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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 174 (48.498) Città del Vaticano sabato 1 agosto 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!:!z!#! In Brasile a luglio mille morti al giorno Oms: il virus non rallenta in America Latina Effetto pandemia sull’economia globale Crolla il pil degli Usa Mercati in ginocchio GINEVRA, 30. La pandemia di covid- 19 non dà tregua all’America Latina. Lo ha confermato ieri l’O rganizza- zione mondiale della sanità (Oms) illustrando come la curva epidemio- logica del covid-19 non accenna mi- nimamente a stabilizzarsi, anzi, con- tinua la sua fase ascendente in quasi tutta la regione. Brasile, Messico, Perú e Cile risultano essere tra i pri- mi otto Paesi al mondo con più con- tagiati. Insieme, a oggi, hanno tota- lizzato quasi 3,8 milioni di casi posi- tivi. L’attenzione dell’Oms è rivolta anche a Colombia e Argentina, dove la diffusione del virus sta crescendo preoccupatamente. «Il Centro e il Sud America sono un epicentro della pandemia. E se è stato fatto molto, molto si deve an- cora fare per controllare il virus» ha dichiarato ieri il direttore delle emergenze sanitarie dell’Oms, Mike Ryan, responsabile dell’unità di crisi contro la pandemia. Rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa a Ginevra, ha affermato che i Paesi sudamericani devono fare i conti con città popolose, baraccopoli so- vraffollate, richiamando poi l’atten- zione sulla necessità di tutelare le comunità indigene. A luglio il Brasile — sin dall’inizio della diffusione del coronavirus il Paese più colpito in America Latina — ha fatto registrare una media gior- naliera di circa mille decessi. Il mi- nistero della Sanità brasiliano, ieri, annunciando altri 1.129 morti nelle ultime 24 ore, ha reso noto che il bi- lancio complessivo dei decessi ha superato quota 91.000. Per la preci- sione sono 91.263 le persone che hanno perso la vita per complicazio- ni legate al nuovo coronavirus dal 16 marzo — data della prima vittima uf- ficiale in Brasile —. Al 1° luglio era- no 60.000 i decessi. Dopo gli oltre 70.000 contagi di due giorni fa — uno dei dati giornalieri più alti di sempre — ieri il Ministero della salu- te brasiliano ha messo a bilancio 57,837 nuovi casi positivi, che hanno portato il dato complessivo oltre la barriera dei 2,6 milioni di contagi, ben oltre la metà di quelli totalizzati in tutta l’America Latina. Gli esper- ti, inoltre, stimano che il numero di casi sia sottostimato, a causa della mancanza di test nel Paese. Ieri, intanto, sono risultati positivi al covid anche un altro ministro dell’esecutivo brasiliano quello della Scienza, della tecnologia e dell’innovazione — Marcos Pontes e la moglie del presidente Jair Bolso- naro. Il capo di Stato, ieri, ha reso noto che sta assumendo antibiotici per un’infezione polmonare che lo ha fatto sentire debole, dopo aver trascorso settimane in isolamento per via della sua positività al virus. Nonostante gli studi scientifici prevedano la possibilità che il Paese arrivi a totalizzare oltre 100.000 vit- time da qui a dicembre, il governo centrale brasiliano ha approvato due giorni fa un decreto che riapre dal 1° agosto il Paese ai visitatori stranieri che arrivano via aereo, ponendo fine a un blocco di quattro mesi, impo- sto il 30 marzo scorso, che ha deva- stato il settore turistico locale. L’in- dustria del turismo ha subito una perdita di circa 23,6 milioni di dolla- ri, secondo la Confederazione nazio- nale commercio, servizi e turismo. Il provvedimento ha esteso il divieto d’ingresso per gli stranieri che arri- vano via terra o via mare per altri 30 giorni, ma indica che «l’arrivo per via aerea non sarà più proibito». I visitatori che rimarranno 90 giorni o meno dovranno comunque dimo- strare di essere coperti da un’assicu- razione sanitaria durante il soggior- no. Contagiati quattro milioni e mezzo di statunitensi Un morto al minuto a causa del coronavirus PAGINA 3 A colloquio con Mimmo Paladino sul restauro della «Porta d’Europa» Un specchio per guardare dentro di sé ENRICA RIERA A PAGINA 5 Messaggio del preposito generale dei gesuiti per la festa del fondatore Ignazio il pellegrino ARTURO SOSA ABASCAL A PAGINA 6 ALLINTERNO Un libro sull’ospedale Bambino Gesù Una storia che guarda al futuro MARIELLA ENO C E ANDREA CASAVECCHIA A PAGINA 8 La testimonianza di un ragazzino guarito dalla leucemia E Leo continuò a remare RAFFAELLA CRISTALDI ESPOSITO A PAGINA 8 WASHINGTON, 31. La maggiore con- trazione di sempre, la peggiore da quando è iniziata la raccolta dei da- ti statistici 70 anni fa. Il pil (pro- dotto interno lordo) statunitense crolla del 32,9 per cento nel secon- do trimestre, un risultato paragona- bile solo alla “Grande Depressione” e al secondo dopoguerra. Anche se migliore delle attese, che scommet- tevano su una flessione del 34,7 per cento, il tracollo pesa sulle borse: le piazze finanziarie europee hanno chiuso ieri tutte in profondo rosso, bruciando complessivamente 172 miliardi di euro — complice anche la brusca frenata dell’economia te- desca che, nel periodo aprile-giu- gno, si è contratta del 10,1 per cen- to, un record. In calo risulta anche il petrolio, con il “Wti” (il greggio americano) che scende ai minimi delle ultime tre settimane. Wall Street ha limita- to le perdite soprattutto grazie ai ti- toli tecnologici. Gli analisti non so- no ottimisti. «I numeri sono ag- ghiaccianti, mai visti. Ma questa è una crisi che tocca tutti, non solo gli Stati Uniti. Il vero problema è che durerà anni, non mesi» ha det- to Ian Bremmer, fondatore e presi- dente del centro studi Eurasia Group. A pesare è stata anche la provo- cazione del presidente Donald Trump, che ha ventilato l’ipotesi di rinviare le elezioni a causa dell’emergenza pandemia. Una pro- vocazione che alimenta lo spettro di una forte incertezza politica e che rischia di condizionare le tratta- tive per il nuovo piano di stimoli all’economia. I democratici e i re- pubblicani lavorano dietro le quinte ma, come ammesso dalla stessa Ca- sa Bianca, le posizioni restano pro- fondamente distanti con i conserva- tori che propongono aiuti per 1.000 miliardi di dollari e i liberal che ne vogliono almeno 3.000 per rilancia- re un’economia e un mercato del la- voro in forte difficoltà. Va detto che le cifre dipingono un quadro molto difficile. Al crollo del pil si somma il nuovo aumento delle richieste di sussidi per la di- soccupazione che, per la dicianno- vesima settimana consecutiva, sono sopra il milione. Convinto che sia- no necessari ulteriori aiuti pubblici è il presidente della Federal Reser- ve. «La politica di bilancio — am- mette Jerome Powell — può arrivare dove non ce la fa e non può la po- litica monetaria, dando sollievo im- mediato agli americani». Agli sti- moli la Fed è impegnata ad affian- care la sua azione usando tutti gli strumenti a sua disposizione per as- sicurare una ripresa solida. Anche dall’Europa, intanto, non arrivano segnali rassicuranti. Il pil italiano ha registrato la contrazione record di 12,4 per cento nel secon- do trimestre e del 17,3 a livello an- nuo: non era mai avvenuto. Tra aprile e giugno — afferma l’Istat — sono andati persi almeno 50 miliar- di di euro a causa della pandemia. Gli esperti dicono che sono a ri- schio almeno un milione di posti di lavoro. Non è certo in condizioni migliori la Francia, che ha segnato un calo del 13,8 per cento nel se- condo trimestre. La Spagna vede un calo addirittura del 18,5 nel se- condo trimestre, e a livello annuo del 22,1. Lo stesso trend si registra in Portogallo e Irlanda. 1˚ agosto, sant’Alfonso Maria de’ Liguori Uomo apostolico e modello di santità MARIO COLAVITA A PAGINA 7 Canti in dialetto per trasmettere la fede ai “lazzari” AMBRO GIO SPARAGNA A PAGINA 7 Kabul denuncia il lancio di razzi contro il suo territorio Massima allerta al confine tra Pakistan e Afghanistan KABUL, 31. Il capo di stato maggio- re dell’esercito di Kabul ha ordinato questa mattina ai suoi uomini di stare in stato di massima allerta do- po che un razzo sparato dalle forze armate pakistane è atterrato in terri- torio afghano. La tensione tra i due Paesi è altissima. In una nota il Mi- nistero della difesa di Kabul ha spiegato che l’esercito ha ordinato ai militari di «rispondere con la massi- ma forza se continueranno gli attac- chi con colpi di artiglieria al confine da parte dell’esercito pakistano». Secondo la nota del Ministero, nove civili, tra cui un bambino, hanno perso la vita e altre cinquanta perso- ne sono rimaste ferite a causa di razzi lanciati dal Pakistan. Com’è noto, i rapporti tra Afgha- nistan e Pakistan sono storicamente difficili. I due Paesi, che condivido- no una frontiera di 2.670 chilometri, si sono spesso reciprocamente accu- sati di sostenere il terrorismo, nono- stante i tentativi diplomatici di di- stensione. «L’aviazione militare e le forze speciali sono state messe in stato di massima allerta e se conti- nueranno i lanci di razzi da parte dell’esercito pakistano in territorio afghano noi risponderemo» si legge ancora nella nota. I razzi hanno col- pito le zone residenziali del distretto di Spin Boldak nella provincia meri- dionale di Kandahar mentre le per- sone si stavano preparando per le festività dell’Eid al-Adha. A complicare le cose c’è anche il conflitto interno all’Afghanistan, con i colloqui tra governo e talebani che stentano a decollare e i continui attacchi. Ieri un nuovo episodio di violenza: almeno 17 persone sono morte e 40 sono rimaste ferite per l’esplosione di un’autobomba nella provincia di Logar, nell’est dell’Af- ghanistan. L’attentato, dicono i me- dia locali, è avvenuto in serata nella piazza Shaidan di Pole Alam, capi- tale della provincia di Logar. L’attentato, per il momento, non è stato rivendicato. Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha detto che «l’incidente non ha nulla a che fare con gli insorti». Intanto, oggi, il presidente afgha- no Ashraf Ghani ha annunciato che gli ultimi 400 prigionieri talebani, il cui rilascio è un prerequisito per ini- ziare i colloqui con il governo di Kabul, rimarranno in carcere. L'an- nuncio — commenta la Reuters — vanifica gli sforzi degli Stati Uniti per porre fine al conflitto in Afgha- nistan. LETTERE DAL DIRETTORE NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’incarico di Nun- zio Apostolico, presentata da Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Pinto, Arcivescovo titolare di Anglona. N on è facile addormentarsi in questo pe- riodo di calura estiva. Soprattutto nelle città la temperatura arriva a livelli tali anche la sera che il “prendere sonno” diventa complicato, non scontato, faticoso. Diciamo “prendere sonno”, ma dovremmo dire al contra- rio, rovesciando al passivo la frase, “essere presi dal sonno”. Infatti anche se suona come un os- simoro, bisogna riconoscere che addormentarsi è una “attività passiva” in cui la persona è senz’altro protagonista ma non come autore di un’azione precisa e da lui decisa, bensì come elemento inserito in un processo di cui non ha il controllo, il dominio. Nessuno decide di ad- dormentarsi, dormire non è un atto volontario ma assomiglia più a un abbandono, a una resa. Il momento dell’assopirsi ha quel calore, quel fascino e quella grazia propri dei piccoli e di- messi gesti della vita come il battito del cuore e il palpito dei polmoni che ci ricordano che le cose essenziali della vita sono al di là della no- stra volontà. Così come nessuno decide di ad- dormentarsi (e anzi più ci incaponiamo a voler dormire meno riusciamo a ottenerlo), nessuno decide di svegliarsi ma anche di innamorarsi o, purtroppo, di ammalarsi. C’è appunto una gra- zia in tutto questo: qualcosa è sottratto alla no- stra decisione e la logica che qui si impone è quella più larga, smisurata, del dono. In questo scontro tra la forza tenace del volontarismo e la resa di fronte alla forza più grande del dono, si legge in controluce una cifra della modernità e quindi della contemporaneità. Uno dei padri dell’epoca moderna è senza dubbio Cartesio con il suo cogito ergo sum, la primazia dell’Ego, al quale ha risposto secoli dopo il grande teolo- go protestante Karl Barth rovesciando al passi- vo la frase: cogitor ergo sum, sono pensato dunque sono. L’esistenza umana trova il suo fondamen- to fuori da sé, nel pensiero generativo, nell’amore creativo, di un Altro. C’è un’immagine collegata a questi temi filo- sofici e teologici così alti ed è una scena tra le più dimesse e quotidiane possibili, che è inscrit- ta nella memoria più profonda di ciascun essere umano e che ha a che fare proprio con il sonno e l’addormentarsi. È la scena di un bambino piccolo che viene vegliato e cullato dalla mam- ma che canta una ninnananna. Quel piccolo bambino è, esiste, perchè qualcuno lo sta pen- sando, qualcuno veglia su di lui. Lo ha espresso molto efficacemente il teologo Cesare Pagazzi in un articolo apparso su «Avvenire» lo scorso 28 luglio: «Il bimbo si abbandona al sonno quando è sicuro che non sarà abbandonato; so- lo a patto che gli risulti affidabile la promessa del ritorno del mattino e, con esso, della mam- ma, del papà, dei giocattoli e della casa. Esi- gendo la vicinanza dei genitori al lettino (come il morente desidera avere al capezzale tutti i suoi affetti), il bimbo si lascia andare, sicuro che essi staranno con lui, anche se non visti, per tutta la durata della notte. Il suo sonno ri- sulta dalla veglia di qualcun altro che gli an- nuncia e prepara il domani». È un atto, non benchè ma proprio perchè involontario, teologi- camente denso quello dell’addormentarsi al canto della ninnananna. Vivere, lieti, superando l’incertezza e la paura, all’interno di un canto. Da questo punto di vista è efficace la definizio- ne di modernità come età del disincanto. Carte- sio nasce nel 1596; esattamente un secolo dopo nasce a Napoli uno dei grandi santi della mo- dernità cattolica, sant’Alfonso Maria de’ Liguori a cui dedichiamo oggi un’intera pagina in cui in particolare sottolineiamo, con una bella ri- flessione del musicista Ambrogio Sparagna, la sua grande arte musicale che gli permise di comporre canti popolari sacri ancora oggi amati ed eseguiti in tutto il mondo come ad esempio Fermarono i cieli e Quanno nascette Ninno che, da soli confermano la potenza di quel gesto pri- mordiale, radicale, profondamente umano che è il canto della ninnananna. Ricordare questa semplice, disarmata e disarmante potenza po- trebbe aiutare tutti noi, anche in queste giorna- te così calde e cariche di incertezza. A.M. R i p a r t i re dalla ninnananna

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Page 1: Oms: il virus non rallenta in America Latina...Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia € 1,00 Copia arretrata €2,00

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 174 (48.498) Città del Vaticano sabato 1 agosto 2020

.

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3J1*QS

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In Brasile a luglio mille morti al giorno

Oms: il virus non rallentain America Latina

Effetto pandemia sull’economia globale

Crolla il pil degli UsaMercati in ginocchio

GINEVRA, 30. La pandemia di covid-19 non dà tregua all’America Latina.Lo ha confermato ieri l’O rganizza-zione mondiale della sanità (Oms)illustrando come la curva epidemio-logica del covid-19 non accenna mi-nimamente a stabilizzarsi, anzi, con-tinua la sua fase ascendente in quasitutta la regione. Brasile, Messico,

Perú e Cile risultano essere tra i pri-mi otto Paesi al mondo con più con-tagiati. Insieme, a oggi, hanno tota-lizzato quasi 3,8 milioni di casi posi-tivi. L’attenzione dell’Oms è rivoltaanche a Colombia e Argentina, dovela diffusione del virus sta crescendopreo ccupatamente.

«Il Centro e il Sud America sonoun epicentro della pandemia. E se èstato fatto molto, molto si deve an-cora fare per controllare il virus» hadichiarato ieri il direttore delleemergenze sanitarie dell’Oms, MikeRyan, responsabile dell’unità di crisicontro la pandemia. Rispondendo aigiornalisti in conferenza stampa aGinevra, ha affermato che i Paesisudamericani devono fare i conticon città popolose, baraccopoli so-vraffollate, richiamando poi l’atten-

zione sulla necessità di tutelare lecomunità indigene.

A luglio il Brasile — sin dall’iniziodella diffusione del coronavirus ilPaese più colpito in America Latina— ha fatto registrare una media gior-naliera di circa mille decessi. Il mi-nistero della Sanità brasiliano, ieri,annunciando altri 1.129 morti nelleultime 24 ore, ha reso noto che il bi-lancio complessivo dei decessi hasuperato quota 91.000. Per la preci-sione sono 91.263 le persone chehanno perso la vita per complicazio-ni legate al nuovo coronavirus dal 16marzo — data della prima vittima uf-ficiale in Brasile —. Al 1° luglio era-no 60.000 i decessi. Dopo gli oltre70.000 contagi di due giorni fa —uno dei dati giornalieri più alti disempre — ieri il Ministero della salu-

te brasiliano ha messo a bilancio57,837 nuovi casi positivi, che hannoportato il dato complessivo oltre labarriera dei 2,6 milioni di contagi,ben oltre la metà di quelli totalizzatiin tutta l’America Latina. Gli esper-ti, inoltre, stimano che il numero dicasi sia sottostimato, a causa dellamancanza di test nel Paese.

Ieri, intanto, sono risultati positivial covid anche un altro ministrodell’esecutivo brasiliano — quellodella Scienza, della tecnologia edell’innovazione — Marcos Pontes ela moglie del presidente Jair Bolso-naro. Il capo di Stato, ieri, ha resonoto che sta assumendo antibioticiper un’infezione polmonare che loha fatto sentire debole, dopo avertrascorso settimane in isolamentoper via della sua positività al virus.

Nonostante gli studi scientificiprevedano la possibilità che il Paesearrivi a totalizzare oltre 100.000 vit-time da qui a dicembre, il governocentrale brasiliano ha approvato duegiorni fa un decreto che riapre dal 1°agosto il Paese ai visitatori stranieriche arrivano via aereo, ponendo finea un blocco di quattro mesi, impo-sto il 30 marzo scorso, che ha deva-stato il settore turistico locale. L’in-dustria del turismo ha subito unaperdita di circa 23,6 milioni di dolla-ri, secondo la Confederazione nazio-nale commercio, servizi e turismo.Il provvedimento ha esteso il divietod’ingresso per gli stranieri che arri-vano via terra o via mare per altri30 giorni, ma indica che «l’arrivoper via aerea non sarà più proibito».I visitatori che rimarranno 90 giornio meno dovranno comunque dimo-strare di essere coperti da un’assicu-razione sanitaria durante il soggior-no.

Contagiati quattro milioni e mezzodi statunitensi

Un morto al minutoa causa del coronavirus

PAGINA 3

A colloquio con Mimmo Paladinosul restaurodella «Porta d’E u ro p a »

Un specchio perguardare dentro di sé

ENRICA RIERA A PA G I N A 5

Messaggio del preposito generaledei gesuiti per la festa del fondatore

Ignazioil pellegrino

ARTURO SOSA ABASCAL A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

Un libro sull’ospedaleBambino Gesù

Una storiache guardaal futuro

MARIELLA ENO CE ANDREA CA S AV E C C H I A

A PA G I N A 8

La testimonianzadi un ragazzinoguarito dalla leucemia

E Leocontinuò a remare

RA F FA E L L A CR I S TA L D IESPOSITO

A PA G I N A 8

WASHINGTON, 31. La maggiore con-trazione di sempre, la peggiore daquando è iniziata la raccolta dei da-ti statistici 70 anni fa. Il pil (pro-dotto interno lordo) statunitensecrolla del 32,9 per cento nel secon-do trimestre, un risultato paragona-bile solo alla “Grande Depressione”e al secondo dopoguerra. Anche semigliore delle attese, che scommet-tevano su una flessione del 34,7 percento, il tracollo pesa sulle borse: lepiazze finanziarie europee hannochiuso ieri tutte in profondo rosso,bruciando complessivamente 172miliardi di euro — complice anchela brusca frenata dell’economia te-desca che, nel periodo aprile-giu-gno, si è contratta del 10,1 per cen-to, un record.

In calo risulta anche il petrolio,con il “Wti” (il greggio americano)che scende ai minimi delle ultimetre settimane. Wall Street ha limita-to le perdite soprattutto grazie ai ti-toli tecnologici. Gli analisti non so-no ottimisti. «I numeri sono ag-ghiaccianti, mai visti. Ma questa èuna crisi che tocca tutti, non sologli Stati Uniti. Il vero problema èche durerà anni, non mesi» ha det-to Ian Bremmer, fondatore e presi-dente del centro studi EurasiaG ro u p .

A pesare è stata anche la provo-cazione del presidente DonaldTrump, che ha ventilato l’ipotesi dirinviare le elezioni a causadell’emergenza pandemia. Una pro-vocazione che alimenta lo spettrodi una forte incertezza politica eche rischia di condizionare le tratta-tive per il nuovo piano di stimoliall’economia. I democratici e i re-pubblicani lavorano dietro le quintema, come ammesso dalla stessa Ca-sa Bianca, le posizioni restano pro-fondamente distanti con i conserva-tori che propongono aiuti per 1.000miliardi di dollari e i liberal che nevogliono almeno 3.000 per rilancia-re un’economia e un mercato del la-voro in forte difficoltà.

Va detto che le cifre dipingonoun quadro molto difficile. Al crollodel pil si somma il nuovo aumentodelle richieste di sussidi per la di-soccupazione che, per la dicianno-vesima settimana consecutiva, sonosopra il milione. Convinto che sia-no necessari ulteriori aiuti pubbliciè il presidente della Federal Reser-ve. «La politica di bilancio — am-mette Jerome Powell — può arrivaredove non ce la fa e non può la po-

litica monetaria, dando sollievo im-mediato agli americani». Agli sti-moli la Fed è impegnata ad affian-care la sua azione usando tutti glistrumenti a sua disposizione per as-sicurare una ripresa solida.

Anche dall’Europa, intanto, nonarrivano segnali rassicuranti. Il pilitaliano ha registrato la contrazionerecord di 12,4 per cento nel secon-do trimestre e del 17,3 a livello an-nuo: non era mai avvenuto. Traaprile e giugno — afferma l’Istat —sono andati persi almeno 50 miliar-di di euro a causa della pandemia.Gli esperti dicono che sono a ri-schio almeno un milione di posti dilavoro. Non è certo in condizionimigliori la Francia, che ha segnatoun calo del 13,8 per cento nel se-condo trimestre. La Spagna vedeun calo addirittura del 18,5 nel se-condo trimestre, e a livello annuodel 22,1. Lo stesso trend si registrain Portogallo e Irlanda.

1˚ agosto, sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Uomo apostolicoe modello di santità

MARIO CO L AV I TA A PA G I N A 7

Canti in dialettoper trasmettere la fedeai “lazzari”

AMBRO GIO SPA R A G N A A PA G I N A 7

Kabul denuncia il lancio di razzi contro il suo territorio

Massima allerta al confine tra Pakistan e AfghanistanKABUL, 31. Il capo di stato maggio-re dell’esercito di Kabul ha ordinatoquesta mattina ai suoi uomini distare in stato di massima allerta do-po che un razzo sparato dalle forzearmate pakistane è atterrato in terri-torio afghano. La tensione tra i duePaesi è altissima. In una nota il Mi-nistero della difesa di Kabul haspiegato che l’esercito ha ordinato aimilitari di «rispondere con la massi-ma forza se continueranno gli attac-chi con colpi di artiglieria al confineda parte dell’esercito pakistano».Secondo la nota del Ministero, novecivili, tra cui un bambino, hannoperso la vita e altre cinquanta perso-ne sono rimaste ferite a causa dirazzi lanciati dal Pakistan.

Com’è noto, i rapporti tra Afgha-nistan e Pakistan sono storicamentedifficili. I due Paesi, che condivido-no una frontiera di 2.670 chilometri,si sono spesso reciprocamente accu-sati di sostenere il terrorismo, nono-stante i tentativi diplomatici di di-stensione. «L’aviazione militare e leforze speciali sono state messe instato di massima allerta e se conti-nueranno i lanci di razzi da partedell’esercito pakistano in territorioafghano noi risponderemo» si leggeancora nella nota. I razzi hanno col-pito le zone residenziali del distrettodi Spin Boldak nella provincia meri-dionale di Kandahar mentre le per-sone si stavano preparando per lefestività dell’Eid al-Adha.

A complicare le cose c’è anche ilconflitto interno all’Afghanistan,con i colloqui tra governo e talebaniche stentano a decollare e i continuiattacchi. Ieri un nuovo episodio diviolenza: almeno 17 persone sonomorte e 40 sono rimaste ferite perl’esplosione di un’autobomba nellaprovincia di Logar, nell’est dell’Af-ghanistan. L’attentato, dicono i me-dia locali, è avvenuto in serata nellapiazza Shaidan di Pole Alam, capi-tale della provincia di Logar.

L’attentato, per il momento, nonè stato rivendicato. Il portavoce deitalebani, Zabihullah Mujahid, hadetto che «l’incidente non ha nullaa che fare con gli insorti».

Intanto, oggi, il presidente afgha-no Ashraf Ghani ha annunciato chegli ultimi 400 prigionieri talebani, ilcui rilascio è un prerequisito per ini-ziare i colloqui con il governo di

Kabul, rimarranno in carcere. L'an-nuncio — commenta la Reuters —vanifica gli sforzi degli Stati Unitiper porre fine al conflitto in Afgha-nistan.

LETTERE DAL DIRETTORE

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha accettato larinuncia all’incarico di Nun-zio Apostolico, presentata daSua Eccellenza Monsignor Giuseppe Pinto, Arcivescovotitolare di Anglona.

Non è facile addormentarsi in questo pe-riodo di calura estiva. Soprattutto nellecittà la temperatura arriva a livelli tali

anche la sera che il “prendere sonno” diventacomplicato, non scontato, faticoso. Diciamo“prendere sonno”, ma dovremmo dire al contra-rio, rovesciando al passivo la frase, “essere presidal sonno”. Infatti anche se suona come un os-simoro, bisogna riconoscere che addormentarsiè una “attività passiva” in cui la persona èsenz’altro protagonista ma non come autore diun’azione precisa e da lui decisa, bensì comeelemento inserito in un processo di cui non hail controllo, il dominio. Nessuno decide di ad-dormentarsi, dormire non è un atto volontarioma assomiglia più a un abbandono, a una resa.Il momento dell’assopirsi ha quel calore, quelfascino e quella grazia propri dei piccoli e di-messi gesti della vita come il battito del cuore eil palpito dei polmoni che ci ricordano che lecose essenziali della vita sono al di là della no-stra volontà. Così come nessuno decide di ad-dormentarsi (e anzi più ci incaponiamo a volerdormire meno riusciamo a ottenerlo), nessunodecide di svegliarsi ma anche di innamorarsi o,purtroppo, di ammalarsi. C’è appunto una gra-zia in tutto questo: qualcosa è sottratto alla no-stra decisione e la logica che qui si impone èquella più larga, smisurata, del dono. In questoscontro tra la forza tenace del volontarismo e laresa di fronte alla forza più grande del dono, silegge in controluce una cifra della modernità equindi della contemporaneità. Uno dei padridell’epoca moderna è senza dubbio Cartesiocon il suo cogito ergo sum, la primazia dell’Ego,al quale ha risposto secoli dopo il grande teolo-go protestante Karl Barth rovesciando al passi-vo la frase: cogitor ergo sum, sono pensato dunquesono. L’esistenza umana trova il suo fondamen-

to fuori da sé, nel pensiero generativo,nell’amore creativo, di un Altro.

C’è un’immagine collegata a questi temi filo-sofici e teologici così alti ed è una scena tra lepiù dimesse e quotidiane possibili, che è inscrit-ta nella memoria più profonda di ciascun essereumano e che ha a che fare proprio con il sonnoe l’addormentarsi. È la scena di un bambinopiccolo che viene vegliato e cullato dalla mam-ma che canta una ninnananna. Quel piccolobambino è, esiste, perchè qualcuno lo sta pen-sando, qualcuno veglia su di lui. Lo ha espresso

molto efficacemente il teologo Cesare Pagazziin un articolo apparso su «Avvenire» lo scorso28 luglio: «Il bimbo si abbandona al sonnoquando è sicuro che non sarà abbandonato; so-lo a patto che gli risulti affidabile la promessadel ritorno del mattino e, con esso, della mam-ma, del papà, dei giocattoli e della casa. Esi-gendo la vicinanza dei genitori al lettino (comeil morente desidera avere al capezzale tutti isuoi affetti), il bimbo si lascia andare, sicuroche essi staranno con lui, anche se non visti,per tutta la durata della notte. Il suo sonno ri-sulta dalla veglia di qualcun altro che gli an-nuncia e prepara il domani». È un atto, nonbenchè ma proprio perchè involontario, teologi-camente denso quello dell’addormentarsi alcanto della ninnananna. Vivere, lieti, superandol’incertezza e la paura, all’interno di un canto.Da questo punto di vista è efficace la definizio-ne di modernità come età del disincanto. Carte-sio nasce nel 1596; esattamente un secolo doponasce a Napoli uno dei grandi santi della mo-dernità cattolica, sant’Alfonso Maria de’ Liguoria cui dedichiamo oggi un’intera pagina in cuiin particolare sottolineiamo, con una bella ri-flessione del musicista Ambrogio Sparagna, lasua grande arte musicale che gli permise dicomporre canti popolari sacri ancora oggi amatied eseguiti in tutto il mondo come ad esempioFermarono i cieli e Quanno nascette Ninno che, dasoli confermano la potenza di quel gesto pri-mordiale, radicale, profondamente umano che èil canto della ninnananna. Ricordare questasemplice, disarmata e disarmante potenza po-trebbe aiutare tutti noi, anche in queste giorna-te così calde e cariche di incertezza.

A.M.

R i p a r t i redalla ninnananna

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 sabato 1 agosto 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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Oltre trecento casi nelle ultime 24 ore e il Quirinale chiede un uso tempestivo ed efficace dei fondi europei

Risalgono i contagi in ItaliaMattarella: «Non abbassare la guardia»

Appello dell’Unicef ad adottare azioni urgenti

Avvelenati dal piombo800 milioni di bambini

ROMA, 31. «La cautela sulla pande-mia è un richiamo prezioso e oppor-tuno. C’è la tendenza a dimenticaree a rimuovere esperienze sgradevoli.Forse non era immaginabile che larimozione affiorasse così presto men-tre nel nostro Paese continuano amorire persone per il virus. È unmotivo per non abbassare le difese».Così si è espresso oggi il presidentedella Repubblica italiana, SergioMattarella, parlando con la stampadurante la consueta “cerimonia delventaglio”. L’Europa «è la corniceentro cui collocare la sapiente difesadegli interessi dei nostri concittadini.In questo ambito noi italiani siamochiamati a fare la nostra parte e autilizzare le risorse nell’ambito di unprogramma tempestivo, concreto eefficace» ha aggiunto il presidente.

I nuovi casi di coronavirus sonopiù che raddoppiati in tre giorni inItalia con 386 contagi nelle ultime24 ore. Risalgono anche i ricoveratie pazienti in terapia intensiva e ilComitato tecnico scientifico (Cts) fatrapelare «preoccupazione per l’evo-luzione della curva». Si teme in par-ticolare per il Veneto, dove sono sta-ti registrati 200 casi in un giorno.Sono invece 131 i positivi solo in uncentro di accoglienza per migrantinel Trevigiano, su 330 ospiti. È il fo-colaio più grande scoperto in uncolpo solo dopo la fine del lockdo-

wn. Le regioni senza nuovi contagia-ti sono appena cinque: Umbria, Sar-degna, Valle d’Aosta, Molise e Basi-licata.

Spetta, in particolare, alla GranBretagna il triste primato in terminidi vittime in Europa, oltre 46.000,meglio soltanto di Stati Uniti e Bra-sile. Nella sola giornata di ieri si so-no avuti 846 nuovi contagi con 38morti. Le autorità hanno vietato —da oggi — gli incontri in casa, trapersone di famiglie diverse, nella zo-na di Manchester e altre aree delnord del Paese. Intanto il premierBoris Johnson pur assicurando chela situazione è «sotto controllo», av-verte che «non è finita», guardandoa ciò che succede in Europa e negliStati Uniti. I tempi di auto-isola-mento sono stati, nel frattempo, al-lungati da 7 a 10 giorni.

Londra teme, inoltre, l’a c c e rc h i a -mento e nei giorni scorsi ha impostola quarantena per gli arrivi dallaSpagna, che ha superato i 1.200nuovi contagi, ai massimi dalla finedel lockdown, il 21 giugno. Attual-mente, sono oltre 400 i focolai attivi.Madrid corre intanto ai ripari, impo-nendo l’uso di mascherina nei luo-ghi pubblici, anche quando è possi-bile mantenere il distanziamento.

Anche nei Balcani il covid-19 con-tinua a diffondersi in maniera preoc-cupante.Controlli anti-covid alla stazione dei pullman Tibus a Roma (Ansa)

GINEVRA, 31. Un bambino su tre —quasi 800 milioni a livello globale— ha nel sangue livelli di piombosuperiori a 5 microgrammi per de-cilitro, livello per il quale è neces-sario intervenire. Circa la metà diquesti bambini vive in Asia Meri-dionale. Lo rivela un nuovo rap-porto elaborato congiuntamentedal Fondo delle Nazioni Unite perl’Infanzia (Unicef) e dall’o rg a n i z -

zazione internazionale Pure Earth,presentato ieri.

«Con pochi sintomi iniziali, ilpiombo silenziosamente distruggela salute e lo sviluppo dei bambini,con conseguenze anche fatali», hadichiarato Henrietta Fore, direttoregenerale dell’Unicef, secondo cui«conoscendo la diffusione dell’in-quinamento da piombo — e com-prendendo la distruzione che causaa singole vite e comunità — dob-biamo ispirare azioni urgenti perproteggere i bambini una volta pertutte».

Il documento, intitolato «Thetoxic truth», il primo di questo ge-nere, è un’analisi sull’esposizione alpiombo dei bambini, realizzatadall’Institute of health metrics eva-luation (Ihme), e mette dunque inevidenza come l’avvelenamento dapiombo stia colpendo una quantitàmassiccia e mai conosciuta primadi minori. L’esposizione dei bambi-ni al piombo è stata correlata an-che a problemi di salute mentale ecomportamentali e a un incrementodel crimine e della violenza. I bam-bini più grandi soffrono di conse-guenze gravi, compreso un rischiopiù alto di danni ai reni e malattiecardiovascolari nel corso della vita.

Nei Paesi a basso e medio reddi-to tale esposizione dei bambini alpiombo è stata stimata costare circa1 trilione di dollari a causa dellaperdita economica potenziale diquesti minori nel corso della vita.Mentre i livelli di piombo nel san-gue sono diminuiti drasticamentenella maggior parte dei Paesi ad al-to reddito con l’eliminazione dellabenzina al piombo e della maggiorparte delle vernici a base di piom-bo, i livelli di piombo nel sangue;per i bambini nei Paesi a basso emedio reddito sono rimasti, invece,elevati e, in molti casi, pericolosa-mente elevati anche un decenniodopo l’eliminazione delle benzineal piombo.

«Le persone possono essere for-mate sui pericoli del piombo e do-tate di maggiori strumenti per pro-teggere loro stesse e i loro bambini.Il ritorno degli investimenti è enor-me: migliore salute, aumento dellaproduttività, quozienti di intelli-genza più elevati, minore violenzae un futuro migliore per milioni dibambini sul pianeta» ha affermatodurante la presentazione del rap-porto Richard Fuller, il presidentedi Pure Earth, organizzazione sen-za scopi di lucro che dal 1999 lavo-ra per identificare, ripulire e risol-vere i problemi di inquinamentonei Paesi a basso e medio reddito,dove le alte concentrazioni di in-quinamento tossico hanno effettidevastanti sulla salute, in particola-re dei bambini.

«Il piombo è una neurotossinapotente — cosa di cui le comunitàsoprattutto dei Paesi più poverispesso non sono a conoscenza —che causa danni irreparabili al cer-vello di un bambino. È particolar-mente distruttivo per i bambinimolto piccoli e fino ai 5 anni di etàe danneggia il loro cervello primache abbiano l’opportunità che sisviluppi completamente, causandodisabilità neurologica, cognitiva efisica» ha dichiarato il presidentedi Unicef Italia, Francesco Samen-go.

Piacenza: restanoin carcere

i carabinieria r re s t a t i

ROMA, 31. Restano in carcere i cara-binieri arrestati nell’inchiesta “O dys-seus” della Procura di Piacenza, cheha portato nei giorni scorsi anche alsequestro della caserma della stazio-ne Levante dell’Arma. Secondo ilgiudice per le indagini preliminari,Luca Milani — dopo gli interrogatoridi garanzia — anche se si è attenuatoil rischio che commettano ulteriorireati, dal momento che i militari so-no stati immediatamente sospesi dalservizio, rimane però il pericolo diinquinamento probatorio. L’indagi-ne, infatti, è ancora in corso.

Tra le ragioni per cui il giudicenon ha accolto la richiesta di revocao sostituzione della misura più re-strittiva c'è il fatto che — stando aquanto riporta la stampa — le dichia-razioni rese da chi ha risposto alledomande, negando il proprio ruolonei gravi reati contestati, divergonoin maniera significativa dalla versio-ne data dall’appuntato GiuseppeMontella, ritenuto la figura chiavedel gruppo. Com’è noto, i reati con-testati sono spaccio di sostanze stu-pefacenti, tortura, estorsione e lesio-ni personali. Montella — in base allecarte dei pubblici ministeri che con-ducono le indagini — è considerato«un delinquente, nel senso etimolo-gico e giuridico del termine» e hascelto una linea di «collaborazionecompleta».

Sì del Senato al processo per l’ex ministro dell’Interno Salvini per la vicenda Open Arms

Vertice Roma-Parigi sull’immigrazione

Operazioni di salvataggio di migranti al largo di Lampedusa (Ansa)

La Bielorussia verso il votoper le presidenziali

Colpita anche l’intelligence russa

Sanzioni Ue contro i cyberattacchi

Passo importanteper un accordo

tra Kosovo e Serbia

BRUXELLES, 31. È iniziato, ieri, aBruxelles un nuovo round di collo-qui fra Belgrado e Pristina a livellotecnico e di esperti con la media-zione dei responsabili dell’Ue. Sultavolo delle discussioni: i rapportieconomici, i profughi e le personedisperse in conseguenza del conflit-to armato del 1998-1999.

L’incontro «è stato un altro im-portante passo nel processo versoun accordo complessivo e legalmen-te vincolante per normalizzare irapporti tra Kosovo e Serbia». Loha dichiarato su Twitter l’inviatospeciale dell’Ue per il dialogo traKosovo e Serbia, Miroslav Lajčák,al termine dei colloqui con i coor-dinatori nazionali Skënder Hyseni eMarko Đurić. «Il nostro lavorocontinuerà alla fine di agosto», haaggiunto. Una prima sessione a li-vello tecnico si era tenuta la scorsasettimana, e aveva fatto seguito allaripresa ufficiale del dialogo, avve-nuta il 16 luglio a Bruxelles con unincontro fra il presidente serbo Ale-ksandar Vučić e il premier kosovaroAvdullah Hoti.

Stando ai media serbi sono emer-si posizioni differenti. Per Hysenil’impressione è che ci si stia muo-vendo nella giusta direzione, men-tre per Đurić è necessario fare chia-rezza sul carattere dei colloqui, chesi svolgono a suo avviso su temati-che concrete della collaborazione enon sul riconoscimento dell’indi-pendenza di Pristina.

BRUXELLES, 31. I servizi tecnologiespeciali dell’intelligence russa, unasocietà di export nordcoreana eun’azienda cinese, oltre ad agentisegreti “007” e gang criminali: que-sti gli obiettivi del primo pacchettodi sanzioni approvato ieridall’Unione europea per lottarecontro i cybercrimini.

Complessivamente le misure re-strittive hanno colpito sei personee tre entità, responsabili di avercompiuto attacchi informatici o diaverli sostenuti. Le sanzioni preve-dono il divieto di viaggio e il con-

gelamento dei beni nel territoriodell’Unione per i nominativi iscrittinell’apposita “black list” europea. Inparticolare, nel mirino Ue è finito ilCentro principale per le tecnologiespeciali del servizio dell’intelligencerussa (Gu-Gru), noto come unità“74455”, per attacchi ai danni di di-verse aziende nel Vecchio continentecon gravi perdite finanziarie nel giu-gno 2017, e per il sabotaggio di unarete elettrica ucraina. Ma anche peraver dato sostegno a quattro “007”accusati di aver organizzato un cybe-rattacco contro l’Organizzazione per

la proibizione delle armi chimicheall’Aja.

Come detto, è stata sanzionata an-che la società di export nordcoreanaChosun Expo, sospettata di aver so-stenuto finanziariamente e material-mente l’organizzazione criminale in-formatica Lazarus Group. La bandaè al centro di una serie di gravi at-tacchi in tutto il mondo, attuati at-traverso il “m a l a w a re ” Wa n n a C r y,come il furto di 81 milioni di dollaridal conto di una banca del Bangla-desh e l’hackeraggio alla Sony Pictu-re s .

ROMA, 31. Ancora sbarchi in Italia,mentre aumentano anche le positi-vità al covid-19 tra i migranti. Al-meno 131 ospiti di un centro nelTrevigiano e 28 nell’Agrigentinosono risultati positivi. Alarm Pho-ne segnala, intanto, 24 dispersi do-po un naufragio davanti alle costetunisine.

Altri sei migranti sbarcati neigiorni scorsi lungo le spiagge delsud della Sardegna sono risultatipositivi. La conferma è arrivata ie-ri, quando sono pervenuti i risulta-ti sui tamponi effettuati a tutti glialgerini arrivati nell’isola. Sono ol-tre cento i migranti sbarcati da do-menica.

Proprio il contrasto all’immigra-zione irregolare e alle organizza-zioni che sfruttano il traffico dimigranti saranno al centro dell’in-contro — che si terrà, oggi, al Vi-minale — tra il ministro dell’Inter-no italiano, Luciana Lamorgese eil ministro dell’Interno francese,Gerald Darmanin. Tra i temiall’ordine del giorno anche la coo-perazione transfrontaliera e la col-laborazione sia a livello bilateralesia a livello europeo.

E dopo il boom di sbarchi diluglio (6.500 sbarchi, la metàdell’intero 2020), il ministro degliEsteri italiano, Luigi di Maio, haconvocato l’ambasciatore della Tu-nisia per chiedere ogni misura ne-cessaria a contrastare le partenzeillegali e l’accelerazione dei rimpa-tri. L’ambasciatore tunisino ha ri-

ferito che dal 6 agosto riprende-ranno i rimpatri dei tunisini pervia aerea (80 rimpatri a volo). Aciò si aggiunge, come appreso daTunisi, che proprio in queste ore ilgoverno tunisino ha disposto iltrasferimento di due pattugliatorial largo di Sfax al fine di arginareulteriori partenze. Intanto anche laCommissione europea si è dettapronta ad aiutare l’Italia, solleci-tando gli Stati membri ad acco-gliere i migranti salvati in mare.

Ieri, intanto, il Senato ha auto-rizzato il processo all’ex ministrodell’Interno, Matteo Salvini, per lavicenda della nave Open Arms. Ifavorevoli all’autorizzazione sonostati 149, i contrari 141, con unastenuto.

I fatti risalgono all’agosto 2019,quando la nave dell’ong rimase 20giorni in mare con 1.64 migranti abordo. Il procedimento a caricodel leader della Lega è per pluri-mo sequestro di persona e rifiutodi atti d’ufficio.

MINSK, 31. Clima tesissimo in Bie-lorussia in vista delle elezioni presi-denziali del 9 agosto. Oltre 60.000persone si sono radunate ieri seranel Parco dell’Amicizia dei popolia Minsk per una manifestazione asostegno di Svetlana Tikhanovska-ya, la dissidente 37enne che sfida ilpresidente bielorusso AleksandrLukashenko.

Secondo l’Afp, si tratta della piùmassiccia manifestazione antigover-nativa in Bielorussia degli ultimidieci anni. Tikhanovskaya è la mo-glie di Serghiei Tikhanovsky, un

oppositore finito in carcere e chenon si è potuto candidare. Ieri ilgoverno di Minsk ha accusato lui eun altro dissidente, Mikola Statke-vich, di aver agito assieme ai pre-sunti mercenari russi arrestati duegiorni fa a Minsk con l’accusa divoler creare «disordini di massa»per «destabilizzare» il Paese. Du-rante la manifestazione, Tikhanov-skaya ha detto che l’opp osizionevuole «elezioni corrette». «Noi vo-gliamo cambiamenti pacifici nelnostro Paese» ha affermato la can-didata alle presidenziali.

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 1 agosto 2020 pagina 3

Contagiati quattro milioni e mezzo di statunitensi

Un morto al minuto negli Usaa causa del covid-19

Uccisi sei militari

Autobomba nel nord-est della SiriaTrump ipotizza

un rinvio del votoObama lo attaccaal rito per J. Lewis

WASHINGTON, 31. Il presidentestatunitense, Donald Trump, halasciato intendere ieri, con un po-st su twitter, che le elezioni presi-denziali statunitensi del prossimonovembre potrebbero essere po-sticipate. Successivamente incon-trando i giornalisti l’inquilinodella Casa Bianca ha fatto unaparziale retromarcia, specificandodi non voler rinviare il voto, maal tempo stesso di «non voleraspettare tre mesi e scoprire chele schede sono tutte perse e leelezioni non hanno significatonulla», riferendosi all’a l l a rg a m e n -to del voto per posta da lui rite-nuto insicuro. Tale provvedimen-to è stato proposto dopo l’au-mento dei casi di coronavirus nelPaese ed è strettamente legatoall’emergenza sanitaria per conte-nere la diffusione del covid-19.

La proposta di Trump è statarespinta ieri anche dai deputatirepubblicani. I principali funzio-nari del partito di Trump hannoassicurato che le elezioni si ter-ranno il 3 novembre come previ-sto. «Mai nella storia del Paese,attraverso guerre, depressioni eguerra civile, non abbiamo avutoin tempo le elezioni federali pro-grammate e troveremo un modoper farlo di nuovo questo 3 no-vembre. Affronteremo qualsiasisituazione e avremo le elezioni il3 novembre come previsto», hacommentato il leader repubblica-no al Senato, Mitch McConnell.

Intanto, tre ex presidenti Usa— Obama, Clinton e Bush —hanno partecipato ad Atlanta, inGeorgia, alla cerimonia funebreper commemorare John Lewis,storico difensore dei diritti civilidegli afroamericani, morto il 17luglio scorso. «John Lewis haspeso la sua vita per combatteregli attacchi alla democrazia inAmerica, proprio come quelli chevediamo circolare in questo pe-riodo» ha detto Barack Obama,citando l’attuale clima di tensio-ne nel Paese.

WASHINGTON, 31. Per il terzo giornoconsecutivo Gli Stati Uniti hannofatto registrare un numero di vittimeper cause riconducibili al covid-19superiore alle 1.200 unità. Secondoil bilancio della Johns HopkinsUniversity nelle 24 ore comprese trala sera di mercoledì e quella di ve-nerdì sono stati 1.379 i decessi — or-mai si viaggia alla media di un mor-to al minuto — e 72.238 i nuovi casipositivi, che hanno portato il datocomplessivo dei contagi vicinissimoalla soglia dei 4,5 milioni.

Il totale delle morti è arrivato a152.055. Tra le vittime di ieri anchel’ex candidato repubblicano alla Ca-sa Bianca Herman Cain. L’i m p re n -

ditore di 74 anni era stato ricoveratoil 2 luglio scorso e — secondo quan-to riportano alcuni media — p otreb-be aver contratto il covid-19 al con-troverso comizio di Donald Trumpa Tulsa.

Sono quattro gli Stati del Paeseche hanno superato i 400.000 casipositivi: la California, il più colpitocon oltre 492.000 infezioni, la Flori-da, New York (quello con più mor-ti) e il Texas. Florida, California,North Carolina e Idaho, al momen-to, sono gli Stati più colpiti, chehanno fatto registrare un record sulfronte dei decessi e dei contagi. InFlorida — ormai insieme alla Cali-fornia epicentro della pandemia ne-gli States — dove le vittime totalihanno oltrepassato quota 6.500, so-no state registrate ancora una voltaquasi 10.000 nuove infezioni in 24o re .

Relativamente al fronte delle nuo-ve infezioni e sul rischio dell’allar-gamento del virus anche in altrearee del Paese, al momento in situa-zione di controllo, si è pronunciatoieri il dottor Anthony Fauci, figuradi spicco tra gli esperti medici dellatask force Usa contro il covid-19 edirettore dell’Istituto nazionale diallergie e malattie infettive. Inun’intervista ad «Abc news» haesortato i governatori di Ohio, Ten-nessee, Kentucky e Indiana ad adot-

tare misure per controllare adegua-tamente la diffusione del coronavi-rus. Il virologo ha sottolineato co-me, dopo «l’allarmante» impennatadi casi di covid in Florida, Texas,California e Arizona, ora gli espertisi stanno concentrando su «ungruppo di altri Stati» che fanno re-gistrare un aumento, seppur conte-nuto, della percentuale dei positivi.Questo potrebbe essere, a detta diFauci, il segnale certo di trovarsinelle stesse situazioni problematicheche stanno vivendo gli stati del Sud,ora epicentro dell’epidemia. Fauciha spiegato che, insieme a DeborahBirx, la coordinatrice della task for-ce della Casa Bianca, ha avuto neigiorni scorsi dei colloqui con i go-vernatori di questi Stati per invitarlia rafforzare le misure preventive.

Sulla spinta dell’emergenza sani-taria legata alla pandemia i NationalInstitutes of Health (Nih) hannocomunicato di aver stanziato più di248 milioni di dollari per i test dinuova generazione per la diagnosi,nell’ambito dell’iniziativa Radx(Rapid Acceleration of Diagnostics),con l’obiettivo di supportare lo svi-luppo di nuove tecnologie per au-mentare il numero, il tipo e la di-sponibilità dei test. Così già dall’ini-zio di settembre si potrà arrivare apoterne fare milioni a settimana.

Prima vittima in Vietnam

L’India supera l’Italia per numero di decessiRecord di positivi nel Paese

DA M A S C O, 31. Non conosce tregua la violenza in Siria.Un’autobomba nel nord-est del Paese, in un villaggiovicino alla città di confine di Ras al-Ain presidiato daforze sostenute dalla Turchia e da siriani, ha ucciso ierisei persone, in maggioranza militari. L’esplosione, avve-nuta a Tal Halaf, ha provocato anche il ferimento di al-tre quindici persone.

Le forze turche l’anno scorso hanno preso il controllodi un territorio di 120 chilometri all’interno del confinesiriano, da Ras al-Ain a Tal Abyad. Da quel momentosono iniziati scontri con le forze curde nell’a re a .

Intanto, si acuisce la tensione tra Washington e Da-masco. Gli Stati Uniti impongono sanzioni contro il fi-glio del presidente siriano Bashar-Al Assad, il diciotten-ne Hafez. Nel mirino delle autorità statunitensi finisco-no complessivamente quattordici persone e entità siria-ne che «sostengono attivamente Assad» si legge in unanota del Tesoro.

«Gli Stati Uniti — si legge ancora nella nota — re s t a -no impegnati a offrire assistenza umanitaria al popolosiriano».

Pomp eochiede nuovesanzioni Onu

contro Teheran

TEHERAN, 31. Gli Stati Uniti chie-deranno alle Nazioni Unite di im-porre ulteriori sanzioni nei con-fronti dell’Iran nel caso in cuivenga violato l’embargo sulle ar-mi. Lo ha dichiarato ieri il segre-tario di Stato, Mike Pompeo, in-tervenendo alla commissione esteridel Senato.

Il capo della diplomazia ha an-nunciato che «prossimamente» gliStati Uniti presenteranno una ri-soluzione per estendere l’e m b a rg onei confronti dell’Iran «che ci au-guriamo possa essere approvatadagli altri 5 membri permanenti».Se non dovesse essere così — haaggiunto il segretario di Stato —«allora compiremo le azioni ne-cessarie per garantire che questoembargo sulle armi non scada».«Abbiamo la capacità di far scat-tare queste sanzioni e la useremoin modo da proteggere e difende-re l'America» ha quindi aggiunto.

Inoltre, Pompeo ha annunciatoche ci saranno ulteriori sanzionistatunitensi per tutti coloro chesaranno implicati nel commerciodi 22 metalli in Iran. Si tratta dimetalli che potrebbero essere uti-lizzati per creare armamenti o ad-dirittura nell’ambito di attività le-gate al programma nucleare ira-niano.

Due razzisull’aerop ortodi Baghdad

BAGHDAD, 31. Due razzi hannocolpito ieri l’aeroporto di Ba-ghdad, in Iraq, dove sono di stan-za i soldati americani. Lo ha resonoto l’esercito iracheno, sottoli-neando che si tratta del trentano-vesimo attacco di questo tipo daottobre nel Paese, dove gli StatiUniti e l’Iran sono in tensione permantenere l’influenza sul territo-rio. I due proiettili del tipo “Ka -tyusha” — dicono le stesse fonti —non hanno causato vittime o dan-ni. Come i precedenti, questi at-tacchi non sono stati rivendicati,anche se Washington punta il ditocontro gruppi di miliziani spessolegati a Teheran. La tensione nelPaese resta altissima dopo l’ucci-sione, lo scorso gennaio, del gene-rale iraniano Soleimani proprio vi-cino Baghdad.

Tensioni diplomatichetra Tokyo e Seoul

TO KY O, 31. Tensione tra Tokyo eSeoul. Il Giappone ha avvertito laCorea del Sud che una sculturaeretta in memoria delle cosiddette“'donne di conforto”, ossia le donnecoreane abusate dalle truppe di oc-cupazione giapponese durante ildominio nipponico sulla penisolapotrebbe «danneggiare le relazionibilaterali». La statua, che si trova aPyeongchang, rappresenta un uomoche si inchina a chiedere perdonodi fronte ad una ragazza, un perso-naggio maschile che — secondo To-kyo — somiglia al premier nipponi-co Shinzo Abe.

Il portavoce del governo di To-kyo Yoshihide Suga ha detto che,se le notizie apparse sui media sullastatua in questione sono vere, «dicerto avranno un impatto sui rap-porti tra i due Paesi».

La questione delle “donne diconforto” costrette a prostituirsi da-

gli invasori giapponesi (coreane, maanche filippine, vietnamite, thailan-desi e malesi) è da sempre originedi forte tensione tra Giappone eCorea, tra richieste di scuse e dicompensazioni economiche, nonchéaccordi per chiudere la vicenda maiandati in porto.

La statua al centro delle tensionidiplomatiche si trova nel Korea Bo-tanic Garden, un giardino privatodi Pyeongchang. Kim Chang-ryeol,direttore del giardino botanico, hadetto al «Japan Times» che la scul-tura non è stata creata pensando alleader giapponese e non ha finalitàpolitiche. «L’uomo potrebbe rap-presentare qualsiasi uomo che devechiedere scusa a quella ragazza» haaffermato il direttore. «La sculturamostra che il perdono è possibilesolo se il Giappone continua achiedere scusa, fino a quando laCorea accetterà le scuse».

La Nasa ammette alcune difficoltà tecniche per la missione Mars2020

Piccole anomalie nella fasi iniziali del viaggio verso Marte

WASHINGTON, 31. La navicella spa-ziale che trasporta il rover Perseve-rance della Nasa su Marte ha incon-trato difficoltà tecniche e attualmen-te sta utilizzando solo le sue funzio-ni essenziali. La sonda Mars2020continua il suo viaggio verso Marte,ma sta volando “in modalità sicura”,ha affermato ieri la stessa agenziaaerospaziale statunitense alcune oredopo il lancio, avvenuto alle 7.50ore locali. La Nasa ha tenuto a ras-sicurare sul futuro della missione,specificando come si sia trattato diun’anomalia legata a una differenzadi temperatura imprevista e prestorisolta, che non sembra quindi com-promettere la riuscita della stessa. Itecnici Nasa hanno inoltre comuni-cato che è stato anche risolto unproblema di comunicazione avvenu-to nelle prime ore dopo il lancio: ilsegnale del veicolo veniva ricevuto,ma non elaborato in modo corretto.

Donna con mascherina nel centro di Hanoi (Reuters)

NEW DELHI, 31. L’India, attualmenteal terzo posto al mondo nella listadei Paesi maggiormente colpiti dallapandemia dopo gli Stati Uniti e ilBrasile, ha fatto registrare un altrorecord di nuovi casi di coronavirus,con 55.078 positivi confermati nelleultime 24 ore. Per il secondo giornoconsecutivo i nuovi infetti hanno su-perato quota 50.000. È così salito a1.638.321 il totale delle persone con-tagiate secondo l’ultimo bilancio delMinistero della Salute indiano. Diqueste oltre un milione è già guari-to.

In merito alle vittime, con le 779in più delle ultime 24 ore, sono al-meno 35.743 le persone che hannoperso la vita in India per complica-zioni legate alla pandemia. Il Paeseasiatico ha superato così l’Italia alquinto posto delle graduatoria glo-bale relativa ai decessi nell’ambitodella diffusione del virus.

Da uno studio sierologico condot-to su un campione di residenti nellacittà di Bombay, la capitale finanzia-ria dell’India, risulterebbe che piùdella metà degli abitanti dei quartie-ri poveri avrebbe contratto il corona-virus. Ciò potrebbe significare che ilcovid-19 si è diffuso molto più larga-mente rispetto a quanto stimato nel-la città, che finora ufficialmente hafatto registrare 100.000 casi; ma, allostesso tempo, anche che la popola-

zione ha resistito bene all’e m e rg e n -za.

Intanto in Vietnam si è registratala prima vittima di coronavirusdall’inizio dell’epidemia. «La primavittima è un uomo di 70 anni che vi-veva a Ha Noi», ha confermato la«Vietnam News Agency» citando ilMinistero della Sanità nazionale se-condo cui almeno altri sei anzianiaffetti da coronavirus versano in gra-vi condizioni. Il Paese asiatico finoraaveva controllato il virus grazie auna rapida chiusura delle frontiere,all’imposizione di una stretta qua-rantena e al tracciamento dei contat-ti. Tuttavia, negli ultimi giorni èscoppiato un focolaio nella localitàturistica di Da Nang. E i contagi, 45nelle ultime 24 ore, sono in aumentoun pò ovunque nel Paese.

Nelle Filippine a causa di una re-crudescenza dei nuovi casi positivi,il presidente Rodrigo Duterte ha de-ciso di estendere le misure restrittivealla capitale Manila, limitando i mo-vimenti degli anziani e dei bambini,chiudendo i ristoranti e le palestrefino a metà agosto e limitando le at-tività economiche. «La mia richiestaè di resistere ancora un po'. Moltisono stati infettati», ha detto Duter-te in un discorso televisivo, in cui hapromesso vaccini gratuiti quando sa-ranno disponibili, con priorità a po-veri, poi alla classe media, alla poli-zia e al personale militare.

Il rover Mars 2020 che viaggia sulla Perseverance ed esplorerà Marte (Epa)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 1 agosto 2020

di LUCIO CO CO

Troppo breve fu il pontifi-cato di Celestino V (29.8-13.12.1294) per pensareanche a un medico. Ilsuo successore Bonifacio

VIII (1294-1303) ebbe per archiatraAccursino da Pistoia che già era sta-to al suo servizio prima di diventarePapa, tra i suoi meriti quello di co-noscere il greco — in un’epoca in cuiciò non era affatto scontato (si pensial grecum est, non legitur dei mano-scritti medievali) — e l’arabo perchéaveva tradotto testi galenici, forse ilsommario del De alimentorum facul-tatibus compilato da Hunain ibnIshaq (808-873).

Altre tre figure di medici è possi-bile ritrovare accanto a BonifacioVIII, quella di Manzia da Fabriano,Guglielmo da Brescia e Angelo daCamerino, l’unico che Mandosio citanella lista dei sanitari pontifici. Inol-tre, anche se in forma straordinaria,Papa Caetani poté avvalersi dei ser-vigi di Arnaldo di Villanova che li-berò il Pontefice dal dolore di uncalcolo renale con un sigillo astrolo-gico cosa che non poche mormora-zioni sollevò nella curia romana (cfrAgostino Paravicini Bagliani, Bonifa-cio VIII, Einaudi, 2003, pagina 266).

Diversi sono i sanitari che si sonoavvicendati presso la corte papaletrasferita ad Avignone sotto il ponti-ficato di Clemente V (1305-1316). Traquesti ci sono Giovanni d’Alais, Pie-tro de Guarda, Almavino de Podio,Vitale da Furno e, in via straordina-ria, Pietro Aichspalt, anche se Man-dosio cita solo quest’ultimo. Ma for-se il più apprezzato di tutti fu il giàcitato Arnaldo da Villanova (+1312)tanto che, all’indomani della suamorte, Clemente V in una lettera da-tata 13.3.1312 e indirizzata ai patriar-chi, arcivescovi e vescovi li esorta arintracciare un «suo libro sulla prati-ca della medicina che gli era statopromesso», ma che «essendo soprav-

venuta la morte non aveva potutoc o n s e g n a re » .

Per questa ragione il Papa invitavatutti a ricercare dovunque «il libropredetto», minacciando di scomuni-ca «chiunque avesse occultato noti-zie su di esso o non si fosse affretta-

1342), fu archiatra pontificio Gaufri-do Isnardi che ebbe anche l’incaricodi ypotecarius, ovvero di gestore dellaspezieria, la farmacia del Palazzo pa-pale, come è possibile apprendere daun documento dal quale si evinceche, nell’esercizio di questa funzio-

(1342-1352) e Innocenzo VI (1352-1362).

Marini invece scende più nel det-taglio e spulciando nei libri-paga delPalazzo apostolico fornisce per ilprimo il nome di Pietro de Samayree di due chirurghi, Boneto Mote eArnoldo di Cathus; per il secondo,invece, cita Pietro Augerii (morto dipeste nel 1348), Stefano Seguini,Giovanni da Firenze, Stefano Ance-lini, Raimondo Rainaldo, Lorenzodel Biarz e Giovanni la Marescala acui vanno aggiunti anche due chirur-ghi, Giovanni da Genova e Giovan-ni da Parma.

Come si vede si tratta di un vero eproprio stuolo di sanitari, circostan-za questa che, in occasione di unamalattia dalla quale Clemente VInon si sarebbe più ripreso, fece scri-vere a Petrarca il 13.3.1352 una letterarimasta famosa nella quale egli siesprime così: «So che il tuo letto èassediato dai medici ed è questa lacausa prima dei miei timori. Essi so-no discordi a bella posta, stimandoognuno essere cosa vergognosa nondire nulla di nuovo e seguire le ormedegli altri. (...) La turba di costoro,clementissimo Padre, considerala co-me una schiera di nemici. A istruirtisia la memoria di quell’infausto epi-gramma di colui che volle che sulsuo sepolcro ci fosse scritto soloquesto: “Sono morto per troppi me-dici”. (...) Tu scegline uno che sia il-lustre non per eloquenza ma perscienza e fede. (...) Tu ti devi guar-dare da un medico che faccia sfog-gio di eloquenza e non di sapienzacome da un sicario e un avvelenato-re» (Petrarca, Fa m i l i a re s 5,19).

Di Innocenzo VI si indicano comesanitari Pietro Pestagalli e Gugliel-mo Ghezzi che fece da medico an-che a Urbano V (1362-1370). M e n t reMandosio cita solo il nome Guidonedi Chauliac come archiatra apostoli-co, dai registri pontifici si ricavainoltre che furono al servizio di que-sto Pontefice anche Raimondo diSalaironis, che a spese del Papa ge-

di Salaironis, anche di quelle di Gio-vanni Tornamira, quando era ancoraad Avignone, e di Bernardo Alu-squerii e Giacomo di S. Maria Ro-tonda quando si fu trasferito a Ro-ma.

Urbano VI (1378-1389) volle comesuo protofisico, Francesco Casini, se-nese, reggente lo Studium Perusinume medico di gran fama (come scrive

Tra ricette classichee preparati empirici

Quando Sergio Amidei, tra i più affermatisceneggiatori del tempo, abbandona la scrit-tura di Ladri di biciclette (1948) in disaccordo“ideologico”, è lei a prenderne il posto. Lanovità è che il lavoro di sceneggiatura conZavattini e De Sica si fa girovagando perRoma, alla ricerca di spunti che raccontinola miseria del dopoguerra. Da subito, SusoCecchi D’Amico ritiene che il finale di Ladridi biciclette fosse tronco — l’operaio tornava acasa senza aver trovato la sua bici — ed esco-gita che, per reagire alla disperazione, l’uo-mo derubato si senta costretto a sua volta arubare. Il cerchio si chiude con uno dei fina-li più famosi della storia del cinema.

L’anno più rivelatore del ruolo che SusoCecchi D’Amico svolge nel cinema italiano èprobabilmente il 1957, quando la sceneggia-trice si alterna tra Visconti e Monicelli. Nes-suno voleva più finanziare un film di Vi-sconti, dopo che Senso (1954) era costato ol-tre misura. E Suso si mise in società conMarcello Mastroianni per convicere Franco

Una donna superlativa allergica ai superlativiDieci anni fa moriva la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico

In una celebre lettera Petrarca consigliava a Clemente VI

malato e assediato dai medicidi sceglierne uno che fosse illustrenon per eloquenza ma per scienza e per fedeE di guardarsi dal medico eloquentecome ci si guarda da un sicario o da un avvelenatore

Ritratto di Papa Benedetto XII

La capacità di mettersia disposizione della riuscita del filmle consentì di diventareil punto di riferimentodi registi diversissimiDa Visconti a Rosida Antonioni a Monicelli

È singolare che, agli inizi degli anni Set-tanta, proprio Zeffirelli si fosse interessato aun soggetto cinematografico che Suso Cec-chi D’Amico aveva scritto con Ennio Flaianoe che raccontava Gesù senza mostrarlo: L’in-chiesta. Una indagine condotta da un magi-strato romano scettico, che cercava il corpodi Gesù e finiva coinvolto dalle testimonian-ze di chi aveva vissuto con lui. In questo“mostrare e non mostrare” un personaggio, ecomunque farlo sentire presente, Suso Cec-chi D’Amico ha attraversato il mistero delracconto per immagini.

In una delle lettere che nel 1946 Suso scri-ve al marito Lele malato, lontano dalla fami-glia, gli racconta delle prime sceneggiatureche sta scrivendo e gli confida, sbalordita:«Lo sai? Lavoro, me la cavo!».

di ANTONIO FARISI

Q uando parlava dei suoi amiciscomparsi — e che amici, Luchi-no Visconti, Anna Magnani, Ni-no Rota, per citarne alcuni —Suso Cecchi D’Amico diceva:

«Li penso vivi, ci ragiono, partecipano allavita e non come fantasmi». Ricordare lagrande sceneggiatrice, a dieci anni dalla suascomparsa — avvenuta a Roma, il 31 luglio2010 — significa ragionare ancora con lei cheattraverso il cinema ha raccontato la vita.Era notoriamente allergica ai superlativi, maè difficile non usarne quando, scegliendo ti-toli a casaccio dalla sua lunga filmografia —Il Gattopardo e I soliti ignoti, Ladri di biciclet-te e Salvatore Giuliano — ci si rende contoche il suo contributo al cinema è incalcolabi-le.

In realtà, Suso Cecchi D’Amico ha sempreinteso il proprio lavoro di sceneggiatrice co-me puro artigianato, senza mai soffrire dellasindrome di frustrazione che colpisce gliscrittori di cinema, che vedono rimaneggiatii propri testi. Presentando su Bianco e Neroil trattamento del 1972 di Ritratto di uno sco-nosciuto scritto con Visconti per un film maifatto, la scrittrice di film sottolinea che sitratta di «un lavoro tecnico, come la plani-metria di un architetto, e come tale vorreiche fosse letto».

Se ci affacciamo nella dimensione privatadi Giovanna Cecchi detta Suso, arriviamo ascoprire una donna emancipata ante litteram,forte e ironica, che ha vissuto senza rispar-miarsi e che ha trovato nel lavoro della sce-neggiatura la sua attività congeniale.

L’incontro col cinema avviene dopo laguerra quando, a fine 1945, suo marito, ilmusicologo Fedele d’Amico, fu ricoverato inuna clinica svizzera per una grave tubercolo-si e lei, rimasta sola con due figli piccoli,cerca di cavarsela con lavoretti precari. Letraduzioni non bastano, anche se tra i com-mittenti c’è Luchino Visconti, per testi diteatro americano. Negli oltre sedici mesi didegenza del marito, ogni giorno Suso gliscrive trasfigurando le difficoltà quotidianein lettere scherzose (raccolte nel volume Susoa Lele, Bompiani). Un giorno gli annuncia

d’aver ricevuto l’offerta di scrivere storie peril cinema. Da allora è un crescendo.

L’esordio avviene col film Mio figlio profes-s o re (1946) di Renato Castellani e Vivere inpace e L’onorevole Angelina (1947) di LuigiZampa. “La Suso” si inserisce con autorevo-lezza in un ambiente maschile, perché sa co-struire solide fondamenta alle storie. Dal pa-dre Emilio Cecchi — rinomato critico lettera-rio, il primo in Italia a recensire Joyce e atradurre Chesterton — ha acquisito un rap-porto viscerale con la letteratura e le cosid-dette macchine narrative.

Cristaldi a produrre con loro Le notti bian-che, trasposizione moderna del racconto diDostoevskij. Visconti fece però ricostruire aCinecittà un intero quartiere di Livorno,confermando la leggenda sui suoi budget.Per recuperare le spese, Cristaldi e CecchiD’Amico pensarono di girare un altro filmper sfruttare quella scenografia, e convocaro-no Mario Monicelli, noto per rispettare ipreventivi di spesa. Il regista portò con séAge e Scarpelli, il duo di sceneggiatori, notifino allora per le farse di Totò, e subito sicreò una complicità ideale con Suso CecchiD’Amico. Con I soliti ignoti nasce la “com-media all’italiana”.

Questa capacità di mettersi a disposizionedella riuscita del film, determina che non so-lo come sceneggiatrice lei diventi il punto diriferimento di registi diversissimi tra loro co-me Visconti, Antonioni, Rosi, Monicelli, Co-mencini, per citare i più rappresentativi.Non a caso, Lina Wertmuller — con cui hascritto Fratello Sole Sorella Luna — dice che

più che la Gran Signora del cinema italiano,Suso Cecchi D’Amico è stata “la Sorella”per generazioni di cineasti e artisti. Bastipensare al profondo rapporto che la legavaad Anna Magnani, al cui carattere impreve-dibile sapeva opporre sia pazienza cheschiettezza. Il risvolto è che la scrittura diCecchi D’Amico valorizza le potenzialità at-toriali della Magnani, dall’Onorevole Angelina(1947) Bellissima (1951) Nella città l’inferno(1958) fino a Risate di gioia (1960).

Un singolare capitolo del suo lavoro si èaperto nei primi anni Settanta, quando tra ilmondo del cinema italiano, in piena crisi, ela televisione si è creato un dialogo. La pla-tea televisiva andava moltiplicandosi sia a li-vello nazionale che globale e cresceva quindil’ambizione dei progetti. Nel 1974, con LuigiComencini ha trasformato Le avventure diPinocchio in un film televisivo di 5 ore, distraordinario successo.

La Rai insieme alla inglese ITC di LewGrade ha affidato a Franco Zeffirelli il pro-

getto di una vita di Gesù. Per il regista fio-rentino è naturale rivolgersi a Suso CecchiD’Amico, che per lui ha già scritto Fra t e l l oSole Sorella Luna (1972), ma mentre il film susan Francesco rispecchiava una visione per-sonale, per “il Gesù” la committenza poneprecise richieste, a cominciare dal rispettoper le diverse comunità religiose. Perciò con-sulenti teologici e funzionari televisivi com-pulsano continuamente il lavoro della sce-neggiatrice, che ha il compito di raccontarenel modo più corretto possibile gli accadi-menti dei Vangeli senza avere il tono delladottrina. Gesù di Nazareth trasmesso nellaprimavera del 1977 raccoglie mezzo miliardodi spettatori in tutto il mondo e il massimodegli indici di gradimento.La sua lunga filmografia

— che comprende «Il Gattopardo»«I soliti ignoti»«Ladri di biciclette»e «Salvatore Giuliano» —testimonia che il suo contributoal cinema è stato incalcolabile

ne, aveva acquistato due libbre dipreparato di coriandolo, due libbredi liquirizia, due libbre di polvere difino cchio.

Per Benedetto XII Mandosio noncita alcun medico, come pure per isuoi due successori Clemente VI

to a darne notizia». Non sappiamose la Practica summaria sia stata inqualche modo reperita, ma questa“caccia al libro” avrebbe fatto impal-lidire qualsiasi bibliofilo.

Dei successivi papi, Giovanni XXII(1316-1334) e Benedetto XII (1334-

Bonifacio VIII ebbe per archiatra Accursino da Pistoiache annoverava tra i suoi meritiquello di conoscere il greco— in un’epoca in cui ciò non era affatto scontato —e l’arabo perché aveva tradotto testi galenici

di lui santa Caterina da Siena, Lelettere n.244, pagina 762, Torino, Ei-naudi, 2003).

Il fratello Giovanni, anch’egli me-dico, prestò a sua volta servizio perquesto Papa, per il successore Boni-facio IX (1389-1404) e per InnocenzoVII (1404-1406), il quale poté giovarsianche dei servigi di altri sei sanitari,tra cui spicca il nome di Angelo diManuele, che è il primo — e noncerto l’unico, come si vedrà più voltein seguito — medico ebreo a curareun Papa, come è specificato in unabolla dell'1.7.1392 in cui lo si acco-glie, avuto «il sentore della sua famadi probità, come medico e familiaredella sede apostolica, aggregandoloal numero degli altri medici e fami-liari di detta Sede».

stiva una scuola di medicina a Mon-tp ellier.

Interessante è anche la figura Gio-vanni Giacomo, della facoltà di me-dicina di questa città, che fu chiama-to al capezzale del Papa nel dicem-bre del 1370 ricevendo un compensodi 40 fiorini. Nel 1372 fu sempre adAvignone per curare Gregorio XI, ri-cevendo 100 fiorini. Inoltre nel 1384prestò le sue cure anche all'antipapaClemente VII, alla morte del quale,avvenuta il 16.9.1394, stando a unacronaca dell’epoca, erano presentiben tre magistri in medicina, Nardi-no di Firenze, Raimondo di Pozzuo-li e Pietro Falqueti.

Gregorio XI (1370-1378) che chiudeil periodo della cattività avignonese(1309-1377) poté avvalersi oltre chedelle cure del già citato Raimondo

MEDICUS PA PA E — IL TRECENTO

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 1 agosto 2020 pagina 5

scomparsa dell’artista Christo [famo-so per la tecnica dell’imballaggio].Se fosse stato un atto vandalico,l’avrebbero distrutta. E poi gli isola-ni, almeno la maggior parte, comedicevo, hanno subito considerato laPorta come un simbolo attivo, unvalore aggiunto per la loro terra,non come una mera opera scultorea.Anche Papa Francesco l’a p p re z z ò .

A proposito di Papa Francesco, il 27aprile, durante l’isolamento forzato, ilPontefice ha pregato per gli artisti e lei,per ringraziarlo, gli ha donato un di-pinto.

È stato bellissimo. In un momen-to difficile per il mondo dell’arte edello spettacolo, dimenticato dai go-

vernanti, il Papa è stato l’unico apensare a noi. È partito subito untam tam coi miei amici, da GiovanniVeronesi a Sergio Rubini e tanti al-tri. Sandro Veronesi gli ha scrittouna lettera, bella e spiritosa, e io,proprio per ringraziarlo, Papa Fran-cesco, ho allegato un piccolo dise-gno, che avevo fatto durante uno diquei giorni interminabili di silenzio.

Un disegno che raffigura un Cristospezzato. Spezzato come tanti uomini,come tante vite in mare.

Indubbiamente nella forma ricor-da la crocifissione, ma forse, sì, ri-corda anche quello, soprattutto quel-lo: tutte le vite interrotte da qualcosadi drammatico.

A colloquio con Mimmo Paladino sul restauro alla sua «Porta d’Europa». Con un’aggiunta

Un specchioper guardare dentro di sé

«Porta di Lampedusa — Porta d’E u ro p a »

La ferita che taglia l’intero pianetaViaggio nelle serie televisive che, dall’Australia all’Italia, affrontano il tema delle migrazioni

di ENRICA RIERA

Come un arco che, vistodalla terraferma, guardaal mare e al cielo e, vi-sto dal mare, indica l’ac-cesso all’interno dell’iso-

la. È la Porta di Lampedusa, Portad’E u ro p a — cinque metri d’altezza etre di larghezza, in ceramica refratta-ria e ferro zincato — dal 2008 simbo-lo di sbarchi, mancati arrivi, approdie, ancora, di omeriche odissee, af-frontate da chi, nel viaggio, ripone

sentare un luogo dove potersi incon-trare, luogo di scambio di culture, didialogo, dove appendere gli effettipersonali, in segno di memoria. Èun’opera, per questo, viva, vera, chesollecita altro e va al di là dei puri esemplici motivi celebrativi.

Ma dodici anni fa perché decise di rea-lizzare proprio una Porta e non qual-cos’a l t ro ?

Perché ritengo che, nella storia, ilportale sia sempre stato eretto

Sulla «Porta» ci sono delle decorazio-ni, cosa rappresentano?

Non le chiamerei decorazioni, so-no degli oggetti umili, tra ciotole ealtri utensili, che vi ho attaccato co-me ogni uomo farebbe sulle muradella propria dimora. Sono simbolodi umanità, semplice e radicale.

Crede che con politiche sui migrantidifferenti, in futuro, cambierebbe ancheil significato della «Porta»?

Sicuramente con politiche diverse,l’approdare in questo lembo d’E u ro -pa potrebbe avvenire in maniera nondolorosa e drammatica. Lo spero. Secosì fosse, la Porta resterebbe il si-mulacro di se stesso.

Alda Merini scrisse una poesia perLampedusa, «Una volta sognai», chepoi, durante l’inaugurazione dell’o p e ra ,il 28 giugno 2008, venne recitata din-nanzi alla «Porta». Che effetto le fece?

Per me, per ogni opera d’arte do-vrebbe essere così. È bello che leopere vivano anche di contributi al-trui, perché non sono mai definite odeterminate da un solo significato,quantomeno da quello di chi le hacreate. Tutto ciò che avviene intornoa un’opera è importante: dal mare alvento che l’hanno modificata, allepoesie e ai rituali che le vengono de-

dicati e fanno sì che si mantenga vi-va, in grado di vivere altre vite.

Lei che rapporto ha con Lampedusa?

Penso che sia uno tra i più beiluoghi al mondo. Mi rattrista ciòche vi è accaduto e che vi accade.Artisticamente ha dato modo, ancheinvolontariamente, di esprimersi sutemi civili, senza fare retorica. Unp o’ come è accaduto a Picasso conGuernica.

A giugno scorso la «Porta» è stataimpacchettata con nastri adesivi e inmolti hanno commentato il fatto par-lando di «sfregio». È d’a c c o rd o ?

Assolutamente no. Lo ritengo unsemplice gesto dovuto all’app ena

Una scena da «Stateless»

di ED OARD O ZACCAGNINI

Si può commettere l’errore, davantiallo straniero venuto da una terrapovera o insanguinata, di relazio-narsi a lui con superficialità o in-differenza. Peggio ancora, si può

mettere la nostra paura davanti al suo dolo-re, anteporre la nostra ansia per un privile-gio percepito in discussione, alla sofferenzadi chi cerca pace. Può capitare di dimentica-re un passaggio fondamentale: che dentroogni precarietà estrema che chiede aiuto c’èun essere umano non meno importante dinoi, che va prima di tutto (ri)conosciuto co-me tale. Per tenere alla larga questa possibi-lità d’errore, questa insonne tentazione, tuttopuò essere d’aiuto, certamente anche le serietelevisive quando si occupano — non spesso,finora — di un tema serio come quello dellemigrazioni; quando lo fanno con parole utilialla messa in moto dell’empatia.

Ce ne sono in C o l l a t e ra l , la serie inglesedel 2018 in cui è centrale il tema dell’immi-grazione clandestina nella Gran Bretagnapost-Brexit. Alcune le dice il deputato labu-rista David Mars, quando una giornalista glifa notare che Abdullah, il ragazzo ucciso acolpi di pistola, era iracheno e non siriano:quindi non richiedente asilo ma migranteeconomico. Allora Mars sbotta: «Non pos-siamo dire che era un essere umano uccisoper strada?». C’è l’esortazione, in questa re-plica, a mettere la vita prima delle etichettee dei numeri, l’umanità prima della specula-zione politica o economica.

Da essere umano, con uno sguardo atten-to, vorrebbe essere trattato, osservato, ancheAmeer, uno dei personaggi principalidell’australiana Stateless, su Netflix dall’8 lu-glio scorso: «Sono un padre — dice — un in-segnante e un uomo di fede. Perché non ve-dete questo quando mi guardate?». È afgha-no della minoranza Hazàra, è un profugoche ha perso in mare la moglie e una dellesue due figlie. Saprà separarsi anche dall’al-tra, quando questo servirà a far uscire alme-no lei da quel centro di detenzione nel de-serto australiano in cui Stateless è ambienta-ta: un limbo estenuante, una gabbia in cuimigranti e richiedenti asilo vengono chiama-ti con un numero. Uno spazio attraverso ilquale, partendo da fatti reali, la serie denun-cia la scarsa cura della fragilità umana, l’os-servazione insufficiente della persona checerca, rischiando moltissimo, un futuro. Lastoria vera da cui principalmente Statelessprende spunto è quella di una donna tede-sca con permesso di soggiorno permanentein Australia. Malata di schizofrenia, scappòsenza documenti da un ospedale psichiatricoe rimase prigioniera a lungo in uno dei cen-tri descritti dalla serie, prima che venisseroriconosciute la sua patologia e la sua identi-tà.

Nella finzione diventa Sophie Werner: im-magine di uno sguardo distratto sull’ultimo

da parte di un sistema, dell’incapacità di in-tercettare la richiesta di soccorso del più bi-sognoso, di compiere quel tentativo di im-medesimazione con lui sintetizzato daun’immagine di Tutto il giorno davanti, la re-cente fiction Rai ispirata alla vicenda realedi Agnese Ciulla, ex assessore alle Politichesociali del Comune di Palermo. Durante ilsuo mandato è diventata tutrice di centinaiadi minori stranieri non accompagnati, arriva-ti in Sicilia senza nulla. Nella finzione pren-de il nome di Adele Cuccia (Isabella Rago-nese) e quando deve installare una mostrafotografica sugli sbarchi dei migranti, hal’idea di appendere sul soffitto la giganto-grafia di un barcone carico di facce sgomen-te, fotografate da un elicottero dall’alto.L’autore dello scatto invita Adele a raggiun-gere il centro del salone: «Se ci mettiamo in

gli affetti per ogni essere umano, ma pur-troppo per lui una nuova separazione forza-ta è dietro l’angolo.

La stessa che conosce la famiglia di Kabirnel primo episodio di Little America, la serieantologica di Apple tv+ (2020) composta daotto episodi indipendenti tutti ispirati a sto-rie vere di immigrati negli Stati Uniti. Sonotestimonianze di un’integrazione faticosa,storie che arrivano da diverse parti del mon-do; da quell’India, anche, dove i genitori diKabir sono costretti a tornare in attesa di unpermesso di soggiorno, lasciando il figlioappena dodicenne a doversela cavare senzadi loro per anni.

Separazione è una parola chiave anchenella docuserie Vite clandestine: sei episodi suNetflix dal 2019, storie di famiglie arrivate inAmerica per trovare riparo da condizioni

Lo fa bene Kip Glaspie: la detective diC o l l a t e ra l interpretata da Carey Mulligan,che incinta impegna la sua fragilità fisica ela sua forza interiore per offrire giustizia adAbdullah, e poi speranza e fiducia alle sorel-le di lui che trova nascoste in un garage diLondra: «È tutto questo quello che possia-mo offrire?», si chiede. «Vorrei che gli inno-centi fossero trattati da esseri umani», ag-giunge, provando compassione per il doloreosservato. «Devi fidarti della persona chesono — dice a una sorella di Abdullah — acontare sono le persone».

Quelle che Papa Francesco invita a cerca-re in ogni migrante: «Dobbiamo pensare lo-ro come persone. Guardare i loro volti,ascoltare le loro storie», spiega in un fram-mento del documentario di Wim Wenders alui dedicato, Papa Francesco, un uomo di pa-ro l a . Lo fa, a modo suo, silenziosamente, an-che Il commissario Montalbano di Luca Zin-garetti, nella puntata «L’altro capo del filo»del 2019, quando accoglie la sofferenza alporto, quando recupera in mare un cadave-re, quando abbraccia l’agente Catarella chegli racconta, commosso, di una migrante in-contrata al porto, e del suo bambino natomorto. Lo fa inchiodando due scafisti perstupro e poi entrando in una chiesa, seden-dosi e lasciandosi attraversare dal ricordo la-cerante della tragedia osservata. Un nuovocaso lo attende, ma questo breve frammentodi televisione rimane, offrendo il suo contri-buto di sensibilità e di umanità a un temacosì complesso e urgente, così al centro del futuro di tutti, nell'attesa di altre serie capacidi raccontare — si spera bene — le vitedell’altro: le persone prima di tutto.

questo punto, proprio sotto, li guardiamocome loro mi stavano guardando quando liho fotografati»: è la ricerca dello stato d’ani-mo del prossimo sofferente, dei «nostri fra-telli e sorelle — dice Papa Francesco nelmessaggio per la Giornata Mondiale del Mi-grante e del Rifugiato nel 2016 — che cerca-no una vita migliore lontano dalla povertà,dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiustadistribuzione delle risorse del pianeta, cheequamente dovrebbero essere divise tra tut-ti».

E il primo prezzo che pagano, certo nonl’unico, è quello della separazione dalle pro-prie radici e dagli affetti. «Non ho nulla –dice Javad, iraniano fuggito dal campo didetenzione di Stateless per riabbracciare ipropri cari – né documenti né diritti, ma orache la mia famiglia è riunita so di avere unfuturo». Rimarca il valore fondamentale de-

difficili, spesso molti anni fa,ma minacciate dalla possibili-tà di una separazione perchénon tutti i documenti di citta-dinanza sono in regola, in unpresente di leggi complicate erestrittive. È una ferita che ta-glia l’intero pianeta; ne è con-sapevole l’Adele/Agnese diTutto il giorno davanti, che di-ce a sua figlia: «Io e te siamofortunate, non dobbiamo se-pararci, ed è la cosa più bellaal mondo». Il riferimento è aitanti ragazzi incontrati daAgnese Ciulla, e più in gene-rale alla quella fragilità e aquella speranza che dobbia-mo sempre tutelare.

dall’umanità come idea di acco-glienza. Io ho voluto creare unaporta, che né si apre né si chiude,proprio per produrre una forma at-traverso cui si passa senza ostacoli.E l’ho fatto collocandola nel puntopiù a sud dell’isola e più a suddell’E u ro p a .

tutta la propria speranza.L’opera dedicata ai migranti, rea-

lizzata dallo scultore, pittore, inciso-re e regista Mimmo Paladino, suidea di Arnoldo Mosca Mondadori edell’associazione Amani, oggi ha bi-sogno di essere restaurata. Dopo do-dici anni risente dei segni del tempoe — come tiene a precisare l’artista —tra i principali esponenti della Tran-savanguardia italiana, «soprattuttodell’azione dei venti e delle acqueche l’hanno corrosa». Perché, sì, aitempi, Paladino, oltre a scegliere didar vita «a un portale» (elemento ri-corrente nella sua produzione), deci-se pure di costruirlo «in modo che,tramite i materiali utilizzati, suscitas-se quel senso di provvisorietà e an-che di fragilità che è intrinseco allestorie per cui fu pensato». E se poi,man mano, politiche e leggi sui temidell’accoglienza fossero stati capacidi evitare le inumane traversate e idrammi conseguenti, l’arco simboli-co di terracotta avrebbe ben potutoconsumarsi. Tuttavia per le navi inmare bisogna continuare a sperare:da qui, sulla Porta d’E u ro p a , la ne-cessità di «un intervento conservati-vo», per il quale è in corso una cam-pagna di raccolta fondi (promossa,tra gli altri, dal medico di Lampedu-sa ed europarlamentare Pietro Barto-lo, da Unicoop Firenze e, natural-mente, da Amani e dalla FondazioneCasa dello Spirito e delle Arti, pre-sieduta da Arnoldo Mosca Monda-dori) che, fino al prossimo 20 set-tembre, chiama tutti a contribuire,effettuando una donazione sul sitoEppela o recandosi nei supermercatiCoop di Firenze.

Ma torniamo al restauro (e nonsolo) — da completare possibilmenteper il 3 ottobre, settimo anniversariodal naufragio in cui davanti all’isolasiciliana morirono 368 migranti —così come spiegato dal maestroMimmo Paladino.

Non solo restauro conservativo, alla«Porta di Lampedusa — Porta d’Eu-ropa» verrà aggiunto anche uno spec-chio. Perché questa scelta?

L’intervento sulla Porta risulta ne-cessario affinché non continui a de-teriorarsi, è un fatto scientifico e haquesto scopo. Al contrario, l’ideadello specchio ad altezza uomo èqualcosa di integrativo. Nasce dauna sollecitazione improvvisata diArnoldo Mondadori, il quale vorreb-be che chiunque, a Lampedusa, sispecchiasse. E, laddove non d’accor-do con l’accoglienza dei migranti equant’altro, riflettesse e guardassesoprattutto dentro di sé. Dovendoprocedere col restauro, perché, quin-di, non aggiungere qualcosa aun’opera che, in questi anni, si è ri-velata più di quanto previsto?

Ovvero? Come si è rivelata?

Dieci anni fa e oltre, mi chieserodi realizzare un monumento per imigranti morti in mare — p erchéquesto sarebbe dovuto essere il si-gnificato di partenza dell’opera —,ma io risposi di non essere abituatoa fare monumenti, decidendo, così,di dar vita alla Porta che non ha, ap-punto, nulla a che vedere con la re-torica dei monumenti. Il tempo l’hadimostrato. Oggi la Porta è una real-tà concreta: gli isolani e i migrantistessi la ritengono degna di rappre-

«Oggi la Porta è una realtà concretaGli isolani e i migranti stessi la ritengonodegna di rappresentare un luogo dove potersi incontrareluogo di scambio di culture, di dialogodove appendere gli effetti personali in segno di memoria»

Una scena da «Little America»

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 sabato 1 agosto 2020

Iniziativa del Lay Centre di Roma per valorizzare il silenzio durante la pandemia

In ascolto di Diodi FABIO COLAGRANDE

«I n questo tempo c’è tantosilenzio. Si può anche sen-tire il silenzio. Che questo

silenzio, che è un po’ nuovo nellenostre abitudini, ci insegni ad ascol-tare, ci faccia crescere nella capacitàdi ascolto». Il 24 aprile scorso, neigiorni più duri della pandemia inItalia, quelli del lockdown, PapaFrancesco apriva la messa mattutinaa Santa Marta con questa preghiera-riflessione dedicata al silenzio eall’ascolto. La città vuota e taciturnaper la quarantena e, di contro,l’esplosione di parole sul web diquei primi giorni di paura, hannoispirato anche un’iniziativa ecumeni-ca del Lay Centre di Roma, l’istitu-to cattolico internazionale creato nel1986 per offrire accoglienza e forma-zione agli studenti laici delle univer-sità pontificie dell’Urb e.Dal 24 luglio e per cinque settima-ne, registrandosi al sito laycen-tre.org, sarà possibile ricevere ognivenerdì, via mail, un testo di medi-tazione in lingua inglese dedicato alsilenzio, accompagnato da un’imma-gine e da un brano musicale. «Well-

springs of silence» (“Sorgenti di si-lenzio”), s’intitola la serie nata perfavorire la riscoperta della ricchezzadella preghiera e della meditazionesilenziosa. «Durante la pandemia —spiega Heather Walker, coordinatri-ce della comunicazione e dei pro-grammi di studio del Lay Centre —qui a Roma, quando uscivamo perandare al lavoro o a fare la spesa,scoprivamo le strade vuote e silen-ziose. Dietro le mura delle abitazio-ni c’erano invece una vita e una co-municazione frenetica. Ora chel’Italia è uscita dal lockdown abbia-mo pensato ai nostri amici di tuttoil mondo, ai nostri studenti che vi-vono in Paesi ancora in piena pan-demia e offerto loro dei testi cheaiutino, nel silenzio, a riflettere,ascoltare la voce di Dio e a trovarerisposte. La preghiera silenziosa nelmondo cristiano è abbastanza diffu-sa fra i religiosi — nota ancora Wal-ker — ma non lo è altrettanto fra ilaici. Ecco perché abbiamo volutoproporre testi non solo di autori re-ligiosi».

La prima meditazione pubblicataè di padre John Keating, religiosoirlandese, docente a Dublino. Un

esperto di silenzio che nel 1990 hatrascorso un anno di ritiro in solitu-dine sulle coste del lago LoughDerg nel suo Paese. Seguirà quelladella teologa Karen Petersen Finch,ministro della chiesa presbiteriana,e, nelle settimane successive, quelledi laici e religiosi esponenti di altreconfessioni cristiane, a sottolineare ilcarattere ecumenico delle meditazio-ni.

Chiuderà il ciclo la dottoressaDonna Orsuto, cofondatrice del LayCentre e docente di spiritualità allaPontificia università Gregoriana.

Nel suo testo padre Keating citain apertura il capitolo 10 del L i b rodei Proverbi: «Un fiume di parolenon è mai senza colpa, chi frena lelabbra è saggio». Ricorda poi quan-to sia frequente oggi ascoltare paro-le che non costruiscono pace: unlinguaggio divisivo, aspro che sem-bra distruggere ciò che abbiamo dipiù caro e prezioso. Il religioso invi-ta a trovare l’antidoto in un equili-brio fra suono e silenzio, che possagenerare gentilezza, tenerezza ecompassione. Sottolinea il bisognourgente che avvertono in molti dicurare questo bilanciamento e diconcentrarsi sulle piccole cose, nonsu quelle grandi. «Stare in dispartein silenzio — nota padre Keating —ci dà la possibilità di ritrovare noistessi e crescere anche nelle relazionicon gli altri».

Come ricorda insomma il Salmo23 è solo presso le «acque tranquil-le» che possiamo rinfrancare il no-stro spirito. Solo uno specchio d’ac-qua fermo e silenzioso può rifletterela nostra anima.

Intesa tra Vicariato, Comune e Ufficio scolastico del Lazio

Lezioni in parrocchia

In un video degli studenti dell’Università Europea la speranza di ricominciare

È tempo di ripartire insieme

ROMA, 31. A settembre le parroc-chie romane daranno una mano al-la ripartenza della scuola mettendoa disposizione spazi e aule. Se neera parlato nei giorni scorsi e l’uf-ficialità è avvenuta in questi giornicon la firma di un protocollo diintesa «finalizzato alla formalizza-zione della comune intenzione dielaborare e attuare un “Progetto dicollaborazione per la ripresadell’attività scolastica ed educativain Roma”». L’accordo è stato si-glato dal cardinale vicario, AngeloDe Donatis, dalla sindaca, VirginiaRaggi, e dal direttore generaledell’Ufficio scolastico regionaleper il Lazio, Rocco Pinneri.

Si tratta di un’inedita collabora-zione fra istituzioni ecclesiali e ci-vili attuata, nei tempi difficili dellapandemia, secondo un principio disussidiarietà. Ma anche del segnodi una Chiesa incarnata pienamen-te nella società che si mette a ser-vizio di tutti i cittadini, a prescin-dere dal loro credo.

Il protocollo di intesa, che è va-lido fino al termine dell’anno sco-

lastico, ma non è escluso che pos-sa essere prorogato, stabilisce cheparte delle prestazioni didattichepubbliche si possano svolgere, nel-le condizioni di maggiore sicurez-za possibile, negli spazi ecclesiasti-ci: «Roma Capitale e Città metro-politana di Roma Capitale proce-deranno, con l’ausilio dell’Ufficioscolastico regionale per il Lazio edei competenti dirigenti scolastici,all’effettuazione di una ricognizio-ne dei fabbisogni di ulteriori spaziutili e segnaleranno al Vicariato leesigenze rilevate, specificando al-tresì l’area urbana di interesse efornendo, per ciascun istituto, in-formazioni sulla popolazione sco-lastica servita». A sua volta, il Vi-cariato farà da tramite con le par-rocchie e gli altri enti religiosi, che«metteranno a disposizione, secon-do le proprie possibilità, ambientichiusi e aree scoperte che possanoconsentire ai diversi istituti di am-pliare lo spazio-scuola e rispettarecon maggiore cura le indicazionifornite dalle autorità governative esanitarie per prevenire, nel conte-sto scolastico, forme di contagioda covid-19».

Tutti gli interventi saranno a ca-rico delle parti proponenti, ma do-vranno essere sottoposti al Vicaria-to. Sarà cura di Roma Capitale eCittà metropolitana attivarsi ancheper la necessaria copertura assicu-rativa e per garantire la pulizia e ildecoro degli spazi utilizzati.

Messaggio del preposito generale dei gesuiti per la festa del fondatore

Ignazio, il pellegrinoIn occasione della festa del fondatore,il preposito generale della Compagniadi Gesù, ha scritto un messaggio aiconfratelli per condividere alcune rifles-sioni in vista dell’Anno ignaziano.L’Anno, che metterà a tema l’aspettodella conversione, durerà quattordicimesi, dal 20 maggio 2021, data dellaferita di Ignazio durante la battagliadi Pamplona, al 31 luglio 2022, festadi sant’Ignazio nel calendario liturgico.

di ARTURO SOSA ABASCAL

Ricordare sant’Ignazio di Lo-yola e celebrare la sua festa èun’occasione per condividere

alcune riflessioni sull’Anno ignazia-no che inizia il prossimo mese dimaggio. L’Anno ignaziano 2021-2022 ci offre una grande opportuni-tà da sfruttare fino in fondo evitan-do di lasciarla passare invano. È unappello a permettere che il Signoreoperi la nostra conversione. Chie-diamo la grazia di essere rinnovatidal Signore. Desideriamo scoprireun nuovo entusiasmo interiore eapostolico, una nuova vita, nuovicammini per seguire il Signore. Perquesto abbiamo scelto come mottodell’anno: “Vedere tutte le cose nuo-ve in Cristo”.

Tutto l’anno sarà guidato dalle“Preferenze apostoliche universali”2019-2029. Siamo consapevoli cheassimilarle suppone la conversioneper ciascuno di noi, per le nostrecomunità e le nostre istituzioni eopere apostoliche. Chiediamo lagrazia di un cambiamento realenella nostra vita-missione di ognigiorno.

In questo momento mi rivolgospecialmente ai nostri compagni ecompagne nella missione, laici, lai-che, religiosi, religiose e a quanti, dialtro credo religioso o di altre con-vinzioni umane partecipano alla me-desima lotta. Durante l’Anno igna-ziano speriamo di condividere più afondo con voi l’esperienza fondazio-nale sulla base della quale il corpoapostolico della Compagnia parteci-pa alla missione di riconciliare tuttele cose in Cristo. Molti di voi sento-no una consonanza profonda conquesta ispirazione, con il carismache dà vita alla Compagnia di Ge-sù. Ringrazio il Signore per questagrazia e ciascuno di voi per il suoentusiasmo e la sua vicinanza. Vo-gliamo approfittare dell’Anno igna-ziano per accompagnare più da vici-no il lavoro che lo Spirito Santo stafacendo in ciascuno di voi così chepossiate sentire questo appello piùp ro f o n d a m e n t e .

Ai giovani dico: vogliamo impara-re ad accompagnarvi. Vogliamo im-parare da voi. Ciascuno di voi èunico, è nato con un progetto parti-colare. Ignazio ha lottato per sco-prire il senso della sua vita. In luipotete trovare ispirazione nella ri-cerca che ciascuno di voi sta facen-do per fare della sua vita qualcosadi significativo, un contributo a unmondo migliore, in cui si rispetti ladignità delle persone e si convivagioiosamente con la natura. Manife-sto il nostro desiderio di accompa-gnarvi attraverso tutte le nostre atti-vità e soprattutto attraverso le no-stre persone disposte a condivideretempo, sogni e speranza.

Ai miei fratelli gesuiti di tutte legenerazioni dispersi in tutto il mon-do dico che l’Anno ignaziano costi-tuisce una nuova chiamata a ispirar-si ad Ignazio, il pellegrino. La sualotta interiore e la sua conversionelo hanno portato a una più strettafamiliarità con Dio. Questa familia-rità, questo amore intenso, gli per-misero di trovare Dio in tutte le co-se e di ispirare altri per formare,

compagni. Sì, una relazione intimacon il Signore è possibile se la desi-deriamo e la chiediamo con insi-stenza, come abbiamo imparato ne-gli Esercizi Spirituali. È un’intimitàche ci viene data non solo perchéciascuno ne goda tranquillamente.Al contrario, è un’intimità che cirende capaci di amare e seguire piùda vicino Gesù che continua a chia-marci, specialmente attraverso i piùpoveri ed emarginati, attraverso ilgrido della terra, attraverso tutto ciòche è vulnerabile. Per i primi com-pagni la vita in povertà di ciascunoe quella della comunità era sempreunita alla cura dei poveri. Questa èuna parte sostanziale del carismache abbiamo ereditato.

Guidati dal discernimento dellePreferenze apostoliche universali ab-biamo accettato la sfida di ascoltareil grido dei poveri, degli esclusi, dicoloro la cui dignità è stata violata.Abbiamo accettato di camminarecon loro e di promuovere insieme latrasformazione delle strutture ingiu-ste che si sono manifestate cosìapertamente nell’attuale crisi mon-

di IGOR TRABONI

«È tempo di ripartire insie-me». Termina così, conla voce di tanti ragazzi

che idealmente diventa una sola, ilvideo realizzato dagli studentidell’Università Europea di Roma,l’istituzione accademica molto atten-ta alla formazione integrale di quan-ti la frequentano tanto da avervi de-dicato un apposito ufficio e, all’in-terno di questo, un’area “mento-ring”.

Un video di speranza, con i colo-ri delle voci degli studenti a rappre-sentare la voglia di ricominciare unavita nuova dopo l’emergenza sanita-ria. Ed è un ricominciare già alleporte, nel concreto, come raccontaMaria Teresa Garofalo, coordinatri-ce dell’area mentoring e curatricedel video: «Così come un po’ tuttigli altri atenei, anche la nostra inquesti mesi ha dovuto sospendere lelezioni in aula, proseguendole co-munque in videoconferenza. Macon gli studenti abbiamo mantenutoun rapporto continuo anche oltrequesta modalità coltivando le rela-zioni a distanza, continuando a vo-lersi bene. E questo ha prodotto,come raccontiamo nel video, la spe-ranza in un domani finalmente dinuovo insieme. Quello che abbiamosubito avvertito come esigenza mol-to forte — spiega al nostro giornale— è stata proprio la necessità dimettersi in ascolto l’uno con l’a l t ro ,in un periodo così delicato. Abbia-mo voluto ascoltare i bisogni e leemozioni dei nostri studenti, ragazziche si sono visti privati all’i m p ro v v i -so della loro quotidianità, di un luo-go che da anni segna la maggiorparte delle loro giornate, di

quell’ambiente così intimo che con-traddistingue la nostra università fa-cendoci sentire appartenenti aun’unica grande famiglia. Questo èl’obiettivo che come ufficio di for-mazione integrale dell’UniversitàEuropea di Roma vogliamo trasmet-tere a ognuno dei nostri studenti,affinché si sentano accompagnatidurante tutto il loro percorso. I ra-gazzi hanno partecipato a questainiziativa del video, che si può vede-re sul canale YouTube dell’ateneo,con grande passione. Ed è bello ve-dere con quanta forza sono pronti aricominciare, dimostrando che, inogni caso, la speranza conduce piùlontano della paura».

Nel concreto, aggiunge Garofalo,«l’università si sta attrezzando almeglio per riprendere in presenza leattività da settembre. In particolare,per l’area che curo, seguiamo so-

prattutto gli studenti del primo e se-condo anno e quindi vogliamo averel’opportunità a settembre di averefisicamente presenti tutte le matrico-le, perché questo ci permetterà co-munque di entrare maggiormente incontato con loro». Da qui partiràpoi una sorta di “tutoraggio” e l’of-ferta di una serie di attività per tuttele dimensioni della persona e le po-tenzialità dello studente. «Certo —conclude — il nostro ateneo ha unostampo cristiano e cattolico, ma co-me ufficio formazione integrale pro-poniamo un’attenzione particolareper tutte le dimensioni della perso-na, quindi intelletto e volontà. Sia-mo attenti a tutte le dimensioni, conun approccio più antropologico, chepuò comunque collegarsi a un di-scorso di fede, anche di scoperta edi conoscenza da parte dello stu-dente».

uniti, un corpo apostolico, pieno dizelo missionario. Siamo eredi diquesto carisma e responsabili dellasua validità nei tempi che viviamo.

Per Ignazio una vita di povertàera espressione dell’intimità con Ge-sù, il Signore. Più che le parole, lasua povertà è stata un segno dellasua trasformazione interiore, dellasua crescente vulnerabilità davantial Signore, della sua “i n d i f f e re n z a ”radicale nel disporsi a seguire la vo-lontà di Dio, del suo sentire chetutto discendeva dall’alto come undono.

Come possiamo noi, i membri at-tuali della Compagnia di Gesù, rice-vere e vivere questa grazia della po-vertà evangelica? In primo luogo fa-cendoci vicini alla forma di vita diGesù, come fecero Ignazio e i primi

diale. E permettetemi di essere chia-ro: questa crisi non è solo sanitaria eeconomica, ma, soprattutto, socialee politica. La pandemia del covid-19ha reso evidenti le gravi deficienzedelle relazioni sociali a tutti i livelli,il disordine internazionale e le causedello squilibrio ecologico. Solol’amore di Gesù porta la cura defi-nitiva. Possiamo essere testimoni diquesto amore solamente se stiamouniti strettamente a Lui, tra noi econ gli scartati del mondo.

Vivere il nostro voto di povertànelle condizioni attuali del mondoesigerà cambiamenti nella nostracultura organizzativa. La traiettoriadegli Esercizi Spirituali può essere lanostra guida, incominciando da unprofondo rinnovamento della nostralibertà interiore che ci porti all’in-differenza e ci faccia disponibili “aciò che più conviene”. È anche ne-cessario che riconosciamo le nostredeficienze e anche i nostri stessipeccati in questo ambito per poterottenete l’identificazione di noi stes-si con il Gesù povero e umile deiVangeli. Domandiamo, come abbia-mo fatto tante volte nella contem-plazione della chiamata del Re eter-no (Esercizi spirituali, 98), la graziadi rinnovare il nostro desiderio diimitarlo «nel sopportare ogni ingiu-ria e ogni disprezzo e ogni povertà,sia attuale che spirituale».

Come gesuiti dobbiamo doman-darci che cosa significhi nel nostrotempo introdurre cambiamenti nellanostra vita di povertà religiosa perrenderla più stretta. Nel testo igna-ziano l’espressione completa è chesecondo le esigenze del tempo si ve-da se è necessario introdurre cam-biamenti che la rendano più stretta.Ciò che vogliamo fare è capire qualisiano le domande di questi tempi,mentre guardiamo verso il futuro.L’esame della nostra vita di povertàsi converte nella forma concreta diispirare la conversione per una ri-ca-rismatizzazione della nostra vita-missione.

Cari fratelli gesuiti, cari compagnie compagne nella missione, questopuò essere un momento di trasfor-mazione per la Compagnia di Gesù.Può essere un momento che liberanuova energia, nuova libertà, nuoveiniziative, nuovo amore per gli altrie per i nostri fratelli e sorelle più af-flitti. Ricordare sant’Ignazio di Lo-yola e la sua conversione ci dà nuo-vo slancio. Sì, il cambiamento èpossibile. Sì, i nostri “cuori di pie-tra” possono diventare “cuori di car-ne”. Sì, il nostro mondo può trovarenuove modalità di crescita. Mettia-mo le nostre mani in quelle di Ge-sù, nostro fratello e amico, e uscia-mo verso un futuro incerto ma riccodi speranza, fiduciosi che Lui stacon noi e che il suo Spirito ci staguidando.

Sant Ignazio di Loyola, prega pernoi. Che il Signore ci benedicamentre camminiamo dietro a Lui.

#SantIgnazio ci insegni l’umiltà:l’umiltà che ci rende consapevoli che non siamo noia costruire il Regno di Dio, ma è sempre la graziadel Signore che agisce in noi, fragili vasi d’a rg i l l a ,

ma nei quali c’è un tesoro immensoche portiamo e che comunichiamo

(@Pontifex_it)

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 1 agosto 2020 pagina 7

Il 1° agosto la Chiesa ricorda Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa

Uomo apostolicoe modello di santità

Canti in dialetto per trasmettere la fede ai “lazzari”

di MARIO CO L AV I TA

Quello che colpisce di sant’Alfonso èla capacità di incoraggiare e infiam-mare alla via santa, alla perfezione

cristiana, sebbene la mentalità settecentescaavesse messo un blocco, come una barrieraper la perfezione al mondo laicale.

La proposta alla vita santa per Alfonso èper tutti: laici e religiosi. Per il vescovo diSant’Agata la santità è una rivalutazione del-la dignità dell’uomo, un dovere per ognibattezzato.

La vita laicale dei tempi di sant’Alfonsoveniva considerata mediocre, regolata solodai dieci comandamenti, dai precetti dellaChiesa e dai doveri del proprio stato, mentrela vita religiosa doveva essere generosa con iltraguardo della santità, regolata per lo piùdai consigli evangelici di povertà, castità,obbedienza. Per Alfonso era chiaro che la vi-ta morale-spirituale non poteva essere di-sgiunta dalla vita pratica. Egli, perciò, ricu-pera una fondamentale unità della vita cri-stiana, basata sull’amore di Cristo Gesùall’uomo. Egli elabora un concetto di vitamorale e pastorale per tutti, ponendo comeprincipio la chiamata universale alla santità,non riservata solo a pochi, ma proposta adogni cristiano.

Un’affermazione di fondo è che la santitàè alla portata di tutti. Scriverà nella Selva dimaterie predicabili (1760): «Dio vuol salvi tut-ti, ma non per le stesse vie. Siccome in cieloha distinto diversi gradi di gloria, così in ter-ra ha stabiliti diversi stati di vita, come tantevie diverse per andare al cielo».

Questa idea e proposta cristiana sfocerànella convinzione, codificata nel best sellerdella spiritualità settecentesca, La pratica diamar Gesù Cristo (1768), il cui titolo dicequanto Alfonso abbia agito per proporre lasantità come strada per tutti concretizzatanell’amare Gesù Cristo.

La sua è una visione realizzabile non unateoria sulle nubi. Da qui l’incipit: «Tutta lasantità e la perfezione di un’anima consistenell’amare Gesù Cristo nostro Dio, nostrosommo bene e nostro Salvatore»; per poiconcludere: «Iddio vuol tutti santi, e ognu-no nello stato suo, il religioso da religioso, ilsecolare da secolare, il sacerdote da sacerdo-te, il maritato da maritato, il mercadante damercadante, il soldato da soldato, e così par-lando d’ogni altro stato».

Alfonso è uno dei quei santi che ci accom-pagna e ci incoraggia, secondo l’e s p re s s i o n edi Papa Francesco nella Gaudete et Exultate.Ci incoraggia alla vita concreta, all’a m o repratico a Gesù Cristo e alla Chiesa, ci ac-compagna con il suo esempio e la sua labo-riosità e praticità. A cinquant’anni dalla suaproclamazione a dottore della Chiesa (1871),Benedetto XV nel luglio 1921 ebbe a scriveredel santo: «[Sant’Alfonso] è utile non solo aquelli che studiano o insegnano, ma ancheai fedeli di ogni categoria, nel dimostrare edappianare la strada che conduce alle solidevirtù ed alla perfeziona cristiana».

Nel 1796 fu stampato per i tipi di Remon-dini di Venezia il Dizionario storico degli uo-mini illustri; alla voce Liguori si legge: «Fuun uomo apostolico, un modello di santità,e dottrina ai vescovi, ed uno de’ più forti so-stenitori della sana, e pratica morale [...].Scrisse più libri pei dotti, e per gli ignoranti,per gli scolari, pei religiosi, per i claustrali,pei seminari, e pei vescovi, per gl’i n c re d u l i ,e fin pei regnanti».

Nominato vescovo di Sant’Agata, per ob-bedienza a Clemente XIII nel 1762 prima feceavere la sua rinuncia, poi visto che il Papanon ne voleva sapere l’accettò dicendo:«Questa è la volontà di Dio [...] Gloria Pa-

tri! Dio mi vuole vescovo, ed io voglio esservescovo».

Per l’equipaggiamento vescovile lo porta-rono a Napoli; Alfonso non ne era entusia-sta a quanti gli facevano notare che il vesco-vo doveva avere una carrozza con livrea, bo-nariamente rispondeva: «Se per ubbidienzaho accettato il vescovato debbo imitare isanti vescovi, e non mi state a dire carrozzee livree. Che ho da andare facendo il baga-scio per Napoli».

A Roma per la consacrazione episcopaleAlfonso ebbe la gioia di parlare più voltecon Clemente XIII, tra le altre cose il Papachiese consigli circa la situazione del regnodi Napoli. Sappiamo che la conversazionecadde sulla questione della comunione fre-quente e dell’attacco a opera di CiprianoAristasio alias don Gennaro Andolfi.Sant’Alfonso prese la cosa così a cuore chenon perse tempo di preparare una rispostaapologetica in cui confutò l’Adinolfi. Per do-cumentarsi nel maggio del 1762 andò nellaBiblioteca apostolica vaticana e a oggi rima-

ne l’unico dottore della Chiesa ad avervimesso piede.

Prima della consacrazione episcopale Al-fonso dovette affrontare un esame di “dotto-rato” con una commissione di cardinali pre-sieduta dal Pontefice nel palazzo del Quiri-nale. Alla domanda se fosse bene aspirareall’episcopato egli faceva finta di non senti-re. Alla fine dell’esame era prassi fare un rin-graziamento al vescovo di Roma. Alfonso,candido candido disse poche parole: «Bea-tissimo Padre, giacché vi siete degnato difarmi vescovo, pregate Iddio che non miperda l’Anima».

Prima che ripartisse da Roma per l’imp e-gno pastorale nella diocesi di Sant’Agata deiGoti, Clemente XIII lo volle ancora con séper parlagli; non pochi curiali misero in girola voce che l’avrebbe fatto cardinale. Il bio-grafo Tannoia ha lasciato scritto: «L’ultimavolta, che fu per licenziarsi dal Papa (edavevalo voluto da sei a sette volte) sopraffat-to si vide da maggior finezza. Il Santo Padrenon sapeva disfarsi di Alfonso, ed Alfonsosupplicò il Papa averlo presente innanzi a

Dio coi bisogni della sua diocesi [...]. Il pa-pa istesso non finiva di encomiare la di luivirtù [...]. Mons. Mastrilli arcivescovo diBettelemme, che fu uomo che assistette allaconsacrazione episcopale, attestò che il Papaparlandone con alcuni cardinali disse: Nellamorte di Monsignor Liguori avremo un altrosanto nella Chiesa di Gesù Cristo».

Infatti egli fu un pastore esemplare, pienodi zelo, aperto, disponibile, un vero evange-lizzatore, vescovo con l’odore delle pecore.Dalla lettura delle carte per il processo di

beatificazione emerge come la sua azione pa-storale fu in favore della perfezione della vi-ta santa. Fondò monasteri e luoghi di ritiroper le persone in pericolo (spirituale). Pro-curava parroci dotti e santi per la cura delleanime, s’informava minutamente circa i co-stumi dei suoi diocesani. Nelle visite alladiocesi cavalcava un somaro; sempre predi-cava, istruiva i fanciulli, visitava gli ammala-ti. Le due gemme che più risplendettero sul-la sua mitra pastorale furono lo zelo dellasalute delle anime e l’amore sviscerato versoi poveri.

Di questa attenzione ai poveri abbiamouna deposizione giurata di don Matteo Mi-gliore, parroco di San Nicola Magno, fattaal processo di beatificazione: «[Il servo diDio] aveva amore per li poveri, facendo lorodelle frequenti limosine, e soccorrendo ad al-tri loro bisogni particolari, come provvederezitelle, che passavano a maritaggio, di sacco-ni, di lenzuola e rilasciando pure li dirittidella curia a taluni poveri con fedi di pover-tà fatte da’ parro chi».

L’agire del santo napoletano, il simpaticosanto, — come lo chiamava Benedetto Croce— diventa motivo di gioia e gratitudine nelribadire ciò che Papa Francesco si sforza didirci con la sua vita: ovvero che la santitànon è qualcosa di astratto, essa o si incarnanel contesto attuale, con i suoi rischi, le suesfide e le sue opportunità, oppure diventauno slogan zuccheroso che niente a che farecon la vita cristiana.

di AMBRO GIO SPA R A G N A

In tutto il territorio italiano la tradizionedei canti popolari sacri è ancora larga-mente diffusa. Si tratta di un repertorio

di grande intensità evocativa che descrive inmaniera semplice ma commovente fatti sa-lienti della narrazione evangelica.

Sono canti che provengono da origini an-tiche. Impiegano l’italiano, il dialetto e il la-tino. Alcuni traggono spunto da narrazionipopolari ispirate ai vangeli apocrifi, altri daforme di drammaturgia liturgica medievale,altri ancora sono elaborazioni di raccontipopolari legati a personaggi evangelici.

La loro esecuzione è affidata sempre agruppi di cantori numerosi che possono farparte sia di organizzazioni religiose peniten-ziali, come le Confraternite, che di gruppispontanei. In particolare il repertorio legatoal ciclo dell’Avvento e delle feste dei Santipatroni si caratterizza nell’impiego di singo-li cantori solisti, talvolta accompagnati dapiccoli gruppi strumentali, mentre i cantiquaresimali, conosciuti come canti di Pas-sione, devono essere sempre eseguiti in for-ma collettiva. Durante la Quaresima il can-tare insieme, sia all’unisono che in formapolifonica, rafforza il valore simbolico delladevozione di ogni singolo cantore che “ri-c e rc a ” la sua voce nelle voci degli altri can-tori che ha vicino. Grazie all’azione del can-to collettivo la comunità ritrova il propriosenso spirituale comune e rafforza quei va-lori simbolici che caratterizzano la narrazio-ne evangelica quaresimale.

Ai cantori confraternali è affidata la tra-smissione del repertorio dei salmi in latinoprevalentemente “a cappella” e in modo po-lifonico. In questo tipo di esecuzioni i can-tori, anche quando alternano parti solistichea forme responsoriali, si posizionano spessoin forma circolare per ascoltarsi meglio. Laricerca del suono “unico” del gruppo coraleli porta a stare così attaccati fisicamentetanto che il loro fiato si “deve” m e s c o l a recon quello dei confratelli vicini.

Fra i canti quaresimali più originali sonoda ricordare L’Orologio della Passione, chedescrive le ultime 24 ore della vita del Na-zareno, e La Morte di Gesù Maria s’affanna,che ricorda nelle varie trasposizioni dialetta-li alcuni passi dello Stabat Mater di Jacopo-ne da Todi.

Spesso durante tutto il percorso nei grup-pi femminili ogni donna canta tenendo sot-tobraccio l’altra. Alcune camminano scalzecon grandi ceri in mano e vengono sostenu-te lungo il tragitto da “c o n s o re l l e ” che si al-ternano nell’esecuzione delle forme iterativeantifonali come quelle tipiche di alcunecanzoncine spirituali settecentesche attribui-te a sant’Alfonso Maria dei Liguori, il piùimportante autore di canti popolari sacriitaliani. Fra queste le più conosciute sonoGesù mio con dure funi, O fieri flagelli.

Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), fi-glio primogenito di Giuseppe e Anna Cava-lieri, nasce a Marianella di Napoli. Il padreè uno dei più importanti amministratori deiquartieri della capitale del regno. All’età didodici anni si immatricola all’università par-tenopea e dopo aver sostenuto un esame diretorica con Giambattista Vico ottiene nel1713 il dottorato in diritto civile e canonico.

La sua fede nel valore del diritto è asso-luta ma nel nel 1723 crolla a causa di unadura sconfitta professionale. Dopo una gra-ve crisi esistenziale decide di abbracciare lo

stato ecclesiastico ricevendo l’o rd i n a z i o n esacerdotale nel 1726.

Sin dall’inizio della sua attività pastoralesi occupa di promuovere gli umili, com-piendo numerose missioni nelle campagne eprodigandosi in un intenso apostolato neiquartieri più poveri della città. È così checonosce i luoghi impervi dell’Appenino me-ridionale, territori lontani dalla ricchezzadella capitale e pieni di miseria, malaria e

aree della Penisola italiana. Nel Cinquecen-to san Filippo Neri rinnova questa praticarituale dando vita a un ricco repertorio dilaude, il cui ricordo è ancora vivo in tantepreghiere cantate in molte comunità legateall’esperienza degli oratori filippini.Sant’Alfonso continua ed emancipa questagrande tradizione di catechismo cantato,componendo canzoncine spirituali legate alcalendario liturgico. In quelle legate al ciclonatalizio egli traduce il senso dello stuporee della gioia riportato dai testi evangelici,consegnandoci dei veri e propri capolavori.Fra queste alcune diventano famosissime,come Tu scendi dalle stelle, Quanne nascetteNinno e Fermarono i cieli.

In particolare Tu scendi dalle stelle, com-posta intorno al 1754, riscuote subito unsuccesso straordinario, tanto che nel 1769viene pubblicata e diffusa sul tutto il terri-torio nazionale, diventando così il primoesempio di canzone italiana. Il successo edi-toriale consente la formazione di un generemusicale specifico assai originale ed innova-tivo in quanto introduce in ambito popolarel’uso di strofe, ritornelli e interludi strumen-tali. Si tratta infatti della prima canzone po-polare italiana moderna, che diventerà, gra-zie alla sua tipica forma tripartita, modellostrutturale per tutta la produzione di canzo-ni in italiano dalla fine del Settecento fino aoggi.

Verso la fine del Settecento, questo reper-torio si diffonde in ogni regione italiana di-ventando protagonista di tanti rituali del ci-

Bambino Gesù de’ Liguori è come fuori disé, in estasi colmo di gioia».

Fra il suo repertorio di canzoncine spiri-tuali quaresimali spicca il bellissimo O fieriflagelli. Qui Alfonso costruisce la strutturanarrativa impiegando un’originale formulapoetica che attribuisce agli oggetti dellaPassione del Cristo una particolare forma dipersonificazione. A loro, (flagelli, spine,chiodi e lance) Alfonso si rivolge supplican-doli affinché essi possano trasferire su di luiil dolore che hanno provocato al corpo diCristo. È così intensa questa richiesta dipartecipazione da assumere nella strutturamelodica del brano la funzione caratteriz-zante di ritornello. Un modello iterativo in-cisivo che si articola su un tempo di duratapiù lungo rispetto alla strofa. Anche in que-sto caso, come Tu scendi dalla stelle, si rima-ne colpiti dalla forza musicale innovativadella sua composizione. Grazie alla suagrande capacità rappresentativa O fieri fla-gelli è ancora oggi, a distanza di oltre duesecoli dalla sua diffusione, largamente uti-lizzata in tanti rituali penitenziali, in parti-colare quelli legati al periodo quaresimale.Inoltre, attorno a questo piccolo gioiellomusicale di pietà popolare negli ultimi anniè nato un grande interesse a opera di moltigruppi musicali che ne hanno ripreso l’im-pianto melodico settecentesco in modo mi-nore creando delle originali elaborazioni siaper organici corali che strumentali.

Oggi, in tempo di coronavirus, questomodo così “antico e passionale” di vivere

pestilenza. La scoperta di questa realtàdrammatica colpisce profondamente la sen-sibilità del giovane sacerdote, formatosi spi-ritualmente sull’esempio di grandi figure re-ligiose come Francesco d’Assisi, GaetanoThiene, Filippo Neri, Francesco di Sales eTeresa d’Avila.

Antonio Maria Tannoja, discepolo e testi-mone oculare della vita del santo e suo me-morialista, riporta che dopo un periodo digrandi travolgimenti interiori, Alfonso deci-de di dedicarsi alla promozione dei poveri edi «vivere il resto della sua vita tra stalle ecapanne e a morirvi tra pastori e contadi-ni». Il giovane prete comincia ad adunaredi sera presso alcune cappelle di Napoliogni sorta di gente del popolo. Qui insegnaloro a leggere e li istruisce nella fede religio-sa. All’arte retorica cerimoniosa dell'epocapreferisce quella semplice e immediata. Usail dialetto, che nel contatto con i più umilinon diviene soltanto veicolo di trasmissionedel messaggio evangelico ma anche stru-mento di raffinata poesia. Ed è in questoclima che Alfonso comincia a comporre lesue canzoncine spirituali dove descrive congrande semplicità e passione l’amore di Dioper gli uomini. Si tratta di canti dall’im-pianto musicale semplice che traggonospunto da temi popolari. Così, facendo ilmissionario ai “lazzari”, insegna i fonda-menti del Cristianesimo, li rende protagoni-sti dei cerimoniali liturgici e perpetua l’usoconsolidato del canto popolare come forma“sp eciale” di catechismo.

In Italia questo genere di espressivitàmusicale religiosa ha avuto grande rilievogià a partire dalla esperienza francescanaraggiungendo punte di grande intensità spi-rituale con la diffusione delle Laudi medie-vali che ancora vengono riproposte in molte

cifiche, queste “poesie cantate” costituisco-no oggi una fonte essenziale per la riscoper-ta di un repertorio ancora largamente prati-cato in tante comunità della Penisola, inparticolare in quelle aree periferiche dove lacultura contadina rappresenta ancora un se-gno connotativo.

In molte di queste raccolte ritroviamotracce della presenza del repertorio disant’Alfonso. In particolare nel repertoriodelle ninna nanne, fra cui spicca la più fa-mosa Viene suonno da lu cielo che con l’inci-pit “viene suonno da lu cielo” costituisce unmodello per tutte le ninne nanne tradizio-nali italiane.

Il testo in antico napoletano testimonial’atteggiamento affettuoso e la delicatezzasenza misura in cui Alfonso ama rivolgersi aGesù Bambino. Come descrive Nino Fasul-lo, attento studioso alfonsiano, «davanti al

†Al l e l u i a .

Lodate il Signore perché è buono:perché eterna è la sua misericordia.

Sal 136, 1

Il Vescovo di Conversano-Monopoli S.E.R. Mons.Giuseppe Favale, i Presbiteri, i Diaconi e i FedeliLaici, partecipano il ritorno alla Casa del Padre delReverendissimo Monsignor

LEONARD O ERRIQUENZ

Protonotario Apostolico

Alla corale preghiera di suffragio uniscono il gra-to ricordo dell’insigne Sacerdote che con grandespirito ecclesiale ha dedicato per lunghi anni il suoministero a servizio della Sede Apostolica.

Nel suo passaggio alla vita eterna lo affidanoall’intercessione di San Giovanni Paolo II che egliha servito con generosa dedizione come Prelatod’Anticamera.

Conversano, 30 luglio 2020

l’esperienza della ricerca della fede comemomento collettivo ci appare in crisi. Equesto ci sgomenta. Il silenzio che ci cir-conda non ci aiuta Il nostro desiderio spiri-tuale ha avuto sempre bisogno di corpi checantano, respirano e soffrono insieme. E co-sì facendo abbiamo per secoli cercatoquell’unione “carnale e spirituale” al Miste-ro della croce. Ma se proviamo a riavvici-narci alla storia di questo straordinario mi-stico settecentesco, che amava il suono dellezampogne e dei tamburelli, le sue canzonci-ne spirituali ci donano grande conforto.Quelle poesie cantate, semplici ma intense-mente profonde, risuonano come straordi-naria richiesta di perdono affinché Iddio ciconceda, anche nel nostro tempo quotidia-no, la speranza di continuare cantare e pre-gare tutti insieme unendoci al Mistero dellacro ce.

clo dell’Avvento. I cantidella C h i a ra s t e l l a (nomecon cui questo genere mu-sicale viene definito in al-cune aree dell’arco alpino)hanno diverse caratteristi-che: alcuni hanno funzioninarrative e descrivono variepisodi tratti dai raccontievangelici o dalle vite deisanti; altri sono canti diquestua augurali come lenovene degli zampognaridi fronte ai presepi; altri in-vece sono canti infantili,come filastrocche, ninnananne e canti enumerativi.A partire dalla metàdell’Ottocento, molti de-mologi raccolgono e pub-blicano questi canti popo-lari sacri in numerose rac-colte antologiche. Pur privedi trascrizioni musicali spe-

Sparagna con la sua fisarmonica durante l’esecuzione di brani popolarinel santuario francescano di Greccio

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 sabato 1 agosto 2020

Una storia che guarda al futuroUn libro sull’Ospedale Bambino Gesù ne narra le vicende intrecciate alla vita della città e del Paese

di MARIELLA ENO C

L’Ospedale pediatrico Bambi-no Gesù ha compiuto cento-cinquant’anni. E il presente

volume racconta le tappe principaliche ne hanno caratterizzato la storia,il percorso, dall'inizio fino ai nostrigiorni. Nato nel 1869 con l’obiettivoesclusivo di assistere i bambini mala-ti, l’ospedale ha rappresentatoun’opera pionieristica per la città diRoma e per l’Italia intera, inserendo-si nella traiettoria di sviluppo di unaneonata branca della medicina, cheprendeva piede allora in tutta Euro-pa: la pediatria.

La missione era chiara da subito enon è mai cambiata: curare i piccoliinfermi. Dalle prime quattro bambi-ne ricoverate nei locali di via delle

Zoccolette ai seicento posti letto dioggi, dislocati su più sedi, sono for-se centinaia di migliaia le vite incon-trate, accudite, salvate o semplice-mente accompagnate. Non più solobambini di Roma, ma provenientida tutta Italia e dall’estero. Non piùsolo bambini o piccoli infermi, per-ché sempre più ragazzi e adolescentisono ormai seguiti da questo ospe-dale nel loro spesso lungo percorsodi cura.

La ricostruzione che si trova inqueste pagine ha il merito di arric-chire con nuovi documenti e nuovefonti alcuni lavori precedenti cheraccontavano la storia dell’osp edalee soprattutto ne completa il percorsoarrivando fino ai nostri giorni. Ilcammino del Bambino Gesù si in-treccia, infatti, con quello del Paese:

l’Unità d’Italia, le due guerre mon-diali con in mezzo il regime fascista,la ricostruzione, il miracolo econo-mico, la nascita del welfare e le rifor-me sanitarie, le sfide della globaliz-zazione. Ugualmente intrecciato è ilcammino della Chiesa, attraverso iPapi che si sono succeduti e hannoinciso nella storia del «loro» ospeda-le: da Pio IX, che bene l’opera e ilnome del «Bambino Gesù», a PioXI, che ne accettò il dono, fino a Pa-pa Francesco, che ne ha delineato ilf u t u ro .

Ma nella storia di questi centocin-quant’anni c’è ovviamente molto dipiù di quanto non sia stato possibileriportare nelle pagine che seguono.Le conquiste, i successi, gli errori e ifallimenti, i dolori e le gioie: sonoinfinitamente di più quelle taciute di

quelle raccontate. L’ospedale deibambini è la storia di una comunitàdi cura unica nel suo genere, caratte-rizzata fin dall’inizio dalla tensioneverso la solidarietà e verso l’eccellen-za. I pazienti con le loro famiglie, imedici e gli infermieri, i dipendentie i volontari, i tecnici e i ricercatori,le suore e i cappellani, i vigilanti egli operai, i dirigenti che si sonosusseguiti: ognuno ha dato il suocontributo, ognuno fa parte di que-sta straordinaria avventura di viteche aiutano la vita.

Conserviamo nel cuore alcuni mo-menti significativi del 2019 appenatrascorso, in cui ricorreva il nostrocentocinquantesimo anniversario.Nel giorno inaugurale delle celebra-zioni, il 19 marzo, il presidente Ser-gio Mattarella ci ha commosso eonorato esprimendoci la «ricono-scenza della Repubblica» per quan-to realizzato ogni giorno in favoredei bambini e dei ragazzi bisognosidi cure. Nel giorno della grandeudienza in Aula Paolo VI, il 16 no-vembre, Papa Francesco ha benedet-to le mani dei medici e degli infer-mieri consegnandoci il suo mandatoper il futuro: il Bambino Gesù, aper-to al mondo, continui a essere una«straordinaria opera di carità dellaChiesa»; «l'autorità morale dei bam-bini malati e sofferenti» resti l’iden-tità più vera dell’ospedale e il crite-rio di discernimento di tutte le scel-te. Il futuro dell’ospedale, appartie-ne ai suoi bambini.

La testimonianza di un ragazzino guarito dalla leucemia

E Leo continuò a remare

A comandaresiano sempre i bambini

di ANDREA CA S AV E C C H I A

I l Bambino Gesù di Roma, osemplicemente Bambin Gesù,come molti lo chiamano, na-

sce centocinquant'anni fa dall’in-tuizione di una donna e mammadi grande intelligenza, cultura efede: Arabella Salviati, vissutanella feconda stagione del cattoli-cesimo sociale. Profondamentecolpita dall’esperienza dei bambi-ni malati, soprattutto i più poveri,privi di cure ricoverati negli ospe-dali insieme agli adulti, senza al-cuna attenzione particolare, deci-de di aprire anche a Roma, ispira-ta da quanto aveva conosciuto aParigi, un luogo di ricovero percurare i piccoli infermi. Una mis-sione rimasta identica a se stessamalgrado tutte le trasformazioniche hanno attraversato la storia,la società, la Chiesa, la scienzamedica e lo stesso ospedalenell’arco di questi centocin-quant’anni.

Già solo questi aspetti diconomolto dell’originalità di una sto-ria, quella del Bambino Gesù, cheha offerto a chi scrive — di profes-sione sociologo — i n n u m e re v o l ispunti di analisi e di riflessione.Da questo punto di vista, il pre-sente volume non va inteso comeun libro storico, ma come un li-bro che racconta una storia.

Per ricostruire il filo di questalunghissima trama, abbiamo recu-perato e confrontato fonti e docu-menti, consultato la cronaca delpassato remoto e di quello più re-cente, ascoltato racconti e testi-monianze, analizzato immagini evideo storici conservati nell’a rc h i -vio dell’ospedale, ora anche digi-talizzato. Ne è emerso un raccon-to, sicuramente parziale ma one-sto, appassionato, articolato inquesti sette capitoli che seguono,per accompagnare il lettore dal1869 al 2019, centocinquantesimoanniversario dalla fondazione.

Il dono è il capitolo iniziale, incui si racconta come nasce e muo-ve i primi passi quello che è con-siderato il primo vero ospedalepediatrico d’Italia. La presenzadelle Figlie della Carità, i primipazienti, i primi medici.

L'esodo descrive il trasferimentodell’ospedale sul colle del Giani-colo, nel 1889, presso alcuni localidel convento di Sant’Onofrio. IlBambino Gesù deve affrontare al-cune sfide: la ristrutturazione de-gli ambienti, i primi dibattiti pub-blici sulle modalità più efficaci diassistenza sanitaria, il ricovero of-ferto ai bambini provenienti dallezone terremotate di Messina e diAvezzano.

Il terzo capitolo, La misericor-dia, inizia con la donazionedell’ospedale a Papa Pio XI, nel1924. Una scelta della famigliaSalviati per assicurare un futuro

duraturo all’attività di assistenza,che aveva fatto nascere. Intanto,con il fascismo, il sistema sanita-rio si centralizza. L’ospedale di-venta zona extraterritoriale in vir-tù dei Patti lateranensi.

La ripartenza racconta il rilan-cio dell’ospedale dal dopoguerra,grazie ai finanziamenti ricevuti daPio XII e dall’Ordine americanodei Cavalieri di Malta, fino ai duedecenni successivi. Nel giorno diNatale del 1958 il Bambino Gesùaccoglie Giovanni XXIII, è la pri-ma visita di un Papa. Dieci annidopo Paolo VI segue il suo esem-pio e, durante l’omelia della mes-sa, rilancerà la missione dell’isti-tuto, orientata alla cura dei picco-li infermi.

Il 1978 è l’anno che apre La sfi-da, quello in cui si approva la ri-forma sanitaria italiana per garan-tire il diritto alla tutela della salu-te sancito dalla Costituzione. IlBambino Gesù riceve in dono daPaolo VI la struttura di Palidoro,che diventa una nuova sededell’ospedale. Si avviano le primeesperienze di cooperazione inter-nazionale, mentre l’ospedale vienericonosciuto in Italia come Istitu-to di ricovero e cura a caratterescientifico.

Il consolidamento di cui si trattanel sesto capitolo accompagnal’ospedale nel suo cammino dicrescita fino ai primi anni delnuovo secolo. Il periodo iniziacon le riforme sanitarie degli anniNovanta, che impongono a tuttigli ospedali di riorganizzarsi. Sicombattono nuove malattie comel'Aids. Benedetto XVI visita ilnuovo padiglione dedicato a sanGiovanni Paolo II. L'ospedaleconsolida il proprio livello di ec-cellenza e di accreditamento inter-nazionale, con il riconoscimentodella Joint Commission Interna-tional, íl principale ente certifica-tore in campo sanitario.

Infine l’ultimo capitolo, Il futu-ro . L'apertura della nuova sede diSan Paolo, nel 2012, e dei grandilaboratori per le indagini geneti-che e cellulari, due anni dopo,sancisce lo sviluppo definitivodell'ospedale, ponendolo tra i piùgrandi centri di cura e di ricercapediatrica a livello europeo. Siraggiungono nuovi importanti ri-sultati nella ricerca scientifica, conricadute immediate nella praticaclinica, in grado di offrire ai pa-zienti risposte impensabili fino apochi anni prima. L’eccellenzadell'ospedale è messa a disposi-zione dei «figli del mondo», conl’accoglienza di bambini dall’este-ro e la formazione del personalelocale nelle missioni di coopera-zione sanitaria. Papa Francescoincontra e visita più volte il suoospedale, affidandogli un manda-to per il futuro: siano sempre ibambini a comandare.

di RA F FA E L L A ESPOSITO

Leonardo Massai a 13 anni sitrovava a remare nelle acquedel fiume Tevere coi suoi com-

pagni di barca, come faceva da anni,per prepararsi a fronteggiare l’enne-sima sfida, quella di una importantegara di canottaggio che sognava divincere. Leonardo non poteva sapereche in quel pomeriggio di giugnosarebbe stato trascinato su un altroterreno di battaglia, la più importan-te per la sua giovane vita. Delle stra-ne macchie sul corpo, un’inconsuetaspossatezza, la corsa all’O spedalePediatrico Bambino Gesù e in pochiminuti una diagnosi quasi senza ap-pello: leucemia linfoblastica acuta,un tumore del sangue molto raro. Laforma specifica che aveva attaccatoLeonardo sembrava non lasciare spe-ranze: la sua era estremamente ag-gressiva e veloce. Così Leonardo ri-mane sospeso tra la vita e la morteper diverse settimane, non reagiscealle terapie e si aggrava rapidamen-te. Il prof. Franco Locatelli, prima-rio del reparto, tenta il tutto per tut-to e col consenso dei genitori avviauna terapia sperimentale che si rive-lerà la via di salvezza, l’ultima e uni-ca, per la vita del suo piccolo pa-ziente. Oggi Leonardo è un ragazzoalto e forte, continua ad allenarsi eallena a sua volta i piccoli canottieridella scuola Tevere Remo, ha colle-zionato diverse vittorie con il suoequipaggio, sta perseguendo i suoisogni di realizzazione di una vitaadulta piena e soddisfacente (fre-quenta il primo anno di Scienze mo-torie a Roma) ma non dimenticaquei cinque anni di vita a contattostretto con l’ospedale: in quel luogolui dice di essere diventato uomo.Anche per questo motivo ha decisodi mettersi a disposizione come testi-monial dell’AIRC.

Leonardo, pur in questo turbinio diesperienze a contatto con una sofferenzaquasi incomprensibile, hai sempre man-tenuto uno sguardo e un sorriso solari,pieni di speranza. Com’è stato possibilesecondo te? Cosa ti ha permesso di an-dare avanti anche nei momenti di

maggiore abbattimento, per te ma an-che per la tua famiglia, considerato cheeri poco più che un ragazzino?

Avendo appena compiuto 13 anninon ero pienamente consapevole delrischio al quale questa malattia pote-va portare perché, essendo così pic-colo, giustamente i medici deciserodi parlare solo con i miei genitoridella gravità della situazione e man-tenere attive in me la grinta e la vo-glia di uscire dall’ospedale. Infatti lagrande spinta che mi ha permesso diandare avanti era la voglia di ritor-nare alla normalità, riprendere la vi-ta normale, tra scuola, amici e sport,quella normalità che era totalmentesparita rinchiuso per lunghissimimesi tra quattro mura di una stanzad’osp edale.

Sappiamo che con generosità hai condi-viso la tua storia in Tv, sui media epersino nelle aule universitarie, parlan-do ai tuoi coetanei che si preparano al-le professioni di cura, portando lorouna grande testimonianza di coraggio efortezza, incoraggiandoli a cercare ilbello in ogni situazione. Le tue sceltefanno pensare a quanto sostenuto da V.Frankl sulla necessità, per superare lesituazioni più difficili e apparentementesenza soluzione, di trovare un senso chevada oltre se stessi.

Ho raccontato la mia storia moltevolte, tra Tv, radio e di persona spe-

rando di fare del bene ad altri. Pos-so dire che quando ci si trova in si-tuazioni come questa, bisogna asso-lutamente trovare il coraggio e laforza di combattere, di andare avan-ti, se ci si arrende è finita. Si cercaun passatempo, un hobby, qualcosada fare per andare avanti giorno do-po giorno nel lungo viaggio verso laguarigione.

C’è chi si ricorda di te come di un ra-gazzino non molto loquace, a tratti ti-mido e quasi incerto. Come ha potutoquel ragazzino sopportare “l’e s p ro p r i a -zione” del proprio corpo, di un corpoche mutava a ritmi rapidissimi e assaidolorosi? Un’espropriazione che ha si-gnificato anche la perdita di un’identitàrassicurante, così fondamentale perl’adolescenza a cui ti stavi affacciando?Racconti che non ti riconoscevi più, cheevitavi di guardarti allo specchio.

C’è stato un periodo, il più bruttotra tutti, durante il quale tra chemio-terapie e radioterapie il mio corpoera irriconoscibile, non riuscivo amangiare e a malapena bere: persipiù di 15 chili, che per un ragazzinoche ne pesava 55 voleva dire nonavere un briciolo di energie neancheper camminare. Con un cambiamen-to come questo, quando mi guarda-vo allo specchio non riconoscevo piùil mio corpo, quasi mi vergognavo aguardarmi. Ricordo un giorno che

senza pensarci, d’istinto provai acorrere e mi cedettero le gambe fa-cendomi cascare a terra a peso mor-to, “io che prima non stavo un atti-mo fermo, ora non riesco neanche afare due passi correndo”, pensai.Quel giorno mi spaventai e soffriimolto…

Tu con la sofferenza hai dovuto scende-re a patti spesso in quel periodo, co-stretto ad accettare di non poter dettaretu le regole del gioco, di un gioco aituoi occhi insensato. Talvolta hai dovu-to “s o p ra v v i v e re ” alla morte di altribambini o ragazzi del tuo reparto. Ti ècapitato, come a molti, di dover resiste-re al e nel dolore per poter accedere aun’ulteriorità: esposto alla morte sei ri-masto nel paradosso esistenziale che pe-rò ti ha permesso di tornare a te stessoin modo più radicale. E a un certopunto è iniziato il ritorno, nella formadi un lento tornare a te stesso. Qualete stesso hai incontrato in questo viag-gio di riapprodo al tuo io? Che visionedella vita hai maturato?

Adesso sono finalmente ritornatoalla mia vita normale, alle mie abitu-dini. Sicuramente dopo aver passatotutta questa esperienza non mi iden-tifico più in quel ragazzino spensie-rato che ero un tempo, sicuramentemi ha “aiutato” a crescere e matura-re. Ora penso molto, prima di farequalcosa, di prendere una decisioneci rifletto su, cosa che prima sicura-mente non facevo. Mi rendo contodi essere anche cambiato nel mododi approcciare con la vita e le suedifficoltà (che mi sembrano infinita-mente più piccole rispetto al miopassato), non mi faccio mai troppiproblemi e quando mi si pongonodavanti cerco sempre di superarli,ma se non ci riesco non mi abbatto,ci provo e ci riprovo fin quando nonce la faccio. Adesso studio Scienzemotorie e sinceramente raramente micapita di ripensare a ciò che ho pas-sato, preferisco guardare avanti, con-centrarmi sul presente e lasciarmi ilpassato alle spalle, senza dimenticar-lo, ma lasciandolo indietro… conti-nuando a remare.

«L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nasce da unregalo. Quello di quattro bambini che, il 25 febbraio1869, donano alla madre, per il suo compleanno, il lo-ro dindarolo, il salvadanaio nel quale custodiscono ipropri risparmi. Vogliono esaudire un suo desiderio:dare un ricovero ai piccoli malati di Roma che nonpossono permettersi cure adeguate. La donna è la du-chessa Arabella Fitz-James Salviati, e il tenero gestodei suoi figli è il seme che farà fiorire l’iniziativa dellafamiglia: il 19 marzo dello stesso anno apre a Roma ilpiù antico ospedale pediatrico d’Italia».

La storia del celebre nosocomio è sin dalla sua na-scita legata a doppio filo alla storia della città, dallasua prima sede in una semplice stanza al numero 12 divia delle Zoccolette, sulla sponda sinistra del Tevere,fino alla donazione al Papa Pio XI, nel 1924. A narrar-ne i momenti salienti è ora un libro scritto da Andrea

Casavecchia: “L’Ospedale dei bambini. 1869-2019 Unastoria che guarda al futuro” (Rizzoli, Milano, 2020,pagg. 272, euro 18), in cui l’autore non si limita a do-cumentare i rapporti tra benefattori, medici, pazienti eChiesa ma intreccia la vita dell’ospedale con la storiadel Paese (i primi anni dell’Unità d’Italia, i Patti late-ranensi, le due guerre mondiali) e con l’evolversi dellamedicina: la trasformazione della pediatria, la riformadel Servizio sanitario nazionale, l’internazionalizzazio-ne della comunità scientifica, l’umanizzazione dellecure. Una storia che, come suggerisce il titolo, guardaper vocazione al futuro, come solo può fare l’”osp eda-le dei figli del mondo”.

Del volume, pubblichiamo qui per intero la prefa-zione di Mariella Enoc, presidente dell’O spedalepediatrico Bambino Gesù, e uno stralcio dell’intro du-zione.