novita’ in biblioteca 21 febbraio 2015 - comune.pisa.it · 1 novita’ in biblioteca ... come...
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Il minotauro globale : l'America, le vere
origini della crisi finanziaria e il futuro
dell'economia mondiale di Yanis Varoufakis
In questi giorni difficili per l’euro-zona e per
l’intero Occidente appare illuminante
rileggere un libro dell’attuale Ministro delle
Finanze greco, Yanis Varoufakis. La metafora
del libro richiama il mito greco del figlio di
Pasifae, moglie del re di Creta, Minosse. Ogni
anno gli ateniesi come tributo dovevano
inviare sette ragazzi e sette ragazze da offrire
in pasto al mostro. L’economista greco
paragona la storia del Minotauro al mondo di
oggi che finanzia e sostiene artificialmente
l’egemonia -claudicante- degli Stati Uniti,
consentendogli di reggere l’enorme deficit
commerciale che gli Usa hanno accumulato
con l’estero. Forse il testo di Varoufakis non
diventerà un bestseller globale come “Il
capitale nel XXI secolo” di Thomas Piketty,
ma “Il Minotauro globale” dell’economista ha
sicuramente più di un pregio: ha una
solidissima base concettuale, legge gli
avvenimenti in una prospettiva illuminante,
soprattutto li spiega in un linguaggio
comprensibile anche a chi non si occupa di
economia. La metafora fondante del libro
parte dal mito greco del figlio di Pasifae,
moglie di Minosse, e dal toro di Poseidone.
Come gli ateniesi ogni anno dovevano inviare
sette ragazzi e sette ragazze da offrire in
pasto al mostro, così, secondo l’economista e
ministro del Finanze del governo greco di
Syriza, il mondo ogni giorno finanzia e
sostiene l’egemonia statunitense inviando i
propri surplus finanziari a Wall Street e
consente così all’economia Usa di sostenere
l’enorme deficit commerciale con l’estero.
Uno scambio che Varoufakis legge
nell’ambito del cambiamento di scenario
globale deciso dagli Stati Uniti al 15 agosto
1971, con l’abolizione del gold standard. È in
quella prospettiva che Varoufakis situa le
radici della finanziarizzazione del mondo
contemporaneo e le cause stesse della crisi
del 2008, come pure le risposte negative che
la Merkel diede nell’ottobre del 2009 alle
domande di aiuto del Governo greco e che
contribuirono a causare l’avvitamento della
Grecia nella spirale della recessione. Il futuro,
secondo Varoufakis, dunque qual è? Secondo
l’economista, l’abbandono a loro stesse delle
“ancelle del Minotauro”, la fine della
“bancarottacrazia”, perché ormai il
Minotauro è morente e il suo piano in fase di
disintegrazione.
3
I tempi che corrono di Angelo Ferracuti
l lavoro e la cultura in un momento in cui il
primo è negato come diritto fondamentale
e la seconda ridotta a merce o, peggio, anni-
chilita dall’ignoranza di massa. Sono loro
i protagonisti de I tempi che corrono di
Angelo Ferracuti, una raccolta di reportage
scritti dal 2006 a oggi: raccontano l’Italia di
oggi con un pizzico di nostalgia per quella di
ieri, ciò che resta della cultura operaia e gli
ultimi intellettuali legati a quel mondo, a par-
tire dal poeta metalmeccanico Luigi Di
Ruscio. Chi conosce Ferracuti, i suoi articoli
o il suo ultimo romanzo Il costo della vita
sulla tragedia operaia della Mecnavi di
Ravenna, sa bene come giornalismo e lettera-
tura trovino un miracoloso equilibrio nella
«verità» delle storie che racconta. I protago-
nisti sono spesso lavoratori: a loro Ferracuti
dà voce, come quando la Tod’s di Diego della
Valle è lasciata raccontare all’operaio Guer-
riero Rossi. In altri casi vengono ritratti perso-
naggi del mondo della cultura: Pierpaolo
Pasolini è raccontato attraverso una mostra
voluta da Laura Betti alla Cineteca di Bologna;
il fotografo Mario Dondero attraverso alcune
scorribande giornalistico-letterarie, Bertolt
Brecht è rievocato in una visita alla sua casa.
Il filo rosso che unisce tutti i reportage
è l’«Italia reale» del lavoro negato o ancor
più maltrattato con un velo di rimpianto per
quell’epoca in cui la classe operaia poteva
vantare una sua aristocrazia e sognare di
andare in paradiso. In questo senso, Ferracuti
è il degno epigono di quella «letteratura
industriale» così bene rappresentata da un
suo conterraneo illustre, non a caso più volte
citato: Paolo Volponi. Oggi che non esistono
più imprenditori illuminati come Adriano Oli-
vetti — presso il quale Volponi lavorava — si
affacciano alla finestra avventurieri del capi
tale come Biagio Maceri. Quest’ultimo era il
titolare di un materassificio clandestino in
uno scantinato senza finestre di una scuola
a Montesano, un paesino del salernitano. La
fabbrichetta prese fuoco alla vigilia della
finale del Mondiale di calcio del 2006 e nel
rogo perirono due donne che vi lavoravano al
nero per appena due euro all’ora. Una di
queste aveva appena 15 anni. Ferracuti rac-
conta la vittoria della Nazionale di calcio dal
paese in lutto per le vittime, con una gran
trovata giornalistica e allo stesso tempo lette-
raria. La Grande Crisi era ancora alla vigilia,
ma ne ritroviamo qui tutte le avvisaglie.
Quell’esplosione di gioia e i tricolori al vento
non erano il segnale della riscossa italiana
come qualcuno volle credere, bensì l’urlo
scomposto di un paese sull’orlo di una crisi
di nervi. Angelo Mastrandrea
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Clandestina : una giovane donna
sopravvissuta a Berlino 1940-1945 di Marie
Jalowicz Simon
Marie Jalowicz vive a Berlino, ha 19 anni, è
ebrea e quando nel 1941 muore suo padre,
resta comple tamente sola. Con la guerra, la
vita degli ebrei in Germania è diventata
ancora più difficile. Marie però non è
disposta ad accettare passivamente l'arrivo
della Gestapo come, quasi fossero incantati,
fanno molti membri di quella comunità
ebraica da cui decide di prendere, almeno
psicologicamente, le distanze. E si pone un
obiettivo: sopravvivere. Perché tutti ormai
sanno dove conducono quei treni, sanno che
alla fine di quei viaggi c'è solo la morte. Si
sottrae quindi al lavoro forzato presso la
Siemens, si stacca la stella gialla e, il 22
giugno 1942, entra in clandestinità. Per
sopravvivere ha però bisogno, oltre che di
documenti falsi, di nascondigli sicuri e di una
buona dose di sangue freddo, anche di
persone disposte ad aiutarla. Alcune, anche
nazisti incalliti, lo faranno perché non sanno
che è ebrea ed è difficile dire di no a una
ventenne, altri perché mossi da idealismo
politico, altri ancora per semplice senso di
solidarietà umana. Per raggiungere la
Palestina cercherà di sposare un giovane
bulgaro; per avere un passaporto cinese, un
aitante cinese. Troverà rifugio nella comunità
artistica della città, convivrà con un giovane
operaio olandese e mentre, quasi senza cibo,
cerca di salvare se stessa, vede Berlino
crollare sotto i bombardamenti alleati e
infine entrare in città i soldati dell'Armata
Rossa. Un'esperienza sconvolgente, di cui
Marie Jalowicz Simon per oltre cinquant'anni
non parlò quasi con nessuno. Verso la fine
del 1997, un giorno il figlio si presentò a casa
sua con un registratore a cassetta: «Non hai
sempre voluto raccontare la tua storia?»
Marie iniziò a raccontare e non smise più sino
a pochi giorni dalla morte. Dalle 77 cassette
che contengono la sua narrazione, i curatori
hanno tratto il presente volume.
5
Come donna innamorata di Marco
Santagata
Come si può continuare a scrivere quando la
morte ti ha sottratto la tua Musa? È questo
l’interrogativo che, l’8 giugno 1290, tormenta
Dante Alighieri davanti alle spoglie di Beatrice
Portinari. Da quel momento tutto cambierà:
la sua vita come la sua poesia. Percorrendo le
strade di Firenze, Dante rievoca le
vicissitudini di un amore segnato dal destino,
il primo incontro e l’ultimo sguardo, la malìa
di una passione in virtù della quale ha avuto
ispirazione e fama. È sgomento, il giovane
poeta; e smarrito. Ma la sorte gli riserva altri
strali. Mentre le trame della politica
fiorentina minacciano dapprima i suoi affetti
– dal rapporto con la moglie Gemma
all’amicizia fraterna con Guido Cavalcanti – e
poi la sua stessa vita, Dante Alighieri fa i conti
con le tentazioni del potere e la ferita del
tradimento, con l’aspirazione alla gloria
letteraria e il timore di non riuscire a
comporre il suo capolavoro... È un Dante
intimo, rivelato nella sua fragilità ma anche
nella potenza della sua visione del mondo,
quello che Santagata mette in scena in
questo romanzo: il sommo poeta lacerato
dall’amore, tormentato dall’ambizione,
ardentemente contemporaneo.
C'è un re pazzo in Danimarca di Dario Fo ; da
un'idea di Jacopo Fo
Una storia d’amore e di follia. Un sogno
rivoluzionario che diventa realtà. Ecco il
nuovo romanzo storico di Dario Fo
ambientato nella Danimarca del Settecento,
protagonisti il giovane re pazzo, Cristiano VII,
la sposa quindicenne, Carolina Matilde di
Gran Bretagna, il suo amante, il medico
Johann Friedrich Struensee, e il figlio del re,
Federico. Una storia poco conosciuta. Dario
Fo ha recuperato documenti inediti e alcuni
diari segreti grazie ai quali ha potuto
ricostruire una vicenda drammatica che
intreccia meravigliosamente ideali politici,
passione amorosa e lotta per il potere. A
volte la storia può cambiare strada a causa di
eventi imprevedibili come la follia. In questo
caso la follia di un re unita alla carica utopica
di un medico, illuminista e rivoluzionario, e
alla complicità della giovane principessa.
Tutti e tre insieme, in un triangolo d’amore
disperato, avviano riforme rivoluzionarie
inimmaginabili allora come l’abolizione della
tortura, la libertà di stampa, l’abbattimento
dei privilegi di casta, la promozione della
cultura e dell’istruzione. Un colpo di stato
orchestrato dalla regina madre e dalla corte
porterà il medico alla forca e la principessa
all’esilio. Ma il sogno della rivoluzione, non
muore: sarà il giovane Federico a portare
avanti i principi liberali assumendo il potere.
Così la Danimarca potrà rendere concreti gli
ideali illuministi e diventare uno Stato
moderno.
6
A con Zeta di Hakan Gunday
Derdâ (con l’accento circonflesso) è una
bambina condannata alla schiavitù, succube
di una cultura che ritiene plausibile che una
madre venda la figlia undicenne a un uomo.
La vita di Derdâ si dipana tra la Turchia e
l’Inghilterra. Londra è la città dove resterà
rinchiusa in una casa per cinque anni senza
mai uscire. Casa da cui fuggirà per
trasformarsi in una ricercata attrice porno,
amata soprattutto dagli ambienti sadomaso,
e poi, alla fine, nella persona che avrebbe
sempre dovuto essere. Derda (senza accento
circonflesso) è un ragazzino che per
sopravvivere pulisce le tombe in un cimitero
e la cui vita si intreccerà, prima che a quella
di Derdâ, alla vita (e all’opera) del grande
scrittore turco Oguz Atay - insieme a Céline
autore di riferimento di Günday - autore
osteggiato e incompreso in vita e riscoperto
solo dopo la sua morte, avvenuta in giovane
età. Derda, che non è mai andato a scuola,
comprenderà la folle grandezza di Oguz Atay
meglio di molti intellettuali. Ma essendo un
ragazzino di strada, schiacciato tra
delinquenza e ignoranza, tutta quella
consapevolezza, quella grandezza, quei sogni
pirotecnici lo abbaglieranno. E si perderà. Ma
Derdâ e Derda senza saperlo si stanno
correndo incontro. Lui troverà lei in un video
porno; lei troverà lui all’incrocio tra
letteratura e vita. Si riconosceranno grazie a
un libro, a unirli per sempre saranno i corpi e
le parole; come la A e la Zeta, saranno l’una
per l’altro inizio e fine. Nel frattempo,
tenendo dietro a Derdâ e Derda, Hakan
Günday racconta la storia recente della
Turchia. Ci sono le confraternite mistiche. Ci
sono le lotte intestine tra socialisti e
conservatori che hanno preceduto il colpo di
stato del 1980. Ci sono i conflitti tra curdi e
turchi. C’è la criminalità e la religione; e il filo
sottile che le unisce in un amalgama di
ignoranza e contraddizioni. Ci sono le
baraccopoli costruite a ridosso dei cimiteri e
il tempo in cui le baraccopoli vengono rase al
suolo. C’è la Turchia in trasformazione.
Romanzo-cult turco A con Zeta è stato
proclamato “Miglior romanzo dell’anno
2011″ in Turchia ed è tradotto in diciannove
lingue.
7
Marie-Claire di Marguerite Audoux
“Una vita da romanzo” è un’espressione che
ben si adatta alla storia narrata in questo
libro, la storia della sua autrice che da orfana
poverissima divenne una scrittrice di grande
successo agli inizi del XX secolo proprio con
Marie-Claire. Dopo un’infanzia trascorsa in
un orfanotrofio e un’adolescenza presso
una famiglia di pastori, Marguerite
Audoux approdò a Parigi, per iniziare una
nuova vita come sarta. Malata, poverissima,
costretta spesso a lunghi digiuni, fu afflitta
poi da un’incurabile malattia agli occhi che le
impedì di continuare a cucire. Fu da allora
che si dedicò alla scrittura. Non aveva alcuna
ambizione letteraria e bruciava i suoi foglietti
che, pensava, non avrebbero potuto suscitare
l’interesse di nessuno. Per una serie di
coincidenze, il suo manoscritto giunse nelle
mani di Mirbeau, che ne fu entusiasta e si
adoperò perché venisse pubblicato nel 1910
dal prestigioso editore Fasquelle: vinse lo
stesso anno il Prix Femina e sfiorò il
Goncourt. La sua storia e la sua prosa
impeccabile rivelano oggi come ieri il talento
di una scrittrice dal percorso anomalo,
che merita di essere riportata alla luce a
oltre un secolo di distanza dall’apparizione
di questa opera.
La nemica di Irène Némirovsky
Nel luglio del 1928 sulla rivista letteraria Les
Oeuvres libres dell’editore Fayard apparve un
romanzo breve a firma Pierre Nérey. Si
trattava de L’Ennemie (‘La nemica’) che una
giovane e ancora sconosciuta Irène
Némirovsky (il successo sarebbe arrivato solo
l’anno dopo con David Golder) pubblicò con
lo pseudonimo ottenuto dall’anagramma del
suo nome (Nérey/Irene), rivelando così il
carattere profondamente autobiografico
dell’opera: il ritratto di una madre egoista e
infedele che viene atrocemente punita dalla
figlia, la quale prima le porta via l’amante e
poi decide di togliersi la vita. Impossibile non
ritrovare nel ritratto impietoso della donna le
caratteristiche della madre dell’autrice, che
era solita parlare di lei come “la nemica”, e
con la quale ebbe un rapporto estremamente
conflittuale.
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Tungsteno di César Vallejo
Nato in un paese della cordigliera andina,
ultimo degli undici figli di una coppia formata
da una sorta di «avvocato del popolo» di ori-
gini galiziane e da una donna di ascendenze
indigene, il meticcio Vallejo è uno dei più
grandi poeti del Novecento. Dopo diversi ten-
tativi di laurearsi in lettere, sempre interrotti
per le difficoltà economiche e intervallati da
varie esperienze lavorative che gli fecero toc-
care con mano la realtà dello sfruttamento,
Vallejo si trasferì a Trujillo e poi nella capitale
Lima, dove entrò in contatto con
l’intellettualità cittadina e strinse amicizia
con José Carlos Mariátegui, il fondatore del
Partito socialista peruviano. Negli anni ’20 si
trasferì in Europa, tra Madrid e Parigi, dove
morì il 15 aprile del 1938: fu il grande chef
surrealista Luis Aragon a officiarne l’elogio
funebre. La sua vita ebbe sempre, quasi come
una dannazione, la caratteristica
dell’invincibile difficoltà economica, pur
avendo guadagnato grande stima negli
ambienti letterari e politici e una certa
notorietà internazionale. Numerosi furono i
suoi viaggi, anche in URSS, dove ebbe modo
di rafforzare le proprie intime convinzioni
socialiste e marxiste. Di questa adesione al
marxismo è frutto, appunto, il romanzo
indigenista-proletario Tungsteno, pubblicato
a Madrid nel 1931. In Tungsteno Vallejo ela-
bora una drammatica visione della lotta di
classe che oppone i padroni nordamericani
delle miniere e i loro scagnozzi locali ai peo-
nes e agli indigeni soras, «arruolati» con la
violenza e costretti al lavoro forzato, e traccia
una differenza antropologica fra la visione del
mondo di questi ultimi e quella dei loro aguz-
zini. Come scrive Goffredo Fofi nella prefa-
zione: «In una stessa ondata di furore e uto-
pia, somiglia a molti altri romanzi di quegli
anni che raccontarono disperazione e rivolta
degli oppressi in più parti del mondo, e ha
qualcosa in comune con i grandi romanzi
della fede socialista o comunista». Ma il
carattere didascalico e di propaganda, che ne
fanno in qualche misura un’opera datata,
sono ampiamente riscattati, oltre che dalla
potenza delle scene da una partecipazione
non esteriore di Vallejo al dramma degli
indios. Come scrive ancora Fofi: «È la parteci-
pazione diretta alla condizione e alla cultura
india a maturare la vocazione di Vallejo, e a
seguirlo nell’esilio europeo, parigino, come
una piaga e una corona». E l’ostracismo
subìto per le sue posizioni politiche, che lo
costringerà a una vita grama, vissuta in digni-
tosa povertà, non l’ha mai fatto venire meno
a uno dei suoi princìpi: «Se c’è un’attività di
cui non si deve fare una professione, questa
è l’arte».
9
Purgatorio di Tomas Eloy Martinez
Nell’inverno del 1976 Simón Cardoso viene
arrestato dalla giunta militare argentina, e
ben presto se ne perdono le tracce: diventa
un desaparecido. Trent’anni dopo, negli Stati
Uniti, sua moglie Emilia sente la voce di
Simón in un ristorante, ne rimane sconvolta e
inizia un’incessante ricerca del marito che
credeva morto. A partire da questo episodio,
Purgatorio intreccia una storia d’amore
(perduto e ritrovato) con una ghost story,
sullo sfondo della sinistra irrealtà creata dal
regime dittatoriale. Tomás Eloy Martínez
costruisce con maestria un romanzo
commovente, tenendo sempre il lettore in
bilico tra verità e illusione.
Tomás Eloy Martínez
Aveva dieci anni quando i genitori gli
proibirono di leggere (sua madre era
convinta che lettura e scrittura gli avrebbero
“dannato l’anima”) e fu per beffare questo
assurdo divieto che Tomás Eloy Martínez,
nato a San Miguel de Tucumán nel 1934 e
cresciuto in anni in cui “l’immaginazione era
proibita”, scrisse il suo primo racconto. Da
allora non smise più, fino a diventare lo
scrittore e il giornalista che tutto il mondo di
lingua spagnola celebra e rimpiange, dopo la
sua morte avvenuta a Buenos Aires.
Raccatta cadaveri di Juan Carlos Onetti
Cinquant’anni esatti dopo la sua prima
pubblicazione, torna uno dei grandi
capolavori della letteratura di tutti i tempi.
Per chi già conosce l’avvolgente prosa
di Onetti, sarà un piacere imbattersi ancora
nel suo personaggio maestosamente
meschino: Larsen, detto Raccattacadaveri o
più semplicemente Raccatta. Attraverso una
narrazione eccentrica e implacabile, che
mescola piani narrativi e prima e terza
persona, Onetti ci riporta nella sua Santa
María. Qui, Raccatta deve vedersela con il
prete, le mogli e i benpensanti locali che si
mobilitano in una crociata contro il suo
rocambolesco sogno di aprire un bordello in
città.
10
Istituto di bellezza Margaret Thatcher di
Marsha Mehran
Buenos Aires, primavera del 1982. Al numero
1796 di avenida de Florida si erge l’Anna
Karenina, uno splendido palazzo storico che
ospita un gruppo di fuoriusciti iraniani. Cuore
e anima della piccola comunità è Haji
Khanoum, donna dal passato misterioso, che
esegue ogni mattina la danza rotante dei sufi.
È grazie a lei che nel condominio fa la sua
comparsa una giovane donna con la figlia.
Zadi, così si chiama la ragazza, ha appreso in
Iran l’antica arte del band andazi, la
depilazione con il filo, e decide di aprire un
salone di bellezza proprio nel palazzo, che da
quel momento si anima magicamente. Un
altro inquilino, chiamato il Capitano, inizia a
raccogliere intorno a sé i suoi connazionali
appassionati di poesia, e le serate al numero
1796 di avenida de Florida diventano il centro
di aggregazione per gli iraniani di tutta
Buenos Aires che non vogliono recidere il
legame con il loro tormentato paese.
Emergono così le storie degli abitanti della
piccola enclave. Quella di Haji Khanoum, ad
esempio, e del grande amore della sua vita. O
quella del Capitano Soheil Bahrami, che dopo
quasi trent’anni trascorsi nel famigerato
carcere di Evin vive ora con la figlia Sheema,
una studentessa di medicina innamorata di
una naturalista americana. E ancora, quella di
Parastoo, l’apprendista di Zadi, sposata con
un uomo che le ha fatto credere di poter fare
fortuna in America, e che adesso la
tiranneggia. Oppure quella di Homa e Reza,
che di giorno lavorano al mercato e la sera
dipingono miniature; o, infine, quella del
giovane rivoluzionario Houshang, infatuato di
Zadi, della politica e di Cartesio.
E mentre l’Inghilterra di Margaret Thatcher
dichiara guerra all’Argentina per le Falkland,
una nuova inquilina si presenta al numero
1796 di avenida de Florida. Dice di chiamarsi
Khanoum Soltani, ma somiglia moltissimo
all’attivista per i diritti delle donne iraniane
Farzaneh Farahanguiz, scomparsa dal suo
paese in modo misterioso. E gli abitanti del
palazzo, tra amori segreti, confessioni
commoventi, riflessioni profonde e ricordi di
un tempo perduto per sempre, aiutati dalla
loro «antica arte del raccontare storie,
percorrono il viaggio della vita rafforzati
dall’unità e dalla comunanza». Con una trama
avvincente e una lingua aggraziata che
mescola culture e mondi lontani, Marsha
Mehran ha lasciato ai suoi lettori un collage
di storie armonioso e toccante che ne
conferma l’assoluto talento, e accresce la
commozione e il rimpianto per la sua
prematura scomparsa.
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La donna dal taccuino rosso di Antoine
Laurain
Una molletta per capelli, una boccetta di
profumo Habanita, qualche vecchia
fotografia, un fermaglio, una penna a sfera
Montblanc nera, un paio di dadi rossi, tre
sassolini sicuramente raccolti in luoghi
significativi, un romanzo di Patrick Modiano
con dedica, un portachiavi dorato con incisi
alcuni geroglifici, un accendino, un taccuino
rosso. Ecco cosa può esserci nella borsa di
una donna, ed ecco cosa c'è in quella che il
libraio Laurent trova abbandonata su un
marciapiede nelle strade di Parigi. La
proprietaria, aggredita e rapinata da un ladro
la notte precedente, si è rifugiata in un
albergo poco distante. Prende una camera e
si addormenta, convinta di non aver bisogno
di cure. Il giorno successivo, però, il concierge
la trova in coma. Contemporaneamente,
Laurent comincia a sfogliare il taccuino della
donna misteriosa. Rimane affascinato dai
suoi pensieri, si perde fra annotazioni, sogni e
ricordi. Gli sembra una pazzia, ma decide di
cercarla. Da dove cominciare, però? Tra
mistero, divertimento, indagine e leggerezza,
un'inchiesta romantica in piena regola che
racconta il tempo magico di un amore che
nasce.
Riparare i viventi di Maylis de Kerangal
Romanzo di enorme successo in patria per
una delle autrici francesi più amate degli
ultimi anni, è la storia di un ragazzo che
finisce in coma a causa di un incidente
stradale di ritorno da una gara di surf.
Per il giovane non c'è più niente da fare, ma
si può ancora salvare il suo cuore. Spetterà ai
genitori la scelta di effettuare o no il
trapianto che può salvare un'altra vita.
12
La solitudine di un riporto di Daniele Zito
Antonio Torrecamonica trascorre le sue
giornate rinchiuso in una piccola libreria di
provincia, tra libri che non legge, clienti che
lo tormentano e ricordi che lo soffocano.
Unico svago, ogni tanto, far saltare in aria
qualcuno dei concorrenti, meglio se grandi,
meglio ancora se Feltrinelli. Ma non è che la
gioia di un momento, passato il quale il
libraio continua a essere un animale in
gabbia: la malavita lo usa per i suoi traffici, le
forze dell’ordine lo braccano, il passato lo
tiene inchiodato alla sua prigione quotidiana
fatta di lettori, attese e conti in rosso. Finché
un giorno non prende in mano uno di quei
libri che non sopporta e inizia a sfogliarlo,
ritrovando un piacere che considerava ormai
perduto. Questo piccolo gesto darà il via alla
fuga di Torrecamonica verso la libertà. A
ostacolarlo saranno in tanti: il commissario
Serracavallo, Don Pietrino, i Milanesi, il
Vice,... La solitudine di un riporto è la storia di
questa fuga, un vortice di incomprensioni e
follia che avrà come inevitabile punto
d’arrivo il più eclettico attentato
terroristico/culturale di sempre. Antonio
Torrecamonica è un po’ Bartleby e un po’
Marcovaldo, un personaggio indimenticabile
che si muove dentro una prosa densissima di
citazioni, riferimenti e rimandi, in una storia
che diventa riflessione sulla libertà, omaggio
stravagante alla Letteratura, scherzo infinito.
Sicilia, my love di Enzo Randazzo
Il romanzo è , fin dalle prime battute, una
dichiarazione d’amore nei confronti della
Sicilia, vissuta nelle sue contraddizioni ma
anche nella sua bellezza, nei suoi valori, nella
forza, nella generosità dei suoi abitanti.
Protagonista della vicenda è il singolare
Ippocrate Cagliostro, che, come suggerisce il
nome stesso, rappresenta la personalità
composita del medico razionale e
dell’alchimista fantasioso; un personaggio
stravagante, originale, arguto e passionale,
che cresce coltivando l’orgoglio di essere
siciliano e di appartenere a “quell’unico
cantuccio della terra […] in cui Ippocrate
aveva scelto di vivere e morire”. Uno
spaccato della Sicilia al tempo del racconto,
intercalato da momenti di evasione in cui il
lettore viene letteralmente trascinato in una
dimensione onirica ove compaiono con
grande naturalezza personaggi mitici, dei e
semidei. Particolarità del romanzo, che lo
rende utile agli studenti , è la presenza di una
scheda di guida all’analisi alla fine di ogni
capitolo che stimola a riflettere sui molteplici
livelli di lettura dell’opera, con esercizi di
scrittura, proposte di dibattito, invito alla
lettura e filmografia, in una prospettiva
interdisciplinare pensata per il lavoro degli
alunni e degli insegnanti della Scuola Media e
Superiore.
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10 fotografi, 10 storie, 10 anni : Premio
Ponchielli 2004-2014
Il photo editor è incaricato di scegliere le
fotografie da pubblicare sui giornali, sui libri e
sui siti d’informazione; deve avere una
enorme cultura visiva, sempre immerso
nell’attualità ma con un piede nella storia;
deve essere capace di dialogare con i
fotografi per incaricarli di coprire un servizio
e di mediare contemporaneamente con le
paturnie di un direttore e il budget azzerato
dalla crisi. E’ chiaro quale peso abbia la parte
visiva nel contesto dell’editoria, ma il photo
editor sembra essere, qualche volta, l’unico a
esserne consapevole, remando “in direzione
ostinata e contraria” (per citare De André)
rispetto ai piani alti, soprattutto da quando
un giornale è stato ribattezzato “prodotto”
da qualche manager che non capirà mai la
splendida anomalia del mestiere di fare
giornali. Il libro raccoglie dieci anni di sguardi
e di impegno dei photo editor del GRIN, il
Gruppo Redattori Iconografici Nazionale, che
hanno voluto ritrovarsi in un’associazione
professionale in ricordo del primo grande
photo editor italiano scomparso nel 2001,
Amilcare G. Ponchielli, e creare un premio
per un progetto fotografico destinato alla
pubblicazione editoriale. Per celebrare i dieci
anni di attività, che emblematicamente casca
proprio quando gli spazi editoriali per un
valido utilizzo del fotogiornalismo sembrano
toccare i minimi storici, arriva questo volume
che raccoglie tutti i 10 progetti vincitori delle
rispettive edizioni del premio.
Curre curre guagliò : storie dei 99 Posse di
Rosario Dello Iacovo
Una biografia atipica perché non focalizza
l’attenzione solo sulle vicende del gruppo,
proponendo la consueta carrellata di dischi e
concerti, ma le utilizza per raccontare l’Italia,
soprattutto Napoli. Un viaggio attraverso gli
occhi di ragazzini cresciuti in fretta in quei
quartieri popolari, in quei paesi
dell’hinterland, dove si affacciano alla vita, si
innamorano della musica e della politica.
Sono Luca ‘o Zulù, Massimo Jrm, Marco
Messina e Sacha Ricci e altri che condividono
pezzi di strada del loro cammino. La partenza
è il centro sociale Officina 99, nel 1991: una
band nata quasi per caso inizia il percorso
che la porterà a diventare fenomeno
mediatico e campione di vendite. Curre curre
guagliò è anche la storia degli ultimi decenni,
vista dalla prospettiva di tutti i protagonisti:
ci sono gli anni settanta e gli echi della
rivolta; gli ottanta, con la sconfitta del sogno
rivoluzionario; il punk, le prime esperienze
all’estero, gli squat di Londra, il vecchio
Leoncavallo, il Tienament di Soccavo. Ci sono
gli autonomi e gli anarchici, i comunisti e gli
operai, i disoccupati, il movimento per la casa
e gli squatter, le posse, la Pantera e Officina
99, i No Global e la Terra dei Fuochi. C’è
l’impegno in Palestina, in Medio Oriente e in
Chiapas. Ci sono Genova 2001 e Carlo
Giuliani. Sempre come parte di quella voce
collettiva che contesta i potenti della Terra.
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Marlon Brando : una tragedia americana di
Goffredo Fofi
Icona seducente e ambigua, attore di genio e
divo riluttante, ribelle tragicamente senza
causa, stretto tra una coscienza inquieta e la
macchina del successo: Marlon Brando ha
incarnato come nessun altro le contraddizioni
del suo tempo. Goffredo Fofi lo racconta
attraverso tutti i personaggi che ha
interpretato, dall’invenzione di un nuovo
modello maschile – misto di violenza e di
fragilità – all’imposizione dello stile di
recitazione che diventerà paradigma per gli
attori della nuova Hollywood, passando per
le cadute e le rinascite di un’esistenza portata
all’eccesso. Nella conflittuale dedizione al
mestiere di attore, nel confuso tentativo di
dare corpo al proprio impegno politico, nelle
avventure e nei fallimenti della vita privata,
Brando è stato «l’eroe dell’incertezza» che,
pur incapace di liberarsi dal sistema che
detestava, ha saputo portare «un po’ di
subbuglio in una cultura di massa stolida e
bigotta come quella manipolatissima degli
ultimi decenni del Novecento». Scomparso
dieci anni fa, per collasso polmonare,
alcolizzato, obeso, e soprattutto solo, dopo
un’infinita serie di lutti e disastri familiari,
Marlon Brando aveva avuto molti difetti,
diversi amori, e alcune fondamentali
passioni. Dalla radiografia di Fofi vengono
fuori, netti, i caratteri distintivi del
personaggio. Le fissazioni, come l’odio per la
mondanità e per i giornalisti. Le paure, anche
inattese, come quella che lo spinse a rifiutarsi
di recitare in teatro al fianco di Anna
Magnani, in Pelle di serpente di Tennessee
Williams: «Ha una parte importante, che fa
presa sul pubblico, e mi ruberebbe la
scena...». E le antipatie, come quella nutrita
per Sofia Loren, accusata di manie
pubblicitarie: «Se dovessi morire - disse
Brando a un amico durante le riprese della
Contessa di Hong Kong - evitate soltanto che
quella venga a piangere sulla mia tomba con
tanti fotografi attorno». Eppure, oltre
debolezze e manie, restano, più forti di tutto,
le interpretazioni. Dal prototipo machista di
Stanley Kowalski in Un tram che si chiama
desiderio al macabro imperatore del Male
incarnato nel Padrino, dal sex-symbol
sconfitto dall’amor di Ultimo tango a Parigi al
tenebroso colonnello Kurtz di Apocalypse
now.
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Mai stati meglio : guarire da ogni malanno
con la storia di Lia Celi e Andrea Santangelo
Un divertente prontuario che propone la
Storia come antidoto allo stress della vita
quotidiana e panacea dei mali dell’anima. Un
pratico vademecum di conversazione storica
che funziona come ansiolitico cartaceo:
siamo sicuri che la vita in passato fosse meno
faticosa e precaria della nostra? Un vaccino
culturale per resistere al bombardamento
mediatico di notizie disastrose e
apocalittiche, e allo stress psicofisico che ne
deriva. Articolato in “Anamnesi”, brevissima
infarinatura storica per attivare i primi
anticorpi, “Malattie” e “Ricetta” bibliografica
finale, questo ironico manuale di self-help
può essere consultato anche per singoli
disturbi: le cefalee sono, per esempio,
trattate come una rutilante cavalcata nella
storia della decapitazione.
Il cibo non era niente di speciale : incontri, e
scontri, di 239 scrittori con cibi, bevande e
alberghi d'Europa di Laura Grandi, Stefano
Tettamanti
Avere tra le mani un libro di citazioni è
un’occasione meravigliosa: dà la possibilità di
leggere o rileggere tanti altri libri che ci sono
piaciuti, di sottolineare, fare le orecchie alle
pagine, trascrivere le parti che ci hanno
colpito di più, vagabondando tra romanzi e
racconti, tra lettere e diari, leggende e
preghiere, poesie, fiabe e filastrocche. E
anche tra libri di cucina e ricettari. “Il cibo
non era niente di speciale” è proprio una
scelta di citazioni gastronomico-letterarie. Gli
autori hanno selezionato le migliori scene che
nei libri raffigurano il cibo, dove si mangia e
con chi si mangia (ma anche quando non si
mangia, se il cibo non c’è o capita che sia
disgustoso) servendo al lettore un carrello di
citazioni che abbracciano un arco temporale
di diversi millenni e un ambito geografico che
mette in contatto le tavole e le cucine
d’Europa e delle diverse sponde del
Mediterraneo.
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Vademecum per la biodiversità quotidiana :
manuale per seed savers : custodire sul
balcone e nell'orto semi e piante
dimenticate di Chiara Spadaro
Tutti possiamo essere custodi della
“diversità” di semi e piante, sul nostro
balcone o sul davanzale o nel nostro orto. E
“imparare” come fare grazie al “Vademecum
per la biodiversità quotidiana”: il libro di
Chiara Spadaro è infatti un vero e proprio
manuale di biodiversità domestica, che
spiega dove acquistare o scambiare i “semi
dimenticati”, come coltivare piante di varietà
“perdute” sul proprio balcone o nell’orto di
casa e dove incontrare e conoscere le realtà e
le comunità che promuovono gli scambi dei
semi e si battono per la loro salvaguardia.
BUONA LETTURA