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1 Presidente A.P.P.A.Cu.V.I.: Ernesto Palmieri - Direttore editoriale: Giuseppe Boschetti Hanno collaborato: E. Palmieri, L. Trivella, G. Boschetti, S. Pedrazzani, W. Barelli. Foto: archivio APPACuVI, E. Palmieri. Ricerche esclusive Ancora sulla volta di Palazzo Scotti - E. Palmieri 2 Viaggio studio Altre emozioni in Friuli e ad Udine - L. Trivella 6 Nostri artisti contemporanei Il teatro di Aleardo Noli - G. Boschetti 9 Presentazione opera Dieci anni di storia - S. Pedrazzani 13 Comunicazioni Convocazione Assemblea Ordinaria - E. Palmieri 15 Tesseramento 2015, appello ai soci - E. Palmieri 16 Modalità quote associative 2015 - W. Barelli 17

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Presidente A.P.P.A.Cu.V.I.: Ernesto Palmieri - Direttore editoriale: Giuseppe Boschetti

Hanno collaborato: E. Palmieri, L. Trivella, G. Boschetti, S. Pedrazzani, W. Barelli.

Foto: archivio APPACuVI, E. Palmieri.

Ricerche esclusive

Ancora sulla volta di Palazzo Scotti - E. Palmieri 2

Viaggio studio

Altre emozioni in Friuli e ad Udine - L. Trivella 6

Nostri artisti contemporanei

Il teatro di Aleardo Noli - G. Boschetti 9

Presentazione opera

Dieci anni di storia - S. Pedrazzani 13

Comunicazioni

Convocazione Assemblea Ordinaria - E. Palmieri 15

Tesseramento 2015, appello ai soci - E. Palmieri 16

Modalità quote associative 2015 - W. Barelli 17

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ANCORA SULLA VOLTA DI PALAZZO SCOTTI

Chi è l’uomo-angelo? Sono passati 13 anni dalla pubblicazione di un mio lavoro, il CD Rom “Tesori d’arte -

Laino Intelvi” realizzato per APPACuVI su incarico della Comunità Montana che ebbe, a ben guardare ora, il pressoché esclusivo merito di illustrare con dovizia di immagini i tesori artistici del luogo.

Ancora acerbo di conoscenze e necessariamente dipendente da ciò che su quelle opere d’arte era stato scritto, se ne dovrebbe fare una nova edizione aggiornata con le attribuzioni maturate nel frattempo.

Tuttavia, per stare sul punto della volta di palazzo Scotti, posso senz’altro riconfermare una mia intuizione che aveva già, in quel CD, il giusto risalto e voglio qui riprendere e con più dovizia di elementi argomentare.

A chi guardi anche sommariamente l’affresco non può sfuggire che i numerosi personaggi alati che popolano la volta e che, a prima vista, sembrerebbero angeli, sono in realtà figure ibride che hanno sì le ali, ma che hanno anche fisionomie assolutamente e veristicamente umane. In altre parole siamo di fronte a uomini-angeli.

Come si può vedere i loro tratti somatici sono ben lungi da quelli tipici, nobili ed aggraziati, degli angeli come li vediamo sempre canonicamente rappresentati, ma sono, anzi, sgraziati e decisamente brutti.

Non sapeva l’autore dipingere angeli belli?

Laino, Palazzo Scotti. Sopra: volta del

salone d’onore, particolare. A destra: volta

del salone d’onore, particolare delle Ore.

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Certo che sì, basta guardare le allegre giovani Ore del corteo di Apollo e, pertanto, siamo di fronte ad una scelta voluta del cui significato riparleremo a marzo, trattandosi di un discorso che merita un autonomo e sufficiente spazio.

Mi occuperò, invece, questa volta, in particolare, di stabilire chi sia l’uomo-angelo, quindi l’autore, che dall’angolo meridionale della volta ci guarda e, con il gesto inequivocabile della sua mano sinistra alzata e le dita atteggiate ad approvare, ci dice tutta la sua soddisfazione per l’opera compiuta.

Si tratta, evidentemente, dell’autore dell’affresco.

Persona intelligente, arguta, dalla forte autostima, sguardo magnetico che cattura e coinvolge.

I capelli sciolti e un po’ scomposti, come si conveniva, forse anche in quegli anni, ad un artista, virano al grigio e dicono inequivocabilmente che l’età del nostro s’aggira intorno ai cinquant’anni.

Tenuto conto che Giovanni Pietro nasce nel 1695, sono proprio gli anni che lui poteva avere quando l’affrescò, se è vero che l’opera consegue il precedente di palazzo Colloredo Mansfeldsky del 1736 di cui abbiamo parlato a gennaio e deve collocarsi attorno agli anni ’40 o successivi del ‘700.

E questo non può che confermarci nella convinzione che sia lui l’autore. Ma c’è di più.

È passato in asta nel 2002 (Sothebys - Londra) e nuovamente l’anno seguente (Tajan - Parigi) un bell’autoritratto di Giosuè Scotti (n. 1729 – m. 1785), quartogenito di Giovanni Pietro, che ulteriormente ci supporta nell’attribuzione.

Sopra: Laino, Palazzo Scotti, volta del salone

d’onore, particolare con l’autoritratto

dell’autore.

A destra: Giosuè Scotti, Autoritratto.

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Giosuè ha nell’autoritratto dai trenta ai quarant’anni, siamo quindi attorno agli anni ’70-’80 e non può essere, attorno agli anni ’50, il maturo personaggio della volta.

Né il suo pennello ebbe mai, negli affreschi, la grazia che Giovanni Pietro ha, mutuata dal suo maestro Carlo Innocenzo col quale è presente in molte imprese.

Le due fisionomie s’incontrano, ma non si tratta della stessa persona, bensì di due persone diverse: la prima minuta e vivacissima, l’altra più prestante fisicamente, ma paciosa e preoccupata di piacere a chi la guarda.

Ambedue sono Scotti, ma il primo è il padre ed il secondo è il figlio Giosuè.

Ancora meno è possibile attribuire la volta al figlio Carlo, come alcuni fecero, sulla sola base di un disegno echeggiante, ma non riproducente l’affresco della nostra volta da lui firmato.

Carlo nasce nel 1747 e, prima di tenere il pennello in mano disinvoltamente ed efficacemente come qui si riscontra, qualche altro decennio dovrà passare.

A un Carlo giovane, ancora un poco incerto, credo possano semmai attribuirsi gli affreschi delle pareti del salone che mostrano tinte più lievi, pastellate e chiare, come si vedono in suoi lavori a Brescia e a Ponna Inferiore e come appaiono nel ritratto della moglie

Gaetana Quaglio che, a seno scoperto, ha il

Sopra: Laino, Palazzo Scotti; Particolare.

A sinistra: Ludwigsburg, Reggia; Galleria

Orientale, Particolare.

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suo bel precedente nella Galleria Orientale della reggia di Ludwigsburg dove il padre Giovanni Pietro si fece onore.

Amo pensare che, dando compimento all’impresa lainese, Carlo onorava l’invito che un altro uomo-angelo, da vicino al padre, rivolgeva ai rampolli pittori di famiglia con gli occhi alla volta e con la mano sinistra che teatralmente indica le pareti in basso ancora nude. Come a dire: la volta è splendidamente dipinta; adesso tocca alle pareti e a voi!

Ernesto Palmieri (Presidente APPACuVI)

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Laino, Palazzo Scotti, volta del salone d’onore, particolare.

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ALTRE EMOZIONI IN FRIULI E AD UDINE

Dopo Giulio Quaglio, altri incontri con Artisti dei Laghi

In “Intelvesi di ieri e di oggi in Friuli e nella sua Capitale: Udine” (vedi LA VOCE dell’APPACuVI Dicembre 2014), ho cercato di trasmettervi le emozioni che mi ha dato l’incontro con Giulio Quaglio e di alcuni altri Magistri Intelvesi, in occasione della recente visita studio. In particolare, l’impressione che fece in Giulio la conoscenza di Margherita, che diventerà la sua sposa bambina e che vivrà con lui per 22 anni. Il suo volto resterà in lui così impresso da riprodurlo nei volti di Madonne, Sante ed anche della stessa Margherita (nella giovane che guarda Davide in S. Francesco di Cividale e nel S. Giuseppe di Laino) .

In questo secondo racconto sarò più didascalico, nell’elencare le opere di altri Artisti e Magistri che abbiamo incontrato e lascerò gli altri incontri alle emozioni:

� il passaggio da Cividale degli invasori Longobardi; � la contemplazione ad oriente delle Alpi Giulie, del Tagliamento e il lacerante ricordo

dei tanti nostri fanti ed alpini morti sul confine. Comincio coi Magistri e li elenco per località e in ordine cronologico.

A Udine:

la salita al Castello, di Giovanni Fontana (1517);

le sculture in Duomo, di Carlo da Carona (1525);

il Capitello in S. Maria al Castello, di Bernardino da Morcote (1526);

la Loggia del S. Giovanni, di Bernardino

da Morcote (1533); il progetto architettonico e la costruzione

del Palazzo Della Porta di Bartolomeo

Rava, di Giovan Battista Novi e Giovan

Battista Valnegra (1655 – 1685) ; il progetto della Cappella del Monte di

Pietà, di Bartolomeo Rava (1660) il progetto e costruzione delle Chiese del

Carmine e di S. Chiara, di G. B. Valnegra (1675);

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la costruzione della Cappella del Monte di Pietà, di G. B. Novi e G. B. Valnegra, gli stucchi di Lorenzo Retti e G. B. Bareglio (1694);

la costruzione della Cattedrale, di Abondio Stazio e Carpoforo Tencalla (1708); il progetto architettonico della Cattedrale, di Domenico Rossi con Giuseppe

Pozzo e Luca Andreoli (1710); le sculture in Cattedrale, di Domenico Rossi (1714); le sculture in Cattedrale, di Giuseppe Toretti (1716); gli stucchi in Duomo, di Abondio Stazio (1718); la costruzione dell’Oratorio della Purità, di Luca Andrioli (1757 – 1758).

A S. Daniele del Friuli:

le sculture di Donato da Lugano in S. Antonio Abate (1500);

la costruzione del Palazzo della Guarneriana, di Carlo da Carona, costruttore e lapicida (1500 ca.);

il Fonte Battesimale in Duomo, di Carlo da

Carona (1509); il progetto del Duomo, di Domenico Rossi

(1701); il progetto di rinnovo del Duomo, di Carlo

Corbellini (1771).

Cattedrale di Udine, statua del Beato Bertrando

di Giuseppe Toretti.

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A Villa Vicentina:

costruzione e sculture nella Parrocchiale, di Giovan Battista Novi.

A Spilimbergo:

costruzione del Cimitero, di Gerardo da Como (1342);

il Portale del Duomo, di Zenone da Campione (1376);

altari e sculture del Duomo, di Giovan

Antonio Pilacorte di

Carona (1487 – 1505).

Altre emozioni sono suscitate, nel tragitto tra Udine e il Contado, dalla visione vicina

delle Alpi Giulie, che suscita il ricordo, non così lontano nel tempo, delle battaglie, fatiche, lutti della Grande Guerra, la prima e più sanguinosa, i cui luoghi sono ricordati in tante delle lapidi dei nostri Paesi Intelvesi e che a loro modo ricordano anche i nomi di tanti giovani delle Famiglie di Magistri, qui sacrificati: Bolla, Aliprandi, Viscardi, Canevali… e tanti altri.

Infine: Cividale il luogo che più ricorda i Longobardi, la loro invasione in Italia. Essi arriveranno presto a conquistare tutta la pianura padana e, per ultima, dopo un’accanita resistenza dei Bizantini di Francione, l’Isola Comacina e il nostro Castrum di S. Vittore. E si insedieranno in particolare a Campione e a Scaria.

Il loro tempietto con stucchi è di stupefacente bellezza; nel Museo abbiamo ammirato l’Altare del loro Re Ratchis; il Battistero di Callisto; il Pluteo opistoforo (VIII secolo).

I Longobardi sono evocati anche a Spilimbergo, sul portale principale del Duomo, con la mano benedicente con tre dita, che ci ricorda l’adesione della Diocesi di Como allo scisma Tricapitolino. E nel sito che vide fondato l’Oratorio di S. Cecilia.

E con questi ricordi concludiamo la nostra Visita Studio ai confini orientali d’Italia.

Livio Trivella (consigliere aggiunto APPACuVI)

Portale Spilimbergo, il portale del Duomo, di Zenone da Campione.

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Intervista

IL TEATRO di ALEARDO NOLI

L’ironia benevola che non assale, in un dialetto che dipinge gli

aspetti più umani, spesso nascosti sotto scorze ruvide. Noli ci ha intrattenuto in modo delizioso, quasi sempre intrigante, con le sue poesie in dialetto, su diversi numeri del nostro mensile. Dico però sinceramente che i testi in dialetto, in qualsiasi dialetto, rendono molto di più se letti, ascoltati nella loro musicalità originale. Soprattutto certi suoni, quelli che non esistono nella lingua ufficiale, riportano ad ambientazioni, stili di vita, rapporti e profumi che prendono significato in sé, al di là di quello che raccontano. E’ così che quando ascolto la parlata dialettale di Aleardo (lo chiamo per nome perché ci conosciamo da sempre) di fatto seguo poco il contenuto di ciò che dice – non me ne voglia! -, mentre ascolto con estremo interesse la musica che esce dalle sue parole; suoni che mi riportano lontano nel tempo e nello spazio. Sì, perché Aleardo il dialetto lo pronuncia col virtuosismo di un maestro di violino. Chi poi non ha mai riso di gusto, col piacere di mille ricordi che si rincorrono e inciampano

fra di loro, sentendo prendere in giro, con locuzioni e suoni dialettali, un modo di fare, un personaggio che non conosce l’autoironia o un fatto che ha coinvolto un amico? Aleardo l’ho da sempre visto tendenzialmente serio in viso, composto nel parlare e nell’incedere, ma non ho mai creduto a tutto questo! Basta attendere un po’, proprio solo un po’, ed esce la sua vera natura, una vena artistica. Così ho fatto una chiacchierata con lui. Era da anni che volevo farla.

Aleardo, ci conosciamo da quando eravamo bambini. Se c’è

a Porlezza una persona che ha sempre ispirato serietà e continua

ad ispirarmene (nel senso di “non ho tempo di commentare questo

fatto, ho da fare; non prenderò mai in giro quell’atteggiamento,

suvvia”), quella sei tu. Eppure, sotto quello sguardo di uomo serio

e posato, dai modi a volte asciutti, ho sempre notato un guizzo di

ironia, qualsiasi argomento trattassimo. Insomma ti incontro e mi

viene da sorridere. Aleardo, chi sei?

Indipendentemente dal nostro vissuto, abbiamo in noi tutti in dotazione fin dalla nascita il carattere, segno distintivo abbastanza complicato. C’è poi che l’ironia è una disposizione d’animo da usare con parsimonia; ed è disposizione leggera, atta non già ad assalire il prossimo con l’acredine della satira, ma con quella benevolenza che va così bene nei

Aleardo Noli.

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rapporti. E’ chiaro che non sempre la vita ci sorride, e nemmeno noi per contro riusciamo a suscitare il sorriso.

Il teatro ti ha sempre permesso di giocare con i caratteri, con le debolezze umane, che

spesso hai trasformato in forza, in positività. So che ti affascinavano i teatrini ambulanti

degli anni Cinquanta. Cosa c’è dietro questo amore per il teatro e com’è nato?

Ci dobbiamo ancora rapportare alla risposta che precede: io identifico il mio amore per il teatro con il dono della fervida fantasia che Dio ha voluto donarmi; credo proprio che la creatività legata alla fantasia sia un vero “karisma”. Insomma, un dono del Creatore.

Ci parli della Compagnia teatrale dialettale “S. Luigi”?

Volentieri. L’arte teatrale a Porlezza è sempre stata praticata e ben accolta. Fu nel 1986, che Don Fiorenzo Mina, Vice-Parroco, riaprì per così dire la porta alla filodrammatica. Nacque così la Compagnia di Teatro Dialettale “S. Luigi”, che durò per 17 anni. Ne furono partecipi ben 24 persone. Iniziò l’attività con delle piccole rappresentazioni milanesi, tradotte in porlezzino. Quindi si passò all’autore Ezio Piccini, ed infine iniziai la produzione nel 1997 con la commedia brillante in un prologo e due atti “Torno

subito”. Di mia penna ne seguirono altre cinque, l’ultima mai rappresentata. Devo dire che le prove costituivano la parte più divertente per noi tutti, ed il teatro poi è un vettore importante di unione fra le persone coinvolte e di condivisione con il pubblico.

Hai prodotto testi in dialetto di commedie

brillanti e altro. Oltre ad elencarci le tue

opere e le tue interpretazioni, raccontaci

quali personaggi della società e quali

atteggiamenti hai preso in giro con più

gusto.

Le mie opere: “Torno subito”, “La scées dèla Sgrùvia”, “Vecchio pino solitario,

ascoltami”, “ Al Signoor al manda al frécc segoond i pagni”, “ Al paradiis di och”, nonché l’ultima, non rappresentata, come detto. Ho interpretato tutte quante queste commedie brillanti. Ho cercato di cogliere gli aspetti più umani, che sempre sono nascosti

La locandina di “Torno subito”.

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sotto scorze molte volte ruvide ed non accoglienti. Le diverse vite di ricchi e di poveri, gli atteggiamenti snob contro atteggiamenti piuttosto volgari.

In dialetto ti esprimi come pochi, anche in poesia. Pur non conoscendone bene

nemmeno uno (purtroppo), avverto che la ricchezza espressiva dei dialetti non si trova

nella lingua ufficiale. Potresti raccontare le vicende delle tue commedie in italiano?

Il dialetto, per alcuni settori, è coloritissimo, pur essendo una specie di inglese nostrano, per l’esiguità dei vocaboli rispetto alla lingua ufficiale. Questi pochi vocaboli, però, diversamente dall’inglese, colpiscono nel bersaglio per la differenziazione, ad esempio, degli appellativi inerenti i caratteri delle persone. In italiano, ho scritto solo piccole scene dedicate a categorie precise, quali case di riposo, asili, scuole, piccoli saggi.

Raccontaci, con un esempio, come nasce l’ispirazione per una commedia.

Nasce da cose minime, da una scintilla che ti dà un particolare. Per esempio: la prima commedia porta come titolo un cartello che da bambino sempre ho visto fuori dal laboratorio di un falegname, in masonite scritto in gesso bianco: “Torno subito” e non tornava mai. Oppure in “Vecchio pino solitario ascoltami!” ho riportato modificandola la situazione di tre zitelle con il padre vedovo, il quale non voleva che andassero spose a nessuno, ché nessuno ne era degno…

Le tue opere teatrali sono principalmente commedie brillanti, il pubblico presente ride,

perché vede se stesso in un personaggio o in un atteggiamento. Le tue poesie, invece,

almeno le ultime, fanno pensare parecchio; e non viene da ridere per niente! Quale

messaggio vuoi comunicare con le tue opere, sia teatrali che poetiche?

Devo dire che il mio faro-maestro di vita poetica è Giuseppe Ungaretti ed il suo ermetismo. La vita è sorriso, la vita è pianto, la vita è riflessione; il tutto espresso nella forma più concisa possibile, senza disperderne in troppe parole il senso. Ho trovato nell’ultimo anno l’esperienza della concisione nei maestri giapponesi dell’ “haiku”, forma poetica medievale. Io ne pratico la formula delle 3 strofe, nelle quali la prima ha da essere di 5 sillabe (inderogabilmente), la seconda di 7, e la terza di nuovo di 5.

Ci racconti l’episodio più divertente capitato durante una tua rappresentazione

teatrale?

Ho detto che il vero divertimento erano le prove. Ma anche in scena non mancava il panico, che, come vedere un uomo combattere contro il vento che gli ruba il cappello con varie folate, sfociava in una risata liberatoria.

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Ricordo con un sorriso molti momenti di umoristiche difficoltà. Mi è rimasto impresso particolarmente un vecchio dramma, nel quale io interpretavo la parte di un eroico prete che doveva portare a salvamento dei giovani allo sbando e, ad un certo punto, un altro interprete avrebbe dovuto dire, nei miei riguardi “Pover’uomo! Stanco come un asino e bagnato come un pulcino”, ma disse bellamente: “Pover’uomo! Stanco come un pulcino e bagnato come un asino”. Poi, rapida autocorrezione: “No, no. Stanco come un asino e bagnato come un ombrello”. Alla fine del dramma, poi, mentre i violini registrati in sottofondo sottolineavano il momento commovente della benedizione che impartivo ad un giovane traviato riportato sulla retta via, il ribelle sipario pensò bene di non chiudersi, e lì rimanemmo con la benedizione in sospeso, mentre il disco della musica finiva, nel silenzio imbarazzato più totale.

Giuseppe Boschetti (Consigliere APPACuVI)

1995: “La fortuna l'è storna”, con Daniela Ghiringhelli, Aleardo Noli e Cristian Greco.

* * * * * * * * * * * * * *

"L'è naj a fà i ragi e al tornerà prim de mesdì. Al doveva faj ieer, ma poeu l'à migna finii ...".

"Ma i ragi ... i'à fà luu inveci che al dutoor de l'ospedaa".

"Ma ga voeu migna un dutoor per fà i ragi ... dela biciclèta!".

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DIECI ANNI DI STORIA

Cavalleri e Cosmacini, dai fatti dei

libri di storia a quelli attorno a noi.

Dinanzi ad una sala conferenze della Comunità Montana Lario Intelvese gremita di persone, si è svolta sabato 24 gennaio la presentazione del volume “Dieci anni (1935-45)”, da parte degli autori Giorgio Cosmacini e Giorgio Cavalleri, organizzata da APPACuVI.

Il vicepresidente, Vittorio Zanotta ha portato il saluto a nome del presidente Palmieri, assente giustificato per un nuovo lieto evento in famiglia. L’introduzione dei due autori è stata a cura del presidente emerito, Livio Trivella, che ha presentato il professor Cavalleri grande storico, esperto di storia locale, e il professor

Giorgio Cosmacini, stimato “medico, letterato ed amico”.

Moderato da Stefania Pedrazzani, l’incontro si è svolto in un piacevole rimbalzo fra le due voci dei due autori, entusiasti nel raccontare e raccontarsi: il primo, Cavalleri, autore della parte relativa alla macro-storia, ha messo in evidenza gli episodi salienti accaduti nella zona lariana ed i numerosi protagonisti dell’epoca; il secondo, Cosmacini, che ha invece intersecato la propria testimonianza viva narrando la propria microstoria. Nel testo, infatti, la macro-storia e la micro-storia si intersecano, anche perché è proprio nella zona lariana che accadono numerosi eventi importanti che in quegli anni hanno “fatto la Storia”.

Cosmacini, nell’anteguerra veniva in Valle Intelvi (a Ramponio Verna) a trascorrere le vacanze “Andavo in campagna in montagna” ha scherzato; successivamente, durante la guerra, “la Valle è stata una culla, mi sono sentito accolto, poiché qui sono arrivato con la

mia famiglia, come sfollato”, ha spiegato. “Vedo molti volti noti fra di voi, e le fisionomie

degli eredi di tante persone che ho conosciuto; amo molto tornare qui, in questi paesi che

ho tanto amato e che tanto hanno contribuito alla mia formazione negli anni difficili

dell’adolescenza”.

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Ora, confessa, in Valle ci torna di rado e spesso quasi di nascoso, “Perché, se da una parte è

sempre piacevole incontrare tante persone

conosciute in quegli anni indimenticabili,

dall’altra queste mie visite sono anche dolorose,

poiché tanti di quelli che ho conosciuto e a cui devo molto, ormai non ci sono più”. In quegli anni, Cosmacini racconta, da Ramponio, in ogni stagione e con qualsiasi tempo, “col

caldo, col freddo, col sole o con la pioggia, pedalavo sulla mia bicicletta per raggiungere la

scuola – c’era allora una sezione staccata del ginnasio-”. Cosmacini ha inoltre sottolineato nel corso sua presentazione quanto quegli anni siano stati importanti e fondamentali per la sua formazione, grazie alle persone incontrate proprio a Ramponio ed in Valle Intelvi. “Qui

in valle ho trovato il germoglio degli ideali civili che mi hanno poi accompagnato lungo

tutta l’esistenza”.

Con grande eloquenza e profonda preparazione, quale storico locale, Cavalleri ha intrattenuto la platea per quasi un’ora narrando le vicende dei vari personaggi e delle vicende storiche che hanno caratterizzato Como e la zona lariana in quell’importante decennio: dal concerto fastoso ai tempi del fascismo, della banda di Albate, al ritorno del 67° fanteria in città, a Como; dalle preghiere al Crocifisso durante il conflitto, ai precursori degli scioperi, con il primo sciopero dei lavoratori dell’Omita di Albate; ha inoltre spiegato l’importanza di Bellagio, “una piccola Marienbad sul lago”, una sorta di ufficio degli esteri dell’allora Repubblica di Salò. “Pare impensabile che siano passati solo 80 anni”, ha concluso. Il ringraziamento a chiusura a cura del vicepresidente di Appacuvi, Vittorio Zanotta. Stefania Pedrazzani (Consigliere aggiunto APPACuVI)

Comunità Montana Lario Intelvese, San

Fedele Intelvi , momenti della presentazione

del libro di Cavalleri e Cosmacini.

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ASSEMBLEA ORDINARIA DEGLI ASSOCIATI 28 febbraio 2015

CONVOCAZIONE l’Assemblea Ordinaria degli Associati è convocata per Sabato 28 febbraio 2015, alle ore 14,30 in prima convocazione ed alle ore 15.30 in seconda convocazione, presso la sede dell’associazione in via Mons. Ulderico Belli n.1 a San Fedele Intelvi, per trattare il seguente Ordine del Giorno:

1. Lettura e approvazione del verbale della seduta precedente (29 novembre 2014); 2. Bilancio Consuntivo 2014; 3. Programma delle attività 2015; 4. Bilancio Preventivo 2015; 5. Varie ed eventuali.

Invito i Soci a non mancare e porgo cordiali saluti

Il Presidente

S. Fedele Intelvi, 28 gennaio 2015 I documenti contabili ed il verbale dell’assemblea dell’8 marzo 2014 sono disponibili per la consultazione presso il Tesoriere – Walter Barelli. (tel. 3382002021 – [email protected]).

ASSOCIAZIONE PER LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE VALLE INTELVI

Via Mons. Ulderico Belli, N. 1 - 22028 San Fedele Intelvi (CO)

email : [email protected] sito: www.appacuvi.org

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Cari soci, cari amici,

con l’approvazione delle quote associative fatta dall’ultima assemblea, APPACuVI ha aperto il tesseramento per l’anno 2015.

Alcuni di voi hanno già provveduto a rinnovare l’adesione e li ringrazio per la loro sollecitudine.

Invito chi non avesse ancora provveduto a farlo non appena possibile.

La vostra adesione è molto importante per l’associazione e per coloro che, come me e con me, lavorano per portare avanti la grande eredità culturale e morale che APPACuVI rappresenta.

La grande famiglia dei soci ci fa sentire operatori non solitari di cultura, compresi e moralmente affiancati nel nostro quotidiano impegno, e questa è una motivazione decisiva perché dà senso e valore alla nostra azione.

Ma la vostra adesione, per l’apporto economico che assicura, è molto importante anche perché da essa dipende la sopravvivenza stessa dell’associazione e la possibilità di perseguire gli scopi che lo statuto le assegna.

Sono finiti i tempi in cui era relativamente facile ottenere contributi da enti e istituzioni e non sappiamo se e quando questi tempi torneranno: nel 2014 solo cinque comuni, i comuni di Moltrasio, San fedele, Lanzo, Laino e Casasco, ci hanno riservato un piccolo ma, rispetto al generale torpore, significativo contributo.

Il nostro bilancio è quindi costituito per la massima parte dalle quote associative che, per il 2014, ci hanno permesso di esistere e di fare numerose apprezzate attività quali informazione, viaggi e visite studio, conferenze e convegni, concorso scolastico.

Fra tutte voglio citare l’edizione delle grande monumentale monografia su Diego Francesco Carloni che ha riscosso grande successo, la pubblicazione delle quattro guide di itinerari ai beni artistici del territorio che abbiamo omaggiato a tutti i soci, il convegno sui borghi storici, il viaggio studio a Palermo, la rivista scientifica “Artisti dei Laghi” e il nostro mensile “La Voce di APPACuVI” che ha fatto un salto di qualità per forma e contenuti.

Ebbene, tutto questo ha potuto realizzarsi grazie a voi, alle vostre quote ed al moltiplicatore che il volontariato ha rappresentato.

Vi invito perciò a confermare la vostra adesione per l’anno 2015 e vi invito caldamente a convincere persone a voi vicine ad associarsi.

Grazie!

Ernesto Palmieri

Presidente APPACuVI

San Fedele Intelvi, gennaio 2015

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TESSERAMENTO - ANNO SOCIALE 2015

“SEI IN REGOLA CON LA QUOTA ANNUALE?

APPACuVI VIVE GRAZIE ALLE QUOTE E ALLA COLLABORAZIONE DEI SUOI ASSOCIATI”

Si richiama l’attenzione degli Associati su quanto previsto dal vigente Statuto:

“Art. 13 – Anno sociale. Salvo che per i nuovi Associati, il pagamento delle quote dovrà essere

effettuato entro il primo quadrimestre dell’anno. Nell’ipotesi in cui venisse indetta l’Assemblea,

prima della scadenza del termine sopra indicato, l’Associato che non abbia ancora rinnovato

l’iscrizione potrà partecipare all’Assemblea, ma non avrà diritto di voto.”

“Art. 11 – Diritti e doveri degli Associati. …Il rinnovo della quota dell’anno in corso può avvenire

anche prima dell’inizio dell’Assemblea…”

QUOTE ASSOCIATIVE

SOCIO GIOVANE/STUDENTE Euro 10

SOCIO ORDINARIO Euro 25

SOCIO ORDINARIO – QUOTA FAMIGLIA Euro 40 – (con iscrizione dei componenti la famiglia)

SOCIO SOSTENITORE – QUOTA FAMIGLIA Euro 120 – (con iscriz. dei componenti la famiglia)

SOCIO SOSTENITORE Euro 100

Per i Soci sprovvisti di indirizzo mail, per i quali è necessario inviare il notiziario “La Voce”

in forma cartacea, oltre agli importi suddetti, dovrà essere versata anche la somma di euro

25 quale parziale recupero delle spese di stampa e spedizione.

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VERSAMENTO DELLE QUOTE

• Tramite bollettino sul conto corrente postale N. 19118223 intestato a “APPACUVI”.

• A mezzo bonifico ordinario a favore di APPACUVI (sia sul conto corrente postale che sul conto

corrente bancario) utilizzando i seguenti riferimenti (il codice BIC è da utilizzare solo per i

pagamenti internazionali):

C/C POSTALE N.19118223 IBAN IT37Y0760110900000019118223 BIC BPPIITRRXXX

C/C BANCA PROSSIMA N. 1000/126672 IBAN IT39K0335901600100000126672 BIC BCITITMX

e indicando nella causale: nome e cognome - “rinnovo anno…..” oppure “nuovo socio anno….”.

• In contanti tramite i Consiglieri e gli Associati incaricati.

ADEMPIMENTI

I nuovi Associati dovranno completare il modulo relativo ai dati anagrafici/privacy, sottoscriverlo e

ritornarlo ad Appacuvi.

Il modello è reperibile sul sito www.appacuvi.org

http://www.appacuvi.org/joomla/images/iscrizione/domanda_adesione.pdf

Procedere quindi alla registrazione al sito (settore “login”).

Ai nuovi Associati sarà inviata la tessera sociale che prevede, per gli anni futuri, l’apposizione di bollini

annuali. Per gli Associati dal 2014 che rinnovano l’iscrizione sarà consegnato solamente il bollino dell’anno

di riferimento.

Per informazioni:

WALTER BARELLI – tesoriere – tel. 3382002021 – mail: [email protected]