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notizie Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento Postale 70% - LO-MI SINDACATO n Periodico del Sindacato Nazionale dei Funzionari e delle Alte Professionalità del Settore Assicurativo Italiano Vito Manduca EDITORIALE 2017 ANNO NERO PER IL LAVORO Stefano Ponzoni LE SFIDE DEL NOSTRO SINDACATO MONDO SNFIA e dintorni Saverio Murro L'ORGOGLIO RITROVATO PARI&IMPARI Federica Parelli LA DIFFERENZA SIA UN VALORE! Anno XXII N. 84 Trimestre 2017 A COLLOQUIO CON FRANCESCO OCCHETTA REDATTORE DI CIVILTÀ CATTOLICA A COLLOQUIO CON FRANCESCO OCCHETTA REDATTORE DI CIVILTÀ CATTOLICA IL FUTURO DEL LAVORO E IL RUOLO DEL SINDACATO

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nnPeriodico del Sindacato Nazionaledei Funzionari e delle Alte Professionalitàdel Settore Assicurativo Italiano

Vito ManducaEDITORIALE 2017 ANNO NERO PER IL LAVORO

Stefano PonzoniLE SFIDE DEL NOSTRO SINDACATO

MONDO SNFIA e dintorniSaverio MurroL'ORGOGLIO RITROVATO

PARI&IMPARIFederica ParelliLA DIFFERENZA SIA UN VALORE!

Anno XXIIN. 844°Trimestre2017

A COLLOQUIO CON FRANCESCO OCCHETTA REDATTORE DI CIVILTÀ CATTOLICAA COLLOQUIO CON FRANCESCO OCCHETTA REDATTORE DI CIVILTÀ CATTOLICA

IL FUTURO DEL LAVOROE IL RUOLO DEL SINDACATO

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Anno XXII – N. 84Quarto trimestre 2017

Direttore ResponsabileSaverio Murro

Redattore CapoVito Manduca

Hanno collaborato a questo numero:Massimiliano Cannata, Rino Caputo,Angelo D’Ascenzi, Giulio Gaidolfi,Andrea Grimaldi, Emilio Intonazzo,Cristiano Longo, Angelo Misino,Saverio Murro, Francesco Occhetta,Federica Parelli, Stefano Ponzoni,Giulio Putti

Direzione e RedazioneVia De Amicis, 3320123 MilanoTel. 02.8324.1464 – fax 02.8324.1472

Uffici di RomaCorso Vittorio Emanuele II, 28700186 RomaTel. 06.31070045 – Fax 06.89013114e –mail: [email protected]

Tipografia e stampaGrafica Metelliana S.p.A.Via Sibelluccia, Area P.I.P.84085 Mercato S. Severino (SA)

Aut. Tribunale di Milano in data 20/09/1996 al n. 591Iscritto nel Registro degli OperatoriDi Comunicazione (R.O.C.) al n. 18595Distribuzione Gratuita

AssociatoUnione StampaPeriodica Italiana

Associato Union Network International

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Editoriale

Reportage del ConsiglioDirettivo NazionaleDA PALERMO: VINTE LE TURBOLENZEDELL’ATTERRAGGIO, SI DECOLLASICURI VERSO LE SFIDE DEI NUOVIORIZZONTI

Voci dal Consiglio Direttivo Nazionale LE SFIDE DEL NOSTRO SINDACATO

di Vito Manduca

di Vito Manduca

di Angelo Misino

di Stefano Ponzoni

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Sfogliando

recensione di Rino Caputo

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Primo Piano10A colloquio con Francesco OcchettaRedattore di Civiltà CattolicaIL FUTURO DEL LAVOROE IL RUOLO DEL SINDACATOdi Massimiliano Cannata

Porte aperteai contributi esterni

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PER UN SINDACATO DELLE ALTEPROFESSIONALITÀ DEL CREDITOE DELLE ASSICURAZIONI

DIZIONARIETTO PER BAMBINI CHEVOGLIONO CRESCERE E ADULTIIN CERCA DI IDENTITÀ

di Federica Parelli

Pari & impari21LA DIFFERENZA SIA UN VALORE!

di Giulio Gaidolfi

Attivi oltre18INFO E RIFLESSIONI

e dintorni

Mondo

I

II

IL RITROVATO ORGOGLIOdi Saverio Murro

AL VIA IL PROGETTO ROMAdi Angelo D’Ascenzi, Andrea Grimaldi,Cristiano Longo

V IL RUOLO DEI COORDINATORINELLA DINAMICA DI UN MERCATODEL LAVORO IN TRASFORMAZIONEdi Giulio Putti, Emilio Intonazzo

notiziennPeriodico del Sindacato Nazionaledei Funzionarie delle Alte Professionalitàdel Settore Assicurativo Italiano

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Se interrogassimo lestatistiche, verosimilmenterileveremmo che proprio in prossimità delle feste, maggiormente sentite dallefamiglie, si scatenano le peggiori pulsioni delmondo imprenditoriale che spingono versol’involuzione.

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Editoriale

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el Nuovo Orizzonte intrapreso alla fine dell’anno 2017 avremmo volutoregistrare anche per il mondo del lavoro un dulcis in fundo in perfettaarmonia con il clima natalizio. Ci speravamo ed eravamo, forti anche deiripetuti richiami di Papa Francesco alle imprese, ai Sindacati e alla politi-ca, pronti ad accogliere nelle varie rubriche contributi interni ed esterniche narrassero di un cambiamento positivo di clima e di una ripresa gra-

duale di una rinnovata cultura del rispetto del lavoro e, soprattutto, delle personesu cui si “fonda” la nostra repubblica democratica.Abbiamo dovuto, nostro malgrado, ridefinire la linea, assaporando, in luogo del dul-cis, l’amaro intenso sia sul versante della sicurezza sia su quello più in generale deidiritti.Se interrogassimo le statistiche, verosimilmente rileveremmo che proprio in prossi-mità delle feste, maggiormente sentite dalle famiglie, si scatenano le peggiori pul-sioni del mondo imprenditoriale che spingono verso l’involuzione.Dunque, ancora un anno nero il 2017, l’ennesimo da inizio millennio per i diritti dellavoro, per il benessere e per la sicurezza dei lavoratori, nonostante gli sbandieratiproclami di ripresa della sicurezza, dell’occupazione e dei consumi…La coda dell’anno che abbiamo lasciato alle spalle ha registrato un’impennata deidrammi da infortunio e degli attacchi, in alcuni casi davvero senza precedenti, ai dirittiche, secondo certa retorica politica, almeno in Italia non si dovrebbero mai verificare.“Mai più!” si ripete ormai da decenni a ogni evento tragico. I leader maggiormentepresenzialisti nelle televisioni e sui social fanno a gara per intonare il loro grido didolore e lo sdegno per “tragiche fatalità”, non degne di paesi civili. Spenti i riflet-tori sulla ribalta degli eventi, blande o nulle sono le iniziative concrete volte a pre-venire. Quanto alle attribuzioni delle responsabilità, complice un sistema giudiziarioin perenne affanno, lo scorrere del tempo finirà per garantire impunità parziale ototale, rendendo ancora più amaro e beffardo l’incidente che, invece, si ripeteràancora e ancora e più intollerabile renderà il dolore delle vittime, dei sopravvissuti,dei parenti del passato e del presente.Ai primi di dicembre la triste cronaca degli incidenti mortali, invalidanti o, comun-que, traumatici sul lavoro ha registrato ancora una volta morti e feriti in accadimen-ti gravi e ravvicinati. Ben tre nel solo giro di ventiquattro ore!Se la ricercata sicurezza (troppo spesso sbandierata) sui luoghi di lavoro sta divenendocome l’Araba Fenice, certo non va meglio alla gestione dei diritti nei rapporti di lavoro,ormai assolutamente e spudoratamente sbilanciati a favore delle imprese.Nello stesso periodo abbiamo assistito all’esplodere sia della questione licenziamen-ti, probabilmente alcuni legittimi in punta di diritto, ma assolutamente incompren-sibili sul piano delle corrette relazioni industriali e ancora indiscutibilmente censu-rabili sul piano umano (non abuso deliberatamente del termine “ingiusti” per noncadere nella trappola della legittimità formale), sia degli attacchi senza precedentiai diritti e alle libertà sindacali. Nei numeri successivi ritorneremo sugli argomentiper approfondirli. Per ora dobbiamo registrare che, sarà certo una coincidenza, sempre sul finiredell’anno, il secondo gruppo assicurativo italiano, l’Unipol, ha riservato ai propridipendenti come regalo natalizio il deterioramento progressivo delle relazioni indu-striali.

Quel che ancora più fa riflettere è che le sommesse voci delSindacato non sono neppure intercettate dai nuovi lavoratori,quelli di fine secolo, i Millennials…

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Editoriale

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Su tali materie sembra essere venuto meno il ruolo dellapolitica e dei partiti, al punto che poco o nulla si rinvienesull’argomento perfino nei fumosi programmi elettoraliper le elezioni politiche 2018.

Non rimane dunque che l’azione sindacale. Ma anche que-sta, purtroppo, registra da tempo una fase in cui, almenoi Sindacati di massa, ovvero la maggiore forza organizzata,appaiono timidi se non smarriti. Le voci che si levano dalleloro file suonano spesso come rituali che poco incidono siasui datori di lavoro sia sul legislatore che ormai sembra,quest’ultimo, aver sposato da tempo le ragioni non dei piùbensì dei più forti economicamente.Quel che ancora più fa riflettere è che le sommesse vocidel Sindacato non sono neppure intercettate dai nuovilavoratori, quelli di fine secolo, i Millennials, fosse almenocome semplice conforto; quelli di ultima generazione nonsembrano da tempo attratti dalla prospettiva della prote-sta collettiva, unica arma democratica vincente neltempo.Peraltro, lo stesso legislatore, non sentendosi più pressatocome negli anni Settanta dalle stesse grandi organizzazionisindacali, sta ancora vagheggiando, con il neppure tantovelato assenso delle grandi organizzazioni, una legge sullarappresentanza che limiti, se non annulli, l’azione deiSindacati minori, di base o di categoria, che, al contrario,dovrebbero essere visti proprio come motore di progressoe di maggiore focalizzazione dei bisogni specifici dei set-tori merceologici o dei gruppi rappresentati in modo,direi, specialistico e chirurgico. La democrazia e la civiltà dei diritti si nutrono e progredi-scono spesso proprio sotto la spinta delle minoranze,senza le quali si passerebbe da un dominio a un altro in cuiil prezzo maggiore rimarrebbe in capo ai più deboli, nel-l’indifferenza e nel silenzio.

Una voce che almeno alimenta la speranza.È la voce di Papa Francesco che, ormai nonpiù in modo occasionale, ammonisce i datoridi lavoro, sprona e incoraggia le stesseorganizzazioni sindacali e, spesso, bacchetta la politica.

La novità di periodo è l’affermarsi di un’inedita cultura didifesa dei diritti del lavoro, tradizionalmente materia deiSindacati e, in parte, dei partiti progressisti. Una voce chealmeno alimenta la speranza. È la voce di Papa Francescoche, ormai non più in modo occasionale, ammonisce i

datori di lavoro, sprona e incoraggia le stesse organizza-zioni sindacali e, spesso, bacchetta la politica.SNFIA, fin dall’affermarsi della nuova leadership e più insi-stentemente dal CDN di Palermo, ha impresso un’accelera-zione all’azione sindacale volta a privilegiare i temi delladignità del lavoro che passa anche, se non soprattutto, dallacultura del rispetto della persona/lavoratore/lavoratrice, apartire dall’attenzione alla sicurezza in senso lato, fattorefondamentale di benessere: sicurezza fisica possibile solo conil rispetto delle norme da parte dei datori di lavoro e con laricerca costante della prevenzione e della protezione sui luo-ghi di lavoro; sicurezza psichica, potendo operare nell’ambi-to di un rapporto di lavoro con pari dignità senza la minacciacostante del mobbing e dell’emarginazione in ufficio o in fab-brica; sicurezza sociale, senza il timore del licenziamentoormai sempre dietro l’angolo in seguito al Jobs Act; sicurezzaprofessionale di poter evolvere in competenze e responsabi-lità senza la mannaia dei demansionamenti e con le opportu-nità possibili con piani formativi aziendali a tutto tondo, nonsolo e non tanto per arricchire le competenze ma soprattuttoper non essere tagliati fuori dalla tecnologia digitale.Sicurezza, infine, derivante dal fatto di operare in un mondodove non contino la raccomandazione, o la sola competenza,e dove la differenza di genere sia un valore e non una discri-minante negativa per un sesso o per l’altro.

Tra le iniziative di quest’anno, SNFIA ha voluto realizzareun calendario dando risalto a questi temi in modo che tutticoloro che lo riceveranno, lavoratori e manager, potrannotenere a mente gli argomenti sul proprio tavolo di lavoroper i 365 giorni dell’anno che verrà e, volendo, impegnarsiper quanto di propria competenza.In questo numero la redazione, raccogliendo quei contri-buti interni ed esterni, se pure ciascuno dalla propria pro-spettiva, ha inteso perseguire l’obiettivo di renderemigliore la vita degli uomini e delle donne; vita passataper la maggior parte al lavoro.Così come nella rubrica PRIMO PIANO sono accolti i contributinon targati SNFIA, nella rubrica PORTE APERTE AGLI ESTERNI tro-veranno ospitalità pareri vari e diversificati, senza chequesto voglia significare condivisione supina di tutto quan-to si afferma. Ma certamente ospitalità, in nome della plu-ralità e del salutare confronto.Gli argomenti saranno di comune interesse, ma gli obietti-vi e le modalità di approccio non sempre saranno coinci-denti. Ciononostante, ospitarli sulle nostre pagine non puòche giovare ai lavoratori tutti e ancora di più ai nostri rap-presentati: Alte Professionalità tecniche e direttive.

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Editoriale

Non v’è dubbio che quando si registri condivisione, comenell’intervista a padre Francesco Occhetta, aumentano lasoddisfazione e l’utilità del messaggio. L’intervista si inserisce nel contesto più ampio dei ripetutirichiami del Papa che, con il suo insistere, con maggioreintensità e frequenza sul finire del 2017, sul rispetto deilavoratori in quanto persone umane e non semplici voci dibilancio, ha finito per “attrarre” di più la nostra attenzio-ne già elevata fino a cercare un contatto per socializzareun pensiero già condiviso e diffuso separatamente da sedidiverse. Tali argomenti, infatti, oltre a essere il pane quo-tidiano di SNFIA, sono stati fortemente trattati nel corsodel Consiglio Direttivo Nazionale di Palermo nei giorni7/8/9 novembre (ne diamo conto nelle pagine successivein particolare nell’intervento del neo Vicesegretario

Generale Stefano Ponzoni). Sentirli, nei giorni immediata-mente successivi, declinare dalla voce più autorevole inquesto momento esistente sul pianeta ci ha sospinti alcontatto con Civiltà Cattolica, ottenendo l’onore e il pri-vilegio di confrontarci di persona con il suo Redattore:padre Francesco Occhetta.Ricordando, a chi se ne fosse scordato o a chi se ne fosseallontanato, che il termine “Sindacato” viene dal grecosyn-dike e che il suo significato è “giustizia insieme”, pos-siamo affermare che non sarebbe poi tanto peregrino defi-nire simpaticamente Papa Francesco il Sindacalista delpianeta!

Vito ManducaRedattore Capo

IL FUTURO CI INTERESSA PERCHÉ È IL LUOGODOVE PASSEREMO IL RESTO DELLA NOSTRA VITA

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Voci dal Consiglio Direttivo Nazionale

“Una delle più complesseprofessioni al mondo, quella dell'assicuratore,sta per essere rimpiazzata da un selfie”così ha esordito il Financial Times…

LE SFIDE DEL NOSTRO SINDACATOdalla Rappresentanza al Contratto Unico Finance

nella trasformazione del digitale e dell’Intelligenza Artificiale

li argomenti che andrò a trat-tare rappresentano il contestoche il nostro Sindacato si tro-verà ad affrontare nel prossi-mo futuro. In base agli svilup-pi che si verificheranno e allerisposte che daremo, si deci-derà la strada del nostro

nuovo percorso che in parte abbiamo giàintrapreso durante l’ultimo Consiglio.Percorso che troverà poi il suo apice nelfuturo, ormai prossimo,Congresso dove si andràa delineare lo SNFIA deiprossimi anni. Le aree cheandremo ad analizzareriguarderanno alcuni tipi-ci temi oggi in discussionenel Sistema Italia, comela Rappresentanza e ilContratto Unico dell’areaFinance; per poi fare unabreve analisi delle modifi-che di contesto che lenuove tecnologie porte-ranno al mondo del lavoroin generale e, in particolare, al settoreassicurativo.

Il Contratto Unico Finance

Le tematiche relative al ContrattoUnico Finance, connesse con le recentiprese di posizione anche del nostroSindacato, sono state illustrate ampia-mente durante l’intervento delSegretario Generale, Roberto Casalino,e sono riassumibili in questi pochi masignificativi punti:

• ANIA cercherà di fare resistenza,infatti ha già ufficialmente dichiara-to, durante un incontro con le OO.SS.,che il tema Finance non è all’ordinedel giorno;

• ABI vede positivamente questa even-tualità;

• per i Gruppi Assicurativi (Generali,Allianz, UnipolSai) in generale l’inte-resse è quello di mantenere la specifi-cità di ANIA. Nel contesto di ABI il loro

peso specifico verrebberidimensionato, viste ledimensioni dei GruppiBancari;• ai Gruppi Bancari con-verrebbe avere tutto nel-l’unico comparto contrat-tuale di ABI. Vedi il GruppoIntesa che ha invocatol’art.2 del CCNL;• i Sindacati confedera-li, CGIL, CISL e UIL, pur condiverse sfumature, vedonola componente assicurativaschierata per il manteni-

mento delle specificità di ANIA;• i Sindacati autonomi, FNA e SNFIA,

sono apertamente contrari e decisi afare tutto quanto nelle loro possibilitàper mantenere l’autonomia del setto-re assicurativo rispetto a quello ban-cario.

La Rappresentanza sindacale

Su questo argomento si potrebbe aprireun ampio dibattito in quanto è un temache sta diventando sempre più attuale

di Stefano Ponzoni Vicesegretario Generale SNFIA

Stefano PonzoniVicesegretario Generale

SNFIA

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ed è molto probabile che nel corso dei prossimi anni ver-ranno apportate delle modifiche al nostro ordinamentogiuridico.Non mi dilungo a descrivere le varie proposte di leggeavanzate sull’argomento. L’unico aspetto da evidenziare èla soglia che sembra essere stata individuata: dall’analisidelle varie proposte detta soglia è quella del 5% dei dipen-denti iscritti al Sindacato del comparto lavorativo. SNFIAsupera ampiamente questa soglia, considerando il soloambito delle società che applicano il CCNL di ANIA.Ricordiamoci però che la rappresentanza di un’organizza-zione non va a impattare solo nella sua legittimità contrat-tuale, ma definisce anche l’autorevolezza al tavolo delletrattative. Un Sindacato minoritario al tavolo delle tratta-tive non potrà mai far prevalere da solo le proprie tesi,perché la forza dipende sempre anche dal peso della suarappresentanza.

Il mondo del lavoro che cambia: Il digitale el’Intelligenza Artificiale

La rivoluzione digitale ha già iniziato a trasformare moltemansioni lavorative. Stiamo assistendo a un processo cheè solo all’inizio: l'apprendimento automatico o IntelligenzaArtificiale, cioè l’uso di architetture tecnologiche in gradodi dedurre informazioni dai dati man mano inseriti, impa-rando dagli stessi, e applicando quanto già acquisito nelleelaborazioni successive. Tutto questo determina una verae propria nuova Rivoluzione Industriale, destinata a tra-sformare profondamente il mondo del lavoro nei prossimianni e, come in tutte le rivoluzioni, comporterà grandiopportunità e, nello stesso tempo, grandi rischi.Queste nuove tecnologie stanno già trasformando moltisettori, dall'agricoltura alla medicina, dalla produzionealla vendita, dalla finanza ai trasporti andando a ridefinirela natura stessa del lavoro.

Il fatto che i computer stiano diventandocapaci di fare diagnosi mediche nonsignifica che la categoria dei mediciscomparirà. Forse potrebbe significare cheavremo medici migliori…

Assisteremo alla trasformazione di milioni di posti di lavo-ro; molti saranno eliminati, ne verranno creati di nuovi, emolti di più ancora saranno trasformati.Si andranno a porre degli interrogativi, oltre che sul pianodei possibili impatti sociali, in termini di occupazione,anche su quello di un potenziale aumento della disparitàtra le diverse fasce della popolazione.

Le ricerche suggeriscono che la forza lavoro dovrà esseresempre più flessibile nell'adattarsi alle nuove tecnologie. La crescente automazione ha già determinato forti trasfor-mazioni sulle attività; i dipendenti hanno iniziato a svolge-re compiti sempre più complessi e meno routinari. Molte di queste future trasformazioni potrebbero ancheessere positive. Se, ad esempio, nel campo medico, i siste-mi automatizzati iniziassero a produrre diagnosi medichedi routine, cosa peraltro che già avviene in sistemi speri-mentali, lascerebbero più tempo libero ai medici, chepotrebbero così dedicarsi a interagire con i pazienti e alavorare su casi complessi. Il fatto che i computer stianodiventando capaci di fare diagnosi mediche non significache la categoria dei medici scomparirà. Forse potrebbesignificare che avremo medici migliori.Torniamo però a discutere del settore assicurativo.“Una delle più complesse professioni al mondo, quella del-l'assicuratore, sta per essere rimpiazzata da un selfie” cosìha esordito il Financial Times in un suo recente articolo,nel quale prende in esame l'impatto ormai imminente, esenza scampo, che le tecnologie basate sull'IntelligenzaArtificiale (AI) avranno anche nel settore assicurativo.“L'intelligenza artificiale fornisce nuove opportunità all'in-dustria assicurativa per migliorare il suo funzionamento —spiega FT — ma ci sono anche dei pericoli, e non solo peri broker e agenti che potrebbero essere sostituiti da algo-ritmi sempre più potenti. A lungo andare, la sfida più gran-de è che le macchine potrebbero minare l'industria stessadando ai clienti strumenti migliori per decidere se l'assicu-razione è davvero necessaria”.

L’Istituto di ricerca Nomura prevede che la metà dei lavoratori in Giappone potrà essere sostituita da robot entro il 2035

L'analisi dei dati non è nulla di nuovo nell'assicurazione, lenostre realtà si fondano sull'utilizzo di statistiche per valu-tare il rischio. Ma l'Intelligenza Artificiale espande la quan-tità di dati che possono essere analizzati in maniera espo-nenziale e il modo in cui il dato può essere utilizzato.Le autovetture a guida automatica porteranno un enormecambiamento nel settore, rimuovendo l'errore umano eabbattendo così il numero di incidenti. Una recente ricer-ca ha stimato che i veicoli senza conducente potrannoavere successo tale da ridurre sia gli incidenti sia i premiassicurativi; nel Regno Unito scenderanno così del 63%.È di poco tempo fa la notizia che la Fukoku Mutual LifeInsurance è stata la prima assicurazione al mondo adavere “pubblicamente” licenziato 34 dipendenti per sosti-tuirli con un software di Intelligenza Artificiale.

Voci dal Consiglio Direttivo Nazionale

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Il sistema operativo della Fukoku non è stato creato daqualche oscura startup di Silicon Valley, ma dall’IBM.L’Istituto di ricerca Nomura prevede che la metà dei lavo-ratori in Giappone potrà essere sostituita da robot entro il2035.Già oggi alcune startup hanno capito l’ampio margine d’in-tervento disponibile nel settore assicurativo e hannocominciato a sviluppare progetti ad hoc:• Safer (www.f6s.com/spixii) è un assistente digitale in

grado di aiutare il consumatore nell’identificare i rischie nel fornirgli le relative informazioni;

• Tractable (www.tractable.ai) nel campo dei sinistri.Tramite l’apprendimento artificiale da parte dei compu-ter questa applicazione è in grado di analizzare le foto-grafie dei sinistri per calcolare i costi di riparazione,indipendentemente dalla qualità dell’immagine, dal-l’angolazione e dal modello del veicolo.

Non bisogna però commettere l’errore di credere chetutto possa essere risolto da un computer. Dietro ognibuona idea c’è sempre un uomo in grado di dirigere, cor-reggere e indirizzare i pensieri dei cervelli digitali.Secondo molti studiosi lo sviluppo dei sistemi aIntelligenza Artificiale non mira solamente a creare deisostituti a tutto tondo delle persone, bensì a realizzare unsupporto che sia in grado di sgravare gli operatori umanida una serie di compiti ripetitivi, semplici e, in sostanza,assai poco gratificanti. Sicuramente questi nuovi strumenti troveranno ampio uti-lizzo nell’analisi preliminare e nella conoscenza del clien-te. Pensiamo al processo di costruzione del profilo delcliente e al monitoraggio delle sue abitudini e preferenzefinalizzato a delineare le caratteristiche che individuanouno specifico utente. Ricordiamoci che già oggi il vero patrimonio delle maggioriaziende mondiali come Google o Facebook consiste nellaquantità di informazioni che raccolgono e possiedono.Sarà così possibile costruire campagne di marketing spe-cifiche per ogni singolo cliente andando a individuare ciòche potrebbe interessargli di più, con quali modalità, inquali fasce orarie. Nel mondo iper-connesso di oggi, i dati inconsapevolmentegenerati dagli utenti sono considerati dalle aziende comela fonte della nuova ricchezza. Alcune attività che saranno maggiormente coinvolte:− Vendite− Sistemi intelligenti per la sottoscrizione− Manutenzione portafoglio

− Valutazione dei danni e reclami.Per fare un esempio: gli assuntori lavoreranno sempre dipiù a fianco di sistemi intelligenti che, con grandi capacitàdi apprendimento e dotati di funzionalità di sottoscrizio-ne, li aiuteranno a costruire una classificazione intelligen-te e il livello di rischio. L’addetto alla valutazione deirischi sarà così supportato dagli strumenti di IntelligenzaArtificiale nel processo decisionale.Un altro esempio può riguardare il campo dei sinistri. Al rice-vimento dell’apertura della pratica di un sinistro il sistemapotrà eseguire l’elaborazione delle immagini per capirel’entità del danno e potrà già essere in grado, quindi, diesaminare direttamente i documenti ricevuti e fare un cal-colo di quello che sono i danni e i risarcimenti dovuti.

Conclusioni

Visti gli scenari che ho cercato di illustrare, dobbiamo perònon rassegnarci a una mera presa d’atto del cambiamento.Dobbiamo essere attori attivi per far sì che si riesca a met-tere al centro l’uomo e le sue esigenze, considerando tuttigli interessi in campo: da quelli degli azionisti, a quelli dellaclientela, a quelli dei collaboratori dipendenti e che si con-sideri la valorizzazione del personale in carne e ossa, comepremessa e vincolo del successo delle strategie aziendali edello sviluppo qualificato di tutto il settore assicurativo.

La nostra sfida

Queste sono le sfide che dovremo affrontare nei prossimianni.Resto però sempre convinto che questa sfida la vinceremosolo se saremo capaci di mantenere un rapporto di vicinan-za verso i colleghi che rappresentiamo e che continuano amanifestarci la loro fiducia. L’esempio virtuoso che ho vissuto in Cattolica ci porta inevidenza che l’impegno, la serietà e il tempo che si dedi-cano ai colleghi alla fine sono sempre ripagati. In un periodo in cui i Sindacati hanno perso, e stanno semprepiù perdendo, credibilità, in Cattolica, e cioè nel quintogruppo assicurativo italiano, e pertanto non più una piccolarealtà, siamo riusciti, in poco più di dieci anni, a passare daun Sindacato marginale (gli iscritti SNFIA erano quattroquando con alcuni amici siamo ripartiti) a essere la secondasigla sindacale del Gruppo e ad avere una rappresentativitàche conta più del 10% di iscritti tra i nostri dipendenti.

Voci dal Consiglio Direttivo Nazionale

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Reportage del Consiglio Direttivo

Consiglio Direttivo NazionalePalermo 7-8-9 Novembre 2017

Vinte le turbolenze dell’atterraggio,si decolla sicuri verso le sfide dei Nuovi Orizzonti

e è vero che le avversità con-solidano la coesione fra soda-li mossi da analoghi senti-menti per obiettivi comuni,ancora prima dell’inizio deilavori del Consiglio DirettivoNazionale di SNFIA, che si èriunito a Palermo nelle gior-

nate del 7, 8 e 9 novembre 2017, i consi-glieri convenuti, tutti o quasi, hannodovuto fare i conti con le turbolenze involo sopra la Sicilia.Lo scalo di PuntaRaisi è tristementenoto per gli atter-raggi problematici,per usare un eufe-mismo. Eppurenella giornata del 7di novembre il cielosi presentava parti-colarmente terso,maculato solo daqualche nembobianco e, in basso, ilmare non sembravapart icolarmenteburrascoso. A metàpercorso, tra Roma e Palermo, nullalasciava intravedere pericoli. Sicuramentenon sull’aereo su cui volavano i consiglieriromani e parte di coloro che, provenientidal Nord, avevano fatto scalo nellaCapitale.Se non fosse stato per l’annuncio tranquil-lo del pilota in fase di decollo, a

Fiumicino, con cui si segnalava la possibi-lità di turbolenze, nessuno avrebbe fattocaso alle condizioni meteo avverse.L’aereo si apprestava regolarmente alladiscesa verso Punta Raisi nei tempi previsticon il puntuale annuncio che, da lì a treminuti, il velivolo avrebbe toccato terrasenza problemi. Con i consiglieri sedutivicini, si rifletteva sull’esito delle elezioniregionali, in particolare della Sicilia, ele-zioni che, pur avendo consegnato ai sicilia-

ni un risultatocerto, di fattor e g i s t r a v a n oancora una scon-fitta della politi-ca “Alta”. L’autonomia el’indipendenzadai partiti di cuiSNFIA è orgoglio-so lasciavano aciascuno di noi,nel proprio inti-mo, la gestionedei sentimenti disoddisfazione odel suo contrario

per l’esito, secondo l’appartenenza o lasimpatia individuale verso gli schieramen-ti. Ma tutti non potevamo non essere pre-occupati, e certamente meditabondi, suirischi connessi al “successo” crescente eschiacciante del vero partito, uscito vitto-rioso scompigliando tutti gli altri: l’asten-sionismo.

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di Vito Manduca

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Intanto i passeggeri si disponevano bene sulle poltrone conle cinture allacciate in attesa dell’impatto al suolo che siimmaginava morbido.Questione, direi, di secondi e il velivolo anziché toccare ilsuolo riprendeva inspiegabilmente la risalita allontanan-dosi dalla terraferma e sorvolando di nuovo le acque.Stavolta nessun annuncio a chiarire il mistero. Solo conget-ture dei passeggeri più esperti riferivano dell’impossibilità,evidentemente, per il pilota di atterrare e quindi dell’esi-genza di rimanere in aria in attesa di tale possibilità.

…la stele in memoria di Falcone sta lì aricordare a tutti che la guerra contro le mafie non è mai finita e che, quellemoderne, non sono più riconoscibili daisimboli antichi: lupara e coppola

Dopo lunghissimi ventinove, trenta minuti di volo supple-mentare, oltre l’orario previsto, con decisione il pilotascendeva, dando la sensazione di farlo in picchiata. E, ineffetti, l’impatto violento al suolo dei carrelli e la tremen-da frenata suscitavano urla di terrore nella scolaresca sti-pata in coda.Momenti di panico collettivo e silenzi prolungati durante ilpercorso in taxi Punta Raisi-Palermo.Lungo la litoranea, la contemplazione del paesaggio a unpreciso punto, Capaci, lascia lo spazio a riflessioni di natu-ra diversa e più profonda: la stele in memoria di Falconesta lì a ricordare a tutti che la guerra contro le mafie nonè mai finita e che, quelle moderne, non sono più ricono-scibili dai simboli antichi: lupara e coppola. Le mafie moderne, non solo e non più siciliane, possonoannidarsi ovunque, vestire il doppio petto della festa, o ilcasual griffato, e utilizzare un algoritmo per uccidere. Percontrastarle sul piano educativo, sociale e culturale anchel’azione di un Sindacato può fare la sua parte.La serietà del rischio corso in volo l’avremmo appresa unavolta in albergo. Nonostante le apparenze di tempo bello,la consistenza delle correnti in aria non rendeva sicuri gliatterraggi in quell’aeroporto dai natali non tanto fortuna-ti. Si era ipotizzato il dirottamento del volo su Catania,cosa effettivamente avvenuta per altri voli che trasporta-vano i consiglieri provenienti da altre parti d’Italia.L’inizio dei lavori avveniva quindi con l’apprensione deipresenti per i ritardatari involontari, di cui non si avevanoche le sole notizie dei dirottamenti ma non l’esito degliatterraggi a Catania, dove imperversava una tempesta.

Non una riunione di lavoro, ma tanteriunioni col comune denominatore eobiettivo di valicare insieme quei NuoviOrizzonti immaginati già all’indomani delprecedente Consiglio di Rimini…

Con questo spirito, al superamento del pericolo per tutti,i lavori si svolgevano con una tabella di marcia forzata,amplificando i tempi degli interventi a causa della ricchez-za e profondità delle relazioni di ciascun oratore.Il clima riscontrato e la partecipazione convinta di tutti aogni intervento, sono andati ben al di là dei contenuti pro-grammatici.Difficile rilevare se tutti i consiglieri abbiano chiesto laparola; di certo, gli iscritti a parlare a ogni sessione deilavori sono stati sempre in eccesso rispetto ai tempi e ogniintervento è stato portatore di idee innovative degne diessere condivise e sperimentate.Il ruolo di manager esercitato quotidianamente nelleaziende è stato traslato e amplificato nel Sindacato,“impresa” di ciascuno e di tutti.Non una riunione di lavoro, ma tante riunioni col comunedenominatore e obiettivo di valicare insieme quei NuoviOrizzonti immaginati già all’indomani del precedenteConsiglio di Rimini, che ha sancito e acclamato la nuovaleadership con Roberto Casalino al timone.Espletate, infatti, le formalità, svolto il ricco ordine delgiorno al cui interno erano dominanti materie non di pococonto quali, fra le altre, lo stato delle RelazioniIndustriali del comparto, la riaffermazione della validitàdel Contratto di settore, la Comunicazione, laFormazione, l’Organizzazione e piani di sviluppo, leSegreterie Regionali e i Coordinamenti dei gruppi aziendalisi sono confrontati sulle tematiche delle rispettive realtàterritoriali e aziendali, convogliando poi l’esito dei lavorinella mozione finale.Con il giornalista Massimiliano Cannata, consulente edito-riale e per l’occasione osservatore esterno, abbiamo avutol’opportunità di carpire lo spirito dei lavori passando da unsala all’altra e rimanendo a ciascun tavolo il tempo neces-sario, coglierne l’essenza.Una grande squadra composta da tante squadre che, a contifatti, ha colto lo spirito emerso in più passaggi della lungarelazione del Segretario Generale Roberto Casalino: “AgireCollettivo e Squadra, è necessario saper giocare in squa-dra, ma è anche necessario saper mediare. Noi raggiunge-remo lo scopo se tutti raggiungeranno il traguardo”.

Reportage del Consiglio Direttivo

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Una modalità senza precedenti (la storia di questo tipo diconsessi narra di riunioni rituali in cui si consuma semprela medesima liturgia celebrata secondo copioni fotocopia).L’articolazione dei lavori ha messo a frutto ogni attimo delsoggiorno, pure riservando, a lavori conclusi, un momentodi grande convivialità nel cuore della storia e della culturasiciliane.La cena finale a palazzo Asmundo, nel cuore di Palermo,allietata da stornellatori locali, portatori di quella vitalitàe autoironia non assenti nella meravigliosa terra di Sicilia,ha ancora di più suggellato la coesione di un gruppo diri-gente che ha ritrovato il suo orgoglio e preso consapevo-lezza dell’enorme energia positiva in grado di sprigionare,pure nelle dimensioni tipiche di un Sindacato non di massae indipendente.La mozione finale ha tirato le somme dell’analisi appro-fondita della situazione generale del comparto assicurati-vo e delle attuali dinamiche delle relazioni industriali. Hamesso in rilievo, in particolare, che è stata accolta confavore l’esclusione, da parte di ANIA, a perseguire il con-tratto unico per il settore “Finance”. 

…è emersa nel corso del dibattito la volontà di un ulteriore rafforzamentoorganizzativo del Sindacato, che intendeperseguire la propria mission, nel rispettodei principi di libertà e autonomia che dasempre connotano e qualificano la suaazione…

Il Consiglio ha sottolineato con forza come  le  specificitàdel contratto assicurativo abbiano storicamente risposto inmaniera adeguata alle peculiari esigenze del settore,accompagnando lo sviluppo delle imprese che operano inun mercato sempre più dinamico e competitivo. Ribaditoil valore strategico che il contratto assicurativo riveste, siasotto il profilo del business sia per la tutela e la crescitaprofessionale degli stessi lavoratori, punto focale dell’im-pegno politico e sociale che SNFIA ha espresso e continue-rà a esprimere.  

In perfetta coerenza con questa visione strategica, èemersa nel corso del dibattito la volontà di un ulteriorerafforzamento organizzativo del Sindacato, che intendeperseguire la propria mission, nel rispetto dei principi dilibertà e autonomia che da sempre connotano e qualifica-no la sua azione.

“Il Consiglio Direttivo Nazionale” si legge ancora nellaMozione “in tale ottica e al fine di qualificare ulteriormen-te il suo potere di intervento, ha anche affrontato i temidella formazione diretta ai quadri sindacali e della comu-nicazione rivolta agli Stakeholder. Il comunicare di SNFIAsarà sollecitato ad avvalersi di tutti i canali, tradizionali edigitali, al fine di diffondere al meglio quei messaggi equei contenuti che sostanziano l’importante ruolo socialedi una compagine sindacale, che si è sempre contraddi-stinta per storia, valori, identità. La presentazione delprossimo numero della nostra rivista NotizieSnfia si è cosìinnestata nel solco di una concezione ampia della funzionedella comunicazione nella società complessa.Il Consiglio ha, inoltre, varato l’immediata applicazione ditutte le azioni programmatiche proposte dalla SegreteriaNazionale.Il Consiglio ha dibattuto in merito al rilancio organizzativogià avviato da SNFIA nelle aziende e nei territori, permeglio affrontare le sfide che ci attendono e per rappre-sentare sempre più adeguatamente i lavoratori che cihanno dato la loro fiducia.La realizzazione del  Calendario SNFIA 2018, Lavori… incorso, ha inteso tratteggiare le tante sfaccettature di ununiverso come quello della produzione sempre più legato alsapere, alla formazione, alla capacità di muoversi nel futu-ro, in un contesto che non può permettersi di accettareingiustizie, violenze, discriminazioni. Chiaro l’intento delConsiglio Direttivo: nelle organizzazioni  aziendali deveessere affermata con forza la centralità e la dignità dellapersona, insieme ai valori della  sicurezza, della parità digenere e del Welfare, in una ritrovata armonia tra vita pro-fessionale e benessere esistenziale. Si tratta di asset intan-gibili e imprescindibili al fine di corroborare la motivazionedei lavoratori, motivazione da cui dipende, oggi come ieri,la crescita e il successo di ogni realtà aziendale.A compimento di tale percorso di analisi e confronto, ilConsiglio Direttivo Nazionale ha ratificato la nomina diVicesegretario Generale di Stefano Ponzoni.”

Il decollo per il ritorno, sempre dal medesimo aeroporto diPunta Raisi, è stato deciso e lineare, senza le turbolenzedi tre giorni prima. Ciascun delegato potrà tornare congambe più toniche e con una cassetta di lavoro arricchitadi maggiori e più efficaci strumenti nell’esercizio del-l’azione sindacale al servizio degli iscritti.

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Reportage del Consiglio Direttivo

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iù che di “lavoro promes-so”, come suggerisce l’ac-cattivante titolo dell’ulti-mo saggio di FrancescoOcchetta (gesuita, giorna-lista professionista, redat-tore di Civiltà Cattolica,tra i massimi esperti di

dottrina sociale della Chiesa), biso-gnerebbe oggi parlare di promessa dellavoro. Una promessa impegnativa,spesso divenuta drammatica, quandonon è sfumata nell’utopia come èavvenuto in questi anni di crisi.Negare, infatti, questo fondamentalediritto significa far saltare l’impiantostesso della nostra Costituzione, chesu questo basamento si regge. Il temaè complesso e viene spesso affrontatocon le lenti dell’ideologia chemascherano la visione reale dellecose. I dati sono spesso contradditto-ri, comunque difficilmente interpre-tabili in maniera univoca, con il risul-tato che l’opinione pubblica rimanesmarrita, disorientata. L’economia,intanto, sembra aver ripreso a correrema non produce occupazione, soprat-tutto se si guarda alle fasce giovanili.

Padre Occhetta, iniziamo a dare unosguardo all’attualità. Da più partiarrivano segnali di ripresa, comestanno realmente le cose? Dobbiamo partire da un dato moltosemplice: il lavoro in Italia non èpagato, soprattutto quello giovanile.

Questo mette in crisi quel patto costi-tuzionale che chiede di dare dignità allavoratore. I numerisono in tensione,basti pensare che inItalia lavora una per-sona su tre, circa il38% della popolazio-ne residente, di cuiquattro milioni sonoassunti part-time. Il10% dei lavoratoriattivi è costituito daimmigrati, mentreva ricordato che ogni4 persone che lavo-rano sostengono 3pensionati, essendoil nostro il paese più vecchio delmondo insieme al Giappone. Viviamodunque su due rive non comunicanti:la riva del lavoro tradizionale, tutela-to da precise garanzie, cui si opponeun’altra riva che i giovani sperimenta-no da molti anni, quella del lavoroprecario e non tutelato. Ben si com-prende perché il lavoro continua aessere una ferita aperta nel nostro“corpo sociale”.

Una dicotomia profonda, impossibileda sanare? Provare a far dialogare queste duesponde, gettando un ponte fattosoprattutto di valori e di cultura,sarebbe un primo rimedio utile, anchese non basta. Altro passo importante:

una presa di coscienza della gravità diquesto tema; patrimonio in termini di

capitale umano neabbiamo, ma spesso èstato e continua a esse-re male investito. Sitende a vivere di rendi-ta, come dimostra ildato del risparmio noninvestito, che balza agliocchi anche agli osser-vatori più superficiali.Sono atteggiamenti chevanno corretti, perchélimitano il rilancio, fre-nano la generosità e lapropensione al rischio.

Il lavoro che vogliamo

“Il lavoro che vogliamo: libero,creativo, partecipativo, solidale”.Questo l’argomento centrale della48esima settimana sociale dei catto-lici italiani di Cagliari. Quale mes-saggio di fondo è emerso? Sono stati quattro i registri comunica-tivi scelti dal Comitato Organizzatore:la denuncia, l’ascolto e la narrazione,le buone pratiche e la definizione dialcune proposte alla politica.Denuncia vuol dire prima di tutto altalla cultura dello scarto, che è poiuna cultura di morte ancora oggimolto presente come dimostrano i935 morti sul lavoro registrati nel2016 o la terribile realtà del caporala-

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A colloquio con Francesco Occhetta – Redattore di Civiltà Cattolica

IL FUTURO DEL LAVORO E IL RUOLO DEL SINDACATO

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di Massimiliano Cannata

Francesco Occhetta Redattore di Civiltà Cattolica

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to nelle cui maglie sono stretti 400.000 operai, l’80% circastranieri, che per 10-12 ore al giorno vengono sottopagati,in una logica di sfruttamento che nulla ha a che vederecon il minimo rispetto della dignità umana.

La dimensione dell’ascolto è probabilmente quella chesvela maggiore ricchezza di sfumature e prospettive. Diche cosa si tratta? Giro molto l’Italia e le posso assicurare che vedo un paesemigliore rispetto alle tante “narrazioni” di moda. Vi sonotante “buone pratiche” (ne abbiamo esaminate più di 400nel corso dei lavori cagliaritani) che hanno tutte un valoreesemplare, e che meriterebbero di essere raccontate efatte circolare. Si tratta di esperienze virtuose che hannoun valore altissimo perché “a misura d’uomo”. Solo perfare qualche esempio: a Baranzate, comune dell’hinter-land milanese, dove il parroco don Paolo Steffano ha fattonascere l’associazione “la Rotonda”che conta oggi 15 dipendenti e unatrentina di collaboratori e vive di pro-getti di solidarietà; vi è poi il caso diGragnano, dove è nato il pastificio “IlMulino di Gragnano” grazie a un presti-to cui hanno partecipato, insieme alparroco, i cittadini e persino un cassin-tegrato. Queste realtà rimettono final-mente al centro quello spirito di sacri-ficio, senza il quale non ci possonoessere risultati. Riassaporare quel pro-fondo senso di rispetto delle comunitàe delle tradizioni, che ha fatto grandel’Italia del dopoguerra, e scoprire cheè ancora possibile recuperarlo nellacontemporaneità può essere un motore determinante peraffrontare il futuro.

Rimanendo sul terreno dell’analisi. Nel suo saggio ven-gono con molta puntualità individuati alcuni mali di cuiil nostro sistema produttivo dovrebbe liberarsi.Possiamo individuarli? Mi soffermerei su sette grandi mali: investimenti senzaprogettualità, mercato senza responsabilità, tenore di vitasenza sobrietà, efficienza tecnica senza coscienza, politi-ca senza società, privilegi senza redistribuzione, svilupposenza lavoro. La scommessa è quella di trasformare tuttiquesti “senza” con in altrettanti “con”. È chiaro cheoccorre fare un grande salto culturale: il lavoro va infattipensato nel suo divenire, dal suo nascere al suo sviluppo.Cominciamo a impegnarci a rimuovere i tanti ostacoli che

purtroppo ben conosciamo: l’eccessiva burocrazia, i tempilunghi della giustizia civile, l’enorme tassazione, la corru-zione e il clientelismo, il costo elevato dell’energia, la dif-ficoltà dell’accesso al credito. Fare impresa, in questecondizioni, non è difficile, è semplicemente eroico.

Quali proposte per superare i “mali” di sistema

La diagnosi è abbastanza dettagliata. Sul piano dellaproposta quali sono gli aspetti che vanno sottopostiall’attenzione del decisore politico? Un principio di fondo: il lavoro, in senso stretto, sono leimprese che devono crearlo, non lo Stato. Occorre, quindi,impegnarsi a generare valore, non favorendo l’assistenzia-lismo. Serve un Sindacato riformato e riformatore, unaclasse di imprenditori illuminata e una società civile matu-ra e responsabile. Va inoltre sfatata la paura che le gene-

razioni che lavorano tolgono lavoro aigiovani. Ripensare il rapporto tra lavo-ro e pensioni è un ulteriore obiettivoche dobbiamo porci.

La dimensione dellarelazione e della cura

dell’altro in una società che registra il progressivo

allungamento della vitaassumerà un’importanza

capitale e permetterà di farriemergere quel significato

sociale e antropologico del lavoro, su cui insiste,

con grande passione etenacia, Papa Francesco.

Ammetterà che è difficile che si possa fare in un paesecome l’Italia dove su ogni 4 occupati, ben 3 sono pensio-nati. La sfida parte proprio da qui. Le istituzioni non solo italia-ne ma europee devono rispondere all’unisono se vogliamocercare di cogliere qualche risultato visibile, a cominciaredalla BCE che dovrà porsi come obiettivo statutario quellodi far crescere l’occupazione, come già del resto stannofacendo la Federal Reserve e la Bank of England. Altro ele-mento importante: la riduzione delle ore di lavoro, perinvestirle nella cura, intesa come assistenza dei bambini,degli anziani, dei più deboli. La dimensione della relazionee della cura dell’altro in una società che registra il pro-gressivo allungamento della vita assumerà un’importanza

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capitale e permetterà di far riemergere quel significatosociale e antropologico del lavoro, su cui insiste, con gran-de passione e tenacia, Papa Francesco.

Nel suo saggio si insiste molto sull’importanza della for-mazione. Se ne parla da sempre, ma le risposte nonsembrano all’altezza. Per quale ragione?Lavoro e famiglia vanno pensate insieme. Lo snodo di que-sta dinamica è individuabile nel rapporto scuola-lavoro,che svela un divario tra la domanda di competenze delleimprese e quelle acquisite dai ragazzi che terminano glistudi; divario destinato ad aumentare. La Confindustria cidice che sono circa 259.000 i posti per profili professionaliche le aziende non riescono a reperire. Mancano saldatori,cuochi, infermieri, esperti di marketing, falegnami, inge-gneri, in un mismatch, tra domanda e offerta che non pos-siamo più permetterci.

I due milioni di Neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che nel2016 non sono stati impegnati negli studi e non hannoneanche cercato lavoro) sono l’emblema di un Paesefermo, sospeso tra la sfiducia e lo scetticismo, quandonon nel “rancore” come ha evidenziato l’ultimoRapporto del Censis? Attenzione a non cadere nella facile retorica delle narrazioni aeffetto. Cerchiamo di guar-dare a quello che si può farein concreto. Per esempio:puntare sui fattori competi-tivi non delocalizzabili, qua-lità, tecnologie, innovazio-ne, ma anche su arte storiacultura che sono da sempreil nostro punto di eccellen-za. Ancora: investire neipercorsi specializzati inter-disciplinari e personalizzati,centrati sui fattori tech e suldigitale. Lavoro per i giovanine può arrivare dal terziario,dall’artigianato, dalla pro-duzione manifatturiera,dalla filiera delle apparec-chiature e dei macchinari.Non tralascerei settori quali l’enogastronomia, il lusso o il turi-smo che è cresciuto del 21% negli ultimi anni e che movimentacinquantatré milioni di visitatori. Se riusciamo a formare profilidi eccellenza è evidente che da questi ambiti potranno aprirsispazi importanti.

È evidente che bisognerà prendere le misure con ununiverso del lavoro totalmente trasformato negli assetorganizzativi e produttivi, ma anche sul versante delgiuridico e della regolamentazione. Siamo pronti a que-sta discontinuità così forte rispetto al passato?Non abbiamo altra scelta. Deve farsi strada un pensieroriformista che riguarda innanzitutto i diritti dei “nuovi”lavoratori. Il diritto europeo distingue i worker (lavoratoritout court) dall’employee (il lavoratore subordinato). Illegislatore italiano invece ancora molto cautamente rego-la le nuove forme di lavoro come lo Smart Working nelloschema classico della subordinazione, questo scarto vasuperato. Bisognerà anche pensare alle tutele previden-ziali e assicurative dei knowledge worker. Le tutele deldiritto del lavoro andranno ricalibrate non solo nell’oriz-zonte della contrattazione collettiva, ma anche in quelloche si definisce “di secondo livello”, che apre un fronte dipersonalizzazione, tiene conto dei processi di innovation,cercando di dare alle rappresentanze un potere effettivo.

I nuovi compiti del Sindacato

Siamo venuti a un punto nodale: ruolo e funzione deiSindacati nella società complessa. Qual è il suo giudizioin merito?

Gli ultimi governi hanno deri-so gli enti intermedi. Renzi,come è noto, non ha neancheincontrato i Sindacati, unfatto senza precedenti. Nonfaceva meglio Berlusconi, chemagari dialogava con CGIL,CISL e UIL, senza prenderne inconsiderazione poi le propo-ste. Quando si tenta di dibat-tere il destino del Sindacato,rimane importante nondimenticare di richiamare ilmerito storico di argine cheha esercitato nella lotta alterrorismo e negli accordi sul-l’inflazione, che hanno con-sentito all’Italia di entrarenell’Unione Europea con le

carte in regola. Oggi credo che il rinnovamento debba pas-sare nell’adozione di linguaggi adeguati ai ritmi del cam-biamento, nell’assunzione delle nuove tutele, che riguar-dano i lavori che stanno emergendo, cui facevo prima rife-rimento, quali lo Smart Working, il Coworking. Vi è poi

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Segue a pag. 13➜

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Quando a inizio lavori del Consiglio di giugno 2017 esposinella mia relazione le ragioni del radicale cambiamentoche ci accingevamo a compiere, mai avrei immaginato diquanto forte fosse quella spinta al cambiamento, di quan-to radicate e valide fossero le ragioni, di quanto condivisofosse il percorso tracciato in quel Consiglio Direttivo. Il ritrovato entusiasmo e il grande senso di appartenenzaemersi nel corso di quei lavori, da soli, non potevano

garantire il successo di una svolta richiesta dalla base. Eranecessario dare gambe alle idee. Nel corso dei mesi successivi, man mano che si susseguiva-no incontri con i Segretari Nazionali, i Segretari Regionali,i Segretari Provinciali, i Coordinatori, le RSA, e veniva por-tato a tutte le strutture del Sindacato il messaggio di quelConsiglio Direttivo, abbiamo preso via via coscienza che lasvolta era possibile, anzi era già in corso, anzi era già allespalle!Questi mesi, molto frenetici e impegnativi, ci hanno per-messo di rinforzare l’organizzazione e ritrovare quellacompattezza che negli ultimi anni si era un po’ appanna-ta.La Segreteria Nazionale, seguendo le indicazioni emersedal Consiglio Direttivo, ha rivisto totalmente l’organizza-zione del Sindacato e il metodo di lavoro, dal vertice allabase e in ogni settore. Si è partiti riassegnando le deleghe degli stessi SegretariNazionali, individuando come prioritarie le attività legateall’Organizzazione Interna, alla Formazione, allaContrattualistica e alla Comunicazione. Per ogni delegasono stati definiti e avviati progetti affidati a gruppi dilavoro che permetteranno ai Quadri migliori di emergere eavviando, in questo modo, la crescita della futura classedirigente.Sono stati istituzionalizzati momenti di confronto periodici

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e dintorniMondo

Saverio Murro VicesegretarioGenerale SNFIA

IL RITROVATOORGOGLIO

…siamo solo all’inizio di un lungopercorso che ha l’obiettivo di rinforzare decisamente la nostraOrganizzazione e riavvicinarla ai Lavoratori...

Sede di Roma: Vito Manduca presenta la nuova rivista NotizieSnfia alle Segreterie di Roma e Lazio alla presenza del Segretario Generale Roberto Casalino.

SNFIA: ORGANIZZAZIONE

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tra le realtà territoriali, portando a fattor comune le pra-tiche migliori e condividendo soluzioni per quelle situazio-ni che hanno bisogno di maggior supporto. La SegreteriaNazionale ha incontrato le RSA su tutto il territorio nazio-nale, riscontrando come questa iniziativa abbia riavvicina-to il vertice alla base riducendo quella distanza dilatataper via di una gestione autocratica del Sindacato. Per stimolare il confronto democratico e la verificacostante della linea politica e organizzativa, il ConsiglioDirettivo è tornato a riunirsi ogni sei mesi, ripristinando ilruolo assolutamente centrale e vitale di questo OrganismoStatutario.Sono state rinnovate alcune Segreterie Regionali,Provinciali e Segreterie di Coordinamento e in pochi mesisono state nominate ben 15 nuove RSA.È stata predisposta e avviata sul territorio la formazionebase per le nuove RSA, tassello fondamentale per far sen-tire pienamente partecipi e rendere immediatamente ope-rativi i nuovi Quadri. Il Sindacato è un’organizzazionecomplessa e l’impatto con una realtà, per molti aspetticompletamente diversa da quella lavorativa, può, a volte,disorientare. Per questo i nuovi adepti vanno aiutati nel-l’acquisire quelle caratteristiche organizzative, relaziona-li, comunicative e quelle competenze tecniche che li ren-deranno immediatamente operativi e a disposizione deiLavoratori. Stiamo lavorando molto anche sulla comunicazione dandopriorità a quella riservata ai Quadri Sindacali che è stataresa più veloce e costante, avviando canali di comunica-zione strutturati con l’obiettivo di rendere immediata-mente disponibili quelle informazioni determinanti allaoperatività quotidiana.Anche la redazione di questo Notiziario è stata completa-mente rinnovata, così come la linea editoriale e la vestegrafica. Non è stato facile, anche per le complesse adem-pienze burocratiche necessarie, ma il lavoro di squadra èstato perfetto.Sono state implementate le strumentazioni tecniche dellasede di Milano e degli uffici di Roma, aumentando conside-

revolmente la loro funzionalità per migliorare il servizioagli iscritti. Tra le altre innovazioni, il fatto che Milano eRoma possano collegarsi in videoconferenza ha notevol-mente incrementato i momenti di confronto, ottimizzandoi tempi di lavoro e riducendo, tra l’altro, le spese delletrasferte.

Siamo orgogliosi di far parte di unSindacato indipendente, alieno aqualsivoglia logica politica…

Non illudiamoci, siamo solo all’inizio di un lungo percorsoche ha l’obiettivo di rinforzare decisamente la nostraOrganizzazione e riavvicinarla ai Lavoratori, ma la stradaè quella giusta.Sappiamo che il lavoro di questi mesi è stato molto impe-gnativo per un Sindacato che è fatto prevalentemente dipersone che lavorano, ma è proprio quest’ultimo aspettoa rendere ancora più straordinaria l’aria nuova che sirespira oggi in SNFIA. Ci eravamo fatti ammaliare, come purtroppo avviene adaltri corpi intermedi, da racconti favolistici fatti di auto-referenzialità e di una immagine esterna di grande effettoma lontana dai bisogni dei Lavoratori; ma gli anticorpidemocratici, che solo un organismo sano possiede, hannoreagito. Abbiamo saputo reagire.Non era affatto scontato. Siamo orgogliosi di far parte diun Sindacato indipendente, alieno a qualsivoglia logicapolitica e fatto, come dicevo prima, in prevalenza daDonne e da Uomini che lavorano e che, grazie alla loroprofessionalità e al loro impegno quotidiano, ricopronoruoli importanti in azienda. Donne e Uomini, ricordiamolo,che prestano a titolo puramente volontaristico il lorotempo a vantaggio di altre Colleghe e Colleghi. Questesono le caratteristiche che ci contraddistinguono e che civengono riconosciute da chi si avvicina al nostroSindacato. L’avevamo dimenticato, l’abbiamo riscoperto. ●

e dintorniMondo

AL VIA IL “PROGETTO ROMA”

Il progetto di rendere operativi i territori, a partire dallacentralissima sede territoriale della Capitale, nel prece-dente numero era stato affidato alle parole del Segretariodel Lazio Giorgio Sansoni che, nel suo articolo, affermava:“Volendo guardare alla situazione della Regione in cuiopero, e in particolare alla Capitale, va detto che in que-sto contesto, forti delle ragioni storiche che hanno nel

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e dintorniMondo

Angelo D’Ascenzi Consigliere Nazionale

La comunicazione

Superati i primi critici e sbilen-chi momenti del passaggio di

consegne della sede SNFIA di Roma, ci si è trovati di frontealla necessità di organizzare le idee e dare soluzione allenecessità operative che via via si manifestavano. È nata così,per sintesi, l’espressione “Progetto Roma” che oltre a espri-mere l’idea di riavviare la capacità operativa della sederomana vuole indicare l’avvio della riflessione sulle funzionie sulle attività che la stessa dovrà presiedere.All’interno di questo progetto si muovono, con la migliorerazionalità possibile, sia le iniziative operative, che servo-no a far raggiungere alla sede una funzionalità fruibile, siaquanto si sviluppa nella discussione degli organismi terri-toriali.Per offrire un esempio di concretezza, coordinandoci conla sede di Milano (Zampiello, Ulmi, Gallo) è stato appron-tato e realizzato un sistema di videoconferenza che per-metterà di migliorare lo scambio informativo e di ridurre itempi e i costi dei trasporti e della logistica.Dopo le prime riuscite utilizzazioni del sistema, si sta oralavorando per renderlo più semplice e amichevole, così dapoter essere utilizzato “amichevolmente” da parte di tuttinoi.

Penso sia intuibile la portata di sfruttamento dello stessocome, ad esempio, la preparazione delle riunioni di coor-dinamento, le riunioni di commissioni, espressione dipareri specifici, momenti di Formazione e comunque qua-lunque necessità di interfaccia con persone in audio evideo, ivi ovviamente comprese le altre OOSS.Il sistema consente di interfacciarsi con tutte le tipologiedi terminale che possono utilizzare il software Skype (cel-lulare, tablet, pc portatile, desktop ecc.) e che ovviamen-te possono connettersi alla rete Internet. Per la sua natura evolutiva il progetto Roma è coordinatodirettamente dal Segretario Generale cui riferiscono idiversi responsabili, ed è costantemente all’ordine delgiorno delle riunioni territoriali.

tempo determinato una forte incidenza del ruolo delSindacato, nostro compito è rafforzare la presenza delSindacato nelle aziende, in ragione della credibilità chesappiamo quotidianamente esprimere (…) essenziale laprogettazione e il rilascio di nuovi servizi. Si tratta di unasset cruciale che deve vederci sempre più impegnati nelfuturo, sui temi che più impattano sulla vita dei nostri col-leghi: mi riferisco alla Sanità, al Welfare, alla Previdenza,alla Consulenza Fiscale. Il Sindacato che si è affacciatonel nuovo millennio per continuare a esistere non potràpiù prescindere da questa dimensione di apertura e didisponibilità a tutto tondo, rispetto alle esigenze che pro-vengono dagli iscritti.”

Dal progetto si è passati alla concretezza del fare con l’as-segnazione dell’incarico a tre Consiglieri di provata espe-rienza e di accertata competenza, con il coordinamentodiretto del Segretario Generale.Angelo D’Ascenzi, Andrea Grimaldi e Cristiano Longo illu-strano nelle note sintetiche, ma chiare nei contenuti, i“servizi agli iscritti” che ciascuno di loro fornirà preve-dendo presenze settimanali in sede.È solo l’inizio di un programma di più ampio respiro inse-rito nella strategia della Segreteria Nazionale verso NuoviOrizzonti di tutele e di servizi ai propri sodali.

Vito ManducaRedattore Capo

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e dintorniMondoAndrea Grimaldi Consigliere Nazionale

La “Carta dei Servizi”SNFIA

Tra le numerose iniziative che costituiscono il “ProgettoRoma” si è voluto dare particolare rilievo anche ad aspettiche, pur non appartenendo alle attività tipiche delSindacato, possano comunque rispondere efficacementealle molteplici esigenze degli iscritti, non solo in ambitoprofessionale. Nel corso di questi mesi quindi è stata rivista e aggiornatala storica partnership con ACLI, razionalizzando l’eroga-zione dei servizi sull’intero territorio laziale e ampliando-ne la gamma di offerta: alla tradizionale assistenza fisca-

le del CAF si è aggiunta l’assistenza previdenziale eamministrativa fornita dal Patronato.Tale implementazione ha riguardato la gestione delle pra-tiche per l’invalidità, il rapporto con i collaboratori dome-stici e soprattutto la consulenza personalizzata ai colleghiche intendano aderire a piani incentivati all’esodo (Fondidi Solidarietà) e al pensionamento. Proprio in questo ambi-to, cogliendo la delicatezza della situazione, abbiamocurato il progetto, prevedendo un’ampia articolazione diservizi, per la maggior parte totalmente gratuiti per l’ade-rente, che vanno dalla simulazione del trattamento pen-sionistico alla produzione dei certificati necessari(Ecocert). L’intera offerta di assistenza, le modalità di erogazione ei referenti sul territorio sono stati raccolti in un praticodepliant, la Carta dei Servizi SNFIA, che è stato distribuitoagli iscritti laziali nel corso dei numerosi incontri avvenutinel mese di dicembre. Per il 2018, oltre a raccogliere i risultati di questa impe-gnativa attività, abbiamo intenzione di ampliare ulterior-mente l’offerta, cercando di assumere ancor di più i con-notati di un Sindacato moderno, flessibile e rispondente inpieno alle esigenze dei suoi iscritti! ●

Cristiano LongoConsigliere Nazionale

Tutela legale agli iscritti

Sono Cristiano Longo, 57 anni, RSA SNFIA dal 2005. Faccioparte delle Segreteria di Roma e del Consiglio DirettivoNazionale. La Segreteria Nazionale ha deciso di implementare ilServizio di Tutela Legale — da sempre vanto e peculiaritàdella nostra sigla — affiancando al collega Fabio Vecchioniquattro coordinatori sul territorio. Io ho accettato la proposta di essere uno di loro. Mio compito sarà garantire un immediato supporto aiscritti ed RSA nel caso in cui si possa ipotizzare un con-flitto di natura legale e di intervenire in prima battutacon una presa di contatto personale con il/gli interessatial fine di inquadrare sin da subito natura e tipologia delproblema insorto e di individuare — di concerto con laStruttura Centrale — le soluzioni possibili e praticabili.

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e dintorniMondoIl ruolo dei coordinatori nelladinamica di un mercato del lavoro in trasformazione

Giulio Putti Presidente del CDN e Coordinatore GruppoGenerali

LA CONOSCENZA È IL VALOREPRIMARIODA INVESTIRE PER UN EQUILIBRIO SOSTENIBILE

Il Segretario Generale, Roberto Casalino, in occasione del-l’ultimo Consiglio Direttivo ha tracciato la rotta di unSindacato che deve essere pronto a gestire da protagonistale sfide del cambiamento/miglioramento. Per chi operanel ruolo di coordinatore della rappresentanza sindacaleSNFIA all’interno di un grande Gruppo come quello delleGenerali, il cambiamento spesso non è un optional, mauna necessità, che va prima di tutto compresa e poi gesti-ta se si vuole trarre il massimo vantaggio dall’innovazione,poiché al futuro bisogna andare incontro, senza timore. Gli accordi che abbiamo siglato per lo Smart Working spe-rimentale, prima a Milano, poi a Roma, dimostrano comesiano i nostri stessi colleghi a chiederci di accelerare,auspicando che vengano adottate soluzioni all’avanguar-dia. La governance dell’innovazione è l’aspetto più sfidan-te: a noi che operiamo per una importante realtà sindaca-le spetta far sì che il salto di qualità avvenga in modoequilibrato, senza traumi per nessuno. Sono molti gli ambiti di una grande realtà come Generaliche appaiono pronti a recepire l’innovazione, anche se vaconsiderato che un Gruppo che conta circa 15mila dipen-denti (di cui la metà impegnati in compiti amministrativi,altri in attività di produzione, mentre la rimanente partesi muove nell’ambito dei call center) non può presentareuna sensibilità omogenea. In relazione a questa comples-sità organizzativa sono diverse le tipologie contrattualiche è compito nostro seguire. Realtà del nostro gruppo come Alleanza annovera tra i suoidipendenti anche gli agenti e i produttori, che di solitoagiscono in regime di appalto nelle altre aziende del set-tore. Nel contempo dobbiamo tenere conto delle esigenzedei colleghi che si occupano dei servizi (GBS) o dell’imple-mentazione dei servizi informatici (GSS) che si caratteriz-zano per una forte vocazione internazionale. Si tratta di

una platea vasta, snodata su sette poli geografici di riferi-mento (Genova, Torino, Milano, Mogliano Veneto, Trieste,Roma, Chieti) che, nel rispetto del principio dell’autono-mia, operano secondo un disegno coerente di crescita esviluppo. Il processo di fusione, che com’è noto è cominciato più didieci anni fa, ha raccolto sotto un unico marchio “GeneraliItalia” molteplici società. In virtù di questa varietà di sto-rie ed esperienze umane e professionali esercitare il ruolodel coordinatore richiede una dote essenziale: l’equili-brio. A seguito della fusione è stato importante far sì che le ten-sioni potessero allentarsi per lasciare spazio alla consape-volezza sempre più diffusa che bisognava lavorare tuttiinsieme per ottenere dei risultati. La presenza organizzata di SNFIA si è sempre espressa almeglio nel nostro contesto organizzativo, in ragione dellariconosciuta qualità delle persone. Il fatto che il nostroSindacato si rivolga alle Alte Professionalità facilita percerti versi il compito, anche se rimane sempre moltoimportante il governo di rivendicazioni e dinamiche chesono sempre nuove, perché si evolvono ai ritmi delle tra-sformazioni della società e delle organizzazioni lavorative. Appare persino superfluo ricordare che sarebbe vano ricer-care una qualità assoluta; è piuttosto importante tentaredi assicurare un equilibrio sostenibile nel tempo. Il com-parto delle relazioni industriali che opera in Generali, dasempre sensibile a certe problematiche, ha reso menoarduo il nostro e il mio compito, facendo da catalizzatoredi molti nostri interventi e iniziative.

In questo particolare momento storico diventa essenzialemettere a fuoco delle strategie e definire con sempremaggiore incisività il ruolo della nostra compagine sinda-cale nelle organizzazioni produttive.

Un primo obiettivo sarà, come anticipato a Palermo, quel-lo di allargare nell’immediato futuro il coordinamento sin-dacale agli esterni, al fine di ampliare la rappresentanza edi ricomprendere esigenze che fino ad oggi sono in partesfuggite alla nostra capacità di ascolto. Seconda priorità è espressa dalla necessità di coinvolgerele cosiddette “seconde linee”, cioè quei rappresentantisindacali che, finora, non hanno avuto un ruolo di primopiano. Monitorare quelle aree di dibattito e di confrontoche sono rimaste in ombra potrà essere molto importanteper innescare dei processi virtuosi di cui tutte le figureprofessionali potranno beneficiare.Un ulteriore traguardo potrà essere quello di aprire le rap-presentanze sindacali in alcune regioni impropriamenteconsiderate “minori”, penso a realtà importanti come laToscana o l’Umbria, cosa che permetterebbe di essere pre-

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e dintorniMondosenti in tutti gli ambiti geografici nazionali.Oltre a questi che potrei definire “macro obiettivi”, visono alcune iniziative strategiche che vanno portate avan-ti a partire dall’impegno che dobbiamo profondere perritagliarci un maggior peso in piazze come Milano, chestanno polarizzando l’attenzione delle più grosse compa-gnie assicurative. Di certo saranno determinanti gli strumenti che verrannoesperiti per consolidare da un lato i valori e la reputationdi cui storicamente gode e ha goduto SNFIA, e dall’altroper allargare il consenso, guadagnando forze fresche esoprattutto preparate ad affrontare la complessità checaratterizza il tempo che viviamo. Dovremo dimostrare di saper osservare alcuni principi fon-damentali come la scelta rigorosa dei nostri rappresentan-ti, che devono continuare a distinguersi per competenza,puntualità e qualità della performance e, altro elementoche sta sempre più acquisendo rilevanza in un mondo inperenne trasformazione, la capacità di dare dei servizi avalore aggiunto, mantenendo quella prossimità e predi-sposizione all’ascolto di tutti i colleghi che è da sempre unnostro punto di forza. Il rafforzamento, infatti, del venta-glio delle prestazioni è uno dei percorsi sicuramente privi-legiati, ma soprattutto utili per cementare il rapporto tradipendenti e rappresentanza sindacale.

Il nostro impegno deve essere quello diinvestire sui nuovi saperi in maniera moltofocalizzata, senza sprechi, né dispersioni…

Le nuove tecnologie stanno entrando con capillarità nelnostro vissuto quotidiano oltre che nei contesti organizza-tivi. Allo stesso mestiere dell’assicuratore, anch’esso indivenire, verrà sempre più richiesta grande flessibilità,polivalenza, formazione continua. Ed è su quest’ultimoaspetto che vorrei insistere perché è questa la via che ciporta al domani. Il nostro impegno deve essere quello diinvestire sui nuovi saperi in maniera molto focalizzata,senza sprechi, né dispersioni.

Nella società della conoscenza vince chi sa. Se avremopadronanza e consapevolezza dei tempi nuovi, la digitaliz-zazione, che sta entrando in tutte le manifestazioni dellaquotidianità, potrà diventare una nostra alleata e non unnemico di cui avere paura. Dobbiamo maneggiare conpadronanza e con umiltà la conoscenza, che deve servircia raggiungere un equilibrio sostenibile, non certo a sopraf-fare le “ragioni degli altri”, il cui rispetto rimane unadelle motivazioni più profonde di chi continua a fare conslancio, passione e autentico disinteresse un mestierecome il nostro. ●

Il ruolo dei coordinatori nella dinamica di un mercato del lavoro in trasformazione

Emilio IntonazzoSegretario diCoordinamento AXAAssicurazioni eSegretario Provinciale di Milano

IL SEGRETO? SAPER GESTIREI PROCESSI DI TRASFORMAZIONE ERIMANERE AL SERVIZIO DEI COLLEGHI

Sarà necessario far capire alle aziende, e se ne dovranno convincere, che laResponsabilità Sociale dovrà essereconsiderata uno strumento strategico

necessario al perseguimento degli obiettivie quindi un valore, oltre che etico,economico

L’analisi che Roberto Casalino ha sviluppato in occasionedell’ultimo Consiglio Direttivo di Palermo credo debbaessere apprezzata soprattutto per il suo realismo, in quan-to ci ha sollecitato giustamente a esercitare con equilibrioe grande concretezza il nostro ruolo nelle aziende, tenen-do comunque conto del contesto in cui ci muoviamo. Nostro precipuo compito rimane quello di esperire formesempre più avanzate di confronto, che devono portarci acercare soluzioni innovative che possano portare a siglaredegli accordi nel pieno rispetto e tutela dei colleghi e che,nel contempo, consentano alle aziende di perseguire pre-cisi risultati in termini di business e di qualità organizzati-va. Sarà necessario far capire alle aziende, e se ne dovran-no convincere, che la Responsabilità Sociale dovrà essereconsiderata uno strumento strategico necessario al perse-guimento degli obiettivi e quindi un valore, oltre cheetico, economico.Una cosa va tenuta a mente: in un mercato concorrenzialesempre più agguerrito, gli obiettivi si possono raggiungeresolo e soltanto grazie al contributo proattivo di tutti quan-

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e dintorniMondoti i lavoratori, che sono costantemente sul “pezzo” e cheprofondono sempre il massimo impegno per la crescitadell’impresa nel suo complesso. Andremo incontro a unosviluppo reale se continueremo a interpretare il nostroruolo di Rappresentanti dei Lavoratori con serietà e pro-fessionalità, smentendo i tanti luoghi comuni e una “stra-na ondata” di disinformazione che vuole mettere in catti-va luce il vero ruolo del Sindacato, che è quello di starevicino ai lavoratori, esercitando una presenza intelligente,spesa a sostegno dei colleghi, soprattutto nei momenti didifficoltà e di bisogno che si possono presentare.

Siamo abituati al divenire, il nuovo non cispaventa di certo. Il punto chiave saràquello di saper gestire i processi ditrasformazione, senza subirlipassivamente

Quarta, quinta e sesta rivoluzione industriale, non perdia-moci nelle definizioni. Deve essere chiaro che in qualsiasirivoluzione, qualunque obiettivo per diventare realizzabileavrà sempre bisogno del fattivo contributo dei lavoratori. Siamo abituati al divenire, il nuovo non ci spaventa dicerto. Il punto chiave sarà quello di saper gestire i processidi trasformazione, senza subirli passivamente. Le azien-de, in particolare, dovranno essere capaci di gestire questiprocessi di trasformazione portandosi a bordo i propri col-laboratori e organizzando dei piani di sviluppo adeguati ecoerenti con le capacità dei singoli individui e con gliobiettivi aziendali, in un orizzonte sempre più caratteriz-zato da una forte dinamicità. SNFIA, esprimendo la suamission di Sindacato autonomo, deve pretendere che leimprese siano concretamente e seriamente disposte ainvestire nella riqualificazione e nella formazione conti-nua, per poter reggere la sfida della competitività sempre.Non basta (le aziende non si illudano), per affrontare unarivoluzione di tale portata, agire esercitando la logicadello “svecchiamento/rottamazione” o (ancor peggio)decidendo di mortificare i lavoratori, emarginandoli, oparcheggiandoli a causa di una presunta impreparazione“tecnico-professionale”. La complessità del contestorichiede interventi razionali e articolati, non “colpi dimano” superficiali e semplicistici. Fondamentale si rivelerà l’approccio. Sarà necessario passa-re da una gestione “passiva, di attesa e di difesa” a unagestione “attiva”, giocata sull’anticipo, il più possibile pro-positiva, capace di esprimere proposte e soluzioni struttura-te, che sono per SNFIA realizzabili sulla scorta di una conso-lidata esperienza aziendale che da sempre contraddistingueil nostro impegno nelle organizzazioni produttive.

Gli obiettivi principali del progetto presentato a Palermoci vedranno, in sintesi, impegnati a:- costruire una squadra di Rappresentanti ancora più forte

e presente in tutte le sedi;- lavorare sul rafforzamento delle attività di

Comunicazione affinché siano sempre più efficaci esistematiche;

- creare dei Focus Group su temi specifici che prevedanouna specializzazione e una conoscenza più approfonditadelle materie che riguardano l’universo del lavoro (vediad esempio Welfare, Fondo Pensione, Previdenza, …) eche possano servire per sciogliere dubbi, rispondere alledomande più ricorrenti, nella precipua finalità di staresempre più vicini ai bisogni dei colleghi.

Gli strumenti per poter consolidare i nostri valori e lareputation sono molto semplici e nello stesso tempo digrande valore: dobbiamo essere quello che diciamo, farseguire i fatti alle parole, essere di esempio, mantenercicoerenti, esercitare la trasparenza, la lealtà, osservare ilprincipio di responsabilità senza deroghe. Ricordiamoci che quando ci si siede al tavolo delle tratta-tive l’etica della responsabilità deve rimanere la nostrastella polare. In quella circostanza non solo rappresentia-mo tutti i colleghi, ma siamo anche tenuti a dover prende-re delle decisioni che impatteranno su tutti i lavoratori esulle rispettive famiglie! Se riusciremo a fare tutto questocon professionalità, attenzione, equilibrio e sensibilità, econ la dovuta onestà intellettuale, riusciremo senza alcundubbio ad essere attrattivi.

Charles Darwin in fondo lo aveva detto,anticipando i tempi: Non è la specie piùforte che sopravvive né la più intelligente,ma quella più ricettiva ai cambiamenti

Altro aspetto essenziale riguarda la necessità di saper offrireservizi specialistici su tematiche nuove e complesse. In questosenso la prima iniziativa da implementare sarà quella di crearedei Focal Point tematici a cui i colleghi potranno fare riferimen-to per affrontare le diverse questioni che quotidianamente sipresentano. Non dimentichiamo che le aziende, dove tutti noilavoriamo, sono sostanzialmente aziende di servizi e i serviziche i clienti si aspettano stanno cambiando velocemente e,sempre più velocemente, i clienti si aspettano che venganoadeguati. Conseguentemente tutti noi — Parti Sociali,Lavoratori e Imprese — dobbiamo maturare la consapevolezzache la differenza competitiva la fanno soprattutto le persone. In quest’ottica bisognerà essere capaci di predisporre e gover-nare degli appositi piani di trasformazione secondo una moda-

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e dintorniMondolità win-win, che veda le aziende attente al rispetto e alletutele dei propri dipendenti e collaboratori, che devono esse-re ingaggiati da una motivazione forte, per dare valore allaperformance. Charles Darwin in fondo lo aveva detto, anticipando itempi: Non è la specie più forte che sopravvive né la più

intelligente, ma quella più ricettiva ai  cambiamenti.Faremmo bene a fissare questo monito, praticando quoti-dianamente il distillato di un messaggio forte, che appareancora più valido nella società dominata dal Web e dalladigitalizzazione diffusa.

WWW.SNFIA.ORG

UN SITO SEMPREAGGIORNATO

E DI SERVIZIO!

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tutto un processo di informatizzazione che gli enti interme-di devono in larga parte ancora affrontare, processo checontribuirà a proiettarli in avanti.

Non crede che in un Paese, segnato dalle discriminazio-ni e dalle disuguaglianze, spazi di manovra non dovreb-bero mancare a un Sindacato dinamico e aperto aisegnali di trasformazione che provengono dalla società? Direi di più. Finita l’epoca della concertazione, non credosi possa, infatti, cercare più un’unità ormai fuori daltempo. Si apre un ambito di manovra importante: darevoce ai più deboli, che sono i giovani e i cinquantenni cheoggi perdono il lavoro e rimangono disorientati. Esiste unruolo, addirittura un compito che ha una rilevanza eticada recuperare per il Sindacato: fare da collante a unagenerazione “afona”, che hapaura, non avendo più la dimensio-ne del bene comune. In questo ilruolo sociale dei corpi intermedi èinsostituibile e rappresenta unpilastro importante per la demo-crazia. È cambiata l’idea dellapolitica, ma anche la concezionedello sciopero come strumentorivendicativo.

Il successo di unSindacato non si misurasolo sulla mobilitazione,ma sulla capacità di incidere sulle scelte digoverno. Per questa ragione credo che siaauspicabile che l’Esecutivo e le forzesindacali ritrovino un dialogo, perchésenza una incisiva pars costruens, la parsdestruens rischierebbe di lasciare ilavoratori in balia di un destino difficile da sopportare

Che cosa significa in concreto? Che, come accade già in altre parti del mondo, in forma inparte sperimentale, lo sciopero è concepito come azione afavore dei grandi temi sociali che includono il lavoro. Lerecenti occupazioni di luoghi pubblici come quelle delparco di Taksim a Istanbul in Turchia, di Occupy Wall Streeto del quartiere Admiralty di Hong Kong, che hanno per-messo di far incontrare lavoratori e giovani su un’ideaalternativa del sistema economico, lo dimostrano ampia-mente. Detto in sintesi: il nuovo corso del Sindacato

dovrebbe consistere nell’appoggiare con più fermezza lariforma del Terzo Settore che aiuta a costruire un nuovomodello di lavoro, più umano e solidale, a partire dallacura del welfare aziendale che andrebbe potenziato intutte le sue sfaccettature. Il successo di un Sindacato nonsi misura solo sulla mobilitazione, ma sulla capacità diincidere sulle scelte di governo. Per questa ragione credoche sia auspicabile che l’Esecutivo e le forze sindacaliritrovino un dialogo, perché senza una incisiva parscostruens, la pars destruens rischierebbe di lasciare i lavo-ratori in balia di un destino difficile da sopportare. In conclusione, mi permetta di citare il celebre brano delVangelo della moltiplicazione dei pani, che può aiutarci acomprendere la rivoluzione culturale di cui abbiamo biso-gno. Sa qual è il punto di svolta di quella narrazione?

No, il Vangelo poi non si conoscemai abbastanza…Risiede nella scelta del ragazzino,che aveva cinque pani e duepesci, che rende possibile il mira-colo, perché decide di offriretutto quello che ha, senza riser-ve. Un assurdo se ragioniamosecondo la logica dominante.Sarebbe stato più facile fare uncalcolo utilitaristico e tenerequalcosa per sé. Invece il darepermette di distribuire, il miraco-

lo consiste nel non tenere, perché il possesso impediscealla vita di incanalarsi. Il dare capitalizza e fruttificaanche in termini economici. Ecco la dimensione dei benicomuni anche nella proprietà privata, una dimensione cheandrà rivista e che impegnerà le politiche del lavoro nelfuturo. Sussidiarietà, beni comuni, sono concetti chiave sucui la Dottrina della Chiesa potrà dire molto, e che infor-meranno un diverso capitalismo, più sociale e meno com-petitivo. È la relazione che va recuperata nella dimensionelavorativa. Anche le multinazionali di maggiore successo,non a caso, stanno mettendo al centro le relazioni, prati-cando un capitalismo altruista, che per la prima volta (cfr.premi Nobel ed economisti del calibro di Amartya Sen oYunus n.d.r.) sottolinea l’importanza di una “catena delvalore inclusiva” orientata a superare il nodo delle dise-guaglianze e a promuovere i diritti universali dell’indivi-duo, validi a ogni latitudine. Il futuro riparte da qui, dallemotivazioni e dai desideri che muovono le persone e lesocietà democratiche.

Primo Piano

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PER UN SINDACATO DELLE ALTEPROFESSIONALITÀ DEL CREDITO

E DELLE ASSICURAZIONI

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di Angelo Misino Responsabile Dipartimento Alte Professionalità e Quadri Direttivi FISAC Lazio

Porte aperte ai contributi esterniPORTE APERTE AI CONTRIBUTI ESTERNI

Nota della Redazione

Anche in questo numero le rubriche PRIMO PIANO e PORTE APERTE ospitano contributi esterni su temi di grande rilevanzaper i lavoratori in generale e, in particolare, per il middle management del settore assicurativo. Consentire ai lettorie alle lettrici della rivista di farsi un’idea propria, e senza mediazioni, di come si muove il mondo del lavoro, delsociale, della Chiesa, delle altre Organizzazioni Sindacali e della politica sta alla base della scelta di riservare unospazio plurale, democratico e aperto, dove gli interlocutori possano esprimere in assoluta libertà le proprie opinioni,illustrare i progetti specifici delle proprie politiche del lavoro, siano esse a livello di Impresa, di gruppo o diterritorio. Favorire la “pluralità di voci” tuttavia non vuol dire condividerne e legittimarne tutti i contenuti. I contributisaranno pubblicati, se ritenuti di interesse per gli iscritti, così come proposti, fermo restando che sui singoli temitrattati SNFIA rimane coerente con la propria linea, facendo partecipi gli iscritti e i lettori in generale negli appositispazi riservati alla propria Comunicazione.

numeri parlano chiaro: nelsettore assicurativo quasi unterzo degli operatori è inqua-drato come funzionario ocome Quadro. Nel settorebancario i Quadri Direttivicostituiscono circa il 30 percento dell’intera categoria,

con percentuali maggiori in alcunearee e in alcuni grandi agglomeratidirezionali. In realtà le dimensioni diquesta famiglia professionale sonoanche maggiori: in banca è consentitoporre un dipendente appartenenteall’area professionale impiegatizia(quindi gerarchicamente inferiore aquella del Quadro) a capo di un’agen-zia che abbia non più di 5 dipendenti.E poi si sa, la dinamica delle carrierenon è più quella di una volta: le azien-

de, finché possono, evitano di darepromozioni e fanno svolgere mansionidi fatto identiche a quelle dei Quadridirettivi a impiegati, che “quadri”nonsono. Si tratta di prassi molto diffuse,agevolate dalla situazione speciosavenutasi a creare a causa dell’appro-vazione della legge che ha legalizzatoil “demansionamento” (1). Ma questaè un’altra storia, una brutta storiache affronteremo in seguito.Anche in ambito assicurativo moltiruoli gestionali o specialistici di altoprofilo sono ricoperti di fatto da impie-gati inquadrati fuori dell’area Quadri,spesso in una condizione “transitoria”,della quale però bisogna tenere contose si vuole “mappare” l’area delle AlteProfessionalità.Se questo è il quadro numerico, occor-

re innanzitutto prendere atto di unasorta di mutazione genetica, avvenutaper gradi nelle nostre aziende e certa-mente nuova rispetto al passato, quel-lo non tanto recente a cui risale laprima stesura dei contratti collettivi,delle declaratorie e dei mansionari.Questi testi, dal lessico per lo piùdesueto, hanno poi subito periodiciaggiornamenti e restyling ma noncerto profonde rivisitazioni. E invecedi una profonda rivisitazione c’è biso-gno se si vuole comprendere la realtà“demografica” delle nostre aziende,come primo passo verso il tentativo didare alle Alte Professionalità l’impor-tanza che meritano. Oggi un’azienda assume (se assume)solo laureati in discipline “aziendali”,perché il laureato, in quanto tale, non

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interessa più; meglio se plurilaureatie meglio ancora se forniti di robustaspecializzazione post lauream attra-verso master, stage o altre forme diaffinamento del sapere, astrattamen-te attestato dai titoli accademici.Costoro, contrariamente a quantoavveniva nel passato, non hanno dirit-to a un inquadramento di favore mavengono “incorporati” nel livello piùbasso. Quando sono fortunati. Se nonlo sono (e la maggior parte non lo è)devono passare attraverso le forchecaudine di contratti instabili e transi-tori di varia e molteplice denomina-zione, in ossequio al principio dellaflessibilità (come la chiamano quelliche pensano positivo) o precarietà(come la chiamano gli inguaribili rea-listi). Qui andrebbe aperta una parentesisulle colpe della sinistra di governo (e,a mio giudizio, anche del Sindacato),sulla eccessiva disinvoltura con laquale (eravamo a metà degli anniNovanta, al governo c’era Dini e mini-stro del Lavoro era Tiziano Treu) si èceduto, facendole proprie, alle teoriedella destra (politica ed economica),accreditando l’idea che l’espansionedel mercato del lavoro passasse neces-sariamente attraverso il superamentodella centralità del rapporto di lavoroa tempo indeterminato e l’introduzio-ne massiccia di forme diverse non sta-bili di lavoro subordinato. Ma anchequesta è un’altra brutta storia chemeriterebbe una trattazione ad hoc.La domanda da porsi è: possiamo defi-nire portatore di Alta Professionalitàun giovane con le caratteristiche anzi-dette che, assunto e inserito nel piùbasso dei livelli, dopo qualche anno,avuto un avanzamento, si trovi a lavo-rare, ad esempio, nell’Ufficio Legaleo al Controllo di Gestione o alMarketing? Secondo me sì.Ecco che, per un concorso di fattori(progresso tecnologico, processi disvecchiamento delle aziende — ral-

lentati ora dagli effetti perversi dellalegge Fornero, ma comunque inelut-tabili — elevata qualificazione dellegiovani leve), negli ultimi anni, dalleaziende di servizi, di cui quelle delcredito e delle assicurazioni sono ilfiore all’occhiello, i lavori meramenteesecutivi sono quasi del tutto spariti.Buona parte degli impiegati, qualeche sia il loro inquadramento forma-le, può a buon dirit-to essere definitaAlta Professionalità(attuale o potenzia-le).Questa nuova realtàdel mondo del lavo-ro nella societàpost industriale èstata ben descrittadall’analisi delsociologo DomenicoDe Masi, secondo ilquale “ormai neiPaesi dell’Ocse unterzo degli occupatisvolge attivitàintellettuali di tipocreativo (il corsivo è mio), un altroterzo svolge funzioni intellettuali ditipo esecutivo, un ultimo terzo ècostituito dagli operai e dai contadiniche producono beni e servizi attraver-so mansioni fisiche e ripetitive”. Neinostri settori non vi sono né operai nécontadini e la componente creativa èdi gran lunga prevalente se è vero cheessa è, sempre secondo De Masi, “unasintesi di fantasia (con cui si elabora-no nuove idee) e di concretezza (concui le nuove idee vengono tradotte inrealtà)”(2).Il governo Renzi, con la (contro) rifor-ma del lavoro denominata Jobs Act —aspettiamo impazienti che qualchesoggetto politico metta in agenda lasua cancellazione e il ripristino dellasituazione quo ante — ha creato un vul-nus pesante non solo alla condizionedei lavoratori dipendenti ma anche alla

stessa civiltà giuridica di questo Paese,cancellando regole e principi ispiratoridi una delle più significative riformeintrodotte negli anni Settanta. Si chia-mava legislazione di sostegno e muove-va dalla constatazione che nell’ambitodel rapporto di lavoro le parti non gio-cano ad armi pari perché, di fatto,l’imprenditore è più forte del lavorato-re. Di qui l’esigenza di legiferare

appunto a sostegnodella parte deboledel rapporto, inossequio al dettatocostituzionale cheimpone di “rimuove-re gli ostacoli diordine economico esociale che, limitan-do di fatto la libertàe l’eguaglianza deicittadini, impedi-scono il pieno svi-luppo della personaumana e l’effettivapartecipazione ditutti i lavoratoriall’organizzazione

politica, economica e sociale delPaese…”Le ragioni contrarie a quella riformasono note ma vale la pena di ricordarle,sia perché, come detto, ancora non èstata doverosamente rimossa, sia per-ché c’è un nesso forte con il discorsosulle Alte Professionalità:1.l’abolizione della reintegra in caso di

illegittimità del licenziamento inco-raggia il licenziamento illegittimo erende inutile per il lavoratore resister-vi giudizialmente perché, di fatto, ildatore condannato non risente di alcu-na reale sanzione: le poche mensilitàdi indennizzo non sono certo undeterrente;

2.la modifica dell’art. 2103 C.C. legitti-ma il demansionamento, in alcunicasi anche con riduzione della retri-buzione;

3.le cosiddette “tutele crescenti”

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Porte aperte ai contributi esterni

Angelo MisinoResponsabile Dipartimento Alte

Professionalità e Quadri DirettiviFISAC Lazio

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Porte aperte ai contributi esterni

hanno creato lavoratori di serie B con meno diritti e menogaranzie e quindi esposti all’arbitrio e talvolta al capricciodel datore di lavoro;

4.l’unico effetto certificato di una riforma annunciata comeforiera di una sicura espansione del mercato del lavoro edi un rilancio dell’economia nazionale è stato un modestoaumento di assunzioni a tempo indeterminato, frutto dicopiosi investimenti di danaro pubblico per finanziarne gliincentivi. Finiti gli incentivi, finite le assunzioni stabili.

Le norme del Jobs Act hanno aiutato nonpoco le Direzioni del personale ainstaurare in azienda un clima diintimorita acquiescenza...

Le aziende in realtà avevano da tempo iniziato a effettua-re “prove tecniche di restaurazione”. Come si sa, le leggi(il diritto) seguono sempre la realtà sociale, ne assecon-dano la direzione di marcia e alla fine suggellano e cristal-lizzano quanto è già stato acquisito nella realtà economi-co-sociale. Era così quando nella società fervevano eavanzavano le istanze di progresso e le conquiste dei lavo-ratori; è così oggi che spira un vento contrario. Le norme del Jobs Act hanno aiutato non poco le Direzionidel personale a instaurare in azienda un clima di intimo-rita acquiescenza e ciò è avvenuto anche sfruttandosapientemente la retorica della “crisi” e la retorica del“cambiamento”, come sa bene chi partecipa alle trattati-ve sindacali. Punto di forza della prima è l’argomentosecondo cui ogni richiesta di parte sindacale deve fare iconti con la ristrettezza dovuta alla crisi economica,anche quando si tratta di settori per nulla toccati dallacrisi, talché c’è da sentirsi fortunati se un lavoro ancoralo si ha e non c’è tanto da andare per il sottile se si trattadi rinunciare a qualche indennità o a qualche diritto. Laretorica del “cambiamento” segue invece questo cano-vaccio: il mondo è cambiato, la storia va avanti, ilSindacato è vecchio, la sfida della competizione è dura ebisogna rinunciare ai vecchi feticci: tutele, garanzie,diritti, tutte cose del passato che non servono più e inges-sano le aziende e l’attività produttiva. Dicevamo che questo discorso riguarda da vicino le AlteProfessionalità, nell’accezione larga che abbiamo propo-sto all’inizio. E in effetti, per stare ai settori del creditoe delle assicurazioni, se è vero che essi sono i meno toc-cati dalla crisi economica è vero anche che sono attraver-sati da continue e complesse riorganizzazioni per effettodella tendenza all’accorpamento e all’acquisizione daparte dei grossi gruppi.Quando due imprese (bancarie o assicurative) si fondono o

una di esse incorpora l’altra può avvenire che due prepostiallo stesso ruolo organizzativo nelle aziende di provenienza(ad esempio i due capiarea commerciali del Veneto o i dueresponsabili della Compliance) non possano conservare ilmedesimo ruolo nella nuova realtà organizzativa. Di solitoprevale la “cordata” dell’impresa incorporante che imponeuomini, metodi e modelli organizzativi.I contratti collettivi prevedono in questi casi le cosiddette“procedure di confronto sindacale” non eludibili dalleaziende, vale a dire che l’azienda non può procedere alicenziamenti, trasferimenti, cambiamenti di mansionesenza prima aver aperto un tavolo di trattativa con iSindacati allo scopo di trovare soluzioni alternative.Chi ha pratica di Sindacato sa bene quanto questi istitutihanno consentito nel corso degli ultimi decenni di ridurreal minimo gli effetti negativi delle riorganizzazioni, con-sentendo di conservare quasi sempre il posto di lavoro, diridurre al massimo i disagi derivanti dai trasferimenti e dipreservare la professionalità.

Il nuovo scenario ha cambiato non poco le cose: le asso-ciazioni datoriali tentano di eliminare dai contratti collet-tivi le norme esigibili che prevedono l’obbligo del con-fronto sindacale e molte imprese disattendono di fattoquelle norme ancorché ancora esistenti, utilizzando lostrumento del licenziamento per giustificato motivooggettivo (già presente nella precedente legislazione mareso più agevole con il Jobs Act) e la possibilità di ricorre-re al cosiddetto licenziamento mascherato (trasferimentoinsostenibile per la famiglia del trasferito) mettendo spes-so il lavoratore (Quadro, Alta Professionalità) nelle condi-zioni di accettare un drastico demansionamento, con osenza riduzione della retribuzione, che l’interessato èindotto ad accettare come “male minore”. Ex capi chefiniscono sotto loro ex collaboratori, ex capiarea chediventano capizona, ex gestori di risorse con incarichi digrande responsabilità che sono adibiti a lavori di dataentry. La realtà del demansionamento e dello svilimentodel middle management è varia e multiforme.

Nel nuovo scenario (qualcuno l’ha descritto come unmondo del lavoro nel quale non c’è più la lotta di classedei lavoratori ma c’è la lotta di classe dei datori di lavoro)le imprese hanno imparato che basta dichiarare una “rior-ganizzazione” per poter avere mano libera e se in aziendamanca un Sindacato organizzato, o non ha la forza neces-saria, il gioco è fatto: il lavoratore, il professionista, ilQuadro sono costretti a subire passivamente il ricatto erischiano di essere messi alla porta senza tanti compli-menti.

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NOTE

1 Il Decreto legislativo n. 81 del 15 giugno 2015 (uno di quelli facenti parte delJobs Act) entrato in vigore il 25 giugno 2015, ha modificato la disciplina del c.d.ius variandi, vale a dire quella relativa al potere/diritto del datore di lavoro dimodificare anche unilateralmente, senza il necessario consenso del lavoratore,la mansione. Prima della recentissima riforma, ai sensi dell’art. 2103 Cod.Civ.,era vigente il principio della immodificabilità in peggio della mansione nonchédella irriducibilità della retribuzione. Per espressa previsione di legge, ognipatto contrario era nullo. Il nuovo Decreto legislativo sostituisce integralmentel’art. 2103 del Cod. Civ.: 1^.-Il lavoratore deve essere adibito a mansioni per le quali è stato assuntoovvero a quelle corrispondenti all’inquadramento superiore che abbia succes-sivamente acquisito ovvero a quelle mansioni riconducibili allo stesso livello ecategoria di inquadramento delle ultime effettivamente svolte.È stato, dunque, eliminato il riferimento (contenuto nella precedente formula-zione della norma) alle mansioni equivalenti. Con tale eliminazione, si ricono-sce al datore di lavoro il diritto a uno ius variandi (unilaterale) più ampio e piùflessibile in quanto si supera la precedente tematica, di elaborazione giurispru-denziale, relativa alle “mansioni equivalenti”.

2 Da solo o in collaborazione con altri studiosi, ha pubblicato numerosi saggi: -Sociologia urbana e dello sviluppo, tra cui La negazione urbana.Trasformazioni sociali e comportamento deviato a Napoli (con GennaroGuadagno, Il Mulino, Bologna 1971); -Napoli e la questione meridionale (2005);-Sociologia del lavoro e dell’organizzazione, tra cui Sociologia dell’azienda (IlMulino, Bologna 1973, a cura di); -I lavoratori nell’industria italiana (4 voll., Franco Angeli, Milano 1974, a curadi, con Giuseppe Fevola);

-Trattato di sociologia del lavoro e dell’organizzazione (2 voll., Franco Angeli,Milano 1985-87, a cura di, con Angelo Bonzanini); -Il lavoratore post-industriale. La condizione e l’azione dei lavoratori nell’in-dustria italiana (Franco Angeli, Milano 1985); -Sviluppo senza lavoro (Lavoro, Roma 1994); -Il futuro del lavoro. Fatica e ozio nella società postindustriale (Rizzoli, Milano1999 e 2007);-L’ozio Creativo del 2002; -Sociologia delle organizzazioni creative, tra cui L’emozione e la regola. I grup-pi creativi in Europa dal 1850 al 1950 (Laterza, Bari-Roma 1990; Rizzoli, Milano2005); -L’ozio creativo (conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse, Roma 1995;Rizzoli, Milano 2000); -La fantasia e la concretezza. Creatività individuale e di gruppo (Rizzoli,Milano 2003);-Sociologia dei macro-sistemi, tra cui l’avvento post-industriale (1985); -Non c’è progresso senza felicità (con Frei Betto, Rizzoli, Milano 2004); -La felicità (con Oliviero Toscani, 2008); -Mappa Mundi. Modelli di vita per una società senza orientamento (Rizzoli,Milano, 2014);-Mappa Mundi. Modelli di vita per una società senza orientamento (2015);-L’emozione e la regola. L’organizzazione dei gruppi creativi (2015); -Le parole del tempo (2015);-Napoli 2025. Come sarà la città tra dieci anni? (2016);-Una semplice rivoluzione. Lavoro, ozio, creatività: nuove rotte per una socie-tà smarrita (2016);-Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati (2017).

Porte aperte ai contributi esterni

Per tutte le ragioni illustrate, quella delle AlteProfessionalità delle assicurazioni e del credito è oggi unacategoria in grave crisi d’identità: una cultura manageria-le ormai universalmente diffusa ha smesso di valorizzarele sue migliori risorse interne portatrici di quella profes-sionalità che ha fatto crescere le aziende e ha consentitodi dispensare utili agli azionisti. Tecnica assicurativa etecnica bancaria non sono poi così importanti, tanto quel-lo che conta è la finanza. Prodotti assicurativi e bancarisono ormai standardizzati ed equipollenti, a poco serve la“creatività” dei Quadri intermedi, la solida preparazionedi specialisti del settore, di collaudata esperienza e leal-tà. Poca concorrenza, oligopolio, accorpamento, econo-mie di scala, rendita di posizione. Questa idea di banca edi assicurazione non ha bisogno di tanti professionisti fer-rati, ha bisogno di pochi top manager e di tanti esecutori,anche se dal curriculum ridondante e dalla professionalitàsperperata. Sistemi autorizzativi e liquidativi rigidamentestandardizzati, frustrazione dell’iniziativa personale, unclima aziendale che di fatto incoraggia l’omologazione eil conformismo e scoraggia l’intraprendenza. Anche per-ché basta un piccolo errore, e talvolta anche un merocapriccio, ad attivare le sanzioni disciplinari (tornatemolto in auge insieme ai tornelli e ai controlli a distanza)con il rischio fondato del licenziamento, che se non è“discriminatorio” — ricordiamolo sempre — benché illegit-timo non dà luogo a reintegra.Ma la storia non procede in linea retta e c’è da aspettarsi— c’è da augurarsi — un... ricorso storico, di quelli che

avvengono quando chi sta andando in una direzione capi-sce che quella è la direzione sbagliata, anche perché, inultima analisi, questo stato di cose non giova neanchealle aziende.Intanto alle aziende sarebbe utile che le stesse AlteProfessionalità prendessero (o riprendessero) coscienzadel loro valore e della loro missione.Sarebbe poi utile che chiedessero di contare all’internodelle organizzazioni sindacali di appartenenza, che chie-dessero di poter esprimere in tutte le sedi il “loro” puntodi vista.Non è più pensabile che la condizione di lavoro di unafamiglia professionale così vasta e peculiare sia decisa, inloro nome e conto, da chi non vive sulla propria pelle, equindi non conosce a fondo, le problematiche delle AlteProfessionalità.Il Sindacato, confederale e non, ha tanti problemi ma devemettere in agenda anche questo: dare piena rappresen-tanza alle Alte Professionalità, pena l’aumento della sfidu-cia e della disaffezione che caratterizzano questa fase sto-rica e insidiano pericolosamente la credibilità dell’istitu-zione sindacale.La FISAC CGIL, attraverso il Dipartimento delle AlteProfessionalità e dei Quadri Direttivi, ci sta provando eguarda con attenzione e con rispetto a chi, come i lettoridi questa rivista, opera all’interno di una organizzazioneche ha fatto della tutela delle Alte Professionalità la pro-pria ragion d’essere.

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ari colleghi, care colleghe,l’iniziativa che avevamo pre-fissato riguardava la mancatarivalutazione delle pensionicon le famose cause nellaquali veniva sottolineata l’in-costituzionalità della senten-za.

Le regioni scelte in accordo con il nostrostudio legale erano le seguenti:Lombardia, Piemonte,Liguria, Emilia Romagna,Toscana, Lazio. I primiincontri con i giudici cisono stati nelle città diMilano, Genova, Firenzee Torino, ma per motiviormai chiari ed evidenti atutti venivano continua-mente rimandati ad altredate.La sentenza della CorteCostituzionale, che si èespressa in data25/10/2017 contro larivalutazione delle pensioni, ha stroncatoqualsiasi possibilità di parziale successodell’iniziativa e sappiamo oramai tuttiquale decisione fortemente politica èstata presa.Dopo la conferma dello scippo governati-vo realizzato da Renzi con il “BonusPoletti” attraverso la mancata o parzialeperequazione, con perdite che possono

arrivare a cifre considerevoli per moltipensionati, attendiamo speranzosi ildecreto ministeriale che riguarda gliincrementi per il 2018.Personalmente ritengo si tratti di unasentenza ingiusta, che spalanca la porta aogni futuro “taglieggiamento delle pen-sioni”, giustificabile solo sulla base delleesigenze della finanza pubblica. Si trattadi una sentenza che lede i diritti acquisi-

ti, creando incertezza neipensionati perché dimostrache il loro assegno pensio-nistico (frutto di anni dicontributi regolarmenteversati) viene consideratodalla Corte Costituzionalenon un diritto certo e intoc-cabile, ma una “concessio-ne” passibile di tagli.Ritengo inoltre che taledecisione sia preoccupantenon solo oggi ma proiettataanche per il futuro, comese, in Italia, fosse normale

e legalmente corretto taglieggiare lepensioni superiori a 3 volte il minimoINPS, con la scusa del buco di bilanciodella stessa INPS e della povertà dellecasse dello Stato.Faremo seguito alle motivazioni espressedalla Corte Costituzionale con commentie valutazioni espressi dal nostro studiolegale.

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INFO E RIFLESSIONI

Bocciata dalla CorteCostituzionale la rivalutazione

delle pensioni

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di Giulio Gaidolfi

Attivi oltre

Giulio GaidolfiSegretario SezionePensionati SNFIA

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Attivi oltre

ell’immaginario i pensiona-ti sognano di dedicare piùtempo agli hobby, allafamiglia, ai viaggi e a qual-che sfizio, grazie ai sacrifi-ci fatti in tanti anni dilavoro. Se per alcuni ciò èpossibile, per tanti la real-

tà, purtroppo, spesso tradisce le aspet-tative e la vita da pensionato è un pro-blema proprio a causa delle esigenze diadattamento anche economico. I “ricchi pensionati” italiani, martoriatidella tasse e dalle decisioni di un gover-no incompetente che non riesce a sbloc-care questo Paese che sopravvive, epurtroppo non migliora, con un debitopubblico insostenibile, sono sospinti, innumero sempre più crescente, a lascia-re la bella Italia.Li chiamano i nonni con la valigia, maloro non viaggiano, si trasferiscono. In pratica sono un buon numero di nuovipensionati che hanno deciso di lasciarsi

alle spalle il mondo del lavoro con scarsirimpianti e vivendo in serenità finanzia-ria gli ultimi anni di vita.Alcune statistiche indicano che a Milanoe provincia nell’anno 2016 se ne sonoandati più di 250.Per quelli che restano per legami fami-liari o non convinti di espatriare, uno sutre aiuta i figli e i nipoti ad arrivare allafine del mese, rappresentando un vero eproprio ammortizzatore sociale.Questo purtroppo segnala in modo evi-dente che non esiste un ricambio gene-razionale, dimostrando che certi pen-sionati, pur non vivendo in modo agiato,sono un supporto sicuro per molte fami-glie in un momento come quello chestiamo attraversando dove il lavoro nongarantisce, spesso, sicurezza e un reddi-to dignitoso.In ogni caso, e questo è un elemento dipositività, entrambi i fenomeni (espa-trio e ammortizzatore sociale familiare)dimostrano che, oltre i confini del lavo-ro cosiddetto attivo, le persone nonsono affatto da rottamare ma possiedo-no energie fisiche e psichiche da spen-dere e quanto sia determinante, per gliindividui e per la società, disporre,nelle fasi della vita definite terza equarta età, di risorse economiche con-quistate a buon diritto nella vita attiva.Ecco perché appare ancora più intolle-rabile l’accanimento verso le pensioniemergente a ogni riforma previdenzialee, periodicamente, l’ostinazione a volerfalcidiare le pensioni leggermente piùelevate in nome di una falsa giustiziasociale che finisce per essere una lottafra poveri. G.G.

I NONNI CON LA VALIGIAAndare in pensione in Italia: quali aspettative hanno i lavoratori italiani

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Milano, 12 dicembre 2017 – incontro con i pensionati alla presenza del Vicesegretario Generale Saverio Murro e delSegretario della Sezione Pensionati Giulio Gaidolfi.

Attivi oltre

l giorno 12 dicembre in occasio-ne dell’avvicinarsi delle festenatalizie il Sindacato, su specifi-ca volontà del nostro SegretarioGenerale, ha organizzato unincontro con i pensionati diMilano e provincia. Visto il nume-ro eccessivo di possibili aderenti

siamo stati costretti, per ragioni di spa-zio nei locali della nostra sede, a sele-zionare alcuni colleghi in pensione.Abbiamo così deciso di invitare queipensionati che hanno accumulato più di30 anni di adesione allo SNFIA e che

hanno collaborato attivamente perdiversi anni con il Sindacato.I colleghi scelti sono risultati:

Picotti 31 anni, Ramellini 31 anni,Gaidolfi 36 anni, Tamagni 39 anni,Becchi 39 anni, Spolita 39 anni,Galasso 40 anni, Pomarolli 41 anni,Ragazzi 42 anni, Bianco 50 anni.E i due ex Segretari Generali Cardani39 anni e Formica 41 anni.

L’incontro è avvenuto in un’atmosferadi serenità e di sobrietà dove, oltre allo

scambio dei tradizionali auguri, ilSindacato ha provveduto a fornire ungadget di riconoscimento ai colleghiallegando un biglietto di ringraziamen-to il cui contenuto seppure breve è dinotevole impatto:

Tante parole non semprerendono i discorsi… a volteuna sola parola racchiude unprofondo significato: graziedi essere stato con noi e diaverci dato fiducia per tantianni

Flash News

MILANO: INCONTRO CON I PENSIONATI

Natale 2017

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arità di genere, quote rosa,discriminazione sessuale finoalla massima degenerazionedella violenza. Quando par-liamo di donne, si fa riferi-mento ancora troppo spessoal sostantivo figurato “debo-lezza”. Si associa il genere a

un colore, il rosa, più per rincorrere ste-reotipi che per un significato sociologi-co. In una società ancora profondamen-te patriarcale, la figura dell’uomo fortee della donna debole è molto diffusaanche negli ambienti di lavoro. D’altra parte la storia italiana, ma anchequella di quei Paesi che molto prima delnostro hanno introdottoleggi per il riconoscimen-to di numerosi dirittidella persona, indipen-dentemente dal censo,ci insegna che il ruolodella donna è semprestato considerato secon-dario. Non possiamo, adesempio, dimenticareche il diritto di voto perle donne sia arrivato inItalia solo nel 1946. Non è un caso che anco-ra oggi siano molte leorganizzazioni e le associazioni impe-gnate a salvaguardare la parità, a valo-rizzare le capacità della donna. Però noi abbiamo un po’ la presunzionedi andare oltre. Con la nuova rubrica

PARI & IMPARI l’obiettivo non è tanto dirincorrere gli eventi, di marcare la dif-ferenza tra uomo e donna, ma di evi-denziare che la differenza di genere èun valore, un’opportunità per qualsiasiorganizzazione. Se l’uomo ha, generalmente, una forzafisica maggiore, non sempre questo cor-risponde a un eguale intuito, prepara-zione, capacità. E su questo riteniamodi poterci soffermare, non però riscri-vendo o commentando le notizie dellacronaca di tutti i giorni. Vorremmo, infatti, calarci nei vostripanni, di lavoratori e lavoratrici cheogni giorno si confrontano con il proprio

collega, il dirigente diriferimento, uomo odonna che sia. Partiamo dall’esperien-za di ciascuna e ciascu-no di voi. Una rubricaaperta, alla ricercadelle eccellenze chepossiamo inquadrarenel campo della parità,senza trascurare peròciò che, invece, vieneconsiderato impari. Non vogliamo portareavanti battaglie di

genere, ma raccontare un’altra facciadella nostra realtà, insistendo sul meri-to, sulle competenze, sulla preparazio-ne e sulla capacità di raggiungere gliobiettivi, indipendentemente (o dipen-

LA DIFFERENZA SIA UN VALORE!

di Federica Parelli Vicepresidente Consiglio Direttivo Nazionale SNFIA

Pari& impari

Federica Parelli Vicepresidente ConsiglioDirettivo Nazionale SNFIA

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Pari& impari

dentemente) dal genere. Oggi, è innegabile, molti posti diresponsabilità sono ricoperti da uomini e non sempre perspiccate capacità. E di questo non possiamo far finta dinulla. In ogni settore, le statistiche dimostrano che la donnadeve fare molta più fatica dell’uomo per raggiungere, aparità di preparazione e competenze, gli stessi traguardi. Però non siamo qui per gridare allo scandalo, ma per fareil nostro lavoro, come organizzazione sindacale, a tutela

di tutti i lavoratori e le lavoratrici che ricoprono ruoli diresponsabilità, grandi o piccole che siano.È a loro che vogliamo dare voce con questa rubrica. È daloro che vorremmo ricevere spunti, suggerimenti, consigliche possano essere condivisi. È di loro che vogliamo rac-contare le storie. Uno spazio quindi aperto e soprattutto al servizio, o forseanche di servizio. E ora, a voi la parola! ●

Non vogliamo portare avantibattaglie di genere,

ma raccontare un’altra faccia

della nostra realtà

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on inganni l’apparenteattenuazione del titolo cheGiuseppe Alvaro ha sceltoper la sua raccolta alfabeti-camente ordinata.L’alterazione diminutiva èsolo la porta inizialmentenon impegnativa per dire le

parole sugli uomini e sul mondo. Alvaro ci ha già abi-tuato, in un prece-dente volume, aseguire il suo trattoaforistico, senten-zioso nella miglioretradizione che, daSeneca a Petrarca,e da Montaigne a LaRochefoucauld aVauvenargues, arri-va alle “massime”dei grandi scrittorimoralisti dell’etàmoderna. E un intento moralec’è indubbiamentenel nostro scrittorecontemporaneo,senza voler pro-grammaticamentesferzare i costumi ole (pessime) abitudini dei suoi simili ma,

anche, senza eludere le contraddizioni incui precipitano (quasi) sempre gli esseriumani.Se si scorrono le singole voci, ciascuna(ben) lavorata intorno a una coerenza ecoesione argomentativa, risaltano, inparticolare, quelle in cui l’asserzionerelativa ai costumi e ai comportamenti siappoggia su autori, opere e singoli micro-

testi della tradizio-ne occidentale, daPlatone all’antico“adagio calabrese”,da Wilde a WinstonChurchill: tutti,però, come si puònotare, accomunatidalla stessa propen-sione al bel mottodel nostro scrittorecontemporaneo.Non importa, inol-tre, condividere inogni caso il pareredell’Autore che,per parte sua, haidee chiare e spes-so non disponibilialla mediazionecondivisa. Sicché ilvero consenso con

Alvaro va cercato soprattutto lì dove,

Sfogliando

Dizionarietto per bambini che vogliono crescere

e adulti in cerca di identitàdi Giuseppe Alvaro

Prefazione di Rino Caputo

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grazie al suo carico di anni e di esperienze, è in grado difornirci consigli di (buona) vita: come quando osserva che«vecchio è colui che vive la speranza come illusione».Ma lasciamo al lettore curioso il piacere di indugiare suogni singola voce e volgiamoci alla qualità diffusa dello“stile” dello scrittore.Della tradizione sentenziosa Alvaro sembra non accoglierel’eccesso pervicace di serietà, anticamera del moralismodei (vecchi) censori. Risalta, invece, la qualità umoristicadelle sue riflessioni, sia quando esse si propongono comeutili consigli per la vitasia allorché si tende, difatto, a una sintesi gra-devole ma non per que-sto meno pungentedella tradizione gnomi-ca. Qui sta la moderni-tà di Alvaro, nellaricerca costante dellanatura contrastivadella realtà, che, tut-tavia, non si depositanel pessimismo ma siestende, positivamen-te, a fornire una buonastruttura di principi peruna migliore esistenza(«L’umorista, con ilsorriso, si colloca al disopra del dolore»).Senza negare, appun-to, la confusione delleistanze e delle impresee, anzi, mettendo in risalto, per così dire, l’eterogenesidei fini. Come nell’acuta considerazione relativa alla “cor-ruzione” del custode da parte di Critone, per poter incon-trare Socrate prigioniero: una violazione della legge checonsente la più elevata e duratura esaltazione della neces-sità della Legge, da parte del condannato morituro, anchein presenza di una sua errata o ingiusta applicazione.Si pensi, d’altra parte, alla voce “Unione Europea”, doveil Matematico Statistico Alvaro esplode in una intemerataintensamente “umanistica”, che usa funzionalmente pro-prio i parametri dell’economia per far risaltare le aporiedi una speranza che, pure, non può morire («L’aspetto piùcomprensibile dell’Unione Europea è il suo incomprensibi-le progetto! Unione Europea: ieri, modello di civiltà; oggi,modello di parametri statistico-ragionieristici […] Il dannopiù grave: la sostituzione del governo politico con un

governo tecnico. La crisi dell’Unione Europea inizia conl’assunzione del PIL (Prodotto Interno Lordo) come pilotaautomatico della sua guida politica, economica e sociale.Senza la Germania l’Europa non si fa. Con la Germania,nemmeno. […] ritenere dogmaticamente esatti i decimalidegli indicatori statistici e ignorare tutte le incertezzeconoscitive che aleggiano sugli interi»).Il “dizionarietto” non può, allora, che sciogliersi nei “con-sigli di vita” finali, in cui, anche con accorta e retoricaabilità, Alvaro fa discendere l’equilibrio e la sintesi dalle

riuscite coppie oppositivedegli aggettivi, gli uniciveramente necessari, sicapisce, a vivere bene.E poiché «il sogno piùbello della vita [è] potervivere il proprio sogno!»apprestiamoci a seguire iconsigli di Alvaro e, anchese, colpevolmente, nonriusciremo sempre atenerne conto, godiamo,intanto, della prosa sapi-da e vivace di unoScrittore per i nostritempi.

Giuseppe Alvaro èProfessore Emerito diStatistica Economica della“Sapienza” Università diRoma. È autore di nume-rose pubblicazioni, tra

cui: La finanza pubblica nel sistema economico italiano;Una valutazione del capitale umano emigrato dalMezzogiorno nel periodo 1951-1971; Le donne nello svi-luppo dell’economia italiana; La spirale del sottosviluppo;Prezzi, produttività e remunerazione dei fattori dellaproduzione; E parliamo del nostro debito pubblico;Contabilità nazionale e statistica economica.

Rino Caputo è Professore Ordinario di LetteraturaItaliana, Dipartimento di Studi Letterari, Filosofici e diStoria dell’Arte, dell’Università di Roma “Tor Vergata”.

In distribuzione a partire dal mese di dicembre a cura deldistributore nazionale Libro CO Italia Srl.Disponibile ordinando a [email protected] (spedizione gratuita ovunque in Italia)

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Sfogliando

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“L’uomo ha sempre rinunciato a un po’ di libertàPur di avere maggiore sicurezza”

(Sigmund Freud)

Obiettivo Sicurezza

Mai più morti sul lavoro. Nessun tributo di vite umane può essere accettatoin una società evoluta.

La tutela della sicurezza è oggi una precondizione essenziale, perché le attivitàdi business possano avere un riscontro sul mercato e quindi successo, masoprattutto perché la dignità dell’uomo possa affermarsi, nella dimensione dellavoro, come solennemente sancito dall’art. 1 della nostra Costituzione.

Ricordiamoci che la sicurezza è prima di tutto un valore, poi è anche una pra-tica, una strategia che implica piena consapevolezza della complessità che ci cir-conda, oltre a una approfondita conoscenza dei fenomeni che attraversano lasocietà complessa.

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