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Capitolo 7 Dall’innovazione al cambiamento: una nuova sfida per le Fondazioni di origine bancaria di Elisabetta Cibinel Le Fondazioni di origine bancaria (Fob) rappresentano da decenni un attore fondamentale del secondo welfare in Italia. Attraverso modalità di intervento che attribuiscono loro un ruolo più o meno attivo nella realizzazione dei progetti che finanziano, le Fob hanno saputo diventare efficaci promotori di innovazione sociale. La letteratura concorda sul ruolo che le Fob possono giocare nel sostenere sperimentazioni che, una volta valutate e giudicate efficaci, possono essere adottate e stabilizzate dalle amministrazioni pubbliche locali. Negli ultimi anni, alla luce delle difficoltà di molti soggetti pubblici nel consolidare le sperimentazioni portate avanti dalle Fob – in particolare a causa della scarsità di risorse economiche e umane a loro disposizione – operatori e dirigenti delle Fob, studiosi e ricercatori si sono interrogati sul ruolo che le Fondazioni potrebbero assumere nella promozione di un cambiamento sociale stabile nel contesto locale. Il capitolo ricostruisce sinteticamente i principali sviluppi avvenuti nelle modalità di intervento delle Fob, analizzate anche alla luce dei più recenti dati disponibili sull’attività istituzionale delle Fondazioni. Il documento approfondisce quindi il dibattito recente in tema di innovazione sociale e cambiamento, al fine di individuare alcune condizioni che potrebbero favorire un coinvolgimento critico delle Fob in processi di trasformazione delle politiche e dei servizi sociali a livello locale. Lo schema interpretativo proposto è applicato a un caso di studio: una ricerca-azione condotta dal Laboratorio Percorsi di secondo welfare nel 2018 e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo con gli obiettivi di mappare le iniziative realizzate nel campo della disabilità intellettiva e di promuovere un confronto tra i diversi attori locali al fine di migliorare la loro collaborazione. Parole chiave fondazioni di origine bancaria, innovazione sociale, cambiamento (sociale), sviluppo locale, ricerca-azione Chapter 7 From Social Innovation to Social Change: a New Challenge for Foundations of Banking Origin by Elisabetta Cibinel In the last decades, Foundations of Banking Origin (FOBs) proved to be crucial players in Italian second welfare. Thanks to their role in financing measures/operations, FOBs became effective promoters of social innovation. Both Italian and international literature attribute to them an important role in the promotion of experimental projects, which can be stabilised by local welfare systems once they have been positively assessed. However, this stabilisation doesn’t always occur – especially in the last few years – because of a lack of money, competences and human resources in local welfare systems. From this point of view, FOBs managers and workers, as well as scholars and researchers, started to focus on FOBs’ potential role in promoting permanent social change in local welfare systems. The chapter analyses the main changes occurred in FOBs’ actions and interventions; these phenomena are also analysed in the light of the most recent data available in Italy on institutional FOBs activity. The aim of the chapter is to explore the recent debate on social innovation and social change in order to identify some conditions and features which could facilitate FOBs’ proper involvement in local welfare systems transformational processes. The suggested framework is applied to a case study: an action research conducted by the Observatory on Second Welfare, and promoted by Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (a Foundation of banking origin operating in Northern Italy) in 2018. The aim of the research is mapping local services and projects in the field of intellectual disabilities, and strengthening cooperation between local public and private stakeholders. Keywords Foundations of banking origin, social innovation, (social) change, local welfare systems, action research Come citare: Cibinel E. (2019), Dall’innovazione al cambiamento: una nuova sfida per le Fondazioni di origine bancaria, in Maino F., Ferrera M. (a cura di) (2019), Nuove Alleanze per un welfare che cambia. Quarto Rapporto sul secondo welfare in Italia 2019, Torino, Giappichelli, pp. 211-234. Documento scaricato dal sito www.secondowelfare.it Versione cartacea acquistabile su www.giappichelli.it Nuove alleanze per un welfare che cambia Quarto Rapporto sul secondo welfare in Italia 2019

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Capitolo 7 Dall’innovazione al cambiamento: una nuova sfida per le Fondazioni di origine bancaria

di Elisabetta Cibinel

Le Fondazioni di origine bancaria (Fob) rappresentano da decenni un attore fondamentale del secondo welfare in Italia. Attraverso modalità di intervento che attribuiscono loro un ruolo più o meno attivo nella realizzazione dei progetti che finanziano, le Fob hanno saputo diventare efficaci promotori di innovazione sociale. La letteratura concorda sul ruolo che le Fob possono giocare nel sostenere sperimentazioni che, una volta valutate e giudicate efficaci, possono essere adottate e stabilizzate dalle amministrazioni pubbliche locali. Negli ultimi anni, alla luce delle difficoltà di molti soggetti pubblici nel consolidare le sperimentazioni portate avanti dalle Fob – in particolare a causa della scarsità di risorse economiche e umane a loro disposizione – operatori e dirigenti delle Fob, studiosi e ricercatori si sono interrogati sul ruolo che le Fondazioni potrebbero assumere nella promozione di un cambiamento sociale stabile nel contesto locale. Il capitolo ricostruisce sinteticamente i principali sviluppi avvenuti nelle modalità di intervento delle Fob, analizzate anche alla luce dei più recenti dati disponibili sull’attività istituzionale delle Fondazioni. Il documento approfondisce quindi il dibattito recente in tema di innovazione sociale e cambiamento, al fine di individuare alcune condizioni che potrebbero favorire un coinvolgimento critico delle Fob in processi di trasformazione delle politiche e dei servizi sociali a livello locale. Lo schema interpretativo proposto è applicato a un caso di studio: una ricerca-azione condotta dal Laboratorio Percorsi di secondo welfare nel 2018 e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo con gli obiettivi di mappare le iniziative realizzate nel campo della disabilità intellettiva e di promuovere un confronto tra i diversi attori locali al fine di migliorare la loro collaborazione.

Parole chiave fondazioni di origine bancaria, innovazione sociale, cambiamento (sociale), sviluppo locale, ricerca-azione

Chapter 7 From Social Innovation to Social Change: a New Challenge for Foundations of Banking Origin

by Elisabetta Cibinel

In the last decades, Foundations of Banking Origin (FOBs) proved to be crucial players in Italian second welfare. Thanks to their role in financing measures/operations, FOBs became effective promoters of social innovation. Both Italian and international literature attribute to them an important role in the promotion of experimental projects, which can be stabilised by local welfare systems once they have been positively assessed. However, this stabilisation doesn’t always occur – especially in the last few years – because of a lack of money, competences and human resources in local welfare systems. From this point of view, FOBs managers and workers, as well as scholars and researchers, started to focus on FOBs’ potential role in promoting permanent social change in local welfare systems. The chapter analyses the main changes occurred in FOBs’ actions and interventions; these phenomena are also analysed in the light of the most recent data available in Italy on institutional FOBs activity. The aim of the chapter is to explore the recent debate on social innovation and social change in order to identify some conditions and features which could facilitate FOBs’ proper involvement in local welfare systems transformational processes. The suggested framework is applied to a case study: an action research conducted by the Observatory on Second Welfare, and promoted by Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (a Foundation of banking origin operating in Northern Italy) in 2018. The aim of the research is mapping local services and projects in the field of intellectual disabilities, and strengthening cooperation between local public and private stakeholders.

Keywords Foundations of banking origin, social innovation, (social) change, local welfare systems, action research

Come citare: Cibinel E. (2019), Dall’innovazione al cambiamento: una nuova sfida per le Fondazioni di origine bancaria, in Maino F., Ferrera M. (a cura di) (2019), Nuove Alleanze per un welfare che cambia. Quarto Rapporto sul secondo welfare in Italia 2019, Torino, Giappichelli, pp. 211-234. Documento scaricato dal sito www.secondowelfare.it Versione cartacea acquistabile su www.giappichelli.it

Nuove alleanze per un welfare che cambia Quarto Rapporto sul secondo welfare in Italia 2019

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7Elisabetta Cibinel

DALL’INNOVAZIONE AL CAMBIAMENTO: UNA NUOVA

SFIDA PER LE FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA

Introduzione

Le Fondazioni di origine bancaria (Fob) sono attori centrali nella promozione delle politiche sociali e di sviluppo locale. Il loro ruolo nel campo dell’innovazione sociale è ormai riconosciuto dalla letteratura e ha trovato numerose conferme nelle speri-mentazioni realizzate nel corso degli ultimi anni. Tuttavia, a fronte della crisi econo-mica e della contrazione delle risorse pubbliche destinate al welfare, si manifesta sempre di più l’esigenza di favorire sui territori interventi che abbiano un ampio oriz-zonte temporale e non si limitino alla sperimentazione di approcci e interventi, sep-pure innovativi.

In questo contesto il presente capitolo si propone di approfondire le sfide incontrate dalle Fob nella promozione del “cambiamento sociale”. Il contributo ripercorre sinteti-camente le principali tappe dell’evoluzione dell’operato delle Fob, concentrandosi in particolare sugli approcci di intervento adottati. Accanto alle modalità operative è ap-profondito il ruolo che questi soggetti rivestono nella promozione e sperimentazione dell’innovazione sociale nel contesto locale. Le caratteristiche operative e gestionali sono descritte anche attraverso l’analisi dell’attività istituzionale delle Fob nel corso del 2018.

Il capitolo, alla luce degli sviluppi registrati nell’operato delle Fob negli ultimi anni, individua delle criticità e delle condizioni che – se tenute in considerazione – potrebbero aiutare le Fondazioni nell’attuazione di interventi autenticamente volti al cambiamento sociale e più rispondenti alle esigenze dei propri territori di riferi-mento. Lo schema interpretativo proposto è applicato a un caso di studio: una ri-cerca condotta da Percorsi di secondo welfare nel campo della disabilità intellettiva e promossa dalla Fondazione CRC di Cuneo.

7.1. Fondazioni di origine bancaria: l'evoluzione del modello di intervento

Le Fob sono enti non profit privati nati, all’inizio degli anni Novanta, con la cosid-detta “legge Amato-Carli” (legge n. 218 del 30 luglio 1990). Tale intervento legisla-

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tivo si proponeva di favorire un graduale processo di privatizzazione di Casse di Ri-sparmio e Banche del Monte, soggetti portatori di due vocazioni fondamentali (Ban-dera 2013): la gestione del credito a livello territoriale e la promozione di azioni a beneficio delle comunità locali. Scopo dell’intervento legislativo era quindi rendere questi enti liberi dal controllo dello Stato e più competitivi sul mercato globale (cfr. Bassanini 2019, 29), attuando al tempo stesso una separazione dell’attività econo-mico-finanziaria da quella di impianto solidaristico.

L’elemento che distingue le Fob dalle altre fondazioni italiane e, più in generale, dai soggetti filantropici presenti in Europa e negli Stati Uniti è proprio il peculiare per-corso che ne ha determinato la nascita. Generalmente le fondazioni di diritto privato derivano da donazioni o lasciti destinati da una o più persone, o da un’organizzazione, al perseguimento di uno specifico fine statutario. Le Fob sono invece organismi privati nati su istanza del Legislatore e chiamati ad amministrare fondi privati “creatisi grazie agli sforzi di una intera collettività locale e talvolta nazionale” (Barbetta 2008, 9). La genesi stessa delle Fob non ha quindi contribuito a determinare con chiarezza la mis-sion e le modalità di funzionamento di questi soggetti. Nemmeno l’intervento legisla-tivo, sebbene animato in parte anche dall’obiettivo di affidare alle Fob l’eredità soli-daristica delle Banche e delle Casse di Risparmio, ha attribuito loro una chiara forma giuridica né uno spiccato mandato istituzionale filantropico.

Il primo decennio di attività delle Fob – definite in quel periodo da Borzaga e Ca-faggi (1999) come “patrimoni in cerca di uno scopo” – è stato dunque caratterizzato dalla ricerca di una funzione e un’identità precise 1, di un proprio ruolo definito in re-lazione alle sfere dello Stato e del Mercato (cfr. Barbetta 2013) e di modalità operative appropriate ed efficaci 2. Solo verso la fine degli anni Novanta diversi interventi legi-slativi e di giurisprudenza hanno contribuito alla definizione del ruolo e delle funzioni delle Fob 3. Sono da ricordare, in particolare, la cosiddetta “legge Ciampi” (legge n. 461 del 23 dicembre 1998 e decreto legislativo n. 153 del 17 maggio 1999) e le sen-tenze della Corte Costituzionale del 2003, che hanno avuto il merito di stabilire una volta per tutte la natura privata delle Fob e la loro indipendenza e autonomia dal sog-getto pubblico. Parallelamente alle previsioni legislative si è sviluppato, all’interno delle Fob, un dibattito (tutt’altro che esaurito: v. infra, § 7.3) volto a individuare strate-gie di finanziamento e di intervento sempre più efficaci ed efficienti. Questo processo è stato favorito, in particolare, dalla progressiva definizione delle strutture organizza-tive e da un processo di professionalizzazione delle Fob stesse (Bandera 2013), nonché

1 La stessa vocazione filantropica si è delineata chiaramente e ha iniziato a essere oggetto di una pro-gettazione strategica solo a partire dalla fine degli anni Novanta; per un approfondimento sulle motivazioni alla base di questa evoluzione si consiglia la lettura di Barbetta (2008).

2 Per una trattazione dettagliata del percorso di nascita, sviluppo e strutturazione delle Fob si veda Bandera (2013).

3 Gli sviluppi dal punto di vista giuridico sono stati descritti, in particolare, da Pastori e Zagrebelsky (2011).

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dalla scelta di investire su forme associative come l’Acri-Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa (cfr. Ferrera 2019; Bassanini 2019, 40) e dotarsi di strumenti di autoregolamentazione (come la Carta delle Fondazioni, cfr. Bandera 2013).

7.1.1. L’azione e le modalità di intervento delle Fob

Secondo Cavaletto (2015) l’azione delle fondazioni – e specialmente delle Fob – è caratterizzata da quattro tratti essenziali: il radicamento sul territorio, la presenza all’interno di reti, l’utilizzo di specifiche modalità operative e la promozione di inter-venti innovativi e sperimentali (tema approfondito nel § 7.1.2). Il primo aspetto, da porre in stretta relazione con la genesi delle Fob e con l’origine dei loro patrimoni, si traduce in una conoscenza ravvicinata dei bisogni e delle risorse del territorio e in uno stretto rapporto con gli attori locali. Questo legame si esprime, peraltro, anche attraverso la composizione degli organi di indirizzo e governo delle Fondazioni (in cui sono sempre presenti rappresentanze degli enti pubblici e delle istituzioni locali più significative). Queste caratteristiche fanno sì che le Fob siano particolarmente abili nel promuovere interventi che riescono a rispondere ai bisogni locali emergenti – quando non ad anticiparli – e sono precisamente calibrati sulle peculiarità del ter-ritorio di riferimento.

La riconoscibilità e il clima di fiducia che riescono a ispirare – grazie alla propria “azione responsabile” (cfr. Cavaletto 2015, 164-165) – pongono inoltre le Fob nelle condizioni migliori per svolgere il ruolo di catalizzatori delle idee, delle competenze, delle esperienze e delle risorse economiche, umane e sociali del territorio. Le Fon-dazioni, nel corso degli anni, hanno saputo sempre più interpretare questo ruolo rendendosi artefici di una “sussidiarietà reticolare [in grado di] connettere comunità territoriali, sociali ed economiche” (Quadrio Curzio 2019, 18). Il secondo tratto di-stintivo dell’operato delle Fob è dunque la loro azione cooperativa, cioè la capacità di favorire o comunque essere parte attiva di “reti di attori orientate allo sviluppo locale” (Cavaletto 2015, 51).

Venendo ai tratti più pragmatici dell’operato delle Fob, esse agiscono sui territori secondo due principali modalità di intervento: l’approccio grant-making e l’approc-cio operating. Il primo modello consiste nel trasferimento di risorse economiche dalla Fondazione a un soggetto terzo a cui è delegata la realizzazione dell’iniziativa; nell’approccio operating la Fondazione è invece direttamente coinvolta nella pro-gettazione e implementazione di azioni sul territorio. Il modello grant-making è lar-gamente diffuso fin dai primi anni di attività delle Fob (cfr. § 7.2), mentre meno fre-quentemente – per ragioni organizzative, strutturali e di competenze – esse hanno optato per approcci puramente operating. Già nel 2013 Bandera evidenziava però la diffusione di processi di “ibridazione” tra le due modalità operative, da interpre-tare alla luce della più complessa riflessione sul ruolo delle Fob quali attori di politica

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sociale a livello locale (v. supra). È da ricondurre a questo processo di contamina-zione, per esempio, l’impiego di enti strumentali appositamente istituiti dalle Fon-dazioni per perseguire scopi specifici nel campo della ricerca scientifica, delle poli-tiche sociali, della formazione e dell’istruzione. Nella maggior parte dei casi la ricerca dell’equilibrio tra il semplice finanziamento (modello grant-making) e la realizzazione in autonomia dei progetti (modello operating) si è invece concretizzata nella scelta di strumenti di finanziamento e intervento volti a integrare caratteristiche dei due approcci; spiccano in questo senso, in particolare, l’impiego di bandi e la realizza-zione di azioni in pool. Attraverso i bandi le Fob hanno la possibilità di individuare specifici obiettivi, strumenti, modalità di azione e soggetti attuatori senza però dover assumere in prima persona l’implementazione delle iniziative; l’impiego di questo strumento configura per le Fondazioni un ruolo di indirizzo strategico e regia che ha peraltro la conseguenza di valorizzare e stimolare le competenze degli attori locali (cfr. Bandera 2013). Nell’individuare gli obiettivi a cui rivolgersi prioritariamente per l’elaborazione dei propri bandi, le Fob si affidano alla già citata profonda cono-scenza del contesto locale e delle sue dinamiche e possono avvalersi anche del con-tributo di interlocutori pubblici e privati del territorio (cfr. Manzetti 2017, 188). Da segnalare infine lo sviluppo dei cosiddetti interventi in pool, in cui soggetti locali terzi sono pienamente coinvolti nella progettazione, realizzazione e gestione delle iniziative (anche, ma non esclusivamente, attraverso meccanismi di cofinanziamento).

7.1.2. Le Fob e la promozione dell’innovazione sociale

Come sottolineato nel paragrafo precedente, la promozione di interventi innovativi e sperimentali rappresenta uno dei quattro aspetti essenziali dell’azione delle fonda-zioni. L’innovazione sociale, secondo l’Ufficio dei Consiglieri per le politiche europee della Commissione Europea (Bepa), “consiste in nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che rispondono a bisogni sociali in modo più efficace delle alternative esistenti e che, allo stesso tempo, creano nuove relazioni sociali e collaborazioni” (cfr. Bepa 2011). La letteratura italiana e internazionale riconosce ormai da anni alle Fob la capacità di ri-spondere in maniera innovativa a bisogni sociali vecchi e nuovi con il coinvolgimento di diversi attori del territorio e attraverso piccole sperimentazioni di prodotti, servizi e mo-delli 4. Si tratta di “azioni dimostrative” (Bandera 2013, 24) che, partendo dall’approfon-dimento di problemi e bisogni e dall’individuazione di chiari obiettivi e priorità, provano a individuare e sperimentare alternative possibili di intervento. Le diverse attività pro-mosse, limitate nel tempo e nello spazio, in molti casi sono quindi monitorate e valutate

4 Per un approfondimento, oltre ai riferimenti citati nel paragrafo, v. in particolare Anheier (2018); Ricciuti e Turrini (2018). Si segnalano inoltre alcune ricerche empiriche che recentemente hanno esaminato il ruolo delle Fob nella promozione dell’innovazione sociale con una specifica attenzione alle ricadute in termini di sviluppo locale (Burroni et al. 2017; Calcagnini et al. 2019).

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e i risultati di tali osservazioni sono successivamente condivisi con gli attori del territorio perché gli interventi sperimentali possano essere rigettati o – se efficaci – confermati, ampliati e adottati dal sistema locale di welfare. In questo senso deve quindi essere chiara fin dall’inizio una prospettiva di “stabilizzazione e autonomizzazione dei progetti rispetto all’ente promotore/finanziatore” (Cavaletto 2015, 74). L'innovazione sociale, contraddistinta da azioni sperimentali limitate nel tempo e nello spazio, assume così un'ottica trasformativa: produce un cambiamento sociale stabile, duraturo nel tempo e spesso esteso nello spazio, che coinvolge tutti gli attori locali (cfr. § 7.3.1).

In questa tendenza a intraprendere azioni sperimentali e innovative si manifesta il grande potenziale delle Fob: operare là dove lo Stato e il Mercato hanno spazi di ma-novra limitati. Le Fondazioni non sono infatti sottoposte a vincoli di redditività econo-mica immediata, come le imprese, e possono dunque perseguire obiettivi di carattere sociale oltre che economico, anche in un orizzonte temporale più dilatato (cfr. Bar-betta 2013). Allo stesso tempo le Fob si distinguono anche dalle amministrazioni pub-bliche per ragioni politiche, organizzative ed economiche: la loro azione non è vinco-lata al consenso elettorale; hanno un funzionamento più snello e flessibile; non sono tenute a predisporre iniziative stabili ispirate al principio di universalità. Questi ele-menti, dal punto di vista delle amministrazioni pubbliche, mal si coniugano con l’as-sunzione di rischio insita nella sperimentazione di progetti innovativi magari rivolti a piccole porzioni di popolazione. L’azione delle Fob non si propone dunque di dare una risposta definitiva e universale a un dato problema – anche perché le risorse di cui esse dispongono non sono paragonabili a quelle pubbliche – ma di mettere in pratica iniziative dagli esiti talvolta incerti di cui né lo Stato né il Mercato potrebbero farsi carico. Tuttavia è essenziale sottolineare che le Fob non assumono questo ruolo sem-plicemente perché altri soggetti non potrebbero interpretarlo: sono proprio le carat-teristiche del loro agire (cfr. § 7.1.1) a porle nelle condizioni di svolgere al meglio que-sta funzione. Il contributo delle Fondazioni è dunque da interpretare alla luce di un’idea di sussidiarietà autentica, basata non solo sulla ricomposizione delle risorse economiche ma sulla “specializzazione funzionale dei diversi soggetti che popolano i sistemi di welfare, ognuno dei quali è chiamato a svolgere il ruolo per cui gode di un «vantaggio comparato» rispetto agli altri” (Barbetta 2013, 126).

7.2. L’attività istituzionale delle Fondazioni di origine bancaria

L’Acri pubblica annualmente un Rapporto allo scopo di rendere conto dell’attività delle Fob e di evidenziare sviluppi e peculiarità nell’operato di questi soggetti. Il XXIV Rapporto (Acri 2019) è stato pubblicato nell’estate del 2019 e fa riferimento a dati del 2018.

Per quanto riguarda l’attività istituzionale, nel 2018 le Fob hanno erogato 1.024,6

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milioni di euro (+4,1% rispetto al 2017) finanziando 20.153 progetti (+ 1,1%). L’Acri in-dividua diversi settori di intervento per l’attività istituzionale e, per ognuno, realizza nel Rapporto approfondite analisi in termini di risorse erogate, progetti approvati, moda-lità gestionali 5. Ai settori riconducibili all’area del welfare 6 lo scorso anno sono stati destinati complessivamente 500,6 milioni di euro che hanno finanziato 6.879 progetti. In questa sede appare utile approfondire, in particolare, le caratteristiche generali de-gli interventi sostenuti in termini di modalità operative e coinvolgimento di altri attori.

Le Fondazioni hanno confermato, nel 2018, la tendenza a destinare la maggior parte delle erogazioni ad attività riconducibili all’approccio grant-making, a scapito di interventi realizzati direttamente dalle Fob secondo il modello operating o tramite enti strumentali (v. tabella 7.1).

Tabella 7.1 – Distribuzione percentuale delle erogazioni in relazione al ruolo della Fondazione nella realizzazione degli interventi.

Tipo di intervento2018 2017

Numero Importo Numero Importo

Sovvenzionamento di opere e servizi 94,6% 83,4% 94,7% 85,2%

Realizzazione diretta della Fondazione 4,5% 7,3% 4,3% 5,2%

Sovvenzionamento di imprese strumentali 0,9% 9,3% 1,0% 9,6%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Fonte: Acri (2019).

5 Per un approfondimento sul patrimonio, la struttura organizzativa e l’attività istituzionale delle Fob nel 2018 si veda Cibinel (2019a). Una sintesi dell’attività erogativa delle Fob è inoltre contenuta nell’infografica alla fine del capitolo.

6 L’Acri (2019) riconosce come direttamente afferenti all’area del welfare i seguenti settori: Volontariato, Filantropia e Beneficenza; Assistenza sociale; Salute pubblica; Famiglia e valori connessi; Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. È tuttavia importante sottolineare che si tratta di una classificazione basata su caratteristiche generali e non sulle specificità dei singoli progetti realizzati dalle Fondazioni. Numerosi inter-venti appartenenti al settore “Sviluppo locale” – che comprende le iniziative di housing sociale e il sostegno all’edilizia popolare locale – possono essere a nostro avviso ricondotti alla più generale area del welfare per le finalità che perseguono, per gli strumenti che applicano e/o per gli attori che coinvolgono. Per questo motivo nel presente capitolo, e nell’infografica che lo accompagna, anche l’area “Sviluppo locale” è stata considerata come afferente all’area del welfare. È invece stato escluso il settore “Educazione, istruzione e formazione” che, pur presentando dei tratti in comune con l’area delle politiche sociali, si concentra su progetti legati prevalen-temente al miglioramento delle strutture scolastiche, all’ampliamento dell’offerta formativa e all’istruzione e formazione per adulti. Abbiamo ritenuto questi ambiti non espressamente riconducibili all’area del welfare, anche tenuto conto del fatto che il tema dell’educazione – in relazione alle politiche sociali – è presidiato più direttamente dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile (già incluso nei settori afferenti al welfare). Per completezza si segnala che l’investimento complessivo per il settore “Educazione, istruzione e formazione” nel 2018 è stato pari a 100,4 milioni di euro, con 3.427 interventi finanziati.

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Se la tabella precedente individua come si implementano concretamente le azioni finanziate, grande rilevanza deve essere riconosciuta anche a dove avviene l’idea-zione alla base delle stesse. Per questo motivo il Rapporto approfondisce anche l’ori-gine dei progetti finanziati distinguendo tra iniziative ideate e presentate da soggetti terzi, iniziative di origine interna alle Fondazioni e progetti nati in risposta a un bando emanato da esse. In questo senso si conferma la tendenza a destinare maggiori ri-sorse a progetti presentati da terzi. È però da evidenziare che le iniziative di origine interna alla Fondazione, sebbene rappresentino una piccola percentuale dei pro-getti realizzati nel 2018 (8,6%), hanno potuto contare su un importo consistente, pari al 22,8% delle risorse erogate (v. tabella 7.2).

Tabella 7.2 – Distribuzione percentuale delle erogazioni in relazione all’origine dei progetti.

Tipo di intervento 2018 2017

Numero Importo Numero Importo

Progetti e domande presentati da terzi 51,6% 42,2% 53,4% 45,8%

Erogazioni conseguenti a bando 39,8% 35,0% 37,3% 34,3%

Progetti di origine interna alla Fondazione 8,6% 22,8% 9,3% 19,9%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Fonte: Acri (2019).

Il coinvolgimento di attori terzi appare dunque fondamentale per l’azione strate-gica delle Fob (cfr. § 7.1.1). Il Rapporto rileva questo dato anche attraverso la regi-strazione degli interventi in pool, ideati e implementati con la partecipazione di altri soggetti del territorio: essi si confermano come residuali rispetto all’operato delle Fob. Anche in questo campo è tuttavia da sottolineare che l’impegno economico è significativamente maggiore, in percentuale, rispetto al numero di iniziative realiz-zate (v. tabella 7.3).

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Tabella 7.3 – Distribuzione percentuale delle erogazioni in relazione al coinvolgimento di altri soggetti erogatori.

Tipo di intervento2018 2017

Numero Importo Numero Importo

Erogazioni senza il coinvolgimento di altri soggetti

erogatori96,7% 83,9% 97,9% 85,3%

Erogazioni in pool 3,3% 16,1% 2,1% 14,7%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Fonte: Acri (2019).

Nel campo del coinvolgimento di soggetti terzi è infine da evidenziare il dato relativo agli interventi che hanno previsto una quota di cofinanziamento da parte di altri enti erogatori (v. tabella 7.4).

Tabella 7.4 – Distribuzione percentuale delle erogazioni in relazione alla presenza di cofinanzia-mento di altri soggetti erogatori.

Tipo di intervento2018 2017

Numero Importo Numero Importo

Erogazioni senza il cofinanziamento di altri soggetti erogatori 65,6% 68,1% 68,9% 70,4%

Erogazioni cofinanziate insieme ad altri soggetti erogatori 34,4% 31,9% 31,1% 29,6%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Fonte: Acri (2019).

Un ultimo aspetto cruciale nell’analisi dell’azione delle Fob è l’orizzonte tempo-rale degli interventi promossi. Come illustrato dalla tabella 7.5 le Fob si concentrano prevalentemente su erogazioni annuali.

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Tabella 7.5 – Distribuzione percentuale delle erogazioni in relazione alla loro durata.

Tipo di intervento 2018 2017

Numero Importo Numero Importo

Erogazioni annuali 97,0% 93,6% 97,2% 93,8%

Erogazioni pluriennali 3,0% 6,4% 2,8% 6,2%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Fonte: Acri (2019).

7.3. Dall’innovazione al cambiamento: motivazioni e condizioni per un nuovo modello di intervento

Come sottolineato in precedenza (v. § 7.1), i primi anni di attività delle Fob sono stati animati da un intenso dibattito sulla funzione, il ruolo e le modalità di intervento di questi soggetti. Tale riflessione – che caratterizza tutto il mondo della filantropia (come illustrato, nel caso delle Fondazioni di impresa, da Lodi Rizzini, De Gregorio e Maino nel Capitolo 6 del presente Rapporto) – non si è arrestata nel corso degli ultimi anni, arricchendosi degli spunti proposti da vari contributi teorici e rilevazioni empiri-che. Recentemente è emersa con forza, in particolare, la necessità di continuare a met-tere in discussione le modalità di intervento e finanziamento. Il dibattito in seno al mondo delle fondazioni si è interessato di diversi temi specifici, come l’importanza di concentrarsi su obiettivi strategici e di ampio respiro a scapito del finanziamento di singoli progetti (cfr. Carazzone 2018), o l’opportunità di continuare a finanziare azioni tramite bandi che abbiano però una forma meno competitiva e maggiormente orien-tata alla collaborazione e coprogettazione nella dimensione locale (Silvestri 2018; Ce-sana 2019). Questi argomenti, talvolta presentati in contrapposizione gli uni agli altri, sono in realtà tutti caratterizzati da un tratto comune: la vocazione al cambiamento. Gli amministratori e gli operatori del mondo della filantropia sono sempre più consa-pevoli della necessità di abbandonare l’approccio esclusivamente sperimentale all’in-novazione sociale, per muoversi verso un orizzonte di cambiamento sociale (cfr. § 7.3.1); questo innanzitutto perché, come recentemente rimarcato da Silvestri (2019), a partire dalla crisi del 2008 le amministrazioni pubbliche locali faticano sempre di più a garantire l’estensione e la stabilizzazione dei processi di innovazione sociale stimolati dalle Fob, rendendo incompleto e parzialmente inefficace il percorso virtuoso richia-mato al § 7.1.2. Nel dibattito sulle azioni strategiche di promozione dell’innovazione sociale si è quindi fatta strada anche l’attenzione alla scalabilità e sostenibilità dei pro-getti, elementi sempre più presenti tra i criteri di finanziamento stabiliti dalle Fob.

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7.3.1. Il contributo della letteratura

La difficoltà degli enti locali nel finanziare processi di stabilizzazione dell’innova-zione sociale non è stata riscontrata solo nel dibattito tra addetti ai lavori: già nel 2015 Cavaletto sottolineava che “per i vincoli di bilancio del welfare pubblico (…) di fatto sono pochissimi gli esperimenti messi in atto dalle Fondazioni che poi si tramutano in azioni stabilizzate incluse nei programmi delle finanze pubbliche” (Cavaletto 2015, 72) 7. In questo modo all'innovazione sociale non segue la promozione di un cambia-mento sociale stabile e duraturo nel tempo, capace di ridefinire gli attori, i ruoli e i servizi del sistema locale di welfare cfr. Whitman 2008; Mendel e Brudney 2014).

La riflessione sul cambiamento sociale non nasce, tuttavia, da una semplice que-stione di necessità: le Fob operano con modalità e caratteristiche che conferiscono loro una posizione di particolare vantaggio nell’ottica di promuovere il cambiamento sociale (e non solo l’innovazione, come descritto al § 7.1.2). Secondo Mendel e Brud-ney (2014, 25-26) le organizzazioni filantropiche realizzano il cambiamento nel campo del bene pubblico attraverso (almeno) tre diversi canali: il raggiungimento della pro-pria mission; la creazione di “spazi terzi” in cui possono nascere, confrontarsi e ope-rare partenariati pubblico-privati; l’accompagnamento esperto di questi partenariati.

Il raggiungimento della propria mission rappresenta un primo strumento: il finan-ziamento di progetti e iniziative in campo sociale – testimoniato e misurato attra-verso precisi indicatori di spesa e di realizzazione (cfr. § 7.2) – contribuisce a creare le premesse per il cambiamento sociale. Questo avviene non tanto e non solo grazie ai singoli progetti implementati, ma poiché essi – nel loro insieme – stimolano la creazione di capitale sociale sul territorio, rafforzano i legami all’interno dalla comu-nità e favoriscono i rapporti di fiducia che costituiscono il tessuto stesso della società civile.

Le Fob promuovono il cambiamento sociale anche attraverso la creazione di “spazi terzi” che rendono possibili collaborazioni tra i vari attori locali pubblici e pri-vati. Nella costituzione di partenariati territoriali le Fondazioni creano e guidano spazi – intesi non solo come luoghi fisici – che forniscono la “cornice” entro cui i diversi soggetti possono incontrarsi in un’ottica di collaborazione e non competi-zione. È proprio in questi spazi percepiti come “terzi” – ma non come ostili – rispetto alle proprie organizzazioni che enti pubblici, imprese e protagonisti del Terzo Set-tore possono trovare i tempi e i modi per immaginare, progettare, sperimentare e implementare nuovi approcci e interventi 8.

7 Questo tema è stato affrontato anche nei precedenti Rapporti sul secondo welfare in Italia (cfr. Maino e Ferrera 2013; 2015; 2017), cfr. in particolare il contributo di Lodi Rizzini (2013).

8 La rilevanza dei luoghi – fisici e istituzionali – di ricomposizione di attori e risorse è stata recentemente approfondita nelle sue varie forme da Venturi e Zandonai (2019).

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La terza funzione svolta dalle Fob nella promozione del cambiamento sociale è rap-presentata dall’accompagnamento che esse svolgono proprio all’interno degli “spazi terzi”: non solo forniscono uno spazio istituzionale entro cui i partenariati pubblico-privati possono incontrarsi liberamente, ma offrono un supporto professionale perché queste collaborazioni possano avere successo. Le Fondazioni, essendo esse stesse “terze” e indipendenti, possono superare dinamiche e ostacoli organizzativi e istitu-zionali che frenano gli altri attori coinvolti. Attraverso questo ruolo di “costruttori di ponti” (cfr. Anheier 2018, 1597) i soggetti filantropici fanno sì che gli “spazi terzi” di-ventino luoghi in grado di nutrire i processi collaborativi che si svolgono al loro interno.

7.3.2. Sfide e condizioni per il cambiamento sociale

A quali condizioni le Fob possono dunque agire in una prospettiva di cambia-mento sociale? Se alcuni spunti possono essere rilevati dal concetto stesso di cam-biamento sociale nel campo della filantropia, altri aspetti possono invece essere colti dalle principali critiche mosse al “protagonismo” delle fondazioni nell’elaborazione delle politiche pubbliche.

Un primo elemento emerge dalle considerazioni contenute nel precedente pa-ragrafo: le Fob devono sempre più orientarsi – nell’ambito della propria mission – verso modalità di intervento finalizzate a sostenere obiettivi strategici. Un primo discernimento deve dunque avvenire sugli obiettivi in base a cui compiere le scelte in materia di finanziamento e realizzazione dei progetti: nel loro operato le Fob dovrebbero sostenere prioritariamente iniziative che mirano a obiettivi di sistema chiaramente orientati a promuovere cambiamenti duraturi nel proprio contesto di riferimento. In questo senso la durata degli interventi assume una rilevanza strate-gica: un cambiamento duraturo richiede un significativo investimento di tempo nell’individuazione delle linee da seguire, nella sperimentazione e nella messa a sistema di iniziative. La realizzazione di interventi pluriennali implica a sua volta un continuo e progressivo adattamento dettato dal mutare di condizioni e attori nel corso del tempo, che può a sua volta determinare una ridefinizione del budget a disposizione e delle azioni concrete da implementare. Obiettivi che ambiscono strategicamente al cambiamento sociale devono quindi essere perseguiti attra-verso strumenti opportuni che tengano conto di questi fattori. Come sottolineato da Mendel e Brudney (2014) le organizzazioni filantropiche possono favorire il cam-biamento non solo finanziando progetti, ma anche interpretando il ruolo di pro-motori e accompagnatori di “spazi terzi” di confronto e coprogettazione per tutti gli stakeholder locali. In questo senso – evidenziano ancora Mendel e Brudney – è necessario incoraggiare un cambiamento anche nel concetto di accountability

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all’interno delle fondazioni: è importante che esse si dotino di strumenti di misura-zione e valutazione del proprio operato che non restituiscano solo il dato numerico di spesa sostenuta e di interventi realizzati, ma che approfondiscano le modalità operative e gli obiettivi che hanno caratterizzato i progetti sostenuti alla luce del concetto di cambiamento sociale.

Un secondo elemento è invece rintracciabile in una delle critiche spesso mosse nei confronti delle Fob: il rischio di autoreferenzialità. Diversi osservatori segnalano infatti la possibilità che le fondazioni, sebbene animate da buone intenzioni, pren-dano decisioni sulla base di una scarsa conoscenza delle complesse questioni di po-litica sociale a cui intendono rivolgersi (cfr. Reich 2016; Anheier 2018). In questo senso è fondamentale che le Fob possano contare su professionisti esperti (interni o esterni alla loro organizzazione) e che operino sempre più sulla base di solidi riferi-menti teorici ed empirici. Gli interventi devono basarsi su un’analisi approfondita che si differenzi da quelle già previste nel campo della sperimentazione dell’innovazione sociale (cfr. § 7.1.2), poiché compiutamente orientata all’implementazione di nuove strategie su larga scala o comunque votata a individuare fin da subito condizioni di estensione e stabilizzazione del modello proposto.

La terza e ultima condizione perché le Fob contribuiscano ad attuare il cambia-mento sociale è legata alla principale sfida che esse si trovano ad affrontare quando operano come co-promotrici di politiche sociali: la legittimazione. Molti studiosi hanno infatti sottolineato il rischio che le organizzazioni filantropiche godano di un’eccessiva influenza nel campo delle politiche pubbliche (Rogers 2015), libere dal controllo esercitato dagli elettori nei confronti degli amministratori pubblici (Reich 2016). Diversi osservatori hanno poi evidenziato il rischio che le fondazioni si facciano portatrici di una visione privata del bene pubblico (Rey-Garcia 2019) operando se-condo una logica paternalistica nei confronti di beneficiari, amministrazioni pubbli-che ed enti del Terzo Settore o – nel peggiore dei casi – agendo in mala fede (An-heier 2018). Le Fob si trovano dunque a dover rendere conto del proprio operato non solo e non tanto da un punto di vista strettamente “procedurale” (rispettando cioè vincoli e regole stabiliti per legge); le Fondazioni devono fare in modo che que-sta legittimazione sia accompagnata da un riconoscimento di autorevolezza. In altre parole, è necessario che l’operato di queste istituzioni non sia solo corretto dal punto di vista formale, ma sia percepito come “giusto” e condiviso da parte degli attori locali (cfr. Heydemann e Toepler 2006, 19). La risposta a questa sfida di legittima-zione – e anche, in parte, al rischio di autoreferenzialità – è l’allargamento della par-tecipazione a tutti i possibili interlocutori e l’impiego di approcci bottom-up che sap-piano coinvolgere gli stakeholder nei processi decisionali e di implementazione delle iniziative promosse dalle Fob. In questo senso destano particolare interesse i

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cosiddetti interventi in pool – attualmente una parte residuale dell’azione delle Fob (cfr. § 7.2) – in quanto rappresentano un’opportunità concreta per la realizzazione di azioni condivise tra tutti i soggetti locali.

Le tre “condizioni per il cambiamento sociale” individuate possono essere rias-sunte nel quadro analitico riportato nella tabella 7.6.

Tabella 7.6 – Criticità e condizioni per la promozione del cambiamento sociale da parte delle Fob: un quadro analitico.

Sfida/criticità Condizione per il cambiamento Approcci e strumenti

Raggiungimento della mission e modalità di intervento

Azione strategica

y Individuazione di obiettivi strategici, di sistema e orientati al cambiamento;

y Sostegno a interventi pluriennali;

y Scelta di strumenti di finanziamento e intervento idonei;

y Promozione e accompagnamento di partenariati pubblico-privati;

y Evoluzione del concetto di accountability: misurazione e valutazione degli interventi alla luce del concetto di cambiamento sociale.

Autoreferenzialità Azione fondata

y Coinvolgimento di professionisti esperti (interni o esterni all’organizzazione);

y Solidi riferimenti teorici;

y Realizzazione di rilevazioni empiriche e indagini volte alla stabilizzazione degli interventi promossi.

Legittimazione Azione condivisa

y Approcci bottom-up;

y Allargamento della partecipazione;

y Coinvolgimento di tutti gli stakeholder nei processi decisionali e di implementazione degli interventi (coprogettazione e coproduzione delle iniziative).

Fonte: elaborazione dell’autrice.

7.4. Un caso studio: il programma Orizzonte VelA della Fondazione CRC di Cuneo

Nel 2018 il Laboratorio Percorsi di secondo welfare ha condotto una ricerca volta ad approfondire le dinamiche locali di offerta e domanda di servizi nel campo della disabilità intellettiva nella provincia di Cuneo. L’indagine, promossa dalla Fonda-zione Cassa di Risparmio di Cuneo (CRC), si inserisce nel contesto più ampio del programma Orizzonte VelA – Verso l’Autonomia, che è a sua volta uno sviluppo del

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progetto VelA – Verso l’Autonomia 9. Questa prima iniziativa è stata realizzata tra il 2014 e il 2016 e ha conosciuto una fase di progettazione, in cui sono stati coinvolti numerosi stakeholder locali, e una fase operativa che si è concentrata su quattro linee d’azione: • Costruire: azioni volte ad aiutare i genitori di bambini e bambine con disabilità

intellettiva a costruire, fin da subito, le basi per l’autonomia dei propri figli; • Abitare: interventi personalizzati e coprogettati con le famiglie volti a favorire l’au-

tonomia abitativa di persone con disabilità intellettiva di età compresa tra i 18 e i 35 anni;

• Lavorare: tirocini semestrali in aziende del cuneese volti a favorire l’ingresso delle persone con disabilità intellettiva nel mondo del lavoro;

• Promuovere: azioni trasversali finalizzate a sensibilizzare bambini e insegnanti ri-spetto ai temi dell’autonomia e dell’indipendenza. A conclusione del progetto VelA la Fondazione CRC ha rilanciato nel 2017 il pro-

prio sostegno al tema della disabilità intellettiva con Orizzonte VelA, un’iniziativa volta a sviluppare i processi di trasformazione dei servizi per la disabilità avviati col progetto VelA; il programma si proponeva quale obiettivo concreto la sottoscrizione di un Protocollo Operativo contenente linee di sviluppo e intervento individuate come più significative nel campo della disabilità intellettiva. Orizzonte VelA, grazie alla collaborazione di numerosi protagonisti locali del primo e del secondo welfare 10, si proponeva di lavorare in dieci ambiti: scuola; supporto alla genitorialità; attività formative e informative sui diritti; supporto ai siblings (fratelli e sorelle di persone con disabilità); sperimentazione di percorsi di autonomia e di un protocollo per la valutazione funzionale; sviluppo di modalità di intervento sul progetto di vita/qualità della vita; sviluppo del tema dell’abitare; sviluppo del tema degli inserimenti lavora-tivi; coinvolgimento della società e del territorio; appuntamento biennale sul tema della disabilità.

Per approfondire la riflessione all’interno delle singole aree di intervento sono stati creati diversi gruppi di lavoro dedicati a uno o più ambiti e composti da rappre-sentanti di tutti gli enti coinvolti; per garantire il coordinamento tra le varie aree è

9 Per una descrizione generale del progetto VelA e del programma Orizzonte VelA v. Pantrini (2016; 2017). 10 I soggetti partecipanti al programma Orizzonte VelA e alla ricerca curata da Percorsi di secondo welfare

erano: Fondazione CRC; Consorzio Socio Assistenziale Alba-Langhe-Roero; Consorzio Monviso Solidale; Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese; Consorzio per i Servizi Socio Assistenziali del Monregalese; Con-sorzio per i Servizi Socio Assistenziali delle Valli Grana e Maira; ASL CN 2 (in qualità di gestore dei servizi socio assistenziali); Unione Montana delle Valli Mongia-Cevetta-Langa Cebana-Alta Valle Bormida; ASL CN 1; ASL CN 2; associazione Centro Down Cuneo; associazione Condividere – Comunità Papa Giovanni XXIII; associazione Fiori sulla luna; associazione Genitori Pro Handicap Cuneo; Comitato Famiglie 162 – Piemonte; Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Cuneo – Società Solidale; Confcooperative Cuneo; Isti-tuto Superiore S. Grandis di Cuneo.

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invece stato istituito un tavolo di confronto trasversale. Il tavolo e i gruppi di lavoro hanno condiviso riflessioni ed esperienze nel corso di tutto il 2018 e, in alcuni casi, si sono avvalsi di consulenze esterne. Il gruppo di lavoro che si è concentrato su abi-tare, inserimenti lavorativi, progetto di vita e qualità della vita ha coinvolto il Labora-torio Percorsi di secondo welfare in una mappatura volta a rilevare l’offerta e la do-manda di servizi in questi ambiti 11.

La prima annualità del programma Orizzonte VelA si è conclusa nel dicembre 2018 con la realizzazione di un convegno nazionale sul tema dell’inclusione delle persone con disabilità intellettiva 12. A luglio 2019 è infine stato sottoscritto il Protocollo Ope-rativo che, alla luce di alcune indicazioni strategiche sulla coprogettazione nel campo della disabilità intellettiva, stabilisce le direttrici per la seconda e ultima annualità del programma Orizzonte VelA.

7.4.1. La realizzazione dell’indagine e le sue principali conclusioni

L’indagine condotta da Percorsi di secondo welfare si è concentrata sugli ambiti del lavoro, dell’abitare, della qualità della vita e del progetto di vita. Il primo obiet-tivo della ricerca era approfondire l’offerta e la domanda di servizi pubblici e privati in questi ambiti, per cercare di individuare eventuali lacune nel sistema dei servizi e per favorire un incontro più armonioso tra le esigenze delle persone con disabilità e gli interventi predisposti a loro beneficio. Come l’intero programma Orizzonte VelA, tuttavia, la ricerca si proponeva anche di rafforzare i legami di collaborazione sul ter-ritorio e di stimolare la corresponsabilità di tutti gli stakeholder locali nel campo della disabilità intellettiva. Sulla base di questo duplice obiettivo si è scelto di impiegare lo strumento della ricerca-azione 13. Questo approccio consiste in un percorso “di tipo cooperativo in cui gli attori organizzativi coinvolti rivestono il ruolo di co-ricer-catori” (Fabbri 2007, 148); la ricerca-azione pone gli operatori-ricercatori fin da subito in una “prospettiva di apprendimento trasformativo” (Ivi, 154), che però è mediato e introdotto nel contesto dagli operatori-ricercatori stessi.

La rilevazione è stata suddivisa in due aree principali che sono poi state incrociate in fase di analisi e rielaborazione: l’offerta e la domanda di servizi. La mappatura delle iniziative presenti sul territorio cuneese, realizzata grazie al prezioso contributo del gruppo di lavoro, ha permesso di individuare 158 progetti/servizi (per informazioni sulla natura di queste iniziative e sugli obiettivi che si pongono v. Cibinel e Maino 2019). Accanto a questa rilevazione – che si è limitata a registrare sinteticamente gli

11 Per un approfondimento sull’indagine si consiglia la lettura di Cibinel e Maino (2019). 12 I contenuti del convegno sono stati raccontati in Cibinel (2018a; 2018b). 13 La metodologia di ricerca applicata è stata descritta nel dettaglio in Cibinel (2019b).

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elementi più significativi di ogni progetto – sono stati condotti degli approfondi-menti di tipo qualitativo all’interno dei quattro quadranti che compongono la pro-vincia di Cuneo (Alba e Bra; Cuneo; Fossano, Saluzzo e Savigliano; Mondovì e Ceva). In ogni quadrante è stato realizzato un focus group che ha coinvolto tutti gli opera-tori e i volontari che hanno partecipato al lavoro di mappatura. Nel corso di questi incontri sono stati individuati dei temi di particolare rilevanza a livello locale: coordi-namento tra i servizi al lavoro, varie forme dell’abitare, sport e tempo libero, apertura dei centri diurni al territorio. Questi temi sono poi stati approfonditi attraverso inter-viste a quindici testimoni significativi dei diversi quadranti 14.

La seconda parte della ricerca si è concentrata sulla domanda di servizi e sulla rilevazione delle esigenze delle persone con disabilità intellettiva e dei loro familiari. Le interviste, che hanno coinvolto complessivamente dieci testimoni, si sono con-centrate sui temi dell’indagine (lavoro, abitare, progetto di vita e qualità della vita) e sui punti di forza e criticità nell’accesso e nella relazione con la rete dei servizi sociali e sanitari pubblici e privati 15.

In fase di analisi i bisogni espressi dalle persone con disabilità e dai loro familiari sono stati posti a confronto con la disponibilità di servizi sul territorio precedente-mente registrata; in questo modo è stato possibile individuare delle lacune nel sistema dei servizi e delle aree di sovrapposizione non virtuosa (in cui, cioè, la numerosità delle iniziative proposte non determina un moltiplicarsi delle opportunità ma solo degli oneri a carico dei potenziali beneficiari). L’incrocio tra la domanda e l’offerta di servizi ha permesso infine di individuare dei riallineamenti necessari all’interno del sistema: si tratta di numerosi ambiti in cui, a fronte di una già significativa presenza di servizi e iniziative, sarebbero necessarie delle rimodulazioni per rendere l’offerta del territorio più rispondente alle esigenze espresse dalle persone con disabilità 16.

7.4.2. Orizzonte VelA e cambiamento sociale: quale nesso?

Come accennato in precedenza il programma Orizzonte VelA è in piena fase di attuazione e si inserisce in un più ampio percorso di intervento nel campo della di-sabilità intellettiva. A luglio 2019 è stata avviata la nuova annualità attraverso la sot-toscrizione del Protocollo Operativo Orizzonte VelA 17. Il documento è stato siglato da una rete ancora più ampia della precedente edizione: tutti gli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali del cuneese, le due Aziende Sanitarie Locali, la Provincia

14 Una sintesi dei risultati della mappatura e degli approfondimenti di quadrante è contenuta in Cibinel (2019c).

15 La rilevazione della domanda di servizi è stata approfondita in Cibinel (2019d). 16 Per approfondire l’incrocio tra domanda e offerta di servizi e le principali conclusioni dell’indagine si

veda Cibinel (2019e). 17 I contenuti del nuovo Protocollo Operativo sono stati approfonditi in Cibinel (2019f).

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di Cuneo, sei associazioni insieme al Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Cuneo, Confcooperative Cuneo, Federsolidarietà e Legacoop Piemonte-Cuneo, un Istituto Scolastico Superiore e l’Ufficio Scolastico Regionale di Cuneo.

Il Protocollo per il 2019/2020 individua sei ambiti di intervento che ricalcano le aree di approfondimento della precedente edizione: inclusione scolastica; sostegno alla famiglia; qualità della vita; formazione e protocollo funzionale; società e territo-rio; comunicazione, valutazione, accompagnamento scientifico. Per i primi cinque ambiti sono state stabilite specifiche azioni di implementazione che riguardano in generale: la realizzazione di attività formative, informative e di comunicazione; l’or-ganizzazione di incontri di supporto rivolti a target specifici (genitori, siblings, ecc.) o a temi ordinariamente poco affrontati (per esempio l’affettività e la sessualità); la sperimentazione di nuove forme di presa in carico e accompagnamento delle per-sone con disabilità intellettiva e/o il consolidamento di sperimentazioni realizzate nella precedente edizione di Orizzonte VelA. Il Protocollo prevede infine la possibi-lità di istituire una Fondazione di Comunità 18 nella provincia di Cuneo. Per ogni am-bito di intervento il Protocollo stabilisce il soggetto capofila e le modalità di cofinan-ziamento. L’ultimo ambito di attività (comunicazione, valutazione, accompagna-mento scientifico) avrà carattere trasversale rispetto a tutte le altre azioni e sarà im-plementato direttamente dalla Fondazione CRC anche con il supporto di partner tecnici esterni. Questa attività si pone l’obiettivo esplicito di favorire la riflessione intorno alla sostenibilità delle iniziative sperimentate anche in vista della conclusione del programma Orizzonte VelA e della presa in carico delle innovazioni prodotte da parte del sistema locale dei servizi: l’annualità 2019/2020 sarà l’ultima promossa di-rettamente e finanziata principalmente dalla Fondazione CRC.

Le tre “condizioni per il cambiamento sociale” richiamate al § 7.3.2 (v. tabella 7.6) auspicano che le Fob realizzino azioni strategiche, fondate e condivise. Per quanto riguarda il primo aspetto possiamo notare come Orizzonte VelA sia caratterizzato da una prospettiva strategica che ha influenzato e influenzerà tutto il suo sviluppo (dal 2014 al 2020): l’idea del cambiamento e del consolidamento delle innovazioni previste è presente fin dalla nascita del programma e sarà tenuta in particolare considerazione anche nell’ultima annualità prevista. Nel Protocollo Operativo recentemente sotto-scritto questa attenzione è presente nella scelta degli strumenti di finanziamento (per esempio attraverso la richiesta di cofinanziamento) e grazie alla predisposizione di una specifica attività di accompagnamento da parte della Fondazione CRC. Quest’ultimo aspetto richiama un altro fondamentale elemento dell’azione strategica delle Fob: la promozione e l’accompagnamento di partenariati pubblico-privati. Anche questo co-stituisce dunque un canale attraverso cui la fondazione cuneese alimenta azioni stra-tegiche: già il progetto VelA vedeva alla sua base un partenariato pubblico-privato e

18 Per un approfondimento sulle Fondazioni di Comunità si rimanda a Bandera et al. (2019).

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questa rete, che è andata allargandosi nel corso degli anni fino a raggiungere tutti i possibili stakeholder locali, è stata costantemente accompagnata dalla Fondazione CRC. Da sottolineare infine, per quanto riguarda la promozione dell’azione strategica, la durata del programma Orizzonte VelA: un’iniziativa pluriennale (2014-2020) in cui tuttavia le risorse a disposizione sono state definite e suddivise progressivamente at-traverso un continuo confronto con gli attori locali.

Il programma Orizzonte VelA, nel campo della promozione del cambiamento so-ciale, risponde anche alla necessità di porre in essere un’azione fondata: anche in questo caso è da richiamare, in particolare, l’attività di accompagnamento scientifico e valutazione prevista nell’ultimo Protocollo Operativo. È inoltre importante ricor-dare che il Protocollo stesso è stato redatto anche alla luce dei risultati emersi dall’in-dagine condotta da Percorsi di secondo welfare (cfr. § 7.4.1) e da rilevazioni e speri-mentazioni realizzate nei diversi gruppi di lavoro.

Per quanto riguarda la promozione di azioni condivise – ultimo elemento che do-vrebbe contraddistinguere l’operato delle Fob nel campo del cambiamento sociale – Orizzonte VelA rappresenta al tempo stesso un esempio e una sfida ancora aperta: come sottolineato il programma è stato caratterizzato da un continuo allargamento della partecipazione e da un sempre più effettivo coinvolgimento degli attori locali nei processi decisionali e di attuazione delle attività (intervento in pool). Il successo dell’iniziativa, da questo punto di vista, potrà essere verificato dalla concreta imple-mentazione di azioni condivise e dal mantenimento di un reale coinvolgimento di tutti gli stakeholder in tutte le fasi del programma.

7.5. Conclusioni

L’innovazione e il cambiamento sociale rappresentano oggi una sfida e uno sti-molo per l’azione delle Fob. La realizzazione di azioni strategiche, fondate e condi-vise (cfr. § 7.3.2) impone infatti a questi attori la necessità di interrogarsi sui propri processi decisionali e sulle proprie modalità di intervento e di finanziamento. L’idea del cambiamento deve essere presente fin dall’individuazione degli obiettivi e del loro orizzonte temporale e deve orientare una scelta attenta degli strumenti. In que-sto contesto devono inoltre essere privilegiate attività di promozione e accompa-gnamento di partenariati pubblico-privati, che comportano un significativo onere in termini di risorse organizzative, umane e istituzionali. Il cambiamento sociale deve interessare sempre più non solo l’operato delle singole Fondazioni ma anche il loro impegno a livello nazionale e associativo: per questo motivo è importante che gli strumenti di rilevazione e rendicontazione delle Fob – primo fra tutti il Rapporto an-nuale curato da Acri (cfr. Acri 2019) – tengano sempre più conto di questa dimen-sione affiancandola a misurazioni e indicatori più tradizionali.

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La realizzazione di azioni fondate su precisi indirizzi teorici e di ricerca rappresenta per le Fob un’abitudine ormai consolidata: sono numerosi i casi in cui le Fondazioni svolgono indagini propedeutiche o rigorose valutazioni di impatto e di risultato del proprio operato, anche coinvolgendo soggetti esterni. È tuttavia da sottolineare la necessità di valorizzare la prospettiva del cambiamento in queste rilevazioni: le atti-vità di monitoraggio devono essere fin da subito orientate alla ricerca di condizioni e strategie per la stabilizzazione delle azioni sperimentate.

Anche l’implementazione di azioni condivise che vedano il coinvolgimento di tutti gli stakeholder nei processi decisionali e di realizzazione degli interventi rappresenta per le Fob una sfida. La promozione di attività co-progettate e co-implementate da una pluralità di attori comporta – oltre al già richiamato onere organizzativo – la ne-cessità, per le Fob, di rinunciare a parte del loro potere decisionale nello stabilire priorità e modalità di intervento. L’allargamento della partecipazione implica anche un dialogo costante con tutti i soggetti coinvolti che può portare all’individuazione di errori e alla necessità di tornare sui propri passi e modificare obiettivi e azioni perché siano più coerenti con le aspettative e le necessità manifestate dagli attori locali, benché magari meno ambiziosi.

Sebbene la promozione del cambiamento sociale determini una sfida aperta sotto molti punti di vista per le Fob, esse hanno già dimostrato in vari ambiti una forte capacità di adattamento e di autocritica nei confronti del proprio operato. Le Fondazioni, specialmente negli ultimi anni, hanno saputo osservare i profondi muta-menti avvenuti nel contesto sociale ed economico in cui sono immerse e, ormai attori maturi nell’ambito delle politiche sociali, sono sempre più consapevoli della neces-sità di abbandonare approcci poco ambiziosi, caratterizzati da orizzonti temporali limitati e azioni scollegate fra loro. La sfida del cambiamento sociale fondato e con-diviso rappresenta, infine, un canale fondamentale per una sempre più piena legitti-mazione del protagonismo delle Fob nell’attuale sistema di welfare.

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