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NUOVE TECNOLOGIE DI IMAGING RADIOLOGICA IN ORTOGNATODONZIA SIDO _ Società Italiana di Ortodonzia G. Farronato, P. Cannalire, G. Martinelli, M. Moffa, I. Tubertini Indice 1. INTRODUZIONE 2. INDAGINI RADIOGRAFICHE TRADIZIONALI 3. INDAGINI RADIOGRAFICHE TRIDIMENSIONALI 4. DALLA CEFALOMETRIA 2D ALLA 3D 5. ANALISI CEFALOMETRICA TRAMITE CBCT 6. RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE E CEFALOMETRIA 7. ULTERIORI APPLICAZIONI DELLA CBCT 8. CONCLUSIONI 9. BIBLIOGRAFIA 1.INTRODUZIONE La diagnosi ortodontica ha come obiettivo l’identificazione delle alterazioni scheletriche e funzionali del complesso maxillo-facciale. Essa, congiuntamente alla pianificazione del trattamento, si basa sull’analisi combinata dei modelli delle arcate dentarie del paziente, delle fotografie intra- ed extra-orali e della serie di immagini radiografiche tradizionali rappresentate da: ortopantomografia, teleradiografia del cranio in proiezione latero-laterale, postero-anteriore e assiale. L’analisi cefalometrica, fondamentale nella diagnosi delle disgnazie e nella pianificazione del trattamento ortodontico, viene eseguita con l’impiego di tali radiografie. Questo tipo di immagini presenta tuttavia una grande limitazione legata alla rappresentazione bidimensionale di strutture sviluppate nei tre piani dello spazio. Le dismorfosi dento- facciali si sviluppano tridimensionalmente e ogni alterazione su ciascun piano si

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NUOVE TECNOLOGIE DI IMAGING RADIOLOGICA

IN ORTOGNATODONZIA

SIDO _ Società Italiana di Ortodonzia

G. Farronato, P. Cannalire, G. Martinelli, M. Moffa, I. Tubertini

Indice

1. INTRODUZIONE

2. INDAGINI RADIOGRAFICHE TRADIZIONALI

3. INDAGINI RADIOGRAFICHE TRIDIMENSIONALI

4. DALLA CEFALOMETRIA 2D ALLA 3D

5. ANALISI CEFALOMETRICA TRAMITE CBCT

6. RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE E CEFALOMETRIA

7. ULTERIORI APPLICAZIONI DELLA CBCT

8. CONCLUSIONI

9. BIBLIOGRAFIA

1.INTRODUZIONE

La diagnosi ortodontica ha come obiettivo l’identificazione delle alterazioni

scheletriche e funzionali del complesso maxillo-facciale. Essa, congiuntamente alla

pianificazione del trattamento, si basa sull’analisi combinata dei modelli delle arcate

dentarie del paziente, delle fotografie intra- ed extra-orali e della serie di immagini

radiografiche tradizionali rappresentate da: ortopantomografia, teleradiografia del

cranio in proiezione latero-laterale, postero-anteriore e assiale. L’analisi

cefalometrica, fondamentale nella diagnosi delle disgnazie e nella pianificazione del

trattamento ortodontico, viene eseguita con l’impiego di tali radiografie. Questo tipo

di immagini presenta tuttavia una grande limitazione legata alla rappresentazione

bidimensionale di strutture sviluppate nei tre piani dello spazio. Le dismorfosi dento-

facciali si sviluppano tridimensionalmente e ogni alterazione su ciascun piano si

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ripercuote inevitabilmente anche sugli altri due: analizzare le tre dimensioni

separatamente è insufficiente per poter eseguire una diagnosi corretta.

La recente introduzione della Cone-Beam Computed Tomography (CBCT) e la

diffusione di numerosi software adibiti alla rielaborazione delle immagini hanno reso

possibile la diffusione e l’applicazione di questa nuova tecnologia tridimensionale in

diversi campi dell’odontoiatria, inclusa l’ortodonzia. Grazie all’impiego della CBCT

la morfologia nelle tre dimensioni dello spazio delle strutture scheletriche craniali

può essere analizzata in maniera precisa e ripetibile. Inoltre, la dose radiogena a cui

sono esposti i pazienti durante questa singola acquisizione volumetrica è simile a

quella che subiscono eseguendo tutta la serie di radiografie tradizionali, ma è venti

volte inferiore a quella di una TC classica multislice1.

Negli ultimi anni sono stati condotti studi sull’applicazione della risonanza magnetica

nucleare (RMN). Essa è comunemente utilizzata in odontoiatria per lo studio

dell’articolazione temporo-mandibolare ed è l’esame di elezione nei casi in cui è

necessaria una valutazione accurata dei tessuti molli articolari, oppure nei casi in cui

non è possibile eseguire esami che implichino l’uso di radiazioni ionizzanti, in quanto

la RMN presenta enormi vantaggi in termini di esposizione radiogena. Recentemente,

l’introduzione della tecnologia 3Tesla, per l’acquisizione delle immagini tramite

risonanza magnetica, ha permesso di allargare il campo di applicazione di questa

metodica grazie alla sua sofisticatezza, specialmente nella regione oro-facciale. Il più

grande vantaggio della risonanza magnetica ad alto campo è la potenza del segnale

associato ad una bassissima quota di rumore, che consente di ottenere immagini

contraddistinte da un’altissima precisione anatomica2.

2.INDAGINI RADIOGRAFICHE TRADIZIONALI

Le indagini diagnostiche tradizionalmente utilizzate in ortodonzia sono state per anni

basate sulle radiografie del cranio in varie proiezioni (teleradiografie) e

l’ortopantomografia.

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Teleradiografie

Il termine teleradiografia indica una tecnica di ripresa radiografica in cui la distanza

focus-lastra è aumentata, al fine di diminuire la distorsione dell’immagine dovuta alla

divergenza del fascio di raggi. Le proiezioni utilizzate sono generalmente la latero-

laterale, la postero-anteriore e l’assiale. Un problema che scaturisce da queste

indagini è la proiezione su un unico piano di strutture a volte doppie e poste su piani

differenti con conseguente ingrandimento e sdoppiamento delle immagini.

Ortopantomografia

si tratta di una scansione progressiva con sottile pennello collimato di raggi che

scorre lungo un percorso circolare e visualizza in successione le strutture dell’osso

mascellare e mandibolare. Due sono i principali limiti dell’ortopantomografia, la

distorsione in quanto si tratta di una rappresentazione piana di strutture disposte in un

volume ellittico, e le ombre di trasporto, cioè strutture poste al di fuori del piano

focale e che appaiono sfuocate disturbando l’immagine3.

3.INDAGINI RADIOGRAFICHE TRIDIMENSIONALI

Negli ultimi anni, l’innovazione tecnologica ha apportato numerosi sviluppi nel

campo delle indagini cranio-facciali, soprattutto a proposito della visualizzazione 3D

virtuale di tale distretto anatomico. Ciò è scaturito soprattutto dall’esigenza di

superare i limiti imposti dalle tecniche radiografiche tradizionali (a proposito della

loro applicazione all’analisi cefalometrica) così sono stati introdotti nella

radiodiagnostica ortognatodontica la Tomografia Computerizzata (TC) e

successivamente la Tomografia Computerizzata Cone-Beam (CBCT). Inoltre, sono in

corso studi per l’introduzione della Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) come

tecnica valida per l’affiancamento alla cefalometria tridimensionale e priva di

irradiazione.

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TC tradizionale (fan-beam)

Introdotta nel 1972 da G. Hounsfield, si basa principalmente sulla possibilità di

ricostruire un’immagine tridimensionale combinando un infinito numero di immagini

bidimensionali. Inizialmente questa tecnica permetteva di ottenere unicamente

immagini sul piano di scansione (in genere quello assiale). Una grande innovazione è

stata introdotta negli anni ’80, quando sono stati introdotti software capaci di

ricostruire le immagini anche su altri piani. Negli anni ’90 compare la TC spirale: la

rotazione continua del tubo radiogeno e il continuo avanzamento del lettino

permisero l’acquisizione di un’immagine volumetrica continua e una migliore

risoluzione spaziale. Un passo ulteriore si è registrato con le apparecchiature

multistrato che permettono la riduzione dei tempi d’esame4.

Tomografia Computerizzata Cone-Beam (CBCT)

È stata introdotta negli anni ’90 ed è basata sull’utilizzo di un tomografo a raggio

conico. Oltre all’aspetto, ciò che differenzia queste apparecchiature è la diversa

modalità di acquisizione delle immagini: l’intero volume non viene più ricostruito da

una scansione successiva, utilizzando un fascio collimato, ma da un’unica

pendolazione a 360° gradi di un raggio conico. La scansione può durare dai 10 ai 40

secondi e permette di visualizzare un volume cilindrico di diverse dimensioni

(variabili da 4 a 24 cm in altezza e da 4 a 17 cm per il diametro). Appropriati

algoritmi informatici consentono di ricostruire un’immagine tridimensionale (è

possibile comunque ottenere anche elaborati di immagini bidimensionali orientate nei

tre piani ortogonali, similpanoramici e radiali)5.

Questa metodica offre numerosi vantaggi rispetto alla TC tradizionale:

• Possibilità di posizionamento verticale del paziente con conseguente aspetto

naturale dei tessuti molli della faccia;

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• Possibilità di orientamento del volume acquisito secondo i piani anatomici di

interesse indipendentemente da come il capo del paziente fosse stato

posizionato al momento dell’esame;

• Riduzione degli artifici radiologici a livello occlusale;

• Ridotta dose radiante (simile a quella subita eseguendo tutta la serie di

radiografie tradizionali, ma 20 volte inferiore a quella di una TC tradizionale);

• Apparecchiatura più piccola e maneggevole;

• Qualità dell’immagine, in termini di risoluzione, più elevata3.

Risonanza Magnetica Nucleare (RMN)

Dal 1984 l’imaging a risonanza magnetica dell’articolazione temporo-mandibolare è

una metodica in progressivo miglioramento6,7.Ad oggi, è considerata il gold standard

per la valutazione radiografica della maggior parte delle manifestazioni patologiche

dell’ATM e nella valutazione delle disfunzioni intracapsulari e muscolari. L’esame

RM permette, rispetto all’artrografia, la visualizzazione e identificazione di anomalie

a carico dei tessuti molli, dei tessuti duri e delle strutture periarticolari. Gli scanner

utilizzati si distinguono in base all’intensità del campo magnetico che va da 0,5 a 3

Tesla (T)8. Soprattutto i magneti ad alto campo (3T), ormai divenuti di uso

radiologico corrente, presentano il vantaggio di migliorare il rapporto segnale/rumore

ottenendo immagini a migliore risoluzione e qualità tecnica3. Il protocollo per la

Figura  1  Confronto  tra  i  dosaggi  di  radiazione  ambientale,  panoramica,  CBCT  

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valutazione dell’articolazione temporo-mandibolare in risonanza magnetica prevede

le acquisizioni standard dei piani sagittali obliquo e coronale obliquo, perpendicolari

e parallele all’asse lungo della testa del condilo, a bocca chiusa e aperta e in

condizioni statiche e dinamiche. Vengono utilizzate bobine dedicate per lo studio

dell’ATM di destra e di sinistra e l’acquisizione contemporanea delle immagini è di

grande vantaggio perché riduce i tempi di acquisizione9,10. Inoltre è noto che la

presenza di anomalie bilaterali sia visibile in più del 60% dei pazienti che presenta

dolore e disfunzione articolare come sintomi iniziali. Le immagini sagittali, ottenute a

bocca chiusa e aperta, servono a determinare la posizione del disco.

Il protocollo diagnostico si avvale anche della tecnica Risonanza Magnetica dinamica

che prevede l’acquisizione dell’immagine durante il movimento fisiologico di

apertura e chiusura della bocca, al fine di visualizzare la completa roto-traslazione

condilo meniscale. Ciò permette di acquisire informazioni sull’ampiezza del

movimento, comprendere le condizioni condilari quando sottoposte a stimolo

ripetuto, la dislocazione discale o la relazione condilo-meniscale in maniera naturale

(posizione dinamica del disco)11,12. Lo studio dinamico viene effettuato con tecnica

fast imaging steady state procession (FISSP) su singolo piano sagittale localizzato sul

centro della tesa del condilo. Ai soggetti viene chiesto di effettuare un movimento

volontario e continuo di apertura buccale massimale seguito da chiusura buccale

completa. Sulla base di studi che mettono a confronto le caratteristiche rilevate e la

risonanza magnetica con i dati chirurgici e autoptici, è possibile affermare che

l’accuratezza diagnostica, valutando le immagini coronali e sagittali, raggiunge il 90-

95%13.

L’imaging RMN ha un ruolo anche dopo il trattamento. Inizialmente lo scopo della

terapia è quello di eliminare la sintomatologia dolorosa e in secondo luogo

ripristinare la normale fisiologia in apertura e chiusura della bocca e prevenire la

progressione. Inoltre essa si presenta necessaria nel caso in cui la sintomatologia

algica persista nonostante i trattamenti. Anche dopo la terapia chirurgica la RM

risulta l’immagine migliore per valutare l’assetto anatomico articolare, le aderenze

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intrarticolari o periarticolari che seguono a discectomia e in casi di ispessimento

fibrosi capsulari laterali. Le anchilosi invece, richiedono una valutazione in

tomografia computerizzata poiché necessitano della valutazione delle porzioni ossee

a ricordare la complementarietà degli esami RM e TC.

L’esperienza della Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università

degli Studi di Milano ha portato ad analizzare con la RM non solo il distretto

articolare ma anche il massiccio facciale, ciò ha messo in evidenza problematiche

legate a disfunzioni muscolari o ossee come le atrofie della muscolatura masticatoria

e l’iperplasia coronoidea.

La risonanza magnetica è una tecnica che consente di produrre immagini del corpo

umano senza esporre il paziente a radiazioni ionizzanti. Essa è comunemente

utilizzata per lo studio dell’articolazione temporo-mandibolare ed è l’esame di

elezione nei casi in cui è necessaria una valutazione accurata dei tessuti molli

articolari, oppure nei casi in cui non è possibile eseguire un esame che implichi l’uso

di radiazioni ionizzanti. I principali limiti della risonanza magnetica sono i costi e la

difficile diffusione dei macchinari, tuttavia il maggior vantaggio nel suo utilizzo è la

suddetta caratteristica di assenza di radiazioni ionizzanti, particolarità che risulta

significativa in discipline come l’ortodonzia in cui la maggior parte dei pazienti è in

età di crescita. Grazie alla diffusione di scanner che utilizzano magneti ad alto campo

e all’impiego di software 3D sempre più sofisticati, la qualità delle immagini rende la

RMN affidabile anche per lo studio delle strutture scheletriche. In confronto alla

CBCT, la rappresentazione delle componenti ossee risulta sicuramente meno chiara

ma più ricca di informazioni3.

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Figura 2 RMN ad alto campo

4.DALLA CEFALOMETRIA 2D ALLA 3D

Verso la metà del 1900 furono pubblicati svariati lavori riguardanti la tecnica di

esecuzione in modo standardizzato di indagini radiografiche del cranio con basso

coefficiente di ingrandimento e in grado di evidenziare i tessuti molli cutanei. La

teleradiografia incominciò ad essere eseguita nella pratica clinica di routine e di

conseguenza furono sviluppati su di essa metodi di analisi cefalometrica che hanno

rappresentato il cardine dello sviluppo di questo campo fino ai nostri giorni3.

L’interpretazione delle misurazioni cefalometriche è resa particolarmente complessa

dall’entità delle anomalie scheletriche che alterano la posizione di alcuni reperi

anatomici, i quali non possono essere utilizzati come riferimenti assoluti per valutare

la posizione delle strutture anatomiche del cranio nell’analisi cefalometrica. Un

esempio rappresentativo è fornito dai punti anatomici che identificano la base

cranica: punto S (centro della sella turcica), punto N (nasion). Questi non possono

costituire un sistema di riferimento assoluto in quanto presentano ampia variabilità

individuale e sono interessati da meccanismi di crescita. Un'altra problematica è

l’interdipendenza delle misurazioni poiché alcune misure cefalometriche devono

essere poste in relazione con altre per poter essere interpretate correttamente. Ad

esempio, una post-rotazione della mandibola, associata ad una crescita in eccesso del

corpo della stessa, può mascherare l’alterazione sul piano sagittale in senso postero-

anteriore della classificazione del rapporto tra l’osso mascellare e la mandibola.

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Quindi la teleradiografia del cranio comporta delle grandi limitazioni dovute sia ad

errori di proiezione sia alle difficoltà di identificazione dei punti anatomici oggetto

di14.Gli errori di identificazione sono dovuti essenzialmente alla sovrapposizione

delle strutture controlaterali (per quanto concerne la proiezione latero-laterale) e alla

sovrapposizione di tutte le strutture craniali su di un unico piano (per quanto riguarda

la proiezione postero-anteriore)15.

In sintesi, le limitazioni principali della cefalometria tradizionale sono:

• La distorsione delle immagini in quanto si tratta di immagini proiettive

Durante la registrazione del radiogramma l’oggetto subisce un ingrandimento che

dipende dalla distanza tra il fuoco, l’oggetto e la pellicola. In più l’ingrandimento non

è sempre costante, infatti nelle radiografie latero-laterali le strutture più vicine alla

sorgente radiogena risultano di maggiori dimensioni rispetto alla pari struttura vicina

alla lastra. Una seconda problematica è data dal fatto che i fasci di raggi non sono

paralleli tra loro ma si proiettano a ventaglio dando luogo ad una distorsione delle

strutture anatomiche, eccezion fatta per quelle poste lungo il raggio centrale,

interessando sia le misurazioni angolari sia quelle lineari.

• Gli errori nel metodo di misurazione

L’introduzione dei sistemi cefalometrici computerizzati ha reso la raccolta dei dati

più veloce e meno complicata, fornendo meccanismi per il controllo degli errori che

sono determinati dagli strumenti manuali tradizionali. È stato dimostrato che

l’ampiezza dell’errore di misura dipende, oltre che dalla strumentazione utilizzata,

dalla prontezza e dall’allenamento dell’operatore e dalle sue condizioni di lavoro3.

• Gli errori nell’identificazione dei punti cefalometrici

Essi sono dovuti alla qualità dell’immagine radiografica (nitidezza, contrasto e

rumore), alla precisione della definizione dei punti e riproducibilità della

localizzazione degli stessi e alle sovrapposizioni tra strutture omologhe. A causa di

quest’ultima inconvenienza, le strutture anatomiche poste lungo un determinato

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raggio tra la fonte radiogena e la lastra, vengono visualizzate nella stessa area sul

radiogramma, rendendo così tediosa la loro individuazione non ottenendo

informazioni circa la terza dimensione.

• L’incapacità di visualizzare e analizzare il complesso cranio-facciale nelle tre

dimensioni contemporaneamente.

Per ovviare a ciò, è buona norma correlare la teleradiografia latero-laterale con quella

postero-anteriore per una visione più completa del complesso cranio-facciale.

Le radiografie proiettive forniscono una rappresentazione bidimensionale di strutture

tridimensionali del cranio potendo offrire per ogni proiezione soltanto la valutazione

di due dimensioni. Le nuove tecnologie tridimensionali e la sempre più elevata

capacità di calcolo dei computer ha portato l’operatore a una semplificazione e a una

standardizzazione delle procedure diagnostiche e cliniche. Al contrario di quelle

effettuate su radiografie proiettive, le misurazioni lineari e angolari rilevate sul 3D

diventano reali. Inoltre l’analisi dei volumi porta a valutare le sproporzioni con mezzi

più rappresentativi rispetto alle tradizionali lunghezze lineari valutate nella

cefalometria proiettiva. Tutto ciò porta ad una riduzione dei tempi, dei costi e degli

errori umani. Ogni repere cefalometrico non deve più essere indicato come un’entità

bidimensionale, ma come un insieme di valori nello spazio. Ulteriore punto di forza

è il reale concetto di simmetria delle ossa facciali, ossia la possibilità di valutare in

maniera precisa e puntuale la posizione e la morfologia di intere ossa nello spazio,

rispetto a un asse di simmetria virtuale e individuale per ogni paziente. Infine è

possibile calcolare il volume delle ossa, dei tessuti molli e degli spazi aerei1.

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Figura 3 Confronto tra proiezione bidimensionale e imaging tridimensionale

5.ANALISI CEFALOMETRICA TRAMITE CBCT

Nonostante i tracciati cefalometrici rivestano un’importanza fondamentale, la

presenza dei sopracitati limiti ha suscitato alcuni quesiti riguardo alla validità di tale

metodica. L’applicazione delle tecnologie digitali fornisce un nuovo impulso alle

tecniche cefalometriche, grazie alla diminuzione della dose radiogena e alla migliore

qualità delle immagini, portando inoltre ad una più semplice identificazione dei reperi

e ad un aumento dell’accuratezza d’analisi. L’introduzione della CBCT a basso

dosaggio, in ambito ortognatodontico, ha permesso di raggiungere tali obiettivi,

permettendo di effettuare una fedele e precisa analisi cefalometrica tridimensionale.

Essa offre l’opportunità di generare rendering volumetrici sui quali effettuare

misurazioni effettive e reali, sottoponendo i pazienti a esami meno invasivi e costosi

rispetto ad una TC tradizionale, oltre ad integrare una valutazione puramente

geometrica (angoli e misure lineari proiettive) con la ricostruzione volumetrica. Un

ulteriore vantaggio è rappresentato dalla possibilità di effettuare valutazioni su

grandezze reali e non prospettiche. Il confronto tra le misurazioni bidimensionali e

tridimensionali (su TC cone-beam) dimostra una sovrapponibilità delle misurazioni

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effettuate per alcune delle variabili considerate e una differenza sostanziale per altre.

In particolare, la sovrapponibilità si manifesta nelle misurazioni relative a punti

sagittali o paralleli al piano sagittale, mentre la discrepanza emerge nelle misurazioni

di angoli o segmenti non paralleli al suddetto piano. La spiegazione del fenomeno è

puramente geometrica, dal momento che si ha un’alterazione dovuta alla proiezione

di un segmento inclinato su una superficie bidimensionale, come avviene nelle

teleradiografie tradizionali del cranio. Quindi, le lunghezze bidimensionali,

rappresentando delle proiezioni sul piano sagittale mediano risultano sempre inferiori

a quelle ricavate nelle tre dimensioni.

Un protocollo cefalometrico tridimensionale risulta preciso ed affidabile almeno

quanto quelli utilizzati su radiografie bidimensionali, ma con ulteriori vantaggi. I

benefici sono in termini di tempo e di precisione poiché la localizzazione dei reperi,

nel sistema tridimensionale, consente di gestire un volume di informazioni

infinitamente superiore per ogni punto acquisito. Per questo motivo, è possibile

diminuire il numero di punti cefalometrici senza alcuna perdita di informazioni. Ogni

repere non deve essere più indicato come entità bidimensionale, bensì come un

insieme di valori nello spazio al di fuori dei quali il programma deve avvisare il

clinico. Dunque, la TC cone-beam è il metodo di elezione per la visualizzazione della

regione oro-maxillo-facciale, necessità per una corretta diagnosi e pianificazione del

trattamento in ortognatodonzia e in chirurgia maxillo-facciale.

Analisi cefalometrica tridimensionale della Scuola di Specializzazione in

Ortognatodonzia dell’Università degli Studi di Milano

L’analisi cefalometrica tridimensionale su CBCT attualmente utilizzata presso la

Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università degli Studi di Milano

è stata ricavata dall’analisi cefalometrica di E. Giannì prendendo in considerazione le

misurazioni ritenute più significative nelle proiezioni del cranio latero-laterali,

postero-anteriore e assiale. Essa prevede l’identificazione di 18 punti cefalometrici, a

differenza dei protocolli bidimensionali, che prevedono un numero di punti di gran

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lunga superiore, come ad esempio i 116 punti totali

della cefalometria secondo E. Giannì16.Mediante questi

punti è possibile ricavare 36 misurazioni di tipo lineare

ed angolare che forniscono informazioni relative alla

dimensione e alla posizione delle strutture craniche di

interesse ortognatodontico nei tre piano dello spazio.

Dei software dedicati, mediante i quali la cefalometria

viene eseguita, consentono la visualizzazione e la

rielaborazione di files in formato DICOM ottenuti dalle scansioni cone-beam. I punti

di repere vengono dapprima identificati nelle tre dimensioni e poi visualizzati ed

eventualmente riposizionati sul rendering volumetrico. Le misurazioni, lineari ed

angolari, impostate dagli Autori sull’apposito programma vengono automaticamente

calcolate dal computer che fornisce datasets di visualizzazione in formato di tabella. I

valori normali rappresentano i parametri attualmente considerati di riferimento

necessari a determinare e quantificare la sede e l’entità delle anomalie. Tali valori

sono stati ricavati effettuando l’analisi cefalometrica tridimensionale su un campione

di soggetti definiti normali. Lo studio è stato effettuato presso la Scuola di

Specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università degli Studi di Milano su un

campione di 70 soggetti in prima classe scheletrica, normodivergenti, a partire da un

archivio di circa 600 TC cone-beam. Il gruppo di pazienti in prima classe scheletrica

normoverti-bite è stato inizialmente selezionato in base alla cefalometria tradizionale

della Scuola di Milano e successivamente è stata eseguita la cefalometria

tridimensionale con lo scopo di identificare i range di valori, per ciascuna

misurazione, attribuibili ad un campione di pazienti cosiddetto normale. Per

l’esecuzione de tracciato è necessario definire un sistema di riferimento non

influenzato dalle variazioni di posizione dei punti cranici dovute alla crescita e alle

modificazioni indotte, per esempio, da un trattamento. La migliore soluzione in

termini di semplicità e precisione è rappresentata dalla scelta di un sistema di

Figura  4  Cefalometria  3D  secondo  la  Scuola  di  Milano  

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riferimento che prevede la definizione di 3 piani: sagittale mediano, coronale e

assiale. I piani sono stati creati partendo dai punti sella (S), nasion (N), e basion (Ba).

Innanzitutto viene identificato il piano sagittale mediano passante per i 3 punti S-N-

Ba. A questo punto viene fissato il piano orizzontale (piano assiale), passante per il

punto S e il punto N e perpendicolare al piano sagittale mediano. Infine, il piano

frontale (piano coronale, passante per il punto S e perpendicolare agli altri due piani.

In questo modo il punto S, intersezione dei tre piani, sarà il centro del sistema di

riferimento (punto 0, 0, 0). Posto il sistema di riferimento i reperi cefalometrici

possono essere individuati3.

6.RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE E

CEFALOMETRIA

L’introduzione della tecnologia 3 Tesla per l’acquisizione delle immagini mediante

risonanza magnetica nucleare ha permesso di allargare il campo di applicazione di

questa metodica, specialmente nella regione oro-facciale. La Scuola di Milano ha

effettuato uno studio preliminare con lo scopo di determinare l’accuratezza

diagnostica della risonanza magnetica nella valutazione cefalometrica tridimensionale

e di determinare la riproducibilità e l’accuratezza del protocollo cefalometrico ivi

utilizzato applicato alla risonanza magnetica, ponendo come riferimento la CBCT.

È stato selezionato un campione di 9 soggetti affetti da disturbi dell’articolazione

temporo-mandiboloare e quindi candidati all’esecuzione della RMN e della CBCT.

Sono quindi stati eseguiti i tracciati secondo il protocollo cefalometrico della Scuola

di Milano da due diversi operatori, sia su CBCT che su RMN, due volte per ciascun

paziente (allo scopo di validare la tecnica di misurazione intra- e inter-operatore).

L’analisi statistica dei dati ottenuti ha riportato che non vi erano differenze

statisticamente significative tra le misure ottenute tra i tracciati.

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Lo scopo di questo studio era determinare la validità della risonanza magnetica

nucleare come supporto per l’analisi tridimensionale delle strutture ossee. Si può

concludere che la risonanza può essere considerata uno strumento valido ai fini

dell’analisi cefalometrica dei pazienti ortodontici ed inoltre si tratta di una procedura

affidabile e ripetibile (test di Student non rileva differenze statisticamente

significative).

Figura 5 Confronto tra tracciato cefalometrico in CBCT e RMN

7.ULTERIORI APPLICAZIONI DELLA CBCT

Trattamento combinato ortodontico-chirurgico

Le tecnologie di imaging 3D hanno rivoluzionato la pianificazione degli interventi

combinato ortodontici-chirugici. L’uso del computer insieme a software dedicati ha

permesso di realizzare procedure veloci, precise e standardizzabili di pianificazioni

dei trattamenti.

La pianificazione virtuale richiede:

• Una TC cone-beam;

• Un’impronta eseguita con materiali di precisione;

• Una cera di masticazione;

• Una scansione digitale del modello;

• Un’interfacci digitale tra il modello e la TC cone-beam.

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Avvalendosi della pianificazione virtuale è possibile visualizzare gli obiettivi sia del

trattamento chirurgico sia di quello ortodontico e di ottenere modelli digitali.

L’impronta di precisione viene eseguita con polyvinyl silossano, materiale che

garantisce un’ottima definizione dei dettagli consentendo la colatura dei due modelli

in gesso. I due modelli così realizzati sono necessari per ottenere la ricostruzione

completa delle arcate e, mediante la tecnica di segmentazione alternata, la definizione

precisa e dei singoli elementi dentali. Ogni elemento dentario viene infatti

scannerizzato singolarmente garantendo una precisa riproduzione anche dei punti di

contatto interdentali. Per la scansione viene utilizzato uno scanner a luce strutturata

che cattura le immagini 3D e le processa grazie a un software che rielabora una

nuvola di punti da cui vengono generate le immagini 3D. Una nuvola di punti è un

insieme di vertici in un sistema tridimensionale di coordinate x, y, z destinati a essere

rappresentativi della superficie esterna di un oggetto.

Il modello digitale creato può essere interfacciato con la TC cone-beam fornendo

immagini ad altissima definizione sia delle strutture scheletriche sia di quelle dentali.

Le immagini degli elementi dentali ottenuti con la sola CBCT non sono infatti in

grado di fornire i dettagli necessari a produrre un modello adeguato agli usi

ortodontici. Per poter sovrapporre precisamente la scansione del modello alle

immagini ottenute con la cone-beam , è stata realizzata una specifica cera di

masticazione costituita da un morso in cera. La cera utilizzata è di tipo extra duro

fissata ad un arco di supporto su cui sono applicate tre sfere di un materiale radiopaco

a base di calcio. La cera viene rilevata in massima intercuspidazione e viene poi

indossata dal paziente durante l’esecuzione della TC cone-beam. In questo modo le

sfere di riferimento vengono visualizzate nelle immagini TC. E’ importante

sottolineare che lo spessore della cera non influenza in alcun modo la precisione della

CBCT.

I software per la rielaborazione delle immagini sono in grado di riconoscere la

presenza e la posizione delle sfere nella scansione TC e di combinarle con le aree

corrispondenti presenti nelle immagini ottenute con la scansione del modello. Questo

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metodo garantisce di ottenere una sovrapposizione tra le due scansioni con un errore

minore di 0,1 mm. Una volta raccolti tutti i dati necessari è possibile, grazie ai

software dedicati, eseguire diversi tipi di programmazione dell’intervento

ortodontico-chirurgico.

Successivamente all’avvenuta correzione chirurgica della posizione delle basi

scheletriche, è possibile creare un modello tridimensionale digitale della posizione

degli elementi dentari in base al risultato desiderato alla fine del trattamento. Le

strutture scheletriche (insieme alle arcate dentarie secondo l’allineamento del modello

finale) vengono riportate nella situazione iniziale prima della simulazione chirurgica

e in questo modo è possibile ottenere un modello che rappresenta gli obiettivi del

trattamento ortodontico pre-chirurgico. Su questo modello, infine, è possibile

realizzare, con l’aiuto della tecnologia CAD/CAM, un riferimento da utilizzare

progressivamente come guida nel corso di trattamento ortodontico pre-chirurgico. La

simulazione virtuale della chirurgia ha quindi due obiettivi: primo, quello di

verificare che gli spostamenti programmati siano effettivamente realizzabili; secondo,

ottenere una posizione delle arcate che sia in accordo con gli spostamenti chirurgici

in modo da poter costruire uno splint che verrà utilizzato durante l’intervento

chirurgico.

Attualmente, sono in fase di studio scanner intra-orali che migliorerebbero

ulteriormente le procedure, infatti la scansione diretta intra-orale delle arcate

consentirebbe di ottenere un modello digitale 3D senza bisogno di rilevare le

impronte di precisione e riducendo i tempi di realizzazione e soprattutto gli errori

intrinseci alle procedure manuali. Nonostante l’uso di questi software possa essere

complesso, queste nuove tecnologie offrono grande vantaggio di effettuare

trattamenti complessi ortodontici e chirurgici garantendo elevati standard di

precisione e alta qualità dei risultati.

Produzione di apparecchiature multi-bracket personalizzate

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Con la programmazione virtuale dei trattamenti ortodontico-chirurgico è possibile

innanzitutto disporre le basi ossee nella corretta posizione e, successivamente, grazie

ai software dedicati alla simulazione degli spostamenti dentari è possibile muovere

ciascun elemento dentario singolarmente. Il clinico può così ottenere la

visualizzazione completa tridimensionale delle posizioni degli elementi all’interno

della base ossea alveolare e simulare movimenti di tip, torque e di rotazione

realizzando un vero e proprio trattamento ortodontico virtuale. Per rendere la

visualizzazione degli spostamenti dentali desiderati immediata, è di grande aiuto la

sovrapposizione delle immagini del pre- e post-trattamento in diverse colorazioni. Si

crea così un modello digitale completo di tutti i dettagli utili al raggiungimento di

un’occlusione funzionale adeguata. La realizzazione di apparecchiature multi-bracket

personalizzate è resa possibile grazie alla tecnologia CAD/CAM, che consta di due

fasi: una di design (fase CAD) e una di produzione (fase CAM), che si realizzano

grazie computer che dialogano con macchine che realizzano il prodotto finale. I

macchinari utilizzati nella fase CAM possono lavorare per sottrazione di materiale,

fresatura; per aggiunta, stereolitografia; per modellazione di materiali compositi o

plastici; per sinterizzazione laser o fusione laser di materiali metallici. La porzione

del bracket in cui avviene la personalizzazione è la base, che viene designata e

personalizzata grazie ai software utilizzati nella fase CAD. nella determinazione del

design dei bracket è possibile distinguere tra personalizzazione parziale e completa.

La prima comporta la definizione della dimensione e della forma di ciascun attacco in

relazione alla superficie dell’elemento dentario interessato ma le caratteristiche e le

informazioni contenute nella porzione superiore dei bracket gemellari non vengono

programmate. La personalizzazione completa implica modificazioni addizionali

dell’angolazione tra la base e la parte gemellare dell’attacco portando alla creazione

di attacchi ideali realizzati nel rispetto dei parametri spaziali di ciascun elemento in

relazione alle caratteristiche specifiche di ciascuna malocclusione.

Una volte terminata la fase di design gli attacchi sono pronti per essere realizzati con

i macchinari di precisione specifici della fase CAM. Il progresso tecnologico della

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metodica CAD/CAM appena descritta si avvale del digitale e della produzione

computerizzata automatizzata. I vantaggi principali circa l’uso di questa metodica

sono il miglior controllo del processo di produzione con una significativa riduzione

dell’errore operatore-dipendente e la possibilità di utilizzare materiali sofisticati come

il titanio grado 5, altrimenti non utilizzabili con le metodiche di produzione

tradizionali1.

8.CONCLUSIONI

La recente introduzione della Cone-Beam Computered Tomography (CBCT) e la

diffusione di software utilizzati per la rielaborazione delle immagini radiografiche

hanno permesso l’applicazione di questa nuova tecnologia in diversi campi

dell’odontoiatria, tra cui l’ortodonzia. La diagnosi in quest’ultima disciplina ha come

obiettivo l’identificazione di alterazioni scheletriche e funzionali del complesso

maxillo-facciale. Nell’insieme della valutazione diagnostica gnato-ortopedica e

ortodontica la cefalometria ha acquisito oggi un’importanza scientifica e pratica tale

da essere considerata un mezzo di complemento di indagine indispensabile

soprattutto per l’obiettivazione dell’aspetto dinamico dell’accrescimento del paziente.

Infatti il problema gnato-ortopedico acquisisce valore solamente se considerato nel

contesto del periodo di crescita scheletrica. Nella pratica routinaria vengono utilizzate

a questo fine le immagini radiografiche tradizionali rappresentate da:

ortopantomografia, teleradiografia del cranio in proiezione latero-laterale, postero-

anteriore e assiale. Date le limitazioni legate alla rappresentazione bidimensionale di

strutture e dismorfosi sviluppate nelle tre dimensioni dello spazio è nata la necessità

di un’immagine che rendesse possibile la visualizzazione tridimensionale.

La CBCT, oltre ad offrire la possibilità di eseguire tracciati cefalometrici in maniera

più semplice, precisa, affidabile e veloce consente anche il suo utilizzo come

strumento di rendering volumetrico, utile in caso di trattamento combinato

ortodontico-chirurgico. In questo contesto, avvalendosi della pianificazione virtuale è

possibile visualizzare gli obiettivi del trattamento chirurgico, di quello ortodontico e

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di realizzare modelli digitali. Questi ultimi sono necessari per ottenere la

ricostruzione completa delle arcate. Con la programmazione virtuale dei trattamenti

ortodontico-chirurgico è possibile in primis disporre le basi ossee nella corretta

posizione e in seguito muovere ciascun elemento dentario singolarmente. La

tecnologia CAD/CAM permette la realizzazione di apparecchiature multi-bracket

personalizzate.

Infine, negli ultimi anni sono stati condotti studi sulla risonanza magnetica nucleare,

comunemente utilizzata per lo studio dell’articolazione temporo-mandibolare e dei

tessuti molli peri-articolari. La tecnologia 3Tesla ha permesso di allargare il suo

campo di applicazione alla regione oro-facciale nella sua interezza. Dai risultati dello

studio riportato si evince che tale metodologia tridimensionale può essere considerata

uno strumento di supplemento valido ai fini dell’analisi cefalometrica condotta con

CBCT.

9.BIBLIOGRAFIA

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