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ERATO CIDA-INPS Cultura… Costume… Sindacato… Attualità III QUADRIMESTRE 2011 Emanazione del Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA-INPS, costituito in seno al SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE PROFESSIONALITÀ DELL’INPS ADERENTE ALLA CIDA Via Ciro il Grande n.21- 00144 ROMA -Tel. 06 59057488 -89 Fax 06 5915686 email: [email protected] - sito web: www.cidainps.it (in allestimento)

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ERATO

CIDA-INPS

Cultura… Costume… Sindacato… Attualità

III QUADRIMESTRE 2011

Emanazione del Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA-INPS, costituito in seno al SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE

PROFESSIONALITÀ DELL’INPS ADERENTE ALLA CIDA Via Ciro il Grande n.21- 00144 ROMA -Tel. 06 59057488 -89 Fax 06 5915686

email: [email protected] - sito web: www.cidainps.it (in allestimento)

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ERATOERATOERATOERATO

CIDA-INPS CULTURA… COSTUME… SINDACATO… ATTUALITÀ

A DIFFUSIONE INTERNA ONLINE Tutti i diritti sono riservati

In caso di riproduzione totale o parziale citare la fonte

SOMMARIO 3 in punta di penna 4 zig-zagando tra le arti 6 poeti in vetrina 7 sono passati cent’anni e più 9 reminescenze … ricordi … rimembranze 11 un racconto breve 12 alimentazione e salute 13 spiritualità 15 romavagando 16 ai raggi x …opinioni a confronto 17 in libreria 19 mostre e concerti 21 per strappare un sorriso 22 poteva essere … non è stato 23 squilli di tromba … rulli di tamburi 24 economia… affari… finanza 25 sindacato… sindacale…sindacato

28 il nostro organigramma

L’ideazione grafica e la foto della copertina “Ramo di Corbezzolo detto anche Ceraso Marino” sono di Silvana Costa in arte Silco.

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IN PUNTIN PUNTIN PUNTIN PUNT A DI A DI A DI A DI PENNAPENNAPENNAPENNA

COME STAI? “Come stai?”chiese il cieco allo zoppo “Come vedi” rispose lo zoppo. E' un aforisma, tra i più noti, di George Christoph Lichemberg (1742-1799 ) scienziato e filosofo tedesco, tratto dal libro “Lo Scandaglio dell'Anima” (Edizione Rizzoli, pagg. 660, €13,00) che gli diede la fama di scrittore e l'epiteto di “eretico dello spirito tedesco” Fu amico e sodale di Kant, Goethe e Volta. Un cratere, da lui scoperto sulla luna, porta il suo nome. Un autentico genio! La domanda, in realtà molto cortese, è determinata da educazione, approccio al dialogo, spontaneità, ma è da annoverare tra le cosiddette “frasi fatte”. E' consigliabile comunque non formularla mai, soprattutto a persone anziane che non si incontrano da tempo: c'è pericolo di ricevere una risposta sconsolata, con l'elencazione minuziosa di ogni genere di malattie, cure, peripezie e specialisti inclusi. Se si ascolta in silenzio, salvo qualche parola di conforto e compunti - come non esserlo di fronte a simili racconti? - la fine dell'esposizione-sfogo, l'incontro si conclude con un arrivederci di circostanza e un “in bocca al lupo” sincero allo sfortunato infermo. Se invece si rilancia con “non lo dire a me... senti che mi è capitato...” si innesta inevitabilmente una spirale senza fine. Un vero ping-pong di lamenti reciproci, con il risultato di una grande perdita di fiato e di tempo, di saluti frettolosi e mesti, di un gran senso di frustrazione che permane per l'intera giornata e turba il riposo notturno. Al prossimo incontro con la stessa persona solo una breve sosta: poche battute, sguardi sconsolati e ognuno per la sua strada. Non ci sarà un terzo incontro: come da tacita intesa, appena una persona incrocia l'altra, una delle due cambia direzione. Spesso entrambe fanno finta di non vedersi: neanche il consueto cenno amichevole da lontano, con la mano... “Come stai, Italia?” C'è da rimanere perplessi quando la cancelliera tedesca, Angela Merkel e il Presidente francese, Nicolas Sarkozy, formulano all'Italia tale domanda, con evidente riferimento ai problemi economici. La risposta, integrativa di quella suggerita dall'aforisma di Lechtemberg, non può che essere questa: “Sto come la tua Germania” all'una, “Sto come la tua Francia” all'altro. E ad entrambi “Sto come la gran parte dei Paesi dell’Eurozona e certamente meglio di alcuni di essi”. È noto infatti che anche la Germania e la Francia e molti altri Paesi aderenti alla Cee sono nella bufera: deficit pubblico eccessivo, necessità di riforme strutturali, attacchi ripetuti dei “mercati” e continua messa in discussione dalle Agenzie di rating internazionali. Ovvero: il bue che dice cornuto all'asino! Analoga risposta “Come la tua America” merita il Presidente americano Barack Obama, peraltro ammirevole per altri versi, quando chiede all'Europa monetaria “Come stai?”, dimentico che è negli Stati Uniti che per prima, alcuni anni fa, si manifestò la crisi economica, ancora non superata, che si ripercosse pian piano sull'Eurozona. Qualcosa per salvare l'euro si è mosso, anzi più di qualcosa. Obiettivo: nuovi sistemi di bilancio e regole fiscali uguali per tutti i Paesi aderenti. L'Italia ha ribadito a Strasburgo, il 9 dicembre 2011, che farà la sua parte e ne ha dato esempio con una manovra economica che non ha precedenti. Era necessaria, dato “il pasticcio tutto italiano” del nostro sistema economico. Con pazienza, rigore, sacrifici di tutti (anche dei ricchi e delle numerose caste) l'Italia uscirà certamente dal tunnel. Carmelo Pelle

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ZIGZIGZIGZIG----ZAGANDOZAGANDOZAGANDOZAGANDO TRA LE ARTITRA LE ARTITRA LE ARTITRA LE ARTI

LEGGERE UN’OPERA D’ARTE Leggere un’opera d’arte non è cosa facile. La prima reazione che ci colpisce davanti ad un bel quadro è di carattere emotivo, una sensazione che prevale su qualunque considerazione di interesse culturale o speculativo, in altre parole è il gusto del bello che domina la ragione. Ma dietro ad ogni opera pittorica si celano numerosi riferimenti, evidenti o sottintesi, ricchi di significato, nei quali si possono leggere, non solo i concetti relativi alla natura umana e spirituale dei personaggi, ma anche il richiamo allegorico dei simboli. Nel passato i committenti di opere affidavano l’esecuzione delle stesse ad artisti con i quali spesso potevano stabilire un paritetico rapporto culturale, in quanto argomenti di carattere religioso, storico, mitologico ed allegorico facevano parte del bagaglio di conoscenze comuni ad entrambi, ciò rendeva di facile comprensione il significato, non sempre palese, dei temi raffigurati. Anche quando l’opera era, per sua destinazione, sottoposta alla vista del popolo, non certo culturalmente evoluto, la sua esplicita iconografia offriva delle chiavi di lettura che ne davano una immediata interpretazione grazie alla tradizione, tramandata oralmente, ed ai molteplici simboli allegorici. Già prima del 1400 fino alla metà del XVI secolo, centinaia di opere a soggetto religioso iniziano a rappresentare il Gesù Bambino nudo, con particolare attenzione al sesso, per simboleggiare l’umana natura del Redentore e la sua predisposizione alla sofferenza e alla morte. A volte il Bambino è raffigurato con in mano un cardellino con una macchia rossa sul capo apparsa, secondo la leggenda, mentre toglieva una spina dalla corona di Gesù e che rappresenta l’anima, mentre il pomo sottintende il peccato originale e il melograno è simbolo di Resurrezione e di unione di molti sotto un’unica Fede. Altro simbolo di rilevante importanza è la presenza, sullo sfondo di molte Natività, di rovine di templi pagani che documentano il crollo della vecchia religione conseguente all’affermazione del Cristianesimo. Uva e pane rappresentano il sangue e il corpo di Cristo, mentre la colomba si riferisce allo Spirito Santo ed il pavone alla vita eterna, in quanto era in uso la credenza che la sua carne fosse incorruttibile. L’icona del pesce deve la sua genesi al termine greco IXOYE (pesce, per l’appunto) il cui acronimo significa Gesù Cristo di Dio Figlio Salvatore, poiché Gesù, denominati i suoi discepoli ad essere pescatori di anime, utilizzò il pesce come simbolo della cristianità. Se scarse sono le opere attinenti all’arte ritrattistica a noi giunte dal mondo classico greco romano, molto copiosa è, invece, la quantità di ritratti marmorei risalenti a tale periodo. La ricerca delle giuste proporzioni tra le varie componenti del ritratto, ma anche tra gli elementi architettonici, era condotta dagli artisti greci attraverso lo studio delle creazioni della natura, la cui armonia era trasmessa alle opere marmoree attraverso uno strumento geometrico matematico chiamato “rapporto aureo”. Di conseguenza il ritratto era fortemente idealizzato quasi ad essere materia celebrativa del bello, del godimento estetico fine a se stesso, piuttosto che il mezzo per tramandare ai posteri memoria tangibile del personaggio. Al contrario gli scultori romani, anche se non sempre, rifuggivano da schemi prestabiliti puntando a rendere non solo quanto più verosimile la fisionomia, ma anche il ruolo, la storia, la personalità del soggetto ritraendolo con scrupolosa, a volte impietosa, aderenza alla realtà.

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Nel periodo medievale, detto dei secoli bui, la ritrattistica si incentra del tutto o quasi, su soggetti sacri rappresentati con tratti essenziali, ascetici, con l’intento di comunicare allo spettatore solo ed esclusivamente un messaggio di pura spiritualità, scevro da qualunque intendimento descrittivo, allusivo o allegorico. Con il Rinascimento rifiorisce un grande interesse per lo studio di tutti i componenti dell’opera pittorica, come la prospettiva, l’anatomia, l’armonizzazione dei colori, la ricerca storiografica. In questo contesto il ritratto assume il ruolo di una vera e propria vetrina, non solo delle caratteristiche fisionomiche del soggetto, ma anche del suo status sociale ed economico, del suo temperamento e del contesto storico comune o familiare in cui esso è collocato. Tra i numerosi simboli la presenza del cane simboleggia fedeltà, il talamo nuziale è un palese richiamo alla passione amorosa, le ciabatte, in primo piano nell’immagine dei “Coniugi Arnolfini” del pittore fiammingo Van Eyck, esprimono l’intimità, fiori e frutta alludono alla procreazione della progenie. È interessante soffermarsi sul ritratto femminile in quanto in esso sono riscontrabili allegorie di singolare significato. Una donna anziana, rappresentata al di là di un elemento divisorio che la allontana dal primo piano, allude al trascorrere del tempo che la esclude in maniera irreversibile dal ruolo di protagonista e raffigura allegoricamente la pietà quale unica arma della vecchiaia. In molti dipinti dove la donna ha la mano destra posata sul grembo con indice e medio divaricati a formare la lettera “V”, i significati attribuibili a questo atteggiamento sono almeno tre: il numero due, cioè l’unione matrimoniale; l’allusione alla forbice che taglia il velo virginale; la lettera V significante che il ritratto è stato eseguito dal vero. Esplicito riferimento in “Dorotea” di Sebastiano del Piombo. Anche il leone spesso si accompagna ad un nudo femminile o a personaggi ascetici a simboleggiare la forza spirituale e morale a sostegno della fede e della virtù. L’ermellino è simbolo di purezza poiché, secondo una leggenda, esso muore se la sua candida pelliccia si macchia, e rappresenta anche, nel famoso quadro di Leonardo “la Dama con l’ermellino” la selvaticità dell’animale domato dalla dama, che lo tiene fermo con la mano destra. Nel ritratto di Innocenzo X eseguito da Diego Velàzquez l’incarnato rosso, il camauro (berretto) rosso, la mozzetta (mantella) rossa, la poltrona di velluto rosso, e lo sfondo rosso non fanno altro che sottolineare il carattere sanguigno ed autoritario di questo pontefice. Tanto ancora ci sarebbe da dire sui molteplici simboli e allegorie delle opere pittoriche soprattutto nelle scene mitologiche che hanno stimolato l’immaginazione dei pittori specialmente nel Rinascimento, dove ogni nume, ogni dea, ogni ninfa, ogni re, sono riconoscibili da uno o più particolari che li contraddistinguono inequivocabilmente. Ma di questo tratteremo nel prossimo numero. Silvana Costa Dama con l’ermellino Innocenzo X Dorotea Leonardo da Vinci Diego Velazquez Sebastiano del Piombo

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POETI IN VETRINAPOETI IN VETRINAPOETI IN VETRINAPOETI IN VETRINA

GRAZIANO GIUDETTI Graziano Giudetti è nato a Pulsano (TA) nel 1947 e vive a Roma dal 1976. Dopo i primi anni di lavoro si è laureato in Economia e Commercio ed ha proseguito la sua attività nella Pubblica Amministrazione. Intensa la sua produzione letteraria iniziata a circa otto anni di età, ma ufficialmente nota al pubblico dal 1988 con il volume “Gli Anni tenui” - Editrice Scorpione Taranto - premiato al S. Lorenzo da Brindisi. Da allora, la sua attività poetica ha licenziato oltre ventinove volumi tra poesia e prosa. Conta numerosi inserimenti in Antologie. La critica ufficiale ha dedicato saggi significativi alla sua Opera; in particolare la sua biografia è stata curata da Rino Cerminara. E’ incluso nel “Dizionario degli autori italiani contemporanei” - Miano Editore Milano - 3^ edizione (2001) e 4^ edizione (2006). E’ inserito nella “Storia della Letteratura italiana” - III volume - Miano Editore Milano - anno 2004. E’ inserito con una monografia nell’antologia: “Poeti scelti per il terzo millennio” - AA.VV. - Guido Miano Editore - Milano - pagg. 141-147. Gli sono state conferite le Onorificenze di “Cavaliere” e di “Ufficiale” all’O.M.R.I. (Ordine al Merito della Repubblica Italiana).

Carmelo Pelle IL BATTITO ANSIOSO HAIKU Se non fosse per lo sciogliersi del gelo - Briciole perse a questa fiamma lenta che mi rincuora, da misere bisacce al graffiare pietoso del vento gelido, brillano d’oro ti terrei ancora stretto a me battito ansioso per domarti in suono lieve e misurato. - M’alberga Roma Ma devo lasciarti libero di percuotere e, nel contempo vivo, altri cuori sopiti all’emozione, grembi di luna come vuole l’ora prossima del Natale prendere le tue note non scandite. - S’intravedono Né posso inseguirti cosi, come sono messaggeri di pace placato al tepore e al silenzio, con armatura un po’ curvo al gioco vano dei tizzoni, arreso alla tua scia inarrestabile. - Dolce narrare Poiché sei vivo più del mio tempo intorno a braciere battito bambino che corri avventuroso, evoca fate qua e là, per lidi scelti ma perduti, per nascere ancora su joniche coste, - All’estuario quelle amate nelle notti di brezza. si sventaglia il fiume Ora devo restare solo con l’anima mia, dell’alluvione con la carezza sottile del mio fiato ignaro, aspettando a mezzanotte il tuo ritorno, VENDEMMIA e ricongiungermi ancora alle tue storie. Nella piazza senza luna è già autunno PUGLIA Chi canterà domani Il giorno strabilia tra i miei filari? sul cristallo dei sogni, Ansia senza vino e l’indice dei raggi, s’infiltra, e vino nella terra virtuoso, nei tufi bianchi delle case.

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SONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙSONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙSONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙSONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙ

CENTENARIO DI LUIGI BROGLIO

Professore universitario, ingegnere, scienziato, nasce a Mestre l’11 Novembre 1911. È considerato il padre dello spazio italiano e della prima stazione aerospaziale equatoriale del mondo, una vera e propria base di lancio satellitare per le rilevazioni e ricerche spaziali, quella di Malindi in Kenya, con la quale contribuì a rendere l’Italia la terza potenza al mondo, dopo Stati Uniti e Russia. Noto per aver dato vita alla Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell'Università degli studi di Roma La Sapienza, Luigi Broglio si laurea in ingegneria civile nel 1934, studiando e proponendo un innovativo metodo di calcolo strutturale che aveva il pregio di semplificare moltissimo i calcoli di strutture complesse variamente sollecitate, conosciuto come “Metodo delle forze bilanciate” che permise, per la prima volta nella storia dell'aeronautica, di calcolare efficacemente le sollecitazioni su una struttura alare a freccia. Nel 1938 una seconda laurea in ingegneria aeronautica, gli permette, durante la seconda guerra mondiale, di lavorare alla progettazione dei primi motori a reazione per velivoli bellici. Partigiano per una breve stagione, dopo l'8 settembre, Broglio è docente universitario in Spagna, negli Stati Uniti e a Roma. Nel 1956, mentre il mondo è sorpreso dal lancio del primo satellite sovietico Sputnik, è chiamato alla direzione del reparto studi missilistici dell'aeronautica e prospetta l'idea che l'Italia debba avere un proprio poligono di lancio. Nonostante i pareri contrari e gli scettici, riesce ad ottenere l'appoggio del Governo e in particolare di Giulio Andreotti. Nell'aprile del 1961 viene così decisa la creazione della base San Marco, installata al largo del Kenya a cavalcioni dell'Equatore (la migliore posizione per il lancio di satelliti). Un poligono, creato nel '64, a soli tre anni dal lancio di Gagarin, assemblato con materiali dismessi dalla Nasa o fuori norma dell'Aeronautica Militare Italiana, su due vecchi pontoni donati dall'Agip e dalla Marina Usa, con razzi Scout che riesce a farsi dare in omaggio dagli Stati Uniti. Eppure funzionerà. Il primo esperimento provoca una esplosione del motore che fa crollare il tetto del capannone del laboratorio e fa accorrere la polizia che temeva un attentato dinamitardo. Ma il 15 dicembre dello stesso anno dal poligono spaziale americano di Wallops Island, un sottile razzo vettore Scout mette in orbita il satellite italiano “San Marco 1”. Il lancio fa dell'Italia il terzo Paese al mondo (dopo Unione Sovietica e Stati Uniti) a mettere in orbita un satellite attorno alla Terra. Personaggio schivo, Broglio è sempre stato restio a scrivere la sua autobiografia e solo poco prima della sua morte accetta di raccontare la sua vita. Così, l’avventura del padre indiscusso e solitario dello spazio italiano (sei satelliti nazionali lanciati), viene ora riportata per la prima volta in un libro “Nella nebbia, in attesa del Sole. Breve storia di Luigi Broglio, padre dell'astronautica italiana” (Di Renzo-Editore) scritto da Giorgio Di Bernardo Nicolai, un giornalista scientifico particolarmente esperto del settore spaziale. Luigi Broglio non ha mai raggiunto ampia popolarità, ma è stato il più grande contributore dell'astronautica in Italia, fino alla sua morte avvenuta il 14 gennaio 2001. Nel luglio 2001 a lui è stata titolata la "Base di lancio palloni stratosferici" dell'Agenzia spaziale italiana di Trapani. Al suo nome è stato dedicato un asteroide il “18542 Broglio”

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CENTENARIO DI GIANCARLO PAJETTA Dirigente e parlamentare comunista chiamato “Il ragazzo rosso” dal titolo di un suo libro autobiografico, nasce a Torino il 24 giugno del 1911 da Carlo, avvocato, e da Elvira Berrini, maestra elementare. Giovanissimo, nel 1925, a 14 anni, si iscrive al Partito Comunista d'Italia mentre studia al Liceo-ginnasio Massimo D’Azeglio di Torino, il mitico istituto frequentato da molti giovani che poi avrebbero segnato la vita politica e culturale italiana e della Sinistra (Vittorio Foa, Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Norberto Bobbio), e quando il 2 novembre 1926 pervengono le leggi dei Tribunali Speciali, non rinnega la sua fede, tramandatagli da sua madre. Per questo viene espulso per tre anni da tutte le scuole d'Italia. Il 25 settembre del 1928, il Tribunale Speciale lo condanna a due anni di reclusione, che sconta nelle carceri di Torino, Roma e Forlì e che rappresentano per lui, ancora minorenne, una prova durissima. Quando ne esce, riallaccia i rapporti con il PCI come funzionario. Nel 1931 a vent’anni il “ragazzo rosso”, espatriato clandestinamente in Francia, assume lo pseudonimo di “Nullo” in onore di un eroe garibaldino morto per l’indipendenza polacca, diventa segretario della FGCI clandestina (Federazione Giovanile Comunisti Italiani), direttore de “L’Avanguardia”, e rappresentante italiano della organizzazione comunista internazionale. Il 17 febbraio 1933 viene arrestato a Parma e il 2 febbraio dell’anno dopo è condannato a 21 anni di reclusione nelle carceri di Civitavecchia e di Sulmona, ma viene scarcerato il 23 agosto del 1943, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo l’8 settembre partecipa alla guerra partigiana (nella quale morì suo fratello Gaspare) come Capo di Stato Maggiore (ma di fatto vice comandante generale) delle Brigate Garibaldi e membro del Comando generale del Corpo volontari della libertà. È in questa veste che, tra il novembre e il dicembre del 1944, Pajetta è a Roma, come membro del CLNAI, per trattare con gli Alleati e con il governo Bonomi l’accordo politico-militare che porterà al riconoscimento delle formazioni partigiane come formazioni regolari e all’attribuzione delle funzioni di governo al Comitato di Liberazione dell’Alta Italia. Diventa direttore dell’edizione milanese del’“l’Unità” e membro della Direzione del PCI. Nel 1945 viene eletto alla Consulta (non era potuto diventare senatore perché troppo giovane), poi, nel 1946, all’Assemblea costituente, e nel 1948 alla Camera dei deputati (dove è stato riconfermato ben dodici volte). Nello stesso anno entra a far parte della Segreteria Nazionale del Partito di Via delle Botteghe Oscure, restando membro di tale organo fino al 1986, anno in cui assume la presidenza della commissione di garanzia del partito. Dal 1984 è parlamentare europeo. Resta sempre schietto e leale verso il partito, inteso come entità collettiva, anche se spesso le sue opinioni personali diversificano dalla linea politica espressa dai segretari, Palmiro Togliatti prima ed Enrico Berlinguer poi: alla morte di quest'ultimo, avvenuta improvvisamente nel 1984, che lasciò il partito stordito (i militanti erano allora milioni), ne redige l’orazione funebre. Esponente della corrente riformista rappresentata da Giorgio Amendola e Giorgio Napolitano, all’inizio degli anni ’90 si oppone al cambio del simbolo e del nome del PCI in Partito Democratico della Sinistra, rimpicciolendo la falce, martello e stella su bandiera rossa e tricolore sormontate da una grande Quercia, voluto, con successo, da Achille Occhetto. “Questo è il momento peggiore della mia vita di militante.” Sono state le ultime parole pubbliche di Giancarlo Pajetta, alias “Nullo”. Se ne andò nella notte tra il 12 e il 13 settembre del 1990, all’età di 89 anni. A quel partito che di lì a poco si sarebbe sciolto per sempre aveva dedicato tutta la sua vita. Il suo funerale, al quale parteciparono circa 200.000 persone, fu accompagnato dalle note de L'Internazionale e di Bandiera Rossa e la sua bara fu seguita da una bandiera rossa con falce e martello, proprio come lui stesso aveva sempre desiderato. a cura di Silvana Costa

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REMINESCENZE … RICORDI … RIMEMBRANZEREMINESCENZE … RICORDI … RIMEMBRANZEREMINESCENZE … RICORDI … RIMEMBRANZEREMINESCENZE … RICORDI … RIMEMBRANZE

LA NEVICATA Bergamo 12 dicembre 1996 La leggenda di S. Lucia Due fratellini, affetti da una grave infermità agli occhi, si rivolsero a S. Lucia affinché li guarisse. Furono esauditi e, per riconoscenza, offrirono alla Santa quanto possedevano di più prezioso: le loro calze di lana. S Lucia si commosse e il giorno dopo i due fratellini ritrovarono a casa le calze di lana piene di dolci e molti giocattoli. Così la leggenda, almeno la versione che mi è stata raccontata a Bergamo, spiega la nascita della tradizione, osservata in molte città dell'Italia del Nord, di regalare ai bambini dolci e giocattoli nel giorno di S. Lucia. La Santa è rappresentata da una bella fanciulla, che indossa una lunga tunica bianca ed un velo rosa, fissato sul capo da una corona d'oro ornata da candeline multicolori. La si può incontrare, carica di doni, il 13 dicembre, nelle città che onorano la tradizione, per la gioia dei bambini e dei puri di cuore. Avverto una strana sensazione mentre mi aggiro tra le numerose bancarelle disseminate lungo il Sienterone, la più famosa strada di Bergamo bassa, un vero salotto. Domani si celebra la festa di S. Lucia: le bancarelle, illuminate a giorno, espongono giocattoli, vestiti, prodotti dell'artigianato locale, dolci di ogni genere. Ho voglia di mandorle tostate, di torroncini croccanti, delle caramelle colorate, ma soprattutto di una pannocchia di zucchero filato. Sono tentato di acquistarla e di gustarmela, passeggiando. Mi frena il rispetto della forma. Non è bello che una persona non più giovane ostenti in pubblico tanta golosità. Per un istante desidero ritornare il ragazzo che, a Locri, in occasione della festa dell'Immacolata, e a Catanzaro, durante la festa di S. Lorenzo, si scatenava tra le bancarelle, senza alcun freno inibitorio. Incomincia a piovere, dapprima piano, poi con maggiore intensità. E' una pioggia gelida, simile al nevischio. Sento freddo: decido di tornare in albergo, fortunatamente non molto lontano dal Sienterone... Mi ristoro al tepore della mia stanza e mi rilasso, in poltrona, in attesa del TG1 delle 20. Spengo la TV dopo le notizie politiche e mi reco al ristorante, al primo piano dell'albergo. Consumo una cena frugale: l'atmosfera è ovattata, pochi gli ospiti, fuori continua a piovere nevischio. Ritorno nella mia stanza e tento di concentrarmi su qualche pagina de “L'uomo senza qualità” di Robert Musil, che ho ripreso dopo tanti anni. Non ci riesco: ho in testa la leggenda di S. Lucia e nel cuore una musica dolce, quasi una nenia, che mi intenerisce. Mi metto a letto e spengo la luce. Domani lavorerò sodo – mi propongo – ma in qualche modo mi piacerebbe incontrare S. Lucia. Mi risveglio intorno alle 4,30 a causa di una luce giallognola che filtra fastidiosa attraverso i vetri della porta finestra della mia stanza, che non ho provveduto ad abbassare. “E' troppo presto” penso “starò al calduccio almeno sino alle 7, ma al buio”. Salto dal letto e mi accosto alla porta finestra per sciogliere la serranda. Resto incantato: fuori c'è la neve. Sulla strada, sui tetti delle case, sui lampioni, sulle macchine in sosta, sui giardini, sulle panchine. Un paesaggio lunare. Non ho mai visto la neve di notte rischiarata soltanto dai lampioni. In giro non c'è un'anima viva ed il silenzio è sovrano. Ritorno a letto elettrizzato. Non riesco a star fermo ed incomincia il mio peregrinare verso la porta finestra. Col trascorrere delle ore il paesaggio muta. Sulla strada compaiono le prime macchine in circolazione e sui marciapiedi rari passanti. Il velo di candore perde la sua uniformità lacerato da tracce nerastre. Il cielo si fa sempre più scuro.

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Salgo all'ottavo piano dell'albergo per consumare la prima colazione. Dalla veranda, molto panoramica, ammiro Bergamo alta sotto la neve. Le mura cinquecentesche che cingono la città hanno assunto un aspetto indescrivibile. Le case, accostate l'una all'altra, appaiono più serrate, quasi a volersi proteggere dal freddo. Le tegole rosse e di ardesia sopportano pazienti il peso della neve, schiudendo vezzose le ciglia. Il cielo è ora di color bianco sporco, inframmezzato all'orizzonte da lunghe strisce grigio-viola. Una visione fantastica, disturbata da un gruppo di stranieri che al buffet, situato nei pressi del lato maggiore della veranda, vanno e vengono con piatti colmi di bacon ed uova strapazzate. Sto sorseggiando un caffè bollente, quando ricomincia a nevicare: resto con la tazzina a mezz'aria, e mi avvicino alla vetrata per godermi meglio lo spettacolo. La neve cade lenta, fitta, in abbondanza, a piccoli fiocchi, volteggia e si adagia. “Che meraviglia!” esclamo trasognato. “Se sapessi dipingere...” Nella hall dell'albergo esito un istante prima di immettermi in strada e raggiungere la Sede dell'INPS, dove sarò impegnato per qualche giorno. Sono ben coperto. L'ombrello mi protegge dalla neve che continua a cadere. Cammino lentamente, cercando spazi puliti per non scivolare. Il direttore della sede mi accoglie con un sorriso: “Ha portato la neve e proprio nel giorno di S. Lucia” commenta allegro. “Son contento” rispondo, anch'io con un sorriso. “A Roma nevica di rado ed è sempre festa”. Nevica ad intervalli per tutto il giorno. “Non è tempo di andare in giro per la città” mi dico. E così mi divido tra lavoro e albergo e non incontro S. Lucia. La sento però nella neve che cade, nell'emozione che il paesaggio innevato mi suscita, nella musica melodiosa che inonda il mio cuore. E l'ammiro, il giorno dopo, in una foto pubblicata su “L'eco di Bergamo”, giovane e bella, tunica bianca, velo rosa, corona d'oro, mentre abbraccia Babbo Natale. Era scesa dal cielo, con i doni da distribuire, a Borgo S. Caterina, attesa da duecento alunni della scuola materna “Garbelli” accompagnati da insegnanti e genitori: l'aveva trasportata - segno dei tempi - un elicottero.

Carmelo Pelle

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UN RACCONTO BREVEUN RACCONTO BREVEUN RACCONTO BREVEUN RACCONTO BREVE

BATTESIMO DELL'ARIA

Si vergognava, neanche fosse stato un bambino; anche quelli avevano più esperienza di lui; gli sembrava di averlo scritto in fronte: primo volo a settant’anni. Il fatto era che nel passato aveva lavorato sodo e i soldi erano stati pochi e tutti destinati alla famiglia e adesso, vedovo e con i figli sistemati, aveva deciso di regalarsi un viaggio: una meta sul mare, non troppo lontana e a prezzo ragionevole. Ed ora era lì, seduto, con la cintura allacciata da subito e un leggero senso di stordimento. L’aereo non era ancora decollato e dal finestrino vedeva la pista, ma non poteva dirsi tranquillo. Vicino a lui, il sedile era libero. Fu quando era ormai prossimo l’orario di partenza che arrivarono altri passeggeri e anche la signora alta e slanciata, con i capelli grigi, che gli si sedette vicino: gli sorrise e sorrise anche lui. Poi, le raccomandazioni dell’assistente di volo, seguite con grande attenzione e, quindi, quel rullio. Si sorprese ad appoggiare con forza le mani alla poltrona, mentre si sforzava di non badare al leggero sudore che gli andava bagnando la fronte. Partiti: respirò profondamente e, per darsi un contegno, cominciò a sfogliare il giornale, ma non leggeva, sembrava infatti che le lettere gli si confondessero, come se non avesse messo gli occhiali. Poi, cominciò ad osservare la signora, senza però fissarla troppo, che ci teneva ad essere educato. Doveva essere anche lei al primo volo; sembrava assorta nella lettura, ma sicuramente lei pure doveva sentire quel certo smarrimento, insomma un po’ di paura. Non volle il caffè, soltanto acqua, era già abbastanza agitato ed anche la signora fece lo stesso: sì, doveva essere anche per lei il battesimo dell’aria, e questo fu come se piano piano lo convincesse che non c’era proprio da aver timore. Così il viaggio proseguì e gli parve che non fosse poi così lungo, come gli era parso al momento del decollo. L’arrivo lo agitò appena: la signora si alzò veloce, sorrise e salutò. Lui impiegò più tempo e si ritrovò imbottigliato nella fila per scendere. Ormai si sentiva sicuro e così rischiò perfino di rivolgersi alla hostess che si trovò vicina: “Sa, per me è stato il primo volo” disse “Bravo, tutto bene?” chiese lei sorridente “Sì, grazie, benissimo”, e poi aggiunse con l’aria di chi la sa lunga “Credo che anche per la signora vicino a me sia stata la prima volta.” Ci fu un bel sorriso: “Oh no, signore, non proprio, vede la signora vicino a lei qualche anno fa, faceva la hostess come me.” Per fortuna, sapeva che la paura di volare non sarebbe ugualmente più tornata.

Giuliana Costantini

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ALIMENTAZIONE E SALUTEALIMENTAZIONE E SALUTEALIMENTAZIONE E SALUTEALIMENTAZIONE E SALUTE IL SALE? SEMPRE MOLTO POCO Un argomento molto interessante ed estremamente importante per la nostra salute: l’importanza del saper gestire adeguatamente l’assunzione di sale giornaliero. In condizioni normali il nostro organismo elimina giornalmente da 0,1 a 0,6 g. di sodio. Questa quantità viene reintegrata con i cibi che ingeriamo. Il sodio è già naturalmente contenuto, in quasi tutti gli alimenti quotidiani e sarebbe più che sufficiente per coprire tutte le necessità dell’organismo. Solo nel caso di una estrema e prolungata sudorazione, i fabbisogni aumentano. Ogni grammo di sale contiene 0,4 g. di sodio. Tante persone aggiungono in modo eccessivo il sale, perché abituati a mangiare più saporito. Un normale individuo, assume con la sua quotidiana alimentazione, una media di 10 g. di sale, il che corrisponde a 4 g. di sodio, rispetto ai necessari 0,4 g. Pertanto il quantitativo ingerito risulta di ben 10 volte superiore a quello fisiologicamente necessario. Un consumo eccessivo di sale, può favorire l’instaurarsi dell’ipertensione arteriosa, soprattutto in quelle persone naturalmente predisposte (come gli obesi), il rischio di malattie del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni, dei tumori dello stomaco, e maggiori perdite urinarie di calcio e quindi ad un maggior rischio di osteoporosi. Recenti studi confermano che un consumo di sale, se tenuto al disotto dei 6 g. al giorno (ossia 2,4 g. di sodio) può rappresentare un buon compromesso tra il soddisfacimento del gusto e la prevenzione dei rischi. Il sodio è presente nel sale da cucina, negli alimenti allo stato naturale, nell’acqua e nei prodotti trasformati, artigianali e industriali (pane e prodotti da forno ad es. biscotti, crackers, grissini, merendine, cornetti e cereali da prima colazione). Questi sono alimenti che erroneamente e comunemente non vengono considerati come apportatori di sale, mentre in realtà ne contengono molto più di quanto pensiamo, per il semplice fatto che li consumiamo tutti i giorni e in quantità molto più elevate rispetto, ad esempio, agli insaccati, formaggi, conserve o patatine, i quali pur contenendo maggiori quantità di sale, generalmente vengono assunti in quantità minore. La riduzione di sale deve avvenire gradualmente per far adattare il nostro palato che, in genere si adegua molto facilmente ed è disponibilissimo a rieducarsi verso cibi meno salati. Al posto del sale, si possono utilizzare le spezie che conferiscono al cibo uno specifico aroma che ne migliora inoltre le qualità organolettiche. Anche il succo di limone e l’aceto consentono di dimezzare l’aggiunta di sale, pur mantenendo i cibi ugualmente saporiti. Ne esistono vari tipi in commercio: il sale raffinato che può essere grosso oppure fino, ottenuto dal sale grezzo, mediante un procedimento di purificazione; il sale iodato, ovvero un sale raffinato al quale è stato aggiunto del ioduro e/o iodato di potassio, utile per prevenire o correggere quella carenza di iodio e che può essere utilizzato da tutti e a tutte le età, tranne nei casi in cui si sia riscontrata una condizione di intolleranza nei confronti dello iodio, ed è da preferirsi a quello comune poiché ha effetti meno dannosi; il sale integrale o non raffinato, un composto più equilibrato nella sua struttura, che oltre al cloruro di sodio, contiene anche del cloruro e solfato di magnesio, solfato e carbonato di calcio, solfato di potassio, bromo, iodio, litio, silicio ed altre sostanze minerali; il sale dietetico, che contiene meno sodio ed al quale è stato aggiunto del cloruro di potassio, può essere consigliato (sempre dal medico), ai soggetti ipertesi che hanno difficoltà nel limitare i propri consumi di sale. Quindi la regola è: ridurne progressivamente l’uso; preferire al sale comune il sale iodato; non aggiungerlo nelle pappe dei bambini, almeno nel primo anno di vita; limitare l’uso di quei condimenti alternativi, dadi da brodo, kechup, salsa di soia, senape; insaporire i cibi con le erbe aromatiche; scegliere e controllare le linee di prodotti che abbiano un basso contenuto di sale; consumare solo saltuariamente quegli alimenti trasformati che sono molto ricchi di sale come: snack salati, patatine in sacchetto, olive, salumi e formaggi.

Antonella Bailetti Infermiera professionale

Ospedale Fatebenefratelli-Isola Tiberina-Roma

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SPIRITUALITÀ SPIRITUALITÀ SPIRITUALITÀ SPIRITUALITÀ nei sentieri del vissuto quotidiano

TEMPO DI AVVENTO…TEMPO DI LODE E DI ATTESA SILENZIOSA. “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose” (Sapienza 18,14) “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. (Giovanni 1, 1) “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Giovanni 1, 4) Da qualche giorno è iniziato l’Avvento, il tempo liturgico che nello spazio di circa quattro settimane ci conduce al Natale. La liturgia di questi giorni ci presenta i primi capitoli del Vangelo di Marco. La Parola di Dio, durante queste prime domeniche, ci suggerisce di prepararci, di aspettare, di vegliare… ci parla di silenzio. Avvento significa “venuta” di Gesù che nasce: per noi cristiani è uno dei tempi detti “forti” in cui si attende e ci si prepara ad accogliere Dio che viene. Come viviamo questa attesa? Le strade delle nostre città già da qualche giorno brulicano di gente e sono più scintillanti, grazie agli addobbi natalizi. Nelle nostre case già brillano le luci dell’albero di Natale e del presepe. Ci prepariamo per la festa nella luce, ma spesso anche nel rumore: il Natale, un giorno così importante, rischia di diventare fonte di nervosismo, di banale frenesia… Don Tonino Bello diceva che attendere è esigenza d’amare. San Paolo scriveva che “se aspettiamo ciò che non vediamo, lo aspettiamo con pazienza” ed io aggiungo: aspettiamo perché crediamo e amiamo; non c’è attesa, non c’è pazienza senza amore. L’Avvento dovrebbe essere un tempo di attesa silenziosa e amorevole, perché è nel silenzio e nell’amore che si maturano e si preparano le cose. Il Verbo di Dio si è fatto carne nel grembo di Maria, che nel silenzio dei nove mesi di gestazione lo ha cresciuto dentro di sé per darlo poi alla luce. La dimensione del silenzio la predispose meglio all’accoglienza e alla riflessione. Maria infatti è descritta dai quattro evangelisti come una presenza silenziosa e umile: accoglie in silenzio l’annuncio, quell’ombra divina che nel suo ventre diventerà carne. Maria nei Vangeli parla pochissimo. Solo il Vangelo di Luca dà voce al canto di ringraziamento di Maria, il bellissimo Magnificat; nelle splendide parole del cantico c’è tutto il turbamento di una giovane donna che probabilmente non comprende fino in fondo ciò che le sta accadendo, ma che accoglie con umiltà la volontà del Signore. Luca, a tale proposito, scrive: « Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore » (Lc 2,19) «Serbava tutte queste cose nel suo cuore. » (Lc 2,51) Maria è turbata, ma non esita: il suo “si” è immediato, incondizionato: dopo l’annuncio si mette subito in viaggio per raggiungere sua cugina Elisabetta, che come lei è in attesa. È durante l’incontro delle due donne che si apre la serie dei cantici che Luca ci riporta: Luca è l’unico a dare voce a Maria e ad altri due personaggi nel suo Vangelo: Zaccaria e Simeone.* Il primo cantico è proprio il Magnificat di Maria: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome”. Segue il cantico di Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, sacerdote: egli è reso muto a causa della sua incredulità: l’Angelo gli annuncia che diventerà padre e lui non lo crede possibile. La sua lingua si scioglierà alla nascita del figlio con una lode meravigliosa (“E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza”).

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Nel terzo cantico Simeone chiede a Dio di andare in pace: aveva chiesto di poter conoscere il Messia prima di morire e gli viene concessa questa grazia. Incontra Gesù ancora bambino, presentato al tempio da Giuseppe e Maria: riconosce in lui il Cristo e ringrazia il Signore per questo dono (“Ora lascia Signore che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua misericordia…”) Zaccaria, Maria, Simeone: in questi giorni di preparazione al Natale mi sono soffermata sulle loro storie, affascinata soprattutto dai loro atteggiamenti. In essi scorgo un invito silenzioso ad accogliere l’annuncio incondizionatamente, un invito a fare spazio, a cambiare, ad attendere fiduciosi. Davanti a un mistero non si può che contemplare, non si può fare altro che tacere, vegliare con la meraviglia nel cuore; davanti al miracolo che si compie la nostra voce intoni un canto di gioia. Prepariamoci dunque ad accogliere e ad amare la Luce del mondo. Lasciamo che questa “Luce gentile” sia la nostra guida. Mettiamola nel nostro cuore e custodiamola nel silenzio, perché il lieto annuncio diventi “carne”, cioè un cambiamento concreto nella nostra vita. * I cantici descritti dal Vangelo di Luca scandiscono l’intera giornata: il Cantico di Zaccaria conclude le Lodi Mattutine; il Magnificat si recita alla fine dei Vespri e la sera, dopo la Compieta, si termina la giornata recitando il Cantico di Simeone. Sono cantici di rara bellezza: parole pronunciate da chi ha taciuto a lungo e, profondamente turbato, ha cambiato il proprio cuore ed è cosciente e grato di tale cambiamento. Per questo i tre cantici sono recitati ogni giorno…

Claudia Pelle

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ROMAVAGANDOROMAVAGANDOROMAVAGANDOROMAVAGANDO

SPUNTI E APPUNTI NELLE PIEGHE DELLA CITTÀ

Roma è donna. Anzi femmina. Sa di essere bella, apprezza di essere corteggiata, ma preferisce essere ammirata e lo dimostra esibendosi in momenti magici. Come una bellissima consumata attrice espone se stessa solo al verificarsi delle condizioni tecniche funzionali alla sua bellezza. Via luci violente, niente spot a strapiombo dal soffitto, solo luci radenti che sfiorando l’epidermide di travertino, allungano le ombre e depositano quel colore indefinibile che sa di magia. Roma odia l’estate che gonfia le sue vene di turisti vocianti e distratti. Aspetta ancora dall’ottocento il ritorno di quegli strani personaggi che, carichi di cultura sedimentata negli inverni del nord, cercavano in libricini rossi, detti guide, il nome di strade scomparse. E amavano le albe e i tramonti perché, già sazi di cultura, cercavano emozioni, cioè quel sentire col cuore. L’estate fa di Roma una crassa matrona sudaticcia, seduta a Trastevere o a Testaccio, intenta a consumare il rito consustanziale al turismo eno-gastronomico oggi di moda. E allora non hai alternativa, non ti resta che aspettare perché arrivi quella magica stagione che è l’autunno. Con il suo verde sbiadito dei platani, l’incupito ombreggiare dei lecci, il silenzio dei vicoli interrotto da lame di luce che ti invitano alla sorpresa nascosta in un chiostro, in un cortile non pensato, in un portale che non porta la firma di un grande, ma di certo è stato disegnato in un momento di brillante esaltazione artistica. Non devi fare altro: alzati e cammina… e se hai la fortuna, come è successo a me, di trovarti al posto giusto e all’ora giusta, vedrai uno spettacolo che, come si dice, ti lascia a bocca spalancata. Lasciata piazza dell’Esedra per recarmi a Santa Maria della Vittoria ove mi riservavo di estasiarmi di fronte all’estasi di Santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini, mi accorgo che una lama di luce, nitida, quasi bianca, tagliando Via V.E. Orlando fa esplodere con una chiarezza mai vista, le due facciate delle chiese seicentesche di Santa Susanna e di Santa Maria della Vittoria. Impressionante! Ma lo fu ancor di più quando mi accorsi che la stessa luce, passando radente alla fontana del Mosè moltiplicava le emozioni mostrandomi, in una luce completamente diversa, quel monumento che avevo sempre snobbato per la facciata retorica con le sue statue e per la pesantezza della sua composizione. Ore 10 del 20 ottobre 2011.

SISTVS V PONT. MAX. PICENVS AQVAM EX AGRO COLVMNAE

VIA PRAENST. SINISTRORSVM MVLTAR. COLLECTIONE VENARVM DVCTV SINVOSO A RECEPTACVLO MIL. XX A CAPITE XXI ADDVXIT

FELICEMQ. DE NOMINE ANTE PONT. DIXIT » Un latino di facile comprensione: Sisto Quinto ha disposto i lavori per la raccolta delle acque che sgorgavano spontaneamente nell’agro romano imbrigliandole in condotte chiamate ancora oggi “Acquedotto Felice” dal nome laico del Pontefice. La scritta indica anche i tempi di esecuzione dell’opera: COEPIT PONT. AN. I ABSOLVIT III MDLXXXVII

In soli tre anni opera completa di fontana. Papa Sisto V° era, come dicono i romani, un Papa “tosto”. G.Cabidano

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AI RAGGI X … OPINIONI A CONFRONTOAI RAGGI X … OPINIONI A CONFRONTOAI RAGGI X … OPINIONI A CONFRONTOAI RAGGI X … OPINIONI A CONFRONTO

UN LIBRO FUORI DAL COMUNE Mister Gwyn - di Alessandro Baricco (Ed. Feltrinelli, Pagg.114,Euro 14,00). Libro, davvero, fuori del comune, questo, a cui forse Baricco è andato a “prepararci” attraverso gli altri che lo precedono. Eppure, leggendolo, si stenta a credere che sia lo stesso autore di capolavori come “Novecento” (da cui è stato tratto uno dei films più belli che siano stati mai realizzati, “La leggenda del pianista sull’oceano”) o “Seta” o altri. Certamente lo stile è il suo, come la capacità di dare un tono realistico ad una materia del tutto irreale. E man mano si crede nella “verità” del protagonista, Mister Gwyn, uno scrittore che vuole smettere di scrivere per fare il “copista” (lui dice). Vuole cioè copiare le persone dal di dentro, ne fa dei “ritratti”, in un luogo rarefatto, da lui preparato, con un arredamento, una musica, una luce particolare, che sono appunto adatti a quei ritratti di persone (peraltro anche fisicamente nude) che vivono in quell’atmosfera per alcune ore e diventano veramente nude. Tutto è approntato per quei ritratti, con una cura minuziosa, quasi maniacale. Rebecca, altro personaggio emblematico, aiuta Mister Gwyn nella ricerca dei modelli, che saranno poi tanti, perché tante saranno le persone che vorranno il loro ritratto, realizzato in poche o molte pagine - non si sa - stilate dall’ex scrittore per i singoli. Diventerà un moda - peraltro anche costosa - avere il ritratto da Mister Gwyn: si avverte un tono satirico… Contenuto psicanalitico, no : sarebbe troppo semplicistico. Lasciamo subito da parte anche Pirandello. Ho ricordato invece le parole che Eduardo disse ai suoi allievi di arte drammatica, dopo aver ricevuto la laurea ad honorem: “…Uscite, andate per le strade, osservate la gente e il foglio bianco di cui avete paura, non sarà più bianco: lo riempirete di fatti, di persone, di realtà…” Si tratta, però, del realismo eduardiano che fu spesso più intimista di qualsiasi analisi ritrattistica e, pertanto, molto più vero del testo in questione. Testo che a poco a poco entra nell’assurdo, è letteratura dell’assurdo. Ci accorgiamo che sono “ritratti”, cioè personaggi anche coloro a cui l’ex (?) scrittore si rivolge per preparare l’ambiente in cui dovranno vivere per alcune ore le persone da ritrarre: l’omino delle luci, gli arredatori, il compositore delle musiche ed altri. Suggestione forse…viene da chiedersi, alla maniera petrarchesca: “…qui come venn’io o quando?...” Presentato dallo stesso Baricco nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, il libro attira senz’altro l’attenzione. La parte finale è indubbiamente inattesa: e Mister Gwyn torna ad essere lo scrittore…ed anche Alessandro Baricco.

Rosy Rotoli Magri Docente di letteratura italiana

presso Università popolari

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IN LIBRERIAIN LIBRERIAIN LIBRERIAIN LIBRERIA

� IL BOSCO NEL CUORE

di Giordano Bruno Guerri (Ed.Mondadori - pagg. 223, € 20,00) Lotte e Amori delle brigantesse che difesero il Sud. Nella storia del brigantaggio e della durissima repressione scatenata dall’esercito sabaudo per il controllo del Sud, finora è stato dedicato poco spazio alle brigantesse, vittime senza diritto di replica, della propaganda risorgimentale. Ridotte, nella memoria collettiva, alla stregua di donne sbandate immorali e sanguinarie, in realtà moltissime imbracciarono il fucile per passione, rifugiandosi nei boschi e condividendo la vita delle bande. Erano spinte, ci racconta Guerri, più che da una volontà politica, dalla forza di un istinto profondo, dettato da leggi ataviche e naturali: “Una donna meridionale dell’Ottocento diventa una combattente pronta a tutto se le si impedisce di vivere, amare, accudire; se le si nega la possibilità di essere donna come erano state la madre e la nonna prima di lei, come le avevano insegnato; se le si toccano i figli o il proprio uomo”. Le storie raccontate da Guerri sono tante: qui si citano in particolare quelle di Maria Capitanio, figlia di un ricco proprietario terriero, che appena quindicenne si innamorò del brigante Antonio Luongo e si unì alla sua banda; processata e assolta, preferì suicidarsi, piuttosto che continuare a non vivere con il suo uomo; di Filomena Pennacchio, la più celebre delle brigantesse, che in seguito all’uccisione del brigante Schiavone, padre del figlio che portava in grembo, decise di collaborare col nemico, tradendo i suoi compagni, subendo processi, scontando pene durissime; una vicenda, la sua, difficile da sintetizzare in poche righe. (L’Autore le dedica un intero capitolo). Quella infine di Michelina De Cesare, un vero capo, uccisa e umiliata, il cui cadavere fu esposto al pubblico ludibrio. Grazie ad una ricchissima documentazione, con stile scorrevole e brillante, Guerri, analizza magistralmente, non solo uno dei più tragici momenti della storia d’Italia, ma anche e soprattutto la cultura e i valori di un popolo costretto a prendere le armi per preservare il proprio mondo. - Giordano Bruno Guerri ha diretto “Storia Illustrata”, “Chorus”, “L’indipendente”. È stato direttore editoriale dell’Arnoldo Mondadori. Insegna Storia contemporanea all’Università Guglielmo Marconi di Roma. È autore di molte pubblicazioni. (www.giordanobrunoguerri.it)

� MIA SORELLA EMANUELA Sequestro Orlandi: voglio tutta la verità. Di Fabrizio Peronaci e di Piero Orlandi (Ediz.Anordest - Villorba -TV- Pagg. 296, € 18,00) Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni, figlia di un commesso pontificio, sparì il 22 giugno 1983, nel centro di Roma, mentre tornava a casa, dopo una lezione di musica, inghiottita da un intrigo internazionale senza precedenti. Per la prima volta, Piero Orlandi, fratello di Emanuela, ripercorre, con il giornalista Fabrizio Peronaci, 28 anni di misteri con rivelazioni clamorose e una domanda pressante allo Stato Vaticano: abbandoni ogni reticenza e dica tutta la verità! Piero ha fiducia di trovare viva la sorella, della quale racconta la passione per la musica, il catechismo e la scuola, l’affetto per gli amici, la sua giovinezza spensierata, l’amore per la mamma, il papà e per gli altri congiunti. Una denuncia toccante, una delle più inquietanti vicende della storia italiana. - Fabrizio Peronaci, laureato in Scienze Politiche, lavora al Corriere della Sera, nella sede di Roma, dove è Capo Servizio e si occupa di cronaca nera.

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� LETTERE DAL CARCERE

di Antonio Gramsci - a cura di Paolo Spriano (Ediz. Enaudi - pagg.296, € 20,00) In momenti così oscuri della nostra vita politica, la lettura o per molti la rilettura di quest’opera, può risultare edificante e di conforto. La libertà ne è il tema centrale, come del corpus dei Quaderni, dello stesso Autore, che da lui viene studiata nel concreto e conflittuale dispiegarsi, dalla feroce pena detentiva inflittagli dal Tribunale Speciale Fascista al suo incarnarsi nelle lotte degli uomini sotto tutte le latitudini, per non perderla. Egli combatte non solo per la sua libertà di detenuto politico ma anche per la sua libertà interiore, agendo in coerenza con le sue idee, senza mai accettare l’umiliante pedaggio della domanda di grazia. Nell'estate del 1947, le Lettere, pubblicate da poco dalla Casa Editrice Enaudi - Torino, ottennero il Premio Viareggio, che tutti davano per certo assegnato a Moravia per il romanzo “La Romana”. Benedetto Croce le recensì nei "Quaderni della critica” (III,8,1947). Celebre il suo assunto su Gramsci: “Come uomo di pensiero, egli fu dei nostri”. Dall’opera emerge però l’uomo nella sua quotidianità, fiero di essersi fatto da sé: un carattere autoritario e ombroso, franco sino all’offesa sia con le persone di famiglia che con gli amici; apprensivo per la sua malferma salute; curioso, sino al dettaglio, dei problemi dei suoi cari, di cui se ne faceva carico, prodigo di consigli, a volte vere e proprie direttive. Struggenti le lettere indirizzate alla moglie Julca, alla cognata Tatiana, alla madre, alle sorelle e ai fratelli e ai figli Delio e Giulio, con il commovente racconto della sua vita di detenuto politico, in cella di isolamento o al confino con altri politici, con il tenero e romantico soffermarsi sulla bellezza della natura, nel ricordo della Sardegna, sua terra di origine, riandando al tempo dell’infanzia… Sono lettere che fanno pensare. Una esemplare lezione di vita: per un ideale, qualunque esso sia, purchè nobile, vale la pena lottare, vincere, senza montarsi la testa, o soccombere senza perdere la propria dignità. Antonio Gramsci (Ales - Cagliari) – 1891 - Roma 1937) uomo politico (nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, nelle cui liste fu eletto deputato nel 1924. Tenace e convinto avversario del Fascismo nel 1928 fu condannato a 20 anni di reclusione) pensatore, pubblicista (con Terracini, Tosca e Togliatti fondò nel 1921 il giornale L’Ordine Nuovo e nel 1924 l’Unità). Altre opere: Materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce (1948); Letteratura e vita Nazionale (1950). Da “lettera alla madre” del 10 maggio 1928. Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione … vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini. Antonio Gramsci,

a cura di Carmelo Pelle

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MOSTRE E CONCERTIMOSTRE E CONCERTIMOSTRE E CONCERTIMOSTRE E CONCERTI “I BORGHESE E L'ANTICO” - ROMA - Galleria Borghese - fino al 9.4.2012 Prenotazioni al n. 06/32810 ore 9-19 - Ingresso (Galleria e Mostra): euro 13,50 Si tratta di un'occasione irripetibile. 60 sculture di epoca romana (tratte da originali greci) tornano “a casa”. Erano state vendute da Camillo Borghese a Napoleone, che le aveva allocate al Louvre. “CEZANNE. LES ATELIERS DU MIDI”- MILANO - Palazzo Reale - fino al 26.2.2012 Orario: Ore: mart. - dom. 9,30-19,30; giov. e sab. 9,30-22,30 - euro 9,00 Circa 40 opere, tra oli e acquerelli, provenienti da grandi musei, tutte prodotte in Provenza, nel Midi dalla terra rossastra, pieno di sole e silenzio: queste sono le magiche atmosfere che si vivono ammirando queste opere di Cezanne che - nonostante abbia lavorato anche altrove - qui ebbe sempre il suo baricentro artistico: nelle campagne di Aix-en-Provence e presso la montagna di Sainte-Victoire che assume, nella sua pittura di paesaggio, un alto valore simbolico: qui, senza dubbio, è nato il futuro della pittura. “HOMO SAPIENS” LA GRANDE STORIA DELLA DIVERSITÀ UMANA - ROMA -Palazzo delle Esposizioni - fino al 12.2.2012 ore 10-20 euro 12,50 (dal 10.1.2012 euro 10,00) Alla lunga storia di “homo sapiens”, iniziata 200.000 anni fa, è dedicata questa interessante mostra del Palaexpo, dove un gruppo di eminenti scienziati di fama mondiale ha dipanato la matassa della nostra evoluzione, attraverso un filo ininterrotto che ci ha portato fino ai nostri giorni. Si possono ammirare reperti eccezionali da tutto il mondo: tra le curiosità una lettera di Cristoforo Colombo che narra della sua sorpresa di aver incontrato al di là dell'Atlantico non mostri con il corpo di uomo e la testa di cane, come aveva scritto Marco Polo, ma uomini e donne simili a noi ed anche piuttosto cordiali. “LEONARDO E MICHELANGELO”- ROMA - Musei capitolini (palazzo Caffarelli) -fino al 19.2.2012 Orario: ore 9 - 20 Solo mostra euro 6,00 Sono messi a confronto 66 fogli “capolavori della grafica e studi romani”, redatti da Leonardo, Michelangelo e discepoli. I fogli provengono da casa Buonarroti e dalla biblioteca ambrosiana. In mostra opere mirabili, quali il “profilo maschile” di Leonardo e “studi per la testa di Leda” e “Cleopatra” di Michelangelo. “ROMA AL TEMPO DI CARAVAGGIO” - ROMA - Palazzo Venezia - fino al 5.2.2012 Orario: ore 10-19 (lun. chiuso) euro 10,00 Partendo da uno stimolante confronto tra opere di Caravaggio e di Annibale Carracci, son esposti 140 lavori di artisti del tardo '500, l'eletta schiera di pittori che rivoluzionarono l'arte dell'epoca: oltre ai nostri Orazio e Artemisia Gentileschi, Carlo Saraceni, Bartolomeo Manfredi e Orazio Borgianini, i francesi, i fiamminghi e gli spagnoli da Vouet, Rubens e Ribera.

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“ARTEMISIA GENTILESCHI. STORIA DI UNA PASSIONE” - MILANO - Palazzo Reale - fino al 29.1.2012 Orario: lun. 14,30 -19,30-mart.-.dom. 9,30 -19,30 gio. - sab. 9,30 - 22,30 euro 9,00 Mostra decisamente eccezionale: a oltre venti anni di distanza vengono esposte le opere autografe di questa grandissima pittrice che, dimenticata per troppo tempo, è da considerare - a parere di molti - seconda solo a Caravaggio, suo ispiratore. Da rimarcare, nelle sue tele, l'ira, la collera, il vigore, evidenti nei personaggi femminili ritratti da Artemisia, vittima prima dei maltrattamenti paterni e poi della violenza di un pittore amico del padre, Agostino Tassi, che - lei diciassettenne - la stuprò, e dei giudici del conseguente processo che, sottoponendola a interrogatori meticolosi ed implacabili, la offrirono al ludibrio pubblico. Non stupisce allora il desiderio di rivalsa che anima le sue donne (Giuditta in particolare), che infieriscono crudelmente sui maschi vittime della loro punizione. Si capisce che Giuditta, Dalida, Cleopatra e le tante Maddalene non sono che autoritratti. “MONDRIAN. L'ARMONIA PERFETTA”- ROMA - Complesso del Vittoriano -fino al 29.1.2012 Orario. lun-gio. 9,30-19,30-ven-sab. 9,30-22,30 dom. 9,30-20,30 E 12,00 Si tratta di una grande retrospettiva dedicata al pittore olandese che, attraverso 70 opere, ci descrive la sua radicale evoluzione da una pittura convenzionale e figurativa all'astrazione più radicale: la nota astrazione geometrica con linee orizzontali e verticali e pochi colori, in pratica giallo, rosso e blu, oltre al bianco e al nero. Un'arte apparentemente semplice, essenziale, in realtà carica di significati simbolici. “Costruisco combinazioni di linee e colori - scriveva Mondrian - su una superficie piatta, per esprimere una bellezza generale con una somma coscienza”. Un percorso - quello di Mondrian - da verificare con interesse. “IL QUIRINALE. DALL'UNITÀ D'ITALIA AI NOSTRI GIORNI”- ROMA Palazzo del Quirinale - fino al 17.3.2012 Orario 10-13; 15,30-18,30 dom. 8,30-12,00 ingresso gratuito. Per il 150° dell'unità d'Italia, la mostra ripercorre la storia del Quirinale che, nell'ultimo secolo e mezzo, è stato prima residenza dei Savoia e poi dei Presidenti della Repubblica. L'esposizione privilegia il ruolo istituzionale dell'edificio, con foto, dipinti, documenti vari e filmati sulle vicende sociali e politiche del nostro Paese. “IL RINASCIMENTO A ROMA” - Palazzo Sciarra (via M. Minghetti, 22) fino al 12.2.2012 Orario: 10-20 euro 10 L'esposizione - promossa dalla Fondazione Roma - esamina l'evoluzione del Rinascimento nella nostra città, alla luce della mirabile attività di due giganti dell'arte: Michelangelo e Raffaello. I curatori della mostra hanno scelto oltre 170 fra dipinti, sculture, disegni, incisioni e medaglie per illustrare l'evoluzione dell'arte nel periodo che si colloca fra il pontificato di Giulio II° (1503-13) e la morte di Michelangelo (1564) “RE-CYCLE”-ROMA MAXXI (Museo XXI Sec-Via Guido Reni) - fino al 29.4.2012 Orario: 11-19, sab. 11-22 euro 11,00 La mostra, curata per la sezione architettura, espone disegni, progetti, fotografie, plastici per delineare “strategie per l'architettura, la città, il pianeta” e indicare “una mappa contemporanea del riciclo come strategia creativa”. Una esposizione che, da una parte, suscita viva curiosità e dall'altra apre scenari di impressionante attualità.

a cura di Rocco Ferri

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PPPPER STRAPPARE UN SORRISOER STRAPPARE UN SORRISOER STRAPPARE UN SORRISOER STRAPPARE UN SORRISO … poveri avvocati!!!

• Un giovane avvocato ha appena aperto il suo studio. Comunica dunque al portiere dello stabile che, nel caso in cui si presentasse qualche cliente, lo avvisasse in anticipo. Dopo un po' suona il citofono ed il custode: - Avvocato... sta salendo una persona per voi! - Va bene, va bene, grazie! Allora l'avvocato socchiude la porta, si mette dietro la scrivania e fa finta di parlare al telefono per darsi un certo tono, e una certa importanza. Entra la persona e lui fa segno con la mano di accomodarsi, nel frattempo parla di cause risolte con un collega immaginario, e si dilunga nel discorso per far sentire al potenziale cliente di cosa lui è capace. Dopo un po' dice al collega immaginario: - Ora ti devo salutare che ho qui una persona, ci risentiamo, fammi sapere per quella causa che aggiusto tutto io. A questo punto l'avvocato si rivolge all'uomo seduto di fronte a lui: - Prego, mi dica in cosa posso esserle utile! - Ma veramente sono il tecnico della Telecom, son venuto ad attaccare i fili del telefono...

• Qual è la differenza tra un avvocato disonesto ed uno onesto? - Il secondo è disoccupato.

• Sapete cosa fanno un gruppo di avvocati cinesi a Natale? - I legali...

• Che differenza c'è tra un avvocato che ha vinto una causa ed uno che l'ha persa? - Il primo dice al cliente: "Evviva, abbiamo vinto!". - Mentre il secondo: "Accidenti... lei ha perso!"

• Un giornalista chiede ad un avvocato: - Mi dica, secondo lei, gli avvocati sono onesti? - Certo! Le farò un esempio: mio padre mi prestò cento milioni per pagarmi gli studi di legge nella migliore università privata italiana, ed io glieli ho restituiti dopo il mio primo processo. - E' veramente encomiabile da parte sua! - commenta il giornalista - Per che cosa era il processo? - Mi aveva fatto causa per riavere i soldi...

• Il mio cliente, Signor Giudice, non ha superato in corrispondenza di un dosso. Si trattava di un lievissimo falsopiano... potrei definirlo un paradosso!

• Il signor Angelo va all'ospedale a far visita al suo amico Berto che ha avuto un incidente con la macchina. - Oh, ciao come stai? - Sto meglio, molto meglio. - Ma, puoi alzarti? - Mah, guarda, il medico mi dice di si... l'avvocato mi dice di no!

• Un avvocato si trova alle Hawaii in villeggiatura e conosce un dottore. Dopo aver

scambiato cordialità, l'avvocato ammette che le sue vacanze sono dovute alla somma enorme ricevuta da una compagnia d'assicurazione dopo il devastate incendio dei suoi uffici. Il dottore, rammaricato, dice: mi dispiace ma sappia che anche io son qui per il diluvio che ha rasato la mia clinica. Stupendo, dice l'avvocato, ma come si causa un diluvio? a cura di Rosario Procopio

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POTEVA ESSERE ... NON È STATO

IL PAPA ALL'INPS? Ci mancò poco! Com'è noto, la Chiesa, con cadenza 25.le, celebra l'Anno Santo. L'ultimo, quello del 2000, si presentava particolarmente importante per il trapasso di secolo. Per questo il Papa d'allora, Giovanni Paolo II, organizzò una serie di iniziative e promosse un'adeguata preparazione. Tra di esse, indisse la “missione cittadina” che interessò parrocchie e istituzioni, compresi i luoghi di lavoro. Pure l'INPS fu coinvolto. Nel corso degli anni 1998-99, pertanto, si provvide a celebrare nella Sala conferenze della Direzione Generale e presso Sedi zonali dell'INPS una Messa di inaugurazione e successivamente un gruppo di dipendenti impegnati nella “missione” (tra quelli della prima ora ricordo Rita Santoro e Giovanna Nesti che svolgevano compiti di segreteria, Cecilia Neri, che curava i canti e poi il sito informatico, Anna Maria Margaritelli che faceva da collegamento coi colleghi della Ragioneria e del Centro elettronico, allocati in Via Chopin, Giorgia Panciera collaboratrice del sottoscritto, Francesco Fagrelli, Oriana Biondi, Caterina Calcagni... ed altri) si recò a “visitare” i colleghi presso i rispettivi uffici, donando loro un Vangelo a nome del Papa e un crocifisso da esporre nella loro stanza. Durante l'Anno Santo si celebrò nella Basilica di S. Paolo il giubileo dei lavoratori dell'INPS. In questo fervore di azioni, si avvicinava il 19 marzo, festa di S. Giuseppe lavoratore, nella quale il Papa era solito andare in visita ad una realtà lavorativa. Per l'Anno Santo, gli Uffici del Vicariato e del Vaticano pensarono opportuno di fare effettuare la visita ad una realtà “romana”. Gli Organismi ecclesiastici competenti proposero l'ACEA, in quanto azienda romana, e l'INPS, perché preposto alla tutela previdenziale e assistenziale del lavoro. Quale coordinatore della “Missione cittadina all'INPS”, fui contattato dagli Organismi per “invitare” il Papa a visitare l'INPS. Il Presidente G. Billia inviò al cardinale Vicario di Roma C. Ruini una lettera nella quale diceva: “Cara Eminenza; sono a conoscenza che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha indetto la Missione cittadina...L'INPS, che ho l'onore di presiedere, intende far tesoro di tale illuminato invito... Il Papa, come avvenuto in passato, potrebbe recarsi di persona a visitare una grande e significativa realtà lavorativa; in tal caso l'INPS, sarebbe desiderosa ed onorata di poter accogliere con tutti gli onori il Santo Padre... a nome di tutti Lo invito”. Il Direttore Generale F. Trizzino, promise che, se il Papa fosse venuto, avrebbe trasmesso la cerimonia in videoconferenza. Mi fu permesso assistere alla visita che il Presidente della Repubblica effettuò all'INPS per il centenario dello stesso, al fine di acquisire utili elementi organizzativi da rappresentare al Cerimoniale vaticano. Motivi logistici e di sicurezza, considerazioni sulla salute del Pontefice... fecero addivenire i vertici vaticani alla decisione che il Papa non si esponesse ma fossero i lavoratori romani a recarsi in udienza da Lui. Il 19.3.1999, nell'aula Paolo VI in Vaticano, il Papa accolse il mondo del lavoro della diocesi di Roma ed anche una folta delegazione dell'INPS. Nel suo discorso, il S. Padre, preavvertito della nostra presenza dal nuovo Presidente M. Paci, ci rivolse specifiche parole. Disse: “Tra voi sono presenti 200 lavoratori dell'Istituto Nazionale Previdenza Sociale. Anche a voi, carissimi fratelli e sorelle, è dato di svolgere un compito quanto mai utile per assicurare un'adeguata pensione a coloro che hanno impegnato nel lavoro tanti anni della propria vita, ed anche a chi, per diverse ragioni, si è trovato in situazioni di difficoltà o di emarginazione. Operate con generosità e sollecitudine, affinché si abbrevino i tempi di attesa, e siano impiegate nel modo più utile alla collettività le risorse, certo non abbondanti, a disposizione della previdenza sociale”. Antonio Pillucci

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SQUILLI DI TROMBA...RULLI DI TAMBURI....SQUILLI DI TROMBA...RULLI DI TAMBURI....SQUILLI DI TROMBA...RULLI DI TAMBURI....SQUILLI DI TROMBA...RULLI DI TAMBURI....

GITA DI STUDIO IN ALTA VAL TROMPIA

La gita era stata proposta a tutta la classe dal nostro Professore di Storia. Secondo la sua descrizione, si trattava di camminare per alcune ore su un sentiero di terra battuta, che a circa mille metri dalla vetta sarebbe diventato ghiaioso. Non erano difficoltà in grado di spaventare noi quindicenni e sedicenni, ansiosi di scoprire e conoscere cose nuove. L'adesione fu totale e allora il Professore ci informò che la gita prevedeva la visita di “piazzole”, “gallerie”, “postazioni per cannoni” e altre cose. La partenza era stata stabilita per sabato mattina alle ore sette davanti alla scuola. Fummo tutti puntuali e salimmo sul pulmino che era in attesa e che ci doveva portare a San Colombano, ultimo paese dell'alta Val Trompia. Arrivammo abbastanza in fretta e tutti ci rifocillammo al bar dell'unico albergo esistente. Controllammo le carte dei sentieri e cominciammo a camminare guidati dal nostro “Capo pattuglia”, il Professore. Eravamo ansiosi e curiosi di arrivare sul posto. Le ore passarono e noi, da alcune visioni, ci accorgemmo di essere già su un terreno “sacro”. Pezzi corti e lunghi di filo spinato militare erano attorno a noi; qua e la le buche delle granate nemiche esplose. Entrammo tutti insieme nelle postazioni scavate nella roccia. Vedemmo una infinità di cose: molte gavette, molti elmi, alcuni dei quali bucati dalle pallottole, cucchiai e forchette d'alluminio e di stagno. Piovvero le prime domande al professore. “Lunedì parleremo a lungo della guerra 1915/18 e risponderò anche alle vostre domande”. La discesa affrontata con decisione, ridusse di parecchio il tempo d'arrivo. Nonostante questo nessuno del gruppo pensò di entrare nel bar. Prendemmo posto sul pulmino e anche il Professore salì e a occhio fece una breve conta. Tutto era regolare e allora diede il via all'autista. E' stata una bellissima escursione che ci ha portati oltre i 2000 m. e ci ha fatto vedere posti che resteranno nei nostri cuori. Li abbiamo fotografati per rendere il ricordo incancellabile. E lunedì sarà un altro giorno.

Marino Fabbri,

nato il 30 ottobre 1920 ex editore - già Direttore Commerciale

della Casa Editrice Aldo Garzanti di Milano

San Colombano, l'ultimo paese della Valle Trompia, dista 3 km. dal comune di Collio e 43 km. circa da Brescia, in direzione del Monte Maniva. Durante la seconda guerra mondiale, in particolare nel periodo della Resistenza, il territorio di San Colombano registrò numerose violenze e forti tragedie legate agli scontri tra partigiani, tedeschi e militi della R.S.I.

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ECONOMIA… AFFARI… FINANZAECONOMIA… AFFARI… FINANZAECONOMIA… AFFARI… FINANZAECONOMIA… AFFARI… FINANZA LA CESSIONE DEL QUINTO PER I PENSIONATI PUBBLICI Esiste un mercato fiorente di prestiti restituibili con la cessione del quinto della pensione o dello stipendio e le pubblicità del settore descrivono le relative operazioni come estremamente convenienti. L’operazione è molto semplice ed è anche regolata da una legge speciale: si accede al prestito e la restituzione per capitale e interessi avviene attraverso il pagamento rateale equivalente ad un quinto dello stipendio che l’ente previdenziale o il datore di lavoro versano direttamente alla finanziaria o alla banca. La citata legge speciale prevede che si accenda, per ogni prestito erogato una polizza assicurativa che garantisca la restituzione, nel caso malaugurato in cui il debitore dovesse venire a mancare o il dipendente dovesse perdere il posto di lavoro. In sostanza la restituzione del prestito viene garantita dal pagamento dell’ente pubblico che versa un quinto della pensione o dello stipendio per conto del pensionato o del proprio dipendente e in caso di decesso o di perdita del posto è l’Assicurazione che provvede al saldo. Si tratta in definitiva di una operazione a rientro certo, in quanto da una parte il pagamento deve essere effettuato da un ente pubblico ed è agganciato al versamento di una pensione o di una retribuzione e, in caso di morte o perdita del posto, il pagamento viene assicurato dalla relativa polizza. In sostanza in queste operazioni il finanziatore non si assume alcun rischio di inadempienza, egli riavrà certamente i propri soldi in modo ancora più comodo del prestito ipotecario, in quanto, in caso di inadempienza egli non dovrà passare attraverso le lungaggini di una procedura esecutiva, ma si vedrà il dovuto liquidato per intero direttamente dall’Assicurazione. La considerazione di tali elementi indurrebbe a pensare che queste operazioni si perfezionino a condizioni più favorevoli rispetto ad altre, ma in realtà non è così. Ci avevano insegnato che un elemento decisivo al fine della determinazione del tasso d’interesse applicabile ad un prestito è l’entità del rischio connesso alla restituzione. E’noto che i mutui fondiari, muniti di una garanzia ipotecaria, godono da sempre di tassi d’interesse più bassi rispetto ai prestiti privi di garanzie reali e personali. Alla stregua di tale principio ci si attenderebbe che le operazioni su cessione del quinto, che come abbiamo visto, offrono garanzie di rientro quantomeno pari a quelle dei mutui, siano assistite da un tasso d’interesse uguale o inferiore a quello dei mutui. Al contrario, se consultiamo l’ultimo rilevamento dei tassi medi calcolato dalla Banca d’Italia ai fini del rilevamento dei tassi usurari, si vedrà che, mentre per i mutui ipotecari quelli applicati sono, per il fisso, da un minimo del 5,12 % ad una massimo di 10,40 %, mentre per le cessioni del quinto, si va da un minimo di 13,14% al 20,45 %. Sembra incredibile ma i malcapitati che ottengono un prestito con cessione del quinto, pur garantendone in modo assoluto la restituzione, pagano un interesse più che doppio rispetto al mutuo, addirittura superiore a tutte le altre classi di finanziamento. Si pagano di meno, sempre secondo i dati della Banca D’Italia, con “conti correnti garantiti o non garantiti”, “anticipi e sconti bancari”, “factoring”, “crediti personali e alle famiglie”, “leasing, di ogni tipo “, “crediti finalizzati”. Gli interessi della cessione del quinto sono inferiori soltanto a quelli degli “scoperti senza affidamento”, alle famigerate “carte revolving” (ma solo per i operazioni inferiori ai 5.000 euro). Insomma il povero pensionato o dipendente pubblico o di una grande azienda, che ha la necessità di accendere un prestito con cessione del quinto, pur garantendo il puntuale rientro, riceve un trattamento equipollente o peggiore di quello accordato a chiunque acceda ad un prestito anche senza alcuna garanzia! Si consideri, inoltre, che tassi indicati sono quelli “medi” rilevati dalla Banca d’Italia perché per raggiungere il tasso definito “usurario” ne occorre addirittura superiore. Si tratta di un vero scandalo, che probabilmente è cagionato dal fatto che i pensionati o i dipendenti pubblici non fanno sentire la loro voce per ottenere quanto viene riconosciuto a tutti gli altri. È una vera e propria piaga sociale che trasferisce in modo ingiusto risorse eccessive in favore dei soggetti che operano nel settore sottraendole dalle tasche di chi, con sacrificio è costretto per esigenze personali a ricorrere ad un prestito. Sono auspicabili decise iniziative delle organizzazioni di categoria per porre fine a questo stato di cose.

Avv. Mauro Morelli La questione sollevata dall'Avvocato Mauro Morelli del Foro di Roma, nostro associato, è di grande interesse e per certi versi sorprendente. C'è da chiedersi come mai le Organizzazioni di categoria non l’abbiano sollevata per tempo e soprattutto perché la stampa l'abbia totalmente ignorata. Con la nostra rivista, ora la segnaliamo,alle varie strutture Cida, per gli opportuni interventi. (c.p)

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SINDACATO… SINDACALE…SINDACATOSINDACATO… SINDACALE…SINDACATOSINDACATO… SINDACALE…SINDACATOSINDACATO… SINDACALE…SINDACATO

. L’INTERVISTA Il nuovo anno coincide con l'entrata in vigore di una nuova riforma delle pensioni. 5 domande al Presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua, che è stato confermato alla guida dell'Istituto per altri tre anni. D. Cosa si deve attendere il Paese da questo nuovo intervento legislativo? R. L'intervento legislativo voluto dal ministro Fornero e dal premier Monti dovrebbe porre la parola fine a quella lunga transizione riformatrice che prese avvio con il governo Dini nel 1995. Un cambiamento durato sedici anni, un mutamento che aveva mantenuto ancora privilegi e condizioni di maggior favore che ora sono stati azzerati in nome di una vera equità intergenerazionale e infragenerazionale. D. Qual è l'elemento di maggiore novità della riforma Monti-Fornero? R. L'introduzione del sistema contributivo per tutti. Non è cosa da poco. C'erano ancora molti lavoratori che godevano del sistema retributivo. Un sistema più generoso nel calcolo della prestazione previdenziale, che finiva per discriminare i lavoratori giovani e i meno giovani. Una discriminazione tra padri e figli che finiva per accentuare differenze e speranze sul futuro. Ora il sistema contributivo vale per tutti, a partire dal gennaio 2012. Un sistema equo. Un sistema giusto: la pensione sarà collegata al monte dei contributi versati durante il periodo della vita attiva. D. Ma i lavoratori che stavano per andare in pensione hanno visto allontanarsi il traguardo. È giusto? R. Ci sono stati molti lavoratori che hanno beneficiato nel passato di una condizione di favore. Oggi siamo tutti più uguali di fronte al tempo della pensione. Tant'è vero che ai più fortunati del passato è stato chiesto anche un contributo di solidarietà. E ai lavoratori che pagavano aliquote inferiori è stato avviato un percorso di graduale incremento. L'obiettivo dell'equità è stato perseguito con determinazione e rigore. Credo che sia stato raggiunto. La riforma credo che possa essere definita come definitiva. La transizione si è compiuta. Molte discriminazioni sono state cancellate. Soprattutto quelle contro i giovani. D. Eppure i giovani continuano a credere che non avranno la pensione... R. È un errore crederlo. Ed è un errore farlo credere. È giusto che i giovani comprendano che la loro pensione sarà proporzionale ai loro versamenti contributivi. Il vero nemico della loro pensione è il lavoro nero, quello senza assicurazione previdenziale. Nel passato un periodo di lavoro nero non influiva gravemente sulla pensione: il calcolo avveniva sulle ultime retribuzioni. Oggi invece conta tutto quello che è stato versato nel proprio salvadanaio previdenziale. È cambiato il mondo. I giovani devono impararlo. Noi dobbiamo insegnarlo a loro. In famiglia si parla un linguaggio delle pensioni che non è più quello attuale. Un grande impegno per l'educazione e la cultura previdenziale è prioritario. Lo prevede persino la legge di conversione del decreto Monti.

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D. Presidente, la sua conferma al vertice dell'Istituto ha coinciso con l'avvio di una grande operazione di razionalizzazione di tutto il sistema previdenziale. Nascerà il cosiddetto super-INPS. Cioè ? R. Cioè l'Italia avrà un unico polo previdenziale per l'assicurazione obbligatoria. Nell'Inps, che già rappresenta oltre l'80 per cento dei lavoratori italiani, confluiranno anche l'Enpals e l'Inpdap. Cioè anche i lavoratori del pubblico impiego e i lavoratori dello sport e dello spettacolo saranno compresi nell'unica casa dell'Inps. L'operazione dovrà produrre migliori servizi per i cittadini e nuovi importanti risparmi per lo Stato. Sono convinto che si tratti di una sfida importante per tutta la Pubblica Amministrazione. Una sfida di efficienza e controllo dei costi di gestione che dovrà dare un contributo decisivo al futuro del nostro Paese.

Carmelo Pelle Consigliere Nazionale Sindacato CIDA-INPS

PALAZZO INPS-ESEDRA - EUR -ROMA

Lavori iniziati nel 1939 con M.Paniconi, G. Pediconi, G.Muzio. La superficie, è di 7.700 m² mentre il volume complessivo è di 155.000 m³. Il fabbricato è in cemento armato ricoperto di marmo delle Alpi Apuane. La facciata è su tre livelli con pilastri in due ordini al pian terreno. I due altorilievi delle testate sono di Mirko Basadella, raffigurante “Le repubbliche marinare” e di Giuseppe Marzullo, rappresentante “Roma contro Cartagine”. Il palazzo sullo sfondo è opera del 1965 con M.Paniconi, M.Raffo.

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CONVENZIONE CIDA - AON - PRAESIDIUM PER COLPA GRAVE DANNO ERARIALE La Confederazione della CIDA, a firma del Presidente Giorgio Corradini, ha stipulato con AON e PRAESIDIUM una Convenzione per l’assicurazione della responsabilità civile patrimoniale verso terzi e della responsabilità amministrativa e amministrativo-contabile (danno erariale per colpa grave). Si tratta di un'importante polizza che da tempo veniva sollecitata sia dal settore pubblico, sia da Federmanager, alla quale appartengono molti dei Dirigenti che operano presso Società a controllo e/o partecipazione pubblica, oltre che nel Settore industriale. È bene ricordare che la responsabilità civile - ex art. 2043 ss. Cod. Civ. e art. 28 Costituzione - grava su Amministratori e Dipendenti che abbiano provocato danni a terzi, anche per lesione di interessi legittimi. Ecco, in sintesi, i punti più significativi della convenzione: La responsabilità amministrativa e amministrativo-contabile, grava in via esclusiva su Amministratori, Dirigenti e Dipendenti di Enti pubblici, di Organismi di diritto pubblico e di Società a partecipazione pubblica che abbiano provocato, con dolo o colpa grave, danni allo Stato, alla P.A. in genere e all’ente/organismo/società di appartenenza. Giudice competente a riconoscere la sussistenza di tale fattispecie è la Corte dei conti (per azione diretta o a seguito di rivalsa del soggetto pubblico danneggiato) che, ove accerti il danno erariale, condanna l’Amministratore, il Dirigente o il Dipendente a risarcire personalmente il soggetto pubblico. Oltre a tali motivazioni, l’utilità della polizza trae origine anche dalla legge n. 244/2007, art. 3, comma 59 (Legge Finanziaria 2008), che sancisce la nullità dei contratti di assicurazione stipulati dagli Enti pubblici, nonché da Organismi di diritto pubblico/Società a controllo e/o partecipazione pubblica soggette alla Corte dei Conti, a favore dei propri Amministratori, Dirigenti e Dipendenti a fronte di danni da questi arrecati agli Enti stessi, allo Stato e alla Pubblica amministrazione in genere. A seguito di tale normativa, i soggetti di cui si fa menzione non possono essere tutelati da contratti di assicurazione stipulati, a loro favore, dall’Ente/Società presso cui prestano servizio e/o di cui sono Amministratori. Ne consegue che essi devono rispondere con il proprio patrimonio personale per quei danni erariali che dovessero arrecare con dolo o colpa grave allo Stato, ad altri Enti pubblici e all’Ente/Società di appartenenza, nell’espletamento dei compiti istituzionali connessi al ruolo ricoperto e derivanti da responsabilità amministrativa e amministrativo-contabile. La ricerca di mercato effettuata tra le maggiori Compagnie di assicurazione del settore, frutto della collaborazione fra AON e PRAESIDIUM, ha portato alla definizione della Convenzione ad adesione individuale. La copertura assicurativa è suddivisa in due sezioni: • Sezione A: destinata a chiunque presti servizio, con attività amministrativa o tecnica, presso un Ente pubblico, nonché a tutti coloro che svolgano esclusivamente attività tecnica (per esempio, lavori di ingegneria e architettura, mansioni di RUP, direzione lavori, validazione e verifica) presso Società a controllo o a partecipazione pubblica; • Sezione B: destinata a chiunque presti servizio, esclusivamente con attività amministrativa, presso Società a controllo o a partecipazione pubblica. Ogni aderente sarà assicurato per atti e omissioni compiuti dopo il 31 dicembre 2003 - con possibilità di acquistare la retroattività anche illimitata - ed è già prevista la garanzia postuma quinquennale in caso di cessazione dell’attività per pensionamento. È data facoltà di scegliere il massimale più adeguato fra 1, 2,5 e 5 milioni di euro, nonchè di acquistare ulteriori garanzie facoltative. Il premio è determinato sulla base della carica ricoperta e del massimale prescelto, tenendo anche conto dell’eventuale pluralità di cariche. Le condizioni economiche e normative ottenute per la Convenzione si collocano ai migliori livelli di mercato. Una caratteristica molto importante - quasi unica sul mercato - è la presenza del rinnovo annuale automatico della copertura, aspetto che avvantaggia gli aderenti alla Convenzione poichè, in caso contrario, l’operatività della polizza sarebbe interrotta in caso di circostanze che potrebbero portare solo nel tempo alla denuncia di un sinistro. Maggiori informazioni sono reperibili sul sito CIDA: www.cida.it

Roberto Vairo (Aon S.p.A.) [email protected]

Stefano Natali (Praesidium S.p.A.)

[email protected]

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IL NOSTRO ORGANIGRAMMA

COMITATO ESECUTIVO Coordinatore: Carmelo PELLE Vice: Rocco FERRI Giuseppe SPINELLI Amministrazione: Rosario PROCOPIO Organizzazione: Silvana COSTA Relazioni Pubbliche: Scipione GIOFFRE’ Segretario: Alberto CECI

COMITATO DI REDAZIONE

Coordinatore: Carmelo PELLE Redattore Capo: Silvana COSTA Redattori: Antonio PILLUCCI Mario ANTONINI Giuliana COSTANTINI

RESPONSABILI DI SETTORE:

Antonio DE CARLO rapporti ADPRAI Antonio DE CHIARO cinema e musica classica Adriano LONGHI poesia in vernacolo Ezio NURZIA turismo Claudia PELLE spiritualità Giulio SORDINI teatro in romanesco e pittura Rosario ZIINO escursioni e caccia Roberto MORETTI sport

RAPPRESENTANTI PERIFERICI:

Attilio AGHEMO (Torino) Gaetano BARTOLI (Palermo) Lillo BRUCCOLERI (Genova) Paola DURANTI (Livorno) Marino FABBRI (Reggio Emilia) Dario FRAGALE (Messina) Giuseppe GIGLIOTTI (Cosenza) Giuseppe GONZALES (Parma) Massimo IANNICELLI (Lametia Terme) Mario LOMONACO (Campobasso) Armando LO PUMO (Genova) Mario MIRABELLO (Catanzaro) Franco MUSTARI (Catanzaro) Carlo OLANDA (Catanzaro) Salvatore PINTUS (Genova) Gesuino SCANO (Sassari) Mario SCOCCHIERI (Locri) Nicla SPINELLA (Livorno)) Enrico VIGNES (Latina) Vincenzo VITRANO (Trapani) Pietro ZAPPIA (Reggio Calabria).

L’adesione è libera. L’auspicio è di garantire la presenza di rappresentanti del Gruppo in ogni provincia d’Italia.

Associati: a) di diritto gli iscritti al Sindacato; b) per libera scelta il personale dell’INPS in servizio o in pensione e le persone appartenenti ad altri ambienti di lavoro su presentazione di un associato.