occhio all'arte (maggio 2016)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 94 maggio 2016 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: Correggio e Parmigianino n occhio al libro: Social Mum www.artemediterranea.org n in mostra: Omaggio a Gallieno Ferri n in mostra: Il Simbolismo. Arte in Europa, dalla Belle Epoque alla grande Guerra Galileo Chini, “La Primavera classica”

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Rivista culturale (arte, cinema, letteratura, fotografia, architettura, fumetto, illustrazione, eventi culturali, musica)

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Page 1: Occhio all'Arte (maggio 2016)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 94 maggio 2016

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: Correggio e Parmigianino

nocchio al libro: Social Mum

www.artemediterranea.org

nin mostra: Omaggio a Gallieno Ferri

nin mostra:Il Simbolismo. Arte in Europa, dalla Belle Epoque alla grande Guerra

Galileo Chini, “La Primavera classica”

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Stefania Servillo

CollaboratoriLuigia Piacentini,Patrizia Vaccaro,

Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Giulia Gabiati,

Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi, Marilena Parrino, Nicola Fasciano,

Maria Centamore, Giuseppe ChitarriniTiziano Anderlini

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario

Fate la Musica, non fate la guerraIl Simbolismo. Arte in Europa, dalla Belle Epoque alla grande

GuerraAaVv (a cura di Vanni Codeluppi)

Alien: Resurrection Correggio e Parmigianino

Social Mum“Il complotto dell’arte”

Omaggio a Gallieno Ferri Se Picasso avesse disegnato fumetti

“Siamo tutti gay”Le bellezze inaccessibili

sul filo di china

n

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 347.1748542

Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

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dedicato anFate la Musica, non fate la guerraPedro Reyes e il suo appello per un mondo senza armi di Giulia Gabiati

È da poco terminata la mostra di Pedro Reyes intitolata “Disarm”, che dal l ’11 novembre al 28 Marzo è stata al lestita al museo MAXXI

di Roma e che ha suscitato stupore ed entusiasmo per la sua original ità. L’esposizione è solo una tappa di un progetto più ampio, cominciato nel 2008 con “Palas por pistolas” iniziato nel la città di Cul ican, nel Messico occidentale, che ogni anno vede numerose morti per colpi da arma da fuoco. I giardini botanici del posto proposero al l ’art ista plastico Pedro Reyes, le cui opere hanno da sempre un elevata valenza sociale, mirate al raggiungimento di una maggiore consapevolezza circa temi come lo svi luppo e l ’educazione, di creare qualcosa di innovativo. Da questi presupposti si pensò bene di organizzare una campagna per la raccolta di armi, donate volontariamente dai cittadini. Ne furono raccolte in tutto 1527 e distrutte pubblicamente. I loro pezzi furono fusi e mescolati e da questi se ne ricavò lo stesso numero di pale, che, in seguito distr ibuite in ist ituti d’arte e scuole pubbliche, furono uti l izzate per piantare altrettanti 1527 alberi. “Questo rituale ha avuto uno scopo pedagogico, quel lo di mostrare come uno strumento di morte potesse diventare fonte di vita”, così si pronunciò l ’art ista in un’ intervista. Successivamente nel 2012 nuove idee per la pace arrivano con “Imagine”, quando da una nuova pubblica distruzione di 6700 armi nel la Ciudad Juarez, questa volta confiscate ad organizzazioni criminal i, i l materiale raccolto, tagl iato in parti e reso innocuo, fu trasformato in 50 strumenti musical i . “Un gruppo di sei musicist i hanno lavorato spal la a spal la per due sett imane trasformando questi strumenti di morte....

l ’obiett ivo non è stato faci le da raggiungere, ma al la f ine sono riuscit i ad estrapolare i l suono, dal le percussioni agl i strumenti a f iato, e ancora al le corde. È diff ic i le da spiegare, ma la trasformazione fu più che f isica. È importante considerare che molte vite furono strappate via da queste armi; e come una sorta di esorcismo la musica suonata ha l iberato i demoni intrappolati in esse, come fosse un requiem per le vite perdute”.E nel 2013 con “Disarm”, l ’ult imo step di questo ambizioso progetto, arriva una seconda generazione di otto strumenti, costruit i con le r imanenti armi raccolte dal l ’esercito messicano. Questa seconda serie, fu creata in col laborazione con un team di musicist i e Cocolab, un media studio di Città del Mexico. Queste macchine, veri e propri strumenti meccanici, sono programmabil i da un computer ed in grado di r iprodurre musica e concerti previamente composti. Le varie parti di queste opere sono chiaramente riconoscibi l i , alcune sono pistole,fuci l i , ed ogni dettagl io contribuisce a variare i l suono e le sue vibrazioni. Con questa originale orchestra di strumenti i l messaggio arriva forte e chiaro e la sua musica, in quanto l inguaggio universale, r iesce a racchiudere un appel lo a tutt i i cittadini del mondo, aff inchè i l commercio di armi che da anni è la causa di terribi l i incidenti, venga control lato e regolarizzato. “Nel l ’ ult imo secolo sono stati organizzati movimenti per la tutela dei dir itt i degli omosessuali, dei dir itt i di genere, contro i l razzismo e a favore del lo svi luppo, ma ancora dobbiamo esprimente i l nostro desiderio di un mondo senza armi”.

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Il Simbolismo. Arte in Europa, dalla Belle Epoque alla grande GuerraMilano, Palazzo Reale di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Un albero secco, cristallizzato, magico, perché racchiude un essere vivente, come il cespuglio di Polidoro; una vasta landa alpina, dall’atmosfera rarefatta e spettrale. Rami che

sembrano strappare i capelli di una donna, il cui corpo ripete la forma altrettanto contorta dell’albero, mentre un neonato le succhia il seno. Sullo sfondo, oltre il gelido paesaggio innevato, una foresta di alberi scheletriti accentua il senso di solitudine e di mistero. Il dipinto di Segantini “Le cattive madri”, fin qui descritto, perfetto nell’equilibrio delle proporzioni, cromaticamente suggestivo per le pennellate a lunghi filamenti di colore, ambiguo nel significato, è una chiara testimonianza del fatto che il pittore italiano, di matrice realista, avesse abbracciato la poetica simbolista. Il mistero, appunto, il sogno, l’enigma, il mito, la sublimazione dello spirito e, quindi, la scoperta dell’inconscio, una nuova percezione della natura, il ritorno ai temi eterni del vivere quotidiano: la vita, l’amore, la morte, il correre delle stagioni, delle ore del giorno, le funzioni religiose, sono i grandi temi dell’arte simbolista, cui la città di Milano dedica una mostra fino al 5 giugno 2016. Il particolare allestimento che mette, per la prima volta, a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri, occupa ventiquattro sale, site al piano nobile del Palazzo Reale, è reso raffinato e seducente dal continuo alternarsi di luci e ombre, dalla scelta di collocare, al centro degli ambienti, divanetti rotondi, di velluto, dello stesso colore delle pareti, dal sottofondo poetico dovuto omaggio al poeta Baudelaire, che accompagna il visitatore tra le immagini sognanti e metaforiche delle opere in mostra. I soggetti effigiati sono tanti, ma la grande protagonista è la donna, ammaliatrice, angelo, strega, sirena, musa, fata, valchiria, sfinge, ghepardo. Emblematico simbolo di Eros e Thanatos. Guarda lontano, oltre il reale, oltre il tangibile, verso il mistero e l’ambiguità dell’umana esistenza, la lussuriosa sfinge, donna-ghepardo dai fulvi capelli, mentre accarezza un giovane Edipo, androgino nei lineamenti del volto, triste e rassegnato nei grandi occhi color nocciola: ”Carezze (L’arte) ” 1896, olio su tela, del pittore belga Fernand Khnopff. Segantini, “Le cattive madri, 1894

Coutois, “Orfeo “, 1875

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Il Simbolismo. Arte in Europa, dalla Belle Epoque alla grande GuerraMilano, Palazzo Reale

in mostran

Ancora una chioma fulva, anche se fluente, fluttuante; ancora una figura mitologica e una duplice natura nella splendida creatura marina che affiora dall’acqua: amabile ninfa e crudele incantatrice. E’ una sirena, appunto, quella che Aristide Sartorio ha dipinto nel suo capolavoro ”Sirena”, mentre si abbandona a un’onda verde che sembra cullarla; candida, morbida, sensuale, forse sul punto di donarsi al giovane, dal corpo scultoreo, che ci dà le spalle e che, a sua volta, si lascia condurre da un mare misterioso come la fanciulla che l’ha ammaliato.Una donna-farfalla, la mitica marchesa Casati, donne discinte all’interno di una fiamma, mistero, magia nel disegno di due metri di Alberto Martini, “Autoritratto” del 1911. Con gli occhi fissi sullo spettatore, con uno sguardo magnetico, da illusionista, da mago, l’artista si ritrae mentre “crea” immagini fantasiose, bizzarre, evocative; sullo sfondo, una tenda invita ad andare oltre, a immergersi in un paesaggio lunare reso simbolico dal luccichio di una gondola. Venezia, la città lagunare resa ancor più magnifica dalla presenza dell’eclettica e stravagante marchesa Casati. Kienerk, “La giovinezza”, 1902

Sartorio, “Sirena“, 1893

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occhio al libron

di Giuseppe Chitarrini

O gni civi l tà, da quel le arcaiche a quel le classiche, dal l ’ ancìen regime al la contemporaneità, dal Medio evo al Rinascimento, ha avuto

i suoi mostr i e lo stesso termine ‘Mostro’ der iva dal l ’ant ico lat ino ‘Monstrum’, che sta a s ignif icare un apparire del la cosa prodigiosa, l ’evento terr ib i le e straordinar io, che fa comparire una cosa irreale e incredibi le (Cfr. p. 7): un Altro radicalmente e totalmente diverso da noi, ta le da incudere, ol tre ad alter i tà e al ienità, anche terrore ed orrore. Da Pol i femo al la Medusa, dal Satana medioevale a Dracula, Frankstein e i l Golem praghese, l ’Homunculus di Goethe al L icantropo metropol i tano, la Mummia, Godzi l la, Hyde, gl i Zombi e i l Joker di Gotham City ecc. Nei tempi andat i i l Mostro nel l ’ immaginar io mit ico era c ircondato da un’aura sacrale: s i trattava di semidei, appartenent i a st i rpi e lette ecc., adesso i l Mostro s i è la ic izzato, è diventato un Mito a ‘bassa intensità ’(Cfr i l cap. di G. Ortoleva “Twi l ight”, da p. 98 a p. 116), e, perdendo la sua numinosa eccezional i tà e sacral i tà, s i è di fferenziato e molt ip l icato trovando incarnazioni a seconda del le diverse ‘culture del la razional i tà, oggi v igent i . Frankstein e l ’Homunculus sono rappresentazioni prodotte dal le società del la pr ima modernità, div ise fra quel le che erano le istanze del romantic ismo da un lato e i l raz ional ismo tardo i l luminist ico e posit iv ist ico dal l ’a l tro. Dracula di Stoker passa da una realtà arcaica e arretrata a una dimensione metropol i tana e moderna, già abitata da f igure come mister Hyde o Fantomas. Altr i mostr i (penso a Godzi l la o King Kong) sono coevi e r ispecchiano i l compimento del la piena massi f icazione del le società contemporanee occidental i ; così come gl i Zombi ne rappresentano la ser ia l i tà (anche da dopo- mort i non possono fare a meno di espr imere tutta la loro standardizzazione e omologazione); a di fferenza di Twi l ight che muovendosi nel la post-modernità c i i l lustra la v i ta di un post-vampiro, una c i taz ione manier izzata e addomest icata di Dracula e di Carmi l la (Le Fanu). Senza andare tanto indietro basta pensare ai Mostr i

baroccheggiant i e manier ist ic i , t ip ic i dei giardini del le coort i tardo-r inascimental i : una per tutt i Vi l la Orsini , la v i l la dei Mostr i d i Bomarzo (Vt); e poi a Dracula ‘uomo del la fol la ’ londinese insieme al f laneurismo di Jeki l l , a l la sof ist icata tecnologia di Al ien o di ET. C’è chi vede in Dracula anche l ’ incarnarsi , vorace, del capital ismo di rendita e f inanziar io, in Frankstein una pervers ione edipica trasf igurata nel fecondo immaginar io col lett ivo (cfr. p. 10 e sgg.), un bisogno di uscire, trasgredire i conf ini del la ‘gabbia

d’accia io ’ del dis incanto e del la massi f icazione. Twi l ight l ’esorcizzazione -t ip ica del la nostra modernità- del la morte attraverso i l perpetuarsi , o l tre i l conf ine vi ta le, del la socia l i tà adolescenziale e consumist ica. Insomma i Mostri, grazie alle nuove forme tecnologiche, artistico-comunicat ive ed espressive, al lo ‘special izzars i ’ del la fruiz ione e del l ’ immaginar io col lett ivo, occupano uno spazio importante nel la nostra società e nel la nostra cultura che essi r ispecchiano in forma simbol ica e metafor ica..Un testo curato da V. Codeluppi, sociologo, docente presso i l Dip. di Comunicazione del l ’Univ. di Modena, che ha raccolto alcuni test i d i studiosi in campo sociologico e letterar io: Alberto Abruzzese del l ’Univ. ‘La Sapienza’ di Roma, che anal izza Frankstein, Joker e Tarzan (mostro anche quest ’u l t imo, nonostante la sua selvaggia solar i tà e la bel lezza f is ica (cfr. p. 46) evoluzione

esot icamente hol l iwoodiana del l ’ottocentesco e post-darwiniano uomo-scimmia) (E. Sue, E. Al lan Poe). E al tr i : G. Canova che c i ha i l lustrato la mostruosa e inquietante densità tecnologica coadiuvata da sapient i e lunghi piani sequenza di Al ien; G. Ferraro che ha documentato l ’evoluzione del la f igura di Dracula, l ’or ig inar io King-Kong degl i anni ‘30 e i l r i fac imento del 2004, G. Ortoleva che, inf ine, c i ha par lato di Twi l ight e degl i Zombi.“Mostr i . Dracula, King Kong, Al ien, Twi l ight e al tre f igure del l ’ immaginar io”, F. Angel i edit ., Mi lano 2014 (pp 121 Euro 16,00)

AaVv (a cura di Vanni Codeluppi)“Mostri. Dracula, King Kong, Alien, Twilight e altre figure dell’immaginario”

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occhio al cinemanAlien: Resurrection Il film più controverso della saga

Conosciuto in Italia con il sottotitolo “La clonazione”, il quarto capitolo della saga horror-sci-fi più famosa è sicuramente stato il più bistrattato e snobbato da

critica e pubblico (anche se forse Promethues è riuscito dopo 15 anni a soffiargli il primato).Probabilmente questo scarso successo è dovuto a fattori diversi dalla semplice mediocrità o piattezza imputate alla trama, anche perché, bisogna riconoscerlo, un giudizio del genere potrebbe scaturire solo da una visione poco attenta o non inserita nel contesto dell’intera serie: il pubblico americano, forse, non è riuscito a metabolizzare un forte cambiamento di registro dovuto all’influenza di Jean-Pierre Jeunet, regista francese molto diverso da Ridley Scott o James Cameron, che impostarono i primi due capitoli in un’altra epoca e con tendenze diverse rispetto ad uno degli esponenti di un cinema europeo postmoderno, che trova la massima realizzazione nel grottesco, come dimostrano i suoi precedenti film (Delicatessen e La città perduta), abbastanza utili in vista di un confronto che rende più comprensibili scelte registiche altrimenti incomprensibili per lo spettatore medio.Jeunet prima di tutto lavora con i personaggi e gli attori (tra i quali Perlman e Pinon, reduci da altre collaborazioni con il regista e davvero in sintonia con i rispettivi ruoli, e

una Sigourney Weaver che completa un poker interpretativo donandoci un’ulteriore versione di Ripley, senza ombra di dubbio la più inquietante dell’intera saga), ma riesce anche a gestire alla perfezione macchina da presa e montaggio, creando un pacing equilibrato che non lascia mai cadere la tensione; anzi, così facendo porta la narrazione ad impennate inaspettate che spiazzano ancora di più lo spettatore, grazie anche alla sceneggiatura di Joss Whedon che apporta ad alcune scene una carica orrorifica e perturbante che non si vedeva dalla prima pellicola, complice anche un comparto di effetti speciali e make-up capace di creare creature che rimarranno impresse, aldilà del gradimento del film.Si potrebbe criticare a Jeunet di aver messo troppa carne al fuoco o di non aver colto lo spirito originale delle avventure di Ellen Ripley, ma non si può assolutamente condannare per aver provato a dare un tocco personale e diverso al quarto capitolo, che rischiava altrimenti di essere, dopo Alien 3, un’altra riproposizione insipida e poco coraggiosa di una saga che permette invece di variare e sfruttare l’ampio immaginario fantascientifo e horror, che lo stesso Alien ha contribuito a creare.

VOTO: 8

di Valerio Lucantonio

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Correggio e Parmigianino Parma in mostra tra il sacro e il profano di Maria Chiara Lorenti

Parmigianino, “Antea”

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in mostran

Una fanciulla di rara bellezza, ritratta a figura intera, quasi, il corpo elegante, ben vestito, una mano indica il ventre, giocherellando con la lunga catena d’oro, mentre l’altra, guantata, sembra

accarezzare la testa della martora che pare volerla mordere, ma non può, perchè è una pelliccia che le avvolge la spalla. Tutto ciò coglie l’occhio, ma è il viso, quel volto di giovine donna che attrae e cattura completamente l’attenzione. Lo sguardo fisso davanti a se non guarda l’astante, ma è perso nei propri pensieri, le labbra son chiuse, serrate per non proferire parola, un leggero rossore le tinge le gote, le piccole orecchie, ben disegnate, sono adornate da lunghi orecchini pendenti che sembrano voler sottolineare la curva del collo, i capelli castani, raccolti dietro la nuca, sono impreziositi da monili aurei. Antea è il suo nome, ed è lei che saluta il visitatore che lascia la mostra “Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento”, allestita alle Scuderie del Quirinale. Il suo ritratto, dipinto da Francesco Mazzola detto il Parmigianino nell’ultimo decennio della sua breve vita, domina lo spazio e non può non farsi notare anche quando, saliti al piano superiore, con un colpo d’occhio si abbraccia tutto lo spazio espositivo, una infilata di sale che termina con una parete chiusa, ove troneggia, da solo per non toglierle parte dell’attenzione e dell’importanza, il più bel ritratto della mostra, tra i più misteriosi del cinquecento.Ed è proprio questo il secolo che vede tra i suoi protagonisti il Correggio e il Parmigianino, e sono loro che resero Parma, fino allora sconosciuta in campo artistico, degna di menzione. In un triangolo di città d’arte, come Venezia, Firenze e Roma, anche Parma si era ritagliata un suo spazio.Questa esposizione, in visione fino al 26 giugno, pone l’accento sulla rilevanza che questi due pittori ebbero sugli artisti della loro area geografica. Curata dal professor David Ekserdjian, la mostra non poteva avere miglior mentore, in quanto l’esperto sono trentacinque anni che

studia la Scuola di Parma, ed ha pubblicato numerose monografie sui suoi illustri e celeberrimi maestri. Non per niente chi andrà a guardare le opere presentate, si ritroverà ad osservare il compendio dell’arte di questa città emiliana, soggetti sacri, o mitologici, ritratti virili e di bellissime donne, mirabili disegni che evidenziano le peculiarità con cui si approcciavano ai soggetti, l’uno, il Correggio, più propenso alla finalità del dipinto, mentre l’altro, il Parmigianino, dedicato completamente allo studio grafico del tratto.Ma di contorno a queste opere, per meglio comprenderle, altre di artisti minori, seguaci di una scuola di cui loro sono i capostipiti, Giorgio Gandini del Grano, Francesco Maria Rondani, Girolamo Mazzola Bedoli e Michelangelo Anselmi tra oli e disegni accompagnano questa mostra arricchendola di riferimenti atti a meglio comprenderla. Naturalmente le tele dei due protagonisti hanno un pathos diverso, un carattere psicologico più accentuato, più profondo, basta porsi dinanzi a “Noli me tangere”, di Antonio Allegri detto il Correggio, per rendersene conto, dove l’eloquenza espressiva e il magnetismo pittorico si esprimono anche attraverso la composizione del dipinto e non solo per l’intensità dei volti, una luce mistica illumina il paesaggio posto in ombra, il Cristo si sofferma sul ciglio della via e così apostrofa Maria Maddalena. Mentre lo stupore del viso è indice del non riconoscimento di Gesù, scambiato dalla donna per un giardiniere, pur non essendo vestito come tale, ne ha il cappello e gli attrezzi tipici, invece le vesti gialle ed i biondi capelli sciolti, indicano lei come prostituta, Due grandi, che si sono riconosciuti e che hanno influenzato l’arte di quel periodo, qui in un confronto effettivo che li contrappone, non ci sono vinti, né vincitori e noi ci allontaniamo dalla mostra con ancora negli occhi e nella mente il volto enigmatico di Antea.

Correggio, “Venere con Mercurio e Cupido (Educazione di Amore)”

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di Martina Tedeschi

occhio al libron

T utt i noi r icordiamo gl i anni del l ’adolescenza come uno dei per iodi migl ior i del la nostra vi ta. La spensieratezza, i l b isogno di evadere,

la r ibel l ione e la vogl ia di fare tutto c iò che passava per la testa s i susseguivano a r ipet iz ione in un loop di emozioni ugual i e contrar ie, che r iempivano le nostre intere giornate. Tutta quel la splendida energia del l ’essere nel f iore del la giovinezza… sì , senza dimenticare, poi, gl i sbalz i ormonal i e le pr ime delusioni d ’amore. Anni bel l iss imi sui qual i ora, con gl i amici davant i ad un caffè, s i fanno due sane r isate. Ci s iamo mai chiest i , però, come i nostr i genitor i hanno vissuto quegl i stessi anni? No, non la loro adolescenza, intendiamoci, bensì la nostra. Vi sembra una domanda strana? Perché mai un per iodo così bel lo ed importante per noi dovrebbe esser stato vissuto in maniera tanto diversa dai nostr i genitor i? Magari qualcuno se l ’è chiesto. E se vi dicessi che i nostr i “anni d ’oro” sono stat i per la loro la più dura del le pene infernal i , c i credereste? Sì? No? Ok, stop! Part iamo dal pr incipio.Tutto nasce da una pagina facebook creata da Giul ia, una mamma di una f ig l ia adolescente che aveva bisogno di uno spazio tutto suo per raccontare quel l i che per le i erano, e sono tutt ’ora, i “disagi adolescenzial i” del la sua quattordicenne. Tra uno sfogo ed un altro, trovava comprensione dai suoi pr imi fol lowers, che espr imevano a suon di commenti e messaggi pr ivat i le sue stesse perplessi tà in mater ia “f ig l i adolescent i”. Nel giro di qualche mese i l numero dei seguaci del la pagina cresce notevolmente e la cara Giul ia s i r i trova non solo con un gran numero di fan, che la sost iene in quel disagio, ma anche con

l ’ idea f issa nel la testa di “scr iverc i un l ibro”. È così che nasce “Social Mum”, i l prodotto di questa idea f i rmato Giul ia La Face. Ecco, ora possiamo tornare al nostro punto in iz ia le: s iete cur iosi di conoscere l ’a l tra faccia del la medagl ia, i l lato oscuro di ogni adolescenza? Bene, se la r isposta è s ì , “Social Mum” sarà i l vostro manuale d’ istruzioni nel caso

s iate genitor i d i un f ig l io adolescente, in cerca di sostegno, o la vostra lettura comico-r ivelator ia nel caso s iate dei giovani dotat i d i sana ironia, pront i a r iconoscersi tra le pagine del l ibro. Fresco di stampa dal la casa editr ice Graphofeel di Roma, i l testo in quest ione, s i presenta come una vera e propria raccolta degl i episodi più bel l i e s ignif icat iv i realmente accadut i in casa La Face, dove, ol tre al disagio e al “caos pr imordiale”, regna Lei, sua f ig l ia, L’Adolescente per eccel lenza, sempre al passo con le ult ime mode e al pr imo posto in tutt i i socia l . Con un’ i ronia sorprendente, la mamma-autr ice al le pr ime armi, r iesce a fars i strada nel lungo e buio tunnel (apparentemente senza uscita) del l ’adolescenza, nel quale s i a l ternano quot idianamente cr is i

ormonal i , sbalz i d ’umore, brevi fughe da casa, attacchi d ’ i ra ed improvvis i b isogni d ’affetto, seguit i da altrettanto improvvis i ed inaspettat i momenti di pace; i l tutto condito con una giusta dose di sensibi l i tà, che lascia cogl iere la profonda del icatezza di base con la quale viene affrontata ogni s i tuazione. Insomma, che s iate giovani o già genitor i in di ff icol tà poco importa, “Social Mum” è la novità est iva che vi farà esplodere i l sorr iso al l ’ improvviso e sarà disponibi le al pubbl ico di lettor i dal 6 maggio. Cosa aspettate?!

Social MumIn anteprima, il nuovo titolo targato Graphofeel edizioni

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occhio al libron“Il complotto dell’arte” di Jean Baudrillard di Giuseppe Chitarrini

L’ autore famoso soc io logo, f i losofo e c r i t i co d ’a r te f rancese, scomparso ne l 2007, s i è occupato con i suo i s tud i de l le conseguenze

e de l le t ras formaz ion i che la modern i tà avanzata ha determinato ne l mondo de l l ’ a r te , in re laz ione soprat tu t to a l l ’ espanders i de i consumi e de l la cos tante , progress iva acqu is i z ione d i sovran i tà da par te de i mercat i g loba l i zzat i .In questo tes to, che è la racco l ta d i se i sagg i pubb l i ca t i come ar t i co l i su “L iberat ion” neg l i ann i 1994, 95, 96, torna ad occupars i d i queste temat iche o f f rendo u l te r io r i approfond iment i e u l te r io r i e lement i d i r i f l ess ione, facendo par t i co la re r i fe r imento a i meccan ismi de l la v i r tua l i tà , de l l ’ i r rea l tà e de-mater ia l i zzaz ione che hanno invest i to le re laz ion i umane e in par t i co la re que l la che s i s tab i l i sce f ra produz ione e comunicaz ione- f ru i z ione de l l ’ a r te . I l s imbo lo che è i l ve ico lo, i l l egame d i questa re laz ione è ormai r idot to a s imu lacro e a mero segno. I l sagg io “ I l complot to de l l ’ a r te”, che dà i l t i to lo a questa p icco la anto log ia , e che venne pubb l i ca to su “L iberat ion” ne l 1996, è d ivenuto po i , nonostante lo scanda lo che procurò a l la sua usc i ta neg l i ambient i a r t i s t i c i , un parad igma concettua le (Cf r. la post faz ione d i S i l vère Lat r inger p. 73) de l l ’ es te t i ca e de l la c r i t i ca de l l ’ a r te contemporanea, propr io perché poneva l ’ accento su questo sdopp iars i de l l ’ a r te contemporanea, i l suo passare da l s imbo lo a l segno, da l la espress iv i tà c reat iva a l la semiot i ca , una forma d i bana l i zzaz ione e ind i f fe renz iaz ione ( r iguardante soprat tu t to l ’ a r te f igurat iva-v i sua le , c f r. pp. 18, 19) che va ben a l d i là de l la cos iddetta ‘ perd i ta de l l ’ aura ’ d i benjamin iana memor ia (Cf r.

p. 19) . L’a r te s i r iduce cos ì a k i t ch , a seduz ione p iù o meno pubb l i c i ta r ia , a esper ienza tecno log ico-v i r tua le-comunicat iva , sempre p iù v i c ino a l le forme comunicat ive de l la TV (Cfr. pp. 13 e 14) . Ormai per Baudr i l l a rd , “ l ’ a r te è una re t rospett iva

in f in i ta d i c iò che c i ha precedut i . E ’ c iò è vero in po l i t i ca , ne l la mora le…Ci taz ion i , s imu laz ion i , r iappropr iaz ion i…l ’a r te a t tua le s i l im i ta a r iappropr ia rs i , in modo p iù o meno lud ico, p iù o meno k i t sch d i tu t te le forme e le opere de l passato v ic ino e lontano”(p.11) .I l punto d i non r i to rno d i questo processo, in i z ia to probab i lmente con le avanguard ie , è Andy Warho l , o meg l io le u l t ime opere d i Warho l de l la metà deg l i ann i ’ 80 , che a l t ro non erano che c i taz ion i , r ip ropos iz ion i de l le sue s tesse opere deg l i ann i 60 , quando, pur ne l la lo ro prosa ic i tà pop, ta l i opere rappresentavano comunque una nov i tà e avevano un re t ro gusto c r i t i co de l l ’ a f fe rmars i (ne i sessanta) de l consumismo p iù s f renato e d i massa. Con le sue opere deg l i ann i ’ 80 l ’ a r t i s ta s ta tun i tense fa d i sé s tesso un fe t i cc io, consacra la c i taz ione p iù bana le e super f i c ia le e i l narc i s i smo p iù man ipo la t ivo, p iù vuoto e p iù sedutt ivo-man ipo la t ivo.Baudr i l l a rd non vuo le sentenz ia re la ce leber r ima ‘mor te de l l ’ a r te ’, come

hanno fa t to mol t i p r ima d i lu i , vuo le , bens ì , da soc io logo e da c r i t i co d ’a r te descr ivere come quest ’u l t ima abb ia perso l ’ aura e l ’o r ig ina l i tà , come essa “non abb ia p iù i l monopo l io de l sub l ime e de l va lore t rascendente”(p. 56) , non s ia p iù l ’ espress ione p iù a l ta e leg i t t ima de l la espress ione c reat iva de l l ’uomo.Jean Baudr i l l a rd , “ I l complot to de l l ’ a r te” SE, M i lano 2013, pp. 84; Euro 12,00

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di Valerio Lucantonio

Omaggio a Gallieno Ferri Il disegnatore di Zagor, morto a Genova il 2 aprile a 87 anni

in memorian

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di Cristina Simoncini

curiosARTn

Non abbiate paura, Wonder Bro‘ è qui!Autoproclamatosi “ninja”, “modello di biancheria intima” e “Navy Seal”, Mike Esparza - membro del trio “Wonder

Brothers” - sostiene di aver ricevuto una nuova chiamata, quella di pittore. Notando tra le sue molte influenze l’icona pop di Andy Warhol, il genio dei fumetti Alex Ross, la sua talentuosa sorella Rachel Esparza e l’espatriato spagnolo Pablo Picasso, è molto evidente da chi derivi l’ispirazione di Esparza per le serie. Il sito WonderBros.com dice che i suoi ritratti “alla Picasso” di supereroi famosi (e di alcuni famosi super cattivi) hanno la capacità di “scioglierti la faccia.” Provate a dare un’occhiata voi stessi, se avete il coraggio.Mike, insieme con i fratelli Matt e Eric, hanno impregnato i

“Wonder Brothers” di impegno artistico e mantengono un sito web strapieno di sogni fantastici, urla e nuovi memi d’arte. La loro unica collezione è tratta dalla celluloide di Hollywood, dalla cultura popolare e, forse, anche dalla mente folle di un evaso dal settore della modellazione. In essa sono incluse opere d’arte, graphic design, illustrazione e fotografia, che rendono i “Wonder Brothers” un appuntamento “da non mancare” la prossima volta che verranno in una galleria vicino a te. Ma, se non si può aspettare così a lungo, visitate il sito https://www.etsy.com/shop/wonderbros. L’arte è un settore a volte ingrato, e Mike e i suoi fratelli meritano un applauso per l’aggiunta di tanta creatività alla nostra vita. Nel frattempo, divertitevi guardando le immagini qui sotto.

Se Picasso avesse disegnato fumettiMike Esparza e il suo mondo impressionista di supereroi

Flash Ironman Green lantern

Spiderman Batman Superman

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“Siamo tutti gay”Occhio al palcoscenicon

di Rossana Gabrieli

In una società immaginaria, senza tempo e luogo, uomini e donne sono tutti rigorosamente omosessuali. Le famiglie sono tutte formate da due mamme o da due papà, che

allevano amorevolmente i loro figli e le loro figlie, aspettandosi ed augurandosi che siano a loro volta omosessuali. Perché, si sa, gli eterosessuali sono davvero un po’ strani, con quel loro modo di vestirsi e di parlare. E soprattutto sono sottoposti a giudizi e oggetto di stereotipi.Ma Maggy e Tessy, le due madri della storia raccontata al Teatro Lo Spazio di Roma, dovranno prepararsi a scoprire che entrambi i loro figli sono eterosessuali convinti.Lo spettacolo, divertente ed originale, nasce da un testo scritto e diretto da Lucilla Lupaioli, con le brillanti interpretazioni di Alessandro Di Marco, Michela Fabrizi, Claudio Renzetti, Antonio De Stefano, Martina Montini e Giulia Paoletti.“Una rivisitazione di luoghi comuni intelligente e ironica, che mostra il mondo che conosciamo da un altro punto di vista, come una

Terra osservata dalla Luna. Il paradosso del mondo al contrario è vincente perché costringe a riflettere senza appesantire o scadere in facile retorica. Risate catartiche”.Ufficio Stampa Carla Fabi [email protected]

Non sono poche e non è semplice trovarle. Anche i visitatori e turisti più smaliziati faticano a trovarne traccia. Parliamo delle tante, troppe bellezze nascoste della Roma

antica che risultano essere sconosciute ai più perchè chiuse per restauro continuo, o accessibili su prenotazione perennemente indisponibile. Cominciamo il nostro giro esplorativo sui siti chiusi al pubblico, partendo dal centro storico con l’aula monumentale del tempio di Minerva medica, nella centralissima via Giolitti e continuiamo con la domus romana, sotto il monastero Santa Susanna in via XX settembre, il quale monastero ebbe origine inizialmente nel 280 d.C., come chiesa paleocristiana costruita proprio sulla domus della futura Santa Susanna. A Largo Arrigo VII, sull’Aventino, 10 metri sotto il livello stradale, troviamo i resti di una domus della prima metà del I secolo a.C. L’edificio

si affacciava sulla contemporanea via di Santa Prisca con la particolarità che gli ambienti rinvenuti erano sotterranei già all’epoca della loro realizzazione. Il sito, anche questo chiuso al pubblico, è anche conosciuto come “Casa Bellezza”, poichè negli anni 30 il proprietario del villino era il famoso direttore d’orchestra Vincenzo Bellezza. In corso Vittorio Emanuele II, sotto il palazzo rinascimentale che ospita il Museo Barracco, troviamo i resti, del IV secolo d.c., di quella che viene definita la Domus ai Baullari, della quale è visibile il porticato e alcune pitture staccate e ospitate nella sala didattica del Museo. Sotto Santo Stefano Rotondo al Celio, edificio cristiano a pianta circolare fondata nel V secolo, il più antico esempio tra quelli analoghi esistenti a Roma, possiamo ritrovare il Mitreo dei Castra Peregrinorum. Realizzato intorno al 180 d.C., e probabilmente abbandonato velocemente a seguito di una devastazione violenta dello stesso, fu oggetto di un poderoso riempimento con materiale di risulta, propedeutico ai lavori di costruzione della chiesa, che nascose così per circa 1500 anni questa importante testimonianza del passato. La Basilica sotterranea (neo-pitagorica) di Porta Maggiore, interessantissimo complesso monumentale che dovrebbe essere stato reso recentemente visitabile al pubblico, sembra invece inafferrabile alle prenotazioni. Ma se nel cuore pulsante di Roma ci sono diversi siti non visitabili, è naturale osservare che, più ci si allontana dal centro storico, la storia si ripeta con maggiore intensità. E infatti, per non essere smentiti, in zona Parioli a Viale Pilsudski segnaliamo l’ipogeo di villa Gori, completamente scavato nel tufo. Andando verso nord, troviamo la casa protostorica di Fidene risalente all’età del ferro e a ovest il Casale e Mausoleo di Castel di Guido, che corrisponde ai resti di un insediamento romano, Lorium (prima stazione dell’Aurelia al XII miglio da Roma), a cui si sostituì nell’VIII sec. d.C. una proprietà della chiesa di Roma. Il Mausoleo, a pianta centrale del III-IV sec. a.C., si trova nei sotterranei della sovrastante Chiesa di Santo Spirito. E comunque l’elenco presentato non è, purtroppo, né esaustivo né in via di esaurimento, a causa della grande quantità di tesori chiusi al pubblico o comunque che sfuggono alla fruizione.

La Roma insolitan di Nicola Fasciano

Le bellezze inaccessibili

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sul filo di china

EventinnAprilia “2016: COVER U - A very special edition” di Inversione a UTeatro Europa, 14 maggio, ore 21.00. Prezzo 10 €

nRoma“Toulouse Lautrec. La collezione del museo di Belle Arti di Budapest” Museo dell’Ara Pacis, fino al 8 maggio“Egosuperegoalterego. Volto e corpo contemporaneo dell’arte”MACRO, fino al 8 maggio“Appunti di una generazione 2-Federico Pietrelli e Donatella Spaziani” MACRO, fino al 15 maggio“Il giardino di Matisse” Palazzo delle Esposizioni, fino al 22 maggio“Quando Roma parlava francese”Museo Napoleonico, fino al 22 maggio“Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco” FotografiaMuseo di Roma, fino al 29 maggio“Baldo Diodato opere 1965-2016”GNAM, fino al 29 maggio“Premio Fondazione VAF (VII edizione)MACRO-MACRO Testaccio, fino al 29 maggio“Marisa e Mario Merz” MACRO, fino al 12 giugno“Patagonica. Paesaggi dalla fine del mondo” FotografiaMuseo di Trastevere, fino al 12 giugno“Campidoglio. Mito, memoria, archeologia”Musei Capitolini, fino al 19 giugno“I colori profondi del Mediterraneo” Fotografia Museo Civico di Zoologia, fino al 19 giugno“Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento” (articolo a pagg. 8-9)Scuderie del Quirinale, fino al 30 giugno“Giuseppe Salvatori. I ritorni”Villa Torlonia, fino al 30 giugno“Caravaggio experience”Palazzo delle Esposizioni, fino al 5 luglio“I macchiaioli. Le collezioni svelate” Chiostro del Bramante, fino al 4 settembre“Antoine Jean Baptiste Thomas e il popolo di Roma (1817-1818)”Museo di Roma, fino all’11 settembre “Alphonse Mucha”Complesso del Vittoriano, fino al 11 settembre“William Kentridge-Triumphs and Laments: a project for Rome”MACRO, fino al 2 ottobreForo di Augusto e foro di CesareFori Imperiali, fino al 30 ottobre“Barbie. The icon”Complesso del Vittoriano, fino al 30 ottobre

“Roma anni trenta. La Galleria d’Arte Moderna e la Quadriennale d’Arte 1931-1935-1939” Galleria d’Arte Moderna, fino al 30 ottobre“Il castello segreto”Museo di Castel Sant’Angelo, fino al 20 novembre“Bizhan Bassiri-Specchio solare”Museo Carlo Bilotti, fino al 31 dicembre

nFirenze“Il rigore e la grazia. La compagnia di san Benedetto Bianco nel seicento fiorentino”Palazzo Pitti, fino al 17 maggio

nForlì“Piero della Francesca, indagine su un mito” Musei San Domenico, fino al 26 giugno

nMilano“Herbs Ritts” Palazzo della regione fotografia, fino al 5 giugno“Il simbolismo. Dalla Belle époque alla Grande guerra” (articolo a pagg. 4-5)Palazzo reale, fino al 5 giugno“Goshka Macuga. To the Son of Man Who Ate the Scroll”Fondazione Prada, fino al 19 giugnoUmberto Boccioni (1882 - 1916). Genio e MemoriaPalzzo Reale, fino al 10 luglio“La bellezza ritrovata, Caravaggio, Rubens, Perugino, Lotto e altri 140 capolavori ritrovati”Gallerie d’Italia , fino al 17 luglio

nOsimo“Lotto, Artemisia, Guercino: le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”Palazzo Campana, fino al 30 ottobre

nPavia“Tranquillo da Cremona e la Scapigliatura”Scuderie del Castello Visconteo, fino al 5 giugno

nPerugia“I tesori della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e il Caravaggismo nelle collezioni di Perugia”Palazzo Lippi Alessandri, fino al 20 novembre

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