notizie diocesi di roma | romasette - on line su … · 2018-02-13 · un saggio intitolato «la...

4
900mila i figli di stranieri nati e cresciuti in Italia che «vivono una cittadinanza dimezzata» e considerati irregolari a causa di una legge «vecchia» risalente al 1992. Parlando della riforma sullo ius soli ha auspicato: «Ci auguriamo che il prossimo Parlamento si impegni ad approvare la riforma». Daniela Pompei, della Comunità Sant’Egidio, ha proposto di fornire il nostro ordinamento giuridico di vie legali di ingresso, un decreto flussi «vero» e di introdurre in Italia la forma giuridica delle «sponsorizzazioni». Trasformare il permesso di soggiorno per richiedenti asilo in permesso di soggiorno per comprovata integrazione da parte di chi ha svolto un percorso «fruttuoso» di formazione e integrazione, è stata la proposta avanzata da Flavia Cerino del Movimento Focolari. Sull’ampliamento della rete Sprar si è soffermato padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, secondo il quale vanno estesi e programmati «uscendo dalle logiche emergenziali e della politica locale». Don Claudio Gnesotto, presidente dell’agenzia Scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo, e don Giovanni d’Andrea, presidente dei salesiani per il sociale, hanno parlato rispettivamente dei progetti di integrazione, come “Casa scalabrini 634” a Tor Pignattara, e dell’impegno nel servizio civile. Per Matteo Truffelli, presidente di Azione cattolica, i migranti «devono sentirsi parte in causa del nostro sistema e non separati in casa. Generano ricchezze, pagano le tasse ma non hanno diritto di parola». nore a Luca Traini». La scritta cam- peggiava su un lenzuolo esposto lu- nedì sera nella zona di Ponte Milvio e ri- mosso dopo pochi minuti, e la dice lunga su quanto sia allarmante il segnale che ar- riva dall’episodio di Macerata, di cui in que- sti giorni tutti i media hanno abbondante- mente parlato. Il ferimento di sei africani nella città marchigiana – e il bilancio pote- va essere più pesante – è stato seguito da al- cune espressioni di solidarietà al responsa- bile ed è piombato nella campagna eletto- rale, in cui era già aperto il dibattito sul le- game tra rabbia e disagio degli italiani e presenza dei migranti. Del resto, come scri- veva Bauman nel suo libro Retrotopia, «la rabbia degli esclusi è un filone incredibil- mente ricco da cui si può attingere senza sosta per rifornirsi di capitale politico». La questione – in un clima sociale dove, ad at- ti o parole di razzismo conclamato, si af- fianca un’intolleranza strisciante e sottile, che ha nell’indifferenza un alleato potente – interpella tutti. In particolare i cristiani. «Non permettiamo – ha detto il vescovo Ruz- za all’assemblea del settore Centro – a ge- neriche affermazioni superficiali, copiate dal gergo elettorale di queste ore che espri- mono pregiudizi verso poveri e migranti, di offuscare la coscienza evangelica che por- tiamo nel cuore». In questo senso, l’agenda sulle migrazioni lanciata da una rete di as- sociazioni impegnate accanto ai migranti – cui dedichiamo l’apertura del giornale – va nella direzione giusta, sollecitando il mon- do politico ad una chiara assunzione di re- sponsabilità alla vigilia delle elezioni. E for- se questa, “responsabilità”, può essere dav- vero la parola chiave. Sostituendo al vuoto tricolore sulle spalle di Traini un forte mes- saggio nel segno della convivenza civile e della giustizia sociale. (A.Z.) O « Migrazioni, 7 punti in agenda per garantire diritti e dignità Una proposta alla politica da parte delle realtà cattoliche impegnate nel settore DI ROBERTA PUMPO li enti cristiani impegnati nel settore delle migrazioni per promuovere i diritti e la dignità dei tanti stranieri che giungono in Italia hanno sottoscritto un documento contenente sette proposte, che presenteranno ai candidati alle prossime elezioni politiche, allo scopo di avviare un confronto per dar voce alle esigenze di convivenza civile e di giustizia sociale. Acli, Azione Cattolica, Associazione Giovanni XXIII, Comunità Sant’Egidio, Centro Astalli, per citarne alcuni, auspicano una riforma della legge sulla cittadinanza, nuove modalità di ingresso in Italia, una regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”, l’abrogazione del reato di clandestinità, l’ampliamento della rete Sprar, la valorizzazione e diffusione delle buone pratiche, l’effettiva partecipazione alla vita democratica. I sette punti dell’agenda sulle migrazioni, che spaziano dallo ius soli al progetto già avviato dei Corridoi umanitari, sono stati presentati giovedì all’Istituto Sturzo. È possibile sottoscriverla inviando una e–mail a [email protected]. Per i firmatari, 18 tra enti e associazioni cattoliche, la questione migratoria è cruciale per il futuro dell’Italia e va vista come una risorsa se «affrontata con capacità ed efficienza», ha affermato don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della Carità. «Non possiamo più stare zitti perché conosciamo storie e buone pratiche di solidarietà, che si scontrano con un impianto legislativo arretrato. Il nostro Paese deve adeguare la sua legislazione sull’acquisizione della cittadinanza al mutato contesto sociale». Alcuni punti, come la possibilità di entrare legalmente in Italia o la regolarizzazione degli immigrati, tendono «a togliere lavoro alle mafie». Per Antonio Russo, responsabile welfare Acli, sono G editoriale. Una questione che interpella tutti la celebrazione Ceneri, mercoledì il Santo Padre presiederà liturgia a Santa Sabina liturgia Giornata malato Oggi la Messa con De Donatis a San Giovanni spiritualità Esercizi della Curia dal 18 febbraio con de Mendonça teologo e poeta ercoledì, alle 16.30, da Sant’Anselmo, la liturgia “stazionale” e la processione penitenziale verso Santa Sabina, dove il Papa presiederà la Messa con la benedizione e l’im- posizione delle ceneri. M ggi celebrazione dio- cesana per la Giorna- ta mondiale del malato a San Giovanni in Laterano. Alle 16.30 il Rosario, alle 17.30 la Messa presieduta dal vicario De Donatis. O l sacerdote, teologo e poeta portoghese José Tolentino de Mendonça guiderà le meditazioni per il Papa e la Curia Romana agli esercizi di Quaresima dal 18 al 23 febbraio. I I 50 anni di Sant’Egidio, «dare una scossa per Roma» DI CHRISTIAN GIORGIO a Comunità di Sant’Egidio si raduna tutti gli anni nella cattedrale di Roma per festeggiare il suo compleanno. Ma la celebrazione di ieri sera, presieduta dal cardinale Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin (domani servizio su www.romasette.it), è stata diversa rispetto al passato perché pervasa dal sapore tutto particolare della storia. Quella cominciata 50 anni fa, il 7 febbraio 1968, da Andrea Riccardi e da un piccolo gruppo di liceali romani. L’avventura di Sant’Egidio ha avuto inizio nel cuore della città per poi prendere le strade che conducevano verso le baracche di Ponte Marconi, dove si sviluppò la scuola popolare per i bambini emarginati. Negli anni Ottanta, poi, l’impegno in Africa, in America e in Asia. «Una volta, san Giovanni Paolo II ci disse simpaticamente: “Nel mondo, dove c’è una comunità di Sant’Egidio c’è un po’ di Roma”». Marco Impagliazzo, 56 anni, docente di Storia contemporanea all’Università per stranieri di Perugia, dal 2003 è il successore di Riccardi. Ci tiene a sottolineare il carattere di una comunità che, per il suo impegno internazionale a favore della pace, si è guadagnata l’appellativo di “Onu di Trastevere” ma che non ha mai rinunciato alla sua identità romana. «Abbiamo imparato tanto dal fatto di essere nati in questa città. Negli anni abbiamo conosciuto la Chiesa nella sua multiformità attraverso la nostra presenza all’estero ma anche grazie ai tanti pellegrini, ai preti, ai vescovi che venendo a Roma ci passano a trovare». Questo continuo confronto «è stato utile per inquadrare il nostro cammino non come qualcosa di unico o particolarmente originale, ma come una faccia del grande poliedro che è la Chiesa universale». A 50 anni di distanza, la Comunità continua ad operare nella città dove tutto è iniziato a fianco di anziani, immigrati, poveri e diseredati: «A Roma si sono sgretolate le reti sociali che proteggevano la vita di tante persone vulnerabili; reti culturali, politiche, sindacali». Per Impagliazzo, «oggi il romano è più solo di ieri. Avvertiamo ad esempio l’assenza di assistenti sociali, mediatori tra istituzioni, sempre più assenti, e cittadini. Tutto si fa negli uffici, ma non tutti possono arrivarci. Ecco così che anziani, disabili, stranieri, rischiano di essere lasciati a se stessi». La sensazione è quella di una città «maltrattata a livello pubblico e istituzionale. Per anni – continua Impagliazzo – abbiamo sentito parlare di “Roma ladrona” da esponenti di un certo partito del Nord che hanno squalificato la capitale agli occhi dei suoi cittadini e degli italiani. Per non parlare di tanti amministratori locali che hanno fallito, consegnando la città nelle mani del malaffare». Da cristiani «è nostro compito ricordare ai romani la preziosità di vivere in un luogo unico per patrimonio storico, culturale e religioso. Dobbiamo dare una scossa per riprendere in mano – come già succede nel settore del volontariato – le sorti di questa città». E allora potrebbe essere di grande aiuto ripartire dalla figura di Papa Montini cui Impagliazzo, nel 2006, ha dedicato un saggio intitolato «La diocesi del Papa. La Chiesa di Roma e gli anni di Paolo VI (1963 – 1978)». Il Convegno del ‘74, voluto dal Papa e dal cardinale vicario Ugo Poletti, «ha rappresentato un grande discorso di speranza che la Chiesa ha rivolto a una città stanca e impaurita. Senza nostalgie per il passato – conclude Impagliazzo –, credo che dobbiamo tornare a quello spirito per dire a voce alta quello che noi cristiani vorremmo per Roma». L A colloquio con il presidente Impagliazzo: «In città si sono sgretolate le reti sociali che proteggevano la vita di tante persone vulnerabili. Oggi il romano è più solo». Ieri la celebrazione a San Giovanni in Laterano con Parolin in diocesi La pastorale giovanile presenta il nuovo sussidio per la Quaresima Si chiama “La Parola agli a- dolescenti” il sussidio per la Quaresima preparato dal Servizio diocesano per la pastorale giovanile. Al cen- tro, la prima lettura delle prime cinque domeniche. i rinnova giovedì prossimo, il primo dopo l’inizio della Quaresima, il tra- dizionale appuntamento del clero ro- mano con il Papa. Come già annunciato domenica scorsa da Roma Sette, l’incon- tro avrà inizio alle ore 9.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano (sarà possi- bile parcheggiare l’automobile in piazza Giovanni Paolo II, antistante l’ingresso del Vicariato). «Come è tradizione negli ultimi anni – ha scritto il vicario generale della diocesi, l’ar- civescovo Angelo De Donatis – vivremo u- na liturgia penitenziale comunitaria, con la possibilità di confessarci, al termine del- la quale il Papa ci rivolgerà la sua parola». Per il tempo di Quaresima il vicario ha in- vitato tutte le comunità della diocesi, in particolare le parrocchie, «a trovare occa- sioni per confrontarsi sulle “malattie spi- rituali” cui accennavo nel discorso alla chu- sura del Convegno diocesano lo scorso 18 settembre». I risultati di questo confronto comunitario saranno poi consegnati al vi- cario entro la prima settimana di aprile in vista del prossimo Convegno diocesano. S Giovedì il Papa incontra il clero ROMA SETTE On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette Anno XLV – Numero 6 Domenica 11 febbraio 2018 Inserto redazionale di Avvenire Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 [email protected] Tel. 06.6988.6150/6478 Abbonamento annuale Avvenire domenicale con Roma Sette (a domicilio o coupon edicola) 62 Per abbonarsi: N. Verde 800 820084 Direzione vendite sede di Roma [email protected] Tel. 06.68823250 Fax 06.68823209 Pubblicità: tel. 02.6780583 [email protected]

Upload: others

Post on 15-Jul-2020

6 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Notizie Diocesi di Roma | RomaSette - On line su … · 2018-02-13 · un saggio intitolato «La diocesi del Papa. La Chiesa di Roma e gli anni di Paolo VI (1963 – 1978)». Il Convegno

900mila i figli di stranieri nati ecresciuti in Italia che «vivono unacittadinanza dimezzata» econsiderati irregolari a causa di unalegge «vecchia» risalente al 1992.Parlando della riforma sullo ius soliha auspicato: «Ci auguriamo che ilprossimo Parlamento si impegni adapprovare la riforma». DanielaPompei, della ComunitàSant’Egidio, ha proposto di fornireil nostro ordinamento giuridico divie legali di ingresso, un decretoflussi «vero» e di introdurre in Italiala forma giuridica delle«sponsorizzazioni». Trasformare ilpermesso di soggiorno perrichiedenti asilo in permesso disoggiorno per comprovataintegrazione da parte di chi hasvolto un percorso «fruttuoso» diformazione e integrazione, è stata laproposta avanzata da Flavia Cerinodel Movimento Focolari.Sull’ampliamento della rete Sprar siè soffermato padre CamilloRipamonti, presidente del CentroAstalli, secondo il quale vannoestesi e programmati«uscendo dalle logicheemergenziali e dellapolitica locale». DonClaudio Gnesotto,presidente dell’agenziaScalabriniana per lacooperazione allosviluppo, e donGiovanni d’Andrea,presidente dei salesianiper il sociale, hannoparlato rispettivamentedei progetti diintegrazione, come“Casa scalabrini 634” aTor Pignattara, edell’impegno nelservizio civile. PerMatteo Truffelli,presidente di Azionecattolica, i migranti«devono sentirsi partein causa del nostrosistema e non separatiin casa. Generanoricchezze, pagano letasse ma non hannodiritto di parola».

nore a Luca Traini». La scritta cam-peggiava su un lenzuolo esposto lu-

nedì sera nella zona di Ponte Milvio e ri-mosso dopo pochi minuti, e la dice lungasu quanto sia allarmante il segnale che ar-riva dall’episodio di Macerata, di cui in que-sti giorni tutti i media hanno abbondante-mente parlato. Il ferimento di sei africaninella città marchigiana – e il bilancio pote-va essere più pesante – è stato seguito da al-cune espressioni di solidarietà al responsa-bile ed è piombato nella campagna eletto-rale, in cui era già aperto il dibattito sul le-game tra rabbia e disagio degli italiani epresenza dei migranti. Del resto, come scri-veva Bauman nel suo libro Retrotopia, «larabbia degli esclusi è un filone incredibil-mente ricco da cui si può attingere senzasosta per rifornirsi di capitale politico». Laquestione – in un clima sociale dove, ad at-ti o parole di razzismo conclamato, si af-

fianca un’intolleranza strisciante e sottile,che ha nell’indifferenza un alleato potente– interpella tutti. In particolare i cristiani.«Non permettiamo – ha detto il vescovo Ruz-za all’assemblea del settore Centro – a ge-neriche affermazioni superficiali, copiatedal gergo elettorale di queste ore che espri-mono pregiudizi verso poveri e migranti, dioffuscare la coscienza evangelica che por-tiamo nel cuore». In questo senso, l’agendasulle migrazioni lanciata da una rete di as-sociazioni impegnate accanto ai migranti –cui dedichiamo l’apertura del giornale – vanella direzione giusta, sollecitando il mon-do politico ad una chiara assunzione di re-sponsabilità alla vigilia delle elezioni. E for-se questa, “responsabilità”, può essere dav-vero la parola chiave. Sostituendo al vuototricolore sulle spalle di Traini un forte mes-saggio nel segno della convivenza civile edella giustizia sociale. (A.Z.)

Migrazioni, 7 punti in agendaper garantire diritti e dignità

Una proposta alla politica da parte delle realtà cattoliche impegnate nel settore

DI ROBERTA PUMPO

li enti cristiani impegnati nelsettore delle migrazioni perpromuovere i diritti e la

dignità dei tanti stranieri chegiungono in Italia hannosottoscritto un documentocontenente sette proposte, chepresenteranno ai candidati alleprossime elezioni politiche, alloscopo di avviare un confronto perdar voce alle esigenze di convivenzacivile e di giustizia sociale. Acli,Azione Cattolica, AssociazioneGiovanni XXIII, ComunitàSant’Egidio, Centro Astalli, percitarne alcuni, auspicano unariforma della legge sullacittadinanza, nuove modalità diingresso in Italia, unaregolarizzazione su baseindividuale degli stranieri“radicati”, l’abrogazione del reatodi clandestinità, l’ampliamentodella rete Sprar, la valorizzazione ediffusione delle buone pratiche,l’effettiva partecipazione alla vitademocratica. I sette puntidell’agenda sulle migrazioni, chespaziano dallo ius soli al progettogià avviato dei Corridoi umanitari,sono stati presentati giovedìall’Istituto Sturzo. È possibilesottoscriverla inviando una e–maila [email protected]. Per ifirmatari, 18 tra enti e associazionicattoliche, la questione migratoria ècruciale per il futuro dell’Italia e vavista come una risorsa se «affrontatacon capacità ed efficienza», haaffermato don Virginio Colmegna,presidente della Fondazione Casadella Carità. «Non possiamo piùstare zitti perché conosciamo storiee buone pratiche di solidarietà, chesi scontrano con un impiantolegislativo arretrato. Il nostro Paesedeve adeguare la sua legislazionesull’acquisizione della cittadinanzaal mutato contesto sociale».Alcuni punti, come la possibilità dientrare legalmente in Italia o laregolarizzazione degli immigrati,tendono «a togliere lavoro allemafie». Per Antonio Russo,responsabile welfare Acli, sono

G

editoriale.Una questione che interpella tutti

la celebrazione

Ceneri, mercoledìil Santo Padrepresiederà liturgiaa Santa Sabina

liturgia

Giornata malatoOggi la Messacon De Donatisa San Giovanni

spiritualità

Esercizi della Curiadal 18 febbraiocon de Mendonçateologo e poeta

ercoledì, alle 16.30,da Sant’Anselmo, la

liturgia “stazionale” e laprocessione penitenzialeverso Santa Sabina, dove ilPapa presiederà la Messacon la benedizione e l’im-posizione delle ceneri.

M

ggi celebrazione dio-cesana per la Giorna-

ta mondiale del malato aSan Giovanni in Laterano.Alle 16.30 il Rosario, alle17.30 la Messa presiedutadal vicario De Donatis.

O

l sacerdote, teologo epoeta portoghese José

Tolentino de Mendonçaguiderà le meditazioni peril Papa e la Curia Romanaagli esercizi di Quaresimadal 18 al 23 febbraio.

I

I 50 anni di Sant’Egidio, «dare una scossa per Roma»DI CHRISTIAN GIORGIO

a Comunità di Sant’Egidio siraduna tutti gli anni nellacattedrale di Roma per festeggiare

il suo compleanno. Ma la celebrazionedi ieri sera, presieduta dal cardinaleSegretario di Stato vaticano PietroParolin (domani servizio suwww.romasette.it), è stata diversa rispettoal passato perché pervasa dal saporetutto particolare della storia. Quellacominciata 50 anni fa, il 7 febbraio1968, da Andrea Riccardi e da unpiccolo gruppo di liceali romani.L’avventura di Sant’Egidio ha avutoinizio nel cuore della città per poiprendere le strade che conducevanoverso le baracche di Ponte Marconi,dove si sviluppò la scuola popolare peri bambini emarginati. Negli anniOttanta, poi, l’impegno in Africa, inAmerica e in Asia. «Una volta, sanGiovanni Paolo II ci disse

simpaticamente: “Nel mondo, dove c’èuna comunità di Sant’Egidio c’è un po’di Roma”». Marco Impagliazzo, 56anni, docente di Storia contemporaneaall’Università per stranieri di Perugia,dal 2003 è il successore di Riccardi. Citiene a sottolineare il carattere di unacomunità che, per il suo impegnointernazionale a favore della pace, si èguadagnata l’appellativo di “Onu diTrastevere” ma che non ha mairinunciato alla sua identità romana.«Abbiamo imparato tanto dal fatto diessere nati in questa città. Negli anniabbiamo conosciuto la Chiesa nella suamultiformità attraverso la nostrapresenza all’estero ma anche grazie aitanti pellegrini, ai preti, ai vescovi chevenendo a Roma ci passano a trovare».Questo continuo confronto «è statoutile per inquadrare il nostro camminonon come qualcosa di unico oparticolarmente originale, ma comeuna faccia del grande poliedro che è la

Chiesa universale». A 50 anni didistanza, la Comunità continua adoperare nella città dove tutto è iniziatoa fianco di anziani, immigrati, poveri ediseredati: «A Roma si sono sgretolatele reti sociali che proteggevano la vita ditante persone vulnerabili; reti culturali,politiche, sindacali». Per Impagliazzo,«oggi il romano è più solo di ieri.Avvertiamo ad esempio l’assenza diassistenti sociali, mediatori traistituzioni, sempre più assenti, ecittadini. Tutto si fa negli uffici, ma nontutti possono arrivarci. Ecco così cheanziani, disabili, stranieri, rischiano diessere lasciati a se stessi». La sensazioneè quella di una città «maltrattata alivello pubblico e istituzionale. Per anni– continua Impagliazzo – abbiamosentito parlare di “Roma ladrona” daesponenti di un certo partito del Nordche hanno squalificato la capitale agliocchi dei suoi cittadini e degli italiani.Per non parlare di tanti amministratori

locali che hanno fallito, consegnandola città nelle mani del malaffare». Dacristiani «è nostro compito ricordare airomani la preziosità di vivere in unluogo unico per patrimonio storico,culturale e religioso. Dobbiamo dareuna scossa per riprendere in mano –come già succede nel settore delvolontariato – le sorti di questa città». Eallora potrebbe essere di grande aiutoripartire dalla figura di Papa Montinicui Impagliazzo, nel 2006, ha dedicatoun saggio intitolato «La diocesi delPapa. La Chiesa di Roma e gli anni diPaolo VI (1963 – 1978)». Il Convegnodel ‘74, voluto dal Papa e dal cardinalevicario Ugo Poletti, «ha rappresentatoun grande discorso di speranza che laChiesa ha rivolto a una città stanca eimpaurita. Senza nostalgie per ilpassato – conclude Impagliazzo –,credo che dobbiamo tornare a quellospirito per dire a voce alta quello chenoi cristiani vorremmo per Roma».

L

A colloquio con il presidente Impagliazzo: «In città si sonosgretolate le reti sociali che proteggevano la vita di tantepersone vulnerabili. Oggi il romano è più solo». Ierila celebrazione a San Giovanni in Laterano con Parolin

in diocesi

La pastoralegiovanile presentail nuovo sussidioper la Quaresima

Si chiama “La Parola agli a-dolescenti” il sussidio perla Quaresima preparato dalServizio diocesano per lapastorale giovanile. Al cen-tro, la prima lettura delleprime cinque domeniche.

i rinnova giovedì prossimo, il primodopo l’inizio della Quaresima, il tra-dizionale appuntamento del clero ro-

mano con il Papa. Come già annunciatodomenica scorsa da Roma Sette, l’incon-tro avrà inizio alle ore 9.30 nella basilicadi San Giovanni in Laterano (sarà possi-bile parcheggiare l’automobile in piazzaGiovanni Paolo II, antistante l’ingressodel Vicariato).«Come è tradizione negli ultimi anni – hascritto il vicario generale della diocesi, l’ar-civescovo Angelo De Donatis – vivremo u-na liturgia penitenziale comunitaria, conla possibilità di confessarci, al termine del-la quale il Papa ci rivolgerà la sua parola».Per il tempo di Quaresima il vicario ha in-vitato tutte le comunità della diocesi, inparticolare le parrocchie, «a trovare occa-sioni per confrontarsi sulle “malattie spi-rituali” cui accennavo nel discorso alla chu-sura del Convegno diocesano lo scorso 18settembre». I risultati di questo confrontocomunitario saranno poi consegnati al vi-cario entro la prima settimana di aprile invista del prossimo Convegno diocesano.

S

Giovedì il Papa incontra il clero

ROMA SETTE

On line su www.romasette.itfacebook.com/romasettetwitter.com/romasette

Anno XLV – Numero 6 Domenica 11 febbraio 2018

Inserto redazionale di AvvenirePagine a cura della Diocesi di RomaCoordinamento editoriale: Angelo ZemaCoordinamento redazionale: Giulia RocchiPiazza San Giovanni in Laterano 6

[email protected]. 06.6988.6150/6478 Abbonamento annuale Avveniredomenicale con Roma Sette (a domicilio o coupon edicola) € 62Per abbonarsi: N. Verde 800 820084

Direzione vendite sede di [email protected]. 06.68823250Fax 06.68823209Pubblicità: tel. [email protected]

Page 2: Notizie Diocesi di Roma | RomaSette - On line su … · 2018-02-13 · un saggio intitolato «La diocesi del Papa. La Chiesa di Roma e gli anni di Paolo VI (1963 – 1978)». Il Convegno

n gruppo di nuoviparroci, diocesani ereligiosi, per la diocesi di

Roma ha partecipato lunedìmattina alla Messa presiedutada Papa Francesco nellacappella di Santa Marta. Isacerdoti erano accompagnatidal vicario generale Angelo DeDonatis e dal vescovo Daniele

Libanori, ausiliare per la curadel clero e dei diaconipermanenti. Al centrodell’omelia di Francesco,l’adorazione. I cristiani devonoimparare la «preghiera diadorazione», ha detto il SantoPadre, e i pastori devono averea cuore la formazione deifedeli a questa forma dipreghiera. La preghiera diadorazione, ha spiegatoFrancesco, non è quella degliscribi, che l’avevano resabarocca «con tanteprescrizioni». È invece quelladell’arca dell’alleanza, in cuinon c’era nulla se non tavola dipietra. «L’alleanza nuda: io tiamo, tu mi ami»: Noi, spesso,«insegniamo a pregare, a

cantare, a lodare Dio, ma adadorare… La preghiera diadorazione, questa che ciannienta senza annientarci:nell’annientamento ci dànobiltà e grandezza». Di quil’invito ai parroci: «Insegnate alpopolo ad adorare in silenzio,adorare. Possiamo arrivare lìsoltanto con la memoria diessere stati eletti, di averedentro al cuore una promessache ci spinge ad andare e conl’alleanza in mano e nelcuore», ha raccomandatoFrancesco. «E sempre incammino: difficile, in salita,ma in cammino versol’adorazione. Adorare insilenzio con tutta la storiaaddosso e chiedere: “Ascolta e

perdona”». L’invito finale delPapa: «Ci farà bene, oggi,prendere un po’ di tempo dipreghiera, con la memoria delnostro cammino, la memoriadelle grazie ricevute, lamemoria dell’elezione, dellapromessa, dell’alleanza ecercare di andare su, versol’adorazione».

U

er accendere i riflettori sul dramma deicristiani perseguitati nel mondo, saba-to 24 febbraio la fondazione Aiuto al-

la Chiesa (Acs) che soffre illuminerà con fa-sci di luce rossa il Colosseo, simbolo del san-gue dei martiri. In contemporanea saranno“tinti” di rosso la cattedrale maronita diSant’Elia ad Aleppo e la chiesa di San Paoloa Mosul, nella quale il 24 dicembre scorso èstata celebrata la prima Messa dopo la libe-razione dall’Isis. La città siriana e quella ira-chena sono state scelte come luoghi simbo-lo della persecuzione cristiana in Medio O-riente. L’iniziativa è stata presentata merco-ledì in una conferenza stampa, a cui ha par-

tecipato anche il direttore di Acs Italia, Ales-sandro Monteduro. A Roma l’evento princi-pale si terrà alle 18 in largo Gaetana Agnesi,a due passi dall’anfiteatro Flavio. Previste an-che tre testimonianze di figure simbolo del-le persecuzioni cristiane.Ashiq Masih ed Eisham Ashiq sono il mari-to e la figlia più piccola di Asia Bibi, la don-na pachistana cattolica in carcere da oltre 8anni, condannata a morte per presunta bla-sfemia. Eisham, ultima di 5 figli, aveva solo11 anni quando la madre fu arrestata da ungruppo di persone che la prelevarono da ca-sa e la condussero in un luogo solitario perpicchiarla. Anche la bambina fu percossa fi-no a quando non riuscì a fuggire e a chie-dere aiuto al padre. I famigliari possono vi-sitare Asia in carcere solo una volta al mese.Rebecca Bitrus è simbolo dell’amore e delperdono. È una ragazza nigeriana rapita eviolentata dai terroristi di Boko Haram chehanno invaso Baga, in Nigeria, nell’agosto2014. Rebecca, il marito Bitrus, i figli Jo-

nathan di un anno (successivamente uccisodai ribelli) e Zachariah di 3 anni tentaronola fuga ma i terroristi riuscirono a rapire ladonna che all’epoca aspettava il terzo figlio,perso poi durante la prigionia. Rebecca è ri-masta prigioniera due anni, ha subito nu-merose violenze e ha dato alla luce un bam-bino frutto di un abuso. Nonostante tutto haperdonato i suoi carcerieri.Il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako e pa-dre Firas Lutfi, francescano della Custodia diTerra Santa e viceparroco della chiesa di SanFrancesco ad Aleppo, hanno illustrato ri-spettivamente l’attuale situazione a Musul ead Aleppo. Entrambi hanno sottolineato i se-gnali di speranza e di stabilità che si avverto-no. Tanti i siriani che stanno rientrando adAleppo. «Accanto al processo di ricostruzio-ne degli edifici – ha spiegato padre Firas – o-ra dobbiamo ricostruire l’animo umano, inparticolare quello di bambini e anziani».Dalla manifestazione del 24 febbraio, chevedrà protagonista la cattedrale Sant’Elia par-

zialmente distrutta, ci si aspetta di riportare«l’attenzione del mondo su una città quasidimenticata da quando è cessato il conflit-to. Ma ad Aleppo sono emerse enormi pro-blematiche alla fine dei combattimenti». DaFiras e da Sako la testimonianza della soli-darietà e collaborazione nata tra musulma-ni e cattolici grazie anche al contributo del-la Chiesa che non ha mai fatto distinzionequando c’era da distribuire aiuti.«Accendere le luci contemporaneamente aRoma, Mosul e Aleppo è un segno di spe-ranza per chi ha tanto sofferto», ha com-mentato Sako. Nella Piana di Ninive sonotornate 7mila famiglie sulle 20mila residen-ti prima della guerra. «La Chiesa in questi an-ni ha fatto un miracolo – ha aggiunto primadi accennare all’incontro avuto martedì conpapa Francesco –. Il Santo Padre ha dichia-rato che sarebbe pronto a venire subito in I-raq ma non è il momento giusto perché c’ètensione tra Kurdistan e governo centrale».

Roberta Pumpo

P

Don SantoroIl suo corposarà traslatoa San Fabiano

L’annuncio del parroco durante la vegliaorganizzata nella parrocchia che il prete uccisoin Turchia guidò per 6 anni. Lojudice: fu luce,presenza e nascondimento. Le testimonianze

asciarsi toccare dal Signore per ottenere lasalvezza. Questo il centro della meditazione

che il vescovo ausiliare Daniele Libanori haproposto lunedì sera, nella concelebrazioneeucaristica per il 12° anniversario della mortedi don Andrea Santoro, nella basilica di SantaCroce in Gerusalemme. «Come la follaaccorreva presso Gesù per toccare almeno ilsuo mantello – ha esordito il presule – , così voisiete qui non solo per una memoria mesta maper attingere, perché intuite che in don Andreascorre la vita». Chi sa riconoscere davvero lalimitatezza della condizione umana, «quellache Cristo ha vissuto sulla croce», non coltivapiù solo il desiderio di toccare il Signore «mavuole farsi toccare dal dolore che Lui ha patitoperché è fonte diredenzione»: è quanto«hanno voluto e saputofare i santi e i martiri», hachiosato Libanoririferendosi al sacerdotefidei donum ucciso nel2006 a Trabzon. «Toccare èil gesto più istintivo, quelloche permette di esprimereemozioni sia positive chenegative, quello chestabilisce una relazione –ha spiegato ancora – : Diotocca ciascuno di noi nellanostra storia e guarisce chisa riconoscerlo». Toccaredavvero il Signore è «venire

L da lui riplasmati ogni volta che si vive la Parolae si prova ad attuarla», specie nelle situazionidi dolore e difficoltà che «feriscono etravolgono l’uomo coinvolgendolo nellaPassione ma anche nella resurrezione». Duedelle preghiere composte da don AndreaSantoro e contenute nel suo libro “Un fiore daldeserto” sono state recitate durante la Messa:una nel momento della richiesta di perdono,l’altra alla fine, in segno di affetto ericonoscenza per la sua testimonianza. «Èquesto grande affetto delle persone cheaddolcisce il nostro dolore – ha detto Imelda,sorella maggiore del sacerdote a margine dellacelebrazione –. È come un campo che è fiorito:ha lasciato un segno anche in chi lo ha

conosciuto per pocotempo». A dire che ilricordo non svanisce econtinua a portarefrutti, oggi come ieri:«Io sono statoconvertito da donAndrea sulla viaTiburtina – ha ricordatocon il sorriso LuigiBarbini, diaconopermanente –: ero conlui nel 1981 quandoarrivò a Verderocca ecostruì la chiesa ma,soprattutto, creò unacomunità».

Michela Altoviti

Aiuto alla Chiesa che soffreIniziativa in contemporaneaanche ad Aleppo e MosulAppuntamento il 24 febbraio

Cristiani perseguitati, Acs accende di rosso il Colosseo

Erano accompagnatidal vicario De Donatise dal vescovo LibanoriL’invito del Papa: «Insegnate al popoload adorare in silenzio»

Nuovi parroci, la celebrazione a Santa Marta

DI FILIPPO PASSANTINO

a salma di don Andrea Santorosarà custodita nella nostraparrocchia. Avevo in mente di

richiederne la traslazione dal Veranodopo il riconoscimento del martirio,ma il vicario, monsignor Angelo DeDonatis, mi ha esortato a cominciare lepratiche per ottenere l’autorizzazione.Da subito avvieremo anche la raccoltadei fondi per realizzare la tomba chel’accoglierà». A dare la notizia è statodon Fabio Fasciani, parroco dellachiesa dedicata ai Santi Fabiano eVenanzio, dove il sacerdote fideidonum ucciso in Turchia, dodici annifa, fu parroco, dal 1994 al 2000. E lìnella sera di domenica 4 febbraio èstato ricordato con una veglia dipreghiera, organizzata in occasione dei12 anni dal martirio, presiedutadall’ausiliare monsignor Paolo

Lojudice,alla vigilia della Messa nellabasilica di Santa Croce in Gerusalemme(servizio a destra).«Ho conosciuto poco don Andrea.Appartengo a quella generazione dipreti romani che hanno sentito più lasua fama che la sua persona – ha dettoil vescovo –. Partecipai con lui, invitatoda alcune famiglie, a uno dei gruppiche seguiva. Altre volte ci siamo visti inSeminario, fino alla domenica primadella sua uccisione». Tra lecaratteristiche del sacerdote ucciso aTrabzon indicate dal vescovo, l’essere«luce, presenza, finestra e allo stessotempo nascondimento». «Un prete chevive seriamente e serenamente la suavocazione, con passione e con gioia ilsuo sacerdozio, raccoglie nella suaesistenza personale, nel suo animo,nella sua mente e nel suo cuore,talmente tante situazioni ed esperienze,drammi e dolori, che poi non è strano

dire che diventi untutt’uno con questi – haaggiunto il presule –.Che diventi una cosasola con la suamissione, con quelloche vive. Le suepreoccupazioni sonoquelle della sua gente, isuoi dolori sono quelliche il popolo di Dio stavivendo. Io credo chedon Andrea abbiavissuto e sentito tuttoquesto. Era un pretefino in fondo, non finoa un certo punto».Ad ascoltare le parole di

monsignor Lojudice, tanti fedeli che sisono riuniti in parrocchia perpartecipare alla veglia. Molti di lorohanno conosciuto personalmente donAndrea Santoro. Giulia Pezzonefrequentava il gruppo giovani. «Nel ’98ci portò in Terra Santa. Inquell’occasione ho scoperto sia ilMedioriente sia don Andrea. Nelmomento in cui è partito per la Turchiaè cresciuto in me il desiderio diconoscere quelle zone e la suamissione. Così sono andata diversevolte a trovarlo». Nel suo cuoreconserva «il ricordo di un uomoprofondamente innamorato di Dio.Aveva la capacità di fare conoscere ilvolto più bello del Padre».E il ruolo di padre don Santoro lo haavuto per Danilo Cartacci, ordinatodiacono permanente due anni fa. «Èentrato nella mia vita in un momentomolto particolare, quando mio padreera malato terminale – ha raccontato –.Lo ha accompagnato fino alla morte edè entrato a far parte della nostrafamiglia. Si è verificato quasi unpassaggio di testimone. È stato presentein quel momento e anche dopo. Mi hacontinuato a seguire, ha celebrato ilmio matrimonio, ha battezzato la miaprima figlia. È stato una figura paternae mi ha generato nella fede. La suaprincipale eredità è l’amore per laChiesa». La veglia poi si è intrecciatacol simbolo. Poco prima della finedella celebrazione, due ceste sono stateposte ai piedi dell’altare. All’interno,del sale e del lievito. «Un invito adiventare sia sale sia lievito nelmondo».

L«La Messa di Libanori a Santa Croce:«Nel suo ricordo scorre la vita»

Da sin.: Monteduro e Sako (foto Gennari)

La veglia ai Santi Fabiano e Venanzio (foto Gennari)

Il vescovo Lojudice (foto Gennari) Il vescovo Libanori (foto Gennari)

La Messa a Santa Marta

2 Domenica11 febbraio 2018

Page 3: Notizie Diocesi di Roma | RomaSette - On line su … · 2018-02-13 · un saggio intitolato «La diocesi del Papa. La Chiesa di Roma e gli anni di Paolo VI (1963 – 1978)». Il Convegno

Ricciardi:«L’attenzionea tutta la vita»La visita al Campus Bio-Medicodel vescovo delegato per la pastoralesanitaria: la Messa e i saluti ai malati

DI MICHELA ALTOVITI

i è svolta in un clima di familiarità lavisita del vescovo Paolo Ricciardi,ausiliare della diocesi di Roma e

delegato per la pastorale sanitaria, alPoliclinico Universitario Campus Bio–Medico, sulla Laurentina. Alla vigilia dellaGiornata mondiale del malato,accompagnato dal cappellano don RobinWeatherill, il presule ha incontrato giovedìmedici, infermieri e operatori sanitari e hasalutato alcuni pazienti ricoverati: per tuttiuna stretta di mano e un interessamentopaterno. Proprio dell’importanza dellerelazioni umane, complementari aitrattamenti sanitari, Ricciardi ha parlatoconfrontandosi con Rossana Alloni, direttoreclinico, e Paolo Casorati, segretario generaledella direzione del policlinico universitario.«Visitando gli ospedali vengo a conoscenzadi tanta sofferenza ma incontro anche tantaumanità in quella “medicina delle relazioni”che, nella società odierna dello scarto, fadavvero la differenza». Ancora, il presule hasottolineato il valore della cura e dellabellezza estetica degli ambienti ospedalieriperché «i colori e la luce aiutano a risollevarelo spirito», così come ha apprezzato ilprogetto di musicoterapia attivo da un annopresso il reparto di Day–hospital: grazie auna convenzione con il conservatorioromano di Santa Cecilia, 6 allievi prestanovolontariamente questo servizio allietandocon le loro note chi si sottopone alle terapieinfusionali oncologiche ed ematologiche oper malattie croniche–degenerative. Ricciardiha visitato inoltre l’unità di oncologiamedica e la nuova ala della terapia intensiva,un unico spazio aperto con 16 posti letto

Sche garantisce i più elevati standardtecnologici e di sicurezza per chi riceve lecure e per gli operatori sanitari. All’internodel nosocomio, oltre all’attività sanitaria sisvolge quella di didattica e ricerca con gliallievi dei corsi di laurea di Medicina echirurgia, Infermieristica e Tecniche diradiologia dell’Università Campus Bio–Medico. «La nostra attività si caratterizzaproprio per l’esercizio sinergico con il lavoroclinico – ha spiegato Daniela Tartaglini,direttore dell’Unità e della Scuolainfermieristica –; lavoriamo su moduliinterdisciplinari in linea con i nuovi bisognidi salute e per garantire una sinergia tra glioperatori e il lavoro in team». Ancora, LucioTrodella, primario di Radioterapiaoncologica, ha presentato a Ricciardi lemoderne strumentazioni di precisione per la

cura dei tumori. Quindi, il vescovo hacelebrato la Messa con il personale nellacappella dell’ospedale: «Di fronteall’umanità malata, nel corpo e nello spirito– ha ammonito –, non possiamo chiudere ilcuore. La malattia non conosce età, statosociale, cultura o religione», perciò, nelmettersi a servizio dell’altro, curandolo «ènecessario riconoscere, al di là delle malattie,i malati, o meglio, le persone». Ancora,l’invito a coltivare le relazioni umane«sbriciolando amore tra le persone conl’attenzione reciproca», a fronte del «rischiodi far prevalere una mentalità aziendalistica».In conclusione, l’invito all’«attenzione allavita di tutti e a tutta la vita: medici eoperatori sanitari collaborino perché ilmalato possa gustare la vita anche nellaprova più dura».

La Giornata per la vita alla Cattolicaestimoniare e servire la vita è il messaggio forte cheil Centro diocesano per la pastorale familiare ha

lanciato domenica dall’Università Cattolica del SacroCuore nella 40ma Giornata per la vita. Durante unincontro–testimonianza i vertici dell’Università e imedici del Gemelli hanno ribadito il loro costanteimpegno a servizio della vita raccontando le battagliequotidiane per accogliere il dono di una nuova nascita.Commoventi le testimonianze di due coppie di coniugi,da cui è emersa la determinazione nel portare atermine una gravidanza difficile, nel primo caso anchedopo che al bambino erano state riscontrate gravimalformazioni. Il momento di riflessione ha precedutola Messa presieduta dal vescovo ausiliare GianricoRuzza. Per il presule bisogna riportare l’uomo a capiree leggere «il valore della vita con chiarezza» a partiredai più giovani «invasi» dalla tristezza, dalla noia, dalladepressione e dallo scoraggiamento ma «noi dobbiamo

permettere che la vita trionfi». Parlandodella legge sulle Dat, ha affermato che «lafatica sull’obiezione di coscienza la dicelunga sulla freddezza del cuore delleistituzioni sulle cure e sulla vivibilità. Lecure sono un fatto clinico ma soprattuttoumanitario». Il dono della vita, haaffermato monsignor Andrea Manto,direttore del Centro per la pastoralefamiliare, va accolto con un impegnoquotidiano fino al suo termine naturale,«un tema spinoso in una società che harimosso il senso ultimo dell’esistenzaumana». Oggi, ha proseguito Manto, c’è chiconcepisce la morte come «uno spettro daesorcizzare e vorrebbe una salvezzatecnologica o spera di neutralizzarla con leDat». (Ro. Pu.)

TLegge Dat, perRuzza: «La faticasull’obiezionedi coscienzala dice lungasulla freddezzadelle istituzioniper curee vivibilità»Manto: la morte?Uno «spettroda esorcizzare»

Contro lo spreco alimentare arriva «il cibo che serve»DI FEDERICA CIFELLI

asce con l’obiettivo di recuperare igeneri alimentari freschi ineccedenza il progetto “Il cibo che

serve”, presentato lunedì, nella V Giornatanazionale di prevenzione dello sprecoalimentare, dalle Acli provinciali di Roma.Il meccanismo è semplice: recuperare eridistribuire pane e cibi freschicommestibili di prossima scadenza, grazieal potenziamento di una rete solidaleorganizzata dalle Acli di Roma, tramunicipi, realtà produttive – comepanificatori, servizi di ristorazione, negozial dettaglio, mercati e grande distribuzione– e realtà solidali, dagli enti del terzo settorealle mense, alle parrocchie. A potenziarequesta catena, il progetto, finanziato dallaRegione Lazio, prevede anche la creazionedi un’app, “Romacheserve”, nella quale sarà

possibile facilitare l’incontro tra realtàproduttive che hanno eccedenze alimentarida donare e realtà solidali che necessitanodi riceverle. Ancora, “Il cibo che serve”, cheavrà la durata di un anno, prevede azionispecifiche di educazione e sensibilizzazionesul tema del recupero. «Attraverso questoprogetto – dichiara la presidente delle Acliprovinciali di Roma Lidia Borzì – prosegueil nostro impegno al fianco degli ultimi,attraverso un modello di azione socialeincentrato sull’inclusione attiva che non siferma all’assistenza nell’emergenza ma checi consente di prendere in carico la personaa tutto tondo al fine di inserirla in una retedi protezione sociale più articolata, capacedi favorire l’esigibilità dei diritti,promuovere politiche attive, offriremomenti di aggregazione, incontro eintegrazione e agire da pungolo alleIstituzioni». L’iniziativa si presenta come

una sorta di “evoluzione” del progetto “Ilpane a chi serve 2.0”, mettendo a sistema laraccolta e la ridistribuzione dei “freschi”,incrementando il numero di personeraggiunte fino a toccare le 3mila al giorno.Anche grazie al furgone refrigerato che verràacquistato con i fondi stanziati dallaRegione. Anche per “Il cibo che serve”,continua Borzì, «realizzeremo 6 presidisociali dedicati alla ridistribuzione direttadel pane e degli alimenti freschi inscadenza ma al contempo luoghi checonsentano la presa in carico delle personein stato di bisogno attraverso percorsipersonalizzati che possano prevenire,sostenere le situazioni di disagio e aiutare auscirne». Con il progetto inoltre «verrannoutilizzate attrezzature e approntati processie strumenti che consentiranno laprosecuzione del progetto anche oltre ilperiodo di finanziamento». «Come

professionisti della salute siamo orgogliosidi partecipare», è il commento diGiampiero Malagnino, vice presidentevicario della fondazione Enpam, che haospitato la presentazione dell’iniziativa disolidarietà. «Frutta e verdura sono più chemai necessarie per la prevenzione dellasalute negli adulti e fondamentali per unacrescita equilibrata nei più giovani.Un’alimentazione povera di cibi freschi –osserva – è concausa di alcune delle piùdiffuse patologie». Sostegno al progettodelle Acli anche da Italmercati, presente allaconferenza stampa con il presidente FabioMassimo Pallottini, direttore generale delCentro agroalimentare di Roma. «La nostrapresenza – spiega – è per ribadire il nostroappoggio a un progetto che è in linea conun’iniziativa nazionale che ci vedeprotagonisti nella limitazione degli sprechie nell’impiego delle eccedenze alimentari».

N

L’idea delle Acli per recuperaree ridistribuire pane e cibi freschi diprossima scadenza, mettendo in retele realtà produttive e quelle solidali

Tratta, «tanti carnefici» ai margini dei marciapiediLa Messa con De Donatis e la veglia con Lojudice

8 febbraio la Chiesa ha celebrato la memo-ria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, su-

danese, rapita all’età di 7 anni e venduta ai mer-canti di esseri umani. Divenuta religiosa dopo a-ver conosciuto le umiliazioni e le sofferenze del-la schiavitù. Da quattro anni in questa festività sisvolge la Giornata mondiale di preghiera e rifles-sione contro la tratta di persone promossa dall’U-smi. Il tema per questa edizione era “Migrazionesenza tratta. Sì alla libertà! No alla tratta!”.Sabato 3, nella basilica di San Giovanni in Late-rano, monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausilia-re per il settore Sud, ha presieduto una veglia dipreghiera con meditazioni e testimonianze, al ter-mine della quale il vicario Angelo De Donatis hacelebrato la Messa. La preghiera, organizzata dal-l’Usmi nazionale e dall’Uisg–Talita Kum, si è apertacon una processione durante la quale sono statideposti ai piedi del crocifisso, posizionato accan-to all’altare, un giubbotto salvagente, pezzi di bar-coni assemblati a forma di croce, catene e un “ta-

sbeeh” (il rosario musulmano) rinvenuti su unaspiaggia di Pozzallo (Ragusa) in seguito a uno sbar-co, e una lampada, simbolo di luce.«Guardandole posizionate davanti al crocifisso hopensato ancora una volta che la vera liberazioneè sempre frutto della Pasqua – ha detto De Do-natis, indicando le catene –. Gesù crocifisso, mor-to e risorto può veramente compiere la libera-zione». Meditando le letture, De Donatis ha af-fermato che alla domanda che si pone il patriar-ca “Quando mi alzerò?” risponde l’evangelista conla guarigione della suocera di Pietro. «La doman-da di Giobbe viene in qualche modo trasformatae dal chiedersi “quando mi alzerò” occorre pas-sare ad un interrogativo diverso e cioè “chi mirialzerà”. La suocera di Pietro viene fatta rialzareda Gesù e consegnata a un servizio liberato daiduri vincoli della schiavitù. La forza della vita ri-sorta di Gesù fa sì che l’esperienza del male pos-sa essere trasformata in un luogo in cui si mani-festa un bene più grande. Da un lato dobbiamo

annunciare quello che viviamo e dall’altro quel-lo che annunciamo cambia la nostra esistenza,rialzandoci dalla malattia dei nostri individuali-smi per renderci tutto per tutti».A fare da sfondo alla veglia, la parabola del “Buonsamaritano” letta da monsignor Enrico Feroci, di-rettore della Caritas diocesana, sulla quale si èsoffermato Lojudice: «È nei rapporti quotidianiche si gioca la solidarietà per accorgersi che sia-mo tutti esseri umani». Ha quindi ricordato cheogni anno migliaia di persone lasciano la propriaterra per fuggire dalla povertà, e sono tantissimele donne che finiscono nel vortice dello sfrutta-mento della prostituzione. «Vittime anche da par-te di troppi italiani che forse inconsapevolmentenon sanno che implicazioni ha il business crimi-nale che incrementano ogni volta che si fermanosul ciglio della strada e sul marciapiede di una del-le nostre strade di Roma, senza accorgersi di di-ventare più carnefice dei carnefici».

Roberta Pumpo

’L

Incontri, artee laboratoriDa oggi iniziativenegli ospedalidella città

Attività ed eventi in 17strutture sanitarie perraccontare, attraversoproiezioni, laboratori e visiteguidate, la bellezza delpatrimonio artistico della Città Eterna. Apartire da oggi, Giornata mondiale delmalato, fino a sabato 17 febbraio, sisusseguiranno dunque gli incontripromossi nell’ambito del progetto“Patrimonio in Comune. Conoscere èpartecipare”, dall’assessorato alla Crescitaculturale – Sovrintendenza Capitolina. «Èuna iniziativa – spiegano gliorganizzatori – per offrire a persone chevivono un momento difficile dellapropria vita un’occasione per goderedell’arte e della bellezza e in questetrovare, seppure parziale, conforto». Ilprogramma, organizzato dagli archeologie storici dell’arte della Sovrintendenza in

collaborazione con i volontari delservizio civile, prevede “Incontri conl’arte” per pazienti adulti in diversiospedali, come il San Filippo Neri o ilSanto Spirito in Sassia, la FondazioneSanta Lucia e la Fondazione DonGnocchi. Ancora, per i piccoli ricoverati alBambino Gesù e alla Fondazione SantaLucia, laboratori per “conoscereattraverso il fare”; visite guidate a diversimusei civici per alcuni pazienti. Leattività programmate all’interno dellestrutture sanitarie delle Asl Roma 1 eRoma 2 sono realizzate con il contributodell’Avo Onlus (Associazione volontariospedalieri) sede di Roma. (G. R.)

Policlinico Gemelli

3Domenica11 febbraio 2018

Page 4: Notizie Diocesi di Roma | RomaSette - On line su … · 2018-02-13 · un saggio intitolato «La diocesi del Papa. La Chiesa di Roma e gli anni di Paolo VI (1963 – 1978)». Il Convegno

Vicariato, mercoledì gli uffici apriranno alle 9 - Pastorale familiare, incontro per i fidanzati a Santa SabinaRuzza a San Valentino - A San Bellarmino si parla di migrazioni - Percorso quaresimale a San Tommaso Moro

VicariatoMERCOLEDÌ GLI UFFICI APRONO ALLE 9.Mercoledì 14, a motivo dellacelebrazione eucaristica conl’imposizione delle Ceneri per ilpersonale del Vicariato, gli uffici delVicariato apriranno alle ore 9.

celebrazioniIL VESCOVO RUZZA PRESIEDE LA MESSA ASAN VALENTINO. La festività di SanValentino, patrono della parrocchia diviale XVII Olimpiade, per la ricorrenzadelle Ceneri quest’anno vieneanticipata al giorno 13. Alle 18.30celebrazione eucaristica presieduta dalvescovo Gianrico Ruzza.

MODIFICHE ORARI CELEBRAZIONI A SANGIOVANNI IN LATERANO. Dal 18febbraio, prima di Quaresima, a SanGiovanni in Laterano l’orario dellecelebrazioni nei giorni festivi subiràalcune modifiche. Messe alle ore: 7, 8,9 (alle 9.45 le Lodi), 10.30 (Messacapitolare), 12 e 17.30.

incontriBENEDIZIONE DEI FIDANZATI A SANTASABINA. Domani, alle 20, a SantaSabina all’Aventino, si terrà l’incontrodi preghiera e benedizione deifidanzati promosso dal Centro per lapastorale familiare in preparazionealla festa di san Valentino.

A SAN ROBERTO BELLARMINO SI PARLADI MIGRAZIONI. Domani alle 19.30 alcentro culturale di San RobertoBellarmino (via Panama, 13)l’incontro «Migrazione: fenomenoepocale». Interverranno RaimondoCagiano de Azevedo, coordinatorescientifico della cattedra Unesco:popolazione, migrazione esviluppo su«Prospettive demografiche eimmigrazione», e l’arcivescovo SilvanoTomasi, del Dicastero per il serviziodello Sviluppo umano integrale su«Comunità internazionale efenomeno migratorio».

L’ARCIVESCOVO VINCENZO PAGLIA AIGIOVEDÌ DEL LEONIANO. Proseguono gliincontri dei Giovedì del Leoniano (viaPompeo Magno, 21) organizzati dallaFamiglia Vincenziana. Alle 18.30 digiovedì 15, Vincenzo Paglia,presidente della Pontificia accademiaper la vita parlerà di: «La vocazione diseguire Gesù povero».

MONSIGNOR LONARDO PARLA DIAFFETTIVITÀ AI GIOVANI. Venerdì 16alle ore 20.45 si svolgerà il quintoincontro culturale alla parrocchia delSantissimo Nome di Maria all’AppioLatino (via Centuripe, 18). Il tema,sviluppato da monsignor AndreaLonardo – direttore dell’Ufficiodiocesano per la pastoraleuniversitaria – sarà: «Come parlare diaffettività e sessualità alle nuovegenerazioni». L’incontro avrà luogonella sala Giovanni XXIII.

PERCORSO QUARESIMALE A SANTOMMASO MORO. Il primoappuntamento di «Annuncio, Lectio,musica e carità» nella parrocchia SanTommano Moro (via dei Marrucini, 1)è in programma venerdì 16 alle 19con don Gianandrea Di Donna, cheaprirà il percorso quaresimale sul tema«Mistero pasquale e liturgia». Sabato17, alle 20, don Antonio Panfili,vicario episcopale per la vitaconsacrata, guiderà la Lectio divinacomunitaria. Seguirà la meditazionepersonale.

PAOLO RICCA E GIOVANNI ODASSORIFLETTONO SUI TESTI PAOLINI. IlGruppo romano del Segretariatoattività ecumeniche sta portandoavanti un ciclo di incontri su «Paolo ele sfide ecumeniche del nostrotempo». Domenica 18 febbraio alle16.30, appuntamento nella foresteriadel monastero delle monacheCamaldolesi (clivio dei Publicii,Aventino) per parlare di «”Unità ediversità sulle questioni etiche”. Ma tu,perché giudichi tuo fratello?».Intervengono: Paolo Ricca, teologoprotestante, già membro di Fede eCostituzione del Cec – Roma;Giovanni Odasso, teologo e biblista.Per maggiori informazioni:06.6530976

formazioneCARITAS: PACE E MONDIALITÀ,FORMAZIONE PER DOCENTI. L’Area Pacee Mondialità della Caritas di Romapromuove tre corsi di formazionerivolti ai docenti e riconosciuti dalMinistero dell’Istruzione, Università ericerca: «Corso introduttivo allagestione del conflitto» il mercoledì dal14 febbraio al 21 marzo 2018 dalle 16alle 19.30. «Incontrarsi e scontrarsi fraculture» il giovedì dal 15 febbraio al 5aprile 2018 dalle 9 alle 13. «Nuoveidentità nella società interculturale» sisvolgerà a termine dell’annoscolastico. Info: 06.69886424.

PENITENZA E PENITENZIERIA AL TEMPODEL GIANSENISMO. Prenderà il viagiovedì 15 febbraio alle 15, al Palazzodella Cancelleria (piazza dellaCancelleria, 68), alla presenza delcardinale Pietro Parolin, segretario diStato vaticano, il simposio «Penitenzae Penitenzieria al tempo delgiansenismo (secc. XVII–XVIII).Culture – Teologie – Prassi». Ilsimposio si aprirà con i saluti delcardinale Mauro Piacenza,penitenziere maggiore, e del cardinaleParolin, per poi entrare nel meritodella discussione con l’introduzione ailavori pronunciata da monsignorKrzysztof Nykiel, reggente dellaPenitenzieria apostolica.Un’attenzione specifica sarà riservata,inoltre, all’attività della Penitenzieriaapostolica e del Sant’Uffizio. Ilseminario proseguirà venerdì 16 insessione mattutina e pomeridiana. Aconcludere i lavori, nella serata divenerdì 16, sarà il cardinale Piacenza.

culturaREGINA APOSTOLORUM: ACCOGLIENZADEL CROCIFISSO DI MONSIGNOR RICCI. Il14 febbraio alle 12, al Pontificioateneo Regina Apostolorum (via degliAldobrandeschi, 190) verrà accolto eapposto nella mostra permanentesulla Sindone, il Crocifisso Sindonicorealizzato da monsignor Giulio Ricci.Il crocifisso sindonico, gemello diquello venerato nella Basilica di SantaCroce in Gerusalemme, è stato dipintopersonalmente da monsignor GiulioRicci e, pertanto è un unicum. Undocumento storico in cui si fondono,nel momento drammatico delsacrificio di Gesù, arte, scienza e fede.Monsignor Giulio Ricci, dopo 50 annidedicati allo studio ed alla preghiera,ricostruì fedelmente nel suo crocefissoquanto aveva letto sulla Sindone. Perpartecipare contattare lo 06.916891.

PRESENTAZIONE LIBRI/1: «COME IL PESCECHE STA NEL MARE» DI ANTONIETTAPOTENTE. La Libreria PaolineMultimedia International e l’UnioneInternazionale delle SuperioreGenerali organizzano un incontro –martedì 13 alle 16 (Sede Uisg piazzadi Ponte Sant’Angelo, 28) – con lateologa Antonietta Potente, a partiredal libro «Come il pesce che sta nelmare. La mistica luogo dell’incontro».Il libro, sotto forma di sei dialoghi,nasce dalla raccolta di parole e di gestidi donne e uomini incontratidall’autrice nei luoghi più preziosidella sua vita.

PRESENTAZIONI LIBRI/2: «UN MIRACOLOPER LA VITA» DI CERROTTI EBRUNAMONTI. Alla Libreria PaolineInternational (via del Mascherino,94), venerdì 16 alle 18.30, verràpresentato il libro «Un miracolo per lavita. L’ultimo dono di don OresteBenzi» di Helvia Cerrotti e MatteoBrunamonti. Oltre agli autori,interverrà don Paolo Gentili, direttoredell’Ufficio nazionale Cei per lapastoriale familiare. Il libro racconta lastoria della gravidanza di Helviasconvolta dalla minaccia di un abortoterapeutico. La bambina non nasceràsana dicevano i medici. «Nascerà sanae libera» disse invece ad Helvia donOreste Benzi. Fu così; Susanna è natasana e questo libro racconta la suastoria.

PRESENTAZIONE LIBRI/3: «PAROLE DIVITA» A CURA DI FABIO CIARDI. Inoccasione dell’uscita del volume«Chiara Lubich, parole di vita» (CittàNuova – Centro Chiara Lubich),domenica 18 febbraio, dalle 16 alle18, all’auditorium Centro congressiEuropa dell’Università Cattolica (largoFrancesco Vito, 1) ci sarà un incontrodi approfondimento e lettura di testidi Chiara Lubich. L’edizione del librocurata da Fabio Ciardi raccoglie circa350 “Parole di vita” che coprono unarco di oltre 60 anni che va dagli inizidell’esperienza evangelica dellafondatrice del Movimento dei Focolari(il primo commento è del 1943) finoal 2006. Fabio Ciardi è professoreordinario dell’Istituto di Teologia dellavita consacrata Claretianum e direttoredel Centro di studi dei MissionariOblati di Maria Immacolata.

solidarietàINIZIATIVA PER LO SRI LANKAALL’ORATORIO CARAVITA. «Living theGospel» è il titolo del concerto che ilcoro Going Gospel terrà domenica 18(ore 16.30) all’Oratorio Caravita (viadel Caravita, 7). Organizzato incollaborazione con la FondazioneMagis, l’iniziativa sarà un’occasioneper aiutare il progetto di sostegno adistanza a favore delle vedove dello SriLanka.

DONAZIONI DI SANGUE CONL’ASSOCIAZIONE AD SPEM NELLEPARROCCHIE. Domenica 18 febbraiosarà possibile donare il sangue tramitel’associaizone Ad Spem nelleparrocchie di Santa Croce a viaFlaminia (via Guido Reni, 2) e SanCleto (via Bernardino Bernardini, 55).

Fegato, chirurgiasempre più sicura

egli ultimi anni la chirurgia del fegato ha avuto unostraordinario sviluppo grazie ai progressi delle tecniche

chirurgiche e di anestesia e della gestione peri–operatoria deipazienti. Al Policlinico Gemelli viene eseguita da molti anninella Unità di chirurgia epatobiliare, centro di riferimento dirilievo nazionale per il numero di interventi eseguiti ognianno, per gli ottimi risultati e per il numero di pazienti chevi si rivolgono da altre regioni oltre che dal Lazio. Oggi possono essere operati anche pazienti che fino a nonmolti anni fa non venivano nemmeno considerati per unintervento chirurgico. Grazie a una progressivo aumento del-la precisione e della accuratezza degli interventi. Ad e-sempio, l’uso abituale della ecografia intraoperatoria per-mette di trovare noduli altrimenti non visibili, aumentan-do la radicalità dell’intervento, e di guidare la resezione,risparmiando fegato sano e riducendo i rischi di compli-canze postoperatorie. Un altro motivo di miglioramento è lo sviluppo di altre te-rapie che possono rendere operabili pazienti che inizialmentenon lo erano. Ad esempio, nei pazienti con metastasi epati-che da tumori del colon, uno dei motivi maggiori di pro-gresso è stata l’introduzione di farmaci antitumorali moltopiù efficaci: per ottenere i migliori risultati possibili è fon-damentale una stretta collaborazione tra oncologi e chirur-ghi, pratica quotidiana al Gemelli. La chirurgia del fegato è stata da sempre considerata moltorischiosa, ma oggi, se viene eseguita in centri esperti e “adalto volume”, diventa a basso rischio. Una delle complican-ze più temute, l’emorragia, è diminuita drasticamente gra-zie alle nuove tecniche: oggi la necessità di fare trasfusionidi sangue si è ridotta drasticamente, e nel nostro centro è in-feriore al 10% (in altre parole nove volte su dieci un inter-vento di resezione del fegato viene eseguito senza necessitàdi trasfusioni di sangue).Un altro recente elemento di grande progresso è stata l’in-troduzione della laparoscopia. È stato dimostrato che sipossono eseguire con sicurezza interventi di resezione delfegato in laparoscopia, tecnica meno invasiva di quella tra-dizionale, che permette ai pazienti di superare più facil-mente l’intervento e di tornare più rapidamente alle pro-prie attività. Nell’ultimo anno nel nostro centro più del 35%degli interventi di resezione epatica sono stati eseguiti inlaparoscopia, con una percentuale di trasfusioni dell’1% esenza mortalità.L’esperienza rapidamente acquisita e gli ottimi risultati ot-tenuti hanno permesso all’unità di Chirurgia epatobiliare diessere inserita tra i centri di riferimento nazionale di chirur-gia laparoscopica del fegato e di contribuire anche alla for-mazione di altri chirurghi in questo ambito. Oggi la chirur-gia del fegato può essere fatta con ottimi risultati, a condi-zione che venga eseguita in un centro esperto, come il Ge-melli, nel quale oltre alla competenza chirurgica siano di-sponibili tutte le figure professionali e l’esperienza per af-frontarla nel migliore dei modi e per poter offrire al pazien-te il miglior trattamento.

Felice Giuliante,direttore chirurgia generale ed epatobiliare

N

Obiettivo Salutea cura del Policlinico Gemelli

Equilibrio Festivaldedicato alla Francia

al 13 al 25 febbraiotorna, negli spazi del-

l’Auditorium Parco dellaMusica, Equilibrio Festival,l’appuntamento annualecon la danza contempora-nea. Protagonista dell’edi-zione 2018 sarà la Francia.Presenti, tra gli altri, Ma-guy Marin (martedì 13); ilBallet de l’Opéra di Nizza(giovedì 15); il gruppo Sy-stème Castafiore (il 17 e il18); Hervé Koubi (il 21).

D

arte

v2000 e InBlu Radiocompiono 20 anni. Era il1998 quando la

Conferenza episcopale italianadiede vita alla prima messa inonda delle due emittenti. OggiTv2000, nella fascia dellamattina, è la nona retenazionale mentre InBlu Radioè un network che raggruppa uncentinaio di emittenti chediffondono il segnale in tuttaItalia. «Grazie al lavoro di unasquadra giovane e affiatata –sottolinea il direttore di rete,Paolo Ruffini – quel che ventianni fa poteva sembrare aqualcuno una scommessaazzardata, oggi è una realtà. Èuna alternativa di senso. È unatv che non ha perso lamemoria, ma non ha paura dimisurarsi con il proprio tempo.

È una comunità di radio. È unagalassia social. È un’offertamultimediale di qualità in ununiverso spesso senza qualità».Dal 9 febbraio 1998 al 13settembre 2009 fu “Sat2000”,in riferimento al fatto chetrasmetteva solo via satellite(anche se alcuni programmierano visibili in analogicograzie a degli accordi conemittenti locali). Nel giugnodel 2009 un graduale restylingal canale, terminato tre mesidopo con la ridenominazione.Tv2000 solo nell’ultimo anno èstata vista in streaming da oltre33 milioni di utenti unici,registrando 88 milioni divisualizzazioni su YouTube.Sono invece 255 mila i fan suFacebook e oltre 30 mila ifollower su Twitter.

T

I vent’anni di Tv2000 e InBluRuffini: alternativa di senso

MARTEDÌ 13Dalle ore 8.30 riceve isacerdoti.Alle ore 16.30 incontra lacomunità e celebra la Messaal Collegio diocesanoRedemptoris Mater.

MERCOLEDÌ 14Alle ore 8, nella basilica diSan Giovanni in Laterano,presiede la Messa conl’imposizione delle ceneri peril personale del Vicariatoall’inizio della Quaresima.

GIOVEDÌ 15Alle ore 9.30, nella basilica diSan Giovanni in Laterano,

partecipa all’incontro delclero di Roma con il SantoPadre.

SABATO 17Alle ore 16, nella basilica diSan Giovanni in Laterano,celebra la Messa perl’elezione dei catecumeni.

DOMENICA 18Alle ore 18 celebra la Messanella parrocchia di SantaMaria dell’Orazione.

Da oggi partecipa agli Esercizispirituali per la CuriaRomana del Santo PadreFrancesco.

L’AGENDADEL VICARIO

cinema «Io una volta abitavo qui», lo stile tagliente dei racconti di Jean RhysUna serataper Palatucci

abato 17, alle 20.30, lachiesa di Sant’Ignazio di

Loyola (piazza Sant’Ignazio)ospiterà una iniziativa in o-nore del servo di Dio Gio-vanni Palatucci, Questore diFiume che salvò la vita amolti ebrei durante la se-conda guerra mondiale,morto a Dachau nel 1945 einsignito del titolo di “Giu-sto tra le nazioni”. Verrà e-seguito l’inno a lui dedicato,“Due volte eroe”, compostoda Florence Astaire, Paolo Vi-sentin e padre Vitale Savio,gesuita, rettore della chiesa.Prevista la partecipazionedel Coro dell’Accademia Fi-larmonica Romana direttoda monsignor Colino.

S er capire cosa siastato ilcolonialismo

europeo nell’epocamoderna e qualiprofonde conseguenzeabbia prodotto nellacoscienza occidentale,dopo aver letto imanuali storici eriflettuto sui numerosisaggi composti al

riguardo, dovremmo tornare ai romanziscritti sull’argomento: ad esempio quelli diJean Rhys (nella foto), nata nel 1890 inDominica, nell’arcipelago caraibico, damadre creola e padre gallese, e morta inInghilterra nel 1979. Fra matrimoni falliti,alcolismo e solitudine, la Rhys ebbe una vitainquieta e avventurosa, come se non fossemai riuscita a dare un senso pieno alla suainesausta ricerca di verità: in quanto figlia

dei dominatori, in quanto donna, in quantoscrittrice. Il successo arrivò solo in tarda etàcol Grande mare dei sargassi (1966), cheriprende il tema chiave dell’orfanità edell’abbandono presente in Jane Eyre,capolavoro di Charlotte Brontë,collocandolo sullo sfondo dello schiavismoottocentesco in Giamaica; ma non le diedesoddisfazione, anzi parve esacerbare certetensioni emotive senza farla uscire daldorato isolamento nella campagna delDevon: una condizione conquistata convera cocciutaggine che l’accompagnò sino altermine dei suoi giorni. Jean Rhys, tanto eraconfusa e inquieta nella vita, tanto simostrò perspicace nello stile che, sullapagina, risulta tagliente e affilato, come se isilenzi contassero più delle parole e il nondetto dimostrasse di essere assai piùsignificativo di quanto dichiarato. Lodimostrano i racconti compresi in Io unavolta abitavo qui (Adephi, pp. 157, 16 euro,

traduzioni di Marisa Caramella e LauraNoulian), frutto di una scelta antologica daprecedenti raccolte, una addirittura del1927, un’altra del 1968, l’ultima targata1976. Incontri sbagliati, educazioni bigotte,bilanci pieni di rimpianti, amarezzemetropolitane. La voce, in prima o in terzapersona, sembra dettare la storia da dietroun muro, come se il soggetto fosse azzerato.Trionfano i dialoghi spesso vani einconcludenti. Spiccano i testi ambientatinei Caraibi nei quali si coglie lo scartoinsostenibile fra i nativi e i loroconquistatori: non a caso chi fra i bianchiavesse deciso di varcare la soglia divisoria fragli uni e gli altri era quasi sempre destinatoa fare una brutta fine, considerato pazzo,eccentrico, visionario. La scrittrice nonesprime un giudizio esplicito, lascia semmaial lettore il compito di elaborarlo: quanto alei, basta apprezzare l’eleganza della formain cui si esprime per comprendere da quale

parte stava. Resta nella memoria il trattoquasi chirurgico della sua prosa che,specialmente quando viene chiamata arappresentare un sentimento nostalgico,reclina su se stessa in una specie di pudoredistintivo. Così accade nel breve raccontofinale da cui prende il titolo l’intera raccolta:la protagonista torna dopo chissà quantianni nella sua vecchia casa dove forse ècresciuta da piccola. Ci sono due bambiniimpegnati a giocare davanti alla porta. Lei lichiama ma loro non rispondono. Perfinoquando si avvicina quasi a toccarli, dannol’impressione di stare pensando ad altro.Come se non la vedessero. Il maschio dicealla femmina, forse la sorella: «Andiamodentro». E scappano via. L’anziana visitatricepresagisce così la propria morte: «Le bracciale ricaddero lungo i fianchi e li guardòcorrere sull’erba verso la casa. Quella fu laprima volta che capì».

Eraldo Affinati

P

4 Domenica11 febbraio 2018