ok arte luglio 2008

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Viaggiare tra le nobili dimore: Visitare la Valtellina: Palazzo Sassi de’ Lavizzari, sede del Museo Valtellinese di Storia e Arte, ed il Parco Botanico delle isole di Brissago a pag. 7 Per informazioni e pubblicità: 02 92889584 - 347 4300482 [email protected] www.okarte.org Vivere Brera: Conosciamo Miss Brera Kalina Danailova, il Progetto di Ricerca della Scuola di Restauro di Brera e gli eventi in calendario per questa estate a pag. 14 Arte medicina spirituale: Arte terapia al Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro e al Policlinico San Marco di Zingonia con Mike Ciafaloni per alleviare solitudine e sofferenze ai degenti a pag.12 ok Arte MAGAZINE GRATUITO DI ARTE E CULTURA M I L A N O Luglio - Agosto 2008 Anno VII - N.2 wilbur Il Duomo di Milano a pagina 21 Leggenda e storia sulla sua costruzione Milena Moriconi S ono stati scrit- ti fiumi di parole sul DUOMO DI MILANO. Tutto è già stato descrit- to, commentato, analizza- to. Non resta, quindi, che cercare di portare a galla gli aspetti curiosi che si na- scondono tra le pieghe della sua ultracentenaria storia. Comincerei sul perché il Duomo è stato costruito. Le versioni in cui mi sono imbattuta sono due: una leggendaria, forse anche la più nota, ed una stori- ca. La prima narra dell’or- ribile incubo avuto da Gian Galeazzo Visconti, nell’in- verno del 1386, quando gli apparve niente popò di me- no che Satana in persona, avvolto, come suo solito, da nuvoloni infuocati e puz- zolenti di zolfo. Il diavo- lo voleva rubare l’anima di Gian Galeazzo, ma, bontà sua, gli offrì una possibilità di salvezza: costruire una chiesa, maestosa come mai se ne erano viste, ma guar- nita da terrificanti simula- cri diabolici. Va da sè che il Visconti scelse immediata- mente la seconda opzione e diede subito il via ai la- vori che iniziarono lo stes- so anno. Mantenendo fede alla parola data, ma soprat- tutto nel terrore di una rei- terazione dell’incontro con Satana, in mezzo alle 3000 circa statue sacre, vennero collocati 96 doccioni raf- figuranti orrendi demoni. Alcuni sostengono che lo stesso stemma visconteo, sulla facciata dell’Arcivesco- vado, a fianco del Duomo, nasconda simbologie infer- nali. Sarà vero? La versio- ne storica del perchè della costruzione del Duomo, ci mostra invece un Gian Galeazzo in una veste po- co nota, fatta di timidezza, riservatezza e paure, fra cui quella,ossessiva,diviaggiare. segue a pag .4 Itinerari d’estate Per coniugare Arte e Natura Amici di OKARTE L’ Abbazia di San Fruttuoso in Liguria, Il Castello di Prasco in Piemonte, Il Castello Visconti di San Vito, Il Castello di Masegra, Il Romanino e la Valle Canonica, il Sacromonte di Varese, Gli spettaco- li dell’Arena di Verona… Evidenziamo già nel sot- totitolo di questo numero, un elenco di località e di castelli ai quali dedichia- mo importanti articoli e segnaliamo fra gli itinera- ri di arte e di natura. Per il mare ancora pulito in un angolo della Liguria, rag- giungibile solo via mare o dopo un cammino in sen- tiero da Portofino, riservia- mo meritatamente la foto in questa prima pagina alla Abbazia di San Fruttuoso. Si arriva comodamen- te via mare da Rapallo, Santa Margherita Ligure e Portofino. La spiaggia è piccola, il sole tramonta presto ma il mare è pulitis- simo a solo un paio d’ore da Milano. A pagina 9 l’ar- ticolo sulla Abbazia di San Fruttuoso e nelle altre pa- gine interne esaurienti ar- ticoli sul Castello di Prasco dei Conti Gallesio Piuma in Piemonte, Il Castello Visconti di San Vito (pag.8), Il Castello di Masegra (pag. 7), Il Romanino e la Valle Canonica, Il Sacromonte di Varese (pag.6), Gli spetta- coli dell’Arena di Verona… C rescono, nume- rose e qualifica- te, le collaborazioni con la rivista OK ARTE. Da questo mese presentia- mo testi e foto, gentilmen- te forniti dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), relati- vi al patrimonio architet- tonico di sua proprietà, in particolare quello collocato nel Nord Italia e facilmen- te raggiungibile da Milano. La Dott.ssa Pelissetti, re- sponsabile tecnico scien- tifico del Centro di Documentazione Storica di Villa Ghirlanda, ci con- duce da questo numero al- la scoperta della rete di Giardini Storici del Nord Milano e della Brianza. Non mancano gli itinera- ri guidati dall’Associazio- ne Castelli e Ville Aperti in Lombardia e dell’As- sociazione Clessidra. Da Brera nostri amici e so- ci ci tengono aggiornati su iniziative, ufficiali ed infor- mali, all’interno dell’Ac- cademia. L’assessore del Comune di Lissone Daniela Ronchi presenta in questo numero il Museo d’Arte Contemporanea, il Palazzo Terragni, edificio realizza- to nella seconda metà degli anni Trenta e la Villa Reati, le cui origini risalgono agli inizi del Cinquecento. Non trascuriamo gli amici animali grazie alle segna- lazioni e ai suggerimen- ti forniti da Enpa (Ente Nazionale Protezione Animale) e puntualmente raccolti da Milena Moriconi. Sempre più numero- si gli artisti, afferma- ti ed emergenti, che sostengono la nostra rivista. Fra questi segnaliamo l’apporto culturale di: Mike Ciafaloni, Nicola Brindicci, Stefania Presta, Guido Daniele, Natalie Grunska e Roberta Musi. Gli artisti, sostenitori di OK ARTE, sono seguiti di- rettamente dal nostro di- rettore editoriale Francesca Bellola e dallo staff di gio- vani critici coordinati da Carla Ferraris. Numerosi lettori hanno espresso lu- singhieri commenti sul- la rivista e molti si sono impegnati a collaborare fornendoci approfonditi ar- ticoli già da questo numero. Purtroppo, essendo il gior- nale gratuito, non siamo in grado di garantire la pre- senza di OK ARTE nei di- versi punti di diffusione per più di qualche giorno. Per venire incontro alle ri- chieste dei lettori abbiamo disposto un servizio di spe- Vacanze in città D uomo, Sant’Ambrogio, la Milano romana, e tanti altri luoghi d’arte Iniziamo dal Duomo di Milano, del quale Milena Moriconi ci ricorda i per- sonaggi, la storia, la leggen- da e le dicerie arrivate fino ai nostri giorni (a pagina 4). Di Sant’Ambrogio, pa- trono di Milano, Sabrina Panizza racconta la vita e la iconografia. (a pagina 5). Giuditta Pellizzoni ci se- gnala l’apertura di Villa Necchi Campiglio nel cuore di Milano di proprietà del Fai e di cui avremo modo di approfondire storia e col- lezioni d’arte (a pagina 2). Augusto Colucci ci par- dizione in abbonamento al costo di 25 euro per 10 nu- meri. Tutti gli interessati al magazine possono riceverlo comodamente a casa e con- servarne una copia su carta. In ogni caso è possibi- le leggere integralmente la rivista così come stam- pata in internet all’indi- rizzo www.okarte.org. Infine ricordiamo che, an- cora per qualche mese per via degli spazi limitati, si può diventare soci dell’as- sociazione Amici di OK ARTE, acquisendo così il diritto di disporre degli spazi riservati agli iscrit- ti all’interno del giorna- le e su www.okarte.org. Un trattamento speciale è riservato ai soci artisti che, oltre agli spazi, potranno ricevere le recensioni dello staff di critici di OK ARTE. Per maggiori informa- zioni si può scrivere a [email protected] o contat- tarci telefonicamente allo 02 92888584 - 339 7684287. Alessandro Ghezzi, Presidente Associazione culturale OK ARTE Rivisitiamo Milano la della Milano romana, e delle sue tracce ancora visi- bili qua e l (a pagina 2). Jean Marc Mangiameli ci guida nelle vie di Zona Tortona e nella zona dei Navigli (pa- gine 3 e 4). In questo nu- mero visitiamo a Milano la Chiesa di San Giuseppe con Giuditta Pellizzoni e la Chiesa di S.Maria della Sanità con il suo Barocchetto (a pagina 3). © Stefano Gusmeroli http://www.gusme.it

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OK ARTE luglio 2008

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  • Viaggiare tra le nobili dimore:Visitare la Valtellina: Palazzo Sassi de Lavizzari, sede del

    Museo Valtellinese di Storia e Arte, ed il Parco Botanico delle isole di Brissago a pag. 7

    Per informazioni e pubblicit: 02 92889584 - 347 4300482 [email protected] www.okarte.org

    Vivere Brera:Conosciamo Miss Brera Kalina Danailova, il Progetto diRicerca della Scuola di Restauro di Brera e gli eventi in

    calendario per questa estate a pag. 14

    Arte medicina spirituale:Arte terapia al Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro e al Policlinico San Marco di Zingonia con Mike Ciafaloni per alleviare solitudine e sofferenze ai degenti a pag.12

    ok ArteM A G A Z I N E G R AT U I TO D I A RT E E C U LT U R A

    M I L A N O

    Luglio - Agosto 2008

    Anno VII - N.2

    wilbur

    Il Duomo di Milano

    a pagina 21

    Leggenda e storia sulla sua costruzioneMilena Moriconi

    Sono stati scrit-ti fiumi di parole sul DUOMO DI MILANO. Tutto gi stato descrit-to, commentato, analizza-to. Non resta, quindi, che

    cercare di portare a galla gli aspetti curiosi che si na-scondono tra le pieghe della sua ultracentenaria storia. Comincerei sul perch il Duomo stato costruito. Le versioni in cui mi sono imbattuta sono due: una

    leggendaria, forse anche la pi nota, ed una stori-ca. La prima narra dellor-ribile incubo avuto da Gian Galeazzo Visconti, nellin-verno del 1386, quando gli apparve niente pop di me-no che Satana in persona,

    avvolto, come suo solito, da nuvoloni infuocati e puz-zolenti di zolfo. Il diavo-lo voleva rubare lanima di Gian Galeazzo, ma, bont sua, gli offr una possibilit di salvezza: costruire una chiesa, maestosa come mai se ne erano viste, ma guar-nita da terrificanti simula-cri diabolici. Va da s che il Visconti scelse immediata-mente la seconda opzione e diede subito il via ai la-vori che iniziarono lo stes-so anno. Mantenendo fede alla parola data, ma soprat-tutto nel terrore di una rei-terazione dellincontro con Satana, in mezzo alle 3000 circa statue sacre, vennero collocati 96 doccioni raf-figuranti orrendi demoni. Alcuni sostengono che lo stesso stemma visconteo, sulla facciata dellArcivesco-vado, a fianco del Duomo, nasconda simbologie infer-nali. Sar vero? La versio-ne storica del perch della costruzione del Duomo, ci mostra invece un Gian Galeazzo in una veste po-co nota, fatta di timidezza, riservatezza e paure, fra cui quella, ossessiva, di viaggiare. segue a pag .4

    Itinerari destatePer coniugare Arte e Natura

    Amici di

    OKARTE

    LAbbazia di San Fruttuoso in Liguria, Il Castello di Prasco in Piemonte, Il Castello Visconti di San Vito, Il Castello di Masegra, Il Romanino e la Valle Canonica, il Sacromonte di Varese, Gli spettaco-li dellArena di VeronaEvidenziamo gi nel sot-totitolo di questo numero, un elenco di localit e di castelli ai quali dedichia-mo importanti articoli e segnaliamo fra gli itinera-ri di arte e di natura. Per il mare ancora pulito in un angolo della Liguria, rag-giungibile solo via mare o dopo un cammino in sen-tiero da Portofino, riservia-mo meritatamente la foto in questa prima pagina alla Abbazia di San Fruttuoso. Si arriva comodamen-te via mare da Rapallo, Santa Margherita Ligure e Portofino. La spiaggia piccola, il sole tramonta presto ma il mare pulitis-

    simo a solo un paio dore da Milano. A pagina 9 lar-ticolo sulla Abbazia di San Fruttuoso e nelle altre pa-gine interne esaurienti ar-ticoli sul Castello di Prasco dei Conti Gallesio Piuma

    in Piemonte, Il Castello Visconti di San Vito (pag.8), Il Castello di Masegra (pag. 7), Il Romanino e la Valle Canonica, Il Sacromonte di Varese (pag.6), Gli spetta-coli dellArena di Verona

    Crescono, nume-rose e qualifica-te, le collaborazioni con la rivista OK ARTE.Da questo mese presentia-mo testi e foto, gentilmen-te forniti dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), relati-vi al patrimonio architet-tonico di sua propriet, in particolare quello collocato nel Nord Italia e facilmen-te raggiungibile da Milano.La Dott.ssa Pelissetti, re-sponsabile tecnico scien-tifico del Centro di Documentazione Storica di Villa Ghirlanda, ci con-duce da questo numero al-la scoperta della rete di Giardini Storici del Nord Milano e della Brianza.Non mancano gli itinera-ri guidati dallAssociazio-ne Castelli e Ville Aperti in Lombardia e dellAs-sociazione Clessidra. Da Brera nostri amici e so-ci ci tengono aggiornati su iniziative, ufficiali ed infor-mali, allinterno dellAc-cademia. Lassessore del Comune di Lissone Daniela Ronchi presenta in questo numero il Museo dArte Contemporanea, il Palazzo Terragni, edificio realizza-to nella seconda met degli anni Trenta e la Villa Reati, le cui origini risalgono agli inizi del Cinquecento.Non trascuriamo gli amici animali grazie alle segna-lazioni e ai suggerimen-ti forniti da Enpa (Ente Nazionale Protezione Animale) e puntualmente raccolti da Milena Moriconi.Sempre pi numero-si gli artisti, afferma-ti ed emergenti, che sostengono la nostra rivista. Fra questi segnaliamo lapporto culturale di: Mike Ciafaloni, Nicola Brindicci, Stefania Presta, Guido Daniele, Natalie Grunska e Roberta Musi. Gli artisti, sostenitori di OK ARTE, sono seguiti di-rettamente dal nostro di-rettore editoriale Francesca Bellola e dallo staff di gio-vani critici coordinati da Carla Ferraris. Numerosi lettori hanno espresso lu-singhieri commenti sul-la rivista e molti si sono impegnati a collaborare fornendoci approfonditi ar-ticoli gi da questo numero.Purtroppo, essendo il gior-nale gratuito, non siamo in grado di garantire la pre-senza di OK ARTE nei di-versi punti di diffusione per pi di qualche giorno. Per venire incontro alle ri-chieste dei lettori abbiamo disposto un servizio di spe-

    Vacanze in citt

    Duomo, SantAmbrogio, la Milano romana, e tanti altri luoghi darteIniziamo dal Duomo di Milano, del quale Milena Moriconi ci ricorda i per-sonaggi, la storia, la leggen-da e le dicerie arrivate fino ai nostri giorni (a pagina 4).

    Di SantAmbrogio, pa-trono di Milano, Sabrina Panizza racconta la vita e la iconografia. (a pagina 5). Giuditta Pellizzoni ci se-gnala lapertura di Villa Necchi Campiglio nel cuore di Milano di propriet del Fai e di cui avremo modo di approfondire storia e col-lezioni darte (a pagina 2).Augusto Colucci ci par-

    dizione in abbonamento al costo di 25 euro per 10 nu-meri. Tutti gli interessati al magazine possono riceverlo comodamente a casa e con-servarne una copia su carta.In ogni caso possibi-le leggere integralmente la rivista cos come stam-pata in internet allindi-rizzo www.okarte.org.Infine ricordiamo che, an-cora per qualche mese per via degli spazi limitati, si pu diventare soci dellas-sociazione Amici di OK ARTE, acquisendo cos il diritto di disporre degli spazi riservati agli iscrit-ti allinterno del giorna-le e su www.okarte.org. Un trattamento speciale riservato ai soci artisti che, oltre agli spazi, potranno ricevere le recensioni dello staff di critici di OK ARTE.

    Per maggiori informa-zioni si pu scrivere a [email protected] o contat-tarci telefonicamente allo 02 92888584 - 339 7684287.

    Alessandro Ghezzi, Presidente Associazione culturale OK ARTE

    Rivisitiamo Milano

    la della Milano romana, e delle sue tracce ancora visi-bili qua e l (a pagina 2). Jean Marc Mangiameli ci guida nelle vie di Zona Tortona e nella zona dei Navigli (pa-gine 3 e 4). In questo nu-mero visitiamo a Milano la Chiesa di San Giuseppe con Giuditta Pellizzoni e la Chiesa di S.Maria della Sanit con il suo Barocchetto (a pagina 3).

    Stefano Gusmeroli http://www.gusme.it

  • 2 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    ON POO DE DIALETT(Parole del dialetto milanese delle quali si perso luso ma che si potrebbero incontrare colloquia-ndo con qualche anziano..)

    ARTICIOCCH = CARCIOFO

    BAGAJ = FANCIULLO, RAGAZZO, MARMOCCHIO

    CADREGA o CARDEGA = SEDIA DOZZINALE

    DACQUADOR = ANNAFFIATOIO ERBORINNA = PREZZEMOLO

    FONDEGHEE = DROGHIERE

    GALITT = SOLLETICO, DILETICO

    INCOEU = OGGI LIPERA = VIPERA

    MAGIOSTRA = FRAGOLA

    NAGOTT = NIENTE

    OBBIAA = OSTIA, CIALDA

    PANMOJN = ZUPPA OVVERO PANE INTINTO NEL VINO

    QUATTA = COPRIRE, RICOPRIRE

    RABOTT = MONELLO

    SCARLIGA = SDRUCCIOLARE, SCIVOLARE

    TARLUCCH = TAROCCO, PERSONA SCIATTA, TARDA.

    UGA = UVA

    VARDA = GUARDARE

    ZANEVER = GINEPRO

    Brevi note sulla Milano RomanaPurtroppo, della Milano romana che fu capitale dellImpero dal 286 al 402 d.C. restano poche trac-ce perch la citt, nei se-coli successivi, venne pi volte saccheggiata e di-strutta dalle varie orde bar-bariche. Sicuramente, oggi, avremmo pi monumen-ti da vedere se Federico Barbarossa dopo un pri-mo saccheggio del 1158 nel quale si limit ad abbat-terne le mura, non laves-se completamente rasa al suolo nel 1162 e, riprenden-do quanto i Romani aveva-no gi fatto per Cartagine a significare che la citt non dovesse pi essere ri-costruita, ne fece arare le ceneri cospargendole di sa-le. In effetti il posto rima-se abbandonato fino al 1176 quando la citt venne ri-fondata sulle macerie esi-stenti. Sappiamo, per, che la Milano dellepoca tardo imperiale romana era una citt imponente con oltre

    quattro chilometri e mezzo di mura anche se con una topografia diversa da quella attuale in quanto, seguen-do lo schema romano, le vie erano tra loro disposte ad asse. Nelle mura romane che circondavano la citt si aprivano delle porte dotate di torri e le principali era-no Porta Vercellaense che doveva essere posta tra lat-tuale via San Giovanni Sul Muro e via Meravigli; Porta Giovia (eretta in onore di Diocleziano) anchessa sita in fondo allattuale via San Giovanni sul Muro ma dal-la parte di via Cusani; Porta Erculea (in onore dellim-peratore Massimiano) verso lattuale Porta Nuova; Porta Argentia ubicata presso lattuale piazza San Babila; Porta Romana, nei pressi di piazza Missori, da cui par-tiva una via trionfale, fian-cheggiata da grandi portici colonnati, che indicando la strada per Roma termina-va (probabilmente allaltez-za dellattuale Crocetta) con un enorme arco ce-

    lebrativo che si dice fosse molto pi grande dellar-co di Costantino nel Foro romano; Porta Quadrivia, o Porta Ticinense, nei pressi del Carrobbio. I pochi resti romani de-gli imponenti edifici fatti costruire dallImperatore Massimiano sono anche scarsamente visibili atteso che: dellAnfiteatro, che ave-va un ellissi di 155 x 125 me-tri (quindi per dimensioni secondo solo al Colosseo ed a quello di Capua), le rovi-ne sono visitabili solo dalla sede della Sopraintendenza Archeologica; delle Terme Erculee resta solo una del-le torri ed in quanto stata utilizzata successivamen-te come campanile per la chiesa di San Maurizio Maggiore, del Circo solo pochi ruderi (peraltro mal mantenuti) nellomonima via; del Mausoleo a pian-ta ottagonale (identico a quello di Diocleziano an-cora parzialmente visibile a Spalato) solo pochi resti inglobati nella cappella di

    San Gregorio nella Chiesa di San Vittore al Corpo an-che se il sarcofago dellim-peratore fa ancora bella mostra in quanto divenu-to il battistero del Duomo di Milano; Del Foro, che doveva trovarsi tra lattua-le Piazza San Sepolcro e via Zecca Vecchia, restano come traccia le Colonne di San Lorenzo, ivi tra-

    Giuditta Pellizzoni

    Ha riaperto a Milano, nel cuore della citt, dopo pi di tre anni di re-stauro e 6,2 milioni di eu-ro spesi per i lavori, Villa Necchi Campiglio, capola-voro razionalista degli anni 30 donato al FAI nel 2001. Una dimora storica conce-pita come abitazione priva-ta, realizzata tra il 1932 e il 1935 dallarchitetto milane-se Piero Portaluppi (1888-1967), si trasforma ora in casa museo aderendo al progetto del circuito del-le quattro case-museo mi-lanesi che coinvolge anche il Museo Poldi Pezzoli, il museo Bagatti Valsecchi e la Casa Boschi-Di Stefano. Villa Necchi Campiglio una splendida villa unifa-

    Villa Necchi Campigliomiliare circondata da un ampio giardino al cui in-terno si trovano una pisci-na e un campo da tennis, cosa assai rara in unabi-tazione degli anni30. Due importanti donazioni ar-ricchiscono la villa: la straordinaria collezio-ne di opere darte del pri-mo Novecento di Claudia Gian Ferrari, con capola-vori di Sironi, Martini, De Chirico, Morandi e la raffi-natissima collezione di di-pinti e arti decorative del XVIII secolo di Alighiero ed Emilietta De Micheli con dipinti del Canaletto, Tiepolo, Marieschi, Rosalba Carriera oltre a preziose porcellane cinesi e maio-liche lombarde. La villa di via Mozart fu fatta costrui-re da una famiglia dellalta

    borghesia pavese (Angelo Campiglio, sua moglie

    Un gioiello del 900 donato alla citt

    Gigina Necchi e sua co-gnata Nedda) trasferitasi a Milano. Le sorelle Necchi alla morte di Campiglio, donarono la villa al FAI che doveva garantirne la cura e lapertura al pubblico. Dal 30 maggio infatti la villa visitabile e, come ha sotto-lineato la presidentessa del FAI, Giulia Maria Crespi

    al suo interno si potranno tenere convegni, celebra-re matrimoni, usufruire di una caffetteria che circonda la villa con piscina e i campi da tennis. Una villa museo non solo da visitare quin-di ma che tutti i milanesi possono vivere personal-mente. La villa sar aper-ta al pubblico da mercoled a domenica dalle 10 alle 18.

    sportate in epoca suc-cessiva, mentre diverse iscrizioni marmoree e re-perti archeologici di epoca romana li troviamo con-servati e visibili lungo le pareti laterali del quadri-portico della Basilica di SantAmbrogio e fuori di essa, sul lato destro della piazza, troviamo la colon-na del Diavolo sicuramen-

    te eretta in epoca romana. Infine, altri resti visibi-li di epoca romana so-no le mura in Piazza Missori e nel giardino del Museo Archeologico men-tre vari altri reperti sono praticamente irraggiun-gibili come quelli nello scantinato del Palazzo del-la Borsa o sotto una boto-la nella chiesa di San Vito.

    Immagine di Stefano Gusmeroli http:/www.gusme.it

    Trovi lelenco dei punti di diffusione della rivista su WWW.okarte.org

    Augusto Colucci

  • 3 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    Una passeggiata nelle vie di zona Tortona

    Da qualche anno si sente spesso parlare di zona Tortona come di un nuovo polo della creativit italiana. Un nome che diventato un sinonimo di riqualifi-cazione urbana e riconver-sione edilizia, in grado di trasformare radicalmen-te la personalit di un vec-chio quartiere industriale. Un brand che oggi carat-terizza Milano ed ogget-to di studio anche allestero, perch dimostrazione di una riuscita operazione di marketing territoriale. La zona abbraccia compresa tra il Naviglio Grande e via Solari. A partire dagli an-ni 80 fabbriche, depositi e officine meccaniche han-no progressivamente ce-duto le loro architetture a nuove attivit: studi foto-grafici, show room, agenzie di moda, design e comu-nicazione. Un progressi-vo cambiamento avvenuto spontaneamente, per ini-ziativa privata. I pionie-ri, Fabrizio Ferri e Flavio Lucchini hanno intuito il potenziale di un decen-tramento delle attivit le-gate al settore della moda. Levoluzione ha poi porta-to il design e larte contem-poranea, arrivato Armani con la sua sede generale, poi Arnaldo Pomodoro che ha creato la sua fondazione. Il quartiere si imprezio-

    sito di grandi personali-t e continua a svilupparsi nel rispetto della propria fi-sionomia iniziale. La zona Tortona produce concre-tamente idee che diventa-no progetti, appuntamenti, eventi, mostre, installazio-ni di artisti che sfruttano lo spazio urbano per comu-nicare sempre qualcosa di nuovo e originale. Lintero quartiere si potrebbe de-finire come una tela sulla quale tutti i creativi lavo-rano, sperimentano, tal-volta giocano, per rendere la citt pi bella e aper-ta nei confronti di tutti.

    Tra modernit e tradizione: questo il nuovo polo della creativit italiana

    Ivana Metadow

    El viulun de Via Durin Cos i mila-nesi chiamano la Chiesa di Santa Maria della Sanit. Situata nel centro storico di Milano la Chiesa tro-neggia fra palazzi depoca per la sua caratteristica for-ma a violoncello. Pare che larchitetto Pietrasanta si sia ispirato allo strumen-to musicale a mandar al-ta nei cieli le armonie che vi si innalzano! Il progetto di impostazione Barocca del 700: il Barocchetto. Rappresentazione lom-barda dello stile rococ, il Barocchetto trova la sua realizzazione pittorica, scultorea e architettonica a partite dal 1730. Ha splen-dide applicazioni a livel-lo decorativo: intagli lignei dorati, marmi, dipinti e af-freschi che hanno lo scopo di creare ambienti lumino-si e vari. Caratteristiche che si ritrovano sia allester-no che allinterno di Santa Maria. Si presenta con una bellissima facciata curvili-nea, fuori asse rispetto alla strada, convessa nella parte centrale, movimentata da lesene e morbide nicchie. Il 30 luglio 1632 i Crociferi, Padri devoti a San Camillo de Lellis, cos chiamati per

    Barocchetto di S. Maria della Sanitla croce che portano sul petto, acquistano una ca-sa nella Cantarana di Porta Tosa, oggi Via Durini, dove si trasferiscono utilizzan-dola come convento, l ac-canto nascer la Chiesa di Santa Maria della Sanit. La prima pietra viene po-

    con altari di marmo ed ele-ganti balaustre. Sulla de-stra due cappelle : la prima dedicata alla Regina del Rosario, sullaltare una sta-tua lignea della Madonna con il Bambino; la seconda dedicata al Crocefisso dove una grande tela rappresen-

    licato, raffinato ed elegan-te con cura di particolari e ricercatezza dei materiali, senza apparire rindondan-te o eccessiva nei decori. Alla fine degli anni Ottanta la Chiesa era stata chiu-sa per inagibilit, il pro-getto di restauro, affidato a

    Apertura che si denota so-prattutto durante gli eventi del Salone del Mobile, do-ve chiunque pu prendere parte a tutto quello che ac-cade, nel nome di una de-mocratica fruizione degli spazi. Ci che da carattere al quartiere la fluida or-ganizzazione e interdipen-denza tra le varie aziende che vi hanno sede. Una ve-ra e propria associazione nata per coordinare le at-tivit del distretto a scopo di una migliore produtti-vit e di veicolarne unim-magine corretta e chiara anche a beneficio del citta-

    dino. Oggi passeggiare per quelle vie, che prima era-no lorgoglio industriale della citt, ci permette di viaggiare armonicamente tra passato e presente, am-mirando monumenti di archeologia industriale, co-me lex Ansaldo, proprio mentre stiamo facendo shopping in un negozio al-la moda o mentre faccia-mo merenda alla latteria. Perch si; in zona Tortona esiste ancora il fabbro, il falegname e la sarta. Nel nome di una Milano che guarda al futuro ma che non cancella la tradizione.

    San GiuseppeGiuditta Pellizzoni

    La chiesa di San Giuseppe, situata nel centro di Milano, stata eretta tra il 1607 e il 1630 dallarchitetto Francesco Maria Richini e rappresenta lesempio mas-simo del barocco milanese nonch la prima chiesa de-dicata al santo risalente a quel periodo. Il lato destro della chiesa si affaccia su via Andegari, dalla famiglia degli Andegardi o unde-gardi. La chiesa si presen-ta con un corpo ottagonale che viene in parte nasco-sto allesterno dalla fac-ciata molto alta che spezza larmonia delle forme del corpo centrale. Nel 1605 il Richini inizia ad apporta-re modifiche radicali alla

    chiesa partendo dalla cap-pella maggiore e dai due vani contigui della sacrestia e del campanile. Lultima realizzazione dellarchi-tetto per la Chiesa di San Giuseppe il pavimento in marmi policromide mar-mi mandorlati di bianco et nero, i marmi bianchi del-la fabbrica del Duomo di Milano e i marmi neri della cava di Bellano. Due alta-

    ri cono collocati nellotta-gono. Su quello di destra si pu ammirare il Transito di San Giuseppe ope-ra del Procaccini, mentre il seguente dedicato al-la Sacra Famiglia, dipinto dal Lanzani. Spostandosi nellampio presbiterio ap-pare, con notevole impo-nenza, laltar maggiore settecentesco di sfolgorante policromia con i suoi mar-mi e bronzi. Dietro laltare maggiore una statua mar-morea di San Giuseppe at-torniata da altre due statue simboleggianti la Castit e la Verginit. La facciata, in-vece, a due ordini raccor-dati da volute, unapoteosi di frontoni curvi e trian-golari ed arricchita da statue ottocentesche realiz-

    zate da Luigi Scorzini raffi-guranti S.Pietro, S. Paolo e S.Giovanni. La chiesa di San Giuseppe ad oggi si presenta in buono stato e, nel corso degli anni, non ha mai subito importan-ti lavori di rifacimento, an-che se attualmente sussiste la necessit di far restaurare i dipinti anneriti dal tempo ma soprattutto dallinqui-namento metropolitano.

    Un capolavoro del Richini

    Jean Marc Mangiameli

    sta nel 1694, ma nel 1709 che inizia la costruzione. Linterno a pianta ovale, il pavimento in cotto e grazie a mattoni chiari, scuri e va-riegati, disegna una grande croce. Dopo il crollo del tet-to (1719), Santa Maria della Sanit viene riparata solo nel 1728 con un notevole arricchimento architetto-nico dellinterno, composto da quattro cappelle laterali

    ta le deposizione di Ges. Sulla sinistra la prima cap-pella dedicata a Camillo de Lellis con un altare ba-rocco ricco di marmi ad intarsio, bronzo dorato e bassorilievi; la seconda dedicata allagonia, il pas-saggio di San Giuseppe. La volta ha un affresco che raffigura la Vergine assun-ta in cielo fra cori di Angeli. Linsieme armonioso e de-

    Stelline dalla parrocchia di San Babila, ha riordinato le pavimentazioni di cotto, le pareti della navata, gli alta-ri, il grande soffitto affre-scato, intonaci e balaustre. Santa Maria della Sanit, ora sconsacrata, teatro di concerti e manifestazio-ni culturali: un utilizzo ef-ficace che rappresenta la miglior forma di preven-zione contro il degrado.

    immagine di Giovanni DallOrto

    Immagini di Jean Marc Mangiameli

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  • 4 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    Il vicolo dei Lavandai sicuramente uno degli angoli pi affascinanti di Milano. Affacciato sullAl-zaia Naviglio Grande, il vi-colo prende il nome da un lavatoio, tuttora esisten-te, dove a partire dall800 si usava pulire i panni stro-finandoli su degli stalli in pietra. Dei lavandai per-ch inizialmente, fu una vera e propria associazione

    Il vicolo e la chiusadi uomini a gestire il ser-vizio di lavaggio. Lantica tettoia con travi in legno, rimasta in piedi a pro-teggere loriginale lavatoio, ancora alimentato dallac-qua. Oggi il vicolo diven-tato un simbolo della citt, una fotografia che testimo-nia una Milano scomparsa, una Milano che ritroviamo solo nei dipinti nostalgi-ci di vecchi pittori. Questo angolo di storia si sviluppa lungo una via privata che

    oggi ospita studi, botteghe dartista e piccole gallerie e che fanno parte di una gradevole passeggiata che parte dallalzaia. In unot-tica di valorizzazione dei Navigli, dove sempre pi numerosi sono gli inter-venti di restauro e tutela, il vicolo rappresenta uno de-gli elementi pi significati-vi e degni di salvaguardia. Ora che stato ripristina-to il servizio turistico di navigazione del naviglio giusto sperare che la no-stra citt, passo dopo passo, cerchi di riqualificare lin-tera zona per trasformarla in un punto di forza di una Milano consapevole della propria bellezza e pronta a ritrovare lo splendore che gli spetta. Altro sito ric-co di fascino e importanza, legato ai Navigli, la vec-chia chiusa del Martesana, situata tra via Melchiorre Gioia e via San Marco. Ora il naviglio piccolo, cos veniva chiamato, non scor-re pi da decenni ma ri-masta in piedi la vecchia

    Piccoli gioielli regalati dai navigli

    struttura a testimoniare la presenza dellantico cana-le, sepolto negli anni 60. Limportanza storica della chiusa di San Marco ar-ricchita dagli interventi di perfezionamento che ef-fettu Leonardo da Vinci (1452-1519) tra il1492 e il 1507, anni in cui soggior-n a Milano alla corte degli Sforza. Leonardo fu chia-mato da Ludovico il Moro

    ed ebbe il merito di proget-tare le chiuse e di risolve-re il problema del dislivello dei terreni, rendendo co-s possibile la navigazio-ne. Oggi possiamo uscire dal quartiere di Brera, pas-seggiare per via Solferino e trovarci poi improvvi-samente a confronto con unaltra parte di Milano che ci racconta la sua in-tensa storia. Una citt che

    Per questo si circondava di body guards ogniqualvolta metteva piede fuori di casa. E cos un giorno di Maggio del 1385, andando incontro a suo zio Bernab Visconti, che era un vero poco di buono e che, al contrario suo, amava la violenza ed il sopruso, decise, con grande sorpresa di tutti gli astanti, ma forse e soprattutto sua, di farlo suo prigioniero e di prenderne immantinen-te il posto. Il gaudio di tutta Milano fu immenso: tutti odiavano Bernab e tutti lo temevano, e la riconoscen-za nei confronti di Gian Galeazzo fu grandissima. Il Gian Galeazzo, furbastro di tre cotte, per accattivar-si ancora di pi il favore del popolo, prese una decisio-ne tanto barbara quanto coraggiosa: demolire lAr-civescovado, il Battistero di Santo Stefano alle Fonti ed il Palazzo Degli Ordinari per far erigere una chiesa gigantesca e bellissima, alla cui costruzione avrebbero contribuito migliaia di per-sone.Il lavoro sarebbe sta-to assicurato per tutti e per anni e anni. Entusiasmo popolare!! Non cera nessu-no che non portasse soldi, anche i pochi risparmi per-sonali, e lavoro. Arrivarono migliaia di scultori, scal-pellini, fabbri, carpentie-ri da tutto il sud delle Alpi, tanto che in 14 anni si co-stru met dellopera. Ce ne sarebbero voluti altri 400 per completarla !! In ogni

    Perch, dove e come nasce il Duomocaso, o per incubo o per smania di grandezza, Gian Galeazzo prese accordi ve-loci per linizio dei lavori:

    nel 1386 con lArcivesco-vo Antonio da Saluzzo, per ci che riguarda laspet-to sacro, e, subito dopo, con lingegnere Simone da Orsenigo, a cui viene attri-buita la prima planimetria e lo stupefacente comples-

    so absidale, per ci che con-cerne laspetto laico. Una lapide, allinterno della chiesa allorigine dedicata

    a Maria Nascente, e consa-crata nel 1418 da Martino V, attesta linizio dei lavo-ri proprio nellanno 1386. E dallo stesso anno che ope-ra la Veneranda Fabbrica Del duomo, unautorit ec-clesiastica che da pi di 600

    Notizie attinte qua e l, fra leggenda, storia e dicerie medioevalianni si occupa della ma-nutenzione, valorizzazione, restauro e custodia del-la Cattedrale, e che ven-

    ne incaricata di tali incomben-ze dallo stesso Gian Galeazzo. Peccato che Gian Galeazzo, a cui si deve anche la co-struzione della Certosa di Pavia, non pot goder-si la vista per in-tero della sua creatura poich mor di peste nel 1402, a soli 16 anni di distanza dallinizio dei la-vori. Il Duomo venne edificato, cos si dice, nello stesso punto in cui, ai tempi dei Celti (gli Insubri da cui deriva lantico nome Insubria della Lombardia), si trovava un la-ghetto, dedi-cato alla Dea Belisama, di-vinit della lu-na e del sole, e raffigurata con una scrofa se-mi lanuta a fian-co. La scultura

    della scrofa visibile in Via Mercanti. Sul laghet-to, e prima del Duomo, si ersero, a strati, altre co-struzioni, come il tempio romano dedicato alla Dea Minerva ed il Battistero di San Giovanni. Il Duomo

    interamente costruito con marmo di Candoglia, gi utilizzato nei secoli II e III d.c. dai romani per ledifi-cazione di Porta Ticinese e Porta Volta, tranne che per le fondamenta e opere mu-rarie per cui ci si serviti del marmo di Serizzo. La Fabbrica del Duomo otten-ne, da Gian Galeazzo, luso gratuito dei marmi, rica-vato da cave situate in Val dOssola. Da quel momen-to in poi, le imbarcazioni per il trasporto del mar-mo furono contrassegna-te dalla scritta A.U.F. (AD USUM FABRICAE), da cui il famoso detto mila-nese lavor a uff cio la-vorare a ufo e quindi gratis. Lestrazione si rivel dif-ficoltosa al massimo. Per premura, o per necessit, i lastroni venivano fatti ro-tolare gi per un canalone, cos che quando la corsa fi-niva, met erano spacca-ti. E questo senza contare il pericolo per le abitazioni circostanti. Ci pens lar-chitetto Fabio Mangone a dare lordine di racchiudere i blocchi in protezioni di le-gno che, calate dolcemente con lutilizzo di potenti fu-ni, poterono cos raggiun-gere intatte il fondo valle. Il percorso del marmo era: fiume Toce, lago Maggiore, fiume Ticino e Naviglio Grande. Interessante sa-pere che per ottimizzare il trasporto si impegn anche quel tuttofare di Leonardo Da Vinci, sempre in-curiosito ed attirato da qualsiasi lavoro che richie-

    desse genio ed inventiva. Il Duomo non nasce co-me monumento gotico in opulento marmo, ma ben-s come struttura roma-nica in mattoni. Il grande passaggio avvenne quan-do Gian Galeazzo, allapice del successo per aver con-quistato quasi tutta lItalia settentrionale, decise, eb-bro di autostima e di feli-cit per larrivo dellatteso erede Giovanni Maria, di abbandonare i vecchi sche-mi costruttivi, conside-rati obsoleti, per passare alle slanciate ed elegantis-sime forme gotiche, tan-to apprezzate oltralpe. Nel 1389, il povero Simone da Orsenigo venne messo bru-talmente fuori dai piedi per essere sostituito da Nicolas de Bonventure che di ar-te gotica aveva grande co-noscenza. Nicolas segu i lavori per un anno soltan-to, ma lasci una traccia profonda del suo operato. E se vero che la costru-zione del Duomo dur per ben oltre 400 anni, altres fondamentale notare come tutte le decisioni di rilievo, le impostazioni basilari che fecero s che Milano potes-se avere una delle pi bel-le Cattedrali del mondo, si presero in quei pochi anni che andarono dal 1386 sino alla morte, nel 1402, di Gian Galeazzo. Il resto viaggi, e viaggia, su quella maesto-sa traccia di sapere, cultu-ra, capacit professionale, ma anche di ambizione e sete di potere inizialmen-te tracciata da pochi.

    un vero e proprio tessu-to narrativo in grado di raccontare il proprio pas-sato attraverso dei simboli che rimandano alle vecchie stratificazioni e confini, al-le precedenti architettu-re, alle vecchie abitudini. Una citt tutta da scopri-re, girando a piedi e con gli occhi spalancati. Magari, cercando di tenerli lonta-ni dalle vetrine dei negozi.

    Jean Marc Mangiameli

    Milena Moriconi

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  • 5 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    La biografia...

    Sia sempre nel nostro cuore e sulla nostra bocca la meditazione del-la sapienza e la nostra lin-gua esprima la giustizia. La legge del nostro Dio sia nel nostro cuore. Tali le paro-le dalla cui suprema inten-sit scaturita la profonda opera di evangelizzazione del territorio lombardo, di-lagante diffusione della vita

    cristiana, messa in atto da una delle figure chiave di Milano: Ambrogio, vescovo e patrono della nostra citt. Divenuto successivamen-te Santo, la sua immagine stata, nei secoli, oggetto delle pi svariate rappre-sentazioni, ognuna delle quali ha posto in evidenza differenti aspetti ed episodi della sua vita, mantenen-do tuttavia degli elementi comuni, che costituiranno appunto loggetto del no-stro approfondimento: si tratta dei sui pi frequen-ti attributi iconografici. Ma prima qualche cenno bio-grafico. Ambrogio, il cui nome di origine greca si-gnifica immortale, nac-que intorno al 339 a Treviri nelle Gallie, dove il padre, cittadino romano, ricopri-va la carica di prefetto al pretorio. Intraprese inizial-mente la carriera militare ed amministrativa e non professava, in quegli anni, alcuna fede; terminati gli studi a Roma e divenuto av-vocato di spicco, nel 370 si trasfer a Milano come go-vernatore dellEmilia e del-la Liguria. In citt era un momento, tuttavia, di di-scordia tra ariani e cristiani a causa dellimminente no-mina del nuovo vescovo. La leggenda narra che, trovan-dosi Ambrogio di passag-gio proprio nel momento

    decisivo, improvvisamen-te un fanciullo abbia ini-ziato a gridare Ambrogio vescovo! Ambrogio vesco-vo!; terrorizzato, pare che egli sia allistante fuggito a cavallo. Credendo che Dio parlasse per bocca degli in-nocenti, si narra poi che una delegazione di milane-si si sia recata da Ambrogio per convincerlo a venire in aiuto dei milanesi e diven-tare il pastore della citt. Nonostante il suo essere pa-gano, ma non senza dubbi e difficolt, egli alla fine ac-

    cett: ricevette il battesimo il 30 novembre 374 e fu con-sacrato vescovo di Milano. Dimportanza certamente decisiva fu la sua nomina: organizz la Chiesa lom-barda, unific la liturgia, che da lui prese il nome di ambrosiana, si dedic al rinnovamento morale e al-la lotta contro leresia aria-na, intervenendo inoltre nelle contese imperiali tra Oriente ed Occidente a fian-co di Teodosio. Ambrogio mor a Milano nel 397.

    ... e liconografia

    Una delle pi antiche te-stimonianze icono-grafiche milanesi relative al Santo si trova allinter-no dellomonima basili-ca, edificata per suo volere nel 379: si tratta di un mo-saico risalente al V secolo,gelosamente custodi-to allinterno di quel prezioso scrigno rappresen-tato appunto dalla Chiesa di SantAmbrogio. Egli qui ritratto in un atteggia-mento di austera semplicit, ulteriormente sottolineato dalla veste piuttosto umi-le che lo caratterizza, celebrandolo in una raffi-gurazione priva di qualsia-si orpello e segno di potere; tale sobriet dellabito con-tribuisce a creare intorno al

    SantAmbrogio, il patrono di Milanomosaico unaura di nobile singolarit, allontanandolo in questo modo dai ritratti pi tardi, la maggior parte dei quali mostra Ambrogio in preziosi abiti vescovili.Suoi principali attributi ri-scontrabili nelle opere dei secoli successivi sono, in-fatti, oltre alla ricca veste, la mitra sul capo ed il pa-storale in mano, tesi a sot-tolineare il nobile incarico rivestito e la sua ammira-ta ed indiscussa autorit. proprio su tale aspetto che lopera di Giovanni

    Ambrogio Figino (Milano, 1550-1608), pone laccento: qui Ambrogio, in sella ad un impetuoso cavallo bian-co, in fierissimo atteggia-mento quasi napoleonico, ed evocante le leggendarie rappresentazioni della lot-ta tra San Giorgio e il dra-go, si scaglia con temibile violenza contro gli ariani. questa infatti uneffi-cace rappresentazione di quellevento miracoloso che caratterizza la cosiddetta Battaglia di Parabiago, du-rante la quale si racconta di una fatale apparizione del vescovo: la leggenda narra che si sia creata in cielo una densa ed enorme nuvola bianca, dalla quale spun-t a cavallo e in vesti bian-che il Patrono di Milano, che, con vivissimo impeto, inizi a frustare le truppe tedesche del comandante Lodrisio. Oltre al pastorale, il vescovo reca quindi nel-la mano destra lo staffile, una sferza formata da stri-sce di cuoio, anchesso uno dei pi frequenti attribu-ti del Santo. La prima ico-nografia di SantAmbrogio con in mano lo staffi-le compare su un bassori-lievo del secolo XI, che si trova nellatrio dellomo-nima basilica; un secolo dopo si riscontra la stessa iconografia nei rilievi che ornano la Porta Romana

    dopo la ricostruzione di Milano seguente la rovina del Barbarossa. Gli episo-di leggendari che riguarda-no lo staffile di Ambrogio ed hanno dunque ispirato i ritrattisti del Santo, sono numerosi. Comoletti, nel-la sua Milano misteriosa, racconta ad esempio come, appena giunto a Milano in qualit di magistrato, Ambrogio abbia voluto co-noscere il boia Ursone che, armato di una speciale fru-sta con molte strisce di pel-le, estorceva le confessioni agli imputati. Ambrogio licenzi immediatamente Ursone e si fece consegna-re lo staffile; quando poi fu nominato vescovo per vo-lont popolare, per dimo-strare la sua indegnit volle ripristinare il selvaggio uti-lizzo delle frustate, ma al primo condannato che sottopose successe che lo staffile si rifiutasse di fun-zionare. Lepisodio sicura-mente di maggior rilievo, tuttavia, quello ricorda-to poco sopra, relativo al-la Battaglia di Parabiago, quando il 21 febbraio 1339 Luchino Visconti vinse il cugino Lodrisio, a capo di truppe tedesche, grazie al-la miracolosa apparizione e punizione dei nemici da parte del vescovo. Da que-sto momento in poi, quin-di, liconografia del Santo mut: lo staffile divenne sempre pi radicato nelle sue raffigurazioni, e lo stes-so avvenne per il cavallo bianco, che lo caratterizza in quanto simbolo di forza positiva, vitalit e vittoria. Ultimo, ma non meno noto, tra gli emblemi del Santo lape, a cui, sin dallanti-chit, sono state attribuite numerose qualit umane quali loperosit, la con-cordia, il valore o la castit. Anche il cristianesimo, infatti, ha conferito un si-gnificato del tutto posi-tivo a questo piccolo ma abilissimo insetto, giungendo a para-gonare la vita mona-stica, fondata sulla semplice ma perfet-ta organizzazione, sul lavoro meticolo-so, sullordine e sull incessante operosit, a quella dellalveare. Ambrogio stesso, inoltre, a creare uno stretto collegamen-to tra la Chiesa e lalveare, sottoline-ando come i mem-bri di una comunit possano essere, con efficace immagine metaforica, egua-gliati alle api, le quali lavorano con meticoloso zelo e fe-delt, riuscendo a cogliere la parte mi-gliore da ogni fiore.

    la sacralit del simbolo

    Oltre a tale metafora tutta-via, le api ed il loro alvea-re spesso riscontrate nelle rappresentazioni del Santo, sono legate alla sua figura da un aneddoto piuttosto noto risalente allinfan-zia di Ambrogio; lautore della sua prima biografia, Paolino da Milano, narra infatti che un giorno, men-tre il piccolo stava dormen-do in una culla nel cortile del pretorio, sopraggiunse allimprovviso uno sciame, il quale si pos sul suo vi-so con le api che entravano e uscivano dalla bocca. Il padre, che passeggiava nel-le vicinanze con la madre e la figlia, proib alla dome-stica, cui era stato dato il compito di curare il bam-bino, di scacciare gli inset-ti, avendo intuito la portata

    di tale evento prodigioso. Qualche istante dopo, in-fatti, le api si alzarono in volo, salendo cos in alto da scomparire alla vista; al-lora il padre esclam: Se questo bambino vivr, di-venter qualcosa di grande. Lalveare si leg quindi sem-pre pi fortemente allico-nografia del Santo, invocato, appunto, come protettore delle api, degli apicoltori e di coloro che lavoravano la cera. Giungiamo dunque al termine di questo bre-ve viaggio tra gli emblemi di SantAmbrogio, il vesco-vo voluto da Dio, poich

    Vox populi , secondo le credenza, Vox Dei: ed ecco che da governatore non credente, Ambrogio si eleva a fondatore del-la cristianit lombarda.

    Sabrina Panizza

    Artisti di tutte le epoche si sono ispirati alla Chiesa di S.Ambrogio. Nellimmagine linterpretazione che ne d in una sua opera A. Ghezzi.

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  • 6 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    Patrimonio dell`Umani-t; come dichiara-to dall`Unesco, il Sacro Monte di Varese un com-plesso monumentale e paesaggistico di grande fa-scino. Composto dal bor-go di S. Maria del Monte ove risiede il Santuario (sec. X), e dalla via Sacra costellata da 14 Cappelle misteriche, il S.Monte, in-serito nel Parco del Campo dei Fiori, stato realizza-to nella sua eccelsa quali-t architettonica, pittorica e scultorea, da artisti e ma-estranze locali che, peral-tro, erano gli esponenti tra i pi qualificati del Seicento Lombardo (Morazzone). La costruzione del com-plesso della via Sacra ebbe inizio nel 1604, su proget-to dell a`rch. G. Bernascone detto il Mancino auto-re anche del campanile di S. Vittore in Varese. Il Santuario: meta dei pel-legrinaggi mariani la XV stazione del Rosario che si viene recitando lungo la Via Sacra del-le cappelle misteriche. Il complesso monumen-tale, insieme al convento

    delle Romite Ambrosiane, inserito nel borgo di S. Maria del Monte, arrocca-to sulla cima del colle (mt 880). Il santuario presen-ta i segni affascinanti del-la sovrapposizione degli eventi storici che risalgo-no al XII secolo con im-portanti testimonianze di

    arte e di fede per arrivare fino al XIX secolo. Il Borgo d o`rigine medioevale vi-ve intorno al santuario ed tappa finale del pellegri-naggio lungo la Via Sacra. Dominante su uno dei pi bei paesaggi d`Europa pre-zioso preludio alla medita-

    Viaggio tra sacro e profanozione, alla preghiera e alla visita dei tesori d a`rte il S. Monte inserito nel parco del Campo dei Fiori man-tiene il fascino del paese di montagna impreziosi-to da residenze in stile li-berty, dal quale si parte per escursioni naturalistiche. Castello di Masnago (Va).

    Complesso ar-chitet tonico vario e frutto di stratifica-zioni di epo-che diverse: al Medioevo appartiene la torre, elemen-to primitivo del castello; q u a t t r o c e n -tesco, inve-ce, il corpo di fabbrica che ad essa si appoggia, fa-moso per i suoi splen-

    didi interni affrescati; di definizione pi recente, sei-settecentesca , infine, lala che, inseritasi sulle preesi-stenti strutture del fortili-zio medievale, conferisce allimpianto, un tempo di-fensivo, laspetto di una vera e propria dimora di

    Santuario del Sacro Monte e Castello di Masnago

    Una Notte Bianca allinsegna darte e culturaIn calendario una cinquantina gli eventi culturali

    E stata una Notte Bianca allinsegna dellarte e della cultura quella del 28 giugno a Varese. Dei 130 eventi in calendario firmati da Consel Divisione Eventi e realizzati con il soste-gno di Comune, Provincia, Regione e altre istituzioni locali e nazionali, una cin-quantina sono stati quel-li dedicati ad esposizioni di quadri, recital di poesia, fe-stival di canto, rappresenta-zioni teatrali e chi pi ne ha pi ne metta. La partenza stata ai Giardini Estensi con una serie di appunta-menti allinsegna della me-raviglia. Molto interessante Lucciole, serie di sugge-

    dere e divertire gli ignari passanti, creando momen-ti fortemente comunicativi e di rara intensit. Natura Meravigliosa il tema del-la rassegna ideata dalla cri-tica darte varesina Fabrizia Buzio Negri, che nellocca-sione della Notte Bianca ha colorato di originali instal-lazioni realizzate da dodi-

    ci artisti locali gli splendidi saloni di Palazzo Estense. Festival Solevoci, rassegna internazionale di musica vocale a cappella, ha offerto al pubblico in uno specia-le appuntamento in occa-sione della Notte Bianca, sempre ai Giardini Estensi

    lincontro con la polifo-nia Pop e Jazz, eseguita da gruppi vocali e cori italia-ni ed internazionali, che ha spaziato nelle sue diver-se anime e contaminazioni, culturali ed etniche. Fra gli altri a ppuntamenti dedica-ti allarte e alla cultura loca-li sono da non dimenticare anche lapertura straordi-

    naria delle principali chie-se cittadine (San Vittore, Battistero di San Giovanni, San Giuseppe, tutte nel centro storico), dei Musei Civici di Villa Mirabello, delle Sale Nicolini, del Museo Baroffio e del Santuario al Sacro Monte

    stata straordinario lormai tradizionale appuntamen-to con la Cena Valtellinese a base di pizzoccheri e altri prodotti tipici, cos come il percorso enogastronomi-co a firma Associazione Produttori e artigiani Terra e Mari che ha offerto, nel-la splendida cornice dei Giardini Estensi, gusto-se proposte dal territorio Varesino. Per chiudere un aperitivo che ci ha riportato allepoca romana: il Museo Civico di Villa Mirabello in collaborazione con il bar del Museo hann0 de-liziato i palati dei presenti con leccornie daltri tempi.

    www.nottebiancavarese.it

    campagna. Riscontri do-cumentari confermano che il castello nel XV se-colo era di propriet della famiglia Castiglioni, origi-naria di Castiglione Olona. A Masnago risiede-va Giovanni Castiglioni, il primo dei quattro fi-gli di Guido (o Guidolo) Castiglioni e di Antonia Bassi di Azzate. La presenza di tale famiglia a Masnago documentata sin dal 1422, ma Giovanni vi risiedet-te, con certezza, negli an-ni dal 1441 al 1443 quando qui mor. Dopo questa da-ta il castello fu presumi-bilmente abitato dalla moglie di Giovanni, Maria Lampugnani, sposata nel 1424, e dai suoi cinque fi-gli. Tra il XVI e il XVII se-colo la storia della famiglia meno documentata, ma certo che i Castiglioni, continuando ad abitare il castello, svolsero incari-chi pubblici a Varese, co-me notai. Nel Settecento, il castello divent luo-go di villeggiatura estiva per il marchese Giuseppe Castiglioni e la consor-te Paola, nata Litta. Con lestinzione della casata do-po la morte del marchese

    Paolo Castiglioni Stampa allinizio del XX secolo, il castello pass ad un ramo femminile e nel 1934 venne venduto al varesino Angelo Mantegazza. Ereditato dal-la famiglia Panza negli anni 60, stato dalla me-desima ceduto al Comune

    di Varese nel 1981 che lo ha adibito oggi a Museo darte moderna e contemporanea.

    w w w. c a s t e l l i e v i l l e . i t Visite guidate, per infor-mazioni tel: 0265589231 da luned a venerd, dal-le ore 9.30 alle ore 13.00 .

    sopra Varese , del Museo Flaminio Bertoni, dellOs-servatorio Astronomico GV Schiaparelli, o le di-vertentissime visite gui-date in segway per le vie del centro storico promos-se da CCTour. Anche Villa Panza, nobile e preziosa di-mora di propriet del FAI, ha offerto a tutti i visitatori della Notte Bianca unaper-tura straordinaria, con vi-sita allaffascinante mostra Oltre la luce dellartista americano James Turrell. Per non dimenticare chi la Notte Bianca poteva vi-verla soltanto dagli spazi ridotti di un carcere, spa-zio allarte anche alla Casa Circondariale di Varese, dove lAssocia-zione Punto Zero ha realizzato per la serata del uno spettacolo tea-trale, Made in Italy, in cui ha approfondito il tema dellemigra-zione italiana di inizio secolo. E se cultura signifi-ca anche passione per la tradizione, per tutti i golosi

    www.comune.cesano-maderno.mi.it

    Associazione Castelli e Ville

    stive installazioni dellAs-sociazione Internazionale Flaminio Bertoni in col-laborazione con M.me Duplok, gruppo di arti-sti che da anni lavora con opere site-specific in ambi-to urbano. Silence Teatro, compagnia conosciuta per le sue straordinarie per-formance basate sulluso del tutto originale del-la gestualit e del linguag-gio del corpo, ha messo in scena uno spettacolo con una decina di attori-sta-tue ricoperti dargilla dal-la testa ai piedi, che hanno fatto capolino dai cespugli e dagli angoli dei giardi-ni per incuriosire, sorpren-

    Disponi di spazi e organizzi mostre?Collabora con noi.

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  • 7 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    Vale la pena percorre-re tutto il lago dIseo e raggiungere Pisogne per trovarsi di fronte a quello spettacolo che il Testori de-fin la Cappella Sistina dei poveri. La Chiesa di Santa Maria della Neve, deco-rata completamente dal Romanino, posta al mar-gine dellabitato e si presen-ta solitaria, costruita sotto uno spuntone di roccia, lun-go una strada che conduce in Val Palot. Il lago e la val-le, i borghi antichi e le umi-li pievi del contado sono la scenografia dove si esalta e si consuma la vicenda uma-na ed artistica di Girolamo Romanino tra le sponde

    di Tavernola Bergamasca e di Pisogne, tra le fucine di Bienno e le dimore di Breno, sede del complicato governo della Communitas V a l l i s c a m o n i c a e . Terminata nellestate del

    Il Romanino e la Valle Camonica1532 la decorazione del Magno Palazzo a Trento, Girolamo Romanino rice-vette lincarico da parte de

    li homini di Pisogne di decorare la chiesa di Santa Maria della Neve. La chie-

    La vita di un pittore in rivolta

    Le nobili dimore della ValtellinaPalazzo Sassi deLavizzari Castello di Masegra

    Gloria Guerrini sa al suo interno si presen-ta completamente decorata e limpianto iconografico che il pittore chiamato a realizzare narra episodi della vita e della passione di Cristo. La disposizio-ne delle scene non segue una successione cronolo-gica coerente, in quanto i committenti offrirono al pittore piena autonomia, ad eccezione del tema ori-ginale, in modo che egli avrebbe potuto sbizzarrir-si in una espressivit pri-vata da freni esterni. Una recente lettura critica de-gli episodi ha permesso di dare una nuova interpre-tazione al percorso icono-grafico riconducendo la composizione in una sorta

    soffitti lignei a grandi pan-nelli e una notevole statua lignea seicentesca ricca-mente intagliata. Lultimo piano della costruzione il risultato di un sopralzo ottocentesco, epoca di cui rimangono anche alcuni ambienti decorati a stucco. Il palazzo, attualmente se-de del Museo Valtellinese di Storia e Arte, aperto al pubblico dal 1994. Lorigine del Museo Civico si de-ve alla volonterosa inizia-tiva di un ristretto gruppo di studiosi e appassiona-ti darte che il 28 settembre 1874 fondarono il Comitato Archeologico Provinciale,

    con il dichiarato scopo di conoscere e conservare tutto ci che in Provincia appartiene allantiquaria, alle arti, alla storia patria. Le collezioni del Museo raccolgono testimonian-ze archeologiche di epo-ca preistorica e romana ed opere, per lo pi di prove-nienza locale, che offrono una panoramica della pro-duzione artistica valtelline-se dal Medioevo al nostro secolo. Conclude il percorso espositivo la sezione di arte moderna e contemporanea. Isole di Brissago (CH).Costituiscono il Parco bo-tanico del Cantone Ticino.

    Nel 1885 vennero tra-sformate dalla barones-sa Antonietta Saint-Lger in dimora dove convengo-no pittori, scultori, musici-sti, scrittori. LIsola Grande diventa giardino esoti-co. Nel 1927 il nuovo pro-prietario, il commerciante amburghese Max Emden, fa costruire lattuale pa-lazzo, la darsena, il bagno romano. Il Parco botani-

    di Sacra Rappresentazione per immagini sul tema del-la Passione. Questa nuova visione permette di divide-re la chiesa in tre blocchi tematici corrispondenti al-le campate che stanno a si-gnificare lattesa, la caduta e lesaltazione della croce. Limportanza del ciclo di Pisogne sta nel fatto che il Romanino pot esaltare la propria fantasia, la tensio-ne drammatica e le defor-mazioni espressionistiche, caratteristiche che lo fecero conoscere in qualit di pit-tore estroso e anticlassico. Salendo verso la media Val Canonica ci spostiamo a Breno per visitare la Chiesa di S. Antonio sita nel cen-tro storico del paese. Qui

    lartista affresc le tre pare-ti del presbiterio con episo-di tratti dal libro di Daniele. Le scene narrate esaltano la profonda ed intensa spiri-tualit del Romanino ri-mandando ad un momento meditativo di assoluta in-tensit. La fase camuna dellartista si conclude con la decorazione della chie-sa quattrocentesca di Santa Maria Annunciata a Bienno, nella quale il ciclo ispirato ai Vangeli Apocrifi da dove sono tratte sce-ne della Vita della Vergine.

    Palazzo Sassi d Lavizzari (Sondrio), di origine cinquecentesca, prese nome dalla famiglia che ne fu pro-prietaria fino al 1922, quan-do lingegnere Francesco Sassi d Lavizzari lo do-n al Comune di Sondrio a condizione che venisse destinato a scopi cultura-li. Lesterno molto severo delledificio ingentilito dal bel portale settecente-sco a bugnato con timpano spezzato, attraverso il quale si accede allelegante cortile porticato. Tracce della sto-ria pi antica del palazzo sono un fregio dipinto da-tabile al XVI secolo, alcuni

    co offre pi di 1.500 spe-cie di piante provenienti dal Mediterraneo, dallAsia subtropicale, dal Sud Africa, dalle Americhe e dallAu-stralia. LIsola Piccola (o di SantApollinare) ricoper-ta da vegetazione sponta-nea della regione insubrica, mantenuta allo stato natu-rale. SullIsola Grande (o di San Pancrazio), aperta al pubblico dal 1950, sono

    coltivate piante di origi-ne subtropicale degli emi-sferi nord e sud. Bagnate dalle acque, protette dalle Alpi e baciate dal sole, que-ste magnifiche isole danno la possibilit di fare il giro del mondo in quattro passi.

    w w w. c a s t e l l i e v i l l e . i t Visite guidate, per info tel: 0265589231 da luned a ve-nerd, dalle 9.30 alle 13.00

    Informazioni per pubblicit e redazionali:[email protected] - 347 4300482

  • 8 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    Il manufatto architetto-nico, che da documenti darchivio risale al XII sec., ma si presume anteriore, ha un corpo centrale e tre tor-rioni semicircolari addos-sati; si articola intorno ad ampi giardini pensili, co-struiti a livelli diversi entro le mura. La struttura archi-tettonica e gli interni dan-no ampiamente conto degli spazi un tempo riservati allabitazione del feudata-rio e di quelli, come la sala darmi, la sala delle udien-ze, la loggia della guardia e la prigione, destinati alla funzione pubblica di dife-sa, di governo e di eserci-zio della giurisdizione. Un tempo feudo dei Malaspina, dei De Regibus, degli Spinola e dei Piuma appar-tiene dal XVIII sec. ai conti Gallesio-Piuma. Nel parco che circonda il castello si trova uno splendido esem-pio di neviera seicentesca perfettamente conservata. La costruzione principa-le si erge su un ampio ter-rapieno cintato dalle mura ed elevato al di sopra del-la strada di circa otto metri. Sempre entro la cinta il lungo corpo pertinenziale dei magazzini e delle can-tine e lampia costruzione delle foresterie. Il comples-so circondato per tre lati dal parco privato forte-mente scosceso sul pendio fino al torrente Caramagna. Si accede allingresso prin-cipale dalla strada comu-nale che costeggia il parco, ove lantica e straordina-ria neviera; il parco cinta-to da un muretto in pietra e mattoni, con inferriate e cancelli in ferro. Laccesso carraio al castello costi-tuito da un portale privo di cornice, con arco a tut-to sesto e due battenti in legno. Superando il por-tone una breve salita con-duce al cortile dingresso: mentre sulla destra si erge il muro rastremato del ca-stello, a sinistra si sviluppa il corpo accessorio costi-tuito da tre piani affaccia-ti sul pendio con ingresso carraio dalla strada privata interna al parco. Sul cortile dingresso (detto giardino del pozzo) il rustico si eleva in parte per un solo piano costituito dallabitazione del custode e in parte su pi piani costituiti da ma-gazzini, laboratori artigia-ni, granai, fondaci. Il piano inferiore della costruzione ospita le cantine e la tina-ia con volta a botte in mat-toni, attualmente in fase di restauro. Il cortile di in-gresso al castello, tenuto a prato alberato, delimita-

    Castello dei conti Gallesio-Piuma di Prasco

    to dal muro di sostegno del terrapieno, alto circa otto metri sul sottostante par-co. Da questo primo cortile si accede alla parte abita-tiva attraverso un portale architravato, con stemma nobiliare aggettante e pre-ceduto da una rampa di do-dici gradini in pietra. Alla costruzione destinata ad abitazione sono addossa-te due torri a barbacane se-micircolari. La struttura si articola in un porticato a quattro campate e in unala laterale terminante con una terza torre. Ledificio si presenta in elevazione su due piani sul cortile in-terno (affaccio ad ovest) e su tre sul cortile di ingres-so (rimanenti affacci). La costruzione in muratura mista di pietra e mattoni, intonacata di colore chiaro ed i vari volumi fortemente rastremati che la compon-gono definiscono le funzio-ni duso: si distingue cos la parte destinata ad uso pub-blico, con autonomo in-gresso, e la parte adibita ad abitazione del feudatario. Servono da collegamento tra i piani due scale interne e una esterna in ferro che conduce al terzo giardino. Il giardino interno supe-riore (giardino della loggia) definito dal muro di so-stegno e dalla costruzione delle foresterie. Il lato est costituito dal porticato aperto collegato al portale di ingresso da una rampa a gradini, voltato con quat-tro crociere su colonne in muratura e capitelli di di-segno romanico, sovrastati dallo spiovente del tetto; su di esso si aprono tre ampie finestre ad abbaino corri-spondenti a camere da let-to. Il cortile si conclude con lala delle cucine, la tor-re semicircolare della pri-gione ed infine un ultimo grande porticato (la loggia della guardia) su pilastri ed archi a tutto sesto, coper-to da capriate lignee e pro-spiciente il vicino Oratorio. Nella parte sottostante la sala delle udienze e la sa-la darmi. Il cortile rivolto a nord (giardino detto di Giorgio Gallesio) chiude il complesso avvolgendo il la-to nord della costruzione ed cintato dal solito mu-raglione fortemente rastre-mato verso il basso con un cordolo circolare in cotto sopra il quale si apre una teoria di feritoie. La nevie-ra Nel parco del castello ubicata la seicentesca ne-viera. Assolutamente ben conservata, uno splendi-do esempio di costruzione adibita alla conservazione

    del ghiaccio. La struttura in pietra pressoch total-mente interrata e si sviluppa in forma del tutto insoli-ta e originale. Dalla porta esterna si accede ad un pic-colo andito con funzione di intercapedine; una seconda porta si apre nella struttura interna a due terzi dellal-tezza totale. Un editto del feudatario che ne regolava luso d conto dello spiri-to di socialit che animava la vita del tempo: esso con-sentiva lutilizzo del ghiac-cio, oltre che al feudatario, a tutti coloro che aveva-no contribuito al traspor-to del ghiaccio dal vicino

    torrente e ai malati del ter-ritorio. Il museo di cultura materiale Il piccolo museo documenta, attraverso an-tichi strumenti di lavoro e oggetti duso, tutti catalo-gati, la storia della produ-zione del vino e del miele nelle cantine e nelle dpen-dences del castello, nonch momenti di vita quotidia-na e espressioni di attivi-t artigiane legate al feudo.

    Castello dei conti Gallesio-Piuma di Prasco, Prasco (AL). Aperto dalle ore 14,30 alle 18,30 - cell: 3473715382 tel: 0144-375769 [email protected].

    Una descrizione architettonica

    1743 i dissapori emersi tra i due fratelli culminaro-no nella divisione dei beni: a Francesco tocc la par-te rinnovata del Castello; a Guido and la parte pi antica del Castello. Solo in epoca successiva fu aggiun-to un terzo edificio. Oggi il Castello si presenta come un grande quadrilatero al cui interno sono racchiusi tre castelli, sviluppati intor-no a tre ampi cortili ingen-tiliti da porticati e ciascun con ingresso indipenden-te. Il Castello ricco darte:

    splendidi affreschi seicente-schi attribuiti ai Procaccini; la bellissima Cappella dedi-cata alla Madonna Assunta; la collezione di piatti da barba con pi di 400 esem-plari provenienti da tutto il mondo e realizzati con materiali diversi; una rac-colta di armi e armature spagnole del 500; larre-damento seicentesco della Camera Reale; una prezio-sa collezione ornitologi-ca composta da 360 uccelli impagliati; limportantissi-ma Biblioteca; la raccolta di

    Fra torri merlate e fresche oasiCastello Visconti di San Vito e Isole di Brissago

    Testimonianza della pre-senza viscontea dal 1250, il castello di San Vito nacque come rocca di dife-sa ai confini del Ducato di Milano. Lo sviluppo del-la fortezza viscontea con funzione di residenza si eb-be a partire dallanno 1448, quando i fratelli Francesco e Guido Visconti, per sfug-gire ai contrasti con la Repubblica Ambrosiana, succeduta a Milano alla si-gnoria viscontea, si rifu-giarono nella loro antica propriet di Somma. Nel

    urne cinerarie della civilt di Golasecca (IX sec. A.C.). Il Castello Visconti di San Vito oggi di propriet della Fondazione Visconti di San Vito, che, sotto la guida del suo Presidente, lavv. Galeone, continua il lavoro di studio, cono-scenza e diffusione del ca-stello e della sua storia. Isole di Brissago (CH). Costituiscono il Parco bo-tanico del Cantone Ticino. Nel 1885 vennero tra-sformate dalla baronessa Antonietta Saint-Lger in dimora dove convengono pittori, scultori, musicisti, scrittori. Nel 1927 il nuo-vo proprietario, il commer-ciante amburghese Max Emden, fa costruire lat-tuale palazzo, la darsena, il bagno romano. Il Parco botanico offre pi di 1.500 specie di piante provenienti dal Mediterraneo, dallAsia subtropicale, dal Sud Africa, dalle Americhe e dallAu-stralia. LIsola Piccola (o di SantApollinare) ricoper-ta da vegetazione sponta-nea della regione insubrica, mantenuta allo stato natu-rale. SullIsola Grande (o di San Pancrazio), aperta al pubblico dal 1950, sono coltivate piante di origi-ne subtropicale degli emi-sferi nord e sud. Bagnate dalle acque, protette dalle Alpi e baciate dal sole, que-ste magnifiche isole danno la possibilit di fare il giro del mondo in quattro passi.

    w w w. c a s t e l l i e v i l l e . i t Visite guidate, per infor-mazioni tel: 0265589231 da luned a venerd, dal-le ore 9.30 alle ore 13.00 .

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  • 9 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    LAbbazia di San Fruttuoso situata a Capodimonte, in una pro-fonda insenatura della fra-stagliata costa del Monte di Portofino. Un piccolo gioiello che ha una storia molto antica e che sta-to generosamente donato al FAI da Frank e Orietta Pogson Doria Pamphilj. Ai notevoli valori naturalisti-ci e paesistici, si affiancano quelli architettonici e stori-ci dellAbbazia: una mira-bile fusione dove allopera della natura si felicemente sovrapposta quella delluo-

    Abbazia di S. Fruttuosota nella Torre ottagonale. In questo periodo, il com-plesso di Capodimonte ac-crebbe il suo prestigio fino ad assumere la giurisdi-zione su tutto il promon-torio di Portofino. Dal XIII sec. le sorti di San Fruttuoso si intrecciarono con quelle della famiglia Doria, che commissio-n il rifacimento delledi-ficio, facendo costruire il complesso abbaziale affac-ciato sul mare con il log-giato a due ordini di trifore. In riconoscenza verso i numerosi interventi pro-

    t di benedettini lasci il monastero, dando cos ini-zio a un inesorabile declino dellAbbazia, che verr retta da abati commendatari, ap-partenenti quasi esclusiva-mente alla famiglia Doria. Numerosi lavori mutarono laspetto interno ed ester-no della Chiesa, che perse le trifore gotiche (occulta-te sotto uno strato dinto-naco fino al 1933), mentre linterno del monastero venne trasformato in abi-tazione per i nuovi coloni. Al chiostro inferiore, inol-tre, fu sovrapposto nel XII

    A Camogli, in provincia di Genova

    secolo un secondo chiostro.Nel 1551 lammiraglio Andrea Doria ottenne da papa Giulio III lo ius patro-nati su San Fruttuoso, in cambio della promessa di costruire una fortezza che proteggesse il complesso dalle incursioni piratesche. A causa della morte soprag-

    Immagine di L. Tamagnini.

    conservare le reliquie del martire Fruttuoso. Il cul-to del santo si diffuse pre-sto in tutta la Liguria, tanto che gli si attribuivano spe-ciali funzioni di protezione per i naviganti. Le ricer-che archeologiche hanno confermato la presenza a Capodimonte di un ceno-bio risalente alla met del X secolo: nellanno 984 documentata per la prima volta a San Fruttuoso la pre-senza dei monaci, dediti al rifacimento del complesso dopo le distruzioni e i sac-cheggi operati dai saraceni.

    mossi dai Doria, i monaci concessero la cripta atti-gua al chiostro inferiore come sepolcreto di fami-glia: ancora oggi sono vi-sibili le tombe in marmo bianco e pietra grigia, da-tabili tra il 1275 e il 1305.Nel 1467, morto lultimo abate regolare, la comuni-

    Aggiornamenti e notizie ulteriorisu WWW.okarte.org Informazioni per pubblicit e redazionali:

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    giunta nel 1560, il Capitano non riusc a tenere fe-de allimpegno, ma i suoi eredi, Giovanni Andrea e Pagano, eressero nel 1562 la torre tuttora esistente per difendere il borgo e la sua sorgente dacqua dolce. Dopo altre traversie, che ne compromisero la strut-tura architettonica, nel 1885 San Fruttuoso fu tra-sformato in parrocchia del piccolo borgo di pescatori, che annoverava allepoca circa centottanta abitanti. Nel 1915 unalluvione pro-voc il crollo della prima campata della Chiesa e i detriti del torrente in piena portati a valle formarono la spiaggia antistante il com-plesso. Un restauro promos-so dalla Soprintendenza ai monumenti della Liguria, nel 1933, tent di rimediare ai danni dellalluvione e ri-pristin le trifore originarie della facciata verso il mare.Fu il primo segnale della rinascita di San Fruttuoso, che ebbe il suo compimen-to con la donazione del complesso al FAI, avvenu-ta nel 1983. I primi restau-

    ri, eseguiti tra il 1985 ed il 1989, consentirono il recu-pero dellassetto originario del Chiostro, dellAbba-zia, delle tombe dei Doria e della Sala capitolare. A ventanni dallinaugura-zione dei primi lavori, il FAI ha portato a compi-mento nuovi importanti interventi coinvolgendo la Chiesa abbaziale, le tom-be Doria e laggiornamen-to del percorso museale. In questo modo, stato pos-sibile recuperare sia lanti-co accesso alla chiesa dal chiostro inferiore, sia una loggia composta di archi in pietra della cupola della chiesa risalenti al IX secolo. Nellabsidiola sud, inoltre, stata riscoperta unanti-ca raffigurazione pittorica di estrema semplicit, an-cora in fase di datazione.Il ritorno in sede di nume-rosi reperti archeologici emersi dagli scavi del 1985 ha reso possibile infine laggiornamento del Museo dellAbbazia, che accompa-gna il visitatore alla scoper-ta della millenaria storia del complesso di Capodimonte.

    mo. Le origini del com-plesso sono avvolte nella leggenda. Una delle tradi-zioni pi note fa risalire la costruzione al secolo VIII, quando Prospero, vescovo di Tarragona in fuga dalla Spagna invasa dagli Arabi, scelse la baia per rifugiarsi e costruire una chiesa dove

    Gran parte dellattuale Abbazia databile al X-XI sec., epoca della ricostru-zione voluta dallimpera-trice Adelaide di Borgogna, vedova di Ottone I. Nella chiesa, la cupola bizan-tina, sorta nel X sec. in corrispondenza di una sor-gente perenne, fu ingloba-

    ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO, Camogli (GE) Tel 0185 772703 - Fax 0185 775883 E-mail: [email protected] di apertura: Marzo, Aprile, Ottobre: tutti i gior-ni, ore 10.00 -15.45. Da Maggio a Settembre: tutti i giorni, ore 10.00 - 17.45.Ultimo ingresso: mezzora prima della chiusura.Gli orari di apertura possono subire variazioni in base alle condizioni meteomarine e di conseguenza agli orari dei battelli di linea per Camogli.Biglietti dingresso:Adulti: 5. Bambini e scuole (4-12 anni): 2,50. Ade-renti FAI e soci National Trust: ingresso gratuito. Dal 22 marzo al 30 settembre lingresso include la mostra Urla e biancheggia il mare allestita nei lo-cali dellAbbazia e nella sala mostre della Torre Doria. Adulti: 7. Bambini (4-12 anni): 4. Scuole: 3 Ade-renti FAI e soci National Trust: 2.

    CASA CARBONE, Via Riboli, 14 - Lavagna (GE) Tel. 0185 393920- Fax 0185 395300 E-mail: [email protected]. Orari di apertura: Da Marzo al 2 Novembre: 10-18 solo festivi e prefestivi. Aperto sabato e domenica, in

    tutti gli altri giorni visite solo su prenotazione (tel. 0185/393920 - fax 0185 395300).Ultimo ingresso: mezzora prima della chiusura. Biglietti dingresso: Adulti: 3. Bambini (4-12 anni): 1. Aderenti FAI: ingresso gratuito

    VILLA NECCHI CAMPIGLIO, Via Mozart 14 (MI)Tel. 02 76340121 - Fax 02 76395526 E-mail: [email protected] di apertura (la Villa sar chiusa nei mesi di lu-glio e agosto e riaprir al pubblico il 3 settembre):Da mercoled a domenica: ore 10 - 18. Marted si ac-cettano gruppi e scolaresche su prenotazione.Ultimo ingresso mezzora prima della chiusura. Adulti: 6. Bambini (4-12 anni): 4. Scolaresche: 3. Scolaresche aderenti FAI: 1,5Aderenti FAI e Soci National Trust ingresso gratuito Biglietto cumulativo Circuito Case Museo Milanesi: 15,00 (intero) - 10,00 (ridotto) Bookshop, giardino e caffetteria sono accessibili senza biglietto dingresso. In caso di manifestazioni il prezzo pu variare.I gruppi sono ammessi previa prenotazione.

    INFORMAZIONI PER VISITARE LE PROPRIETA DEL FAI ASSICURAZIONI IN TUTTI I RAMIPREVIDENZA COMPLEMENTARE

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    OK ARTE SARANNO PRATICATE CONSISTENTI AGEVOLAZIONI

    AGENZIA GENERALE DI MILANO LORETOCORSO BUENOS AIRES 45 20124 MILANO

    TEL. 0229406125 FAX 0229535031Posta Elettronica: [email protected]

    www.cattolicamilano.it

  • 10 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    Abitato fino alla fi-ne del Novecento dai fratelli Siria ed Emanuele Carbone, lappartamen-to al piano nobile dellot-tocentesca palazzina di via Riboli a Lavagna, in pro-vincia di Genova, scevro da ogni ostentazione di sfarzo, offre al visitatore un fede-le documento di quello che stato uno dei principali fondamenti della nostra so-ciet: il vivere borghese tra Otto e Novecento, ambien-tato qui in una dimensio-ne prettamente domestica, nella quale unimpeccabi-le eleganza non oltrepassa mai la misura di una mo-derata discrezione. La vi-sita si snoda attorno al Salone centrale, unica vera

    sala di rappresentanza del-la casa e fulcro della breve sequenza di camere e stan-ze di piccole proporzioni, confortevoli, accoglienti e gradevolmente arredate. Mobili e suppellettili origi-

    Casa Carbone e la borghesia

    nari risalgono in gran par-te alla seconda met del XIX secolo, rispecchiando il gusto per la rivisitazione degli stili del passato in vo-ga in epoca eclettica. Un ci-clo di tempere risalente agli ultimi decenni del XIX se-colo orna invece i soffitti con figure e temi celebrati-vi tipicamente liguri (spic-ca lepisodio con Cristoforo Colombo che presenta gli Indiani dAmerica alla re-gina Isabella nel Salone), riservando alle pareti ar-ticolati decori a cornici e quadrature. Anche i coevi pavimenti rispecchiano la tradizione ornamentale ri-vierasca, con vivaci mosaici a motivi geometrici e flore-ali. Particolare attenzione merita la raccolta di dipinti, composta per lo pi da ope-re di area genovese databili

    tra il secolo XVI e il XVIII. Tra gli altri, spiccano i no-mi di Bernardo Castello (1557-1629), Giovanni Battista Paggi (1554-1627), Giovanni Andrea De Ferrari (1598-1669), Anton Maria Vassallo (ca. 1620-1670) e Gio Enrico Vaymer (1665-1738). Tra le diver-se stanze, particolarmente suggestiva la Sala da pran-zo, la cui destinazione con-viviale testimoniata sia dalle decorazioni con frut-ta e verdura del soffitto, sia dallattuale allestimento museale, che espone la ta-vola elegantemente imban-dita, a ricordo dei momenti di aggregazione della fami-glia. Altre testimonianze dei Carbone sono offer-te dalle camere da letto dei due fratelli, nei cui ambien-ti sono fedelmente esposti i gioielli, le borsette e le boc-cette dei profumi di Siria o i volumi di arte, astrono-mia e filosofia di Emanuele, questi ultimi affiancati da un variegato nucleo di og-getti raccolti, con vivace curiosit eclettica, dal pa-drone di casa: strumen-ti scientifici e astronomici, orologi, scatole musicali e matrici di stampe antiche.Tempere, mosaici e dipin-ti compongono unimpor-tante cornice per il ricco e abbondante arredo, cuo-

    Ottocentesca abitazione a Lavagna

    Nel 2009 il 150 anniversario della Battaglia di Magenta

    re pulsante dellabitazio-ne, il cui fascino risiede non tanto nei particolari di un buon quadro o nellalta qualit di una porcellana, bens dalla resa armonica dellinsieme dei moltepli-ci elementi, dalleterogeneo accumulo e dalla stratifica-zione degli oggetti, fami-gliare specchio di ununica volont superiore, quella del gusto e della personali-t dei padroni di casa. Casa Carbone si presta quindi ad unoperazione di ricer-ca di un passato comune, fatto non tanto di singoli capolavori, quanto di una quotidiana storia del gu-sto, di un domestico senso

    per unepoca culturalmen-te degna di essere custodi-ta e tramandata. Giunta al FAI in mediocri condizioni di conservazione, la dimo-ra ha richiesto diversi inter-ventiti in vista dellapertura al pubblico: dal rifacimento della copertura con lastre di ardesia, al consolidamen-to strutturale delledificio, al restauro conservativo di facciata, affreschi e giardi-no. Allinterno, il restauro ha interessato ogni aspet-to di arredi e opere: dai dipinti ai mobili intaglia-ti e dalle raccolte cerami-che ai burattini in legno realizzati personalmen-te da Emanuele Carbone.

    Si celebrato questanno il 149mo Anniversario della Battaglia di Magenta che ebbe luogo il 4 giugno 1859. Tale avvenimento ha

    attesa dellanno, lAmmi-nistrazione Comunale e la Pro Loco hanno organizza-to un calendario ricco di ap-puntamenti. La Battaglia

    la realizzazione dellUnit dItalia; sempre molto sen-tite tanto da richiamare in citt migliaia di persone, le celebrazioni sono diventa-

    dal desiderio di rinsaldare la nostra identit naziona-le e, soprattutto, quella eu-ropea sottolineando le forti radici comuni che unisco-no i Popoli che durante il Risorgimento si fronteggia-rono. Nellorganizzazione delle celebrazioni della bat-taglia, che rende famosa la citt in Italia ed allestero, lamministrazione comu-nale impegnata da tempo a proporre un progetto cul-turale capace di valorizzare la storia, le radici e liden-tit della citt in un siste-ma di relazione tra passato e futuro, tra valorizzazio-ne della tradizione e creati-vit innovativa. Numerosi ed interessanti, anche per questa edizione, gli avveni-menti correlati alla celebra-zione dellanniversario i cui festeggiamenti hanno vi-sto il momento culminante domenica 1 giugno. Una grande festa di popolo- ha ricordato il primo cittadi-no- che anticipa di un anno le celebrazioni per il 150 anniversario della Battaglia, straordinario evento per il quale Magenta si sta gi pre-parando e si presenter co-me una vera citt europea.

    Richiedete la rivista in abbonamentoscrivendo a [email protected]

    di Magenta- ha spiegato il sindaco Luca Del Gobbo- ricordata come tappa im-portante della storia del nostro Paese per la conqui-sta dellIndipendenza e per

    te negli anni un evento at-teso che coniuga la storia e la cultura ai valori del-la amicizia, della solida-riet e della fratellanza fra popoli. Un evento animato

    segnato una delle pagine pi significative della storia di Magenta, storia che si le-ga al Risorgimento Italiano e dunque allItalia intera. Per la manifestazione pi

    Villa CignoImmagini di Luigino Visconti

    Atmosfera suggesti-va, servizi di qualit e un ottimo ristorante uniti al fascino di un parco con ampia piscina: un soggior-no tranquillo nel cuore di Magenta. Questo bel risto-rante, ubicato in una zona tranquilla della cittadina in cui comodo parcheggia-re, caratterizzato da uno

    stile elegante e funzionale. Oltre a diverse sale coper-te e al terrazzo ideale per le cene romantiche, offre un giardino con piscina, am-biente ideale per cerimonie

    di ogni tipo e per pranzi nuziali. Il tutto con un am-pia scelta del men a prez-zi contenuti. I proprietari professionali e cortesi so-no parte integrante della calorosa accoglienza riser-vata agli ospiti, e sono a di-sposizione dei clienti per assecondare ogni esigen-za e per suggerire i piat-

    ti del giorno pi gustosi.

    Villa Cigno in Via Primo Maggio n 90 a Magenta (Mi), tel: 02 97298019. w w w . v i l l a c i g n o . i t

  • 11 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    Diventa socio dellAssociazioneAmici di Ok Arte

    [email protected] - 02 92889584

    MARCANTONIO DAL RE, Veduta del comples-so di Villa Ghirlanda Silva con giardino allitaliana (1726)

    Giochi dacqua nella Galleria del giardino di Villa Litta a Lainate

    G. RIBOLDI, Veduta del laghetto nella villa Cusani a Desio

    Finiti i tempi in cui Milano, a Luglio ed Agosto, diventava un de-serto, dove manco un cammello si poteva scor-gere in lontananza, e do-ve le fresche oasi erano rimpiazzate unicamente da qualche sparuto chio-sco, tenuto a malavogliaaperto da ancora pi spa-ruti e sudaticci gesto-ri, siamo oramai, e gi da anni, approdati a paesag-gi urbani afosi ma strana-mente vitali. E Milano, da quella citt cos intelligen-te da essersi fabbricata il lido che la natura non leha donato, chiamando-lo Idroscalo, da quella cit-t cos autosufficiente da procurarsi sempre ci che le manca, senza pianger-si addosso e rimboccan-dosi tempestivamente le maniche, non si lasciata prendere impreparata dallaimprevista presenza esti-va di tanta gente che, vuoi

    per la diversificazione del periodo di ferie, o, pi re-alisticamente, per esigenze di portafoglio, o per qual-siasi altro motivo che non ci interessa sondare, potrusufruire di manifestazio-ni interessantissime che si protrarranno per tutto Luglio ed Agosto. Sono co-s tante che non si sa nem-meno da dove cominciare. Ed allora la scelta quel-la di seguire un percor-so cronologico, anzich ditipo artistico. Dopo aver letto tutti gli articoli che, con tanta passione, tutti i nostri collaboratori han-no scritto per voi lettori, sia quelli affezionati, che quelli nuovi, date unoc-chiata allelenco che se-gue e scegliete Voi ci che pi vi interessa, spazian-do da concerti di musica sinfonica, a mostre di pit-tura o scultura, a concer-ti di musica leggera etc, etc.

    * 3 luglio - ore 21.00 Piazza del Cannone Preselezioni

    di Miss Italia con elezione di Miss Sorriso* 4, 5 luglio - ore 20.30 Stadio Meazza San Siro, Via dei Piccolomini 5 Ligabue in concerto Elle-Elle Live 2008* Dall8 luglio al 7 agosto Arena Civica, Viale Byron 2, Milano Jazzing Festival 2008* Dal 26 luglio al 31 agosto Castello Sforzesco, Piazza del Cannone iniziative di intrattenimento: musica, spettacoli, giochi, danze dalla mattina a notte fon-da. Visite guidate saranno organizzate assieme a gite fuori porta.* Mostra di Antonio Ligabue, a Palazzo Reale, 20 giugno - 26 ottobre.* Prolungamento della mo-stra scultorea di Antonio Canova, sempre a Palazzo Reale, sino al 24 Agosto.Assolutamente da non per-dere !! Tantissime altre ma-nifestazioni sono elencate sul sito www.comune.mi-lano.it/labellaestate

    Milena Moriconi

    Questa estate a Milano

    In autunno sar attiva la ReGiSLa rete dei giardini storici del nord Milano e Brianza

    Il progetto di una re-te di giardini situa-ti nellarea nord-milanese e briantea, nasce dalla de-cisione emersa durante il convegno internazionale Giardini storici a 25 an-ni dalle Carte di Firenze. Esperienze e prospetti-ve organizzato dal Centro Documentazione Storica di Cinisello Balsamo in collaborazione con il Politecnico di Milano, DiAP, con il patrocinio di Provincia di Milano, Regione Lombardia e Ministero per i Beni e le Attivit Culturali. I parte-cipanti alla Rete sono sta-ti individuati tra soggetti istituzionali proprietari e gestori di parchi e giardini storici aperti al pubblico, o interessati a sviluppare at-tivit di fruizione pubblica di siti privati. Il progetto, che avr ricadute sia ope-rative che turistiche, sta-to messo a punto attraverso la redazione di una Carta Costitutiva della Rete, a cui hanno lavorato il co-mune di Cinisello Balsamo (Settori Cultura e Ecologia), con il ruolo di coordina-tore, i comuni di Cesano Maderno, Desio, Lainate e Monza, costituendo un primo nucleo di Enti rap-presentativi di quei giardi-ni tanto decantati dal Silva nel suo trattato DellArte de giardini inglesi, dato al-le stampe nel 1801 e in se-conda edizione nel 1813. Si tratta dei pregevoli giardini della sua dimora ciniselle-se, di villa Tittoni Traversi

    tre agli Istituti di formazio-ne specialistica (Politecnico di Milano, PaRID Ricerca e Documentazione Internazionale per il Paesaggio) o professio-nale del settore (Centro

    di manutenzione, uso e va-lorizzazione dei giardini, parchi e architetture ve-getali coinvolti nella Rete. Principali obiettivi del-la Rete, che sar operati-va a partire dallautunno

    li di ogni singolo ente/sito, sia sul fronte della comu-nicazione, sia nelle offerte culturali (visite e iniziati-ve culturali riferite ad un ambito territoriale pi va-sto), sia per la capacit di contribuire direttamente ad un coordinamento spe-cifico su un piano territo-riale turistico. Destinatari della proposta progettuale sono infatti, in primo luo-go, i singoli utenti dei giar-dini coinvolti nella Rete: la cittadinanza, bambini, gio-vani e anziani che trascor-rono il tempo libero negli spazi verdi cittadini, i turi-sti e gli appassionati del set-tore. Ad essi e agli Istituti scolastici presenti sul terri-torio sono destinate le varie offerte culturali promosse nei singoli siti o in itinere. Destinatari sono inoltre le Amministrazioni, i tecnici e gli operatori ad esse colle-gati, che attraverso la Rete potranno trovare soluzioni ai problemi di manutenzio-ne, uso e gestione dei giar-dini e parchi storici aperti al pubblico; potranno inol-tre attingere a informazioni e materiali messi a disposi-zione da Universit, profes-sionisti e studiosi coinvolti nel progetto; potranno in-fine trovare un canale di dialogo/confronto privile-giato con Enti territoria-li e soprintendenze al fine di potenziare la tutela e la valorizzazione di que-sti beni dinteresse storico-culturale e paesaggistico.

    Giardino di villa Ghirlanda Silva

    MARTINO KNOLLER, Veduta del parco della Villa Reale di Monza (1791 ca.)

    Formazione Fondazione Minoprio, Scuola Agraria del Parco di Monza) affi-dato limportante compito di fornire spunti e confron-ti (sia scientifici che tecni-ci) per risolvere i problemi

    2008, sono quelli di costi-tuire elementi del sistema delle architetture vegetali pubbliche e private, urba-ne e extraurbane, storiche e recenti, allinterno del pae-saggio, ai fini di una qua-lit complessiva dei luoghi di vita delle popolazioni e del mantenimento/costru-zione della loro identit. La Rete vuole essere anche occasione per la realizza-zione di iniziative didatti-che, educative e di studio, promuovendo cultura, an-che attraverso forme di comunicazione rivolte a differenti tipi di pubblico e in particolare alla scuola dellobbligo. Intende infi-ne identificare le azioni pi consone alla conservazio-ne, gestione e valorizzazio-ne dei siti. Prefiggendosi tali obiettivi, la Rete potr po-tenziare le offerte cultura-

    a Desio e della villa Reale di Monza ritratti da Gaetano Riboldi nelle tavole pubbli-cate a corredo iconografico delle omonime descrizioni.Nella Rete, ideata proprio per promuovere lo scambio e il confronto di esperienze tra amministratori e tecnici impegnati nella gestione di questi giardini, ruolo di co-ordinatore rivestito dalla Provincia di Milano, men-

    Laura Sabrina Pelissetti

  • 12 LUGLIO - AGOSTO 2008 OK Arte Milano

    Arte...come Medicina SpiritualeCon la fine dellestate, si concluso con gran-de successo il primo ci-clo di mostre di pittura di Arte Terapia in collabora-zione con il Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (Bg.) ed il Policlinico San

    Una concreta astrattezza: limmagine della Malinconia1842, Romanticismo italiano. Francesco Hayez d alla luce uno dei suoi capolavori.Non ancora tuttavia la tre-pidante emozione del Bacio, segreto e forse fuggevole, ma intensamente vissuto, appassionato sigillo tra due popoli e nazioni; non ancora il dominante magnetismo dellabbraccio, non ancora lemblema dellunione, ma la rappresentazione della pi amara solitudine: lim-magine della Malinconia.La fanciulla dellopera qui riprodotta, conserva-ta a Milano nelle sale della Pinacoteca di Brera, infatti splendida e singolarissima rappresentazione del pen-siero malinconico, allegoria di quella profonda mestizia tutta interiore, cupa dispo-sizione danimo provoca-ta dallinflusso di Saturno.La sua personificazione qui mollemente e langui-damente appoggiata al-la fredda pietra, priva di quella forza interiore che le permetta di ergersi fie-ra ed attiva nei confron-ti della vita e del mondo: la scura rassegnazione con-ferisce alla fanciulla una sorta di grigia sterilit, co-s come il sasso e la pietra che ne costituiscono lina-nimata cornice. il me-lanconico, duro, sterile di parole & di opere, per se, & per gli altri, come il sas-so che non produce her-ba, ne lascia che la produca la terra, che gli sta sotto. Gi con tali parole si espri-me infatti Cesare Ripa, nel suo pi antico e flori-do trattato dIconologia.

    Nellopera di Hayez si re-spira unaria quasi deca-dente: si percepisce infatti una spinta verso il basso, come se una potente ed oscura forza magneti-ca proveniente dalle visce-re della Terra esercitasse la propria attrazione, trasci-nando inesorabilmente la fanciulla nellinfimo ba-ratro della depressione. I capelli, umilmente accon-ciati, sono infatti lasciati liberi di caderle sulle spal-le, a loro volta liberate dal-la veste, che fiaccamente si abbassa lasciandole nude e senza protezione; a nul-la pu essere utile, in tal sede, la ricchezza dellabi-to, cangiante in un azzur-ro metallico, ad indicare forse come i beni terreni nulla possano di fronte al-la pi cupa depressione. Ulteriore elemento che si ricollega al concetto del-la latina vanitas, che, come a breve vedremo, sovente stata sottolineata nellico-nografia della Malinconia, il vaso di fiori posto in primo piano a fianco del-la fanciulla; la ricca com-posizione, dispirazione fiamminga, infatti ben lontana dalla vigorosa flo-ridezza di un fresco mazzo appena colto. I fiori, sep-pur non ancora appassiti, sono anchessi in procinto di cadere con ormai debole dolcezza , privati del turgi-do vigore; il vaso quin-di patente latore della ben nota idea di caducit dei beni terreni, concetto ico-nograficamente associato alla malinconia soprattut-to nelle opere del periodo barocco; talvolta la perso-nificazione della profon-

    da depressione, totalmente concentrata nel proprio mondo interiore, rappre-sentata con una teschio (ca-nonicamente presente in qualit di memento mori), simbolo appunto della va-nit degli sforzi interiori.Lopera di Brera tuttavia molto singolare, mostran-do uniconografia piuttosto inusuale rispetto alla docu-mentata tradizione di tale allegoria. Delineando per sommi capi le pi compro-vate caratteristiche della fi-gura della malinconia nel corso dei secoli, possono essere individuate alcune sostanziali linee iconogra-fiche, seppur tra loro in-trecciate; la prima trova un proprio manifesto nella xi-lografia di Albrecht Drer Melancolia I (1514), dove la figura femminile e dotata di ali ed ritratta nella sua tradizionale posa, ossia con il mento appoggiato sulla mano chiusa a pugno, pro-babile rimando alla chiusu-ra del soggetto nella propria cupa interiorit. Lincisione mostra anche tutta una se-rie di elementi che evoca-no da un lato la sovracitata caducit della vita e dei be-ni terreni, ulteriore motivo di depressa disperazione, come la clessidra, men-tre dallaltro la Geometria, quella, tra le sette Arti Liberali, legata a Saturno: sono infatti strumenti rela-tivi a tale arte il compasso e il righello, cos come lenig-matico quadrato magico posto alle spalle della figura. Tanta ricchezza e densi-t di simboli viene invece abbandonata se si fa riferi-mento alla descrizione del-la Malinconia regalataci

    da Cesare Ripa nella sua Iconologia: egli la descri-ve infatti come una donna vecchia, mesta, & doglio-sa, di brutti panni vesti-ta, senzalcun ornamento , immaginandola poi ritrat-ta seduta con i gomiti po-sati sopra le ginocchia ed entrambe le mani sotto il mento. Accanto ad essa solo un albero spoglio, ad indi-care la sterilit, e niental-tro che un paesaggio brullo e roccioso. Nulla, dunque, della fanciulla di Hayez. Unulteriore rappresenta-zione della Malinconia quella che lassimila allal-legoria della Carit, rappre-sentandola contornata da bambini; questo per, con tutta probabilit, solo un ri-mando al gi citato Saturno (mitologico padre della ma-linconia), che si narra ab-bia divorato i propri figli.Nel corso dei secoli poi, la donna alata di Drer si trasformata, sotto lin-quieto e vibrante tratto di Van Gogh, in una cor-rucciata figura maschi-le, ed in particolar modo nel Ritratto del dottor Gachet, rassegnatamente adagiato sul proprio gomi-to. Lidentificazione di Van Gogh con il medico li ren-di uniti in una sorte comu-ne: entrambi, come afferma il pittore, sono affetti da un male nervoso, colpiti da quella vorticosa ed ango-sciante sensazione di com-pleto malessere interiore. Variet di elementi e sim-boli, dunque, ma una con-divisa disgrazia: neppure un mi