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Biblioteca Civica “U. Pozzoli” di Lecco Ogni fine settimana uno scrittore, un regista, un attore, un poeta La proposta di questa settimana è

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Biblioteca Civica “U. Pozzoli” di Lecco

Ogni fine settimana uno scrittore, un regista, un attore, un poeta

La proposta di questa settimana è

Biblioteca civica “U. Pozzoli” di Lecco

Incontro con TOTÒ

NOTIZIE BIOGRAFICHE Totò, pseudonimo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfiro-genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio (brevemente Antonio de Curtis), nato a Napoli, 15 febbraio 1898 e morto a Roma, 15 aprile 1967, è stato un artista italiano. Attore simbolo dello spettacolo comico in Italia, soprannominato «il principe della risata», è considerato, anche in virtù di alcuni ruoli drammatici, uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani. Si distinse anche al di fuori della recitazione, lasciando contributi come drammaturgo, poeta, paroliere, cantante. Maschera nel solco della tradizione della commedia dell'arte, accostato a comici come Buster Keaton e Charlie Chaplin, ma anche ai fratelli Marx e a Ettore Petrolini. In quasi cinquant'anni di carriera spaziò dal teatro (con oltre 50 titoli) al cinema (con 97 pellicole) e alla televisione (con 9 telefilm e vari sketch pubblicitari), lavorando con molti tra i più noti protagonisti dello spettacolo italiano e arrivando a sovrastare con numerosi suoi film i record d'incassi. Adoperò una propria unicità interpretativa, che risaltava sia in copioni puramente brillanti sia in parti più impegnate, sulle quali si orientò soprattutto verso l'ultima fase della sua vita, che concluse in condizioni di quasi cecità a causa di una grave forma di corio retinite, probabilmente aggravata dalla lunga esposizione ai fari di scena. Spesso stroncato dalla maggior parte dei critici cinematografici, fu ampiamente rivalutato dopo la morte, tanto da risultare ancor oggi il comico italiano più popolare di sempre.

ELENCO DELLE OPERE POSSEDUTE DALLA BIBLIOTECA ANIMALI PAZZI di Carlo Ludovico Bragaglia (1939) CS 132 Se entro il giorno X il barone Tolomeo de' Tolomei non avrà sposato la cugina, la grossa eredità dello zio sarà destinata a una casa di cura per animali pazzi. Il barone assolda un sosia per liberarsi di una furibonda amante. Secondo film di Totò in una doppia parte. Farsa scritta da Achille Campanile che sprigiona una poetica follia dell'assurdo e una girandola di invenzioni umoristiche non indegne dei fratelli Marx. SAN GIOVANNI DECOLLATO di Amleto Palermi (1940) CS 114 Un portinaio-ciabattino napoletano (Totò) ha una speciale venerazione per un quadro di San Giovanni decollato. I festeggiamenti che gli dedica sono così rumorosi che tutti gli sono contro. Al suo terzo film Totò è alle prese con una commedia del siciliano Nino Martoglio, rivista e corretta da Cesare Zavattini e Aldo Vergano. A Totò un impianto narrativo troppo rigido sta un po' stretto, ma ogni volta che può inventare a soggetto, sfruttando la sua genialità mimica (il canto muto, l'auto-decapitazione), il film cambia marcia. L’ALLEGRO FANTASMA di Amleto Palermi (1941) CS 113 Un ricco signorotto lascia il suo patrimonio ai tre figli illegittimi che, però, fatica a rintracciare: uno è vagabondo, il secondo scrive canzonette alla moda e il terzo è un giocoliere da circo. Non è ricco di trovate geniali od originali, ma è talmente esilarante che non si può perdere. Quarto film di Totò che fa quattro parti. TOTO’ NELLA FOSSA DEI LEONI (DUE CUORI TRA LE BELVE) di Giorgio Simonelli (1943) CS 118 Per star vicino all'amata Laura, Totò s'imbarca clandestinamente sulla nave che va in Africa con una spedizione alla ricerca di uno scienziato scomparso, padre della sua bella. Finiscono tra i cannibali. Farsa animata da Totò grande mimo, allora non lontano da Buster Keaton. Primo Carnera verniciato in nero come re dei cannibali. Il consulente coloniale Angelo Lombardi diventerà in TV il popolare “amico degli animali”. IL RATTO DELLE SABINE di Mario Bonnard (1945) CS 153 Scalcinata compagnia, il cui padrone è Totò’, non trova spettatori finché non mette in scena un dramma del maestro locale: teatro gremito, ma parapiglia generale. Farsa sgangherata, ma con un sapore retrospettivo di ilare vitalità. Fonte inconfessata di ‘Luci del varietà’ di Lattuada-Fellini e di ‘Vita da cani’ di Steno. Noto anche come ‘Il professor Trombone’. TOTO’ CERCA CASA di Steno e Mario Monicelli (1949) CS 5 Rimasto senza casa per la guerra, impiegato statale vive in un'aula scolastica, spostandosi poi in un cimitero, nello studio di un pittore e al Colosseo. Come parodia del neorealismo è irresistibile. Oltre al contributo di una compatta sceneggiatura c'è un formidabile Totò che dà la sensazione di inventarsi la parte man mano che il film procede. TOTO’ LE MOKO di Carlo Ludovico Bragaglia (1949) CS 4 Pepé le Mokò, temuto capobanda della Casbah di Algeri, viene ucciso in un conflitto con la polizia. I complici lo rimpiazzano con un suo parente che vive a Napoli, Antonio Lumaconi detto Totò. Una delle migliori “totoate” in assoluto, grazie anche a un copione di spedita semplicità che fila via come un treno rapido, seguendo i binari del celebre film di Duvivier di cui è, e non è, una parodia. C'è un Totò in gran forma: il numero della danza è da antologia. Prima iniezione di sadismo nella maschera di Totò.

YVONNE LA NUIT di Giuseppe Amato (1949) DR 1295 Carlo è un giovane ufficiale di cavalleria che s'innamora di Yvonne La Nuit, cantante acclamata che si esibisce al Trianon di Roma dove recita anche Nino (Totò), un fantasista suo grande amico. Film romantico, diretto con garbo, ricrea l'atmosfera di anni lontani. Totò, oltre che un grande comico, sa essere amaramente grottesco. Tenuto a briglia corta, si sfoga sul palcoscenico col numero irresistibile del “bel Ciccillo”. I POMPIERI DI VIGGIU’ di Mario Mattoli (1949) CS 142 Un gruppo di vigili del fuoco, fingendo motivi di servizio, va nella città vicina per assistere a uno spettacolo di rivista. “L'errore dei critici è volerlo considerare un film, mentre è un documentario che anticipa in Italia le gioie della TV”, scrisse Flaiano nel '49. Così inteso è un capolavoro involontario di reportage, una preziosa antologia dell'avanspettacolo nell'Italia del dopoguerra. Terzo incasso nella stagione 1949-50. Totò nei panni di un dongiovanni. L’IMPERATORE DI CAPRI di Luigi Comencini (1950) CS 84 Totò, cameriere a Napoli, viene scambiato per un principe arabo da una avventuriera che lo invita a Capri dove fa strage di cuori fin quando arriva il vero Bey. È uno dei cinque film che Totò girò nel 1949. Il più ricco e curato, ma non il migliore. Lui, comunque, è grande. Non è mai logico e non è mai un personaggio: rimane sempre sé stesso. Imponderabile, inverosimile. Comencini al suo secondo film è al servizio di Totò. 47 MORTO CHE PARLA di Carlo Ludovico Bragaglia (1950) CS 112 Il barone Antonio Peletti (Totò) è così avaro che, per risparmiare, non dà nemmeno il buongiorno a chi incontra per la strada. Nasconde l'eredità sotto l'impiantito piuttosto che dividerla. Gli fanno credere di essere morto e finito all'inferno. Sceneggiato da due coppie di umoristi da una commedia di Ettore Petrolini e D'Arborio, senza perdere di vista ‘L'avaro’ di Molière. Non furono pochi i critici, allora, a salutare un film di Totò ben costruito con un personaggio che non è soltanto un fantoccio, ma un carattere, insomma un Totò bravo attore, non soltanto marionetta. GUARDIE E LADRI di Steno e Mario Monicelli (1951) CS 13 Totò è un ladruncolo napoletano che una bonaria guardia romana (Fabrizi) deve catturare, pena la perdita del posto. Dopo inseguimenti vari, i due fanno amicizia, scoprendo di avere molti problemi in comune. Uno dei rari film di Totò che fu elogiato quasi all'unanimità dalla critica dell'epoca anche perché s'innestava nel filone neorealistico. Monicelli limita la comicità surreale di Totò. Ebbe noie dalla censura. TOTO’ A COLORI di Steno (1952) CS 3 Primo film italiano a colori. È un'antologia dei più famosi sketch di rivista del grande comico e soprattutto delle sue geniali esibizioni marionettistiche: il Pinocchio folle e metafisico, il gran finale del direttore d'orchestra, Steno affermò “Non facevo della regia. Fu come se avessi dato la macchina da presa in mano a Totò. I tempi di Totò erano perfetti, perché lui li aveva sperimentati anni e anni con il pubblico”. UN TURCO NAPOLETANO di Mario Mattoli (1953) CM 868 Scambiato per turco eunuco, Felice Sciosciammocca, napoletanissimo guaglione (Totò), capita nella casa di un marito geloso che gli affida in custodia la bella moglie, la figlia e una prosperosa fantesca. È una delle tre farse posciadesche di Eduardo Scarpetta che Totò ha portato sullo schermo, circondato da un gruppo di attori napoletani. Memorabile scena in carcere dove, condannato a morte senza saperlo, Totò scambia il becchino per un sarto. Commedia dell'arte a 18 carati. Regia, scene e costumi omogenei senza gravi cadute di gusto.

DOV’È LA LIBERTÀ di Roberto Rossellini (1954) GR ROS DOV Un barbiere (Totò) esce di prigione dopo aver scontato 22 anni per aver ucciso il presunto amante della moglie. Viste le ingiustizie e gli egoismi della società, preferisce rientrare in carcere. Con ‘La macchina ammazzacattivi’, è uno dei due tentativi di Rossellini di cimentarsi nella commedia di costume. Apologo interessante sull'ingiustizia e sulla libertà. Girato nel 1952, uscito nel 1954 dopo essere stato manipolato dai produttori Ponti e De Laurentiis. MISERIA E NOBILTA’ di Mario Mattoli (1954) CM 559 Poveri in canna, Felice (Totò) e Pasquale vengono assunti, con le rispettive famiglie, da un marchesino che vuole sposare la figlia di un cuoco arricchito. Devono fingersi i suoi parenti aristocratici in casa del suocero. Teatro filmato, ma dichiarato, esplicito. Con le leggere modifiche di Ruggero Maccari e dello stesso regista, la commedia di Scarpetta funziona ancora benissimo. Totò è grande, la Faldini è bella. IL GUAPPO (Episodio di L’ORO DI NAPOLI) di Vittorio De Sica (1954) GR DES ORO Don Saverio (Totò) è un ‘pazzariello’ ma anche succube del guappo un suo ex compagno di scuola che spadroneggia a casa sua. Ma un giorno il medico raccomanda a don Carmine, il guappo, di moderarsi: ha un infarto al cuore, don Carmine allora perde la sua baldanza, e si vede respinto da don Saverio che lo caccia di casa. E quando il guappo, avuto conferma che il verdetto del medico è errato, ritorna sicuro e deciso a vendicarsi a casa del succube, trova tutta la famiglia unita, finalmente, nella decisione di liberarsi di lui. TOTO’ E CAROLINA di Mario Monicelli (1955) CM 690 L'agente di polizia Caccavallo (Totò) ha il compito di riportare al paese natio una ragazza sbandata che a Roma aveva tentato il suicidio per una delusione d'amore. Nessuno la vuole. Che farne? Presentato in censura nel febbraio 1954, fu bocciato perché considerato inaccettabile in 35 punti. Dopo altre due bocciature, fu ammesso alla programmazione in dicembre con tagli per più di 200 metri e alcuni rifacimenti espressamente indicati. Uscì nel marzo 1955, ma col divieto di esportazione all'estero che fu tolto nel 1958, al sesto esame di censura. La commedia offre a Totò l'occasione di mostrare il versante patetico e malinconico del suo personaggio. Qualche spunto di satira anticlericale. IL CORAGGIO di Domenico Polella (1955) CS 19 Napoletano in miseria (Totò) tenta il suicidio ma viene salvato da un industriale (Cervi). Allora gli dice: mantienimi! Ormai dipendo da te. Dall'atto unico di Augusto Novelli, una spiritosa e precisa satira di costume. Ritmo rallentato nella seconda parte che si regge quasi soltanto sulle spalle di Totò. DESTINAZIONE PIOVAROLO di Domenico Paolella (1955) CS 152 Povero capostazione di un paesino (Totò), dove si ferma giornalmente solo un accelerato, spera per trent'anni di essere promosso e trasferito. I regimi cambiano, lui rimane sempre a Piovarolo. Quarantatreesimo film di Totò, e uno dei cinque del 1955, in chiave patetica più che buffa. Le ambizioni di satira politica hanno il fiato corto. Per chi ama il Totò “umano” è OK, ma c'è chi lo preferisce marionetta. Ottimi comprimari.

SIAMO UOMINI O CAPORALI? di Camillo Mastrocinque (1955) CS 82 Rinchiuso in osservazione psichiatrica per aver cercato di mordere un isterico e dispotico capo-comparse, Totò spiega con alcuni esempi al medico la sua teoria sulla divisione degli uomini in due categorie: quelli che sudano (uomini) e quelli che fanno sudare gli altri (caporali). Questa volta il soggetto del film, in collaborazione con altri. porta la firma di Totò, che torna nei panni del disoccupato cronico napoletano. TOTO’ LASCIA O RADDOPPIA? di Camillo Mastrocinque (1956) CS 20 Totò partecipa a ‘Lascia o raddoppia?’ e due gangster scommettono su di lui: uno minaccia di ucciderlo se raddoppia, l’altro di fargli fare la medesima fine se lascia. Totò non sa cosa fare; vince una grossa somma ma, per sua fortuna, i malviventi vengono catturati prima che possano nuocergli. TOTO’, PEPPINO E I FUORILEGGE di Camillo Mastrocinque (1956) CS 21 Con la complicità di un amico barbiere Totò organizza un finto rapimento ai danni della moglie ricca, avara e antipatica. Tre attori dialettali di grosso calibro nella stessa commedia, scritta e curata più del solito. Nastro d'argento per Peppino De Filippo come attore non protagonista 1957, ma Titina è così autorevole che costringe Totò a farle da spalla. TOTO’, PEPPINO E… LA MALAFEMMINA di Camillo Mastrocinque (1956) CS 25 L'amore tra un giovanotto e un'attricetta di varietà è contrastato dalla famiglia. La malafemmina è Dorian Gray, allora soubrette in voga. La canzone omonima è una delle più belle di Totò, anche qui tenuto a freno dalla censura democristiana. La scena della dettatura della lettera è da antologia. La sintonia di Totò e Peppino è qui perfetta. Grandissimo successo: quattro milioni e mezzo di spettatori. LA BANDA DEGLI ONESTI di Camillo Mastrocinque (1956) CS 24 Ricevuto in dono un cliché per banconote da 10000 lire con una risma di carta filigranata, un portinaio (Totò) stampa, con la complicità di due amici, un po' di cartamoneta falsa. E’ uno dei migliori film di Totò in coppia con De Filippo. Come al solito, la regia di Mastrocinque è sommaria e trafelata. TOTO’ A PARIGI di Camillo Mastrocinque (1958) CS 22 A Parigi il marchese Gastone (Totò) scopre che a Roma vive un suo perfetto sosia (Totò), un bizzarro vagabondo. Si architetta una truffa con scambio di ruoli per incassare l'assicurazione sulla vita del marchese vivo, eliminando quello falso. L'antica trovata dei sosia funziona male per colpa di una sceneggiatura stiracchiata, senza fantasia e con qualche eccesso di volgarità. Totò riesce a essere comunque imprevedibile. TOTO’ E MARCELLINO di Antonio Musu (1958) CM 632 Un ladro, detto il Professore (Totò), si fa passare per zio di Pablito che ha perso la mamma, ma Alvaro, lo zio vero, lo fa arrestare e manda il nipotino a mendicare, sfruttandolo. L'idea di partenza è alla Chaplin (‘Il monello’), la zona del racconto è in bilico tra Dickens e De Amicis con risvolti alla Zavattini. Pablito Calvo usciva da ‘Marcellino pane e vino’. TOTO’ NELLA LUNA di Steno (1958) CS 154 Nel sangue di un fattorino (Totò) che lavora per un editore si scopre il glumonio, sostanza che lo rende particolarmente adatto ai voli spaziali: occorre spedirlo subito sulla luna. Parodia strascicata dei film di fantascienza per colpa di una sceneggiatura con battute grassocce e doppi sensi sfacciati. Si salvano gli assolo di Totò e i suoi duetti con Ugo Tognazzi che gli fa da spalla.

I SOLITI IGNOTI di Mario Monicelli (1958) CS 81 Scombinato quartetto di ladri di mezza tacca tenta un furto a un Monte di Pegni periferico. Il colpo va buco, ma si fanno una mangiata. Uno dei pilastri della nascente commedia italiana: la sua eccezionale riuscita nasce da una scelta azzeccata degli interpreti e una sceneggiatura perfetta, senza contare il bianconero di Di Venanzo e le musiche jazzistiche di Umiliani. È il primo film comico italiano dove compare la morte, con personaggi invece di macchiette, una comicità venata di dramma. Totò compare in una grande scena in cui impartisce una lezione di scasso. ARRANGIATEVI! di Mauro Bolognini (1959) CM 635 Callista con famiglia numerosa a carico, per sfuggire a un'insopportabile coabitazione, decide di portare la famiglia in una casa che costa meno perché è un ex casino, appena chiuso dalla legge Merlin. Una delle più divertenti e importanti commedie degli anni '50: fertilità d'invenzioni, dialogo sagace, ritmo scorrevole e persino, data l'epoca, coraggioso impegno sociale. È un film di Peppino più che di Totò che infatti interpreta il nonno della famiglia protagonista. I TARTASSATI di Steno (1959) CS 146 Il cavalier Pezzella (Totò) cerca in tutti i modi di corrompere il maresciallo Topponi (Fabrizi), funzionario della Tributaria che deve fare accertamenti fiscali sulla sua attività di commerciante in tessuti. Scontri e litigi fino a quando i rispettivi figli s'innamorano. Una vicenda ben congegnata per un irresistibile duetto Totò-Fabrizi con qualche graffiata satirica azzeccata. La formula è la stessa della coppia Totò-Peppino con Totò aggressore, Fabrizi vittima, ma meno incline a darla vinta a Totò, anche sul piano professionale. CHI SI FERMA E’ PERDUTO di Sergio Corbucci (1960) CS 31 Peppino Colabona e Antonio Guardialavecchia (Totò), amici da sempre e colleghi di ufficio, diventano nemici quando il capufficio muore e si contendono la successione al suo posto. Corbucci dirige il duetto e il duello tra Totò e Peppino, spesso irresistibile, con scioltezza, ma perde qualche colpo nel frettoloso finale. TOTO’ FABRIZI E I GIOVANI D’OGGI di Mario Mattoli (1960) CS 27 Carlo e Gabriella si amano. Le rispettive mamme approvano, ma i padri litigano. I giovani d'oggi (del '60) non c'entrano. Sono i duetti Totò-Fabrizi che alimentano la buffoneria della commedia con dialoghi ad alta velocità. Totò è grande e Fabrizi non gli è da meno. Totò interpreta il padre di Gabriella. SIGNORI SI NASCE di Mario Mattoli (1960) CS 49 Schermaglie tra due fratelli: uno (De Filippo) attivo titolare di una sartoria ecclesiastica, e l'altro (Totò) ozioso gaudente che, sperperato il patrimonio, si fa pagare debiti di gioco e di donne dall'avaro fratello Pio. Il film è ravvivato dal duetto dei due protagonisti con macchiettoni che hanno colore, vivacità meridionale e arguzia (“Signori si nasce e, modestamente, io lo nacqui”). Il film è intriso di tristezza.. I DUE MARESCIALLI di Sergio Corbucci (1961) CS 29 È l'8 settembre 1943. Mentre un maresciallo dei Carabinieri (De Sica) si traveste da prete, un falso prete (Totò) indossa la sua divisa. Equivoci e disavventure a catena. Per due terzi il film sta in piedi, in chiave di farsa, per merito di un ottimo Totò e di un funzionale De Sica nel suo flautato gigionismo, ma verso la fine scade nel patetico.

TOTO’ DI NOTTE N.1 di Mario Amendola (1962) M 86 Scalcinato suonatore di contrabbasso (Macario) eredita dalla nonna. Il suo compagno (Totò) lo convince a spendere il gruzzolo per un viaggio intorno al mondo. Tenuto insieme con la saliva, è salvato dai lazzi dei due protagonisti. Totò che balla il twist è da vedere. Spenta parodia di ‘Europa di notte’. TOTO’ E PEPPINO DIVISI A BERLINO di Giorgio Bianchi (1962) CS 30 Magliaro a Berlino Ovest, Totò accetta per denaro di farsi processare al posto di un criminale di guerra nazista di cui è il sosia. Finiscono a Berlino Est dove vengono rapiti dai russi e poi a Pechino. È una commedia degli equivoci prolissa e confusa col fiatone, con due o tre sequenze divertenti. I film messi in parodia sono due: ‘I magliari’ e l'americano ‘Vincitori e vinti’ con Totò che imita Burt Lancaster. TOTO’ DIABOLICUS di Steno (1962) CS 28 Un marchese assassinato lascia una favolosa eredità a quattro fratelli (tutti interpretati da Totò), tre dei quali sono, a loro volta, uccisi. Una delle vette dell'ultimo Totò, in preda al fregolismo, perversione nascosta in ogni grande comico. Fa e strafà a suo piacere. Rivitalizzato da un'iniezione di comicità nera, Totò recupera un potenziale sadico ancora inesplorato. LO SMEMORATO DI COLLEGNO di Sergio Corbucci (1962) CS 37 Uno sconosciuto (Totò), affetto da amnesia, si chiude nei gabinetti pubblici e reclama la sua identità. C'è chi lo riconosce come un ladro, chi come traditore, chi come marito disperso. Con l'aiuto di un cane riuscirà, forse, a scoprire chi è. Vagamente ispirato al caso Canella-Bruneri, celebre negli anni Venti. Un Totò in forma che ha una buona spalla in Nino Taranto e inietta nella farsa una dose di malinconia. TOTO’ CONTRO IL PIRATA NERO di Fernando Cerchio (1964) CS 32 Rifugiatosi a bordo di una nave pirata, José (Totò) scrocca la fama di imbattibile spadaccino, ingelosendo il pirata Nero. Equivoci, funambolismi, filastrocche, pantomime, trovate surreali. Galeoni, pirati, scene d'azione sono spezzoni sottratti da altri film. Terzo film di Totò con la regia di Cerchio. Dei tre è quello in cui emerge la propensione dell'interprete alla trovata assurda, alla comicità astratta, alle gag visive illogiche. LA MANDRAGOLA di Alberto Lattuada (1965) CM 200 Dalla commedia di Niccolò Machiavelli: per ottenere l'amore della bella Lucrezia, l'astuto Callimaco si fa passare, con l'aiuto del mezzano Ligurio, per un famoso dottore e convince messer Nicia, suo marito, che avrà un figlio se berrà una pozione di mandragola, ma che avrà morte certa se giacerà con lei subito dopo: bisogna trovare un poveraccio che si presti all'opera. Il film ha un occhio alla moda “boccaccesca” e l'altro teso ad attenuare la polemica antireligiosa dell'originale, è un'occasione per esaltare il gioco erotico e l'ossessione amorosa. Con un inedito Totò come fra' Timoteo. AMARE È UN PO’ MORIRE (Episodio di LE BELLE FAMIGLIE) di Ugo Gregoretti (1965) CM 347 Filiberto Comanducci (Totò) è il presidente di una fabbrica. Ammalato e costretto a letto, viene assistito dall'amorevole moglie Esmeralda. Il medico gli consiglia di fare molta attività fisica e così Filiberto si ritrova a pedalare sulla ciclette, mentre la moglie corre via ad assistere un altro malato: il marchese Osvaldo. Nessun uomo sospetta dell'altro ma, quando entrambi guariscono, Esmeralda trova una terza persona da curare.

UCCELLACCI E UCCELLINI di Pier Paolo Pasolini (1966) GR PAS UCC Padre e figlio, in giro per il mondo, incontrano un corvo parlante che gli fa la morale, secondo la filosofia razionale di un intellettuale marxista. Quando si stancano delle sue chiacchiere, lo mangiano. Film-saggio di stimolante originalità, operetta poetica nella lingua della prosa, propone in brevi favole e in poetici aneddoti una riflessione sui problemi degli anni '60: crisi del marxismo, destino del proletariato, ruolo dell'intellettuale e emersione del Terzo Mondo. Con la sua divagazione evangelico-francescana, è un apologo umoristico che in alcuni momenti ha l'umiltà e la densità del capolavoro. Totò è l’indimenticabile frate Cicillo. CHE COSA SONO LE NUVOLE (Episodio di CAPRICCIO ALL’ITALIANA) di Pier Paolo Pasolini (1968) CM 175 La storia è una rivisitazione dell'Otello, recitato da un gruppo di marionette che sulla scena interpretano i ruoli shakespeariani ma che, dietro le quinte, si pongono delle domande sul perché fanno ciò che fanno. La rappresentazione è interrotta dal pubblico che, nel momento dell'omicidio di Desdemona da parte di Otello, irrompe sulla scena e, non contento delle azioni di lui e di Iago (Totò), li fa a pezzi. Il monnezzaro getta cantando le due marionette in una discarica, dove i due fantocci rimangono incantati a guardare le nuvole. IL MOSTRO DELLA DOMENICA (Episodio di CAPRICCIO ALL’ITALIANA) di Steno (1968) CM 175 Un vecchio signore (Totò) ha l'abitudine di recarsi due volte a settimana dal barbiere, odia la moda dei "capelloni" i ragazzi che portano i capelli lunghissimi, e riesce con i travestimenti ad attirarli con l'inganno e a raparli a zero con forbici e macchinetta. Alla fine il signore è scoperto e fermato dalla polizia, ma il commissario lo rilascia in cambio di un favore (taglio di capelli al figlio) che l'anziano gli fa volentieri. TOTO’ STORY di AAVV (1968) CS 45 Antologia realizzata dalla Manenti Film l'anno dopo la morte del grande comico (1898-1967) con una breve presentazione del suo vecchio collega Mario Castellani. Tre dei nove episodi sono tratti da ‘Totò sceicco’. Gli altri da ‘La banda degli onesti’, ‘Totò, Peppino e la malafemmina’, ‘Totò, Peppino e i fuorilegge’, ‘Totòtruffa '62’, ‘Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi’, ‘Signori si nasce’.

LIBRI DI E SU TOTÒ:

- Franca Faldini, Totò, Pironti, 1987 (M. 792. 028. TOT + FA) - Totò, ‘A livella: poesie napoletane, Fiorentino, 1988 (M. 851. 91. TOT) - Totò, ‘A livella: poesi napoletane, Fiorentino, 1989 (M. 851. 91. TOT) - Totò, Parli come badi, (a cura di Matilde Amorosi e Liliana de Curtis), Rizzoli, 1994

(C. 2142) - Enrico Giacovelli, Poi dice che uno si butta a sinistra, Gremese, 1994 (E. 556) - Totò, ‘A livella: poesie d’amore, Newton, Roma, 1995 (SA. 851. 91. TOT) - Roberto Escobar, Totò: avventure di una marionetta, Il Mulino, 1998 (Q. 934) - Totò, Marco Giusti, Totò si nasce: e io, modestamente lo nacqui, Mondadori, 2000

(SA.792.028. TOT) - Goffredo Fofi (a cura di), Quisquiglie e pinzillacchere: il teatro di Totò, Savelli, 1980

(M. 852. 91. QUI) - Liliana de Curtis, Totò, femmene e malafemmene, Rizzoli, 2003 - (SA. 792. 028. TOT + DE) - Valentina Pattavina, Non principe, ma imperatore: storia di Totò, Einaudi, 2008

(SA. 792. 028. TOT + PA. 1) - Liliana de Curtis, Malafemmena: il romanzo dell’unico, vero, grande amore di Totò,

Mondadori, 2009 (SA. BIO. 792. TOT + DE)