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GIUGNO 2016 ANNO II – NUMERO 2
La Bussola
Istituto Comprensivo Statale di Diso – Scuola dell’Infanzia Primaria e Secondaria di 1° grado – sedi: Andrano Castiglione Castro Diso Marittima
La tecnologia a supporto della creatività Programma il Futuro è un progetto
promosso dal Ministero dell’Istru-
zione, dell’Università e della Ri-
cerca in collaborazione con il CINI
(Consorzio Interuniversitario Na-
zionale per l’Informatica). L’obiet-
tivo è fornire alle scuole strumenti
semplici, divertenti e accessibili per
formare gli studenti ai concetti di
base della tecnologia informatica.
La partecipazione al progetto può avvenire in diversi modi: l’ora del codice,
che consiste in un’ora di esercitazione per l’avvio al pensiero computazionale,
che noi abbiamo svolto dal 9 al 15 dicembre insieme ai nostri compagni di
altre classi; ed in modalità avanzata, cioè attraverso percorsi più articolati.
Lo scopo è avviare noi ragazzi al pensiero computazionale e sviluppare la
creatività. Questo non significa che dobbiamo
diventare piccoli programmatori informatici,
ma che dobbiamo familiarizzare con le cono-
scenze scientifiche di base necessarie per
comprendere la società moderna e orientarsi
in essa.
La conoscenza dei concetti fondamentali
dell’informatica aiuta a sviluppare la capacità
di risoluzione dei problemi. È importante che
noi studenti comprendiamo questa cultura
scientifica per realizzare al meglio il lavoro
dei nostri sogni: imprenditori, avvocati, poli-
tici, ingegneri.
Il Piano Nazionale Scuola Digitale prevede l’avvio al pensiero computazio-
nale nella scuola primaria. Ogni settimana nel laboratorio d’informatica ab-
biamo “giocato”. Andando avanti, ogni livello è sempre più difficile e bisogna
affinare sempre di più la logica. I giochi hanno diversi protagonisti: star wars,
l’artista, la contadina. Per dar vita al gioco bisogna dare ai personaggi i co-
mandi per muoversi o compiere l’azione desiderata. Ci vuole pazienza, crea-
tività, logica, capacità di orientamento, molto impegno e tanta fantasia.
Con il concorso Codiamo, abbiamo inventato una storia sull’amicizia e ab-
biamo animato i personaggi usando gli strumenti del linguaggio informatico.
L’anno prossimo continueremo l’esperienza e impareremo ad usare un altro
programma – scratch – che ci lascerà più liberi di inventare.
Che bello questo progetto! Oltre a farci divertire ci ha insegnato a inventare
cose nuove!
Quarte primaria Andrano
Alla scoperta del territorio
Esperienze
Il piacere di leggere
Approfondimenti
Vita scolastica
La fine della scuola
Manca poco alla fine della scuola e non sappiamo se
essere felici o tristi. Di solito si pensa che gli anni delle
medie passino in fretta e che il primo giorno di scuola
media sia come se fosse stato ieri, ma per noi è tutto il
contrario: questi anni sono durati un’eternità, e la
prima media è solo un lontano ricordo.
Forse perché sono accadute così tante cose da non riu-
scire a rimetterle insieme in un solo momento. E così,
giorno dopo giorno, siamo arrivati alla fine… la terza
media! L’anno più assurdo e fantastico che si possa vi-
vere, uno di quelli che non si dimenticano. Siamo tutti
così diversi… Come abbiamo fatto a cambiare così ve-
locemente e non essercene accorti?
Fra pochi giorni, quei ragazzini capitati insieme per
caso, cresciuti insieme per sbaglio, si divideranno per
intraprendere un nuovo percorso scolastico.
E allora? Viviamo in pieno questi ultimi giorni, orgo-
gliosi di essere, ancora per poco, tra i più grandi della
scuola!
Terze secondaria 1°
Eventi, spettacoli, manifestazioni, laboratori, esperimenti, gare, sport,
viaggi, escursioni, ricerche, approfondimenti… Si conclude un anno sco-
lastico denso di attività e di lavoro e i nostri bambini e ragazzi affidano
alle pagine della seconda edizione de “La Bussola” una sintesi delle espe-
rienze più significative. In un’epoca in cui l’ipertrofia del web rischia di
indurre a ritenere obsoleta la carta stampata, la scelta di far redigere un
giornalino ai nostri alunni ha precise ragioni didattiche: dare motivazione
e senso alla scrittura costruendo occasioni per scrivere testi il cui destina-
tario non sia solo l’insegnante. E per una scuola variegata come l’Istituto
Comprensivo di Diso, la redazione di un giornalino costituisce un ulte-
riore momento per progettare insieme e per crescere come comunità edu-
cante.
Con l’auspicio di aver contribuito alla crescita civica e intellettuale dei
nostri ragazzi, e soprattutto all’acquisizione della capacità di orienta-
mento nella società complessa e di fronteggiamento delle situazioni nuove
e delle difficoltà, non ci resta che augurare al lettore una buona naviga-
zione fra le notizie.
2 GIUGNO 2016 La Bussola
Alla scoperta del territorioCondividiamoci
Il nostro Istituto
Comprensivo in-
clude le scuole dei
comuni di Diso,
con la frazione Ma-
rittima, di Castro e di Andrano, con la frazione
Castiglione. Ogni anno, grazie alla collabora-
zione delle Amministrazioni Comunali e delle
Pro Loco, tutti i bambini delle classi terze delle
tre scuole elementari fanno un’escursione in-
sieme per esplorare il territorio. Quest’anno la
visita guidata si è svolta il 9 maggio.
La prima tappa è
stata la Zinzulusa,
grotta del Pliocene,
scoperta nel 1793.
Che fascino hanno il
suo laghetto dei de-
sideri, e, all’interno,
le stalattiti e stalagmiti, gli zinzuli (stracci) for-
mati dalle gocce d’acqua che cadono dalle
rocce. Emanuele, la nostra guida, ci ha raccon-
tato che i pipistrelli vi si nascondono… che
paura! Lo sapevate che con il loro guano si pro-
duce il mascara? E nel profondo della grotta c’è
un lago d’acqua dolce, formato dalle falde ac-
quifere, chiamato Cocito. Una parete della
grotta è piena dei nomi degli operai che l’hanno
ripulita e di qualche visitatore. E che mistero la
stanza delle tre sentinelle, proprio un piccolo
presepe. Era un rifugio perfetto per gli uomini
primitivi, che ci vivevano. Questa grotta è un
tesoro da conservare. Guai a toccare le rocce!
La seconda tappa è
stata l’insenatura
Acquaviva, dove
la nostra guida,
Giuseppe, ci ha
mostrato i carrubi,
a Marittima chia-
mati alberi della
cornula. Le carrube sono frutti simili alle fave
e ai piselli, che in passato i contadini portavano
nelle tasche come merenda. La guida ci ha spie-
gato che anticamente i semi di carrube servi-
vano per pesare le pietre preziose, per questo
sono anche detti “carati”. Ci siamo intrufolati
nella fitta vegetazione, dove c’erano alberi al-
tissimi chiamati di viduta, perché sono molto
alti e crescono in fretta. I marittimesi li chia-
mano “alberi delle mosche”, perché nel tronco
cavo si infiltrano le mosche, fuoriuscendo solo
in alcune stagioni. Abbiamo visitato anche il
Museo naturalistico, dove abbiamo studiato la
vita di uccelli, insetti e pipistrelli.
Abbiamo pranzato ad Andrano e poi ci siamo
diretti verso la
Chiesetta a for-
ma di nave e la
cripta della Ma-
donna dell’Atta-
rico, una grotta
rupestre. La guida
ci ha spiegato che
tanti anni fa una donna viveva qui e di notte al-
lattava il suo bambino, il quale però non cre-
sceva mai. La Madonna le apparve in sogno e
le spiegò che a succhiare il latte era, invece, un
serpente. Così la donna uccise il serpente e il
bambino divenne grande e forte. Sulle pareti
della cripta i monaci basiliani dipinsero degli
affreschi. La guida ci ha raccontato che in pas-
sato i bambini di Andrano facevano le gare in
mare: chi per primo vedeva la punta della
chiesa non era più un bambino ma un adulto.
Abbiamo poi visto i tratturi che collegano le
campagne, e le pajare, case di pietra con porte
molto basse, per ripararsi dal vento.
Questa bella giornata trascorsa con i compagni
delle altre scuole è stata un’esperienza molto
interessante, perché ci ha permesso di cono-
scere meglio luoghi molto vicini a noi e di sco-
prire cose che non conoscevamo.
Terza primaria Marittima
Cronaca in rimaTutti pronti… si parte! Sul pullman saliamo e alla grotta Zinzulusa arriviamo. In fila per due ci disponiamo, il mare costeggiamo e incuriositi nella grande grotta entriamo. È buio, umido e di rocce arcuate un perfetto groviglio, imponenti stalagmiti e tra noi un gran bisbiglio, pittoresche stalattiti dall’alto pendenti come tanti zinzuli, scenario magico, arcaico e intagliato come croccanti frizzuli. L’emozione poi è tanta… quando da un passaggio stretto ci specchiamo in un dolce e verde laghetto. La guida spiega e ci richiama all’attenzione: - Silenzio, c’è un crostaceo cieco in via di estinzione! Il percorso continua… Canalone, Acquaviva di Marittima e tra scalinate, aiuole e piattaforme non si sa dove guardare prima. Conosciamo piante millenarie nel suggestivo boschetto: tutto è bello in questo particolare ambiente protetto! Nel museo al chiuso poi, scopriamo i pipistrelli: mammiferi piccoli ma utili, anche se non proprio tanto belli. La guida raccomanda: - Se un pipistrello per caso trovate il Comune o la guardia forestale, tempestivamente chiamate. Dopo tanto scoprire la fame si fa sentire e c’è una smorfia sul nostro viso. Allora, tutti, al ristorante e la signora Letizia ci accoglie con un bel sorriso. Con penne al sugo, cotoletta, patatine fritte e aranciata e ancora… con dolce e coca-cola… Oh! Che grande abbuffata!
Ora la Cripta della Madonna dell’Attarico ci aspetta: luogo di culto che visitiamo senza tanta fretta. In una fresca e pietrosa pajara poi entriamo e un tratturo di campagna, anche se stanchi, percorriamo. Ecco, la visita guidata è finita. Di certo la ricorderemo per il resto della nostra vita.
Terze primaria Andrano
La Bussola GIUGNO 2016 3 Alla scoperta del territorio
L’insenatura Acquaviva
Lungo la costa orientale della Provincia di
Lecce, tra le marine di Castro e Marittima, in
un’area di alto valore naturalistico e paesaggi-
stico, è ubicata l’insenatura Acquaviva, «un ca-
nale formato da un burrone che dall’altipiano
di Marittima vien giù a sboccare nel mare, e
dove una sorgente di acqua dolce si mescola a
quella marina». Così Cosimo De Giorgi nei
suoi Bozzetti di viaggio della Provincia di
Lecce, scritti alla fine del 1800, descriveva l’in-
senatura inserendola nelle bellezze naturali
della costiera adriatica.
In questo sito, la linea di riva delinea una stretta
e profonda insenatura incassata nei calcari, re-
sti di antiche barriere coralline formatesi circa
30 milioni di anni fa in un clima tropicale. Que-
sta singolare forma del paesaggio costiero è
stata prodotta dalla sommersione della parte
più bassa di una stretta valle fluviale: essa co-
stituisce una piccola ria (termine spagnolo uti-
lizzato per analoghe forme del paesaggio co-
stiero presenti lungo le coste della Galizia). La
stretta incisione è sede di una folta vegetazione
di macchia mediterranea, in cui si inseriscono
elementi di rimboschimento quali il pino
d’Aleppo e l’eucalipto, alimentati da una co-
spicua falda che impetuosa scaturisce in polle
lungo la linea di costa laddove il mare con la
sua azione millenaria modella le rocce. Sono
numerose le specie meritevoli di particolari
azioni di tutela segnalate nel sito, quali campa-
nula pugliese, alisso di Leuca, scrofularia lu-
cida e krummel di Grecia.
L’insenatura dell’Acquaviva racconta l’iden-
tità di una popolazione di indole mite, radicata
al territorio come il finocchietto marino che,
malgrado l’ambiente ostile, si fa spazio tra i co-
ralli fossili per donare sapore e profumo a chi
lo scopre; gente sempre pronta ad aiutare chi ha
bisogno, come avvenne nel lontano marzo del
1880 in occasione dell’affondamento del piro-
scafo “Travancore”.
Si tratta di un’area con elevata qualità dal punto
di vista ambientale. Fondamentale è adottare
misure, interventi e strategie per tutelare e va-
lorizzare l’area. Spesso si fruisce delle bellezze
naturali senza avere consapevolezza di ciò che
esse raccontano, delle loro fragilità e dei peri-
coli che esse nascondono. Ogni anno, ad esem-
pio, la Capitaneria di porto interdice alla bal-
neazione lo specchio d’acqua prospiciente l’in-
senatura a causa di coloro che assumono atteg-
giamenti che mettono a rischio la propria e l’al-
trui incolumità. Una corretta lettura delle forme
consentirebbe di apprezzare al meglio le carat-
teristiche del paesaggio costiero: è quest’ul-
timo che ripaga ampiamente il visitatore
dell’adozione di stili di fruizione della fascia
costiera più sostenibili di quelli attuali, ma che
comportano un cambiamento delle proprie abi-
tudini.
Prime secondaria 1° Marittima
Il «Travancore» Sono le tre di notte dell’otto marzo
1880: Vitale dorme tranquillo nel
suo letto, quando un vicino di casa
lo chiama e gli annuncia una tra-
gica notizia: una nave, spinta da un
vento impetuoso di scirocco nelle
acque antistanti la rada di Castro,
si è schiantata contro lo sperone
roccioso dell’insenatura Acqua-
viva. La nave di nome “Travan-
core” ‒ detta anche la “Valigia
delle Indie”, in quanto assicurava
un servizio di collegamento tra la
vecchia Europa e l’Oriente ‒ era
partita da Bombay il 18 febbraio
1880 e, dopo aver sostato per qual-
che giorno a Suez e ad Alessandria
d’Egitto, sarebbe dovuta giungere
a Brindisi il 9 marzo. Purtroppo
questo traguardo non fu mai rag-
giunto, perché un tragico destino
si abbatté su di essa. Ci è stato rac-
contato che la nave, mentre viag-
giava spedita lungo le coste greco-
albanesi e aveva superato il Capo
S. Maria di Leuca, fu avvolta da
una fitta nebbia e spinta da una
forte corrente marina che la portò
ad uscire di rotta e schiantarsi, da
lì a poco, contro l’ombra nera di
uno scoglio. Così, dopo un violen-
tissimo impatto e un rumore assor-
dante, l’imbarcazione rimase
squassata e si aprì una falla a prua,
tale da farla colare a picco sul fon-
dale marino. Il comandante della
nave, capitano Scott, ordinò agli
ufficiali di sparare tre colpi di can-
none e di informare con urgenza
sia la Guardia costiera di Castro,
sia la Capitaneria di porto di Brin-
disi.
Le operazioni di salvataggio dei
passeggeri e dell’equipaggio eb-
bero subito inizio, grazie a tutti gli
abitanti dei paesi vicini e soprat-
tutto alla gente di Marittima, che
accorse numerosa per prestare
aiuto ai superstiti e si preoccupò di
offrire loro qualcosa di caldo e
beni di prima necessità: vestiario,
coperte e quanto avevano bisogno.
Ogni casetta diventò luogo di rifu-
gio per i naufraghi stremati dalla
stanchezza, dal freddo notturno,
dalla fame e dalla sete. L’incontro
della gente di Marittima con i su-
perstiti fu molto cordiale e premu-
roso, complicato solo dalle diffi-
coltà linguistiche di comunica-
zione, a cui si sopperì con l’uso di
gesti e grazie alla discreta cono-
scenza della lingua italiana da
parte di alcuni componenti
dell’equipaggio. È tuttora viva la
tradizione popolare secondo la
quale in quella notte memoranda
tutti gli abitanti del paese si porta-
rono sul luogo del disastro per pro-
digarsi a favore dei 183 naufraghi.
Essi furono tutti salvi, mentre
andò perduto il ricco carico di co-
tone, indaco, zucchero, caffè, sete-
rie e argenterie, perché, nel tenta-
tivo di equilibrare lo scafo, il co-
mandante aveva ordinato di get-
tare in mare il carico della nave.
Questo sollevò proteste da parte
dei commercianti che si videro co-
stretti a separarsi dai loro beni.
Il Travancore, avvolto ancora
dalla nebbia, dopo essersi incli-
nato di 30 gradi sulla fiancata sini-
stra, è affondato lentamente rima-
nendo appoggiato sul fondo. Il
naufragio del Travancore fu una
vera sciagura per la famosa Com-
pagnia di navigazione inglese P. &
O., per Brindisi e per il territorio
retrostante, in Terra d’Otranto,
poiché in pochi anni il movimento
marittimo che aveva assicurato in-
troiti vantaggiosi diminuiva ineso-
rabilmente e il danno economico
aprì una crisi che coinvolse tutta
l’Italia, soprattutto le provincie
meridionali.
Ricordiamo che nei fondali di
quell’ampia distesa di mare si
nasconde il mistero del naufra-
gio del Travancore, le cui cause
non sono mai state del tutto
chiarite dagli inglesi, i quali
avrebbero dovuto svolgere
un’indagine più accurata e ap-
profondita.
Il lavoro d’indagine è stato scru-
polosamente eseguito invece da
alcuni noti esperti, in tempi e
con modalità diverse, non per
fini giuridici ma per fini scienti-
fici e geologici.
Prime secondaria 1° Marittima
4 GIUGNO 2016 La Bussola Alla scoperta del territorio
Benvenuti a Castro
Castro Alta è un borgo tipicamente medievale, di origini antichissime,
che sorge a ridosso di un promontorio digradante verso il Mare Adriatico
all’interno di una suggestiva insenatura rocciosa.
La passeggiata che vi proponiamo è una sorta di viaggio nel tempo, dove
l’azzurro del mare fa da sfondo. Il punto di partenza è la cosiddetta
Porta Terra, di cui è rimasto soltanto il nome perché la porta non esiste
più. Essa era l’unica entrata per accedere al borgo fortificato. Intorno al
castello c’è un vecchio e stretto sentiero, attualmente restaurato, dal
quale ammirare olivi secolari, muri a secco e scale in pietra. Lungo le
mura aragonesi potrete vedere le antiche torri che avevano funzione di
avvistamento e difensiva. Dalla torre Sud-Est, in località Capanne, è
possibile osservare gli scavi archeologici iniziati nel 2000 che hanno
portato alla luce le imponenti mura messapiche e le basi del complesso
santuariale dedicato alla dea Minerva.
Risalendo all’interno delle mura, potrete ammirare la Cattedrale. La
costruzione, che risale al tempo della dominazione normanna, fu termi-
nata nel 1171, come attesta un’iscrizione sulla facciata Nord. La tradi-
zione riporta Castro come sede Vescovile sin dall’anno 682: l’elenco dei
vescovi attualmente disponibile va dal 1179 fino al 1818, anno in cui la
diocesi venne soppressa ed annessa, con tutto il suo territorio, a quella
di Otranto. L’edificio normanno era più piccolo dell’attuale, forse a
pianta centrale, e giungeva fino all’abside della chiesa bizantina, attual-
mente incastonata sul lato Nord. Nella seconda metà del 1300 la catte-
drale fu ristrutturata e ampliata fino a raggiungere le dimensioni attuali.
Altre pesanti ristrutturazioni, soprattutto interne, furono realizzate dopo
la distruzione operata dai Turchi alla fine del XVI secolo. La struttura
originale della cattedrale è in stile romanico-gotico. Sull’angolo Nord-
Ovest si erge il campanile, costruito nel 1700 sulle fondazioni di quello
medievale, forse crollato. I due ingressi ‒ detti porta piccola e porta
grande ‒ sono sovrastati da due importanti rosoni, di cui quello a Nord
ricco di decorazioni. La chiesa è dedicata alla Madonna Annunziata.
Sul lato Sud della Cattedrale si appoggia l’antico Vescovado, già resi-
denza dei Vescovi di Castro, mentre di fronte è visibile il Palazzo Ci-
riolo, sede della Regia Università degli Studi, fondata dal Vescovo di
Castro Monsignor Francesco Antonio Duca, la prima università salen-
tina.
La parte sinistra della cattedrale include i resti della chiesa bizantina,
che risale al IX-X secolo d. C. Aveva originariamente una pianta a croce,
con tre ingressi sui lati Nord, Sud ed Ovest. Di essa restano ancora oggi
due coppie di colonne ornate di capitelli che sorreggono una volta a botte
e due archetti. Al suo interno vi sono tracce di affreschi tra i quali è
visibile la figura del Redentore, di Sant’Onofrio e di Giovanni Battista,
nonché un’immagine frammentaria della Madonna in trono con Bam-
bino. Durante i lavori di scavo all’interno e all’esterno dell’edificio sono
stati rinvenuti diversi resti umani, prova della presenza di un antico ci-
mitero.
E tornati in Piazza Armando Perotti, vi invitiamo ad ammirare il Ca-
stello. Le sue origini risalgono al periodo ellenistico. I lavori di restauro,
recentemente conclusi, ne individuano con chiarezza le fondamenta
messapiche. Il castello divenne in seguito roccaforte bizantina e succes-
sivamente normanna. Nel XIII secolo la fortezza era considerata di im-
portanza nazionale dagli Svevi e dagli Angioini. La struttura odierna del
castello è dovuta alle ricostruzioni avviate nel XVI secolo dalla famiglia
feudataria dei Gattinara dopo gli attacchi dei Turchi. Il castello ha pianta
quadrilatera, raffor-
zata da quattro torri
angolari con un cor-
tile interno di forma
rettangolare. Oggi
accoglie la Biblio-
teca, una sala per
convegni, ed è at-
tualmente in allesti-
mento il nuovo Mu-
seo Archeologico
Civico di Castro.
Quinta primaria Castro
Castro. Pulizia dei fondali marini
Proteggere e tutelare il mare dall’incuria
dell’uomo: per questo Legambiente organizza
spesso dei progetti con l’obiettivo di preservare
le nostre bellezze naturali. La scuola, con la sua
ormai fedele collaborazione, ha a cuore queste
iniziative che hanno lo scopo di far capire a noi
ragazzi l’importanza di vivere in un mondo pu-
lito ed ecosostenibile.
Per questo, sabato 28 maggio 2016 abbiamo
voluto assistere all’immersione dei sub volon-
tari nell’ambito del progetto Clean Up The
Med, promosso dal circolo Legambiente di Ca-
stro, che consiste nella pulizia dei fondali ma-
rini. Ci siamo recati nella zona del “porto di
Enea” dove ventiquattro sub si sono immersi
per ripulire i fondali del nostro meraviglioso
mare.
Già da diversi anni Legambiente si occupa di
ripulire i fondali; quest’anno sono stati recupe-
rati circa 10 chilogrammi di plastica, 30 chilo-
grammi di vetro, 50 chilogrammi di ferraglia e
altri 50 chilogrammi di rifiuti inorganici.
Questi numeri fanno capire che servono ancora
molti altri sforzi per avere un mare davvero pu-
lito, e per far ciò serve l’impegno di tutti.
Terza secondaria 1° Castro
SOS. Il mare mangia la costa delle marine di Andrano e MarittimaÈ un fenomeno naturale: le onde sbattono
contro la base delle rocce della costa e, col
passare degli anni, la incidono e la scavano
alla base; la parte superiore della roccia si
stacca e cade e così, nel tempo, la costa cam-
biato aspetto.
Tutto questo sta succedendo proprio sotto i
nostri occhi: il mare ha eroso un pezzo di co-
sta tra la marina di Andrano e quella di Marit-
tima. I Comuni interessati stanno provve-
dendo a frenare la catastrofe ammassando
nella zona interessata enormi rocce frangi-
flutti trasportate per via mare da grandi imbar-
cazioni.
I frangiflutti riducono l’intensità
delle onde nel tratto di acque si-
tuate al loro interno e perciò limi-
tano l’erosione della costa. Al-
l’arrivo dell’onda questa, anziché
colpire direttamente il molo o la
spiaggia, si spezza sul frangi-
flutti. Poiché il frangiflutti ha una
superficie ampia, la forza del-
l’onda si riduce per attrito. L’on-
data si spezza poi in molte onde più piccole che hanno meno forza. Così
si possono evitare i danni in caso di violente mareggiate e gli schizzi
prodotti dalle onde non arrivano più a spazzare i moli.
Terze primaria Andrano
La Bussola GIUGNO 2016 5 Alla scoperta del territorio
La leggenda della Madonna dell’Attarico
Ai confini di Andrano, in aperta
campagna, fra il centro abitato e il
mare, si trova una cripta basiliana,
oggi dedicata alla Madonna del-
l’Attarico. Il nome è probabil-
mente dovuto ad una leggenda, se-
condo la quale una popolana che
vedeva il proprio bambino in con-
tinuo deperimento riuscì a salvarlo
grazie ai consigli della Madonna
apparsale in sogno. La leggenda,
che ritrae la profonda devozione
della gente povera e le difficoltà
della vita in campagna basata
sull’agricoltura e sulla pesca, narra
un episodio molto frequente fino
al secolo scorso: in campagna i
serpenti di notte si attaccavano al
seno delle giovani madri e suc-
chiavano il latte destinato ai loro
bimbi. Ecco il racconto della po-
polana ricostruito da noi nel nostro
dialetto (e la traduzione) a partire
dalle informazioni raccolte attra-
verso ricerche e interviste.
E chiancia e chiancia e me girava
e me vutava, ma nudda miglioria
vidia. E li giurni passavane e ieu
me sentia sempre cchiu disperata.
Me sentia mpaccire. Oimmena! Ce
putia fare?
Le sciurnate comu lucisciane cusì
scuriane e lu piccinnu, d’anime-
dda, sempre cchiu rreta scia. Lu
maritu meu mancava sciurnate
sane, ma no, ce dicu sciurnate, pe
misi sani se lluntanava cu da bar-
chicedda cu pozza purtare a casa
nu picchi de pisce friscu e ieu ac-
quai sula sula pregava, pregava e
cantava alla Madonna de lu mare
cu lu pozza iutare: «Madonna de
lu mare iuta stu pescatore, ca tene
quattru fii e na barca de cam-
pare». Cusì a fiate scia bona, ma
mute fiate era propriu nivara. Sine
de pisce ne nucia a casa e ieu me
lu manciava cu li pozza rrivare lu
nutrimentu allu piccinnu ma nenzi
de fare: iddu se ttaccava, vulia lu
latte, ma chiancia beddru meu, e
chiancia ca perdia fiatu percei lu
latte nu lu truvava.
Cusì na notte me ricurdai na pre-
ghiera ca me mparau la nonna
mia bonanima. Me pijai a manu lu
rosariu e cuminciai a recitare cu
lu vagnone a mbrazze e mentre re-
citava me ddurmentai. E tuttu de
paru me truvai incia na luce ca
quasi quasi me cecava e vitti na
Signora: nu stia mpuggiata a
nterra ma vulava, lu mantu celeste
e lu vestitu russu, beddra era comu
lu sule e ncerene doi carusi de co-
sti a idda cu l’ali e allora capii.
Capii ca nu n’era na signora qua-
lunque ma era idda la Madonna.
Cusì me nginucchiai alli pedi soi e
me misi a chiancire e idda me
disse: «Non piangere. Ora ci sono
io. Nelle pietre della tua pajara si
nasconde una serpe che di notte
esce e viene a succhiare tutto il tuo
latte. Dovete trovarla e liberar-
vene». Ieu le baciai li pedi e
quannu me zzai cu la pozzu mbraz-
zare la luce nu nc’era cchiui.
Cusì me svegliai, sudata, mpau-
rata, tremulante e cuntai lu sognu
a maritama e iddu subitu se mise
alla ricerca de la serpe, la truvau
e la ccise. De quiru giurnu lu va-
gnone se ttaccava e nu chiancia
cchiui e chianu chianu stese bonu,
era diventatu nu fiuru. La Ma-
donna m’era fattu u miraculu.
Piangevo, piangevo, mi giravo e
mi rivoltavo, ma non vedevo nes-
sun miglioramento. E i giorni pas-
savano e mi sentivo sempre più di-
sperata. C’era da impazzire. Che
cosa avrei potuto fare?
I giorni trascorrevano dall’alba al
tramonto e il mio piccolino stava
sempre peggio. Mio marito si as-
sentava per giornate intere, ma che
dico giornate, mesi interi si allon-
tanava con la barchetta per poter
portare a casa un po’ di pesce fre-
sco. E io qui, da sola, pregavo e
pregavo e imploravo la Madonna
del Mare affinché lo aiutasse:
«Madonna del Mare, aiuta que-
sto pescatore, che ha quattro figli
e solo una barca per vivere». Così,
a volte andava bene, ma molte
volte era proprio triste. Sì, il pesce
lo portava a casa. E io lo mangiavo
perché potesse arrivare un po’ di
latte al piccolo. Ma niente da fare:
lui si attaccava al seno, voleva il
latte, ma piangeva, il mio tesoro,
piangeva fino a restare senza fiato
e non trovava il latte.
Una notte mi ricordai una pre-
ghiera che mi aveva insegnato la
buon’anima di mia nonna. Presi il
rosario e cominciai a recitare con
il bambino in braccio e, mentre di-
cevo le preghiere, mi addormentai.
E tutt’a un tratto apparve una luce
che quasi mi accecava e vidi una
Signora: non stava appoggiata a
terra, ma volava; aveva un man-
tello celeste e un abito rosso, era
bella come il sole e accanto a lei
c’erano due giovanotti con le ali.
Allora capii: non era una donna
qualunque, era Lei, la Madonna.
Mi inginocchiai ai suoi piedi e co-
minciai a piangere. Ella mi disse:
«Non piangere. Ora ci sono io.
Nelle pietre della tua pajara si na-
sconde una serpe che di notte esce
e viene a succhiare tutto il tuo
latte. Dovete trovarla e liberar-
vene». Io le baciai i piedi e,
quando mi alzai per abbracciarla,
non c’era più.
Mi svegliai sudata, impaurita, tre-
mante, e raccontai il sogno a mio
marito. E lui subito si mise alla ri-
cerca della serpe, la trovò e la uc-
cise. Da quel giorno in poi il bam-
bino si attaccava al seno senza
piangere e pian piano si riprese e
crebbe meraviglioso. La Madonna
mi aveva fatto il miracolo.
Quinta primaria Andrano
Il decotto salentino Fino a qualche decennio fa, le
medicine non si compravano in
farmacia, ma nei campi. Un rime-
dio contadino salentino alla tosse
e agli acciacchi della stagione in-
vernale è il decotto con le radici
di malva. Il decotto è una sorta di
tisana che serve ad estrarre dei
principi attivi da alcune parti
della pianta attraverso l’ebollizione in acqua per un certo periodo di
tempo. Prima dell’avvento della medicina tradizionale della nostra
epoca, i decotti erano molto utilizzati nelle campagne del Salento.
Ingredienti: gusci di noci o di mandorle, radice di malva o semi di
malva (detti panetti per la loro forma simile alle pagnotte), foglie d’al-
loro, camomilla, spine di rovi, fichi secchi, scorza d’arancia e di limone,
ed infine il seme del papavero da oppio.
Preparazione Trovati tutti gli ingredienti, si dà il via all’operazione di cottura. Mettere
il tutto in una pentola, coprire con acqua e far bollire per un’ora circa.
Filtrare e addolcire con miele, possibilmente biologico. I benefici sono
rapidissimi. Oltre a calmare la tosse, questo sciroppo è rilassante e ideale
per le sere d’inverno.
Prima D secondaria 1° Marittima
Il pancotto Il pancotto pugliese, come tutti i
pancotti, è una pietanza di umili ori-
gini. Nasce dall’esigenza di rici-
clare il pane raffermo ed evitare
così sprechi in cucina. Questo piatto
contadino è nella sua semplicità
non solo molto buono, ma anche
completo, perciò ideale per una
buona cena dal sapore antico ac-
compagnato da un buon bicchiere di vino rosso. Qui da noi in Puglia la
versione più semplice è quella realizzata con le cime di rape.
Ingredienti: 400 g di pane raffermo di semola di grano duro, 1 kg di
cime di rape, olio extravergine di oliva, 2 filetti di acciuga sott’olio, 4-5
pomodorini ciliegini, 1 spicchio di aglio, peperoncino, sale q.b.
Preparazione
Mondare e lavare per bene le cime di rape e cuocerle in una pentola capiente
con acqua salata per circa 10 minuti. Quando le rape sono cotte aggiungere il
pane tagliato a cubettoni e lasciarlo cuocere insieme alle cime di rape per al-
meno un minuto. In una padella far riscaldare 4-5 cucchiai di olio extraver-
gine, aggiungere l’acciuga spezzettata, l’aglio schiacciato ed il peperoncino e
rosolare. Eliminare l’aglio e il peperoncino dall’olio, disporre nei piatti il pane
con le cime di rape ed un po’ di acqua di cottura e condire ogni piatto con
l’olio aromatizzato.
Prima C secondaria 1° Marittima
6 GIUGNO 2016 La Bussola
Esperienze La Cittadella della Scienza e i trulli
5 aprile 2016. Le classi prime
medie di Marittima, Andrano e
Castro escono insieme in viag-
gio d’istruzione. Le mete del
viaggio sono la “Cittadella Me-
diterranea della Scienza” a Bari
e la città di Alberobello, famosa
per i suoi trulli.
La Cittadella è una struttura per-
manente realizzata dall’Univer-
sità di Bari per avvicinare noi ragazzi, con diversi percorsi didattico-
scientifici, alle materie scientifiche. Studenti universitari, che per l’oc-
casione ci hanno fatto da guida, ci hanno illustrato le proprietà della luce
e dell’acqua. In particolare siamo rimasti colpiti dal percorso sulla luce,
grazie al quale abbiamo capito che la luce non è come la immaginiamo
noi, ma è la somma di tanti colori e che viaggia in tutte le direzioni. La
luce laser, invece, che come ci hanno spiegato trova applicazioni in tante
discipline (medicina, arte, armi da fuoco, spettacoli ecc.), è una luce mo-
nocromatica, cioè di un solo colore, che viaggia in una sola direzione.
Dopo aver assistito ad altri esperimenti, ci siamo spostati nella città dei
trulli. Siamo rimasti tutti affascinati da quelle casette dal tetto conico e
da quanto ci hanno raccontato circa la loro origine e significato: i trulli
venivano generalmente costruiti come ricoveri temporanei nelle campa-
gne o abitazioni permanenti per gli agricoltori. È stata una bellissima
giornata e ora studiamo più volentieri le materie scientifiche.
Prima C secondaria 1° Marittima
MU.BO. Il Museo del bosco7 Aprile e 14 aprile 2016. Tutte le terze hanno
visitato il MU.BO (Museo Bosco) di Super-
sano, in due giornate diverse. Durante il tra-
gitto in pullman dal finestrino si intravedevano
alberi di ulivo e immensi prati verdi. A Super-
sano ci hanno accolto degli alunni di quinta
della scuola, con un bel cartellone colorato di
benvenuto. Poi è salita sul nostro pullman la
guida: una maestra dell’istituto Comprensivo
di Supersano, Antonella Mastroleo. Durante il
percorso ci ha fatto vedere i luoghi dove vive-
vano gli uomini primitivi, poi ha aggiunto che
tutti gli oggetti custoditi nel museo sono stati
rinvenuti proprio in quelle zone. Abbiamo os-
servato con meraviglia tutto il paesaggio e in
particolare un piccolo canneto. La maestra An-
tonella ci ha spiegato che un tempo tutto quel
canneto era zona paludosa e c’era anche un
lago dove gli uomini pescavano gustosi pesci.
Abbiamo attraversato un tratto di quello che un
tempo era un grande bosco, il bosco Belvedere,
che occupava un territorio abbastanza vasto.
Camminando nel parco abbiamo visto tante
specie di piante come la quercia spinosa, l’al-
bero della manna, un albero biblico presente
solo in questo territorio con meravigliosi fiori
bianchi, come batuffoli di ovatta dal sapore
dolciastro; i cespugli di mirto, alcune piante
aromatiche come il rosmarino, la salvia selva-
tica, l’aglio, l’origano. Il parco era un trionfo di
colori bellissimi: tra le varie tonalità del verde
degli alberi spiccavano il rosso, il bianco e il
violetto dei fiorellini. Nell’aria si sentiva
l’odore pungente dell’aglio mescolato al pro-
fumo delicato del mirto e a quello aromatico
dell’origano e del rosmarino. Sotto i nostri
piedi sentivamo il fruscio delle foglie secche,
dell’erba e dei rami sparsi qua e là sulla terra
secca e arsa. Che bello! Era come se stessimo
camminando sul fondale marino! Nel bosco la
maestra Antonella ci ha fatto vedere anche la
carbonaia, con pietre piene di catrame. Ci ha
fatto capire che un tempo molto lontano là
c’era il mare. L’acqua del mare prosciugandosi
ha lasciato le pietre macchiate di catrame. La
carbonaia era una grande buca scavata nel ter-
reno ma non al livello del suolo: gli uomini pri-
mitivi la sfruttavano per la cottura della creta o
dei cibi, serviva per bruciare la legna e conser-
vare il carbone per poi fare il baratto.
Dal parco siamo poi andati al MU.BO., Museo
del Bosco, allestito all’interno di un bellissimo
castello, dove abbiamo ammirato un pezzo di
bosco con piante liofilizzate che rappresentano
la flora del bosco Belvedere. Nelle varie sale
del Museo abbiamo potuto osservare anche og-
getti e strumenti utilizzati dagli uomini del Pa-
leolitico e del Neolitico per la lavorazione della
terra e una vasta collezione di vasi e armi.
Alla fine della visita, tutti noi, divisi in gruppi, ab-
biamo realizzato un manufatto con la terracotta,
che abbiamo poi portato a casa. È stata un’espe-
rienza molto bella e in-
teressante perché sia-
mo stati a contatto con
la natura e anche per-
ché abbiamo conosciuto meglio il nostro territorio
ed abbiamo fatto scuola in modo diverso dal solito.
Terze primaria
E con Pasquale Arseni anche noi per un giorno ci siamo sentiti eroi!Il 25 aprile 2016, giorno in
cui si festeggia la liberazione
d’Italia, siamo andati con le
maestre alla sede dell’Ufficio
Anagrafe, in via Cellini, a
Marittima per rendere omag-
gio a un eroe del nostro paese,
Pasquale Arseni. Tutti in cor-
teo avevamo delle bandiere
d’Italia, due di noi reggevano
gli stendardi della nostra scuola e di Diso e altri avevano dei palloncini
con i colori italiani. Il Sindaco e la nipote di Pasquale Arseni, Marinella,
hanno scoperto la lapide in suo onore e poi tutti insieme abbiamo cantato
l’inno nazionale. Erano presenti l’Associazione Marinai d’Italia, sezione
di Marittima, l’Associazione Finanzieri d’Italia, sezione di Diso, e molti
cittadini. Eravamo emozionati mentre il professore Salvatore Coppola,
della Società di Storia Patria della Puglia, ci ha raccontato chi era Pa-
squale Arseni. Nato a Marittima nel 1899, era un carabiniere e lavorava
a Bari. Trasferitosi come vigile urbano nell’isola di Cherso, aiutò molti
Ebrei durante la seconda guerra mondiale. Scoperto dai nazisti, fu arre-
stato e portato nel campo di concentramento di Dachau, dove morì nel
1944. Dopo il racconto, abbiamo scattato una foto con la nipote Mari-
nella. È stata una manifestazione commovente, che ci ha colpito molto.
Ecco i racconti di alcuni di noi. “Ho scoperto che molti pugliesi furono
fucilati, impiccati e deportati tra il 1943 e il 1945 mentre prestavano
aiuto alle popolazioni”. “Ho provato due emozioni: la prima è stata por-
tare la bandiera italiana e gli stendardi di Diso e Marittima, la seconda è
stata sentire di appartenere a questa comunità”. “Io mi sono sentito triste,
perché Pasquale Arseni è morto. Sono molto fiero del nostro eroe”. “Ho
capito quante brutte cose sono successe per colpa della guerra”. “La ni-
pote Marinella ha ringraziato tutti ed io mi sono sentita orgogliosa di
averle portato un mazzo di fiori”. “La nipote era molto felice di sentir
parlare di suo nonno a Marittima, paese che lui tanto amava”. Arrivati a
casa abbiamo raccontato la nostra avventura e ci siamo sentiti eroi, per-
ché a Diso e Marittima c’è stato un eroe!
Terza primaria Marittima
La Bussola GIUGNO 2016 7 Esperienze
Kalos. Un tuffo nel passatoIl 6 maggio 2016 inizia la nostra av-
ventura a Kalòs. Che cos’è Kalòs? È
l’archeodromo del Salento, il più
grande museo a cielo aperto d’Italia,
dove è stata ricostruita la vita
dell’uomo nel Salento dalla Proto-
storia sino all’Età Medioevale. La
parola kalòs deriva dal griko e signi-
fica “bello”, soprattutto in senso pa-
noramico. Nell’archeodromo alcuni
attori ripropongono la vita quoti-
diana che conducevano gli uomini
3000 anni fa. Tutto il parco è circon-
dato da resti di mura di cinta che, un
tempo, servivano a difesa del villag-
gio. Sorge sulla serra di Galugnano,
su una lieve ondulazione del terreno.
All’interno dell’archeodromo sono
state ricostruite sei sezioni: la Proto-
storia, l’Età del bronzo, i Messapi, i
Romani, il villaggio medievale e la
civiltà contadina.
La protostoria
Siamo all’interno dell’area, dove os-
serviamo un antico tratturo protosto-
rico (sentiero dell’età del bronzo), in
ottimo stato di conservazione, che
collegava l’insediamento preistorico
con i villaggi vicini. La scoperta di
questi sentieri è stata possibile gra-
zie a delle foto aere. In questa se-
zione la nostra attenzione cade su al-
cune strutture simili a capanne che
riproducono le antiche botteghe di
attività commerciali. Di grande ef-
fetto è vedere come i nostri antenati
scheggiavano la selce per la costru-
zione di armi e di vari utensili.
L’età del bronzo
Entriamo in una delle sezioni più
belle: il villaggio dell’età del
bronzo. Notiamo le caratteristiche
capanne, realizzate con zoccolatura
in pietra e coperte con pali di legno
rivestiti con canne e rami, testimo-
nianza di una comunità organizzata
in villaggi. Questi sono circondati da
cinta di fortificazione e si trovano su
un’altura per controllare e monito-
rare il territorio circostante. Su una
collinetta (la specchia), al centro del
villaggio, attira la nostra attenzione
uno sciamano che esegue le sue
danze tribali.
I Messapi
Nel villaggio dei Messapi scopria-
mo una vera e propria città messa-
pica con le sue imponenti mura,
case e santuari. Si racconta che i
Messapi abitassero il Salento, ma
non si conosce la loro vera prove-
nienza. Subito siamo catturati da
alcuni blocchi di pietra simili a
menhir ma più piccoli: sono i cippi
sacri, dove si mettevano le offerte
per le divinità.
Molto interessante è anche la grotta
di Demetra: un luogo di culto per i
Messapi, dove è collocato un cippo
con in cima la statua della dea. Nel
giardino esterno alla grotta ci sono
altre statue e la suggestiva fontana
sacra, dove si svolgeva il culto
dell’acqua. Ma non finisce qui. In
questo posto ammiriamo altri luoghi
di culto dedicati alla dea Thana e alla
dea Arzeria, divinità del focolare do-
mestico. Proseguendo vediamo la
tomba del guerriero Azymos, una
struttura sotterranea, dove venivano
sepolti i morti. Qui siamo contenti di
non entrare!
I Romani Particolarmente importante è la se-
zione dedicata all’era romanica che
mette in risalto l’aspetto costruttivo
e ingegneristico di questo popolo:
templi, case, botteghe, strade, mac-
chine da guerra. Qui osserviamo la
casa romana: la domus, un’abita-
zione signorile privata e l’insula,
una casa popolare. Ma Il più impor-
tante edificio, per noi anche il più
bello, è il tempio di Athena, dove,
sul fronte, è rappresentato il viso di
un mostro.
Il villaggio medievale
Passiamo al villaggio medievale,
dove osserviamo le botteghe di di-
verse attività artigianali, tra cui il
trappeto per la macinatura delle
olive. Osserviamo, inoltre, lo scu-
paru che realizza scope con la sag-
gina, il fabbro, il bottaio che costrui-
sce le botti di legno per l’utilizza-
zione e il trasporto del vino. A que-
sto punto termina il nostro viaggio in
questo posto meraviglioso che ci ha
fatto provare delle nuove e stimo-
lanti sensazioni. Abbiamo percorso
in un giorno tremila anni di storia!
Quarte primaria Andrano
Viaggio nel tempoGiovedì 12 maggio 2016 siamo andati a visitare la città di Ugento. Lì ci ha
accolto Stefano, la nostra guida!
La prima tappa è stata la chiesa della Ma-
donna di Costantinopoli, costruita nel
1916. Sotto la data di costruzione si legge
ancora la scritta NOP della parola
“Costantinopoli”. La chiesa ha il soffitto
curvo, detto “a botte”, dove sono disegnati
angioletti con tanti visi diversi: uno
sorridente, uno arrabbiato e uno che spia.
Poi siamo andati nella cripta del
Crocifisso, scavata nella roccia, dove viene
celebrata la messa una volta all’anno. All’interno ci sono i “disegni” di Gesù
crocifisso, di san Nicola, di Gesù benedicente Pantocratore, cioè “creatore di
tutte le cose”, e della Madonna della dolcezza, detta così perché ha uno
sguardo molto dolce ed ha in braccio Gesù con un orecchino a forma di croce.
L’ultima tappa è stato il Museo Archeologico. Qui abbiamo visto il plastico
della città di Ugento e una statua di Zeus, che in una mano doveva avere un
fulmine, per punire chi lo faceva arrabbiare, e nell’altra un’aquila, simbolo di
forza. In una sala sono conservati i
blocchi di pietra usati per le mura della
città. In un’altra ci sono le monete, i vasi,
detti “trozzelle”, e dei ferri curvi a forma
di arco usati dagli atleti per pulirsi
dall’olio e dalla terra dopo le gare. Ci
hanno molto colpito anche la tomba di un
atleta e lo scheletro di un uomo, ucciso con le pietre perché nemico della città
e lasciato lì, per terra, come esempio per i nemici di Ugento. Prima di andar
via abbiamo visitato anche la chiesa di sant’Antonio: quanti colori!
Abbiamo visitato anche il Parco Natu-
rale di Ugento, dove abbiamo visto i
bacini d’acqua pieni di tartarughe e di
folaghe, uccelli simili alle anatre, che
hanno sulla fronte una striscia bianca,
chiamata “scudo”. Le folaghe fanno il
nido tra le canne. La guida ci ha detto
che d’inverno arrivano anche i cormo-
rani reali e gli aironi. Sotto l’acqua si vedevano i cefali,
detti “ballerini” perché saltano fuori per catturare gli in-
setti. Tra le piante ci sono le “piante spazzolino”, usate
in passato dai contadini per pulire i denti. Qui la guida
ci ha raccontato la leggenda del gabbiano, del pipi-
strello e del rovo.
Su di un’isola vivevano un gabbiano, un pipistrello e un rovo. Un giorno
il rovo disse: «A me piacerebbe aprire un negozio per vendere tessuti».
E il gabbiano rispose: «Anch’io voglio aprire un negozio di ferri». Il
pipistrello non era d’accordo, ma andò a chiedere in prestito dei soldi.
Dopo aver comprato tessuti e ferri, mentre viaggiavano in mare, la
barca si capovolse e gli amici si separarono.
Da allora il gabbiano vola sempre sul mare perché vuole recuperare i
suoi ferri, il pipistrello dorme di giorno e vola di notte per nascondersi
dai creditori e il rovo s’impiglia ai nostri vestiti per vedere se sono fatti
con i tessuti che ha perso.
Lungo la spiaggia abbiamo visto le dune di sabbia e le piante marine, che in
inverno coprono la spiaggia come un mantello. Passeggiando, abbiamo rac-
colto le conchiglie. Che visita emozionante!
Seconda primaria Andrano
8 GIUGNO 2016 La Bussola
Il piacere di leggereLaboratori di lettura
Quest’anno le maestre ci hanno regalato
una bella novità: il laboratorio di lettura.
Che bello! È tutto colorato. E possiamo sce-
gliere da soli i libri che ci piacciono di più.
Ci hanno spiegato che in ogni scuola c’è un
laboratorio e che nel corso degli anni ci
scambieremo i libri con le altre scuole del
nostro istituto.
È fantastico leggere con gli amici. Ci piace
vedere tanti libri tutti insieme, e sederci co-
modi. Quando finisce il tempo e dobbiamo
tornare in classe ci dispiace. Nel laborato-
rio di lettura il tempo passa in fretta e ab-
biamo sempre voglia di tornarci. Tutti quei
libri ci incuriosiscono, e vorremmo riuscire
a leggerli tutti. Seconda primaria Andrano
Il nostro nuovo amico: il Piccolo PrincipeQuesta fiaba moderna di Antoine Saint-Exupéry ha per protagonista una
deliziosa creatura che abita su un piccolo asteroide, che poi abbandona
per vagare nello spazio alla ricerca di un amico. Leggendo il racconto
anche noi abbiamo viaggiato attraverso pianeti più o meno grandi e ab-
biamo conosciuto dei personaggi molto bizzarri come il re, il vanitoso,
l’uomo d’affari, il lampionaio. Nessuno di loro però ci ha fatto incon-
trare il Piccolo Principe.
Per fortuna in questo viaggio meraviglioso, è comparsa una volpe che ci
ha parlato dell’amicizia, della responsabilità verso le persone e le cose
per noi importanti, della fedeltà e ci ha svelato un segreto: «Non si vede
bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Grazie alla
volpe, abbiamo capito che il Piccolo Principe è nelle cose semplici e
genuine, negli impegni portati a termine, nell’amicizia, nella fedeltà,
nella curiosità, nello stupore. Pagina dopo pagina, il Piccolo Principe è
diventato per noi un amico perché abbiamo passato del tempo insieme a
lui e lo abbiamo per così dire addomesticato, è di-
ventato per noi una persona speciale.
I baobab «Bambini! Fate attenzione ai baobab!». I baobab sono
le persone prepotenti, quelle che ci suggeriscono di fare
cose cattive; sono ingombranti e bisogna sradicarli
prima che mettano radici nel nostro cuore.
Una volpe per amica «Io sono per te una volpe uguale a un milione di altre volpi… ma se mi
addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Io sarò per te UNICA al
mondo». Ciò che rende speciali e uniche le persone è il legame che le
unisce. «Per me è speciale la mamma, il papà, la mia sorellina, il mio
amico; sono speciali i momenti che trascorro col nonno quando vado a
pescare insieme a lui, le corse in bicicletta con i miei amici, le risate in
compagnia, le capriole sul lettone con papà…».
Il segreto svelato dalla volpe «L’essenziale è invisibile agli occhi»: è que-
sto il segreto che ci è stato svelato dalla
volpe. Le cose importanti non si possono ve-
dere con gli occhi perché sono nel cuore.
Spesso i grandi danno importanza al potere,
al denaro, al suc-
cesso. Ma ciò che conta veramente sono gli af-
fetti, la famiglia, l’amicizia, la bellezza della na-
tura.
La rosa, il suo fiore «È il tempo che hai perduto per
la tua rosa che ha fatto la tua
rosa così importante». È lei che il Piccolo Principe ha
innaffiato, che ha protetto mettendola sotto la campana
di vetro, che ha liberato dai bruchi.
Noi siamo responsabili delle persone con le quali strin-
giamo legami e a cui vogliamo bene. È il tempo che
dedichiamo alle persone che le rende preziose.
Alla fine del nostro percorso abbiamo scoperto che il Piccolo Principe è
il bambino che c’è in noi e che non ha bisogno di grandi cose per essere
felice. È importante che anche i grandi non dimentichino mai di essere
stati bambini e continuino ad entusiasmarsi, a gioire, a stupirsi e ad ap-
prezzare le piccole cose come noi bambini sappiamo fare.
Quarta primaria Castro
E non finisce qui! A noi le avventure del Piccolo Principe sono talmente
piaciute che abbiamo deciso di continuare a venire un po’ a scuola nelle
vacanze estive. Il 24 luglio 2016 metteremo in scena la rappresenta-
zione teatrale di questa splendida fiaba. Quarte primaria Andrano
La gabbianella: una storia di accoglienza
Il racconto di Louis Sépulveda Storia di una
gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
ci è parso ricco di insegnamenti e ha suscitato
in noi forti emozioni. Tutto ha inizio quando
Kengah, una giovane gabbiana si tuffa nel mare
per acciuffare un’aringa, ma viene travolta da
un’onda nera. Con fatica riesce ad uscirne e con
le ultime forze rimaste arriva stremata sul bal-
cone del gatto Zorba, al quale chiede aiuto.
Siamo rimasti molto colpiti dal comportamento
della gabbianella, che quando ha avuto bisogno
ha chiesto aiuto senza pensare che Zorba fosse
un gatto e quindi un suo nemico naturale.
Zorba, da parte sua, ha capito che la gabbia-
nella si fidava di lui e ha accettato di aiutarla
promettendo ciò che sembrava impossibile da
mantenere. Zorba e i suoi amici sono stati dei
gatti veramente straordinari, generosi e corag-
giosi perché hanno accolto la gabbianella, si sono
presi cura di lei superando tutte le difficoltà e
sono diventati la sua famiglia. Il gatto Zorba
non sa volare, eppure si dà da fare con ogni
mezzo a sua disposizione e come un genitore,
pur non avendo le ali per poterlo fare, le inse-
gna a volare. «Ora volerai», miagolò il gatto.
«Ti voglio bene».
Questa storia ci ha fatto capire che bisogna aiu-
tare ed accogliere anche le persone diverse da
noi, proprio come ha fatto Zorba con la gabbia-
nella, e soprattutto che si può fare molto
quando si è animati da buoni sentimenti come
la generosità e l’amore.
Terza primaria Castro
La Bussola GIUGNO 2016 9
Approfondimenti Ecologicamente
L’ecologia è la scienza che studia le rea-
zioni tra organismi o gruppi di organismi
e il loro ambiente naturale. Questo ter-
mine è spesso adoperato nel linguaggio
comune per indicare la necessità di con-
servare e difendere la natura. Giornali, radio e televisione dedicano
grande attenzione ai cosiddetti problemi ecologici. Va tuttavia detto che,
nonostante tutto questo lodevole impegno, i livelli di inquinamento sono
in aumento. Infatti, negli ultimi anni, sono in circolazione alcune so-
stanze nocive all’ambiente e all’atmosfera. Si parla di inquinamento
quando nel terreno si trovano rifiuti solidi che portano significative con-
seguenza su tutto l’ecosistema e sulla salute degli esseri umani.
L’uso massiccio di pesticidi chimici, che inquinano acqua, suolo e aria,
non aiuta a migliorare la qualità della vita. Bisognerebbe preferire sem-
pre i prodotti “a chilometri zero” per la nostra alimentazione. Lo stato di
salute della popolazione del pianeta è fortemente influenzato dal livello
e dalla qualità della nutrizione. Una corretta alimentazione è un validis-
simo strumento di prevenzione per molte malattie. Secondo L’Organiz-
zazione Mondiale della Sanità, sono quasi tre milioni le vite che si po-
trebbero salvare ogni anno nel mondo, grazie al consumo di frutta e ver-
dura biologica.
Mens sana in corpore sano: un’alimentazione sana e un buona dose di
attività fisica permettono all’uomo di avere una vita sana. In Italia, pur-
troppo, il fenomeno dell’obesità è in crescita e riguarda soprattutto i
bambini, che spesso crescono con cibi-spazzatura, cioè pieni di grassi,
zuccheri, conservanti e coloranti e, a tutto ciò, si aggiunge la vita seden-
taria.
Ogni giorno, davanti alle scuole, si creano ingorghi di persone che ac-
compagnano in macchina i figli. Questo non accade in Germania, in
Francia e in Inghilterra dove ci sono lunghissime file i bambini che
vanno a scuola, fin da piccoli, a piedi. In Danimarca è nata l’iniziativa
Piedibus: gruppi di bambini accompagnati da adulti raggiungono a piedi
la scuola. Questa bellissima azione, diffusa in molti altri stati e in alcune
città d’Italia, oltre a evidenti vantaggi per la salute, prevede la cono-
scenza e il rispetto delle norme del codice della strada. I dati sulla mor-
talità giovanile a causa di incidenti stradali per velocità eccessiva, di-
strazione e abuso di alcool sono drammatici. Da molto tempo per com-
battere questa grande piaga ci sono numerose proposte. Una delle più
importanti è educare i bambini, sin da piccoli, a comprendere, condivi-
dere e mettere in atto comportamenti corretti e responsabili, rispettosi
delle norme che regolano la vita sociale. Proprio nel nostro territorio, l’Associazione
“Il Ponte” ha indetto un concorso in ricordo
di un nostro concittadino, il Tenente Me-
dico Dottor Mario Surano, morto in gio-
vane età in un incidente stradale. In questa
occasione la nostra compagna Federica
Giurgola ha vinto un premio con un bellis-
simo disegno che rappresenta l’investi-
mento di un ciclista. Prime secondaria 1° Andrano
Alimentazione e salute
Tutte le recenti indagini statistiche concordano nel
dire che è decisamente in aumento la popolazione in
sovrappeso a causa di un regime alimentare che si è
allontanato dalla tradizionale dieta mediterranea,
della quale il fisiologo statunitense Ancel Keys ha di-
mostrato tutti i benefici e la correlazione con la lon-
gevità. A partire dalla metà degli anni Cinquanta, con
lo sviluppo economico hanno cominciato ad abbon-
dare sulle nostre tavole carni, grassi e dolci a scapito
di verdura, frutta e legumi. Tutto ciò, in nome del pro-
gresso, ha portato a regimi alimentari squilibrati ed
eccessivamente calorici, mentre gli stili di vita sono
diventati più sedentari e meno dediti ai lavori manuali
pesanti. Insomma lavoriamo di meno e mangiamo di
più! Risultato? L’aumento delle malattie tipiche del
benessere: malattie cardiovascolari, diabete.
Cosa fare allora? Niente di più semplice: tornare in-
dietro e ritrovare la nostra alimentazione tradizionale,
che per secoli ha assicurato salute di ferro ai nostri
progenitori. Dunque pane, pasta e biscotti di grano
duro, frise caserecce condite con olio extravergine
d’oliva, legumi e verdure di tutti i tipi che abbondano
nei nostri campi, frutta di stagione, uova e formaggi
in quantità moderata e carne una volta a settimana.
Mai come in questo campo, il progresso non può che
coincidere con un ritorno al passato.
Seconde secondaria 1° Andrano
I rifiuti nel Medio Evo Lo sapevate che le città nel Medioevo erano
molto sporche e maleodoranti e che uno dei
problemi più gravi era quello dell’immon-
dizia? Naturalmente non erano i rifiuti a cui
siamo abituati noi: plastica, imballaggi,
carta, oggetti inutili testimonianza del no-
stro consumismo. L’uomo medievale non
gettava nessun oggetto senza prima averlo
fatto riparare più e più volte, inoltre il cibo
veniva prodotto in casa e se avanzava ve-
niva riutilizzato. Viene allora spontaneo
chiedersi perché le città medioevali fossero
così sporche.
Uno dei problemi principali era costituito
dagli scarti della lavorazione del cibo e
delle attività produttive, dalle deiezioni
umane e da quelle degli animali che fini-
vano per strada. Le vie urbane erano molto
animate e piene di vita: gli artigiani espone-
vano i loro manufatti e i mercanti le loro
mercanzie, ma il loro aspetto era comunque
molto simile a quello di un’aia, poiché vi
circolavano galline, cavalli, muli, greggi di
pecore che lasciavano deiezioni fumanti e
maleodoranti e perfino porci, che, insieme
alla pioggia, fungevano da spazzini. Anche
il contenuto dei vasi da notte finiva per
strada. A partire dal XII secolo la crescita
economica e demografica, ma anche il dif-
fondersi delle epidemie, porterà i Comuni a
scrivere delle leggi sul divieto di gettare per
strada i rifiuti. Negli Statuti Comunali ven-
nero adottate delle misure per la costruzione
di ‘butti’, cioè dei pozzi per i rifiuti prodotti
nelle case. Nel butto si gettava di tutto e, per
evitare infezioni, si usava della calce viva o
della cenere per disinfettare. Oggi possiamo
immaginare come la scoperta di un butto da
parte degli archeologi rappresenti una vera
manna, in quanto permette loro il ritrova-
mento di interi servizi da cucina e vasellame
pregiato e tanti altri oggetti di uso comune.
Il butto poteva anche essere realizzato
nell’intercapedine delle pareti domestiche,
in questo caso prendeva il nome di ‘ta-
cerna’.
Un’altra categoria di rifiuti erano gli scarti
delle attività produttive artigianali, come la
lavorazione del cuoio, della canapa e della
seta. Per questo genere di rifiuti c’era un
problema di smaltimento e di inquinamento
dell’aria. Gli Svevi e gli Angioini decisero
di spostare le attività più inquinanti fuori
dalle città. È il caso soprattutto della concia
delle pelli in quanto le corna, le unghie e le
pelli dei bovini sprigionavano, in fase di de-
composizione, sono sostanze dannose. Il
problema dell’in-
quinamento del-
l’ambiente non
venne comunque
risolto nel Me-
dioevo, tant’è ve-
ro che sudiciume
e montagne di ri-
fiuti sono segna-
lati nei docu-
menti fino al
1500.
Prime secondaria 1° Andrano
Andreuccio da Perugia cade in un butto
10 GIUGNO 2016 La Bussola Approfondimenti
Un batterio killer colpisce i nostri uliviIl caso è scoppiato
all’inizio del 2014, ma
molto probabilmente
gli agricoltori pugliesi
si erano già accorti che
qualcosa non stava an-
dando come doveva
negli ulivi secolari in
Salento: seccamento
della chioma e imbru-
nimenti dei rami e del
fusto. Il fenomeno è
noto come “complesso del disseccamento ra-
pido dell’olivo”, una malattia della pianta a cui
risulta associata la presenza di un batterio chia-
mato appunto Xylella che sta distruggendo gli
ulivi minacciando economia, paesaggio e patri-
monio di un’intera regione.
Si parla di Xylella come killer degli alberi.
D’altra parte non si sa ancora fino a che punto
il microrganismo causi il disseccamento, ma
ciò che è certo è che il batterio riesce a rompere
l’equilibrio della pianta. Il patogeno prende
questo nome perché intacca lo xilema, ossia
l’insieme dei vasi adibiti per il trasporto di ac-
qua e sali minerali dalle radici fino alle foglie,
e la presenza del batterio ne causa l’otturazione
con il conseguente essiccamento, totale o par-
ziale, della pianta.
Per cercare di limitare i danni da Xylella, lo
Stato ha deciso di abbattere sia gli alberi con-
tagiati che quelli che si trovano nel raggio di
circa 100 m. I contadini e gli ecologisti non
sono d’accordo con queste decisioni, i primi
perché vedono i loro raccolti distrutti, i secondi
perché considerano questa operazione aggres-
siva nei confronti dell’identità del territorio,
considerando che l’ulivo è il simbolo del Sa-
lento. Per questi motivi ci sono state moltis-
sime proteste.
Si sta cercando di porre rimedio ritornando alle
vecchie pratiche di coltivazione, ossia arare i
terreni ed utilizzare accorgimenti come la po-
tatura delle chiome attaccate dal batterio, nella
speranza di ridurre quanto più possibile il feno-
meno di essiccamento che rischia di portare
alla desertificazione del nostro territorio.
Terza secondaria 1° Marittima
Schegge di storia
Il calendario della Rivoluzione Si chiamava Fabre d’Églantine e, prima di fi-
nire sulla ghigliottina, trovò il modo di inven-
tare il calendario della Rivoluzione francese,
destinato a sostituire quello gregoriano. In
realtà i calcoli li aveva fatti un’équipe di mate-
matici, ma fu lui a rinominare i mesi ispirandosi
ai cicli naturali: Vendemiaio, Brumaio, Frutti-
doro, Floreale, Piovoso… Poi arrivò il Germi-
nale (del 1794) e la sua testa cadde. Il suo ca-
lendario invece sopravvisse ancora una decina
d’anni. Poi Napoleone rimise le cose a posto…
Dal 1° gennaio 1806 fu ripristinato il calendario gregoriano.
Durante la Rivoluzione francese, negli ultimi anni del Settecento, una
commissione di esperti matematici elaborò un nuovo calendario che
avrebbe dovuto sostituire quello gregoriano. Un anno del Calendario Ri-
voluzionario era diviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno (360 giorni) più
5 (6 negli anni bisestili) aggiunti alla fine dell’anno (tali giorni furono
chiamati “epogomeni”) per pareggiare il conto con l’anno tropico (365
giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi). Il Capodanno fu spostato al 22
Vendemmiaio, ma poteva avvenire il 22, 23 o il 24 (del settembre gre-
goriano) ed era deciso, ogni anno, dagli astronomi dell’Osservatorio
Astronomico di Parigi, nel momento esatto in cui si verificava l’equino-
zio di autunno.
I nomi dei mesi e dei giorni furono inventati dal letterato Fabre d’Églan-
tine. Ogni nome di mese richiama un aspetto del clima francese o di
momenti importanti della vita contadina: Vendémiaire (Vendemmiaio,
si riferisce alla vendemmia di settembre), Brumaire (Brumaio), Fri-
maire (Frimaio), Nivôse (Nevoso), Pluviôse (Piovoso), Ventôse (Ven-
toso), Germinal (Germinale), Floréal (Floreale), Prairial (Pratile), Mes-
sidor (Messidoro), Thermidor (Termidoro), Fructidor (Fruttidoro).
Di fatto il calendario, che nel progetto dei suoi creatori doveva essere
universale, era invece fortemente legato al suo Paese d’origine. Ciascun
mese era diviso in tre decadi ‒ première décade, troisième décade ‒ e
ogni giorno della decade ha il suo nome (primdi, duodi…). Il giorno di
fine decade (decadi) è considerato festivo (ex domeniche), i giorni com-
plementari (sans culottides), sempre festivi ma che non rientrano nel
calcolo delle decadi sono Giorno della Virtù, Giorno del Genio, Giorno
del Lavoro, Giorno dell’Opinione), Giorno delle Ricompense, e Giorno
della Rivoluzione (solo nell’anno bisestile). Ogni giorno è composto da
10 ore; ogni ora è a sua volta, divisa in decimi ed in centesimi. Ogni ora
repubblicana corrisponde a precedenti 2 ore e 24 minuti. Dal calendario
erano stati estromessi tutti i riferimenti ai santi e qualsiasi ricorrenza re-
ligiosa.
Napoleone Napoleone Buonaparte (questo il suo nome, poi conosciuto come Bona-
parte) nasce ad Ajaccio, in Corsica, nel 1769. Avviato alla carriera mi-
litare dal padre, studia a Parigi diventando in breve tempo sottotenente
di artiglieria. Allo scoppio della Rivoluzione Francese torna in Corsica
dove combatte per la Francia contro il popolo còrso che voleva l’indi-
pendenza.
La Campagna d’Italia. Tornato vittorioso a Parigi (la Corsica viene
infatti annessa alla Francia) gli viene affidata la Campagna d’Italia du-
rante la quale sconfigge Piemontesi ed Austriaci stabilendo poi la
pace con il Trattato di Campoformio. Dopo questa eccezionale dimo-
strazione di capacità strategica, a Napoleone viene affidata la campagna
d’Egitto per contrastare gli inglesi e la loro espansione coloniale. Otte-
nute alcune vittorie ad Alessandria d’Egitto, affida il comando ad un suo
sottoposto per far ritorno in Francia che, nel frattempo, si trovava nel
caos più assoluto.
Il colpo di Stato. Il 18 Brumaio (10 Novem-
bre) abbatte il Direttorio con un colpo di stato
e il 24 Dicembre, istituito il Consolato, si no-
mina Primo Console. Capo dello Stato e delle
Forze Armate si dimostra nuovamente abilis-
simo stratega politico e militare: riforma la
giustizia e l’amministrazione, batte gli au-
striaci, impone la pace agli inglesi e firma un
concordato con Pio VII per il quale la chiesa
francese si metteva al servizio del regime. Nel
1804 si fa proclamare imperatore dei francesi
e, l’anno dopo, anche Re d’Italia. Fallito un attacco all’Inghilterra nella
famosa battaglia di Trafalgar, porta a buon fine una serie di campagne
contro gli Austro-Russi (Austerlitz, 1805), i Prussiani (Iéna, 1806 ) ed
edifica il suo grande Impero dopo il trattato di Tilsit nel 1807. L’Inghil-
terra è, in pratica, l’unico ostacolo che rimane alla sua egemonia euro-
pea. In risposta al blocco marittimo applicato da Londra, Napoleone
mette in atto, tra il 1806 ed il 1808, il blocco continentale al fine di iso-
lare gli inglesi.
L’invasione della Russia. Nel 1812, consapevole dell’ostilità dello Zar
Alessandro I, Napoleone invade la Russia iniziando così una campagna
totalmente fallimentare: le forze napoleoniche vennero brutalmente ri-
cacciate indietro e subirono migliaia di perdite. I suoi nemici ne appro-
fittano per invadere Parigi e lo obbligano prima ad abdicare in favore di
suo figlio e poi, il 6 aprile 1814, a rinunciare alla totalità dei suoi poteri.
Spodestato dal trono viene costretto all’esilio nell’isola d’Elba. È da qui
che il grande condottiero assiste alla divisione del suo grande impero,
deciso nel Congresso di Vienna, fra Prussiani, Inglesi e Russi. Sfug-
gendo alla sorveglianza inglese, Napoleone riuscì però a rientrare in
Francia nel Marzo del 1815 dove, sostenuto dai Liberali, conoscerà un
secondo ma breve periodo di potere che prende il nome di Regno dei
Cento Giorni. La nuova e riconquistata gloria non durerà a lungo: pre-
sto le illusioni di ripresa verranno cancellate dal disastro della battaglia
di Waterloo, ancora una volta contro gli inglesi. La storia si ripete, dun-
que, e Napoleone deve nuovamente abdicare. Viene mandato in esilio
nell’isola di Sant’Elena, dove, prima di spegnersi il 5 maggio 1821, evo-
cherà spesso con nostalgia la sua isola natale, la Corsica.
Seconde secondaria 1° Andrano
La Bussola GIUGNO 2016 11 Approfondimenti
I diritti dei minoriLo sfruttamento minorile Ancora oggi, in molti paesi, anche in quelli culturalmente ed economi-
camente avanzati, vengono violati e calpestati i diritti dei minori. Troppi
sono i bambini che vengono sfruttati nelle fabbriche, che vengono usati
come soldati nelle guerriglie, che vengono schiavizzati e abusati. Con-
seguentemente, viene violato il loro diritto di andare a scuola, di giocare,
divertirsi e vivere un’infanzia spensierata. Il lavoro minorile è un feno-
meno che coinvolge bambini e ragazzi di età compresa fra i cinque e i
sedici anni in tutto il pianeta. Basti pensare che molte volte le nostre
scarpe da ginnastica o i palloni da calcio vengono cuciti da bambini co-
stretti a lavorare per molte ore al giorno in ambienti malsani. Anche lo
sfruttamento dei bambini nelle miniere, come avviene ancora in Bolivia
nelle viscere della montagna del Cerro Rico, è un fenomeno vergognoso.
Eroe della ribellione contro lo sfruttamento minorile è stato il piccolo
Iqbal Masiq, assassinato il 16 aprile 1995. Iqbal fu venduto dal padre a
un fabbricante di tappeti, ed è stato sfruttato pesantemente, incatenato al
telaio e malnutrito, tanto da riportare un danno nella crescita. Ma il suo
non è purtroppo un caso isolato. Nel 1992 è riuscito a scappare e a chie-
dere aiuto al Bonded Labour Liberation Front, organizzazione che si
occupa della tutela dei diritti dei bambini. Da quel momento in poi ha
dedicato la sua giovane vita a combattere il fenomeno del lavoro mino-
rile.
Un altro aspetto orribile dello sfruttamento dei minori è il fenomeno dei
bambini-soldato. A molti bambini asiatici, africani e latino-americani,
viene negata l’infanzia e sono costretti con la forza o con false promesse
ad impugnare un fucile per combattere. A volte i bambini-soldato si ar-
ruolano volontariamente per sopravvivere in Paesi devastati economica-
mente, altre volte vengono rapiti e costretti ad imbracciare le armi con
la violenza e la sopraffazione. Le terribili esperienze che vivono causano
loro gravi ripercussioni psicologiche. Molti sono quelli che scappano
dalle guerre, morendo in mare mentre lo attraversano su barconi di for-
tuna.
Una recente inchiesta, pubblicata sul settimanale «L’Espresso» ha evi-
denziato come molti bambini, sbarcati sulle coste italiane, sono costretti,
per poter sopravvivere, a prostituirsi a pedofili senza scrupoli, fenomeno
diffuso nei sotterranei della stazione Termini di Roma e in varie aree
metropolitane.
Una serie lunghissima di violazioni clamorose. E questo è ancora più
grave se si pensa che già dal 1989 La Convenzione sui diritti dell’infan-
zia è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e sot-
toscritta da quasi tutti i paesi del mondo. Le organizzazioni che si occu-
pano dei diritti dei bambini sono l’ONU, l’Unicef, Telefono azzurro,
Save the children, Bonded Labour Liberation Front, insieme a tutte le
associazioni che combattono con tutte le forze il lavoro dei minori. È
disumano vedere bambini e ragazzi schiavizzati e le scuole dei Paesi in
via di sviluppo deserte.
Per tutelare i minori è necessario combattere la miseria, laddove, in paesi
devastati economicamente, i genitori non si possono permettere di man-
dare i figli a scuola e sono costretti a farli lavorare. L’ignoranza, il desi-
derio di profitto dei fabbricanti e la miseria sono le maggiori cause delle
violazioni dei diritti. Le persone che costringono i minori a lavorare sono
terrorizzate dall’istruzione perché i ragazzi, studiando, prendono consa-
pevolezza e potrebbero rivendicare i loro diritti.
Malala Yousafzai
Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto,
vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio.
Io sono Malala. Il mio mondo è cambiato, ma io no.
Il diritto all’istruzione è un diritto fondamentale della persona umana
riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del
1948 (art. 26) e da tutte le carte costituzionali dei paesi democratici, tra
le quali la Costituzione della Repubblica Italiana (art.33 e art. 34).
L’istruzione permette all’uomo di fare grandi cose, ma non è un diritto
di tutti. In non poche zone del mondo, infatti, soprattutto alle bambine
non è consentito andare a scuola, con la conseguenza che queste ven-
gono private del diritto di imparare e di apprendere. Secondo un recente
rapporto dell’Unesco, ammontano quasi a sessantamila i bambini ai
quali l’istruzione non è ancora garantita. Fra questi vi è anche Malala
Yousafzai, una ragazza pakistana di 19 anni che ha rischiato di morire
per difendere il diritto all’istruzione delle bambine del suo paese. Ma chi
è Malala? Malala trascorre l’infanzia nella Valle dello Swat, in Pakistan,
dove da tempo erano al potere i talebani, un gruppo di religiosi fonda-
mentalisti che privavano le donne di tutti i loro diritti. A soli undici anni
si ribella e in un diario racconta il regime dei talebani pakistani, contrari
ai diritti delle donne.
Il 9 ottobre 2012 viene gravemente colpita alla testa da uomini armati
saliti a bordo del pullman scolastico su cui viaggiava con delle compa-
gne. Ricoverata nell’ospedale militare di Peshawar, è sopravvissuta
all’attentato dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. E sono stati pro-
prio quei proiettili a cambiare il destino di Malala: l’attentato ha susci-
tato l’indignazione e le proteste di sostenitori da tutto il mondo.
Attualmente Malala vive in Inghilterra con la sua famiglia e, nonostante
ciò che ha subito, continua la sua campagna universale per il diritto
all’istruzione. Lo fa attraverso il Malala Found, un’organizzazione che
raccoglie fondi da dedicare a progetti educativi nel mondo. Oggi Malala
è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto
all’istruzione ed è stata la più giovane candidata al Premio Nobel per la
Pace, assegnatole nel 2014. La cultura non deve essere un privilegio di
pochi, ma un diritto di tutti. Questo è il sogno di Malala Yousafzai:
“l’istruzione per ogni bambino e bambina del mondo”. E tutti dovremmo
lottare per realizzarlo.
Terze secondaria 1° Andrano
Piccoli scienziati al lavoro: modellini del DNANel 1953 il fisico britannico James Watson ed
il biochimico americano Francis Crick scopri-
rono la struttura del DNA e il suo meccanismo
di replicazione, vincendo nel 1963 il premio
Nobel. Questa meravigliosa molecola conte-
nuta in tutte le cellule degli organismi viventi,
che si chiama acido desossiribonucleico, con-
tiene le informazioni genetiche necessarie alla
biosintesi dell’RNA e delle proteine ed è indi-
spensabile per lo sviluppo ed il corretto fun-
zionamento della maggior parte degli esseri
viventi.
La molecola fu rappresentata con un model-
lino tridimensionale che si serviva di fili di ferro e di cartone.
Da allora tantissimi altri modelli sono stati creati, tutti a voler meglio
spiegare questa doppia elica a spirale destrorsa composta da due fila-
menti formati da
unità ripetute ed al-
ternate di gruppi fo-
sfato e dallo zuc-
chero deossiribosio
e da quattro basi
azotate che si ap-
paiano in maniera
complementare. In
particolare l’ade-
nina si appaia con la
timina (A-T) e la citosina si appaia con la guanina (C-G). Noi abbiamo
re-immaginato e costruito la struttura del DNA con tre diversi modellini:
filo di ferro e caramelle gommose, filo di rame e mollette da bucato, filo
di ferro e cannucce.
Terza secondaria 1° Marittima
12 GIUGNO 2016 La Bussola Approfondimenti
Progetto Genoma UmanoIl Progetto Genoma Umano (in in-
glese HGP, Human Genome Pro-
ject) è un progetto di ricerca scien-
tifica internazionale il cui obiet-
tivo principale era quello di deter-
minare la sequenza delle coppie di
basi azotate che formano il DNA e
di identificare e mappare i geni del
genoma umano dal punto di vista
sia fisico sia funzionale. Il progetto è stato completato il 22 giugno 2003
da un gruppo di scienziati composto da Jim Kent, Walter Gilbert, Patrick
Gavin, Terrence Furey, David Kulp e anche dal genetista italiano Renato
Dulbecco, premio Nobel per la medicina nel 1975. Il progetto ha avuto
inizio nel 1990 negli Stati Uniti. La prima bozza del genoma è stata ri-
lasciata nel 2000 mentre quella completa si è avuta nel 2003 e ulteriori
analisi sono ancora in corso di pubblicazione. La maggior parte del se-
quenziamento è avvenuta in università e centri di ricerca degli USA, del
Regno Unito, del Canada e della Nuova Zelanda. La mappatura dei geni
umani è un passo importante per lo sviluppo di medicinali e trattamenti
medici.
L’obiettivo principale del progetto è comprendere la funzione dei geni
appartenenti al genere umano. Altre finalità erano lo studio delle malat-
tie ereditarie e di quelle neoplastiche. Il progetto ha inoltre studiato altri
organismi non umani come batteri, la Drosophila melanogaster, ovvero
il moscerino comune, e il topo da laboratorio. A tutt’oggi è uno dei mag-
giori progetti di ricerca svolti nell’ambito della scienza moderna.
Il genoma di qualsiasi individuo (tranne quello dei gemelli monozigoti
e degli organismi clonati) è unico; mappare quindi il genoma umano si-
gnifica fare il sequenziamento delle variazioni multiple di ciascun gene.
Il progetto non ha studiato il DNA intero contenuto nelle cellule umane:
alcune zone eterocromatiche (l’8% del totale circa) non sono ancora
state sequenziate. Rispetto alle aspettative, i risultati del Progetto Ge-
noma, pur avendo un’eco mediatica formidabile, non hanno confermato
le certezze della biologia molecolare e gli obiettivi originari della ri-
cerca. Si pensava infatti che la specie umana avesse centinaia di migliaia
di geni. Ne sono stati invece contati circa 30.000 (circa 3,5 miliardi di
basi azotate), da confrontarsi con i circa 28.000 di una pianta e i 18.000
di un verme. Per alcuni questa differenza non è abbastanza marcata per
spiegare, unicamente attraverso i geni, la complessità dell’organismo
umano rispetto a forme di vita più semplici. Si è verificato che non c’è
correlazione tra la complessità degli organismi e il numero di geni codi-
ficanti (in moltissimi organismi anche evolutivamente molto distanti si
aggira intorno ai 20.000) e la dimensione totale del loro genoma. Inoltre
nel genoma mappato è stata rilevata, oltre ai geni che costituiscono solo
il 3% del totale, una quantità di materiale di cui non conosciamo ancora
funzionamento e scopo.
Queste considerazioni e le recenti ri-
cerche sembrano, secondo alcuni,
poter mettere in profonda crisi la
classica concezione del gene come di
una molecola stabile soggetta ad er-
rori casuali e la correttezza stessa
della teoria darwiniana intesa come
un processo che agisce a posteriori
sulle mutazioni grazie alla selezione
naturale.
Oggi gli scienziati sono già in corsa verso la nuova frontiera, quella del
proteoma, cioè la mappatura di tutte le proteine presenti nelle cellule
umane per fini medici. La complessità del proteoma supera notevolmente
quella del genoma: uno stesso gene, infatti, può codificare per diverse proteine;
inoltre, le funzioni delle proteine possono variare a seconda del luogo in cui si
trovano nell’organismo. Terza secondaria 1° Castro
L’energiaL’energia è una risorsa irrinunciabile per il nostro
mondo figlio della rivoluzione industriale. Senza di
essa tutto si fermerebbe all’istante. Non solo. Questa
nostra dipendenza dall’energia aumenterà sempre di
più, considerando che la tecnologia ci metterà a di-
sposizione funzionalità ed opportunità sempre più
magiche (smart) ma sempre più lontane dalla sem-
plice manualità dei tempi antichi. In Inghilterra nel
1599 energy è sinonimo di “forza” o “vigore di
espressione”.
La fonte di energia più sfruttata è senza dubbio il ca-
lore. L’uomo, però, può trasformare in energia solo
il 20-30% del calore. Tutto il calore non utilizzato
viene disperso nell’aria sotto forma di CO2, provo-
cando danni all’ambiente e contribuendo ad aumen-
tare l’effetto serra. Ridurre le emissioni di CO2 è un
obiettivo mondiale prioritario al cui raggiungimento
possiamo e dobbiamo contribuire tutti.
Negli ultimi 30 anni il consumo di energia è aumen-
tato del 50% e lo stesso è previsto per i prossimi 30.
Con l’aumento del consumo di energia, aumentano
anche le emissioni di CO2 e di CH4 (metano, gas
circa 5 volte più inquinante della CO2). Si è allora
rilevato necessario trovare nuove fonti di energia
ecosostenibili e rinnovabili (non esauribili). Grazie
alle fonti rinnovabili anche i paesi poveri o disabitati
possono avere accesso all’elettricità.
Ma le fonti di energia rinnovabili per ora costitui-
scono solo una piccola percentuale dell’energia pro-
dotta. La fonte rinnovabile storica e tuttora più pro-
duttiva è l’energia idroelettrica, che sfrutta il flusso
dei corsi d’acqua. Questa fonte pulita e rinnovabile
grazie al ciclo dell’acqua ha comunque un costo a
livello di impatto ambientale. L’energia solare è
potenzialmente enorme ed è utilizzata mediante
pannelli di cellule fotovoltaiche che generano elet-
tricità o per il riscaldamento diretto dell’acqua nelle
abitazioni. Ma l’impatto ambientale delle “selve” di
pannelli fotovoltaici ha generato anche dissensi,
considerando il problema dello smaltimento dei
pannelli a fine ciclo. L’energia eolica è un’altra pro-
mettente risorsa. Lo sfruttamento di venti produce
energia pulita ed è inesauribile. Fra gli elementi ne-
gativi sono da considerare l’imprevedibilità delle
correnti aeree e il non unanime apprezzamento
“delle file di pale eoliche” il cui impatto visivo am-
bientale è sicuramente notevole. I biocombustibili
ottenuti da coltivazioni come il mais sono conside-
rati una possibile alternativa a quelli fossili, anche se
bisogna evitare che lo sfruttamento di tali colture ge-
neri la distruzione di foreste o coltivazioni a uso ali-
mentare. Le centrali a biogas sfruttano la decompo-
sizione di rifiuti organici operata da batteri anaero-
bici (che non hanno bisogno dell’ossigeno) per pro-
durre energia elettrica o combustibile. Inoltre produ-
cono ricchi fertilizzanti. Sono un’alternativa da con-
siderare soprattutto per le zone rurali. L’energia
geotermica, che sfrutta il calore interno della Terra,
è senz’altro pulita ma limitata a ristrette zone vulca-
niche. Lo sfruttamento delle maree è un’altra im-
mensa risorsa potenziale che sfrutta lo stesso princi-
pio dell’energia idroelettrica.
La popolazione mondiale attuale ammonta circa a
7,385 miliardi di persone, con un aumento di circa
80 milioni di persone l’anno, corrispondente ad un
incremento di circa 150 persone al minuto. Indone-
sia, India e Cina (1,4 miliardi; 1,1 miliardi; 290 mi-
lioni) contengono da sole circa la metà della popola-
zione mondiale. Il 50% della popolazione mondiale,
appartenente ai paesi più poveri, utilizza in media
solo il 20% dell’energia prodotta globalmente. Se la
situazione globale è già critica così, immaginiamo
cosa succederebbe se tutta la popolazione dovesse
consumare tanto quanto consumano attualmente i
paesi industrializzati. Secondo gli esperti, nel 2030
sulla Terra ci saranno circa 41 megalopoli, quindi
sempre più inquinamento. Per questo molte città si
stanno trasformando in Smart Cities.
Il futuro dipende da noi e sarà sorprendente, come il
presente. Le parole d’ordine saranno smart, power e
together. Auto che si guidano da sole grazie a sen-
sori e radar. Lampadine che si accendono, si spen-
gono e cambiano colore tramite il cellulare. Bici
elettriche che puoi ricaricare in casa. L’aspirapol-
vere che ti segue, Pepper, il robottino che sente le
emozioni, scarpe che cambiano colore a seconda dei
vestiti che indossi. Sono tante le idee e i progetti già
in uso o ancora in attesa del brevetto. ENEL, con il
progetto FUTUR-E, ha pensato di cambiare vita a
23 vecchie centrali che da posti che hanno smesso di
produrre energia in modo non sostenibile, diver-
ranno parchi, laboratori e musei. Trovare nuove idee
per migliorare i luoghi nel quale viviamo è impor-
tantissimo.
Ma c’è una fonte di energia veramente inesauribile
di cui tenere conto, l’unica che possiamo costruire
anche nelle nostre piccole realtà quotidiane. È il ri-
sparmio energetico, l’energia più pulita e benefica
per il nostro pianeta. Usare la bicicletta o i mezzi
pubblici invece dell’auto, utilizzare gli elettrodome-
stici e l’illuminazione quando sono necessari, di-
sfarsi definitivamente delle lampadine di vecchio
tipo in favore di quelle a basso consumo sono tutti
comportamenti che, oltre a farci risparmiare ,costi-
tuirebbero letteralmente una boccata d’ossigeno per
il nostro pianeta.
Seconda secondaria 1° Castro
La Bussola GIUGNO 2016 13 Approfondimenti
Energy is futureNella nostra società industrializzata e ipertecnologica è essenziale
preoccuparsi dello sviluppo sostenibile e dell’utilizzo consapevole delle
risorse. Ecco una proposta per il risparmio energetico: un mattone bio-
degradabile dalle molteplici funzioni. È un mattone isolante termico e
acustico da utilizzare in ambienti in cui non è presente un impianto di
riscaldamento oppure, dove è presente, per ridurre il dispendio energetico.
E qualche idea per il futuro. SSC - Sono Sempre Carico: un caricabat-
terie portatile che elimina il rischio di restare a secco proprio sul più
bello. E lo zaino del futuro. Che bello! Un sensore ci ricorda qual è il
materiale da portare a scuola. Finalmente niente più note, ragazzi!
È affascinante studiare l’energia. È l’occasione per scoprire nuove fonti
che forse, un giorno, potranno rivoluzionare il nostro modo di vivere e
di concepire il mondo.
Seconde secondaria 1° Andrano
Geometrica… mente
Il tangramIl tangram è un antico gioco di ori-
gine cinese, ottenuto scompo-
nendo un quadrato in sette parti
dette “tan”: un quadrato, un rom-
boide, e cinque triangoli rettangoli
isosceli, di cui due grandi, uno me-
dio e due piccoli. È conosciuto
come “le sette pietre della sag-
gezza” perché si diceva che la pa-
dronanza di questo gioco fosse la
chiave per ottenere saggezza e ta-
lento. Poco o nulla si sa circa le
origini del gioco; persino l’etimo-
logia del nome non è chiara. Com-
binando opportunamente i pezzi
del tangram, è possibile ottenere
un numero pressoché infinito di fi-
gure, alcune geometriche, altre
che ricordano oggetti d’uso co-
mune. Qualsiasi figura realizzata
con il tangram deve essere costi-
tuita impiegando tutti i sette pezzi.
Le figure tangram, nella loro es-
senzialità ed efficacia, offrono una
ricchezza percettiva simile aquella
della pittura zen che si basa
sull’idea che la tavolozza della
mente è più ricca di quella del pen-
nello. Noi ragazzi siamo ricorsi al
tangram per affrontare il nodo
concettuale delle tassellazioni in
un contesto di gioco, con lo scopo
di sviluppare i concetti dell’equie-
stensione e dell’equivalenza di fi-
gure piane; dell’equiestensione e
dell’isoperimetria di varie figure;
dell’area e del perimetro di figure
geometriche composte in rela-
zione alla lunghezza di alcuni loro
elementi lineari.
Le sette pietre
Tan 1 e 2 Si prende un
quadrato, diviso
in due triangoli
rettangoli da una
diagonale. Uno
dei due triangoli
viene diviso esattamente in due,
lungo l’altezza relativa all’ipote-
nusa, ottenendocosì i primi due
pezzi del tangram.
Tan 3 Il triangolo che
rappresenta l’al-
tra metà del qua-
drato iniziale
viene diviso in-
due parti, lungo
la linea che congiunge il punto
medio dei cateti, ottenendo così un
trapezio isoscele ed un triangolo
rettangolo; quest’ultimo costitui-
sce il terzo pezzo del tangram.
Tan 4 Il trapezio otte-
nuto precedente-
mente viene di-
viso in due dalla
linea che con-
giunge il punto
medio dell’ipotenusa del triangolo
ottenuto precedentemente (pezzo
n. 3) con il punto medio del cateto
del triangolo che rappresenta il
pezzo n. 2; si ottiene un trapezio
isoscele ed un parallelogramma;
quest’ultimo rappresenta il pezzo
n. 4.
Tan 5, 6 e 7 Il trapezio iso-
scele che è rima-
sto, viene diviso
in tre pezzi,
lungo le due al-
tezze relative alla
base, ottenendo così un quadrato e
due triangoli uguali, che costitui-
scono i restanti tre pezzi del tan-
gram.
Seconda secondaria 1° Castro
I frattali: in natura nulla avviene per casoA prima vista, il
mondo naturale che
ci circonda appare
casuale, ma in realtà
è tutto frutto di una
geometria, e questa
geometria è chiamata
frattale. Il termine
frattale è stato coniato dal matematico Benoit
Mandelbrot nel 1975.
Un frattale è una mi-
croscopica struttura
che si ripete, su scale
diverse, creando for-
me geometriche rego-
lari. Un’importante
caratteristica dei frattali è l’autosimilarità: in-
grandendo una qualunque parte di uno di essi,
si ottiene una figura simile all’originale. Un
esempio di forma geometrica costituita da frat-
tali è il fiocco di neve, nel quale i frattali danno
origine a ramificazioni sempre più piccole e
formano svariate geometrie. Altri casi sono la
ramificazione di un fulmine e le felci. Un esem-
pio particolare, invece, sono le conchiglie del
nautilo perligeno, che, seppur avendo una
forma diversa, sono anch’esse formate da frat-
tali. Man mano che il nautilo cresce, aggiunge
nuove camere alla sua conchiglia seguendo una
forma a spirale. È la stessa spirale che troviamo
nelle nuvole di un uragano, nella disposizione
delle stelle in una galassia e nei semi del gira-
sole. In tutte queste
spirali, i frattali si
dispongono in mo-
do da avere un’an-
golazione di 137,5°;
questo angolo è
detto angolo aureo.
In questo modo i frattali si sistemano in ma-
niera compatta, senza sprechi di spazio, e ciò
non sarebbe possibile con nessun’altra angola-
zione.
Esiste una relazione fra l’angolo aureo e una
successione di numeri, la successione di Fibo-
nacci; essa è stata fondata da Leonardo Pisano
(soprannominato Fibonacci) nel 1223, mentre
era intento a risolvere un problema matema-
tico. Questa successione è una serie di numeri
nella quale ogni numero è dato dalla somma dei
due precedenti. Spesso in natura ci si imbatte
in questi numeri: le spirali di un ananas e i pe-
tali di un fiore con accrescimento a spirale sono
numeri della successione. Per fare un esempio
più pratico, basta osservare la radiografia di un
braccio: notiamo che il braccio ha un osso,
l’omero, l’avambraccio due, radio e ulna, il
polso otto, la mano cinque e ogni dito tre; que-
sti numeri (1, 2, 3, 5 e 8) sono proprio i primi
cinque numeri della Successione. La specialità
dei numeri della successione di Fibonacci con-
siste nel fatto che più si prosegue nella succes-
sione, più il rapporto tra un numero e il suo pre-
cedente si avvicina ad una cifra chiamata se-
zione aurea, che è uguale a circa 1,618. Questa
cifra è chiamata così perché per gli scienziati
dell’epoca i segmenti che la generano produ-
cono forme talmente armoniose da essere defi-
nite “auree”, letteralmente “di oro”.
Ma come si collega la sezione aurea all’angolo
aureo? Prendendo due numeri consecutivi dalla
successione di Fibonacci (il cui rapporto dà
circa 1,618) e rappresentandone il rapporto su
un aerogramma, notiamo che formano un an-
golo proprio di 137,5°, il valore dell’angolo au-
reo. Questo rapporto che c’è tra frattali, angolo
aureo, sezione aurea e successione di Fibonacci
ci fa capire che in natura le forme geometriche
non sono casuali: sono tutte il frutto di una
lunga e attenta progettazione.
Terza secondaria 1° Castro
14 GIUGNO 2016 La Bussola
Vita scolasticaSport per tutti
Che cos’è lo sport? Lo sport è l’insieme di attività individuali o collettive
che impegnano e sviluppano determinate capacità psicomotorie, propo-
ste anche per fini ricreativi. Abbiamo imparato che sport è sinonimo di
determinazione e di impegno, di amicizia e di lealtà. Si può vivere lo
sport in due modi diversi: pensare per sé e cercare di vincere a qualunque
costo (e così ci si sente campioni e si ottiene soddisfazione personale);
oppure combattere ogni avversità con l’appoggio dei compagni. Gli
amici hanno un ruolo fondamentale. Infatti in una sfida si possono tro-
vare più porte. Se la sconfitta è la prossima porta che si aprirà, al di là di
essa troveremo conforto negli amici. Ma la soglia più bella da raggiun-
gere è la vittoria da festeggiare insieme, proprio come è accaduto
quest’anno. Nell’ambito dei campionati studenteschi alcuni di noi
hanno partecipato alle gare di atletica leggera, che si sono svolte il 13
novembre a Tuglie e il 20 maggio al campo Montefusco di Lecce. Dopo
un anno di duro allenamento, ecco i nostri risultati. Corsa campestre,
secondi alla fase provinciale: quarto classificato Francesco Elia, terza
classificata Maria Letizia Piscopiello. Atletica leggera, con i giochi:
vortex, salto in lungo, corsa veloce, peso, salto in alto, 600 m, 60 m e
staffetta: primi classificati:
Annalisa Accogli, Martina
Pantaleo, Chiara Nuzzo, Noe-
mi Accogli, Francesco Elia,
Salvatore Martella, Mirko
Nardone , Marco e Alessan-
dro Coluccia. Lealtà, amici-
zia, impegno: questo è lo
sport. Prime secondaria 1°
Anche quest’anno le scuole primarie
del nostro istituto hanno partecipato
al progetto Sport di classe. Ab-
biamo fatto molte attività interes-
santi. I giochi che facciamo sono di
squadra e basati sull’attenzione, sul
rispetto delle regole e dei compagni.
Educazione fisica, infatti, vuol dire non solo attività motoria, ma anche
buona alimentazione e uno stile di vita sano. Si deve mangiare frutta,
verdura, molti legumi, ortaggi e altri cibi con vitamine. Negli ultimi in-
contri eravamo molto contenti perché insieme agli alunni abbiamo for-
mato delle squadre per fascia di età insieme ai compagni di altre classi.
Abbiamo imparato tre giochi: il primo consiste nel mettere tanti cinesini
colorati al centro della palestra, la squadra che ne prenderà di più vince;
il secondo gioco consiste nel mettere tanti cinesini in riga e al battito
delle mani si parte; il terzo gioco è la corsa ad ostacoli. Per svolgere
questi giochi ci vuole concentrazione e sincronizzarsi con gli altri com-
pagni di squadra. Alla fine dell’anno abbiamo giocato tutti insieme
all’aperto, ogni squadra con il suo colore. E con il tifo delle maestre e
dei nostri genitori. Tanta attenzione e grande divertimento. Speriamo
che anche l’anno prossino la nostra scuola aderisca al progetto perché
abbiamo imparato nuovi giochi, ma soprattutto a stare con gli altri e a
rispettare le regole. Quarta primaria Marittima
E anche la Scuola dell’Infanzia
partecipa ai giochi sportivi: al
termine di un percorso ludico-
motorio legato alla storia di Pi-
nocchio e svolto in compagnia
della
volpe e del grillo, i bambini di cinque anni di
Andrano si sono recati al Palasport a Lecce
per gareggiare nelle finali provinciali.
Tutti pazzi per il coding Una bella novità per noi è stata la
partecipazione al progetto Pro-
gramma il futuro, che permette
agli alunni di qualsiasi scuola di im-
parare con metodi facili e divertenti
i concetti di base dell’informatica. L’impiego del coding per queste at-
tività non richiede alcuna abilità avanzata nell’uso del computer. I com-
puter sono degli strumenti molto utili all’uomo e facilitano ogni lavoro
e al giorno d’oggi, conoscere i concetti di base dell’informatica è indi-
spensabile. Lo scopo di questo programma è proprio quello di educare
gli alunni delle scuole al pensiero computazionale, cioè al lato scienti-
fico-culturale dell’informatica. Questo avviene per mezzo della stesura
di un programma (coding) di un gioco, che è un metodo semplice e allo
stesso tempo divertente. Questo programma aiuta inoltre a sviluppare la
capacità di risoluzione dei problemi e la creatività.
Gli strumenti che sono
stati messi a disposi-
zione sono realizzati in
modo da essere facil-
mente utilizzati da
chiunque. Si può parte-
cipare a questo pro-
gramma in due modalità
differenti: in una moda-
lità di base, definita Ora
del codice, che consiste
nel far svolgere agli alunni delle scuole un’ora di avviamento al pensiero
computazionale e una modalità avanzata, che comprende percorsi più
articolati e complessi. Noi alunni delle classi prime della scuola secon-
daria abbiamo partecipato all’Ora di codice e alla fine del nostro per-
corso abbiamo ottenuto un diploma. Speriamo di poter ripetere questa
bellissima esperienza!
Prime secondaria 1° Andrano
A scuola di teatro Nel corso di quest’anno
scolastico abbiamo av-
viato un laboratorio tea-
trale. Un’iniziativa molto
interessante che ha messo
alla prova la nostra creati-
vità. I professori sono riu-
sciti a indirizzare la nostra
naturale energia e viva-
cità in un’attività più co-
struttiva e utile: il teatro, appunto. Ci
siamo scoperti attori e abbiamo con-
diviso questa esperienza fra di noi, di-
venendo più uniti e solidali. Abbiamo
tirato fuori capacità creative e artisti-
che che non sospettavamo di avere,
realizzando anche le scenografie, gra-
zie alle preziose dritte ricevute. La
storia, tratta dalla commedia brillante
Avventure in biblioteca di F. Mussi,
S. Arosio, L. Arosio, parla di un’atti-
vità molto importante e sempre più
spesso trascurata dai giovani d’oggi,
forse ormai troppo presi dalla tecno-
logia: la lettura. Un gruppo di ragazzi
attratti molto più dal gioco che dalla
frequentazione delle biblioteche, gra-
zie ad un trucco escogitato da una
donna molto astuta, scoprirà nuove
avventure ed emozioni, immergen-
dosi nella lettura e lasciandosi tra-
sportare dalla fantasia. L’argomento è
affrontato con leggerezza e allegria;
non mancano le situazioni divertenti e
il finale fa riflettere. Durante la prepa-
razione non sono mancate le incer-
tezze, anche perché inizialmente noi
alunni non ci eravamo ben resi conto
della portata di questo progetto. Gra-
zie però alla grande pazienza e dedi-
zione dei prof la storia è “decollata”.
Il nostro piccolo spettacolo va in
scena nel teatro della scuola la mat-
tina dell’8 giugno. Noi ci mettiamo
tutto il nostro impegno perché il tea-
tro, oltre ad essere un’attività diver-
tente e creativa, ci ha permesso di vi-
vere intense emozioni che speriamo
di poter trasmettere al nostro pub-
blico. Sarebbe bello se ogni scuola
avesse un proprio laboratorio teatrale
per permettere a noi ragazzi di dimo-
strare le nostre capacità creative con
entusiasmo e allegria.
Prima e seconda sec. 1° Castro
La Bussola GIUGNO 2016 15 Vita scolastica
Gli animali intorno a noi
Migliorare il nostro modo di porci spesso poco o per niente rispettoso
verso gli animali è l’obiettivo di una serie di incontri dedicati a questo
tema. Abbiamo discusso degli animali domestici e della necessità di non
farli soffrire. Abbiamo compreso che ogni animale preferirebbe vivere
nel suo habitat naturale. Abbiamo compreso che sviluppare un rapporto
positivo d’amore e di rispetto nei confronti di esseri viventi come gli
animali, molto spesso maltrattati e bisognosi delle nostre cure, ci aiuta a
sviluppare in noi atteggiamenti positivi di aiuto e tolleranza anche nei
confronti dei nostri simili. Abbiamo partecipato con interesse a queste
attività e, a partire da immagini, fotografie, filmati, ascolto di storie di
maltrattamenti di animali, abbiamo svolto conversazioni, attente rifles-
sioni e realizzato lavori di sintesi come disegni e slogan. Sicuramente ci
siamo arricchiti di una maggiore sensibilità nei confronti degli esseri vi-
venti che da soli non hanno la forza di far valere i propri diritti.
Seconda primaria Castro
Abbiamo visto un filmato:
L’elefantino Ottorino. Sincera-
mente pensavamo di assistere a
qualcosa di divertente, ma nel
vedere la proiezione siamo ri-
masti perplessi. Abbiamo visto
con occhi diversi quello che
fino ad ora ci era sembrato na-
turale e anche divertente. Ave-
vamo sempre pensato che ve-
dere un elefante fare l’inchino,
alzare le zampe in modo alternato o eseguire la verticale fosse un’attività
naturale sia per lui che per noi che lo guardiamo. Abbiamo invece capito
che non è così. Quanta sofferenza prova l’animale che viene privato
della libertà e dell’affetto materno per poi essere addestrato dall’uomo e
strappato dal suo habitat naturale per il semplice scopo di far sorridere
noi esseri umani. Abbiamo capito e promettiamo che non andremo più
in nessun circo dove sia prevista la presenza di animali, perché quello
che abbiamo visto e appreso ci ha fatto molto male al cuore. Sicuramente
andremo al circo, ma soltanto dove gli artisti sono persone capaci di in-
trattenere il pubblico con la
loro bravura, dimenticando
così l’originaria arte circense.
Per noi è giusto trattare gli ani-
mali con amore e speriamo che
tutti i circhi, gli zoo e i delfinari
vengano chiusi. Nessuno può
permettersi di privare qualcuno
della propria libertà, neanche
se si tratta di un animale.
Quinta primaria Marittima
A scuola di legalità
Don Antonio Coluccia, fondatore
dell’Opera “Don Giustino Onlus”,
comunità dedicata a «coloro che
vivono ai margini della soffe-
renza».
Il sacerdote, originario di Specchia
ma residente a Roma, il 15 dicem-
bre 2015 è stato ospite nel nostro
istituto e ha incontrato tutti gli stu-
denti di scuola media. Il racconto
della sua esperienza ci ha affasci-
nato. Prima di diventare sacerdote
era giovane operaio di un calzatu-
rificio di Tricase. Nel 2000 decise
di cambiare completamente vita,
donandosi a Dio e aiutando soffe-
renti ed emarginati. Lo ha fatto tra-
sformando in casa d’accoglienza
una villa confiscata ad un boss
della Banda della Magliana per
farla diventare dimora per i poveri
e per quanti versano in difficoltà.
Per questo è stato più volte minac-
ciato di morte. Contro di lui è stato
perfino sparato un colpo di pistola,
che fortunatamente l’ha colpito
solo di striscio; e un’altra volta gli
è stata inviata una busta conte-
nente un proiettile. Attualmente
vive sotto scorta per ragioni di si-
curezza e una pattuglia di vigi-
lanza presidia la parrocchia e lo se-
gue negli spostamenti e durante gli
incontri pubblici. La casa di acco-
glienza è una villa di mille metri
quadri su tre piani con tre ettari di
giardino. Vi abitano ragazzi, gio-
vani e uomini adulti accomunati da
storie tristi e da una vita di stenti.
Essi vivono insieme come una
vera famiglia e con tanta voglia di
riscattarsi.
Noi ringraziamo Don Antonio per
averci fatto capire che aiutare le
persone in difficoltà e partecipare
alle loro sofferenze ci fa sentire
migliori. Nella vita è molto più im-
portante dare che ricevere.
Seconde secondaria 1° Andrano
Tutti contro uno
Il bullismo è una forma di persecuzione
contro una persona debole e incapace di di-
fendersi, compiuta da un singolo bullo o an-
che da un gruppo. Il sopruso può essere di
tipo fisico (aggressioni, tormenti), verbale
(prese in giro, minacce, insulti), o psicolo-
gico (maldicenze, umiliazioni, esclusione
dal gruppo). Negli ultimi anni si è diffusa
una forma insidiosa di bullismo, che utilizza
i moderni mezzi di comunicazione ed è per
questo chiamata cyber-bullismo. Può attuarsi mediante le e-mail, gli
sms e il web, in particolare attraverso i social network, i filmati pubbli-
cati su youtube, i blog. Lo scopo del cyber-bullo è di infastidire, offen-
dere, spaventare, imbarazzare, umiliare una persona ritenuta debole e
quindi facilmente attaccabile. Le vittime sono scelte spesso per la loro
timidezza o per le caratteristiche fisiche, ma anche per l’orientamento
sessuale, l’estrazione sociale, l’origine straniera e addirittura per la di-
sabilità. La vittima spesso non è in grado di difendersi e ha paura di
denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette. E questo è l’er-
rore più grande, perché il silenzio non aiuta a risolvere il problema anzi
lo aggrava. L’isolamento e la depressione sono le conseguenze più fre-
quenti: le vittime non vogliono più uscire e vedere gli amici, non vo-
gliono più andare a scuola; in alcuni casi nasce addirittura la convin-
zione che l’unica via d’uscita sia farla finita. E allora che cosa si può
fare per arginare questo fenomeno? Secondo noi, è indispensabile par-
larne. Numerosi sono gli incontri, i dibattiti, le riflessioni di esperti in-
dirizzate a noi giovani, che siamo vittime e artefici di questo fenomeno.
L’obiettivo è aiutare noi ragazzi a com-
prendere i motivi che ci spingono a de-
terminati comportamenti, sviluppando la
consapevolezza della gravità e degli ef-
fetti a lungo termine di certe azioni. È
importante relazionarsi in maniera ri-
spettosa di sé e degli altri anche nel
mondo virtuale, dove ogni azione com-
piuta lascia un segno indelebile.
Seconde secondaria 1° Andrano
16 GIUGNO 2016 La Bussola Vita scolastica
Passo dopo passo…
Una giornata davvero entusiasmante: noi
alunni di quinta abbiamo avuto il delicato
compito di accogliere i bambini di cinque anni
della scuola dell’infanzia. Che tenerezza
guardare quegli occhi spaventati all’inizio, ma
poi fatti furbetti quando si sono resi conto che
eravamo tutti pronti ad accoglierli festo-
samente e farli giocare con noi. La storia della
Nuvola Olga è stato il filo conduttore del nostro
incontro. La storia è stata illustrata con im-
magini, divisa in ‘pezzi’ e poi raccontata dagli
stessi bambini della scuola dell’infanzia. La
ricostruzione di un puzzle che raffigurava la
nuvola Olga e il gioco Cerca l’intruso hanno
entusiasmato i nostri ospiti, che con gioia e
serenità hanno lavorato insieme a noi. Mentre
li guardavamo lavorare sorridenti e allegri, ci
chiedevamo dov’era finita la preoccupazione
inizale. Svanita. Avevamo davanti a noi
bambini spensierati, festosi e soprattutto
sereni. Quinta primaria Castro
Play Energy Si tratta di un’iniziativa che Enel dedica alle
scuole «per costruire un futuro sostenibile, in-
novativo ed accessibile, un futuro basato sulla
conoscenza e sull’uso intelligente e creativo di
tutte le risorse a cominciare dall’energia elet-
trica. Il progetto porta in classe e online un per-
corso ricco di spunti, curiosità, informazioni
per accrescere nei bambini e nei ragazzi la con-
sapevolezza di questa importante risorsa. Con
un approccio open power, inclusivo e coinvol-
gente, Play Energy è l’occasione e il luogo in
cui condividere e sviluppare, tutti insieme, le
idee per migliorare la qualità della vita e il no-
stro Pianeta» (playenergy.enel.com/it).
Ci siamo tuffati in quest’avventura con tanto
entusiasmo, consapevoli dell’importanza delle
energie rinnovabili per salvaguardare il nostro
pianeta ed il nostro futuro. Alla fine abbiamo
voluto condividere ciò che abbiamo appreso in
questo percorso con i compagni del nostro isti-
tuto e con i nostri genitori e, aiutati dal tutor
Enel ingegnere Barlabà e dalla coordinatrice
professoressa Rossella Quarta, abbiamo orga-
nizzato per il 3 giugno 2016 una conferenza
che ci ha visto protagonisti.
Seconda secondaria 1° Marittima
Rispetto e tutela del territorio
«Guardare con occhi nuovi quello che ogni
giorno guardiamo distrattamente senza vedere e
osservare, anche il più trascurato e sconosciuto
degli angoli, è stato il motivo che ci ha portato ad
aderire al progetto Adotta un monumento»,
promosso dall’Associazione Napoli Novan-
tanove e coordinato nel territorio salentino
dall’Assessorato all’Istruzione della Città di
Lecce. In quest’ottica gli alunni della quinta
primaria di Castro hanno adottato la Torre Sud-
Est in località Capanne.
Spesso si fruisce delle bellezze naturali senza
avere consapevolezza di ciò che esse raccontano,
delle loro fragilità e dei pericoli che nascondono.
Per imparare ad apprezzare meglio il paesaggio
costiero e indurre i visitatori a stili di fruizione
corretti, le classi prime della secondaria di 1° di
grado di Marittima hanno adottato l’insenatura
Acquaviva.
«Avevamo sentito la parola ‘adottare’ associata
solo ad un bambino o ad un cucciolo di animale,
mai ad un essere non vivente. Compreso il senso
del progetto, che invita a prendersi cura di un
monumento o di un bene paesaggistico, ci siamo
attivati nella ricerca e abbiamo scelto la cripta
della Madonna dell’Attarico, che era per noi
quasi sconosciuta e quindi da scoprire e
valorizzare». Questa la scelta gli alunni della
quinta primaria di Andrano.
La nostra amica accadueò
Storia di una gocciolina d’acqua
Non ricordo proprio da quan-
to tempo stavo lì, ferma nello
stesso posto, stretta stretta
alle mie sorelline nel ghiac-
ciaio delle montagne. Ero
proprio stanca di stare lì! Io,
l’acqua, ferma? Eppure stavo
là, cristallo di ghiaccio, ferma
e immobile sulla montagna.
Ma un giorno arrivò la prima-
vera! Con il sole e l’aria tie-
pida venne a liberarmi da quella prigionia. Poco a poco mi sentii sciogliere,
scattai agile e cominciai a scivolare insieme a tutte le mie sorelle lungo la su-
perficie del ghiaccio, fino a
formare una piccola sor-
gente. Scendemmo saltel-
lando allegre dalla monta-
gna e a noi si unì l’acqua di
altri ruscelli. Diventammo in
breve tempo un torrente biri-
chino che scherzava con i
fiori e con le pecorelle che
venivano a bere. Conti-
nuammo a scendere finché
entrammo in un grande fiume. Diventammo più calme e tranquille e, insieme,
attraversammo pianure e città. Ogni tanto un pescatore si avvicinava alle rive
del fiume e le trote abboccavano all’amo. Noi cercammo di allontanarle dal
pericolo, ma non sempre ci siamo riuscite! Sapevo che il fiume mi avrebbe
portato al mare. Un bel giorno, infatti, eccomi finalmente arrivata nella grande
distesa azzurra. Per ora il mio viaggio è finito!
Il tenue scroscio Acqua: limpida e setosa, utile e preziosa, indispensabile per la nostra vita, per renderla quasi infinita! Ricorda, non la devi sprecare, perché c’è gente che la può solo sognare! La vita vera è l’acqua che scorre limpida e pura dai ruscelli sulla montagna. L’acqua scorre lentamente, è limpida e trasparente. Acqua fresca, acqua pulita tu sei la fonte della vita. Acqua indispensabile e brillante sei preziosa come un diamante. Grazie a te noi viviamo, e ci rinfreschiamo.
L’acqua Nasce dai ruscelli, scende giù dai monti. L’acqua scende a valle silenziosa e luminosa. L’acqua dolce dei fiumi. L’acqua salata del mare
Seconda primaria Marittima