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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 181 (48.505) Città del Vaticano domenica 9 agosto 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!{!"!;! Lo sviluppo gentile Dopo l’intesa tra Egitto e Grecia la Turchia riprende le trivellazioni Braccio di ferro nel Mediterraneo orientale PAGINA 2 Un nuovo ritratto di Teresa Benedetta della Croce firmato dal regista Joshua Sinclair Sulle orme di Edith Stein DARIO ED OARD O VIGANÒ A PAGINA 5 La messe è molta: viaggio nel mondo delle vocazioni/2 Accanto a ogni “malcapitato” IGOR TRABONI A PAGINA 6 Intervista al presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo In prima linea nell’accoglienza ai pellegrini EUGENIO CECCHINI A PAGINA 8 ALLINTERNO Migliaia di persone in piazza per commemorare le vittime Non esclusa un’aggressione esterna dietro l’esplosione a Beirut Nella provincia settentrionale di al-Jawf Yemen, sette bambini uccisi in un raid Venti morti e un centinaio di feriti Disastro aereo in India BEIRUT, 8. Il presidente libanese, Michel Aoun, non ha escluso che la devastante esplosione di martedì scorso nel porto di Beirut, che ha provocato almeno 154 morti e 5.000 feriti, possa essere stata provocata da «una aggressione esterna, con l’ausilio di un missile, di una bomba o di un altro mezzo». Aoun ha chie- sto a Parigi le immagini satellitari dei momenti dell’esplosione. L’in- chiesta — ha spiegato il presidente — dovrà essere completamente libanese e non internazionale. Immediata la replica di Hezbol- lah, il partito sciita libanese che di- sporrebbe — secondo diverse fonti, ma la questione resta controversa — di un vasto arsenale militare. Ieri pomeriggio il leader del partito, Hassan Nasrallah, in un atteso di- scorso televisivo, il primo da marte- dì, ha escluso ogni responsabilità del suo partito, negando che Hez- bollah avesse — come sostenuto da molti — un deposito di armi nel por- to di Beirut, proprio in prossimità del luogo dell’esplosione. «Non è accettabile sfruttare a scopi politici o settari questo incidente, che ha col- pito tutti» ha detto il capo di Hez- bollah. «Tutte le parti politiche di- cono che l’esercito libanese è l’unica istituzione del paese su cui c’è piena fiducia. Bene, che sia allora l’eserci- to a condurre l’inchiesta» ha propo- sto Nasrallah. Anche Israele, chiamato in causa più volte negli ultimi giorni, ha ne- gato qualsiasi responsabilità. Va det- to che ieri — secondo quanto riferito dalla France Presse — l’esercito israe- liano ha confermato di aver sventato un tentativo di infiltrazione da parte di una squadra di terroristi di Hez- bollah al confine tra due Paesi. Intanto, una grande manifestazio- ne di commemorazione si terrà nel pomeriggio di oggi nel centro di Beirut, in piazza dei Martiri, per ri- cordare le vittime e chiedere giusti- zia. «Solo il popolo libanese com- memorerà le vittime, non vogliamo autorità» hanno spiegato gli orga- nizzatori, citati dalle agenzie. «Que- sta sarà una giornata di rabbia e tri- stezza» ha commentato uno di loro parlando con la stampa. «È stata la negligenza del governo libanese a causare questa tragedia» gli ha fatto eco uno degli organizzatori, aggiun- gendo che «l’idea di una cerimonia funebre di massa non si può realiz- zare a causa di problemi logistici, ma ci sarà una grande marcia di protesta contro la classe dirigente». Al momento, in piazza dei Martiri si sono già radunati decine di attivisti. In città si respira aria di tensione, dopo le proteste dei giorni scorsi che hanno portato tra l’altro a scon- tri tra manifestanti e polizia davanti al Parlamento nella notte tra giovedì e venerdì. Nel grande spazio, già teatro di diversi raduni di massa a partire dall’ottobre scorso per prote- stare contro la disastrosa crisi econo- mica, sono stati allestiti dei gazebo e le fotografie di molte delle vittime sono state incollate alla base del monumento ai martiri. Questa mattina, nel frattempo, i corpi di 25 persone la cui identità non è stata accertata sono stati recu- perati tra le macerie dell’esplosione. Ma sono ancora decine le persone che mancano all’appello. La questione più pressante per le autorità libanesi e per la comunità internazionale resta al momento quella dell’assistenza alle migliaia di sfollati che hanno perso tutto a cau- sa dell’esplosione. La tragedia ha in- fatti peggiorato ulteriormente una situazione già drammatica: il Libano attraversa da ormai un anno una pe- santissima crisi economica e sociale. La carcassa del velivolo schiantatosi nel Kerala (Afp) Un uomo accende una candela per ricordare le vittime dell’esplosione a Beirut (Reuters) NEW DELHI, 8. Un Boeing 737- 800 dell'Air India Express, volo ix-1344 proveniente da Dubai, si è spaccato in due uscendo di pista, ieri, durante l'atterraggio all'aero- porto Karipur di Kozhikode, nota in passato con il nome di Calicut, nel Kerala, Sud dell'India. A bor- do c'erano 191 persone: 184 pas- seggeri, tra cui 10 bambini, e sette membri dell'equipaggio. I morti sono almeno 20 e oltre un centi- naio i feriti. Le condizioni meteo, riportano i media indiani, erano avverse con piogge scroscianti. È il periodo dei monsoni in India, quest'anno particolarmente violenti, tanto da aver causato disagi e vittime nel Kerala. L'aereo ha tentato di atter- rare ma ha avuto difficoltà per il maltempo. Al secondo tentativo di toccare terra, è andato fuori dalla pista dell'aeroporto: si è spezzato in due tronconi, finendo in una vallata. Le stesse piogge che han- no reso impraticabile la pista han- no tuttavia impedito che l'aereo prendesse fuoco. Secondo i media locali, il pilota —un ex comandan- te delle forze militari indiane in pensione — e il secondo in cabina di pilotaggio sarebbero morti nel- l'impatto. I soccorsi sono scattati imme- diatamente. Un piccolo di appena un anno e mezzo è stato salvato dai soccorritori. Hanno commosso i social le immagini di una bimba rimasta da sola mentre si aggirava tra i rottami. La piccola è stata portata all'ospedale più vicino è stata lanciata su Twitter una ri- chiesta, con un numero da contat- tare, per chi la conoscesse. Il volo operato dall'Air India Express, società controllata dalla compagnia di bandiera, era parte del programma nazionale Vande Bharat per rimpatriare i concitta- dini rimasti all'estero a causa della pandemia. Tutti indiani, molti di loro emigrati per lavoro, che ave- vano dovuto attendere mesi prima di rientrare in patria e riabbraccia- re le famiglie. Messaggio del Pontefice alle Francescane minime del Sacro Cuore Con lo stile della piccolezza Contiene un invito a seguire lo «stile della piccolezza» evidenziato nel nome stesso della famiglia reli- giosa, il messaggio che Papa Fran- cesco ha fatto pervenire alle suore Francescane minime del Sacro Cuo- re, sabato 8 agosto, memoria litur- gica della beata Maria Margherita Caiani. Nella circostanza infatti si apre l’anno giubilare per il centena- rio della morte della fondatrice dell’istituto. Richiamandone il forte legame con la spiritualità del Sacro Cuore, il Pontefice ha esortato le suore a radicarsi «presso la fonte della Carità» che è «l’amore di Ge- sù». E sottolineando come il loro carisma abbia «una dimensione ri- paratrice» ne ha elogiato «le opere portate avanti in Italia, Brasile, Egitto, Sri Lanka e a Betlemme, in favore dei bambini e dei giovani». PAGINA 8 SANAA, 8. Sette bambini sono sta- ti uccisi ieri in Yemen nel corso di un attacco aereo in cui hanno per- so la vita 20 persone. Lo riferisco- no ong attive sul campo, secondo le quali — in base a quanto ripor- tato dalle autorità sanitarie locali — l’attacco, che ha provocato an- che molti feriti gravi, tra cui don- ne e bambini, ha colpito case e automobili nella provincia setten- trionale di al-Jawf. Un attacco ter- ribile, che arriva a poche settima- ne da altri due raid aerei che ave- vano già causato la morte di 10 bambini, allungando tragicamente l’elenco di piccole vittime inno- centi. «In meno di un mese almeno 17 bambini hanno perso la vita a causa di attacchi indiscriminati in Yemen. È semplicemente inaccet- tabile che il mondo continui a guardare i bambini che muoiono mentre sono nelle loro case, men- tre giocano in strada o mentre vanno a scuola» dicono i rappre- sentanti delle ong. Lo Yemen, in questo momento, si trova già a dover fronteggiare un conflitto civile e la pandemia di covid-19 con risorse estrema- mente limitate. Le inondazioni, inoltre, stanno devastando il Paese e migliaia di bambini stanno sof- frendo la fame. PUNTI DI RESISTENZA L’Italia dei semplici e degli esclusi negli scatti di Emiliano Mancuso Uno sguardo compassionevole GAETANO VALLINI A PAGINA 4 di PAOLO BENANTI I l cambio d’epoca che stiamo attraversando è prodotto dalla tecnologia e dal suo impatto sul nostro modo di comprendere noi e la realtà. Tuttavia il mondo della tecnologia è oggi descritto dalla categoria dell’innovazione. Se con- tinueremo a guardare la tecnologia solamente co- me innovazione rischiamo però di non riuscirne a percepire la portata di tra- sformazione sociale né di orientarne verso il bene gli effetti. L’innovazione indica un avanzamento o una trasfor- mazione graduale contras- segnati da un sempre mag- giore aumento di capacità e potenzialità Una bomba atomica rispetto a una clava è un enorme progresso (nella capacità di offendere). Ma possiamo definire questo incremento come un bene? Al di là dello specifico esempio, la risposta cor- retta, in generale, è “dipende”. Non tutti i pro- gressi sono nel bene o per il bene o comportano solo del bene. Per poter parlare di innovazione come di un bene e per poterla orientare al bene comune ab- biamo bisogno di una qualifica che sia in grado di descrivere come e quali caratteristiche del pro- gresso contribuiscano al bene dei singoli e della società. Per questo si utilizza la categoria dello sviluppo. L’idea di sviluppo umano porta l’atten- zione su un concetto di ampia portata che si con- centra su quei processi che espandono le possibi- lità di scelta degli individui e che migliorano le loro prospettive di benessere e che consentono ai singoli e ai gruppi di procedere il più spedita- mente possibile verso il loro potenziamento. Lo sviluppo umano è da intendersi, quindi, co- me un fine e non come un mezzo che caratterizza il progresso definendo delle priorità e dei criteri. Parlare di sviluppo significa, quindi, non mettere la capacità tecnica al centro dell’attenzione bensì tenere l’uomo al centro della riflessione e come fi- ne che qualifica il progresso. Utilizzare eticamente la tecnologia oggi signifi- ca cercare di trasformare l’innovazione in svilup- po. Significa indirizzare la tecnologia verso e per lo sviluppo e non semplicemente cercare un pro- gresso fine a se stesso. Sebbene non sia possibile pensare e realizzare la tecnologia senza delle for- me di razionalità specifiche (il pensiero tecnico e scientifico), porre al centro dell’interesse lo svi- luppo significa dire che il pensiero tecnico-scien- tifico non basta a se stesso. Servono diversi ap- procci compreso quello umanistico e il contributo della fede. Lo sviluppo necessario per affrontare le sfide del cambio d’epoca dovrà essere: Globale, ovvero per tutte le donne e per tutti gli uomini e non solo di qualcuno o di qualche gruppo (distinto per sesso, lingua o etnia); Integrale , ovvero di tutta la donna e di tutto l’uomo; Plurale , ovvero attento al contesto sociale in cui viviamo, rispettoso della pluralità umana e delle diverse culture; Fecondo , ovvero capace di porre le basi per le future generazioni, invece che miope e diretto all’utilizzo delle risorse dell’oggi senza mai guar- dare al futuro; Gentile, ovvero rispettoso della terra che ci ospita (la casa comune), delle risorse e di tutte le specie viventi Per la tecnologia e per il nostro futuro abbia- mo bisogno di uno sviluppo che sinteticamente vorrei definire gentile. L’etica è questo e le scelte etiche sono quelle che vanno nella direzione dello sviluppo gentile.

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Page 1: Non esclusa un’aggressione esterna Con lo stile dietro l ......Egitto, Sri Lanka e a Betlemme, in favore dei bambini e dei giovani». PAGINA 8 SANA ’A, 8. Sette bambini sono sta-ti

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 181 (48.505) Città del Vaticano domenica 9 agosto 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+z!"!{!"

!;!

Lo sviluppo gentile

Dopo l’intesa tra Egitto e Greciala Turchia riprende le trivellazioni

Braccio di ferronel Mediterraneoorientale

PAGINA 2

Un nuovo ritratto di TeresaBenedetta della Croce firmatodal regista Joshua Sinclair

Sulle ormedi Edith Stein

DARIO ED OARD O VIGANÒ A PA G I N A 5

La messe è molta:viaggio nel mondo delle vocazioni/2

Accantoa ogni “malcapitato”

IGOR TRABONI A PA G I N A 6

Intervista al presidentedell’As s o c i a z i o n eSanti Pietro e Paolo

In prima lineanell’accoglienzaai pellegrini

EUGENIO CECCHINI A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

Migliaia di persone in piazza per commemorare le vittime

Non esclusa un’aggressione esternadietro l’esplosione a Beirut

Nella provincia settentrionale di al-Jawf

Yemen, sette bambiniuccisi in un raid

Venti morti e un centinaio di feriti

Disastro aereo in India

BE I R U T, 8. Il presidente libanese,Michel Aoun, non ha escluso che ladevastante esplosione di martedìscorso nel porto di Beirut, che haprovocato almeno 154 morti e 5.000feriti, possa essere stata provocatada «una aggressione esterna, conl’ausilio di un missile, di una bombao di un altro mezzo». Aoun ha chie-sto a Parigi le immagini satellitaridei momenti dell’esplosione. L’in-chiesta — ha spiegato il presidente —dovrà essere completamente libanesee non internazionale.

Immediata la replica di Hezbol-lah, il partito sciita libanese che di-sporrebbe — secondo diverse fonti,ma la questione resta controversa —di un vasto arsenale militare. Ieripomeriggio il leader del partito,Hassan Nasrallah, in un atteso di-scorso televisivo, il primo da marte-dì, ha escluso ogni responsabilitàdel suo partito, negando che Hez-bollah avesse — come sostenuto damolti — un deposito di armi nel por-to di Beirut, proprio in prossimitàdel luogo dell’esplosione. «Non èaccettabile sfruttare a scopi politici osettari questo incidente, che ha col-pito tutti» ha detto il capo di Hez-bollah. «Tutte le parti politiche di-cono che l’esercito libanese è l’unicaistituzione del paese su cui c’è pienafiducia. Bene, che sia allora l’e s e rc i -to a condurre l’inchiesta» ha propo-sto Nasrallah.

Anche Israele, chiamato in causapiù volte negli ultimi giorni, ha ne-

gato qualsiasi responsabilità. Va det-to che ieri — secondo quanto riferitodalla France Presse — l’esercito israe-liano ha confermato di aver sventatoun tentativo di infiltrazione da partedi una squadra di terroristi di Hez-bollah al confine tra due Paesi.

Intanto, una grande manifestazio-ne di commemorazione si terrà nelpomeriggio di oggi nel centro di

Beirut, in piazza dei Martiri, per ri-cordare le vittime e chiedere giusti-zia. «Solo il popolo libanese com-memorerà le vittime, non vogliamoautorità» hanno spiegato gli orga-nizzatori, citati dalle agenzie. «Que-sta sarà una giornata di rabbia e tri-stezza» ha commentato uno di loroparlando con la stampa. «È stata lanegligenza del governo libanese a

causare questa tragedia» gli ha fattoeco uno degli organizzatori, aggiun-gendo che «l’idea di una cerimoniafunebre di massa non si può realiz-zare a causa di problemi logistici,ma ci sarà una grande marcia diprotesta contro la classe dirigente».Al momento, in piazza dei Martiri sisono già radunati decine di attivisti.

In città si respira aria di tensione,dopo le proteste dei giorni scorsiche hanno portato tra l’altro a scon-tri tra manifestanti e polizia davantial Parlamento nella notte tra giovedìe venerdì. Nel grande spazio, giàteatro di diversi raduni di massa apartire dall’ottobre scorso per prote-stare contro la disastrosa crisi econo-mica, sono stati allestiti dei gazebo ele fotografie di molte delle vittimesono state incollate alla base delmonumento ai martiri.

Questa mattina, nel frattempo, icorpi di 25 persone la cui identitànon è stata accertata sono stati recu-perati tra le macerie dell’esplosione.Ma sono ancora decine le personeche mancano all’app ello.

La questione più pressante per leautorità libanesi e per la comunitàinternazionale resta al momentoquella dell’assistenza alle migliaia disfollati che hanno perso tutto a cau-sa dell’esplosione. La tragedia ha in-fatti peggiorato ulteriormente unasituazione già drammatica: il Libanoattraversa da ormai un anno una pe-santissima crisi economica e sociale.

La carcassa del velivolo schiantatosi nel Kerala (Afp)

Un uomo accende una candela per ricordare le vittime dell’esplosione a Beirut (Reuters)

NEW DELHI, 8. Un Boeing 737-800 dell'Air India Express, voloix-1344 proveniente da Dubai, si èspaccato in due uscendo di pista,ieri, durante l'atterraggio all'aero-porto Karipur di Kozhikode, notain passato con il nome di Calicut,nel Kerala, Sud dell'India. A bor-do c'erano 191 persone: 184 pas-seggeri, tra cui 10 bambini, e settemembri dell'equipaggio. I mortisono almeno 20 e oltre un centi-naio i feriti.

Le condizioni meteo, riportanoi media indiani, erano avverse conpiogge scroscianti. È il periododei monsoni in India, quest'annoparticolarmente violenti, tanto daaver causato disagi e vittime nelKerala. L'aereo ha tentato di atter-rare ma ha avuto difficoltà per ilmaltempo. Al secondo tentativo ditoccare terra, è andato fuori dallapista dell'aeroporto: si è spezzatoin due tronconi, finendo in unavallata. Le stesse piogge che han-no reso impraticabile la pista han-no tuttavia impedito che l'aereoprendesse fuoco. Secondo i medialocali, il pilota —un ex comandan-te delle forze militari indiane inpensione — e il secondo in cabinadi pilotaggio sarebbero morti nel-l'impatto.

I soccorsi sono scattati imme-diatamente. Un piccolo di appenaun anno e mezzo è stato salvatodai soccorritori. Hanno commossoi social le immagini di una bimbarimasta da sola mentre si aggiravatra i rottami. La piccola è stataportata all'ospedale più vicino èstata lanciata su Twitter una ri-chiesta, con un numero da contat-tare, per chi la conoscesse.

Il volo operato dall'Air IndiaExpress, società controllata dallacompagnia di bandiera, era partedel programma nazionale VandeBharat per rimpatriare i concitta-dini rimasti all'estero a causa dellapandemia. Tutti indiani, molti diloro emigrati per lavoro, che ave-vano dovuto attendere mesi primadi rientrare in patria e riabbraccia-re le famiglie.

Messaggio del Pontefice alle Francescane minime del Sacro Cuore

Con lo stiledella piccolezza

Contiene un invito a seguire lo«stile della piccolezza» evidenziatonel nome stesso della famiglia reli-giosa, il messaggio che Papa Fran-cesco ha fatto pervenire alle suoreFrancescane minime del Sacro Cuo-re, sabato 8 agosto, memoria litur-gica della beata Maria MargheritaCaiani. Nella circostanza infatti siapre l’anno giubilare per il centena-rio della morte della fondatricedell’istituto. Richiamandone il forte

legame con la spiritualità del SacroCuore, il Pontefice ha esortato lesuore a radicarsi «presso la fontedella Carità» che è «l’amore di Ge-sù». E sottolineando come il lorocarisma abbia «una dimensione ri-paratrice» ne ha elogiato «le opereportate avanti in Italia, Brasile,Egitto, Sri Lanka e a Betlemme, infavore dei bambini e dei giovani».

PAGINA 8

SANA’A, 8. Sette bambini sono sta-ti uccisi ieri in Yemen nel corso diun attacco aereo in cui hanno per-so la vita 20 persone. Lo riferisco-no ong attive sul campo, secondole quali — in base a quanto ripor-tato dalle autorità sanitarie locali— l’attacco, che ha provocato an-che molti feriti gravi, tra cui don-ne e bambini, ha colpito case eautomobili nella provincia setten-trionale di al-Jawf. Un attacco ter-ribile, che arriva a poche settima-ne da altri due raid aerei che ave-vano già causato la morte di 10bambini, allungando tragicamentel’elenco di piccole vittime inno-centi.

«In meno di un mese almeno 17bambini hanno perso la vita acausa di attacchi indiscriminati inYemen. È semplicemente inaccet-tabile che il mondo continui aguardare i bambini che muoionomentre sono nelle loro case, men-tre giocano in strada o mentrevanno a scuola» dicono i rappre-sentanti delle ong.

Lo Yemen, in questo momento,si trova già a dover fronteggiareun conflitto civile e la pandemiadi covid-19 con risorse estrema-mente limitate. Le inondazioni,inoltre, stanno devastando il Paesee migliaia di bambini stanno sof-frendo la fame.

PUNTI DI RESISTENZA

L’Italia dei semplicie degli esclusinegli scatti di Emiliano Mancuso

Uno sguardocompassionevole

GA E TA N O VALLINI A PA G I N A 4

di PAOLO BENANTI

I l cambio d’epoca che stiamo attraversando èprodotto dalla tecnologia e dal suo impattosul nostro modo di comprendere noi e la

realtà. Tuttavia il mondo della tecnologia è oggidescritto dalla categoria dell’innovazione. Se con-tinueremo a guardare la tecnologia solamente co-me innovazione rischiamo però di non riuscirne a

percepire la portata di tra-sformazione sociale né diorientarne verso il bene glieffetti.

L’innovazione indica unavanzamento o una trasfor-mazione graduale contras-segnati da un sempre mag-

giore aumento di capacità e potenzialitàUna bomba atomica rispetto a una clava è un

enorme progresso (nella capacità di offendere).Ma possiamo definire questo incremento come unb ene?

Al di là dello specifico esempio, la risposta cor-retta, in generale, è “dip ende”. Non tutti i pro-gressi sono nel bene o per il bene o comportanosolo del bene.

Per poter parlare di innovazione come di unbene e per poterla orientare al bene comune ab-biamo bisogno di una qualifica che sia in gradodi descrivere come e quali caratteristiche del pro-gresso contribuiscano al bene dei singoli e dellasocietà. Per questo si utilizza la categoria dellosviluppo. L’idea di sviluppo umano porta l’atten-zione su un concetto di ampia portata che si con-centra su quei processi che espandono le possibi-lità di scelta degli individui e che migliorano leloro prospettive di benessere e che consentono aisingoli e ai gruppi di procedere il più spedita-mente possibile verso il loro potenziamento.

Lo sviluppo umano è da intendersi, quindi, co-me un fine e non come un mezzo che caratterizzail progresso definendo delle priorità e dei criteri.Parlare di sviluppo significa, quindi, non metterela capacità tecnica al centro dell’attenzione bensìtenere l’uomo al centro della riflessione e come fi-ne che qualifica il progresso.

Utilizzare eticamente la tecnologia oggi signifi-ca cercare di trasformare l’innovazione in svilup-po. Significa indirizzare la tecnologia verso e perlo sviluppo e non semplicemente cercare un pro-gresso fine a se stesso. Sebbene non sia possibilepensare e realizzare la tecnologia senza delle for-me di razionalità specifiche (il pensiero tecnico e

scientifico), porre al centro dell’interesse lo svi-luppo significa dire che il pensiero tecnico-scien-tifico non basta a se stesso. Servono diversi ap-procci compreso quello umanistico e il contributodella fede.

Lo sviluppo necessario per affrontare le sfidedel cambio d’epoca dovrà essere:

Globale, ovvero per tutte le donne e per tuttigli uomini e non solo di qualcuno o di qualchegruppo (distinto per sesso, lingua o etnia);

I n t e g ra l e , ovvero di tutta la donna e di tuttol’uomo;

P l u ra l e , ovvero attento al contesto sociale in cuiviviamo, rispettoso della pluralità umana e dellediverse culture;

Fe c o n d o , ovvero capace di porre le basi per lefuture generazioni, invece che miope e direttoall’utilizzo delle risorse dell’oggi senza mai guar-dare al futuro;

Gentile, ovvero rispettoso della terra che ciospita (la casa comune), delle risorse e di tutte lespecie viventi

Per la tecnologia e per il nostro futuro abbia-mo bisogno di uno sviluppo che sinteticamentevorrei definire gentile. L’etica è questo e le scelteetiche sono quelle che vanno nella direzione dellosviluppo gentile.

Page 2: Non esclusa un’aggressione esterna Con lo stile dietro l ......Egitto, Sri Lanka e a Betlemme, in favore dei bambini e dei giovani». PAGINA 8 SANA ’A, 8. Sette bambini sono sta-ti

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 9 agosto 2020

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Dopo l’intesa tra Egitto e Grecia la Turchia riprende le trivellazioni

Braccio di ferronel Mediterraneo orientale

AN KA R A , 8. La tregua nel Mediterra-neo orientale non ha retto neppuredieci giorni. La Turchia ha annun-ciato, ieri, di aver ripreso le esplora-zioni energetiche al largo dell’isolaellenica di Kastellorizo, nell’Egeosudorientale, che avevano già scate-nato forti tensioni militari con Ate-ne.

Poche ore dopo l’annuncio di unnuovo accordo tra Grecia ed Egittosui confini marittimi, Ankara ha di-fatti deciso di rilanciare le sue conte-state esplorazioni energetiche nellapiù orientale delle isole ellenicheabitate. «Abbiamo ripreso le attivitàdi perforazione. Abbiamo inviatoanche la (nave da ricerca sismica)Barbaros Hayrettin nell’area» perchéi greci «non hanno mantenuto lepromesse». Lo ha annunciato il pre-sidente turco Recep Tayyip Erdoğanai giornalisti, al termine della pre-ghiera del venerdì a Santa Sofia, aIstanbul, a due settimane dalla ria-pertura al culto islamico.

Solo la scorsa settimana Ankaraaveva annunciato una sospensione«per un po’ di tempo» al fine dipermettere l’avvio di negoziati «sen-za condizioni». Erdoğan ha ricorda-to di aver agito su «richiesta» delcancelliere tedesco Angela Merkel eche, nel frattempo, erano state av-viate le attività per la creazione diun gruppo di lavoro trilaterale conAtene e Berlino per cercare di risol-vere le dispute. «Se si fida dellaGrecia — ha riferito di aver detto aMerkel — ci fermiamo per 3-4 setti-mane. Ma io non mi fido».

La Turchia punta ora il dito con-tro l’intesa firmata al Cairo giovedìscorso, che traccia le frontiere marit-time tra Grecia ed Egitto e istituisceuna zona economica esclusiva fra i

due paesi. L’intesa influenzerà losfruttamento dei giacimenti di gas epetrolio scoperti nel Mediterraneoorientale e mira proprio a contrasta-re le iniziative turche nell’area, chesono ritenute illegittime da Atene eIl Cairo, oltre che da Cipro, Unioneeuropea e altri paesi.

L’intesa «non ha alcun valore»,aveva commentato subito Erdoğan,dopo che già il suo ministero degliesteri aveva parlato di un patto cheviola la piattaforma continentale tur-ca. «Manteniamo con determinazio-ne l’accordo marittimo che avevamofirmato con la Libia» a novembre,ha detto in maniera perentoria. «Ri-teniamo inutile discutere di confinimarittimi con coloro che non hannoalcun diritto sulle zone in questio-ne», ha ribadito.

La nuova escalation mina così leaspettative di riconciliazione che ne-

gli ultimi giorni erano state sollevatedallo stesso governo di Ankara. Ap-pena una settimana fa, il ministrodella difesa turco Hulusi Akar avevaannunciato colloqui bilaterali nel gi-ro di «giorni». E, negli ultimi gior-ni, Atene si diceva pronta a trattare.Per il momento, invece, il braccio diferro nel Mediterraneo continua.

Tra l’altro, per Ankara i contenutidell’accordo violano anche «i dirittidella Libia», con cui il governo diErdoğan ha concluso a sua volta, loscorso novembre, una intesa sullademarcazione dei confini marittimi,fortemente contestato tra gli altriproprio da Egitto e Grecia. Nelcomplesso scacchiere del Mediterra-neo, il presidente turco sta cercandodi portare dalla sua parte ancheMalta, coinvolta nella partita dellecommesse per la ricostruzione dellaLibia con il trilaterale dell’altro ieri

a Tripoli insieme al premier del Go-verno di accordo nazionale (Gna) —riconosciuto dall’Onu — Fayez al-Serraj. La Turchia e Malta ribadi-scono il «sostegno al Gna e afferma-no che non c’è una soluzione milita-re alla crisi libica». Lo riporta unanota congiunta di Ankara, La Vallet-ta e Tripoli, diffusa a seguito dell’in-contro con al-Serraj dei ministri de-gli esteri turco e maltese

Sul piano economico, la Turchia èalle prese con una crisi considerevo-le. La lira turca ha toccato, ieri,nuovi minimi storici contro euro edollaro Usa, perdendo in poche oreoltre il 3% del suo valore. L’opp osi-zione, giovedì, ha accusato il gover-no di cattiva gestione, chiedendo ri-forme globali del mercato. Erdoğanperò taglia corto: «Il pesante calodella lira turca è passeggero. Le cosem i g l i o re r a n n o » .

Circa venti morti e numerosi feriti

Attacco a un mercatoin Burkina Faso

OUAGAD OUGOU, 8. Brutale attenta-to terroristico in Burkina Faso. Uncommando non identificato ha at-taccato, ieri, un mercato di bestia-me a Fada N’Gourma, nell’est delpaese, uccidendo una ventina dipersone. Numerosi anche i feriti.Lo ha reso noto il governatore dellaregione, indicando che il bilanciodelle vittime resta ancora provviso-rio.

La regione orientale del BurkinaFaso è una delle più esposte alle in-cursione degli estremisti islamici,che operano con le stesse modalitàanche nelle nazioni circostanti. Almomento però l’attacco non è statorivendicato. Uomini armati nonidentificati hanno fatto irruzione,venerdì mattina, nel mercato di be-stiame di Namougou, a circa 30chilometri dalla città di FadaN’Gourma, e attaccato la popola-zione. Lo riferiscono fonti citatedall’agenzia di stato Aib. Gli ag-gressori hanno aperto il fuoco con-tro altre persone lungo il cammino.Per questo si teme che il numerodelle vittime possa crescere.

Attualmente è in corso un’op era-zione per identificare gli autori delmassacro, riferiscono le autorità lo-cali. Non è la prima volta, spiega-no, che uomini armati prendano dimira questo mercato. In passato,però, il loro obiettivo erano soprat-tutto leader politici locali. L’attaccoè simile a un altro avvenuto il 30maggio scorso a Kompienbiga,sempre nella regione orientale, incui persero la vita 25 persone.

Dal 2015 il Burkina Faso ha subi-to di diversi attacchi terroristici adopera di gruppi jihadisti legati adal Qaeda e al sedicente Stato isla-mico. La situazione è peggioratanotevolmente nel 2019, anno in cuiil numero degli sfollati a causa del-la violenza jihadista si è moltiplica-to. Più di mezzo milione di persone

sono state costrette a fuggire, men-tre diventa sempre più complessoper il governo mantenere il control-lo della maggior parte delle areefuori dalla capitale. La regione piùcolpita dall’insicurezza è la zonadel Sahel, a nord e confinante conMali e Niger, anche se la minacciasi è allargata alle province limitrofee dal 2018 colpisce anche l’est delpaese. Nel nord i gruppi armati at-taccano le infrastrutture e le forzedi sicurezza e ora stanno cercandodi controllare l’economia e la popo-lazione locali. Preoccupa anche laloro espansione a sud, verso i paesicostieri nel golfo di Guinea, e an-che più a ovest verso il Senegal el'Africa occidentale.

Importante progetto dell’Unesco in Mali

Riqualificare la falesia di Bandiagaraper contribuire alla pace

Decine di vittime in attentati di matrice etnica

Ancora violenzein Nigeria

ABUJA, 8. Nuovi episodi di violenzain Nigeria. Decine di persone sonomorte in seguito ad una serie di at-tacchi di stampo etnico perpetrati,la notte scorsa, da uomini armaticontro cinque villaggi nel nord delpaese. Lo riferiscono fonti locali.Diverse persone sono rimaste ferite.Resta, tuttavia, imprecisato il nu-mero delle vittime.

Secondo un portavoce della poli-zia i morti sono 21, ma il gruppoUnione dei diritti umani dei popolidel sud di Kaduna, denuncia chealmeno 33 persone hanno perso lavita durante le incursioni.

Uomini armati hanno attaccato ivillaggi nella zona di Zango-Kataf,nella parte meridionale dello statodi Kaduna (Nigeria settentrionale),nelle giornate di mercoledì e giove-dì. Lo rende noto il quotidiano ni-geriano Vanguard. Gli aggressorihanno causato anche numerosi dan-ni materiali, diverse case sono statedate alle fiamme.

Secondo il presidente del gover-no locale di Zango Kataf, EliasManza, gli attacchi sono stati com-

piuti da pastori nomadi di etnia fu-lani, di religione musulmana. Neivillaggi colpiti abitano contadinistanziali cristiani di etnia Atyap.Sebbene le indagini siano ancora incorso, i media locali suggerisconoche gli aggressori possano essereuomini armati del gruppo etnicoHausa (musulmani), che hanno at-taccato i residenti dell’area del co-mune di Zangon Kataf.

La parte meridionale dello statodi Kaduna sta vivendo una situa-zione altamente instabile con cre-scenti episodi di violenza interco-munitarie. Nell’ondata di attacchi econtrattacchi, negli ultimi due mesihanno perso la vita dozzine di in-nocenti. È stato persino stabilito uncoprifuoco che, però, non è riuscitoa fermare la violenza.

In generale, il nord della nazionepiù popolosa dell’Africa è dura-mente colpita dalla violenza jihadi-sta di Boko Haram, in particolarenell’area nord-est, e dai sanguinosiattacchi dei pastori fulani contro gliagricoltori locali, per il controllodalla terra e dall’acqua.

D ialogotra Kosovo

e Serbia

BELGRAD O, 8. Skender Hyseni,coordinatore di Pristina per il dialo-go con Belgrado, ha detto di ritene-re che «un accordo sul Kosovo verràraggiunto entro 12 mesi», e che inquesto periodo o si arriverà al rico-noscimento reciproco o l’intero pro-cesso fallirà del tutto. «Non si trattadi anni ma di mesi. Nel giro di 12mesi ci aspettiamo un accordo sulmutuo riconoscimento, oppure tuttoandrà a monte. Tutti a livello inter-nazionale parlano del momento pro-pizio che Kosovo e Serbia devonocogliere per progredire. Non so se laSerbia l’abbia capito, ma se vuoleintegrarsi nella Ue, lo dovrebbe ca-pire» ha detto Hyseni citato dai me-dia serbi.

Belgrado — in base alla stampainternazionale — esclude un ricono-scimento dell’indipendenza del Ko-sovo, sostenendo che un accordo de-ve basarsi su un compromesso per ilquale entrambe le parti rinunciano aqualcosa, e non che una parte ottie-ne tutto e l’altra niente.

Bielorussia al votoper scegliereil presidente

MINSK, 8. Bielorussia al votodomani, domenica, per scegliereil nuovo presidente. Il capo distato uscente, Alexander Luka-shenko, al potere da 26 anni, sicandida alla guida del paese perun sesto mandato. La principalesfidante è un ex insegnante d’in-glese, Svetlana Tikhanovskaya,37 anni, moglie di un popolareblogger anti regime arrestato.Tikhanovskaya è l’unica vocedell’opp osizione.

Ieri Francia, Germania e Po-lonia hanno lanciato un forteappello a Lukashenko affinchégarantisca una elezione presi-denziale «libera ed equa» inBielorussia. I governi dei trepaesi esortano «le autorità bielo-russe a condurre l’elezione presi-denziale in modo libero edequo, in particolare garantendouna osservazione indipendentedello scrutinio da parte di osser-vatori locali» si legge in una no-ta congiunta le diplomazie dietre Paesi.

di ANNA LISA ANTONUCCI

L’aiuto alle popolazioni chevivono da anni in zone diconflitto armato arriva an-

che dalla cultura che è «fonte es-senziale di resilienza e un fonda-mento importante per la costruzio-ne della pace». Lo ha dichiarato il

direttore generale dell’Unesco, Au-drey Azoulay annunciando il pro-getto di riqualificazione della fale-sia di Bandiagara in Mali, uno deisiti di maggiore interesse archeolo-gico, etnologico e geologico del-l’Africa Occidentale, che ospita 289villaggi distribuiti su 400.000 ettarinella regione di Mopti.

L’obiettivo del progetto, finan-ziato con un milione di dollaridall’Alleanza internazionale per laprotezione del patrimonio nelle zo-ne di conflitto, attraverso il restauroe recupero del patrimonio architet-tonico danneggiato, tra cui villaggi,case e siti dedicati alla cultura tra-dizionale, nonché oggetti cerimo-niali, vuole salvaguardare le prati-che culturali della regione e raffor-zare il tessuto sociale e la pace trale comunità del paese.

Particolare attenzione e sostegnosono dedicati nell’ambito del pro-getto alle attività che generano red-dito per le donne in modo da pro-muovere la riconciliazione tra le co-munità e favorire la protezione delpatrimonio nel difficile contestodella pandemia di covid-19.

La falesia di Bandiagara, unagrande formazione rocciosa che sieleva a circa 500 metri sul livellosabbioso, designata patrimoniodell’umanità dall’Unesco nel 1989,si estende da sud verso nord estper circa 200 chilometri ed ha ospi-tato prima i Tellem, un popolo diPigmei provenienti dall’Africa sub-sahariana, stabilitisi nella zona in-torno all’XI secolo. Questi abitaro-no prima le grotte sui pendii dellafalesia; in seguito, iniziarono a co-struire case e granai dalla caratteri-stica forma a tronco di cono, anco-ra oggi visibili in diversi punti dellascarpata.

Questa popolazione fu poi sop-piantata intorno al XIV secolo dai

Dogon, che ancora oggi abitano inumerosi villaggi arroccati fra lerocce nella parte inferiore dellascarpata.

I Dogon vivono in capanne difango, e usano le grotte dei Tellemcome luoghi di sepoltura.

«Attraverso questo nuovo pro-getto, in collaborazione con le au-torità maliane, puntiamo a metterela cultura al centro degli sforzi persostenere le comunità che fanno diquesta regione la loro casa», ha ag-giunto il direttore dell’Unesco. Dal2012, da quando in Mali l’arrivo digruppi armati nelle regioni setten-trionali e centrali del paese ha cau-sato vittime civili e una grave crisipolitica e di sicurezza, sono statioltre 30 i villaggi della falesia anda-ti distrutti. Ciò ha causato oltre allaperdita di molti edifici tradizionalie oggetti culturali, il deterioramen-to delle pratiche religiose e delletradizioni dei gruppi Dogon, Peul,Bozo, Bambara e Sonrhai.

La graduale scomparsa di prati-che culturali come i rituali funebritradizionali e le danze mascherate,così come le festività yaaral e De-gal, ha inoltre alimentato i conflittiintercomunitari. Per questo, secon-do l’Unesco, anche la salvaguardiadella falesia di Bandiagara concorrea ristabilire la pace in questa terramartoriata dai conflitti.

Al progetto, che sta per partire,lavoreranno, a stretto contatto, gliesperti dell’organizzazione Onucon un team di operatori malianidel ministero della cultura, perso-nale della Direzione nazionale deibeni culturali (Dnbc), della Missio-ne culturale di Bandiagara (Mcb) edella Missione di stabilizzazione in-tegrata multidimensionale delle Na-zioni Unite in Mali (Minusma).

Page 3: Non esclusa un’aggressione esterna Con lo stile dietro l ......Egitto, Sri Lanka e a Betlemme, in favore dei bambini e dei giovani». PAGINA 8 SANA ’A, 8. Sette bambini sono sta-ti

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 9 agosto 2020 pagina 3

Nonostante l’Oms parli di stabilizzazione del virus nella regione

L’America Latina devastatadalla pandemia

L’Istituto sierologico annuncia partnership con Gavi Alliance per il vaccino anti covid

Picco di infezioni in IndiaBrasile: in un anno

disb oscatioltre 9.000 kmq

di foresta pluvialeBRASÍLIA, 8. Tra l’agosto 2019 e il30 luglio del 2020, 9.125 chilome-tri quadrati di foresta pluvialeamazzonica in Brasile non esisto-no più. Lo ha reso noto ieri l’isti-tuto nazionale di ricerca spaziale(Inpe), ente collegato al ministe-ro della scienza e della tecnologiabrasiliano, secondo cui il numerodi allarmi emessi quotidianamen-te in automatico dal sistema sa-tellitare di rilevamento della de-forestazione (Deter) sono aumen-tati del 33 per cento negli ultimidodici mesi. Il Deter esegue unamappatura del territorio in tem-po reale, allertando in caso didifferenze nella flora rispetto allarilevazione precedente. Nel pe-riodo di riferimento precedente,compreso tra il primo agosto2018 e il 31 luglio 2019, il territo-rio interessato dal disboscamentofu di 6.844 chilometri quadrati.Nelle scorse settimane il governodel Brasile aveva approvato undecreto che vieta per i prossimi120 giorni l'accensione fuochinelle aree forestali e nei terreninon coltivati nelle regioni dell'A-mazzonia e del Pantanal. La mi-sura mira a limitare il numero diroghi per contenere al massimo ilrischio di incendi nelle regionicentrali e settentrionali del paesenel corso della stagione secca, daagosto a ottobre.

Intanto un gruppo di associa-zioni ambientaliste, insieme a ol-tre 60 ong e in collaborazionecon l’Associazione dei popoli in-digeni del Brasile (Apib) hannoconsegnato una lettera al Con-gresso brasiliano, agli investitoristranieri e al parlamento europeoin cui chiedono l’adozione di cin-que misure di emergenza percontenere la deforestazione nellaforesta pluviale dell’Amazzonia,compresa l’istituzione di una mo-ratoria sul disboscamento per al-meno cinque anni, prevedendol’introduzione di maggiori san-zioni per chi commette reati am-bientali e deforestazione.

BRASÍLIA, 8. Sebbene l’O rganizza-zione mondiale della saniatà (Oms)assicuri che la diffusione del corona-virus in America latina e Caraibi ab-bia mostrato una certa stabilizzazio-ne negli ultimi 15 giorni, il 44 percento dei decessi avvenuti nel mon-do nell’ultima settimana per causericonducibili al covid-19 sono statiregistrati proprio in questa area.Circa 18.300 su un totale di 41.500.L’intera regione ha totalizzato oltre213.000 morti ed è ormai da tempo,insieme agli Stati Uniti, il focolaiodella pandemia e detiene, come areageografica, a livello globale sia ilprimato delle infezioni che delle vit-time.

I contagi in America latina e Ca-raibi hanno superato abbondante-mente la barriera dei cinque milioni(5,3), oltre la metà dei quali sonostati registrati in Brasile che, secon-do gli analisti, nelle prossime oredovrebbe giungere a quota tre mi-lioni di positivi e centomila decessiper complicazioni legate al corona-virus. Sono state oltre 50.000 lenuove infezioni e 1.079 i decessiconteggiati dal ministero della salu-te brasiliano nelle ultime 24 ore, se-condo cui il numero dei guariti hasuperato la soglia dei due milioni,ben 2.068.394. Cifra che rappresen-ta circa il 70 per cento del totale in-fetto. Il colosso sudamericano è ilsecondo paese più colpito al mondoin termini assoluti, solo dietro agliStati Uniti.

In numeri assoluti, lo stato brasi-liano più colpito è San Paolo, cheha finora oltre 600.000 positivi equasi 25.000 morti. Il governo loca-le deciso questo ieri di posticipare lariapertura delle scuole di un altromese, fino al 7 ottobre.

Altri quattro paesi latinoamericani— Messico, Perú, Cile e Colombia —occupano le posizioni dalla sesta al-la nona della graduatoria mondialedelle infezioni, e insieme raggiungo-no un totale di oltre un milione emezzo di casi. In Messico, dove lacurva endemica è in continua cresci-

ta, ieri sera il ministero della saluteha notificato 794 nuovi decessi e6.717 contagi nelle ultime 24 ore. At-tualmente, secondo in rapporto del-le autorità sanitarie messicane Cittàdel Messico e gli stati del Messico,Tabasco, Guanajuato e Veracruz,concentrano circa il 45 per cento deltotale dei casi confermati.

Il sottosegretario per la preven-zione e la promozione della salutedel governo messicano, Hugo Ló-pez-Gatell, ha annunciato ieri che ilgoverno degli Stati Uniti, tramite ilCentro nazionale per il controllodelle malattie (Cdc) ha donato 3milioni di dollari al governo di Cit-tà del Messico per rafforzare la sualotta contro la pandemia di corona-v i ru s .

Anche in Venezuela la curva epi-demiologica è in fase di continuacrescita. Il paese ha riportato 886nuove infezioni e 6 decessi nell’ulti-mo bilancio quotidiano. Lo ha resonoto il presidente Maduro in confe-renza stampa .

Intanto il ministero della salute diCuba ha riferito che nelle ultime 24ore sono stati registrati 54 nuovi casidi covid-19 sull’isola, il dato giorna-liero più alto degli ultimi tre mesi,che porta il totale di contagi finorarilevati nel paese a 2.829. Sono 88 imorti finora registrati per la pande-mia sull’isola.

Il Fronte popolare dei fratelli Rajapaksa ha ottenuto un’ampia maggioranza

Il partito di governo vincele elezioni parlamentari nello Sri Lanka

NEW DELHI, 8. L’India ha superato ieri i 2 milioni dicasi di coronavirus, superando negli ultimi due giorniquota 60.000 nei contagi quotidiani. Le stime sono sta-te rese note dalle autorità sanitarie di New Delhi secon-do cui nel paese è raddoppiato il numero di positivi inmeno di un mese, raggiungendo esattamente la cifra di2.088.611 casi positivi. I decessi per complicazioni lega-te al covid-19 sono complessivamente 42.518.

Nonostante il picco di nuovi casi il governo centraleha decretato, dal 1° agosto, l’ingresso nella fase tre diprogressivo allentamento delle restrizioni in buona partedel Paese, con la riapertura di quasi tutte le attività.

Intanto ieri l’Istituto sierologico indiano (Sii), la piùgrande istituzione nel mondo per volume di produzionedei vaccini, ha annunciato di avere stretto una partner-ship con Gavi Alliance, l’Alleanza internazionale per ivaccini creata da governi, da organismi internazionali,dall’Onu all’Oms, da privati e donatori. L’accordo miraa facilitare la produzione di oltre 100 milioni di dosi delvaccino per il covid-19, e a renderle disponibili, non ap-pena le autorità statutorie del farmaco e l’Oms darannola loro approvazione, entro la prima metà del 2021, inIndia e in altri paesi a medio e basso reddito.

Peste bubbonicain Mongolia

Vi l l a g g i oin lockdown

PE C H I N O, 8. Le autorità della re-gione cinese della Mongolia inter-na hanno posto in isolamento, ie-ri, un intero villaggio dopo lamorte di un residente provocatadalla peste bubbonica. Il decesso— riporta la Cnn — è stato comu-nicato alle autorità di Baotou do-menica scorsa e la conferma delladiagnosi è giunta giovedì, secondoquanto ha reso noto la Commis-sione sanitaria del Comune diBaotou.

Le autorità hanno isolato il vil-laggio di Suji Xincun, dove vivevala vittima. Finora i test eseguiti sututti gli abitanti del villaggio sonorisultati negativi. Negative anchenove persone che erano venute instretto contatto con il paziente poideceduto e che sono state poste inquarantena, così come altre 26persone che avevano avuto contat-ti indiretti. L’otto luglio scorso leautorità della stessa regione aveva-no chiuso diverse località turisti-che a seguito della conferma di uncaso di peste bubbonica a Bayan-nur. Cinque punti panoramici nel-le praterie limitrofe erano statibanditi ai visitatori, insieme all’in-tera regione circostante. A novem-bre 2019, sempre nella MongoliaInterna, si registrarono alcuni casidi peste bubbonica e polmonarelegati a marmotte o conigli selva-tici consumati poco cotti o crudi.

Marea neraminaccia

l’arcip elagodi Mauritius

PORT LOUIS, 8. Una perdita digreggio da una petroliera sta in-quinando, e rischia di sfregiare ir-reparabilmente Mauritius: un pa-radiso naturale e turistico che as-sieme a Maldive e Seychelles èuna delle tre mete classiche deivacanzieri che sognano l’o ceanoindiano. La repubblica insulareafricana persa nella luce e nel blua est del Madagascar ha annuncia-to che del greggio sta fuoriuscen-do da una nave, la MV Wakashio,incagliatasi il mese scorso sullasua costa sud-orientale proprio difronte a lagune da cartolina comequelle di Blue Bay, Pointe d’Esnye Mahebourg. Dopo giorni di sot-tovalutazioni, ieri l’ammissionedelle autorità locali, che hannoparlato di una non meglio precisa-ta «perdita di petrolio». Il mini-stero dell’ambiente ha chiesto aturisti e pescatori di tenersi allalarga dalla zona. La petroliera diuna società giapponese si era inca-gliata il 25 luglio senza conse-guenze per l’equipaggio, fatto eva-cuare. La nave-cisterna da 101 ton-nellate di stazza, varata nel 2007,portava 200 tonnellate di diesel e3.800 di proprio carburante, se-condo media locali. Abbastanzaper un disastro, anche se la preci-sazione del ministero lascia temereche le informazioni mediatichefossero incomplete.

Era rettore del Seminario San Óscar Arnulfo Romero a Usulután

Sacerdote assassinato in El Salvador

SAN SALVAD OR, 8. Sgomento in ElSalvador per l’uccisione a colpi diarma da fuoco del sacerdote Ricar-do Antonio Cortéz, di 45 anni, ret-tore e insegnante del seminariomaggiore di filosofia San Óscar Ar-nulfo Romero a Santiago de María,Usulután. Cortéz era anche parrocoa San José de la Montaña nelladiocesi di Zacatecoluca, nel diparti-mento di La Paz, nel centro delpaese. L’agguato, come reso notodalla procura generale, sarebbe av-venuto ieri alle prime ore del gior-no al chilometro 80 della strada sta-tale Litoral, per Tecoluca, nel can-tone di San Nicolás Lempa, a SanVicente. Il suo corpo senza vita èstato trovato dalla gente del postovicino al suo veicolo, fermo sul ci-glio della strada, alle sei del matti-no. Sono in corso le indagini dellapolizia e dell’ufficio del procuratoregenerale.

Attraverso i social network, l’a rc i -vescovado di San Salvador, la dio-cesi di Zacatecoluca, la parrocchiadi San José de la Montaña e quelladi Nostra Signora di Lourdes, doveCortéz è stato vicario, hannoespresso il proprio dolore. La dio-cesi di Zacatecoluca, su facebook,ha emesso un comunicato per ricor-dare padre Ricardo, definendolo«un uomo buono, affabile, integra-to nella sua comunità e dedito allaformazione e all’insegnamento deiseminaristi come alla cura dei fedeliche seguiva», perciò risulta «inspie-gabile» un simile crimine. «Il san-gue innocente di un buon sacerdotecontinua a bagnare la terra salvado-regna, in questo anno del martirio,a 40 anni dall’assassinio di monsi-gnor Óscar Romero, ma anchenell’anniversario del martirio di pa-dre Cosme Spessotto e altri confra-telli» si legge nel comunicato.

Il Cremlino annuncia una missione su Venere sul modello di SpaceX

Mosca sfida Musk

A Colombo un uomo legge la notizia della vittoria del partito di governo alle legislative (Epa)

CO L O M B O, 8. Le elezioni parlamen-tari nello Sri Lanka sono state vintedal Fronte popolare dello Sri Lanka(Slpp), il partito del presidente Go-tabaya Rajapaksa e del primo mini-stro Mahinda Rajapaska, fratello delpresidente. Il partito dei fratelli Ra-japaska ha ottenuto 145 dei 225 seggia disposizione, ma nella prossima le-gislatura potrà contare anche su di-versi alleati di governo che gli po-tranno permettere di governare confacilità. Il risultato delle elezioni erapiuttosto scontato, anche a causadella fragilità dei partiti avversari: ilprincipale partito di opposizione,guidato da Sajith Premadasa, figliodell’ex presidente Ranasinghe Pre-madasa, assassinato nel 1993, ha ot-tenuto solo 54 seggi.

I Rajapaska sono una delle dina-stie politiche più importanti delloSri Lanka: oltre a Gotabaja eMahinda, gli altri loro fratelli hannotutti avuto importanti ruoli politici oamministrativi. Questo risultato elet-torale conferisce loro un ampio mar-gine di governabilità e anche la pos-sibilità di effettuare importanti mo-difiche costituzionali. Va detto — co-me riportano i media internazionali— che il presidente Gotabaya Raja-paksa è un personaggio controverso,da tempo coinvolto in vicende difrode e corruzione. Accuse da luiprontamente smentite.

Una ricostruzione digitale dell’atmosfera di Venere

MOSCA, 8. Il capo dell’agenziaspaziale russa Roscosmos, DmitryRogozin, ha annunciato ieri cheMosca intende organizzare unamissione per studiare Venere e rea-lizzare inoltre veicoli spaziali mi-gliori di quelli di Elon Musk, il fa-migerato capo di SpaceX. Le di-chiarazioni di Rogozin arrivanocirca una settimana dopo cheCrew Dragon, una capsula di Spa-ceX con a bordo due astronautiamericani, è tornata con successodalla Stazione spaziale internazio-nale (Iss) ammarando nel Golfodel Messico.

«Stiamo facendo un razzo a me-tano per sostituire la Soyuz-2» haspiegato Rogozin in un’intervistaall’agenzia di stampa statale russaRia Novosti, precisando che sitratterà di un macchinario riutiliz-zabile almeno cento volte. «Certa-mente vediamo cosa fanno i nostri

colleghi americani» ha affermato ilcapo della Roscosmos aggiungen-do però che gli ingegneri russi«stanno cercando di prendere unascorciatoia e di non ripetere quelche stanno facendo i colleghi diSpaceX ma di sorpassarli». Per an-ni la Russia ha avuto il monopoliodel trasporto degli astronauti nellaStazione spaziale internazionale. Illancio di SpaceX ha cambiato lecose.

A proposito della missione suVenere, Rogozin ha affermato che«studiare il pianeta può aiutare acapire come affrontare il riscalda-mento globale sulla Terra perchéVenere è considerato il pianeta piùcaldo del sistema solare». Non èmancata infatti una nota patriotti-ca e nostalgica. Venere — ha detto— «è sempre stato un pianeta rus-so». L’Urss è infatti l’unico Paesead avervi inviato sonde.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 9 agosto 2020

Uno sguardocompassionevole

L’Italia dei semplici e degli esclusi negli scatti di Emiliano Mancuso

Il chiostro di Sant’Orso ad Aosta tra rievocazione storica e funzionalità architettonica

Conflitto e riconciliazione

Il libro «Una diversa bellezza»ripercorre l’opera di denunciadel fotografo morto nel 2018 a 46 anniSi calava nelle situazioniper poterle raccontare meglio

Napoli, 2004© EmilianoMa n c u s o

Lampedusa, Agrigento, 2011. La “collina della vergogna”, davanti al molo © Emiliano Mancuso

La porzione più significativadella galleria settentrionale presentail ciclo dell’«Incarnazione»dal peccato originalealla fuga in EgittoDal lato opposto il primo gruppoillustra la vita regolare dei canonici

Il capitello centrale della galleria occidentale con l’abbraccio tra Giacobbe ed Esaù (XII secolo)

È stato smontato e rimontatopiù di una volta perdendo in partel’ordine originarioma non è difficile ritrovare la logicache segue i drammi liturgici dell’epoca

ca del 2008, che mettein ginocchio soprat-tutto le fasce più de-boli della popolazio-ne. In questa seziones’incontrano la rivoltadei braccianti a Rosar-no, la crisi industrialein Sardegna, il raccon-to delle periferie urba-ne da Nord a Sud, glisbarchi di migranti a

PUNTI DI RESISTENZA

di GA E TA N O VALLINI

Ciò che più colpiscenelle immagini diEmiliano Mancuso,fotografo e regista ro-mano scomparso pre-

maturamente nel 2018 all’età di 46anni, è lo sguardo compassionevo-le, l’empatia con la quale si rivol-geva e ritraeva i suoi soggetti, lepersone. Era attento, rispettoso,partecipe e questo faceva di lui unartista speciale. Generoso al puntoda anteporre gli interessi di quantifotografava ai propri, mettendo lasua esperienza al loro servizio. Per-ché il mondo di riferimento diMancuso era quello della gentesemplice, della gente dimenticata,emarginata. La sua era una foto-grafia di denuncia, ma dal di den-tro, si può dire, come se tutto loriguardasse direttamente, perché sicalava nelle situazioni per poterleraccontare meglio. «Personalmentenon credo che la fotografia possacambiare il mondo né che questosia il suo scopo, può migliorarlo

però, lasciando memoria di quelloche è stato» diceva, e con questaforte consapevolezza ha affrontatoogni lavoro.

Tutto questo si ritrova nel bel li-bro Una diversa bellezza (Roma,Contrasto, 2020, pagine 259, euro35) ideato e curato da Renata Fer-ri, che raccoglie e ordina l’opera diEmiliano Mancuso attraverso unaselezione di 276 immagini rappre-sentative della sua produzione fo-tografica e cinematografica. Il tut-to arricchito da testi della curatri-ce, di Lucia Annunziata, GiovannaCalvenzi, Domenico Starnone, Va-lerio Laurenti e da uno scritto del-lo stesso fotografo. Sfogliare le pa-gine di questo volume significa in-traprendere un viaggio appassiona-to e appassionante attraverso i te-mi trattati da Mancuso nel corsodegli anni, ma anche nelle sue spe-rimentazioni tecniche, dal bianco enero al colore, dall’analogico al di-gitale, senza dimenticare l’imme-diatezza della Polaroid, fino alpassaggio dall’immagine fissa aquella in movimento.

Se si vuole trovare uno sfondoper il lavoro di Mancuso, non èdifficile individuarlo nell’Italia,rappresentata dal punto di vistaeconomico, politico e sociale. Unosfondo sul quale si affollano tantipersonaggi, con le loro storie. Vi-cende di singoli o di gruppi, epi-sodi circoscritti a un ristretto terri-torio o legati a eventi che hannocoinvolto l’intero paese negli ulti-mi anni. Nel raccontare, l’obiettivodi Mancuso si sofferma sul quoti-diano, puntando sui problemi piùurgenti. Ci sono le storie di perso-ne che non ce la fanno ad arrivarea fine mese, disoccupati, lavoratoripagati in nero, pensionati, senzacasa, ma anche storie di criminali-tà, di degrado ambientale. E nelprivilegiare queste realtà ci offre,come scrive Starnone, «immaginiin cui tematica, stile, responsabilitàdello sguardo cercano un nuovoequilibrio e una diversa bellezza».Ma mostra anche la resistenza del-le persone di fronte alle difficoltà,quella capacità di resilienza che siattiva nonostante lo scoramento

ri — ma già nelle prime immagini èstraordinaria la sua capacità di re-lazione con l’altro, chiunque essosia, spesso parte di un’umanità oc-casionale, talvolta marginale. Man-cuso si avvicina, entra nelle vitedegli altri, se ne fa complice.Un’empatia naturale segna la suavisione e la addolcisce: sempre cle-mente, mai giudicante».

Da questa prima esperienza, du-rata ben cinque anni, nasce l’ideadi un progetto più ampio respiro.«Stato d’Italia», avviato nel 2008,documenta infatti la crisi economi-

L’ultima parte del volume è de-dicata alle sperimentazioni degliultimi anni. Mancuso nel 2016 av-via un lavoro di reportage su CasaFelix, una casa famiglia della peri-feria orientale di Roma che acco-glie sia minori del circuito penaleche scontano misure alternative alcarcere, sia minori in attesa di affi-do o di adozione. Senza abbando-nare il terreno dell’indagine e delladocumentazione, in questo caso ilprogetto «Il diario di Felix» siconcretizza in un documentario —le immagini di questa sezione sono

«Mi sono messo in gioco — scri-veva il fotografo — ho rivisto inqueste storie di adolescenti fram-menti della mia storia, ho fatto unviaggio nella mia adolescenza peravvicinarmi e comprendere la lo-ro … Mi aspettavo una storia didenuncia o un’inchiesta giornalisti-ca e invece ho incontrato una pic-cola fiaba metropolitana sull’amici-zia e sul diritto negato a un’adole-scenza normale».

Quella di Mancuso è fotografiaumanista nel suo più profondo si-gnificato. Dietro all’apparente inge-nuità che trapela dai suoi scatti,mai inclini all’estetismo fine a sestesso, emerge la solida convinzio-ne dell’importanza di documentare,soprattutto di comprendere — e,perché no, anche commuovere —annullando la distanza dal sogget-to. Entrando nelle vite degli altri,ci ha invitato a condividerle senzapregiudizi e stereotipi, per coglier-ne l’essenza. «C’è la sua sensibilitàmentre disegna i protagonisti chesceglie per raccontare il Paese... Econ candore, con intrepida audacia,assistiamo allo scorrere di un tem-po narrato con compassione rara»,conclude Ferri, che curò anche lamostra dedicata a Mancuso al Mu-seo di Roma in Trastevere lo scorsoautunno. Fu un omaggio voluto daquanti lo avevano conosciuto e ap-prezzato per la sua professionalitàe umanità, riconoscendosi nel suosguardo attento, partecipe, sincero.Questo libro dà a quanti non ebbe-ro allora l’opportunità di visitarequella retrospettiva e a quanti nonne conoscono ancora l’opera di av-vicinarsi a un fotografo cheprim’ancora che con la macchinettascattava con il cuore.

del momento, spin-gendole ad andareavanti.

Il libro è diviso intre sezioni che ricalca-no lo sviluppo pro-gressivo dei diversiprogetti a cui Mancu-so ha lavorato: «Terredi Sud», «Stato d’Ita-lia», «Il diario di Fe-lix». Il primo risaleall’inizio della carriera— era il 2003 — quan-do il fotografo parteper documentare ilMezzogiorno. È unviaggio di scoperta,influenzato dalla foto-grafia di strada, conincontri casuali che siriflettono in scattispontanei, raccontan-do la realtà quotidia-na, la gente comune.«Non c’è ancora con-sapevolezza nellosguardo — annota Fer-

Lampedusa; scene di quotidianaresistenza e di apparente normalitàdalle quali emergono con forza idrammi della disoccupazione edella povertà, nonché le condizionidi disagio in cui, in alcuni casi, so-no costretti a vivere i bambini.«La fotografia di Mancuso diventaprogettuale», sottolinea la curatri-ce. Nella foto ci sono meno spon-taneità e casualità e il risultato «èun affresco in bianco e nero, fortee struggente». «Un progetto — co-me egli stesso spiegò — che vuoleessere il mio contributo alla rifles-sione sul Paese, di fatto il contri-buto di un fotografo o, se voglia-mo, di un cittadino sempre sorpre-so della realtà italiana».

fotogrammi tratti dal film — unasorta di romanzo corale compostodai ragazzi ospiti della casa fami-glia, in particolare di Giuseppe eValerio, con le loro storie minimedi piccola criminalità e normaliproblemi adolescenziali. È l’esplo-razione di un mondo chiuso, masoprattutto, sottolinea Ferri, è«l’esperienza dell’incontro tra esse-ri umani legati da emozioni comu-ni. Emiliano Mancuso ha bisognodi sentire l’odore delle vite cheracconta, ha l’esigenza di parteci-pare, di entrare in relazione, fareamicizia. Per questo si è fermato.Ha smesso di viaggiare per l’Ita-lia».

di PAOLO PAPONE

Aosta è una città ricca di storia edi monumenti, e tra questi ilchiostro di Sant’Orso occupa un

posto speciale, per la qualità artistica eper il significato nella storia della Chie-

glio conservato del romanico europeo.Infatti, se si considerano anche i due ca-pitelli istoriati ora conservati presso ilmuseo di Palazzo Madama a Torino,non manca nessun elemento del pro-gramma iconografico. Vero è che ilchiostro è stato smontato e rimontato

solo tre gallerie su quattro. Le gallerielunghe (nord e sud) vanno lette entram-be da est a ovest, e l’ultima, quella occi-dentale, è concentrica, culminando nelpilastrino centrale. La galleria nord ve-niva percorsa dalle processioni dei fede-li, che uscivano dalla chiesa al chiostroper una delle porte laterali e transitava-no per la portineria, per poi rientraredal portale principale della chiesa. Ènotevole la delicatezza dei canonici, chehanno evitato ogni scritta in questo latodel chiostro dove passavano in maggio-ranza analfabeti, mentre nelle altre duegallerie abbondano le iscrizioni e i rife-rimenti dotti. La porzione più significa-tiva della galleria settentrionale presentail ciclo dell’Incarnazione, secondo idrammi liturgici, dal peccato originalefino alla fuga in Egitto. Dal lato oppo-sto, sempre partendo da est, il primogruppo presenta l’inizio di una nuovastoria, la vita regolare dei canonici. Siparte dalla data della riforma, l’anno

1132, per passare ai suoi protagonisti(reali o simbolici), tra i quali ha un po-sto particolare san Pietro apostolo: inabiti liturgici, non è il Pietro storico,ma il successore di Pietro, il Papa cheha preso sotto la sua diretta protezione

Il volto in 3Ddi Raffaello

Nella Scuola di Atene Raffaello ritrae se stesso,all’estrema destra del dipinto, con un berretto nero intesta. Ha un volto delicato, dall’espressione medita-bonda. Meno esornativo ma sicuramente più intrin-gante per le implicazioni che comporta è il suo voltoquale emerge dalla ricostruzione che ne è stata fattain 3D. Sembradunque che doposecoli di dibattitie controversie,che hanno vistocoinvolti siascienziati che cri-tici d’arte, la tec-nologia abbia de-finitivamente “lo-calizzato” le spo-glie dell’artista. Iresti custoditi nel-la tomba del Pan-theon a Romaappartengono alpittore di Urbino,sentenzia unostudio dell’Uni-versità di TorVergata condotto in collaborazione con la FondazioneVigamus e con l’Accademia Raffaello di Urbino. Laricostruzione facciale in 3D è stata realizzata (manual-mente al computer) a partire da un calco dei resti delpittore, che è stata confrontata con gli autoritratti co-nosciuti dell’artista. Lo studio sarà prossimamentesottoposto per la pubblicazione alla rivista «Nature».«Questa ricerca — ha affermato Olga Rickards, antro-pologa molecolare dell’Università di Tor Vergata —fornisce per la prima volta una prova concreta che loscheletro riesumato nel Pantheon nel 1833 appartienea Raffaello e apre la strada a possibili futuri studimolecolari sui resti scheletrici, miranti a convalidarequesta identità e a determinare alcuni caratteri delpersonaggio c correlati con il Dna, come ad esempioi caratteri fenologici (colore degli occhi, dei capelli edella carnagione), la provenienza geografica e la pre-senza di marcatori genetici che predispongono a con-trarre malattie». (gabriele nicolò)

sa. Fin dal V secolo il cleroaostano era diviso in duegruppi, uno polarizzato nel-la cattedrale e l’altro nelcomplesso basilicale fuori lemura, a oriente della città.Sull’onda lunga della rifor-ma gregoriana, intorno al1130 il vescovo Herbertuschiese al suo clero di assu-mere con più decisione ilproprio ruolo ecclesiale di oranti. Deidue gruppi di canonici, fu quello fuorile mura a offrire la propria disponibilità,diventando un vero monastero sotto laregola agostiniana e affidando ad alcuniconfratelli la pastorale e la cura del-l’ospitale.

Questa riforma regolare necessitava diuna trasformazione architettonica perpassare da uno stile di vita indipendentea una nuova dimensione comunitaria edi clausura, il cui fulcro era il chiostro.Prima di questa trasformazione la chiesaaveva a meridione tre contrafforti e unedificio dotato di portico. Per realizzareun primo chiostro provvisorio, i contraf-forti vennero eliminati e si costruironole tre gallerie mancanti con supporti inlegno, tranne i pilastri angolari che, do-vendo sopportare le spinte maggiori, fu-rono da subito in marmo bardiglio (inrealtà si tratta di elementi di recupero,in stile lombardo).

Nel giro di un ventennio, con una si-tuazione economica più florida rispettoagli inizi, fu progettato ed eseguito ilchiostro istoriato, che resta quello me-

più di una volta, perdendo in parte l’or-dine originario, ma non è difficile ritro-vare la logica, che segue in buona misu-ra i drammi liturgici dell’epoca. Non sitratta di una logica circolare, perché ilprogetto dei capitelli istoriati riguarda

la nuova comunità regolare, che da al-lora si chiama Collegiata dei SS. Pietroe Orso. Infatti, se all’inizio i canonicidella cattedrale avevano approvato ilcammino di impegno dei confratelliursini, nel giro di poco l’a p p ro v a z i o n eera diventata opposizione, perché ilcambiamento di stato richiedeva la di-visione dei beni tra i due gruppi, cosache mai avviene senza difficoltà. Il con-flitto continuò per due decenni, fino al1152, quando ci fu la riconciliazione equalcosa di più: il prevosto della catte-drale si fece canonico di Sant’Orso e ilpriore ursino Arnolfo fu eletto vescovodi Aosta. Il tema del conflitto e dellariconciliazione tra i confratelli spiegaperché la galleria occidentale presentail più sviluppato ciclo romanico di Gia-cobbe ed Esaù: il capitello centrale, checelebra l’abbraccio di pace dei due fra-telli, con buona sicurezza si lega allapace del 1152 e così data l’intero chio-s t ro .

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 9 agosto 2020 pagina 5

Un nuovo ritratto di Teresa Benedetta della Croce firmato dal regista statunitense Joshua Sinclair

Sulle orme di Edith Stein

Nel film «A Rose in Winter» vienededicata molta attenzione all’umanitàe al dramma della protagonistaRipercorrendo le sue origini ebraichee l’incontro con il cattolicesimo

Le voce della santa a teatro, da Lella Costa ai video di Francesco Cortese

Una ragazza troppo intelligente

Sopra e in basso a destra due scene dal film di Joshua Sinclair

Una scena dello spettacolo teatrale «Scientia Crucis»

In tanti hanno messo in scena la sua storiaÈ una donna che riunisce in sécaratteristiche che normalmente si possonotrovare distribuite tra molte persone:filosofa, suora, fiera oppositrice del nazismo

di DARIO ED OARD O VIGANÒ

La sua vita è stata spezzata ad Au-schwitz-Birkenau, il 9 agosto del1942, ma non viene meno la forzae la luce della sua testimonianza edella sua fede. Parliamo di Edith

Stein, filosofa ebrea convertitasi al cattolice-simo ed entrata nell’ordine delle Carmelitanescalze con il nome di Teresa Benedetta dellaCroce, proclamata santa da Giovanni Paolo

minosa, quanto piuttosto la narrazione deicontrasti interiori della donna: il confrontoserrato con le proprie origini, il conflitto conil nazismo e infine lo sguardo contrappostotra il dentro e il fuori del convento. Un’op e-ra, La settima stanza, che incede a episodi,come una successione di soglie esistenzialiche richiamano il percorso interiore compiu-to da santa Teresa d’Ávila, culminato conl’incontro con il Signore nella settima dimo-ra. Per Edith la settima stanza, l’ultima, èbrutale, sorda, ossia la camera gas, uno spa-

tutto nei territori dell’India e del continenteafricano. A Rose in Winter, che vanta la col-laborazione con il direttore della fotografiaVittorio Storaro — tre volte premio Oscar ne-gli anni Ottanta con Apocalypse Now di Fran-cis Ford Coppola, Reds di Warren Beatty eL’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci —è stato realizzato nel 2018 e presentato al pa-lazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, comepure nella sede Parlamento europeo e alCongresso degli Stati Uniti a Washington.Grazie all’impegno della Rai, del servizio

“a t t r a v e r s a re ” il mondo mettendo in praticala parola evangelica, seguendo il tracciato diCristo, vivendo il mondo “al modo” di Dio.

Momento chiave nel processo creativo diA Rose in Winter è stato il convegno interna-zionale «Note a margine della pubblicazione“Die Rezeption Edith Steins” (1942-2012)»presso l’università degli Studi di Bari nelmarzo del 2013. Fu proprio in quell’o ccasio-ne che il regista statunitense ha delineato ilprogetto del film, precisando che il suoobiettivo era quello di tratteggiare l’umanitàdi questa grande donna, divenuta modellocristiano di adesione alla fede e alla croce,testimone di un “cammino” umano-intellet-tuale teso all’incontro con il Mistero.

Sinclair è scrupoloso e attento nel traccia-re le origini ebraiche della Stein, la quale era

Grande guerra, quando nel 1915 interrompegli studi per lavorare in un ospedale da cam-po: in prima linea come volontaria Edith dàprova del suo debito di lealtà e amor patrioverso la Germania. In questo impegno Sin-clair mostra la delicatezza della nascita di unlegame tra la Stein e Hans Lipps, che nonriuscirà però a penetrare in fondo al cuoredella donna già abitato dall’amore per Dio edalla scelta della vita religiosa nel Carmelo.

Il regista mette dunque in evidenza comei tormenti esistenziali della Stein abbiano difatto rafforzato la ricerca della grazia, l’in-contro con Gesù. Gli anni di studio poi aBreslavia, il lavoro come assistente del filo-sofo Edmund Husserl presso l’università diFriburgo, periodo cui segue l’adesione alcattolicesimo e l’incontro con il Carmelo a

pubblico radiotelevisivo italiano, a breve ilfilm sarà disponibile anche in Italia.

Qual è la particolarità di A Rose in Win-ter? Il regista Joshua Sinclair, partendo dalguadagno di Márta Mészáros e del suo filmLa settima stanza, ha voluto dare maggioreattenzione e approfondimento all’umanità, eal dramma, della Stein, ripercorrendo le sueorigini ebraiche e l’incontro con il cattolicesi-mo. Uno studio attento agli scritti della filo-sofa giocato in parallelo con le testimonianzedi chi l’ha conosciuta: sono questi gli ele-menti di partenza della sceneggiatura firmatadallo stesso Sinclair. L’autore ha messo a te-ma il percorso speculativo ed esistenziale del-la filosofa-religiosa tedesca, che poco alla vol-ta hanno fatto di lei una grande donna cheha saputo dare testimonianza di come il cam-mino di santità passi solo dalla capacità di

rio d’eccellenza, di accedere a un solido pa-trimonio culturale.

Con il suo film A Rose in Winter, p ertan-to, Sinclair getta una nuova luce sugli scrittidella Stein, squarciando un orizzonte di sen-so legato alla dimensione dell’esistenza delladonna e alle scelte da lei compiute: una vitavissuta in piena coscienza, da cui costruireun percorso teoretico capace di schiuderenuove piste di pensiero. In linea con la diffu-sione del film, l’accurato lavoro di documen-tazione di Sinclair per la stesura della sce-neggiatura trova ora anche un’ulteriore formadi divulgazione grazie al volume Edith Stein.Una rosa d’inverno, edito da Morcelliana ecurato dal filosofo Francesco Alfieri, testo

che contiene appunto il copione del film(Brescia, 2019 pagine 272, euro 18).

Francesco Alfieri, nell’introduzione del te-sto, rimarca come Sinclair sia «un registacolto che dimostra non solo di conoscere afondo gli scritti della Stein, ma anche diaver allargato le sue letture alle opere diHedwig Conrad-Martius e di altri esponentidel Circolo fenomenologico di Gottinga eFriburgo. L’umanità della Stein e i suoi dis-sidi interiori sono indispensabili per com-prendere le scelte che ella deve poter com-piere. Il tutto si snoda nella sua incessantericerca della Verità, mentre le relazioni inter-personali contribuiscono ad aiutarla a com-piere scelte sempre più consapevoli» (pagine10-11). In un passaggio del film (riportatonel testo a pagina 174), Edith condivide que-sta riflessione con i suoi studenti, poco pri-ma di essere estromessa dalla sua cattedra:

Edith: Credo che ognuno di noi ha le ri-sorse morali per partecipare alla sofferenzadi un altro. Ogni persona deve decidere secamminerà nella luce dell’altruismo creativoo nel buio dell’egoismo distruttivo.

E sempre nel volume Edith Stein. Una ro-sa d’inverno il filosofo Friedrich-Wilhelmvon Herrmann nella prefazione sottolinea:«A mio avviso, Edith Stein va annoveratatra i più grandi fenomenologi di Friburgo. Ilfatto che avesse accettato il suo terribile de-stino e l’avesse affrontato assieme a sua so-rella, la rende un esempio straordinario. Ellanon dimenticò mai il popolo ebraico da cuitraeva le proprie origini, ma è da cristianache andò incontro alla morte. Quali opereavrebbe ancora potuto scrivere Edith Stein,innovando certo la fenomenologia e la filo-sofia della religione, se fosse stata salvata intemp o?».

II sulla soglia del nuovo Millennio. Ad oggiil film più conosciuto sulla vita e sul pensie-ro di Edith Stein è senza dubbio La settimastanza (Siódmy pokój) di Márta Mészáros,presentato alla Mostra internazionale d’artecinematografica della Biennale di Venezianel 1995 e vincitore del premio cattolico in-ternazionale Ocic (oggi Signis). Nell’op eradella regista ungherese, film dall’impiantovisivo debitore della messa in scena teatralee dalla forte caratterizzazione simbolica, ainterpretare Edith Stein è una straordinaria eintensa Maia Morgenstern, attrice rumenache attraverso la cartografia del proprio vol-to mette in campo tutte le sfumature interio-ri del personaggio, della filosofa santa.

Quello della Mészáros non è semplice-mente il racconto di una vita attraversatadalla sofferenza e insieme straordinaria e lu-

zio fosco e disumano dove però la registaMészáros visualizza anche l’immagine dellasalvezza, la fine del tormento e lo squader-narsi dell’amore del Padre attraverso il sim-bolico abbraccio materno, della madre Au-guste, il ritorno al ventre generatore.

Ora, a distanza di più di due decenni, c’èuna nuova proposta cinematografica che al-larga il campo della riflessione su EdithStein, offrendone una lettura più marcata-mente esistenziale, una “radicale riflessione”su una delle figuri femminili che hanno mag-giormente segnato il panorama culturale delNovecento. Parliamo di A Rose in Winter,opera firmata dal regista, sceneggiatore e at-tore statunitense Joshua Sinclair, che accantoalla vita artistica coniuga un forte impegnoumanitario al seguito dell’Organizzazione in-ternazionale Medici senza frontiere, soprat-

Colonia, rappresentano i trattidistintivi di una donna che hasaputo inserirsi nel mondo facen-do leva sulla sua umanità. Anco-ra, la Stein era sì di religioneebraica, radici identitarie che hasempre difeso, come pure l’ap-partenenza al popolo tedesco:Edith si dimostra riconoscenteverso la Germania, Paese che leha concesso la possibilità di fre-quentare un contesto universita-

pienamente consapevole che la sua apparte-nenza al popolo ebraico sarebbe rimasta unacostante nella propria vita anche dopo il suopassaggio al cristianesimo nel 1921. A benvedere un aspetto colto bene anche dal filmLa settima stanza, nel dialogo tra Edith e lamadre Auguste, interpretata da AdrianaAsti:

Au g u s t e : Sei ancora giovane. Hai il mondodavanti a te.

Edith: Sei tu che mi hai insegnato a esserebuona e giusta. Come cristiana la mia animaappartiene a Dio, a Gesù. Ma come ebrea ilmio sangue appartiene al mio popolo.

Ed è proprio questa appartenenza, questadoppia identità nell’animo risolto e lumino-so della Stein che l’hanno spinta a scrivereuna lettera a Papa Pio XI per chiedere allaChiesa cattolica di prendere una ferma posi-zione contro la politica antisemita di Hitler.La Stein vedeva il mondo accanto a sé mu-tare pericolosamente e leggeva i primi in-quietanti segnali contro il popolo ebraico.Uno sguardo chiaro, tragicamente anticipa-tore, dell’avanzata del Male nel cuoredell’Europa: Edith Stein aveva intuito anzi-tempo come l’ascesa di Hitler avrebbe con-dotto la Germania al collasso e con essa nonsolo il popolo ebraico, bensì tutto il popolotedesco.

Sempre nel racconto di Joshua Sinclairviene menzionato l’impegno di Edith nella

di SI LV I A GUIDI

Una studentessa fragile, atterritadalle difficoltà normali della vita,spaventata da tutto. Una ragazzi-

na imbranata (così almeno la considerava-no le sorelle) sempre “sulle nuvole”, persanel suo mondo di libri e alta filosofia cheuna semplice tesina da consegnare riesce agettare nello sconforto più totale («hosperato di essere investita da una macchi-na per strada. Sono troppo incapace!»

troppo intelligente, una lezione-monologodedicata alla carmelitana Teresa Benedettaper la rassegna «Molte fedi sotto lo stessocielo. Per una convivialità delle differen-ze» delle Acli di Bergamo. Lella Costa èrimasta colpita dal suo senso di responsa-bilità, che — spiega ad Adriana Masotti diVatican News — «non riguarda solo igrandi temi e il ruolo in cui ci si pone nelmondo, ma anche le relazioni personali. Emi ha molto colpito che Edith Stein, natada famiglia ebrea, con una madre profon-

nel senso appunto dell’aver cura. Il so-stantivo che secondo me meglio definisceEdith è proprio responsabilità». A suorTeresa Benedetta è dedicato anche lospettacolo Teatro sacro — Scientia Crucis —

scrive nei suoi appunti di apprendista fe-nomenologa implacabile verso se stessa,allieva del grande Edmund Husserl aGottinga) diventa in pochi anni una don-na forte, coraggiosa, capace di imporre al-la famiglia di origine una scelta difficile edolorosa. Una donna dalla fede solida co-me una roccia, che accetta di lasciarsi at-traversare dall’abisso di male che travolgeil suo tempo fino ad inoltrarsi verso lamorte con la serenità di una bambina cheattende l’abbraccio della mamma. Nonstupisce che in tanti abbiano messo in sce-na la storia di Edith-Teresa Benedetta del-la Croce; non lascia indenni una vicendaumana così incredibile e insieme così rea-le, così documentabile (e così documenta-ta).

Lella Costa, una delle più amate autricie attrici italiane ne ha parlato con stuporee ammirazione nel suo libro Ciò che pos-siamo fare. La libertà di Edith Stein e lospirito dell’E u ro p a (Milano, Solferino,2019, pagine 128, euro 9,90) e ha in can-tiere, il prossimo 25 settembre Una ragazza

damente religiosa, ovviamenteaddolorata per la decisionedella figlia non solo di conver-tirsi ma addirittura di prenderei voti, a questa madre a cui hascritto una lettera a settimanafino all’ultimo, Edith dedicadel tempo e della cura, va atrovarla prima di entrare inconvento e va in sinagoga conlei. Questo mi è sembrato ungesto tipicamente femminile,

Edith Stein di Corrado Sorbara, che cala-mita l’attenzione del pubblico con un sug-gestivo intreccio di proiezioni di filmati,musiche e coreografie capaci di evocare lacomplessa storia di Edith, una donna cheriunisce in sé caratteristiche che normal-mente si possono trovare distribuite tramolte persone: filosofa allieva di Husserlpoi suora carmelitana, ebrea di origine poiconvertita al cattolicesimo, fiera oppositri-ce del nazismo poi martire essa stessa inun campo di concentramento. ScientiaCrucis riesce a comunicare la forza di Edi-th nel rifiuto di sottostare ai limiti impostidall’appartenenza a una razza o ad unareligione. «Ebrea di origine — si legge nel-le note di regia — giunge a caricarsi dellacroce portata da un altro ebreo, Gesù Cri-sto. Ad un certo punto le parole non ser-vono più ed allora sono la musica e ladanza — sullo sfondo di filmati d’epoca —a farci cogliere la sua immedesimazionecon il sacrificio della croce». Una figuradi donna tridimensionale, lontana dallerappresentazioni oleografiche e prevedibilidella santità emerge anche da G ra p p o l osotto il torchio, bozzetto teatrale in un uni-co atto in cui Luigi De Tommasi illustrala breve e intensa vita di Edith, mescolan-do recitazione e immagini d’epoca per ab-bracciare il pubblico senza bisogno di en-fasi, resistendo alla tentazione dell’“effettofacile”. Impossibile anche non ricordare lacanzone Il Carmelo di Echt omaggio musi-cale del compositore Juri Camisasca allacompatrona d’Europa, nella memorabileinterpretazione di un’altra carmelitana inp e c t o re , Giuni Russo, talmente conquistatadal carisma teresiano da chiedere di esseresepolta nel convento delle carmelitane diMilano. Forse il modo migliore per imme-desimarsi con il duro e accidentato per-corso spirituale di Edith è proprio immer-gersi nella stellare bellezza della voce diGiuni, che rende luminosa e palpabile lasua fede in canzoni come Moro perché nonm o ro , o La Sua Figura ispirata a un canti-co di san Giovanni della Croce.Giuni Russo

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 9 agosto 2020

LA MESSE È M O LTA : VIAGGIO NEL MOND O DELLE VO CAZIONI/2

Accanto a ogni “malcapitato”Le risorse e la chiamata missionaria dei saveriani nel centenario della loro fondazione

di IGOR TRABONI

Padre Pierino Zoni, bresciano di85 anni e a lungo missionarioin quel Burundi dilaniato dalla

guerra civile, è stato il primo dellalunga teoria di saveriani stroncati dalcoronavirus, nella Casa di Parma do-ve in genere i religiosi tornano ora-mai anziani (e quanta fatica da partedei superiori per convincerli a vidi-mare il biglietto di ritorno, loro chein terra di missione vorrebbero resta-re per sempre) e dopo una vita spe-sa in giro per il mondo. Dopo dilui, altri quindici confratelli hannotrovato la morte nello stesso modo,dopo essersi spesi per cercare di da-re un po’ di vita a tanti le cui condi-zioni, tra fame e privazioni di ognigenere, erano proprio al limite nonsolo della vita stessa, ma anche delladignità umana. Come ha fatto anchepadre Corrado Stradiotto, 86 anni,molti dei quali trascorsi in Indonesiae tornato in Italia con l’umiltà di

farsi addetto alla portineria della Ca-sa di Parma. Oppure come padreGiuseppe Rizzi, 77 anni, comasco,sempre ultimo tra gli ultimi diRwanda e Repubblica Democraticadel Congo.

La preghiera dei confratelli, am-mantata da tanti ricordi, ora più che

no per andare tra le genti del Ban-gladesh, del Brasile, di diversi Paesiafricani e infine tra quelle che anco-ra abitano le palafitte di Belém, sulRio delle Amazzoni, e anche luistroncato dal virus, a 92 anni, unavolta tornato in Italia.

Insomma, servono altri e tanti“missionari santi” per continuarel’opera dei religiosi saveriani. Maquali sono le risorse vocazionali ecome anche questo istituto si sta at-trezzando per le nuove sfide, moltedelle quali epocali? «Possiamo direche teniamo botta», esordisce padreEnzo Tonini, incaricato dell’anima-zione vocazionale missionaria e chesi divide tra la stessa Parma, dove lacongregazione ha il suo seminariomaggiore, e una parrocchia vicinoUdine. «La nostra tutto sommato èuna congregazione piccola, in totalenon arriviamo a settecento in tutto ilmondo. Non possiamo dire che stia-mo soffrendo una crisi vocazionale,quanto piuttosto un cambiamento

nel comportamento delle vocazioni.Più o meno possiamo dire di tenerebotta, ma con un numero che si staalzando sempre di più in quei Paesiche erano considerati fino a pochidecenni fa terra di missione. La crisivocazionale è infatti del nostro mon-do, in quello occidentale, ed è un

intende proprio quell’uomo soccorsodal buon samaritano: «Ora la mis-sione non è solamente ed esclusiva-mente un andare fuori, ma è un soc-correre l’uomo bastonato che si in-contra lungo la via. E questo in li-nea anche con quello che dice PapaFrancesco, perché la missione diven-ta servizio e quindi un ospedale dacampo. Abbiamo questo cambia-mento in atto e dobbiamo dire e farscoprire ai giovani qual è il sensodella missione, cosa vuol dire oggiessere missionari. La pastorale voca-zionale quindi deve cambiare, stacambiando. Perché è il panorama at-torno a noi che cambia, soprattuttonel concreto, nel quotidiano, nel ri-spetto della vita».

Da qualche tempo i saveriani han-no fatto un’altra scelta pastorale benprecisa, ovvero quella di prendere lacura di alcune parrocchie diocesane.E allora, proviamo a chiedere a pa-dre Andrea Gamba, confratello diTonini proprio nella zona di Buttriovicino a Udine, con quattro parroc-chie loro affidate, se può essere que-sta la chiave di volta per ricomincia-re ad avvicinare i giovani: «Lascia-mo perdere le bacchette magiche,quelle lasciamole ad altri», mette su-bito i puntini sulle “i” padre Gamba,che ha dalla sua anche undici annitrascorsi in Amazzonia. «Chiaramen-te la parrocchia è un coltivare unpopolo, è una realtà globale dove lagran parte vive esperienze in un tes-suto di impegno di fede, di liturgia,di preghiera anche con i giovani. Maè anche dare testimonianza ai giova-ni. E in questo senso allora la par-

Settecento in tutti i continentiLa Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere(saveriani) venne fondata da Guido Maria Conforti nel 1895, anche sel’approvazione delle Costituzioni da parte della Santa Sede è del 1921.Nato a Casalora di Ravadese (Parma) nel 1865, Conforti entrògiovanissimo in seminario dove venne folgorato da un quadroraffigurante san Francesco Saverio. A causa di una salute cagionevolenon poté partire missionario ma, una volta sacerdote, si spese tutto perle missioni, fino alla morte nel 1931. È stato proclamato santo daBenedetto XVI nel 2011.Nati proprio con lo scopo di annunciare il vangelo a chi ancora non loconosce, i saveriani oggi sono circa settecento e operano in tutti icontinenti, con circa 180 Case. In Italia sono presenti in quattordicicittà, compreso il Collegio internazionale di Roma, un Centro dispiritualità a Tavernerio, in provincia di Como, e la Casa madre aParma, dove ha sede anche lo studentato teologico internazionale cheattualmente ospita quattordici seminaristi. Gli altri studentatiinternazionali si trovano nelle Filippine, in Messico e in Camerun. Nel1945, sempre a Parma, padre Giacomo Spagnolo e madre CelestinaBottego fondarono la Società missionaria di Maria, ramo femminile deisaveriani, portando a compimento quello che era un desiderio di sanGuido Maria Conforti, rimasto tale per il sopraggiungere della morte.

rocchia diventa un’opportunità peraumentare la fede in un popolo. Equi può sbocciare qualcosa. È chiaroche siamo in un contesto culturale ein un tessuto sociale dove tantaesperienza di fede si è persa, dovenon è così facile che possa sbocciareanche una scelta missionaria, che disuo ha il senso di una scelta radica-le. Noi siamo destinati a non starecon la famiglia o gli amici ma a rico-struire il tutto in un’altra parte delmondo, in un contesto del tutto di-verso, molto più esigente. La nostravocazione mette in luce la radicalitàultima della chiamata di Dio, l’esp e-rienza di una fede autentica e non isurrogati di una chiamata. Uno devecapire che c’è un dono di Dio, pun-to e basta. È un qualcosa che moltevolte si matura anche in età moltogiovane, con esperienze di preghieravissute anche fin da bambino, in un

contesto familiare; ma adesso le fa-miglie non sempre sono un riferi-mento per la fede».

Per i saveriani, inoltre, non è pos-sibile un discorso legato a vocazioniadulte, come sottolinea padre Gam-ba: «Abbiamo un discorso collegatoall’essere missionari; non si può en-trare in noviziato con più di 33 anni,perché una persona già strutturatapoi fa fatica ad adeguarsi ad uno sti-le di vita comunitario e ad un’altracultura, a cambiare totalmente regi-stro culturale».

Il rischio che questa come altrecongregazioni potrebbero invece cor-rere è quello di fioriture vocazionaliin terre di missione che potrebberoessere “p overe”, dove farsi prete po-trebbe anche voler dire “sistemarsi”,come argomentiamo un po’ provo ca-toriamente a padre Gamba: «Certo,questa componente ci può stare, e intal senso dovremmo essere anche piùseveri nella valutazione. Ma poi arri-va la radicalità oggettiva dell’esp e-rienza missionaria, che in qualchemodo seleziona. Noi ad esempio fac-ciamo esperienze di un paio di anniprima dell’ordinazione in contesticulturali dove si vede se la personaveramente contribuisce alla costru-zione di quella comunità e aiuta. Ilgiovane che entra deve dare qualco-sa alla comunità, non può solo chie-d e re » .

Di sicuro, quello che i saverianicontinuano a chiedere è la grazia diservire il Signore in missione e lad-dove sono chiamati, tanto più inquesto periodo assai particolare, se-

Nel 1995 in Burundi l’assassinio di due religiosi e di una laica

Quell’eroico sacrificio in nome della fratellanzaSi sono sempre spesi per le voca-zioni missionarie, sia formando al-lievi saveriani da inviare in Africasia in prima persona, tanto da tro-vare la morte in quel Burundi chetanto hanno amato. E anche ades-so, le vite dei padri saveriani Otto-rino Maule e Aldo Marchiol si in-trecciano con le vocazioni, visto cheil processo di canonizzazione per laloro morte, avviato pochi mesi fa, èstato unito a quello di quaranta se-minaristi trucidati nello stesso Paeseafricano. Vicentino di Gambellara,padre Maule arriva in Africa nonancora trentenne, ma nove anni do-po viene espulso dal Burundi daldittatore Bagaza e per i cinque annisuccessivi forma gli allievi a Vene-zia, prima di tornare in missione,dove il 30 novembre 1995 viene tru-cidato da alcuni soldati assieme allalaica Catina Gubert e al confratelloAldo Marchiol. Anche quest’ultimo,friulano di Udine, una volta ordi-nato religioso aveva formato i futurimissionari, prima di partire pure luiper la missione dell’Africa centrale

e incrociare lo stesso percorso diespulsioni, ritorni in Italia e poi dinuovo in missione fino alla mortein odio alla fede.

Due anni dopo l’uccisione deipadri saveriani, a Buta, nel sud delBurundi, si consuma una vera epropria strage, quando i milizianiirrompono all’alba nel seminario af-follato di giovani cui viene ordinatodi dividersi in hutu e tutsi. I ragaz-zi non obbediscono, perché si sen-tono tutti fratelli, e a quel punto imiliziani prima lanciano delle gra-nate nel mucchio e poi iniziano asparare contro di loro: quaranta re-stano a terra, senza vita e forse pre-sto saranno beati, proprio assieme apadre Ottorino e a padre Aldo. At-tualmente a Buta c’è un nuovogrande seminario, con 250 allievi,mentre più a nord tanti altri giova-ni continuano a sciamare nella mis-sione dei saveriani, passando ognigiorno davanti alla chiesa di Buyen-gero, laddove sono stati sepolti pa-dre Ottorino e padre Aldo. (igort ra b o n i )

gnato sì dalla tristezza delle morti dicui dicevamo all’inizio, ma anche dalvia all’anno giubilare della congrega-zione, cominciato ufficialmente al-l’inizio di luglio, con una messa pre-sieduta dal padre generale FernandoRodríguez García nel santuario diParma dedicato al fondatore dellacongregazione san Guido MariaConforti.

Il 2 luglio del 1921, infatti, l’alloraarcivescovo di Ravenna, Guido Ma-ria Conforti, che giusto 25 anni pri-ma aveva già dato il via all’Istitutomissionario saveriano, comunicò aireligiosi l’approvazione definitiva, daparte della Santa Sede, delle Costi-tuzioni. E sarà un anno giubilare incui anche il tema vocazionale avrà lasua importanza: «Siamo chiamati aduna continua conversione — ha di re-cente dichiarato ad «Avvenire» ilrettore della Casa madre, padre Ga-briele Cimarelli — per essere testimo-ni credibili del Vangelo. E avere quia Parma lo studentato teologico cidà speranza, ci fa capire che la no-stra missione non è finita».

mai corre spesso a loro. E, anche senessuno lo dice apertamente, purel’altro pensiero — umano, ma anchepastorale — di chi andrà in terra dimissione a sostituire figure comequella di padre Luigi Masseroni, fi-no alla soglia dei 90 anni in Brasile,o di padre Nicola Masi, partito gio-vane dalle colline ciociare di Priver-

l’uomo, dove questi si trova; e nonqualsiasi uomo ma quello “malcapi-tato”», e pensi subito che anni dimissione all’estero (oltre dieci in Co-lombia e Perú) anche in questo reli-gioso abbiano un po’ confuso certitermini, abbracciando invece quellidi un italiano un po’ desueto; e in-vece padre Tonini per “malcapitato”

L’arcivescovo Guido Maria Conforti

Le tombe dei due saveriani e di Catina Gubert a Buyengero

Padre Andrea Gamba

La baraccopoli di Buenaventura, in Colombia

Padre Enzo Tonini nella missionedi Buenaventura con un gruppo di giovani

p o’ particolare per noiitaliani, perché qui ènata la congregazione,per volere di san Gui-do Maria Conforti chenel 1895 fondò la PiaSocietà di San France-sco Saverio per le mis-sioni estere».

Il quadro delle vo-cazioni saveriane inItalia è presto detto,come sintetizza padreTonini: «Sono già al-cuni anni che non ab-biamo alcun giovaneitaliano che chiede dientrare nel nostrocammino vocazionale.L’ultimo nel 2014, eora sta studiando ne-gli Stati Uniti. La si-tuazione, insomma, èdavvero un po’ parti-colare. I motivi? Il no-stro carisma — aggiun-ge il religioso dopo unlungo sospiro di rifles-sione — è quello dellamissione, rivolta spe-cialmente ai popoliche non conoscono ilVangelo. Solo cheadesso il concetto dimissione sta anchecambiando: non è solopiù territoriale ma èantropologico, nelsenso di andare dov’è

Page 7: Non esclusa un’aggressione esterna Con lo stile dietro l ......Egitto, Sri Lanka e a Betlemme, in favore dei bambini e dei giovani». PAGINA 8 SANA ’A, 8. Sette bambini sono sta-ti

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 9 agosto 2020 pagina 7

Il Black Day per i dalit in India con la speranza del riconoscimento giuridico dei loro diritti

Sul camminodell’uguaglianza

di PAOLO AF FATAT O

La questione è in mano alla ma-gistratura. E se l’India confer-merà di essere un paese real-

mente democratico, basato sullo sta-to di diritto, i dalit (ovvero “gli in-to ccabili”) di religione cristiana emusulmana vedranno finalmente ri-conosciuti i loro legittimi diritti. Nel2020 il Black Day, la tradizionale“Giornata nera” di protesta e sensi-bilizzazione che ogni anno si celebrail 10 agosto sostenuta dalla Chiesacattolica, dalle comunità cristiane dialtre confessioni e da numerose or-ganizzazioni della società civile, sivive in un clima di attesa. E lo si vi-ve, notano i leader cristiani, conmassima fiducia nella magistraturache dovrà pronunciarsi su un ricor-so, ammesso dal tribunale all’inizio

dell’anno, che rappresenta uno sno-do cruciale per porre fine alle discri-minazioni sociali esistenti. La specia-le Giornata ricorda il 10 agosto del1950, quando il presidente dell’Indiaapprovò l’articolo 3 della Costituzio-ne sulle cosiddette “caste riconosciu-te” (scheduled castes). La legge rico-nosce a questi gruppi sociali — neiquali rientrano i dalit, le categoriepiù svantaggiate ed emarginate, ulti-mo gradino dell’antico sistema distratificazione sociale induista — di-ritti e benefici per migliorare la lorocondizione; ma il terzo paragrafodella norma specifica che non puòessere membro di questi gruppi «chiprofessa una religione diversadall’induismo».

Nel 1956 e nel 1990 sono stati in-trodotti emendamenti per estendere ibenefici riconosciuti anche a buddi-

sti e a sikh, mentre ne sono tuttoraesclusi i cristiani e i musulmani. Pro-prio per ricordare all’intera nazionel’ingiustizia di questa disposizione sicelebra il Black Day che pone l’ac-cento sul vulnus esistente nel sistemadi quella che si definisce orgogliosa-mente “la democrazia più grande delmondo”, con oltre 1,2 miliardi diabitanti.

Nel gennaio scorso, la svolta legi-slativa, che confida nel carattere se-colare ed egalitario dell’o rd i n a m e n t oindiano: la Corte suprema dell’Indiaha dichiarato ammissibile e sta dun-que esaminando il ricorso che chiedepari trattamento e pari opportunitàper i dalit cristiani e musulmani, vit-time di una legislazione ritenuta di-scriminatoria rispetto alla religione.Il ricorso contesta ciò che li tagliafuori, solo a causa della loro fedeprofessata, da misure che ne pro-muovono l’istruzione e lo sviluppoeconomico, sociale e culturale. Pre-sentato ufficialmente dal Consiglionazionale dei cristiani dalit, chiedeche le quote ad essi riservate sianorese «neutrali rispetto alla religio-ne». Altri quattordici tra gruppi eassociazioni, come la Conferenzaepiscopale cattolica dell’India, han-no appoggiato il ricorso presentandoalla Corte una petizione che sostienele medesime posizioni, specialmentenel campo dell’accesso all’i s t ru z i o n ee all’occupazione nell’amministrazio-ne pubblica. Secondo il testo, «ilterzo paragrafo dell’Ordine costitu-zionale del 1950 viola il diritto fon-damentale all’uguaglianza e alla li-bertà religiosa e alla pari opportuni-tà». Si afferma inoltre che «la con-versione religiosa non muta il fattoredi esclusione sociale. La gerarchiadelle caste resta forte anche verso idalit cristiani». Si chiede pertanto diestendere lo status di “caste ricono-sciute” ai dalit cristiani, offrendo lo-ro borse di studio, opportunità di la-voro, misure di welfare, possibilità diessere eletti nei panchayat (i consiglidei villaggi), nelle assemblee legisla-tive a livello statale, fino al Parla-mento. Sono misure che andrebberoa toccare venti milioni di dalit cri-stiani, che rappresentano il 75 percento del totale dei cristiani indiani,mentre circa il 25 per cento dell’inte-ra popolazione indiana appartiene agruppi dalit delle diverse fedi reli-giose.

L’associazione indiana AllianceDefending Freedom (Adf), tra igruppi che hanno sposato il ricorso,afferma in una nota: «Quando l’In-dia è diventata una repubblica, hadeciso di garantire giustizia, ugua-glianza, libertà e dignità a tutti i cit-tadini. Ai membri delle caste piùcolpite da secoli di oppressione so-ciale, le “scheduled castes”, sono sta-ti assicurati costituzionalmente pro-tezioni e benefici speciali, necessariper aiutarli a superare l’effetto di se-coli di discriminazione e oppressio-ne. Tuttavia questi benefici sono sta-ti garantiti solo a quanti professava-no l’induismo». Per questo nel mar-zo 1996, il Consiglio dei ministridell’Unione aveva presentato in Par-lamento la proposta di modificarel’Ordine del 1950. Quel disegno dilegge, però, non riuscì a essere esa-minato prima dello scioglimento del-le Camere, dovuto in vista delle ele-zioni generali. E il progetto rimaselettera morta. «Non esiste una baseconvincente per giustificare l’inclu-sione di dalit di una certa fede reli-giosa e l’esclusione di quanti ne pro-fessano un’altra. Il collegamentostesso dello status alla religione è il-logico», ribadisce l’Adf ricordandola grave arretratezza socio-economi-ca che continua a tormentare tutti idalit, indipendentemente dalla lorofede religiosa. «La Corte suprema haora un’opportunità enorme per ren-dere giustizia a milioni di cristiani emusulmani dalit che continuano asoffrire per lo stigma sociale e gli or-rori dell’intoccabilità», riferisce a«L’Osservatore Romano» A. C. Mi-chael, attivista cattolico e tra i leaderdi Adf in India.

Il fatto è che questo approccioviene tuttora contestato da una cul-tura politica che appare diffusa, senon maggioritaria nel paese. Alcuniesponenti del Bharatiya Janata Party(Bjp), il partito al governo nella Fe-derazione, si sono pubblicamenteopposti ad estendere lo status e i be-nefici a dalit musulmani e cristiani,affermando che «il concetto stessodi dalit è specifico della comunitàindù». Secondo Ravi Shankar Pra-sad, portavoce del Bjp, quando i da-lit hanno rinunciato all’induismo,scegliendo il cristianesimo o l’islam,

hanno rigettato il sistema basatosull’ordinamento castale, «dunquenon possono pretendere beneficidalla stessa società a cui hanno ri-nunciato».

A riprova della volontà di conti-nuare sulla stessa strada, il governoindiano ha progettato nei mesi scorsidi istituire una catena di scuole resi-denziali esclusive per i bambini da-lit: una mossa che gli attivisti hannodefinito «autentica politica di segre-gazione razziale». La proposta, sol-levata dal ministero per la giustizia el’emancipazione sociale, intendevacreare istituti d’istruzione specificiper bambini di famiglie che vivonoin distretti con altissima percentualedi popolazione dalit, ma AshokBharati, presidente della All IndiaAmbedkar Mahasabha, associazionein difesa dei diritti dei fuori casta,ha respinto l’idea, affermando cheessa perpetuerebbe la disuguaglian-za, la separazione e la discriminazio-ne castale.

Il punto è, rimarca al nostro gior-nale Theodore Mascarenhas, vescovoausiliare di Ranchi, nel nordest dellanazione, «che il sistema delle caste èformalmente abolito nella democra-zia indiana, ma incide ancora moltonella prassi sociale. I dalit sono vitti-me di abusi e violenze che restanoimpunite e vivono in condizionisvantaggiate dalle quali non possonoaffrancarsi». La battaglia legale, al-lora, che la Chiesa cattolica indianaha sposato, tocca un livello più altoe sta a rappresentare la fiducia in unsistema politico realmente basato sulegalità, giustizia, uguaglianza, liber-tà, valori che la Costituzione indianatutela e garantisce. Un segnale posi-tivo, che ha incoraggiato le associa-zioni cristiane è stata una recentesentenza della Corte suprema che haconvalidato una legge progettata perproteggere gli indigeni, i dalit e isettori più vulnerabili della società.Il tribunale, infatti, ha revocato alcu-ne direttive emesse due anni fa da

organi esecutivi che ammorbidivanole pene o garantivano de facto l’im-punità a quanti commettevano vio-lenze sui dalit.

L'impegno della Chiesa, in tuttala nazione, per la promozione socia-le e culturale dei dalit prosegue so-prattutto nel campo dell’istruzione. Ivescovi cattolici nel Tamil Nadu, sta-to nel sud dell’India, hanno avviatoprogrammi per fornire orientamentoprofessionale agli studenti dalit. Co-me ha rimarcato il presidente dellaCommissione per la pastorale per idalit, il vescovo di Dindigul ThomasPaulsamy, 150 studenti delle 18 dio-cesi cattoliche dello stato hanno par-tecipato al programma di formazio-ne che mira a fornire «la miglioreistruzione possibile a tutti i bambinipoveri e svantaggiati. Desideriamopromuovere nuove idee e pensierinegli studenti dalit, creare nuoviobiettivi e realizzare i loro sogni.Nessuno studente deve essere priva-to dell’istruzione superiore a causadella povertà, intoccabilità o scarsi

mezzi e conoscenze», ha rimarcato.«Vogliamo consentire agli studenti eai giovani dalit di identificare le loroabilità, capacità e talenti, uscire dallapaura e dalla debolezza, svilupparela propria personalità, aiutandoli afiorire nella vita con fiducia in sestessi», ha aggiunto Jessy Sagai,coordinatrice della Commissione. Èun impegno tanto più significativoin uno stato come il Tamil Nadu do-ve i cristiani costituiscono il 6 percento della popolazione, e sono peril 60 per cento dalit. In alcune areedello stato la loro presenza tocca l’85per cento, con un tasso di alfabetiz-zazione inferiore al 30 per cento. Ilfocus sulle pari opportunità, sull’ac-cesso all’istruzione e al mondo dellavoro sono centrali nel Black Day,che vuol essere anche una sana pro-vocazione per saldare forze sociali,organizzazioni della società civile,settori del mondo della politica,dell’accademia e della cultura nelcontrastare ed eliminare le ingiusti-zie del sistema.

Documento pastorale dei vescovi australiani sulla salute mentale

Vivere la vita nella sua pienezza

Iniziative ecumeniche nella Giornata per le tribù indigene

Patrimonio spirituale

SY D N E Y, 8. «To Live Life to theFull: Mental health in Australia to-day» (“Vivere la vita nella sua pie-nezza: la salute mentale in Australiaoggi”) è il titolo del documento pa-storale dei vescovi australiani, pub-blicato in questi giorni sul sito webdell’episcopato, in vista della dome-nica della giustizia sociale, che saràcelebrata il prossimo 30 agosto eche quest’anno è dedicata al disagiomentale.

Nel testo, lungo venti pagine, ipresuli rivolgendosi alle comunità ealle istituzioni ricordano quanto siaimportante «fare della salute men-tale una priorità politica e sociale,soprattutto in questo periodo diemergenza sanitaria da covid-19»,pertanto auspicano un maggioreimpegno contro l’esclusione e lostigma e invitano tutti a sostenerele persone che soffrono.

Nella prefazione, monsignorMark Coleridge, arcivescovo di Bri-sbane e presidente della Conferenzaepiscopale, sottolinea le difficoltàdelle condizioni nelle quali sonocostrette a vivere le persone affetteda disturbi psichici e punta l’atten-zione sul sistema sanitario australia-no. «È evidente che ci sono lacuneche devono essere affrontate. Alcunifattori sociali determinanti — scriveil presidente dell’episcopato — tracui povertà, condizioni di vita pre-carie e sicurezza personale instabilicontribuiscono in modo significati-vo alla cattiva salute mentale».Queste problematiche, secondo ilpresule, «espongono le persone, giàvulnerabili o svantaggiate, a un ri-schio maggiore» poiché non riesco-no a colmare le lacune poste in es-sere dall’attuale sistema sanitario.Per monsignor Coleridge, «il disa-gio mentale può riguardare chiun-que in qualsiasi momento» e inquesto periodo di emergenza sani-taria «è destinato ad acuirsi a causadi insicurezza, perdita di posti dilavoro e mancanza di reddito», maanche a causa delle violenze dome-stiche e delle tensioni familiari cheil confinamento ha acuito. «Il disa-gio mentale — avverte l’a rc i v e s c o v odi Brisbane — non è un fallimentomorale, o il risultato di una man-

canza di fede o di una debolezza.Anche Gesù fu etichettato come“matto” e come noi ha sofferto distress psicologico. Le persone chene sono affette non sono gli “altri”,siamo “noi”, e hanno bisogno dellanostra comprensione e del nostrosostegno», sottolinea monsignorColeridge.

Il documento richiama in parti-colare l’attenzione sulle comunitàaborigene, sui richiedenti asilo e irifugiati, sui senza casa, i carcerati egli anziani.

Quanto alle risposte che la socie-tà australiana è chiamata a dare aquesto grave problema sociale, i ve-scovi plaudono i processi di de-istituzionalizzazione nel campo del-la salute psichiatrica, ma al contem-po fanno notare che mancano anco-

ne a coloro che sono spesso trascu-rati, messi da parte o esclusi».

Il problema di fondo — evidenziala Chiesa in Australia — è la ten-denza della società «a rimuovere oad allontanare chi ci costringe aconfrontarci con le nostre fragilità ei nostri limiti». Questo «in totalecontrasto con la storia di Gesù»che «assume su di sé la fragilitàdella condizione umana e si avvici-na ai malati, ai disabili, agli emargi-nati o ai reietti. Le persone che vi-vono con problemi di salute menta-le — sottolineano — fanno parte delCorpo di Cristo e condividono allostesso modo la promessa di Gesùsulla pienezza della vita (Giovanni,10, 10)».

Di qui, l’invito alle parrocchie ealle comunità locali a respingere lo

ra servizi di igiene mentale adegua-tamente finanziati che coprano nonsoltanto i casi più critici. Si è creatonel sistema un “gap” nel quale «lepersone continuano a cadere».

Inoltre, nella prefazione a «ToLive Life to the Full: Mental healthin Australia today», il presule scriveche «durante questo periodo dipandemia, abbiamo spesso sentitodire che “siamo tutti insieme nellastessa situazione”. La qualità dellenostre cure per le persone più vul-nerabili o svantaggiate sarà la provaper stabilire se ciò sia vero oppureno. Un impegno per il bene comu-ne significa occuparsi del bene ditutti quanti noi, senza eccezioni. Si-gnifica prestare particolare attenzio-

stigma, ad intervenire attivamentesulle cause sociali del disagio men-tale e a chiedere anche politiche eservizi che rispondano alle esigenzedei membri più poveri ed emargi-nati della società. «Le nostre par-rocchie, organizzazioni e comunità— concludono i presuli — dovrebb e-ro essere luoghi di accoglienza, dicura e guarigione, non di rifiuto odi giudizio. Inoltre, come ci ricordacostantemente Papa Francesco,dobbiamo prendere l’iniziativa diuscire per andare incontro a chi èstato spinto ai margini della società,piuttosto che aspettare che venganoda noi in cerca di accoglienza».

tuiva un elemento fondamentaleper la definizione della missione diannuncio della Parola di Dio e del-lo sviluppo del cammino ecumeni-co nell’India del XXI secolo.

Nel corso degli anni la Giornatasi è venuta rapidamente radicandonella vita delle Chiese in India tan-to da assumere un significativo rilie-vo nell’azione del Ncci contro ogniforma di discriminazione nelleChiese e nella società indiana; taleazione, condivisa e sostenuta anchedalla Chiesa cattolica, costituisceuno degli aspetti centrali dell’ecu-menismo in India da quando si èvenuto ad affermare il principio cheil recupero delle tradizioni locali de-ve coinvolgere tutti i cristiani in unaprospettiva ecumenica. Si tratta cosìdi recuperare un pezzo della storiadell’India in modo da favorire una

diffusione della pandemia di covid-19 che sta mietendo migliaia e mi-gliaia di morti nel paese, soprattut-to tra gli ultimi nelle città e inmondo indiscriminato nelle realtàrurali come ha più volte denuncia-to il Ncci in queste ultime settima-ne. Quest’ultimo, con una serie diiniziative, via webinar, ha cercatodi promuovere una corretta infor-mazione sulla natura della pande-mia contro interpretazioni minima-liste, ponendo in evidenza propriola condizione di tanti malati nellecampagne, soprattutto nelle areepiù interne, dove l’endemica caren-za di assistenza sanitaria sta cau-sando una strage della quale si pre-ferisce tacere.

Nell’invitare a riscoprire e a con-dividere l’eredità delle tribù indige-ne, che rappresenta il tema dellamanifestazione di quest’anno,l’Ncci, che ha preparato un sussi-dio orientativo per le celebrazionilocali e ha organizzato una liturgianazionale in modalità webinar, havoluto sottolineare quanto sia im-portante per i cristiani essere insie-me nella difesa degli ultimi delmondo in un tempo in cui, proprioanche per la pandemia, si vengonomoltiplicando violenze e discrimi-nazioni.

di RICCARD O BURIGANA

«U n’occasione per condi-videre i doni di ciascu-no»: con queste parole

Pradip Bansrior, responsabile delleattività in difesa dei dalit e delletribù indigene del Consiglio nazio-nale delle Chiese in India (Ncci),ha rivolto un invito a tutti i cristia-ni per celebrare ecumenicamentedomenica 9 agosto, la Giornata de-dicata alla condizione delle tribùindigene. Questo evento costituisceun appuntamento ecumenico findal 2010, quando, nell’Assembleagenerale del Ncci, venne deciso dicelebrare la Giornata mondiale perle popolazioni indigene istituitadalle Nazioni Unite nel dicembre1994. Con questa decisione si vole-va riaffermare l’impegno primariodei cristiani in India nella lottacontro ogni forma di discriminazio-ne e nella valorizzazione del patri-monio culturale e spirituale dei na-tivi. Secondo il Ncci la valorizza-zione di questo patrimonio costi-

sempre migliore conoscenza delproprio passato per sostenere unariconciliazione delle memorie, chepossa aiutare a vivere in armonia ladimensione sempre più plurireligio-sa della nazione. Con il recuperodelle tradizioni locali e con la lorovalorizzazione, il cammino ecumeni-co in India vuole anche promuovereun rapporto nuovo con il creato,denunciando il tentativo di utilizza-re la religione per giustificare vio-lenze passate e presenti che rispon-dono solo a logiche economiche chedeterminano nuove povertà.

Il vasto e capillare sostegno aquesta iniziativa, come a molte al-tre contro la discriminazione in In-dia, ha incoraggiato i cristiani aproseguire su questa strada che pu-re è segnata da atti di intolleranzae di persecuzione da parte di colo-ro che sostengono la necessità dimantenere discriminazioni tribali,sessuali e religiose. Quest’anno lacelebrazione della Giornata per letribù indigene ha assunto un valoredel tutto particolare alla luce della

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 9 agosto 2020

Intervista al presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo

In prima linea nell’accoglienza ai pellegrini

Messaggio del Papa alle Francescane minime del Sacro Cuore

Con lo stiledella piccolezza

Nella memoria liturgica della beata Maria Margherita Caiani, sabato 8 agostosi è aperto l’anno giubilare promosso dalle Francescane minime del Sacro Cuorein occasione del centenario della morte della fondatrice, che ricorrerà nello stessogiorno del 2021. Nella circostanza Papa Francesco ha fatto pervenire alle su o redell’istituto il messaggio che pubblichiamo di seguito.

seguire meglio il Signore, che perprimo «si è fatto piccolo, ha sceltoquesta via. Quella di umiliare séstesso e umiliarsi fino alla morte sul-la croce» (Omelia della Messa a CasaSanta Marta, 23 giugno 2017).

È una strada da percorrere ognigiorno. È un sentiero stretto e fatico-so, ma, se lo si segue fino in fondo,la vita diventa feconda. Come è statoper la Vergine Maria, guardatadall’Altissimo proprio perché umile,piccola (cfr. Lc 1, 47); e così è diven-tata la Madre di Dio.

Francescane, Minime, e ha specifi-cato “del Sacro Cuore”, per radicarvipresso la fonte della Carità. L’a m o reche Gesù ha per noi non abbagliacon grandi effetti speciali che prestosvaniscono, ma è un amore concretoe fedele, fatto di vicinanza, di gestiche ci rialzano e ci danno dignità efiducia. Pensiamo ai due discepoli diEmmaus che, confusi e amareggiati,alla sera di Pasqua ritornavano allaloro casa (cfr. Lc 24, 13-35). Il Signo-re si fece loro vicino non come uneroe ma come un compagno di stra-da; camminando spiegava «loro in

tutte le Scritture ciò che si riferiva alui» (v. 27), e il loro cuore arse digioia; e poi spezzò il pane, «allora siaprirono loro gli occhi e lo riconob-bero» (v. 31).

Possiate amare col Cuore di Gesù,con gesti ricchi di tenerezza. E ilprimo luogo in cui vivere quest’amo-re semplice e concreto è la vostra co-munità religiosa.

“Del Sacro Cuore” non è solo uncomplemento, ma dice molto di più:parla di un’appartenenza. Il Signorevi ha donato la vita, vi ha generatoalla fede e vi ha chiamate a sé nellavita consacrata attirandovi al suoCuore. Questa appartenenza si ma-nifesta in modo particolare nella p re -g h i e ra . Tutta la nostra vita è chiama-

ta, con la grazia dello Spirito, a di-ventare preghiera. Per questo dob-biamo permettere al Signore di ri-manere unito a noi sempre. E cosìLui ci trasforma, giorno dopo gior-no, rendendo il nostro cuore semprepiù simile al suo.

Ci sono momenti nella giornatache favoriscono questa unione conDio: la Messa, la Liturgia delle Ore,l’Adorazione, la meditazione dellaParola, il Rosario, la lettura spiritua-le. Possa essere il vostro andare alSignore pieno di gioia, la gioia delbambino che corre verso i suoi geni-tori per abbracciarli e baciarli. Que-sta gioia attrae ed è contagiosa! Avolte sembra che ci siano mille altrecose più necessarie da fare, oppure

sentiamo la fatica di stare con Gesù;ma, come i discepoli nell’orto delGetsemani, Gesù ci invita a rimanerelì, vicino a Lui (cfr. Mc 14, 38). Per-mettiamo al Signore di restare unitoa noi!

Spinte dal Sacro Cuore, saretemadri per i fratelli e le sorelle cheincontrate “dalla culla alla tomba”,come diceva la Beata Maria Marghe-rita. Annuncerete gioiose che il Si-gnore ci guarda sempre con miseri-cordia, ha un Cuore misericordioso.

Il vostro carisma ha anche una di-mensione r i p a ra t r i c e . Questo è ungrande servizio per il bene del mon-do. Il peccato rovina l’opera cheDio ha creato bella. Voi, con le vo-stre preghiere e i vostri piccoli gesti,gettate nel campo del mondo il semedell’amore di Dio che fa nuove tuttele cose. Il seme, quando cade in ter-ra, non fa rumore: così sono le tanteopere che voi portate avanti in Ita-lia, Brasile, Egitto, Sri Lanka e a Be-tlemme, soprattutto in favore deibambini e dei giovani. Gesti che so-no capaci di rendere più bello ilmondo, di rischiararlo con un raggiodell’amore di Dio.

Care sorelle, vi auguro un santo efecondo centenario! Vi assicuro ilmio ricordo al Signore, per interces-sione della Vergine Maria; e anchevoi, per favore, non dimenticatevi dipregare per me. A voi e a quanti so-no affidati alla vostra carità impartodi cuore la Benedizione Apostolica.

Roma, San Giovanni in Laterano,8 agosto 2020

Care sorelle,L’8 agosto 2021 si compirà il cente-nario della nascita al cielo della Bea-ta Maria Margherita Caiani, che nel1902 diede vita all’Istituto delleFrancescane Minime del Sacro Cuo-re. Mi rallegro che voi, sue figlie spi-rituali, vogliate prepararvi a questaricorrenza con l’anno giubilare cheinizia oggi, nella memoria liturgicadella Beata.

Il mio augurio è che questo annopossa essere per tutta la Congrega-zione occasione di fare memoria del-la vita e degli insegnamenti dellaFondatrice, come pure di questi qua-si centoventi anni di cammino, guar-dando anche alle sfide del futuro. Èuna grazia avere il cuore grato e ri-conciliato con il proprio ieri e gli oc-chi pieni di speranza nel domani;guai, però, a rifugiarsi in un passato

che non è più o in un domani chenon è ancora, rifuggendo dall’oggiin cui siamo chiamati a vivere e ope-rare. Questo anniversario vi chiamaa incarnare nel nostro tempo le spe-cificità del vostro carisma. Lo SpiritoSanto, che lo ha suscitato all’iniziodel secolo scorso, vi doni la forzaper riscoprirne la freschezza e la ca-pacità di continuare a profumare ilmondo con il dono della vostra vita.

Voi siete le Francescane Minimedel Sacro Cuore. Vorrei soffermarmibrevemente su questo nome.

Madre Caiani, chiamandovi Mini-me ha voluto mettere in rilievo comedev’essere lo stile della vostra vita: lostile della piccolezza. Questo poi haricevuto conferma con l’innesto delvostro Istituto nell’albero della gran-de Famiglia francescana: vi siete po-ste alla scuola di San Francesco per

Nella cattedrale di Lubiana

L’ordinazione episcopaledi Mitja Leskovar

nunzio apostolico in Iraq

Tutti abbiamo bisogno del Padreche ci tende la mano

Pregarlo, invocarlo, non è illusione;illusione è pensare di farne a meno!

La preghiera è l’anima della speranza

(@Pontifex_it)

Nella mattina di sabato 8 ago-sto in Slovenia si è celebratal’ordinazione episcopale dimonsignor Mitja Leskovar, arci-vescovo titolare di Benevento,nunzio apostolico in Iraq. Nel-la cattedrale di Lubiana, il ritoè stato presieduto dal cardinaleFranc Rodé, prefetto emeritodella Congregazione per gliistituti di vita consacrata e lesocietà di vita apostolica, cheera stato arcivescovo della capi-tale slovena dal 1997 al 2004.Co-consacranti sono stati gli ar-civescovi Stanislav Zore, metro-polita di Lubiana, e Jean-MarieSpeich, nunzio apostolico nellaRepubblica di Slovenia.

Hanno inoltre partecipato al-la solenne celebrazione — osser-vando le disposizioni sanitarieattualmente vigenti nel Paese acausa della pandemia da covid-19 — alcuni presuli (tra cui gliarcivescovi Ivan Jurkovič, osser-vatore permanente della SantaSede presso le Nazioni Unite ealtre organizzazioni internazio-nali a Ginevra, e Giorgio Lin-gua, nunzio apostolico in Croa-zia che dal 2010 al 2015 è statorappresentante pontificio aBaghdad), numerosi sacerdoti,religiosi, diaconi e seminaristi.Tra i presenti il papà del novel-lo presule, le sorelle di quest’ul-timo, i parenti, i compaesanidella parrocchia di Kokrica, egli amici; alcuni dei quali giuntida Italia, Germania, Croazia eSvizzera, mentre altri hanno as-sistito in collegamento attraver-so Radio Ognjišče, la rete tele-visiva Exodus e internet.

Nell’omelia il cardinale Ro-dé, dopo aver commentato leletture, si è soffermato sulla«missione impegnativa» chePapa Francesco ha affidato amonsignor Leskovar, inviandolocome rappresentante pontificioin Iraq, presso un popolo cheha un posto molto particolarenel suo cuore» perché — haspiegato — «soffre la persecu-zione e la guerra; un popolo euna terra — ha aggiunto — cheegli desiderava visitare que-st’anno». Per questo, ha racco-mandato il porporato all’o rd i -nando, «tuo compito d’a m o resarà anche aiutare a preservarela presenza storica dei cristianinel Paese, di cui sono parte in-tegrante, accompagnare questopopolo martoriato... affinché

quella terra, dopo essere stataper tanto tempo un campo dibattaglia, possa tornare ad esse-re un giardino».

Quindi, dopo aver ricordatogli impegnativi compiti del ve-scovo — che il rito dell’o rd i n a -zione descrive in modo detta-gliato — il cardinale Rodé haincoraggiato monsignor Lesko-var «ad assumere con umiltà,con coraggio, con fiducia il pe-so della responsabilità episco-pale» e ha auspicato che la suamissione «possa recare pace,prosperità alla terra stupenda etribolata dell’Iraq; con tanta fe-condità e tante promesse apertealla gloria di Cristo! San Do-menico, di cui oggi ricorre lamemoria liturgica, ti sia diesempio nell’ardore apostoli-co», ha concluso.

In un saluto rivolto a monsi-gnor Leskovar il nunzio Speichha ricordato i cinque anni di la-voro insieme, dalla fine delmaggio 2008, presso la Primasezione della Segreteria di Sta-to, quindi rivolgendosi diretta-mente a lui ha proseguito:«L’Iraq, il suo popolo e le sueantiche e nobili Chiese varie tiaspettano con tutta la gioiosafede, col desiderio di essere ac-compagnati nel coltivare le lorobelle tradizioni e diffondere ivalori del Vangelo di Cristo.Questo popolo ferito, questeChiese ferite anche loro ti at-tendono come Pastore, padre,fratello e testimone». Conun’esortazione: «Non aver pau-ra di annunciare la verità dellanostra bella fede. Non cercaresoltanto di difendere le posizio-ni acquisite, ma vai avanti conla forza del mandato apostolicoricevuto da Gesù stesso».

Alla conclusione della cele-brazione l’arcivescovo Leskovar— che come motto ha sceltoCrux lignum vitae («La Croce èl’albero della vita») — haespresso la propria gratitudinea Dio, alla Chiesa e a PapaFrancesco per la fiducia e per ildono della pienezza del Sacer-dozio. Si è anche rivolto allapropria famiglia, ai vescovi pre-senti, ai sacerdoti, alle autoritàcivili e ai convenuti.

Accompagnato dal solennecanto del Te Deum, il nuovo ar-civescovo ha infine percorso lanavata centrale della cattedrale,benedicendo i presenti.

di EUGENIO CECCHINI

«D alla riapertura delle basili-che papali a Roma, l’ac-cesso dei pellegrini da

un’iniziale media di 70 al giorno è cre-sciuto costantemente, salendo a circa3.000 pro die. Ciò comporta una moledi lavoro che impegna circa 360 social mese». Lo sottolinea Stefano Milli,presidente dell'Associazione Santi Pie-tro e Paolo, che in questa intervista a«L’Osservatore Romano» traccia unbilancio delle attività svolte durante illockdown e il successivo, lento, ritornoalla normalità, evidenziando come siacambiato il servizio svolto dal sodali-zio vaticano in questo tempo di pan-demia.

Come riassumerebbe l’identità dell’As s o -ciazione?

Direi che si può esprimere nella «fe-deltà di Palazzo». Essa ha semprecontraddistinto in maniera tangibile lanostra storia, giunta ormai all’alba delcinquantesimo anniversario di fonda-zione, che si celebrerà nel 2021. Unafedeltà incondizionata al RomanoPontefice, che affonda le radici ancorpiù nel passato, essendo noi eredi del-la Guardia Palatina d’O nore.

Come state vivendo l’emergenza provocatadal coronavirus?

Vorrei fare una premessa: mai ci siera trovati a dover fronteggiare tempidi disagio totale come quelli vissutinegli ultimi mesi, nemmeno durante idue conflitti mondiali che hanno mar-cato tristemente la storia del Novecen-to. Questa “nuova guerra” del covid-19, infatti, ha tolto ai soci quanto dipiù essenziale per l’espletamento deiloro servizi, quello cioè che ha semprerappresentato un elemento imprescin-dibile, il quotidiano contatto: tra noi,nella sede del sodalizio al Cortile diSan Damaso, coi pellegrini nella basi-lica di San Pietro, con i poveri e gliemarginati, attraverso le iniziative cari-tative a sostegno di tre realtà vaticanegestite da altrettante famiglie religiosefemminili: le missionarie della Caritàdi santa Teresa di Calcutta, nella CasaDono di Maria; le suore vincenziane,nel Dispensario pediatrico Santa Mar-ta; e le francescane dell’Addolorata,presso la Casa Santo Spirito.

Una privazione particolarmente pesantedurante il lockdown?

Esatto. In pratica l’isolamento e ildistanziamento sociale, imposti dallenorme di contenimento adottate anchein Italia e in Vaticano, hanno di fattosvuotato l’azione operativa dell’Asso-ciazione, creando una situazione di

stallo senza precedenti: si è andati dalfermo totale delle attività in sede, allasospensione delle messe domenicali edella formazione di aspiranti e allievi;fino all’annullamento completo anchedei servizi di vigilanza e di ordinesvolti dalla sezione liturgica, a causadella chiusura della basilica vaticana aip ellegrini.

Non avete pensato a sfruttare le nuoveforme di comunicazione attraverso i socialmedia?

Come no! Monsignor Joseph Mur-phy, capo del Protocollo della Segrete-

che ha accompagnato e confortato tut-ti. Inoltre monsignor Murphy ha po-tuto contare su un nuovo vice assi-stente, monsignor Ivan Santus, dellaseconda sezione della Segreteria diStato, nominato a febbraio. Il sacerdo-te bergamasco ha avuto anche la dele-ga per la formazione del Gruppo allie-vi, che proprio in questo 2020 festeg-gia il decimo anniversario.

E qual è stato il ruolo della Sezione ca-ritativa?

Se è mancata l’azione operativa inquesto tempo difficile, mai però è ve-nuta meno l’anima del sodalizio: che,nella preghiera e nella carità, ha sapu-to dare continuità al proprio carismaoriginario. Diretta da Sergio D’Ales-sandro, la Sezione caritativa ha sem-pre risposto agli impegni presi, maisospendendo — pur nel rispetto dellenorme anticontagio — l’azione verso ipiù deboli ed emarginati. Sono infattistati regolarmente onorati i sussidieconomici mensili per tutti gli assistiti:basti ricordare che attraverso l’internaConferenza San Vincenzo de’ Paoli al-cune famiglie bisognose ricevono ognimese buoni in denaro; e che attraversole Figlie della carità ben 50 nuclei ot-tengono, con cadenza mensile, pacchiviveri. Inoltre durante il lockdown, in

via straordinaria, si è anche provvedu-to a consegnare vestiario di vario ge-nere e scarpe per gli ospiti delle Mis-sionarie della carità. Un piccolo gestoconcreto che ha risposto in parte allaimpossibilità di spesa per la sussisten-za di base che, purtroppo, a causa del-la crisi economica derivante dalla pan-demia, ha investito molte famiglie an-che a Roma. Non è infine mancato ilcontributo alla carità del Santo Padre:si è pensato di provare a far vivere di-gnitosamente la Pasqua anche duranteil covid-19 ai tanti emarginati e disa-giati che frequentano le zone intorno

gno che l’Associazione ha proseguitofino a oggi.

C’è allora un legame a doppio filo con laSan Vincenzo?

Si tratta di una storia illustre che ètornata a imporsi anche durante gli ul-timi mesi di disagio, consentendoall’Associazione di continuare il pro-prio servizio. Per tale motivo abbiamoavuto l’onore quest’anno di ricevere lagradita visita di Renato Lima de Oli-veira, 16° presidente internazionaledella Società vincenziana, l’o rg a n i s m oche raccoglie tutte le Conferenze del

Suore minime in una delle fraternitàattualmente operative in Egitto

al Vaticano. Per questo è stato conse-gnato al cardinale elemosiniere Ko-nrad Krajewski, un carico di colombe,uova di cioccolata e strenne varie, dalui destinate ai poveri.

Come già accaduto nella storia dellaGuardia Palatina prima e, dell’As s o c i a -zione poi, è dunque la carità a far sem-pre da collante?

Proprio così: quando venne scioltala Guardia, con lettera di Paolo VI da-tata 14 settembre 1970, fu grazie all’in-terna Conferenza San Vincenzo de’Paoli che gli ex militi continuarono afrequentare il quartiere della GuardiaPalatina nel Palazzo apostolico, fino aquando, il successivo 24 aprile 1971,Papa Montini approvò il nuovo statu-to facendo nascere l’Associazione San-ti Pietro e Paolo. La conferenza «SanPietro» — già creata in seno alla Guar-dia Palatina — rimase dunque l’unicaattività operante, dando continuità trail disciolto corpo militare e il sodalizioche ne ha raccolto l’eredità. Con lacostituzione dell’Associazione, essa harappresentato anche la struttura spiri-tuale della nascente Sezione caritativa.La San Vincenzo infatti ha mantenutoe tramandato lo spirito delle origininelle già menzionate opere di soste-

della Città del Vaticano nell’assise in-ternazionale.

E oggi, passata almeno per il momentola fase più acuta, come state vivendo ilpost-lockdown?

Anche in Vaticano l’emergenza re-sta, ma si cerca di convivere col virus,e mantenendo alta l’attenzione si tentadi ripartire e di tornare gradualmentealla normalità. Perciò dopo tre mesi dichiusura, a fine maggio scorso la basi-lica vaticana è stata riaperta ai fedeliinsieme alle altre basiliche papali diRoma. Da quel momento anche i socisono tornati in prima linea nel servizioai pellegrini, con nuove modalità ri-chieste dai superiori e dai competentiorganismi vaticani. Oggi l’Asso ciazio-ne è chiamata a svolgere nuovi servizi,in aggiunta a quelli istituzionali in Va-ticano. Su richiesta del Corpo dellaGendarmeria vaticana, infatti, dallariapertura siamo impegnati quotidia-namente a San Giovanni in Laterano,Santa Maria Maggiore e San Paolofuori le Mura, per la rilevazione dellatemperatura ai pellegrini che accedo-no, mediante l’ausilio dei termoscan-ner, nonché nella continua e necessa-ria vigilanza affinché siano rispettatele norme di contenimento e di distan-ziamento sociale.

ria di Stato, nella sua quali-tà di nostro assistente spiri-tuale ha cercato subito difarsi presente in ogni modoai tanti soci, cercando di le-nire la loro sofferenza. Findal mese di marzo, con lacollaborazione della segrete-ria dell’Associazione, ha fat-to pervenire tramite mailtutte le settimane le omeliepreparate per la messa do-menicale in cappella. Questitesti, molto apprezzati, sisono rivelati delle vere me-ditazioni anche sul momen-to di disagio che si stava vi-vendo, cercando di infonde-re coraggio attraverso la lin-fa della Parola di Dio. Èstata una presenza costante,

mondo. Nella circostanza ciha lasciato in dono una co-pia della lettera di aggrega-zione della Conferenza vati-cana alla Società, datata Pa-rigi 26 novembre 1951; unareliquia del beato FedericoOzanam, consistente in unpezzo di stoffa del sudario,in occasione dell’esumazio-ne del corpo avvenutaall’inizio del processo di ca-nonizzazione; una bandiera,una medaglia commemorati-va, una copia dello statuto ealcuni libri. Infine ci ha co-municato di aver elevato ilgruppo vincenziano in senoall’Associazione, da aggre-gazione locale a Conferenzanazionale, in rappresentanza