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ordinary public spaces / nuovi ruoli per il progetto / nuovi ruoli per l’architetto Patrizia Toscano

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Tesi di dottorato in Architettura e Urbanistica. Ciclo XXVII. Scuola superiore G. d'Annunzio. Dipartimento di Architettura di Pescara. Tutor: proff. Francesco Garofalo e Carmen Andriani.

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ordinary public spaces/ nuovi ruoli per il progetto / nuovi ruoli per l’architetto

Patrizia Toscano

Patrizia Toscano si laurea con lode in Architettura nel 2007, presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Pescara. Svolge una tesi in Progettazione Architettonica nell’ambito di un seminario che intende riflettere sul sistema museale archeologico di Roma, sviluppando un progetto di riqualificazione ed ampliamento del Museo della Civiltà Romana all’EUR, sotto la direzione del prof. Francesco Garofalo (titolo: Quanta Fuit. Il sistema museale archeologico di Roma. Virtuale, Pedagogico, Ludico, il Nuovo Museo della Civiltà Romana all’EUR). Dopo la laurea svolge l’attività professionale collaborando con diversi studi di architettura in Italia (Bodino engineering e Studio A&A a Torino, Ipostudio architetti a Firenze, LandBAU a Chieti , Giovanni Vaccarini architetto a Pescara), curando progetti nel campo museale, residenziale, sportivo e scolastico e partecipando a numerosi concorsi nazionali e internazionali. Durante gli anni che vanno dal 2007 al 2011 accompagna alla professione un crescente interesse per la ricerca e per i fenomeni urbani che interessano lo spazio pubblico nelle realtà metropolitane. Nel 2011 è vincitrice di una borsa di studio presso il Dipartimento I.D.E.A. della Facoltà di Architettura di Pescara e collabora alla redazione del Piano di Ricostruzione Post Sisma 2009 per il Comune di Goriano Sicoli (AQ), sotto il coordinamento della prof.ssa Carmen Andriani. Da Gennaio 2012 è dottoranda in Architettura e Urbanistica. Negli anni del dottorato collabora alle attività didattiche della facoltà in qualità di tutor per il corso di Composizione Architettonica IV della prof.ssa Carmen Andriani, per i workshop internazionali: Development of Mafraq City Downtown, svolto presso la Al-Albayt University in Giordania; Open City presso Campus di Piacenza del Politecnico di Milano; per il corso di Composizione Architettonica I del prof. Francesco Garofalo. Da settembre a dicembre 2013 è stata visiting scholar presso il Laboratoire Architecture/Anthropologie presso l’École Nationale Supérieure d’Architecture de Paris La Villette, sotto la direzione della prof.ssa Alessia De Biase. Da maggio a ottobre 2014 è stata visiting scholar presso l’Osservatorio di Sviluppo Territoriale dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, Università della Svizzera Italiana, sotto la direzione del prof. Gian Paolo Torricelli. Ha presentato la sua ricerca presso le sedi universitarie che l’hanno ospitata per il visiting, presso la Facoltà di Architettura di Genova in occasione del convegno internazionale Rebel Matters, Radical Patterns (2013) a cura del prof. Manuel Gausa e presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino durante la PhD Masterclass Territori della Crisi (2014), a cura della prof.ssa Cristina Bianchetti (PoliTo) e della prof.ssa Elena Cogato Lanza (EPFL). Attualmente collabora con l’Istituto Internazionale di Architettura I2A di Lugano in Svizzera.

ordinary public spaces/ nuovi ruoli per il progetto / nuovi ruoli per l’architetto

di Patrizia Toscano

Premessa

13 Fenomenologia di un problema progettuale, economico, sociale e culturale

Parte prima | Verso una teoria orientata all’ordinario

20 Introduzione Parte Prima

23 1.1 Tre racconti sulla crisi della Sfera Pubblica nel Moderno a confronto con un’idea conservatrice di Spazio Pubblico 24 1.1.1 H. Arendt / Vita activa [1958]30 1.1.2 J. Habermas / Storia e critica dell’opinione pubblica [1962]34 1.1.3 R. Sennett / Il declino dell’uomo pubblico [1974]40 1.1.4 Andrés Duani / New Urbanism [1983]

47 1.2 Una concezione post-moderna di Sfera e Spazio Pubblici e la sua traduzione in campo urbano

48 1.2.1 O. Negt / L’espace public oppositionel [2007]51 1.2.2 M. Crawford / Everyday Urbanism [1999]

58 1.3 Riflessioni sul Pubblico Contemporaneo e sugli Usi Temporanei dello Spazio Pubblico 59 1.3.1 Conterpublics / Insurgent Citizenship / Pubblico Minore62 1.3.2 Temporaneità degli usi e carattere esperienziale dello spazio pubblico contemporaneo66 1.3.3 Tornare ad “Abitare la città”. Paradossi e speranze tra realtà e virtualità

Parte seconda | Verso il progetto dell’ordinario

77 Introduzione Parte Seconda

79 2.1 Trasformazioni spontanee dello spazio pubblico in mostra 80 2.1.1 Alcuni progetti curatoriali sul tema83 2.1.2 From User to Performer [Post-It City. Occasional Urbanities, CCCB, Barcellona (2008); Hands-on Urbanism 1850 – 2012 the Right to Green, Architekturzentrum, Vienna (2012)] 85 2.1.3 From Practioner to Activist [Actions: What you can do with the City, CCA, Montreal (2008-2009); Into the open. Positioning Practice, XI Mostra di Architettura di Venezia, Padiglione U.S.A. (2008); Spontaneous Interventions. Design Actions for the Common Good, XIII Mostra di Architettura di Venezia, Padiglione U.S.A. (2012)]87 2.1.4 Totale: 362 azioni

Indice92 2.1.5 Le 362 azioni in 10 categorie113 2.1.6 L’evoluzione della pratica architettonica dopo la modernità: pratiche istituzionali e anti-istituzionali a confronto [Origine dell’approccio anti-istituzionale; Accettazione della marginalità dell’intervento; Nuovi possibili paradigmi]

126 2.2 Alcune possibilità per il progetto dei Nuovi Spazi Pubblici:

127 2.2.1 Qualche premessa [Introduzione ai due modelli; Note sul metodo adottato per la ricerca sul campo]133 2.2.2 Spazi Protetti | Centquatre, Parigi [Storia dell’edificio in rue d’Aubervilliers 104; Passeggiata-Intervista a Ricardo Basualdo | Centquatre 24/10/2013] 141 2.2.3 Spazi Lisci | Place de la République, Parigi [Storia di Place de la République e situazione antecedente la trasformazione; Intervista a Vincent Hertenberger, Agence TVK | Place de la République, 08/10/2013;]149 2.2.4 Apparato iconografico [Stare fuori/dentro e osservare le situazioni. Appunti su spazio, persone e flussi; App-Help, Ricostruire la dimensione sociale dello spazio pubblico attraverso Instagram]191 2.2.5 Riflessioni a margine [Un confronto tra progetti; Oltre le categorie spaziali; Verso uno spazio pubblico ordinario]

Parte terza | Conclusioni

209 Qualche provvisoria conclusione

Bibliografia | Sitografia | Filmografia | Didascalie delle immagini

AbstractQuesta ricerca nasce dall’esigenza di avviare una riflessione sul significato odierno di spazio pubblico, quindi intende mettere in discussione l’attuale modo di pensarlo e progettarlo, in relazione all’osservazione dei numerosi fenomeni sociali ed economici che di fatto ne stanno cambiando il senso, le forme, i luoghi, i tempi e i modi di fruizione. A partire da una riscontrata difficoltà da parte di molti progettisti, amministratori e politici, nel comprendere il “nuovo statuto dello spazio pubblico” si è ritenuto opportuno investigare le strategie formali e informali di ridefinizione del ruolo dell’architetto e del ruolo del progetto, in un contesto che si confronta con una nozione di pubblico che è cambiata rispetto alla Modernità. Le figure emblematiche attorno alle quali si articola la tesi sono appunto quelle del progetto, dell’architetto e del pubblico, calate nel contesto spaziale della città metropolitana occidentale, e in una condizione temporale che accetta una visione del tempo intermittente e non lineare, propria degli usi temporanei che caratterizzano oggi lo spazio pubblico.La ricerca si interessa alle connessioni tra teorie, pratiche sociali e progetto urbano, articolandosi attorno alla dimensione dell’ordinario, del quotidiano e del non autoriale. L’accezione del termine ordinario associata a quello di spazio pubblico non implica una visione semplificata o di basso contenuto, ma la capacità del progetto di farsi prototipo dell’everyday life, di accogliere i ritmi urbani della contemporaneità e di connotarsi con una precisa dimensione esperienziale, trasmettere un certo tipo di familiarità, di disponibilità, di ambiance. Ciò cui ci si intende riferire è una possibilità di trasformazione, produzione e gestione dello spazio pubblico nella quale sia possibile generare condizioni per nuovi usi, senza necessariamente definirli. Allo stesso tempo il termine ordinario associato al progetto mette in campo un significato politico, oltre che estetico, dell’opera, che può comportare la messa in discussione dell’autorialità, fino ad un suo slittamento in anonimato, frutto o di un processo collettivo, o della scelta dell’architetto che intende orientarsi verso il minore, l’anonimo, l’ordinario appunto. Ciò che si osserva è il modo in cui la realtà critica delle dinamiche economiche globali e l’accresciuta fragilità sociale abbiano indirizzato alcuni architetti verso la ricerca di un rapporto più diretto con le realtà concrete e problematiche, verso la dimensione etica, sociale e quasi antropologica dei contesti che li circondano. Tali posizioni comportano l’avventurarsi verso terreni che vanno al di là della propria disciplina di riferimento e tentano di dimostrare come l’accezione relativa alla professione architettonica possa ampliarsi. In tal senso l’architettura non è più l’obiettivo finale, ma uno strumento per dare un contributo concreto alla società civile, senza limitarsi a fornire un’idea o un’immagine.La Parte Prima descrive l’evoluzione del concetto stesso di spazio pubblico - che da sempre

si presenta come uno dei più sfuggenti e complessi del lessico architettonico poiché inteso come punto di intersezione tra architettura, società e politica - quindi delinea l’apparato teorico sul quale si costruisce la ricerca partendo dal termine pubblico, concetto ben più complesso rispetto alla sola dimensione spaziale. Poiché esiste un rapporto tra spazio pubblico e pubblico che coinvolge la sfera pubblica, l’opinione pubblica e il bene comune, si è ritenuto necessario operare delle distinzioni tra i vari concetti e scovare i punti di insorgenza di ciascuna sfera, la loro reciproca influenza e le metamorfosi concettuali subite in epoca moderna e post-moderna. Attraverso il confronto con alcuni rilevanti autori e architetti che si sono occupati di tali questioni in ambito politico-filosofico e architettonico-urbanistico, si è tentato di ricostruire un quadro delle diverse concezioni di sfera pubblica e di spazio pubblico nel passaggio dalla modernità alla post-modernità, discutendo la crisi di ogni loro tradizionale definizione. Nello specifico la Parte Prima si sviluppa a partire dall’interferenza tra quattro teorie filosofiche e politiche sulla sfera pubblica (quelle di Hannah Arendt, Jürgen Habermas, Richard Sennett e Oskar Negt) e due paradigmi architettonici e urbani sullo spazio pubblico (il New Urbanism e l’Everyday Urbanism), ottimistici entrambi ma contrapposti sul piano ideologico e progettuale, scelti perché ritenuti in qualche modo figli delle differenti posizioni teoriche. Si conclude poi con una sezione dedicata alla composizione del Pubblico contemporaneo, agli usi temporanei che mette in campo, alla ritrovata o auspicata capacità del pubblico odierno di tornare ad “abitare la città”.

La Parte Seconda della tesi intende sviscerare una serie di azioni e progetti tesi a produrre spazi pubblici ordinari, dimensione che costituirà il file rouge tra le azioni e progetti selezionati.La ricerca qui si sviluppa attraverso un’analisi che passa dalle azioni, performance, installazioni temporanee e artistiche ed esperienze di attivismo urbano svolte a scala globale, per giungere allo studio di due progetti di spazi pubblici realizzati a Parigi. Il primo capitolo indaga le trasformazioni spontanee dello spazio pubblico, ricercate all’interno di cinque grandi progetti curatoriali che si sono occupati del tema tra il 2008 ed il 2012 e si chiude con un approfondimento volto a tracciare un percorso all’interno dell’architettura moderna e contemporanea che conduca ad individuare un’origine dell’approccio anti-istituzionale, attraverso la rilettura delle tracce che ha lasciato. Il secondo capitolo affronta l’iter di ideazione e realizzazione di due nuovi spazi pubblici in una realtà metropolitana occidentale, interessanti perché, nonostante abbiano seguito il classico processo di realizzazione delle opere pubbliche - dal concorso al cantiere - attraverso un approccio innovativo e un attento programma sono riusciti a restituire spazi pubblici di successo, realmente orientati alla costruzione di un luogo di condivisione ed esperienza. Si tratta di progetti molto diversi tra loro come tipologia ma che hanno in comune la ricerca di semplicità, la rinuncia all’autorialità a tutti i costi e la scelta di fare centro sul vuoto, come possibile veicolo di socialità. La loro scelta non è dipesa dal fatto che questi due progetti siano in assoluto i più interessanti in ambito europeo, ma è in parte dovuta allo svolgimento di un periodo di ricerca all’estero che mi ha offerto l’occasione di analizzare da vicino questi luoghi, frequentarli quotidianamente, intervistare i progettisti e comprendere meglio alcune dinamiche tipiche della città metropolitana con le quali il

progetto è chiamato a confrontarsi. Scopo della ricerca è comprendere attraverso le esperienze progettuali e attivistiche in che direzione possa evolvere la pratica professionale, come sia possibile riscoprire un suo ruolo sociale e di mediazione, attraverso l’esercizio del progetto dello spazio pubblico contemporaneo, campo d’azione che, più di altri, necessita di lavorare in maniera interdisciplinare e aperta alla comprensione dei fenomeni sociali ed economici in costante evoluzione.La ricerca è stata approntata guardando ai fenomeni da vari punti di vista, mantenendo uno sguardo ampio e interdisciplinare sul tema, quindi lavorando sui “confini” tra architettura, urbanistica, filosofia, antropologia e sociologia. Le occasioni di visiting presso il Laboratoire Architecture Anthropologie dell’ENSA Paris La Villette e presso l’ Accademia di Architettura di Mendrisio hanno costituito un momento importante per ampliare le conoscenze, capacità e metodologie analitiche, le quali sono state sia tradizionali che sperimentali. Si è scelto dunque di esplorare l’argomento e documentare la produzione dello spazio stando in un territorio a cavallo tra architettura e società, per arrivare a comprendere le nuove condizioni entro le quali si è chiamati ad operare.

Consapevole della complessità degli argomenti e del fatto che non esistono risposte univoche, l’esito della tesi mira a discutere operativamente ed intellettualmente alcuni orientamenti progettuali possibili e auspicabili e in parallelo aggiornare il concetto stesso di spazio pubblico, indagando e cercando riscontri nelle questioni da un punto di vista sia architettonico che teorico-filosofico. Questa ricerca non ha l’ambizione di dichiarare “come” si progetta lo spazio pubblico contemporaneo, quanto di confrontarsi con una complessità di questioni e dinamiche che di fatto rendono arduo il compito di ripensarlo. Quel che si intende dimostrare non è l’impossibilità di immaginare, progettare e realizzare oggi spazi pubblici ancora densi, vitali e di successo, quanto l’urgenza di cambiare paradigma, abbandonare alcuni dogmi novecenteschi e prendere atto delle nuove forme del pubblico, delle nuove pratiche e dei nuovi usi della città. Le conclusioni racchiuse in dieci posizioni offrono degli spunti di riflessione, o meglio una collezione di idee utili ad esplorare il tema, dei punti rilevanti sui quali è fondamentale un aggiornamento del pensiero nel campo del progetto e della ricerca architettonica e urbanistica. Si tratta di dieci punti che non fanno decalogo, ma che sintetizzano la varietà di argomenti affrontati nella tesi:

1 / Lo spazio pubblico ha una natura fluttuante e instabile.2 / Lo spazio è pubblico in relazione agli usi e alle pratiche che vi si svolgono.3 / La natura plurale del pubblico complica il progetto.4 / L’azione ha ancora un ruolo nella costruzione dello spazio pubblico.5 / Occorre allargare lo sguardo.6 / Le nuove tecnologie informatiche sono possibili strumenti di indagine.7 / Lo spazio pubblico è affare di molti.8 / Lo spazio pubblico istituzionale può ancora giocare un ruolo.9 / Il progetto come atto di indebolimento spaziale: Désintensifier l’espace.10 / Il vuoto denso e attivo come possibile orizzonte progettuale.

Bibliografia /Sitografia /Filmografia /

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Sitografia principale

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Filmografia

Together, regia di M. ANDREWS, L. MAZZETTI, E. PAOLOZZI (1956).24 Heures sur Place, regia di I. BÊKA, L. LEMOINE (2014).Edward shissorhands, regia di T. BURTON (1990).Place de la République, 30 ans plus tard, regia di X. GAYAN (2004).Urbanité/s, regia di J. LEVY e Chôros EPFL (2013).Place de la République, regia di L. MALLE (1974).Everyday Rebellion, regia di ARMAN T. RIAHI e ARASH T. RIAHI (2013);.Italy in a day – Un giorno da italiani, regia di G. SALVATORES (2014);The Truman Show, regia di P. WEIR (1998).The Hill, serie “Temporary Cities”, regia di ZIMMERFREI (2011).Temporary 8th, serie “Temporary Cities” , regia di ZIMMERFREI (2012).Hometown | Mutonia, serie “Temporary Cities” , regia di ZIMMERFREI (2013).W : sept parcours autour de Wielemans-Ceuppens, serie “Temporary Cities” , regia di ZIMMERFREI (2013).La beauté c’est ta tête, serie Temporary Cities , Francia/Italia, ZIMMERFREI (2014).

In copertina lo spazio antistante la Casa da Música di OMA a Porto (PT). Foto di Patrizia Toscano.