte tra i so-gni e la realtà.

(Riccardo)

L’importanza dell’attività fisica a 18 anni

“Non credete a ciò che arriva senza sacrificio. Non fidatevi, è un’illusione.”

(R. Baggio)

Pagina 15 NUMERO 2 MARZO 2018

Lo sapevi che...

Esiste un’ora migliore per fare sport?

Gli studi di cronobiologia indicano che l’ora migliore per fare attività fisica è tra le 16 e le 18. Secondo alcuni studi infatti è questo il mo-mento in cui la coordinazione motoria è migliore e le energie accumulate durante il giorno per-mettono di essere più attivi e ma-gari di bruciare anche un po' di stress.

Page 9: NOI CI SIAMO - La Genovesa

Grazie alla comunità sto scoprendo una nuova abilità, ovvero quella del disegno. Da poco ho iniziato a fre-quentare un corso di disegno che mi sta facendo scoprire qualità che non sapevo di avere.

Grazie al disegno, sto imparando a vedere le cose in maniera più sem-plice, e disegnare è un modo che mi aiuta ad esprimermi e comunicare cosa sto provando in quel momento.

Quando disegno mi sento presente con lucidità in quello che sto facen-do, e mi sento rilassato, non accor-gendomi dello scorrere del tempo e di quello che accade al di fuori.

Sono sicuro e determinato nel conti-nuare ad imparare. Ciò che mi ritor-na indietro è un notevole senso di soddisfazione e di sicurezza in me stesso che mi servirà anche per andare avanti nella vita.

Cristian

Alla scoperta della mia passione

Pagina 16 NOI CI SIAMO

VISITE GUIDATE AGLI ANIMALI

LABORATORI & GIOCHI

CAMP ESTIVI

AREA PICNIC & BAR

Strada della Genovesa, 31/A

37135 Verona

Tel. 045.541864 - 348.5503315

www.fattorialagenovesa.it

[email protected]

NOI CI SIAMO Pagina 17

Page 10: NOI CI SIAMO - La Genovesa

APPUNTAMENTI

Marzo/Aprile 2018

29, 30 Marzo e 3 Aprile 2018

presso la Fattoria Didattica "La Genovesa"

CAMP DI PASQUA!

Conosceremo i nuovi cuccioli, giocheremo insieme

e faremo tanti laboratori divertenti!

Dalle 8.30 alle 16.30

8 aprile 2018 presso la Fattoria Didattica "La Genovesa"

FESTA DI PRIMAVERA!

Festa di Apertura della Fattoria Didattica ad ingresso libero, con spettacoli, concerti, visite guidate, labora-tori. Servizio bar, area picnic, banchetti con prodotti

tipici, passeggiate sull'asino, giochi in legno a disposi-zione. Una giornata all'insegna della natura e del di-

vertimento!

Dalle 10.00 alle 18.00

NUMERO 2 MARZO 2018 Pagina 18 Pagina 19 NOI CI SIAMO

Page 11: NOI CI SIAMO - La Genovesa

NUMERO 2 MARZO 2018 Pagina 20

Cura del verde

Edilizia di interni

Oltre 10 anni di attività assicurano qualità

massima e professionalità nella manutenzione

sia degli spazi esterni che interni, garantendo

prezzi competitivi e preventivi gratuiti. Altro

punto di forza è la versatilità

Progettazione, realizzazione e manutenzione di giardini pubblici, privati e di impianti di irrigazione

Potature piante ad alto fusto, siepi, alberature in genere

Pulizia di spazi pubblici, condominiali e privati

Edilizia leggera di interni, tinteggiature, cartongesso, pavimenti in resina, assistenza opere murarie

37135 Verona - Strada della Genovesa, 31/A

Tel. 045.541864 - Fax 045.8567142

[email protected] - www.gnomiverdi.it

5 x MILLE

La tua firma per aiutare la Comunità La Genovesa

La Legge finanziaria prevede la possibilità di destinare, in base alla scelta del contribuente, il 5 x Mille dell’imposta sul reddito ad organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS) come la nostra Comunità. La scelta non è alternativa all’ 8 x Mille e non comporta nessun aggravio d’imposta ulteriore per il contribuente. In questo modo ci aiuterai a portare avanti la nostra attività rivolta sia alle persone che vivono situazioni di difficoltà legate a problemi di dipendenza, attraverso percorsi terapeutici di inserimento sociale. Ti ringraziamo per l’aiuto che vorrai dare alla Comunità, facendo conoscere an-che ad altri amici la possibilità di sostenere la nostra attività.

COME FARE:

Firma nel quadro dedicato alle organizzazioni Non Lucrative (Onlus) Riporta sotto la tua firma il codice fiscale / Partita IVA de La Genovesa: 01451600231