olmi «nel mio apologo un invito all’accoglienza»

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Non è venuto per parlare di cinema, Ermanno Olmi, ma per trasmettere ai giovani il suo messaggio di tolleranza e continuo rinnovamento. «Diventate protagonisti di un nuovo progetto di vita» ha esortato ieri sera i ragazzi tra il pubblico, nel ci- nema Nuovo Eden stracolmo (non tutti sono riu- sciti a entrare) per l’incontro con il re- gista organizzato dalla Cooperativa cattolico-demo- cratica di cultura in collaborazione con l’Università Cattolica di Bre- scia. Durante la se- rata, Olmi ha com- mentato anche le parole di Giorgio Napolitano sulla «fol- lia» del negare la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia: «Mi hanno colpito ma non sorpreso. Sono giunte in un momento in cui, in modo sempre più rude, si rifiuta di affrontare il problema dell’ac- coglienza. Abbiamo sfruttato per secoli le terre e i popoli africani; e ora vogliamo perfi- no tirarci indietro quando qui nasce un bambino? Vi au- guro una Brescia piena di bambini, di ogni colore». Il maestro è arrivato alle 20.30, «puntuale come un bre- sciano», per introdurre la pro- iezione del suo film «Il villag- gio di cartone», apologo sul- l’immigrazione, la Chiesa e il primato del bene, che «è più della fede: la fede riguarda il nostro intimo; il bene è in mezzo a noi, è nel guardarci, nel sapere cosa può causare ogni nostro comportamen- to». Il regista - salutato dal pre- sidente della Ccdc, Alberto Franchi - ha dialogato con il documentarista Adolfo Con- ti, con Jacopo Barigazzi, capo- redattore del sito www.linkie- sta.it, e con l’amico avvocato Gregorio Gitti, presidente di Fondazione Etica. «Mio pa- dre era di Rovato - ha ricorda- to all’inizio, rompendo ogni schema e prendendo per pri- mo la parola - e questa terra è in gran parte anche la mia. Nel ’500, sotto la Repubblica Vene- ta, era terra di ac- coglienza: chiun- que contribuiva al- la crescita con il suo lavoro, veniva accolto come un fratello». Nel film, ha spiega- to Olmi, «ho usato il cinema per rac- contare un apolo- go, non una storia realistica. Cosa può fare un artigiano che vuol rappresentare la realtà, di fronte alla drammaturgia che già offre la tv attraverso l’eccezionalità della cronaca? Sceglie l’apologo proponen- do, come nel teatro greco, la discussione sulle ragioni dei conflitti e le nostre responsa- bilità». Ha commentato an- che la crisi economica: «Sia- mo già dentro alla catastrofe. Ma non ci dobbiamo impauri- re: piuttosto inquietare, per- ché non abbiamo ancora un progetto per quando saremo guariti. La crisi è il frutto delle scelte compiute fino a oggi: ora dobbiamo rallentare», ela- borare un «modello di riscat- to» e «nuovi comportamenti di vita». Ha chiuso parlando d’amore: «Alla mia età cambiano gli og- getti, non la sostanza dell’in- namoramento. Ci si sofferma su una musica o la pagina di un libro, cose che ti fanno in- namorare di un istante: e quell’istante diventa un ricor- do che ti ringiovanisce». Alla moglie Loredana, che sposò a 31 anni, ha dedicato più di un pensiero: «Abbiamo avu- to una vita coniugale felice, con battibecchi tremendi... Una felicità ancor oggi dina- mica: i gesti sono gli stessi, il sentimento che li muove è ogni volta nuovo». Nicola Rocchi Spettacolo fortissimo, intenso, ambizioso anche, spericolato fin dal titolo: «Apocalisse», quello che (coprodotto dal Ctb) Lucilla Giagnoni ha proposto ieri sera al Teatro Sociale, che ha premiato la sua eccezionale prova d’attrice con applausi entusiasti. Vincitore del festival «I Teatri del Sacro 2011», terzo capitolo della trilogia che da Dante ci ha portato fino al criptico libro di Giovanni, lo spettacolo si propone di attraversare il testo sacro con la guida dell’«Edipo re» di Sofocle, in un gioco di «rivelazioni» che punta a far diventare rito la rappresentazione, cioè cammino di emozioni profonde e condivise, catarsi e commozione. A mettersi in gioco con la sua quotidianità (come nei precedenti due testi) è l’autrice-attrice, stavolta nel ricordo dei genitori, della malattia e cecità della madre, della sua intatta capacità di «vedere». L’offerta di sé a cuore aperto (e nel finale a ciglio bagnato, e non solo dalla parte del palcoscenico) si coniuga a considerazioni sulla «fine» annunciata da catastrofi che punteggiano la contemporaneità, dall’11 settembre allo tsunami, dalle guerre ai terremoti, e via elencando. Il racconto cita Kieslowski e il suo «nonostante tutto», i titoli apocalittici dei media, accosta quotidianità e mistero. La Giagnoni qui è attrice di assoluta potenza, quando legge i brani più noti dell’Apocalisse, scanditi dalle efficaci musiche originali di Paolo Pizzimenti, avvolta dalle luci e dalle proiezioni di Massimo Violato, quando recita da sola con forza epica i vari ruoli di «Edipo Re», quando si addolcisce nella semplicità di un ricordo: le arnie, suo padre, la mamma che non vede. Ci scava la coscienza evocando le «pesti» che ci spaventano, «ebola, Sars, Aids, pandemie...», danza col corpo e con le braccia ricordandoci che «teatro» significa «io vedo», ci fa riflettere sulla «responsabilità di avere gli occhi», passa per la crisi economica e la fame nel mondo, per portarci, in un finale tutt’altro che scontato, ad andare al di là del teatro («che ci fa attraversare la morte e poi tornare indietro»), per invitarci ad andare «oltre la fine», a «rinascere, per diventare uomini nuovi». Una testimonianza, più che una rappresentazione, il sogno evocato della Gerusalemme celeste, il grido di un dolore personale e collettivo che si fa «acqua della vita». Chapeau. «Apocalisse» replica al Teatro Sociale, via Cavallotti 20 in città, fino a sabato alle 20,30; domenica 27 alle 15,30, per la Stagione di prosa del Ctb. Informazioni: 030.2928611. Paola Carmignani AnaMouraierialGrande (foto Reporter/Favretto) Canto Ana Moura, l’anima intensa del «fado» L’artista portoghese ha conquistato il teatro Grande con personalità, calore e grazia LA RECENSIONE «Apocalisse»: provad’attrice framistero equotidianità LA PROF. GIRARDI ALLA CATTOLICA Goldoni tra ilBugiardo e iRusteghi Due testi di Carlo Goldoni (nella foto), «Il bugiardo» e «I Rusteghi», sono oggetto della conferenza di Mariateresa Girardi, oggi, giovedì, alle 17 nell’aula magna dell’Università Cattolica, via Trieste 17, in città. L’incontro, promosso da Cattolica e Ctb, anticipa l’andata in scena dei due testi nel marzo 2012 per la Stagione di prosa del Ctb. Ingresso libero. TEATRO A EDOLO E RECITAL A SALÒ Pirandelloe Baudelairein scena Stasera alle 20.30 al Teatro S. Giovanni Bosco, via Roma 3 a Edolo, la Compagnia Gank rappresenta «Questa sera si recita a soggetto» (nella foto) di Luigi Pirandello (18 u, ridotti 15 u. Info: 0364-770177). Oggi alle 18 alla libreria Ubik, a Salò, Le Maree propongono il recital «Omaggio a Baudelaire» con Aldo Parolini. Info: 348-6725143. LACRISI «È frutto delle scelte compiute fino ad oggi: ora dobbiamo rallentare, elaborare un modello di riscatto» Olmi «Nel mio apologo un invito all’accoglienza» Il regista ieri in città per la proiezione del suo film «Il villaggio di cartone», richiamo alla responsabilità Protagonisti Sopra: il regista Ermanno Olmi saluta il pubblico che ha gremito ieri il Nuovo Eden per la proiezione del suo film «Il villaggio di cartone» A destra: Lucilla Giagnoni, applauditissima ieri sera al Sociale in «Apocalisse» Emozionante immersione nello stile vocale del fado con il concerto della cantante Ana Moura, ieri sera ospite per la pri- ma volta del teatro Grande. La ri- nomata artista portoghese ha proposto dal vivo una scelta di brani tratti dal suo ultimo al- bum, «Leva-me aos fado». Fasci- nosa ma non altera, sempre cor- diale nei confronti del pubblico, Ana Moura si presenta vestita di nero, secondo la tradizione, con una voce assolutamente perfet- ta per il fado: intensa, persona- le, inconfondibile, all’occorren- za anche dolce. Il suo ingresso in scena è prece- duto da una notevolissima ese- cuzione strumentale da parte del suo gruppo di musicisti: Fili- pe Rodrigues al basso, Pedro So- ares alla «viola do fado» e Angelo Freire, un virtuoso di chitarra portoghese davvero straordina- rio. «Ó guitarra guitarra», un classi- co firmato da Jorge Fernando, apre l’articolata serie dei brani vocali, fra i quali si distingue per intensità interpretativa uno dei cavalli di battaglia di Ana Mou- ra: «Não hesitava um segundo». Di tanto in tanto la cantante ri- volge la parola alla platea: non lo fa con la freddezza dell’ingle- se, ma si esprime direttamente in portoghese, spesso con qual- che frase in italiano. Quello di Ana Moura è un «neo- fado» che non tradisce mai lo spirito della tradizione. Perfino l’unico omaggio del concerto a un brano dei Rolling Stones, «No expectations», ha l’aspetto di una rivisitazione quasi credi- bile in stile portoghese. Divertente siparietto, infine, quando la cantante invita il pub- blico a cantare con lei il motivo principale di «Leva-me aos fa- do», cinque note semplici sem- plici, che però ben pochi, timida- mente, riescono a riprodurre. Pubblico bocciato in canto, a co- minciare dal sottoscritto. Ma Ana Moura sorride e il suo con- certo termina con grazia sopraf- fina. Marco Bizzarini GIORNALEDIBRESCIA GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2011 61 SPETTACOLI

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Page 1: Olmi «Nel mio apologo un invito all’accoglienza»

■ Non è venuto per parlaredi cinema, Ermanno Olmi,ma per trasmettere ai giovaniil suo messaggio di tolleranzae continuo rinnovamento.«Diventate protagonisti di unnuovo progetto di vita» haesortato ieri sera i ragazzi trail pubblico, nel ci-nema NuovoEden stracolmo(nontuttisonoriu-sciti a entrare) perl’incontroconilre-gista organizzatodalla Cooperativacattolico-demo-cratica di culturain collaborazionecon l’UniversitàCattolica di Bre-scia.Durantelase-rata,Olmi hacom-mentato anche le parole diGiorgio Napolitano sulla «fol-lia» del negare la cittadinanzaai figli degli immigrati nati inItalia: «Mi hanno colpito manon sorpreso. Sono giunte inun momento in cui, in modosempre più rude, si rifiuta diaffrontareil problema dell’ac-coglienza. Abbiamo sfruttatoper secoli le terre e i popoliafricani; e ora vogliamo perfi-no tirarci indietro quandoqui nasce un bambino? Vi au-guro una Brescia piena dibambini, di ogni colore».Il maestro è arrivato alle20.30,«puntualecomeunbre-sciano»,perintrodurre lapro-iezione del suo film «Il villag-gio di cartone», apologo sul-l’immigrazione, la Chiesa e ilprimato del bene, che «è piùdella fede: la fede riguarda ilnostro intimo; il bene è inmezzo a noi, è nel guardarci,nel sapere cosa può causareogni nostro comportamen-to».Il regista- salutatodalpre-sidente della Ccdc, AlbertoFranchi - ha dialogato con ildocumentarista Adolfo Con-ti,con JacopoBarigazzi, capo-redattore delsito www.linkie-

sta.it, e con l’amico avvocatoGregorio Gitti, presidente diFondazione Etica. «Mio pa-dre era di Rovato - ha ricorda-to all’inizio, rompendo ognischema e prendendo per pri-mo la parola - e questa terra èin gran parte anche la mia.

Nel ’500, sotto laRepubblica Vene-ta, era terra di ac-coglienza: chiun-quecontribuivaal-la crescita con ilsuo lavoro, venivaaccolto come unfratello».Nelfilm,haspiega-to Olmi, «ho usatoil cinema per rac-contare un apolo-go, non una storiarealistica. Cosa

può fare un artigiano chevuol rappresentare la realtà,di fronte alla drammaturgiache già offre la tv attraversol’eccezionalità della cronaca?Sceglie l’apologo proponen-do, come nel teatro greco, ladiscussione sulle ragioni deiconflitti e le nostre responsa-

bilità». Ha commentato an-che la crisi economica: «Sia-mo già dentro alla catastrofe.Manoncidobbiamoimpauri-re: piuttosto inquietare, per-ché non abbiamo ancora unprogetto per quando saremoguariti. La crisi è il frutto dellescelte compiute fino a oggi:oradobbiamo rallentare»,ela-borare un «modello di riscat-to» e «nuovi comportamentidi vita».Ha chiuso parlando d’amore:«Alla mia età cambiano gliog-getti, non la sostanza dell’in-namoramento. Ci si soffermasu una musica o la pagina diun libro, cose che ti fanno in-namorare di un istante: equell’istante diventa un ricor-do che ti ringiovanisce». Allamoglie Loredana, che sposòa 31 anni, ha dedicato più diun pensiero: «Abbiamo avu-to una vita coniugale felice,con battibecchi tremendi...Una felicità ancor oggi dina-mica: i gesti sono gli stessi, ilsentimento che li muove èogni volta nuovo».

Nicola Rocchi

■ Spettacolo fortissimo, intenso,ambizioso anche, spericolato fin daltitolo: «Apocalisse», quello che(coprodotto dal Ctb) Lucilla Giagnoniha proposto ieri sera al Teatro Sociale,che ha premiato la sua eccezionaleprova d’attrice con applausi entusiasti.Vincitore del festival «I Teatri del Sacro2011», terzo capitolo della trilogia cheda Dante ci ha portato fino al cripticolibro di Giovanni, lo spettacolo sipropone di attraversare il testo sacrocon la guida dell’«Edipo re» di Sofocle,in un gioco di «rivelazioni» che punta afar diventare rito la rappresentazione,cioè cammino di emozioni profonde econdivise, catarsi e commozione. Amettersi in gioco con la suaquotidianità (come nei precedenti duetesti) è l’autrice-attrice, stavolta nelricordo dei genitori, della malattia ececità della madre, della sua intattacapacità di «vedere».

L’offerta di sé a cuore aperto (e nelfinale a ciglio bagnato, e non solo dallaparte del palcoscenico) si coniuga aconsiderazioni sulla «fine» annunciatada catastrofi che punteggiano lacontemporaneità, dall’11 settembreallo tsunami, dalle guerre ai terremoti,e via elencando. Il racconto citaKieslowski e il suo «nonostante tutto»,i titoli apocalittici dei media, accostaquotidianità e mistero. La Giagnoniqui è attrice di assoluta potenza,quando legge i brani più notidell’Apocalisse, scanditi dalle efficacimusiche originali di Paolo Pizzimenti,avvolta dalle luci e dalle proiezioni diMassimo Violato, quando recita dasola con forza epica i vari ruoli di«Edipo Re», quando si addolcisce nellasemplicità di un ricordo: le arnie, suopadre, la mamma che non vede.Ci scava la coscienza evocando le«pesti» che ci spaventano, «ebola, Sars,

Aids, pandemie...», danza col corpo econ le braccia ricordandoci che«teatro» significa «io vedo», ci fariflettere sulla «responsabilità di averegli occhi», passa per la crisi economicae la fame nel mondo, per portarci, inun finale tutt’altro che scontato, adandare al di là del teatro («che ci faattraversare la morte e poi tornareindietro»), per invitarci ad andare«oltre la fine», a «rinascere, perdiventare uomini nuovi».Una testimonianza, più che unarappresentazione, il sogno evocatodella Gerusalemme celeste, il grido diun dolore personale e collettivo che sifa «acqua della vita». Chapeau.«Apocalisse» replica al Teatro Sociale,via Cavallotti 20 in città, fino a sabatoalle 20,30; domenica 27 alle 15,30, perla Stagione di prosa del Ctb.Informazioni: 030.2928611.

Paola Carmignani

Ana Moura ieri al Grande (foto Reporter/Favretto)

Canto Ana Moura, l’anima intensa del «fado»L’artista portoghese ha conquistato il teatro Grande con personalità, calore e grazia

LA RECENSIONE

«Apocalisse»:prova d’attricefra misteroe quotidianità

LA PROF. GIRARDI ALLA CATTOLICA

Goldoni tra il Bugiardo e i Rusteghi■ Due testi di Carlo Goldoni (nella foto), «Il bugiardo» e «IRusteghi», sono oggetto della conferenza di MariateresaGirardi, oggi, giovedì, alle 17 nell’aula magna dell’UniversitàCattolica, via Trieste 17, in città. L’incontro, promosso daCattolica e Ctb, anticipa l’andata in scena dei due testi nelmarzo 2012 per la Stagione di prosa del Ctb. Ingresso libero.

TEATRO A EDOLO E RECITAL A SALÒ

Pirandello e Baudelaire in scena■ Stasera alle 20.30 al Teatro S. Giovanni Bosco, via Roma3 a Edolo, la Compagnia Gank rappresenta «Questa sera sirecita a soggetto» (nella foto) di Luigi Pirandello (18 €, ridotti15 €. Info: 0364-770177). Oggi alle 18 alla libreria Ubik, aSalò, Le Maree propongono il recital «Omaggio aBaudelaire» con Aldo Parolini. Info: 348-6725143.

LA CRISI«È frutto delle

scelte compiutefino ad oggi:

ora dobbiamorallentare,

elaborare unmodello di riscatto»

Olmi «Nel mio apologoun invito all’accoglienza»Il regista ieri in città per la proiezione del suo film«Il villaggio di cartone», richiamo alla responsabilità

Protagonisti■ Sopra: ilregista ErmannoOlmi saluta ilpubblico che hagremito ieri ilNuovo Eden perla proiezione delsuo film «Ilvillaggio dicartone»A destra: LucillaGiagnoni,applauditissimaieri sera alSociale in«Apocalisse»

■ Emozionante immersionenello stile vocale del fado con ilconcerto della cantante AnaMoura, ieri sera ospite per la pri-mavolta del teatroGrande. La ri-nomata artista portoghese haproposto dal vivo una scelta dibrani tratti dal suo ultimo al-bum,«Leva-me aosfado». Fasci-nosa ma non altera, sempre cor-diale nei confronti del pubblico,Ana Moura si presenta vestita dinero, secondo la tradizione, conuna voce assolutamente perfet-ta per il fado: intensa, persona-

le, inconfondibile, all’occorren-za anche dolce.Il suo ingresso in scena è prece-duto da una notevolissima ese-cuzione strumentale da partedel suo gruppo di musicisti: Fili-pe Rodrigues al basso, Pedro So-ares alla «viola do fado» e AngeloFreire, un virtuoso di chitarraportoghese davvero straordina-rio.«Ó guitarra guitarra», un classi-co firmato da Jorge Fernando,apre l’articolata serie dei branivocali, fra i quali si distingue per

intensità interpretativa uno deicavalli di battaglia di Ana Mou-ra: «Não hesitava um segundo».Di tanto in tanto la cantante ri-volge la parola alla platea: nonlo fa con la freddezza dell’ingle-se, ma si esprime direttamentein portoghese, spesso con qual-che frase in italiano.Quello di Ana Moura è un «neo-fado» che non tradisce mai lospirito della tradizione. Perfinol’unico omaggio del concerto aun brano dei Rolling Stones,«No expectations», ha l’aspetto

di una rivisitazione quasi credi-bile in stile portoghese.Divertente siparietto, infine,quandola cantante invita ilpub-blico a cantare con lei il motivoprincipale di «Leva-me aos fa-do», cinque note semplici sem-plici,cheperò ben pochi,timida-mente, riescono a riprodurre.Pubblico bocciatoin canto, a co-minciare dal sottoscritto. MaAna Moura sorride e il suo con-certo termina con grazia sopraf-fina.

Marco Bizzarini

GIORNALE DIBRESCIA GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2011 61SPETTACOLI