non consento no ped · la cincia allegra, la cincia-rella, il rampichino, il pic-chio rosso e del...
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Non consento eco.bergamo 9Novembre 2016
La Pedemontana distruggel’ultimo verde dell’Isola
Tre polmoni di naturalità minacciati dalla nuova autostrada: i parchi dell’Adda e del
Brembo, il pregiato bosco dell’Itala. Il neo presidente Di Pietro vuole costruire anche
il tratto finale dell’infrastruttura, inutile e dannoso per una delle zone più compromesse.
Rinaldo Mangili
La nomina dell’ex mini-stro Antonio Di Pietro a pre-sidente della società che de-ve realizzare l’autostrada Pedemontana ha riportatoin primo piano il dibattitosull’utilità o meno del tratto
tana, infatti, distrugge uno degli ultimi corridoi verdi della zona dell’Isola berga-masca, già pesantementeurbanizzata e inquinata. La nuova autostrada passereb-be inoltre sopra una dellearee più pregiate del parco
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bergamasco previsto per la nuova arteria, oltre che dellasua fattibilità finanziaria.
In una visita a Bergamo il 12ottobre, l’ex magistrato di Mani pulite ha sostenuto che se non la si costruisce tutta, laPedemontana non ha senso.Su questa rivista abbiamo già dimostrato (aprile 2016) che
oggi si può arrivare da Berga-mo all’aeroporto di Malpensa (meta finale della Pedemon-tana) in circa un’ora e che, se iltratto fino a Vimercate appa-re utile, certamente quello daVimercate a Osio Sotto non solo è inutile e costoso, ma an-che dannoso.
Il progetto della Pedemon-
NO PED
SULL’ADDA
Dove sorgerà
il gigantesco
ponte di 1 km
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10eco.bergamo
Non consentoNovembre 2016
dell’Adda con un ponte gi-gantesco, lungo circa 1 chilo-metro, con un impatto am-bientale devastante.
Particolarmente invasivoil pezzo che interessa il terri-torio comunale di Osio Sottoove, oltre ad altre infra-strutture viarie già presenti,è prevista la sovrapposizio-ne di opere come la realizza-zione del piazzale della sta-zione finale, svincoli, rotato-rie, sottopassi, corsie di col-legamento con la A4 e con laprovinciale 184.
L’impatto ambientale
Già nello studio per la valu-tazione di impatto ambien-tale è previsto, anche a causadei cantieri, che vi siano fortiimpatti sull’ecosistema nei suoi diversi aspetti: inquina-mento idrico (scarichi delle acque di prima pioggia), at-mosferico (qualità dell’ariaper le polveri), rumore.
Non appare poi così scon-tato trovare soluzioni posi-tive quando si debba rico-struire un ambiente alterato(rimboschire aree disbosca-te, ripristinare la vegetazio-ne per proteggere l’avifauna ormai fuggita, ricostituire una connessione ecologica delle aree separate dal pas-saggio della Pedemontana). L’infrastruttura e le opere connesse (tra l’altro nelle vi-cinanze dell’area industrialedi Osio Sotto) andranno ad alterare “contesti consoli-dati” anche di pregio attra-verso il consumo di suolo agricolo (sono previsti 146espropri per acquisire 120 mila metri quadrati di terre-no) e lo stravolgimento del paesaggio che, in quella zo-na, è rappresentato da un’area boscata nota come il“Bosco dell’Itala”. Situatoimmediatamente ad ovest dell’area industriale di OsioSotto ed a sud dell’A4, dellasuperficie di 3,66 ettari, vi sisono sviluppate specie au-toctone come il Frassino
SEGUE DA PAGINA 9
maggiore ed il Cerro, ma an-che Tiglio, Carpino bianco eRobinia con sottobosco di specie arbustive come il Cre-spino, il Corniolo, il Bianco-spino e lo Spino Cervino.
Il Piano di indirizzo foresta-le della Provincia di Bergamo ha riconosciuto il Bosco del-l’Itala come “bosco di eccel-lenza” definendolo “Ambito boscato costituente elemento
BOSCO DELL’ITALA Accanto a questo parco a Osio Sotto si svilupperanno svincoli , rotonde, sottopassi
di rilevanza paesaggistica lo-cale”. L’area è caratterizzatada animali in movimento, sispostano in continuazionenelle zone circostanti. Vi si trovano rettili come il Ra-marro occidentale, il Saetto-ne ed il Biacco, tra gli uccellila Cincia allegra, la Cincia-rella, il Rampichino, il Pic-chio rosso e del Picchio mu-ratore, il Torcicollo; tra imammiferi il Moscardino, il Ghiro, il Riccio e, sporadica-mente, la Volpe.
Il Plis del Brembo
L’area interessata dai lavoriè inoltre inserita nel Plis (Parco locale di interesse so-vraccomunale) del “Basso Corso del Fiume Brembo”, di 994 ettari, definito “Oasi naturale da riportare ai suoiaspetti originari e da tramu-tare come scudo di fronte al-l’alta densità abitativa ed in-dustriale della zona est ed ovest del basso corso del fiu-me Brembo”.
Del parco dell’Adda abbia-mo già parlato. Ma qualcunoha tenuto conto di tutto ciòquando è stato dato il placet all’opera?
CICOGNA NERA Un avvistamento pregiato nel Parco dell’Adda
Particolarmente invasivo il pezzo che interessa il territorio comunale di Osio Sotto, già saturo
Le aree naturali sono state preservate fino ad oggi come scudo verde, ma dopo saranno spezzate
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Ecoimprese eco.bergamo 15Novembre 2016
IL MODELLO TENARIS PER IL RECUPERO
Il ritorno di piante e floracome modello di bonifica
Il caso del ripristino dell’area ex discarica di
impianti industriali come Piombino. Sono stati
investiti 8 milioni e ora è un esempio virtuoso.
MENO FANGHI
Torneranno
a crescere
giunchi e piante
medicinali
Dopo oltre vent’anni giunchi, tife, stiance e piante rare torneranno a crescere lungo la costa del Golfo di Piombino in località Ischia di Crociano, poco fuori Livorno:qui, in un’area costellata di tanti impianti industriali co-me quello di Piombino, il ri-pristino della flora e della bio-diversità locale è diventato il cuore pulsante del progetto di rinaturalizzazione e svi-luppo delle specie botaniche originali messo in attuazione da Tenaris nelle aree prece-dentemente occupate dalla discarica fanghi e inerti all’in-terno dello stabilimento di
cubi di fanghi, ora depositati definitivamente in una nuo-va discarica isolata dall’am-biente circostante tramite «capping» in polietilene ad alta densità e cinturazione perimetrale con diaframma plastico.
Il ripristino originale
Via inerti e fanghi, quindi, perlasciare spazio a un’area «neutra» di oltre 23mila me-tri quadrati destinata a ospi-tare le specie vegetali origina-li della costa, come spiega Fa-bio Praolini, responsabile Ambiente di TenarisDalmi-ne: «Vogliamo ripristinare l’assetto botanico originale e renderlo simile a quello delle aree naturali circostanti, con l’intenzione di favorire lo svi-
CONTINUA A PAGINA 16
Piombino. Un progetto di bo-nifica e di recupero diventato punto di riferimento e modelloda esportare in altre aree, esempio virtuoso di una inno-vativa modalità di recupero di territori da risanare.
Interventi innovativi
Le due discariche di Piombino,in disuso dai primi anni Ottan-ta e già censite nel piano pro-vinciale delle Bonifiche dei siti inquinati della Provincia di Li-vorno, sono state al centro di un doppio intervento di bonifi-ca di cui Tenaris si è fatta caricocon un investimento di oltre 8 milioni di euro e che si è conclu-
so nei mesi scorsi. Dopo la ri-mozione e lo smaltimento dei rifiuti dall’area inerti, dove si erano accumulati oltre 23.000 metri cubi di materiali refrat-tari, scorie e altri scarti indu-striali, gli investimenti e le buo-ne prassi di responsabilità so-ciale messe in pista dal gruppo siderurgico hanno infatti por-tato ad aprile di quest’anno al completamento dei lavori di messa in sicurezza dell’area fanghi dell’impianto di zinca-tura: 85.000 metri quadrati li-berati di oltre 110.000 metri
FABIO
PRAOLINI
Environmental
Manager
di Tenaris
Dalmine
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16 eco.bergamo EcoimpreseNovembre 2016
luppo delle specie autoctone.La realizzazione del proget-to di rinaturalizzazione ha già ottenuto l’approvazione definitiva da parte del mini-stero dell’Ambiente e con-sentirà di creare due areeumide con acqua dolce e di incrementare la biodiversità della vegetazione. Ma non solo: le connessioni ecologi-che con le aree naturali pro-tette circostanti favoriranno l’ecosistema e l’insediamen-to e il mantenimento delle specie animali caratteristi-che della zona».
Il progetto, che si conclude-rà nel 2019, consentirà di in-crementare ancor di più i be-nefici ambientali ottenuticon la bonifica: «Oltre ad eli-minare un significativo ri-schio ambientale, legato a unpassato industriale che non rappresenta i valori di Tena-risDalmine - conclude Prao-lini - realizzeremo due aree naturali che consentirannodi migliorare la qualità eco-logica dell’intera area in cui èsituato lo stabilimento e di cui potranno beneficiare sia idipendenti sia la popolazio-ne residente».
SEGUE DA PAGINA 15
La realizzazione del progetto di rinaturalizzazioneha ottenuto l’approvazione del ministero dell’Ambiente
La bonifica consentiràdi creare due aree umide con acqua dolce e aumentarela biodiversità della zona
Liberata l’area da inertie fanghi si è recuperato un’area «neutra» di oltre 23mila metri quadrati
I PROSSIMI PASSI DEL PROGETTO
IN PRIMAVERA LA PIANTUMAZIONE
Con le prime operazioni di
integrazione del suolo il
progetto di rinaturalizzazione
ha mosso i suoi primi passi in
queste settimane. Il prossimo
step avverrà in primavera
quando prenderanno il via le
attività di piantumazione
delle specie autoctone prove-
nienti dai vivai della zona e di
alcune essenze rare coltivate a
partire da sementi raccolte
all’interno dello stabilimento
di Piombino. Tutte le fasi del
progetto saranno monitorate
per verificare l’attecchimento,
la sopravvivenza , la diffusio-
ne della vegetazione e per
garantire lo sviluppo e un’uni-
forme rivegetazione.
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28 eco.bergamo EcodidatticaNovembre 2016
Re ledLA TECNOLOGIA CHE FA RISPARMIARE DI PIÙ
Bandite ormai le vecchie lampadine a incandescenza: trasformavano in luce solo
il 10 per cento dell’energia. Possono essere vendute solo quelle in magazzino da prima
del settembre 2012. Tra due anni stop alla distribuzione delle alogene in classe C e D.
Ancora due anni di «vita»per le lampadine alogene in classe energetica C e D. Nei mesi scorsi, infatti, la Com-missione tecnica dell’Unio-ne europea sulla direttiva Ecodesign, chiamata a Bru-xelles per ratificare la deci-sione di mettere al bando dasettembre 2016 le lampadi-ne di classe C e inferiori, ha deciso invece per una proro-ga di due anni. Lo stop alle vecchie lampadine alogene slitterebbe quindi al 2018.
Risparmi per 780 milioni
Il futuro delle lampadine èquindi tutto nel led, per una scelta che premia il rispar-mio energetico: secondo sti-me dello European Environ-mental Bureau, formato da 140 organizzazioni tra cui Legambiente, la messa al bando delle lampadine alo-gene in classe C e inferioriporterà a 6,6 miliardi di eurodi risparmi in bolletta, 780 milioni di euro solo per l’Ita-lia.
Il tempo per adeguarsi
«La decisione di prorogare di due anni la messa al bando
delle lampadine alogene con-sentirà ai produttori e ai ven-ditori di adeguare la produ-zione di lampadine con attac-chi diversi - spiega Fabio Paga-no, responsabile tecnico diAssil, l’Associazione Naziona-le Produttori Illuminazione aderente ad Anie-Confindu-stria -. Ogni tipologia di appa-recchio di illuminazione, dai faretti all’applique, dalle pian-tane ai lampadari, è infatti progettata per accogliere del-le lampadine specifiche con tipologie di attacco diverse tracui G4, G9, GU5.3 e questi dueanni di tempo serviranno pro-prio a far aumentare sul mer-cato la varietà di lampadine inclasse B o superiori».
Le bulbo dell’800
Se lo stop delle alogene meno performanti è quindi relativa-mente lontano, sono già 7 anniinvece che la CommissioneEuropea, con il Regolamento (CE) n. 244/2009, ha determi-nato la messa al bando gra-duale delle tradizionali lam-padine a incandescenza. Una tecnologia sviluppata nel 1800 che comporta un’effi-cienza luminosa di circa 13 lu-
men/watt, ormai superata dalpunto di vista energetico per-ché trasformano in luce solo una quantità compresa tra il 5% ed il 10% dell’energia im-piegata. La quota rimanente viene dispersa sotto forma di calore.
Per questo l’Unione Euro-pea decise di mandare in pen-sione le vecchie lampadine a incandescenza affinché fosse-
ro gradualmente sostituite dalle nuove lampadine più ef-ficienti. La proscrizione, or-ganizzata in 4 fasi successive, ha portato all’eliminazionedagli scaffali delle lampadine a incandescenza di diverse po-tenze, con la sola eccezione di quelle per usi specifici (frigo, forno, etc.). Si è cominciato nel 2009 con le lampadine a incandescenza maggiori o
COME SI MISURANO LE PRESTAZIONI DELLE LAMPADINE
POCHI WATT E MOLTI LUMEN VUOL DIRE MAGGIOR EFFICIENZA
Il lumen (lm) è l’unità di
misura del flusso luminoso di
una lampadina.
Solo per fare qualche esem-
pio: una vecchia lampadina a
incandescenza da 100W
emetteva circa 1400 lm. Una
da 60W, invece, emetteva
circa 740 lumen.
L’efficienza energetica delle
lampadine si determina in
base all’efficacia luminosa,
che si calcola mettendo in
relazione la luce emessa
(lumen) con la potenza
elettrica assorbita (Watt).
Lumen (lm) = unità di misura
del flusso luminoso di una
lampadina, ovvero della
quantità di luce emessa.
Watt (W) = unità di misura
della potenza assorbita dalla
lampadina.
Pertanto, l’unità di misura
dell’efficacia luminosa delle
lampadine è lm/W: maggiore
è la quantità di lumen emessi
per ogni Watt consumato,
maggiore è l’efficienza
energetica della lampadina.
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Ecodidattica eco.bergamo 29Novembre 2016
Fonte: Test di relamping-Barcella Elettroforniture
Cambiamo luce: le tre tipologie a confronto
Alogene Fluorescenti compatte Led
IMPIANTO ATTUALE
Quante LAMPADE sono installate attualmente 3 3 3
Quanti WATT consuma ogni lampada 60 20 60
Quante ORE al giorno funzionano le lampade 6 6 6
Quanti GIORNI a settimana funzionano le lampade 7 7 7
ORE annue di funzionamento 2.184 2.184 2.184
Consumo annuale in KILOWATTORA 393 131 393
Quanti EURO costa un Kilowattora* € 0,30 € 0,30 € 0,30
Spesa annua EURO € 118 € 39 € 118
NUOVO IMPIANTO
Quante NUOVE LAMPADE saranno installate 3 3 3
Quanti EURO costa ogni nuova lampada € 4,00 € 13,00 € 8,00
Quanti WATT consuma ogni nuova lampada 15 14 10
Quante ORE durano le nuove lampade 10.000 25.000 25.000
ORE giornaliere funzionamento 6 6 6
GIORNI settimanali di funzionamento 7 7 7
ORE annue di funzionamento 2.184 2.184 2.184
Consumo annuale in KILOWATTORA 98 92 66
Costo EURO per Kilowattora* € 0,30 € 0,30 € 0,30
Spesa annua EURO € 29 € 28 € 20
Risparmio annuo EURO € 88 € 12 € 98
ANNI per ammortizzare il costo impianto nuove lampade **0 3 **0
ANNI durata impianto 5 11 11
Risparmio netto complessivo per la durata delle lampade 393 96 1.101
60
2.184
393
€ 0,30
* costo indicativo, dipende dalla tariffa applicata
dal proprio fornitore** bastano pochi mesi
per coprire il costo delle lampade
uguali a 100 watt e qualsiasi ti-po di lampadina opale, bianca,non chiara, per arrivare al 1° settembre 2012 per quelle maggiori o uguali a 6 watt.
Multe salate
«Le lampadine ancora in ven-dita nei negozi o presso i di-stributori possono esserecommercializzate fino ad esaurimento scorte ma solo se si tratta di scorte di magaz-zino con data di immissionesul mercato antecedente al settembre 2012 - conclude Pagano -. Il venditore checommercializza lampadine di questo tipo, ormai prive del marchio CE, rischia infatti sanzioni amministrative mol-to salate».
Con il Regolamento dell’Unio-
ne europea, numero
874/2012, dal 1° settembre
2013 sulla confezione delle
lampadine è riportata la
nuova etichetta energetica, a
colori o in versione monocro-
matica, fatto salvo per i
prodotti già immessi sul
mercato prima di tale data.
Nell’etichetta si indicano le
classi di efficienza della
lampadina, che vanno da A++
(altamente efficiente) a E
(poco efficiente).
Rispetto alla classificazione
precedente, con classi da A a
espresso in kWh/1000h.
Questo nuovo elemento
consentirà di acquisire
consapevolezza circa l’effetti-
vo peso dei consumi energeti-
ci delle diverse tipologie di
lampadine e confrontare i
diversi prodotti anche in
termini di consumo energeti-
co, con una maggiore perce-
zione dei consumi in bolletta.
La nuova etichetta energetica
sarà estesa anche a lampadi-
ne che in precedenza ne erano
esentate come, ad esempio, le
alogene a bassa tensione e le
lampadine direzionali.
G, la nuova etichetta mette in
evidenza il miglioramento in
termini di efficienza energeti-
ca delle nuove tecnologie
disponibili. La classificazione
energetica indica esclusiva-
mente il livello qualitativo di
conversione dell’energia
consumata dalla lampadina,
ovvero se l’energia è utilizza-
ta in maniera efficiente o
meno, ma non fornisce un
dato quantitativo di consu-
mo.
È stato perciò introdotto il
dato relativo al consumo
annuo ponderato di energia
SULLE ETICHETTE I COSTRUTTORI DEVONO OBBLIGATORIAMENTE INDICARE LA CATEGORIA
LE MIGLIORI SONO QUELLE CON LA CLASSE A++
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36 eco.bergamo SoprasottoNovembre 2016
TERRENO ANTICOMilioni di anni per formarela pellicola che porta la vita
Nei pochi centimetri di terra che avvolgono il pianeta si
conservano tutte le sostanze essenziali per gli organismi,
quindi anche per l’uomo. L’influsso del clima: per produrne 1 cm,
alle nostre latitudini sono necessari anche quattro secoli.
Roberta Salvi
Da una manciata di cen-timetri dipende la vita delnostro pianeta. Lo stratopiù esterno del globo, la cro-sta terrestre, ha uno spesso-re massimo di 100 km, la di-stanza da Bergamo a Vero-na. Il suolo è come la pelli-cola che la avvolge e rappre-senta la porzione più super-ficiale con uno spessore ve-ramente esiguo: da 30 cm apochi metri.
Risorsa non rinnovabile
Questa sottilissima pellico-la non è sempre esistita, si èformata nei secoli. La Terraprimigenia era una sterilemassa rocciosa; grazie allento e inesorabile processodi erosione e sgretolamentodelle rocce si crearono zonericoperte da frammenti edetriti. In seguito, questosuolo primitivo si arricchìdi materia organica prove-niente dalla decomposizio-ne dei primi organismi vi-venti.
Questo incredibile miscu-glio di materiale organico e
inorganico è dunque il fruttoprezioso, e non scontato, diun processo di milioni di anniche lo rende una risorsa nonrinnovabile, su scala umana.Infatti, per accumulare unaquantità di sostanza organi-ca che rende un suolo fertilesono necessari circa 3000anni.
Strati di biodiversità
Osservando il terreno frana-to si nota che il suolo è forma-to da strati sovrapposti bendistinguibili per diverso co-lore, compattezza, granulo-metria e biodiversità. Questasuccessione di strati è dettaprofilo del suolo.
La lettiera è lo strato più su-perficiale formato da restiorganici non ancora decom-posti. Lo strato organico: dicolore bruno scuro, è morbi-do e friabile perché ricco dihumus. È percorso dalle ra-dici delle piante e brulica divita (funghi, batteri, piccoli animali).
Vi è poi lo strato minerale:di colore chiaro è costituito,verso l’alto, da sabbia e argillae verso il basso da frammentidi roccia più grossolani.
Si arriva infine alla rocciamadre, non ancora alterata.
Il tempo e il clima
Il tempo e i diversi climi in-fluenzano i processi di for-mazione del suolo: disgrega-zione e alterazione delle roc-ce e decomposizione dellamateria organica. Alle nostrelatitudini per produrre 1 cmdi suolo sono necessari dai200 ai 400 anni, al contrario,in un clima più caldo comequello tropicale, la stessa quantità di suolo si può pro-durre in circa 200 anni. Il cli-ma influenza anche la tipolo-gia di alterazione chimicadella roccia madre, della so-stanza organica e la composi-zione finale del suolo. A climidiversi, quindi, corrispondo-no suoli diversi.
Studiando la struttura delsuolo è dunque possibile chesi trovino strati antichi for-mati in condizioni ambienta-li diverse da quelle attuali.Ecco quindi come il profilo diun suolo nasconde la storiadei cambiamenti ambientalie climatici che un territorioha subito nella storia geologi-ca della Terra.
ROCCE E MORENE
BERGAMOTRA TROPICIE GHIACCIAI
Nella cartina qui a fianco
i diversi colori rappresenta-
no i differenti suoli e paesag-
gi bergamaschi. I rilevi
montuosi si sono originati
nella fase di sollevamento
della catena alpina. In
marrone le Alpi Orobie le
vette più alte (Pizzo Coca
3050 m), formate da rocce
antichissime.
In verde, le Prealpi formate
da calcari e dolomie, origina-
tesi in mari tropicali (Presola-
na 2521 m). In questi ambienti
la formazione del suolo varia
a secondo dell’esposizione e
della pendenza dei versanti.
In blu i fondovalle montani
costituiti da depositi recenti
di detriti di falda e di attività
alluvionali. In viola i residui
delle morene, cioè i detriti
lasciati da antichi ghiacciai, i
meglio conservati si trovano
nell’Isola Bergamasca.
In giallo la pianura, che ha
avuto origine in concomitan-
za con i fenomeni di glacia-
zione e disgelo; da nord a sud i
suoli si fanno meno ghiaiosi.
In azzurro i suoli recenti delle
valli fluviali, nelle aree
alluvionali si trovano suoli
giovani e poco differenziati
dal materiale di partenza.
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Soprasotto eco.bergamo 37Novembre 2016
Alpi Orobie, rocce cristalline
Prealpi Orobie, rocce carbonatiche
Fondovalle montani
Anfi teatri morenici/terrazzi
Pianura
Valli fl uviali
Rilievi isolati
Fiumi e laghi
Legenda
Periodo di formazione
La storia del suolo bergamasco
Da 430.000 milioni a 10.000 anni fa
Da 200 milioni di anni fa
Da 1,7 milioni di anni fa
Da 10.000 anni fa
Da 2,5 milioni di anni fa
Da 300 milioni di anni fa
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38eco.bergamo
Parchi & riserveNovembre 2016
ZONE SPECIALIPicchi neri, abeti e larici il patrimonio naturaledi Valtorta e Valmoresca
Parte dall’Alta Val Brembana il nostro viaggio tra i siti
di interesse comunitario. Sotto il passo San Marco una
ricchezza unica, tra flora e fauna, che va conosciuta,
anche per poter essere maggiormente tutelata.
Rinaldo Mangili
È la casa del fiore esclu-sivo delle Orobie, la Salva-strella orobica, che botani-camente si chiama “Sangui-sorba dodecandra Moretti”: è il Sic (Sito di interesse co-munitario) di Valtorta e Val-moresca, che d’ora in poi chiameremo con il nuovo nome, e cioè Zsc (Zona spe-ciale di Conservazione).
Saliamo quindi tra le bel-lezze dell’Alta Val Brembana(parte occidentale), per uno dei siti più interessanti, defi-nito “un esempio di qualità ambientale naturale”. Si estende su una superficie di 1682 ettari, l’Ente gestore è il Parco delle Orobie berga-masche. Comprende parte
dei territori di Cusio, Averara,Santa Brigida e Mezzoldo. Ad Averara c’è l’ultima stazione disosta della Via Mercatorum prima della salita verso il cen-tro Europa, mentre sotto ilPasso San Marco la casa Can-toniera, voluta dalla Serenissi-ma a fine ’500, testimonia l’at-tenzione di Venezia per que-sta remota valle bergamasca.
La Zona speciale è caratte-rizzata dalla presenza di pic-coli laghi (laghetti di Pontera-nica ed il bacino artificiale delLago di Val Mora) ed è solcatadal torrente Val Mora che con-fluisce nel Fiume Brembo di Mezzoldo ad Olmo al Brembo.Sul suo territorio è presente una grande quantità di specie animali e vegetali e di habitat grazie soprattutto al notevole dislivello (dai 738 metri di
Valmoresca ai 1.985 del Passo S.Marco fino ai 2.370 metri del Monte Ponteranica). At-traverso il Piano di gestione e il Formulario standard sono stati classificati ben 11 habitatdi interesse comunitario .
Habitat e specie floristiche
Quello delle “Foreste monta-ne ed alpine” è l’habitat più diffuso (29,2% di copertura) formate soprattutto da boschidi Abete rosso, misti anche ad Abete bianco e Larice. L’habi-tat “Formazioni erbose a Nar-dus” (27,1%) è costituito da praterie secondarie derivanti da decespugliamenti e pascolicon presenza di Nardo cervi-no (Nardus stricta) soprattut-to nella parte alta del sito. E
CONTINUA A PAGINA 40
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Parchi & riserve eco.bergamo 39Novembre 2016
AVERARA In alto il lago di Valmoresca; in basso la Salvastrella orobica
CONOSCIAMO LA FLORA DELLA ZSC
LA SALVASTRELLA OROBICA, IL FIORE ESCLUSIVO DELLE OROBIE
«Le piante endemiche, per la loro
esclusività geografica, possono essere
considerate come la bandiera vivente
di una piccola patria».
Così Renato Ferlinghetti in un interes-
sante opuscolo, edito nel 2011 per il
Parco delle Orobie Bergamasche,
introduceva la descrizione della
Salvestrella orobica, un endemismo
esclusivo del versante bergamasco e
valtellinese. Il prof. Ferlinghetti
racconta anche la storia, molto curiosa,
della scoperta di questa pianta, fatta
nel 1829 da Giuseppe Filippo Massara,
un medico valtellinese appassionato
di botanica. Massara aveva raccolto la
pianta sul versante valtellinese ed
aveva tentato (allora era pressoché
sconosciuta agli studiosi botanici) di
classificarla richiedendo pareri a
diversi illustri botanici dell’epoca,
esperti di flora alpina, fra i quali
Giuseppe Moretti, botanico e respon-
sabile dell’Orto botanico di Pavia.
Mentre il dottor Massara si accingeva a
descrivere e comunicare ufficialmen-
te la scoperta della nuova pianta tutta
valtellinese, il prof. Moretti lo prece-
dette, e pubblicò su Riviste scientifi-
che, nel 1833, la sua descrizione
scippandone il nome al vero scopri-
tore chiamandola botanicamente
“Sanguisorba dodecandra Moretti”.
La pianta è una rosacea vistosa (può
raggiungere anche 1 metro di
altezza) ben riconoscibile per le
foglie di un verde tenue sulle quali
svetta un’infiorescenza cilindrica,
pendula, soffice e piumosa. Il
termine “dodecandra” è dovuto alla
presenza, nel fiore, di 12 stami che
sono gli organi sessuali maschili
produttori del polline. Nell’areale
esclusivo bergamasco (testata della
Valle Brembana, dal Passo S. Marco
alla Val Mora ed a Carona e Branzi,
testata della Valle Seriana e lungo il
crinale della Valle di Scalve nella
Valle del Vò) la Salvastrella orobica
privilegia suoli acidi su substrato
siliceo e si sviluppa oltre il limite della
vegetazione forestale vicino ai
cespuglieti di Ontano verde, ma è
presente anche sulle ripe dei torren-
ti, sulle sponde dei laghetti alpini ed
ai margini dei pascoli.
VALBREMBANA
Il picchio nero
(Drycopus
martius)
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40eco.bergamo
Parchi & riserveNovembre 2016
114
101
109
109
101
161
Lago di Ponteranica
Lago di Pescegallo
Lago di Valmora
135
110
133 113
Va
l M
ora
ValmorescaCaprile Inferiore
P.so del Verrobbio (2026 m)
Rif. Ca’ San Marco (1838 m)
P.so San Marco
AveraraCusio
Ornica
M.te Faino
M.te Ponteranica
M.te Valletto
M.te Verrobbio
P.zo delle Segade
M.te Mincucco
Valtorta e Valmaresca (Zona speciale di Conservazione)
CARTINA DEL LA ZSC . A destra, dall’alto: il picchio nero, il fagiano di monte, la pernice bianca
FLORA. Sassifraga stellata (in
alto) e Nardus Stricta
CONOSCIAMO LA FAUNA DELLA ZSC
GALLO FORCELLO E PERNICESPECIALIZZATI IN CORTEGGIAMENTO
Tetraonidi: in zoologia sono una
sottofamiglia dell’ordine dei
Galliformi. Il nome indica i
quattro artigli delle zampe,
palmati come i tarsi. Vivono tra i
1000 e 3000 metri e si caratte-
rizzano per le attività canore
durante il periodo degli amori. I
maschi si radunano in luoghi
aperti, dette “arene” dove si
esibiscono in canti, soffi, danze
e battaglie.
Tra questi ricordiamo il Fagiano
di monte (Tetrao tetrix) o Gallo
forcello, che vive nella zona di
transizione tra il bosco e le
praterie alpine. Maschio e
femmina si distinguono per
dimensioni e colorazione del
piumaggio e la coda forcuta.
La Pernice bianca (Lagopus
mutus) ha un piumaggio
bianco d’inverno, mentre è
grigiastro d’estate. Vive in
zone detritiche e nei macereti,
in gruppo in autunno forman-
do stormi dette “brigate”. Nel
periodo degli amori i maschi
attirano le femmine con
spettacolari parate. Francoli-
no di monte (Bonasia bonasia)
è il più piccolo dei tetraonidi, e
vive nei boschi di conifere e
boschi misti, mentre il più
grande è il Gallo cedrone
(Tetrao urogallis).
ancora l’habitat “Faggeti”(10,1%) costituito da boschi misti di latifoglie (Faggio, Acero montano, Frassino maggiore e sottobosco di Mirtillo nero). Nelle aree marginali dei pascoli e vici-no alle malghe abbandonate si sviluppano cespuglieti conRododendro irsuto, Gineproe Mirtillo nero.
Nella parte medio-alta delbacino del Torrente Val Mo-ra, nell’habitat “Bordure planiziali di megaforbie-le”(5,9%) sono poi presenti specie igrofile, anche ende-miche (quando cioè sonoesclusive di un dato territo-rio), come la Salvastrella orobica (Sanguisorba dode-candra Moretti), mentre nell’habitat “Torbiere ditransizione ed instabili” so-no state osservate, tra le al-tre, la Viola palustre (esem-pio di specie di torbiera dellacatena orobica) e la Sassifra-ga stellata.
Le specie faunistiche
Tra le specie animali di inte-resse comunitario oltre al-l’Aquila reale, troviamo la Poiana, l’Astore, lo Sparvie-re, l’Allocco e la Rondine montana ed altri rapaci. So-no nidificanti e sedentari i tetraonidi, il Francolino di Monte (Bonasia Bonasia) schivo e di difficile osserva-zione stazionante nei boschiricchi di cespugli ed ai mar-gini di pascoli e radure, il Fa-giano di Monte o Gallo for-cello (Tetrao tetrix) a quote più elevate ed inoltre la Co-turnice (Alectoris graeca). Di interesse biogeograficoanche la Pernice bianca (La-gopus mutus) specie di alto valore naturalistico (ma ne-gli ultimi anni in diminuzio-ne numerica) ed il Picchio nero (Dryocopus martius). Tra gli anfibi sono presenti la Salamandra pezzata, la Rana temporaria, e tra i ret-tili il Biacco ed il Colubro li-scio.
SEGUE DA PAGINA 38
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