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Gennaio - Maggio 2001 1/2 ORDINE DI NAPOLI INGEGNERI notiziario Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine Reg. Trib. Napoli n. 2166 del 18/7/1970

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Gennaio - Maggio 2001

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ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine

Reg. Trib. Napoli n. 2166 del 18/7/1970

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ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

Gennaio - Maggio 2001ORDINE DEGLI INGENGERI DI NAPOLI

Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine

Direttore Responsabile:Luigi Vinci

Redattore CapoPietro Ernesto De Felice

Direzione, Redazione e Amministrazione:80134 Napoli, Via del Chiostro, 9

Tel. 081.5514620 - Fax 081.5522126www.connect.it/ording - [email protected]

c/c postale n. 25296807

Comitato di direzioneEdoardo Benassai

Annibale de Cesbron de la GrennelaisPietro Ernesto De Felice

Salvatore Landolfi Francesco Mondini

Marco Senese

RedattoriMarcello AgrustiEdoardo Benassai

Annnibale de Cesbron de la GrennelaisCamillo Alfonso Guerra

Salvatore LandolfiCesare Papa Malatesta

Aniello NappiMario Pasquino

Ambrogio PreziosoMarco Senese

Federico SerafinoFranco Sisto

Luciano Varchetta

Coordinamento di redazionePietro Nigro

Ha collaborato in redazioneClaudio Croce

Progetto grafico e impaginazione:Denaro Progetti

Stampa:M. Armano sas

Vico Medina 2/4 Napoli

Reg. Trib. di Napoli n. 2166 del 18/7/1970Spediz. in a.p. art. 2 comma 20/c L. 662/96

Fil. di Napoli

Finito di stampare nel mese di maggio 2001

◗ATTIVITÀ DELL’ORDINEComunicati ed avvisi agli iscritti 3

Queste le richieste dell’assemblea dei delegati al Convegno delle Commissioni Scuoladi Gennaro Saccone

Esercizio abusivo della professionedi Federico Serafino

Avviso Internet

Programma della Commissione Ambiente biennio 2000-2002 4

Bilancio della Commissione Sicurezza 5

Biblioteca 6

◗ATTUALITÀIl fascicolo del Fabbricato: proposte e opportunità 7di Pietro Nigro e Enrica Procaccini

Così il satellite aiuta a prevenire i disastri 9

◗NOTE PROFESSIONALIVulnerabilità dell’ambiente ed interventi sui litorali 10di Edoardo Benassai

Centocinquant’anni di studi sul cemento armato 16di Franco Levi

Ricordo di Francesco Martinez maestro di ponti e strutture 35di Pietro Ernesto De Felice

◗LEGGI E CIRCOLARI 39

◗SENTENZE 44

◗NOTIZIE UTILI 47

◗ INDICE DEGLI ARGOMENTI

◗ INSERTO DA STACCARETabella dei prezzi Merloni Ter: Le nuove tariffe per i progettisti

Con questo numero ha inizio una collaborazione tra il nostro “Notiziario” ed il gruppo editoriale"Il Denaro". La scelta di farsi affiancare dall’organizzazione di una testata ad ampia tiratura èstata assunta dal Consiglio direttivo dell'Ordine in vista di dover far fronte, a breve, a notevoliincombenze editoriali conseguenti ai recenti sviluppi normativi in tema di composizione degliOrdini professionali. La Direzione del giornale, finora retta dal Prof. Ing. Armando Albi Marini,passa istituzionalmente al Presidente Ing. Luigi Vinci che verrà affiancato dai Comitati Direzione eRedazione elencati nella gerenza. L’Ing. Cesare Papa Malatesta che, negli ultimi anni ha curato la redazione del Notiziario, ha chie-sto di essere avvicendato nell’incarico a causa di altre incombenze; il Consiglio lo ringrazia viva-mente per l’opera svolta con dedizione e competenza. Il giornale non è in vendita, viene inviato gratuitamente ai circa 9000 iscritti all’Ordine di Napoli,agli altri 102 Ordini degli Ingegneri d’Italia, nonché ad esponenti degli ambienti economici, politi-ci, sindacali e professionali. Gli articoli firmati esprimono il parere degli autori e non necessaria-mente quello del Consiglio e non impegnano la redazione.

Associato U.S.P.I.Unione Stampa Periodica Italiana

In copertina: un’immagine tratta dall’articolodi Franco Levi (pag. 18)

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Gennaio-Maggio 2001

3ATTIVITÀ DELL’ORDINE

Comunicati ed avvisi agli iscritti

◗QUESTE LE RICHIESTE DELL’ASSEMBLEA DEI DELEGATIAL CONVEGNO DELLE COMMISSIONI SCUOLA

Nel Convegno tenutosi a Roma, cui hanno partecipato i Delegati delleCommissioni Scuola dei vari Ordini provinciali, sono state puntualizzatealcune richieste sulla ancora irrisolta questione dell’abbassamento del li-vello culturale della scuola italiana, in conseguenza della prevista attua-zione del riordino dei cicli scolastici. In particolar modo si sono affrontatigli aspetti che riguardano l’istruzione tecnica professionale, che si vede, inprospettiva futura, seriamente penalizzata.

È stata approvata in tale sede, all’unanimità, una mozione che la Com-missione Scuola del Consiglio Nazionale inoltrerà al Ministero della Pub-blica Istruzione.

La prima richiesta riguarda, innanzitutto, l’inserimento di un adeguatonumero di ingegneri docenti nelle commissioni che avranno il compito didefinire discipline, curricula e contenuti della futura Area Tecnica e Tecno-logica. Dovrebbero, inoltre, progettare il più opportuno impiego e la ricon-versione, nelle situazioni che si prospetteranno in futuro, delle notevoli ri-sorse di Laboratori, Macchine e Impianti attualmente disponibili.

È da mettere in dovuto risalto un secondo punto del tutto innovativo,cioè la proposta al Ministero della Pubblica Istruzione di istituire graduato-rie provinciali, per titoli e curriculum, da cui sia obbligatorio attingere, perassegnare le docenze specifiche nei futuri Corsi di Formazione. Ciò vienemotivato dalla facile previsione che, accorciando di un anno il periododella frequenza scolastica e spostando nel post-diploma e nei Corsi regio-nali la fase professionalizzante, la tipologia degli studi tecnici a carattereformativo-professionale sarà molto meno impegnativa.

È altrettanto facile prevedere che non sarà particolarmente difficile con-seguire attestati di formazione e di qualifica, essendo tale conseguimentoagevolato dall’altrettanto facile acquisizione di crediti formativi, culturali eprofessionali. Tali titoli potrebbero non avere eccessive garanzie, in quantorilasciati da molteplici e vari soggetti, anche privati e di incerta qualifica-zione. Solo la presenza, in tali percorsi formativi, di docenti qualificati, chehanno acquisito esperienze da anni di docenza e di attività lavorativa pro-fessionale, può garantire standard qualitativi e quantitativi omogenei.

Si è, ancora, richiesta l’attivazione del Consiglio Nazionale per contattaregli altri Ordini Professionali coinvolti e interessati dagli stessi problemi.Difatti, già si prevede l’adesione dell’Ordine degli Architetti, dei Collegi deiGeometri e dei Periti Industriali.

Si è dato mandato, in fine, alla Commissione Scuola del Consiglio Nazio-nale di richiedere l’apertura di una tavola rotonda con il Ministro dellaPubblica Istruzione, rappresentanti della Confindustria e degli altri OrdiniProfessionali interessati, responsabili del Governo e dei Sindacati scolasti-ci, per definire spazi e funzioni da riservare, nel Piano di riforma quin-quennale, agli ingegneri docenti ed agli altri professionisti che operano nelmondo della scuola, nella logica dello scambio di cultura e conoscenze traistruzione e mondo del lavoro.

Gennaro Saccone

Esercizio abusivo della professionedi Federico Serafino

Il Consiglio ricorda ai colleghi, giu-sto quanto disposto dalla Circolaredel Cni che sarà ripubblicata sul Bol-lettino, che saranno applicate san-zioni disciplinari nei confronti degliiscritti che consentano, direttamenteod indirettamente, l'esercizio abusi-vo della professione di Ingegnere adaltri soggetti professionali. In parti-colare si segnala, per l'ingegneria ci-vile, che a corredo della progettazio-ne strutturale è prevista una relazio-ne geotecnica sottoscritta da un In-gegnere; detta relazione in nessuncaso può essere sostituita da relazio-ne geologica o geologica-tecnicasottoscritta da altro soggetto profes-sionale non Ingegnere. Il responsabi-le del procedimento, il progettista, ilDirettore dei lavori ed il collaudatoresono invitati a vigilare ed a provve-dere ciascuno per le proprie compe-tenze onde evitare sanzioni.

•••

Avviso Internet

Sul sito dell'Ordine, consultabileall'indirizzo www.connect.it/or-ding, vengono fornite notizie ag-giornate in tempo reale su:- avvisi- convegni- corsi e concorsi- gare di progettazione e di lavori- leggi e decreti- attività dell'Ordine e delle

CommissioniSono inoltre disponibili altri ma-

teriali di interesse per la professio-ne, nonché i numeri arretrati delNotiziario (scaricabili in formatoPDF), l'Albo degli iscritti e l'elencodei testi disponibili in Bibliotecaaggiornati mensilmente oltre ad u-na serie di links ai principali sitiministeriali, di diritto, di ingegne-ria e di vari enti pubblici.

ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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◗PROGRAMMA DELLA COMMMISSIONE AMBIENTE BIENNIO 2000-2002

La commissione ambiente dell'Ordine degli Ingegneridella provincia di Napoli durante le riunioni fin quisvolte ha definito un programma lavori evidenziandodelle proposte d'intervento su alcune problematiche chequi di seguito si riportano:

1. Gestione Rifiuti:1.a Organizzazione dei consorzi.1.b Figura del responsabile tecnico (D.M. 406/98.)

2. La riduzione dei rischi rilevanti D. L. N. 334 del 17/08/199.9

3. Inquinamento elettromagnetico.4. Norme di gestione e certificazione ambientali (EMAS

e ISO 14001).5. Salvaguardia delle risorse energetiche.6. Inquinamento acustico.

Per tali proposte si è deciso intervenire a breve termi-ne tramite divulgazione e richiesta di contributi tecnicie/o legislativi da parte di quegli Ingeneri esperti degliargomenti specifici. Si effettueranno poi interventi a

medio e lungo termine mirati all'organizzazione di se-minari e corsi di perfezionamento relativi agli argomen-ti che hanno suscitato maggior interesse.

Per tutto quanto in premessa s'invitano gli Ingegneriinteressati a comunicare alla Commissione Ambiente illoro grado d'interesse per uno o più argomenti; il gradosi conoscenza e, principalmente, a trasmettere quelleinformazioni in loro possesso per la divulgazione suc-cessiva ad altri colleghi.

Per quanto concerne ulteriori problematiche d'interes-se rilevante per la Commissione, la stessa si attiverà peruna programmazione mirata al raggiungimento degliscopi in momenti successivi.

Dopo questa panoramica degli argomenti e obiettivila Commissione Ambiente intende individuare le fon-damentali esigenze formative dei propri iscritti nel set-tore dell’ambiente. A tal fine proponiamo il seguentequestionario, con preghiera di indicare il livello di inte-resse come segue:

• nessun interesse = 0;• scarso interesse = 1;• medio interesse = 2;• massimo interesse = 3;

Gennaio-Maggio 2001

ATTIVITÀ DELL’ORDINE4

SCHEDA QUESTIONARIO

Nella tabella seguente esprimo il grado di interesse ad approfondire gli altri spunti proposti (valori da 1 a 3):

GESTIONE RIFIUTI

LA RIDUZIONE DEI RISCHI RILEVANTI D. L. N. 334 DEL 17 /08/1999

INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

NORME DI GESTIONE E CERTIFICAZIONE AMBIENTALI (EMAS E ISO 14001)

SALVAGUARDIA DELLE RISORSE ENERGETICHE

INQUINAMENTO ACUSTICO

Eventuali ulteriori argomenti da proporre alla Commissione Ambiente:

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◗BILANCIO DELLA COMMISSIONE SICUREZZA

La revisione di tipo culturale, che si sta realizzandonel Paese, sul modo di affrontare le questioni della sicu-rezza - non più rimesse a pochi esperti, ma componentiessenziali della professionalità di tutti quelli che gesti-scono e/o dirigono attività lavorative e non - ha destatoun'attenzione sempre crescente nei colleghi. L'interesseè avvalorato anche dal fatto che, in tale contesto, stan-no rapidamente sviluppandosi nuove opportunità lavo-rative per ingegneri liberi professionisti.

Per questi motivi l'Ordine di Napoli ha sentito la ne-cessità, sin dagli inizi del 1998, di istituire una Com-missione che potesse svolgere nel campo della sicurezzaun ruolo molteplice: di studio delle questioni tecniche,di approfondimento della normativa, di diffusione delleconoscenze, in definitiva un riferimento per tutti i col-leghi impegnati in tale attività.

Sono stati chiamati a far parte della Commissione al-cuni ingegneri che, in varie istituzioni, occupano o sisono occupati di questi problemi; ad essi si sono affian-cati altri colleghi che volontariamente vogliono contri-buire ad arricchire questa iniziativa, Tutti hanno opera-to con impegno e passione, alimentando il dibattito conle loro conoscenze ed esperienze personali.

Occorre, a questo punto mettere in evidenza che, perrealizzare sicurezza, la prevenzione non è affrontabilesolo con mezzi tecnici o con sistemi organizzativi (pa-trimonio di base della cultura dell'ingegnere), ma neces-sita del contestuale apporto dì una puntuale attività diinformazione sui rischi e di una valida educazione dellepersone ad assumere un ruolo attivo per la sicurezza,nel contesto della normale attività lavorativa di ognuno.

E, specialmente per la prevenzione sui luoghi di la-voro, occorre saper realizzare la fusione - in un approc-cio interdisciplinare - delle conoscenze proprie dell'in-gegnere con quelle di tipo sanitario e/o psicosociologi-che, naturalmente in una visione che tiene nel giustoconto il quadro della normativa obbligatoria e l'assettodel sistema di vigilanza.

Ciò è stato ricordato per meglio presentare il contestoche ha alimentato il dibattito tra tecnici, spesso di for-mazione cuIturale differente, ancorché a vario titolo (espesso ad alto livello) impegnati nella soluzione di pro-blemi della sicurezza, anche in ruoli istituzionali.

I più significativi risultati sono stati ottenuti per leseguenti attività:

a) Corsi di formazione previsti per le attività di coordi-natori nei cantieri mobili (D. Lgs. 494,196)

Su tale attività, avviata dall'Ordine fin dall'emanazio-

ne del decreto, la Commissione Sicurezza ha lavorato -su tutti i corsi che successivamente sono stati organiz-zati - per un miglioramento dei programmi, per unamaggiore armonizzazione degli interventi dei docenti edei loro contenuti, per la sperimentazione di tecniche diapprofondimento ed esercitative (queste ultime non po-tute sviluppare al meglio, per il numero alto degli iscrit-ti, determinato per tenere basso il costo di partecipazio-ne).

b) Convegno presso la Facoltà di Ingegneria del26/05/1999.

Sul tema “Ruolo dell’ingegnere nella applicazione del-le normative di sicurezza” fu organizzato un convegno,che riscosse un forte interesse tra i colleghi ed anchenel mondo esterno al quale ci si era aperti, con una pre-senza di oltre 250 partecipanti.

Il convegno, dove svolsero relazioni numerosi relatoricon l’arricchimento degli ìnterventi di altri colleghi e daun ampio ed articolato dibattito, ha rappresentato unimportante momento di approfondimento e di sintesi.

c) D. Lgs. 494/1996. Approfondimento sul ruolo deicoordinatori e sui contenuti dei Piani di sicurezza.

Questi argomennti hanno occupato buona parte deidiscorsi svolti in seno alla Commissione (anche sullascorta di quanto trattato in altre sedi nazionali) alla ri-cerca, non facile, di una procedura standard da trasmet-tere ai colleghi come modello di comportamento. Su al-cuni argomenti, dove si era registrata un'unanimità diinterpretazioni, le varie conoscenze acquisite sono statetrasferite di fatto, dai colleghì docenti, nei corsi delD.Lgs. 494/96 ed hanno fatto oggetto dell'assistenzache in vario modo la Commissione, o i suoi Membri,hanno fornito ai colleghi. Per altri interessanti punti sucui non vi è ancora un chiarimento ufficiale, ma chesono stati studiati da alcuni Membri, si sta valutando lapossibilità di una pubblicazione.

d) Riunioni tecniche periodiche tenute presso la sededell'Ordine:

Per contribuire nella maniera più efficace a rendereeffettivamente interessanti per i colleghi gli incontri de-dicati alla sicurezza, nell'ambito delle riunioni tecnicheche il Consiglio normalmente organizza nella sede del-l'Ordine, la Commissione propose al Consiglio di inviareun questionario per conoscere il gradimento dei colle-ghi sugli argomenti da trattare, A questo questionariohanno risposto oltre 400 colleghi. Sulla base delle ri-sposte è stata predisposta una scala delle priorità degliargomenti ed il nominativo del collega che svolgerà lafunzione di presentatore dei problema e coordinatore

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5ATTIVITÀ DELL’ORDINEORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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degli interventi. Gli incontri sono stati diluiti nel tempoin relazione alla disponibilità della sala conferenze del-l’Ordine, impegnata anche in altre attività.

e) Organizzazione di un nuovo ConvegnoLa Commissione, a richiesta di molti colleghi, sta stu-

diando la possibilità di organizzare, per il prossimo au-tunno, un altro Convegno ad ampio respiro, improntatosu un tema di attualità, sempre inerente la sicurezza.

L'argomento che attualmente sembra quello che registramaggiori consensi, per gli sviluppi culturali che puòprodurre, è quello che tratta il problema del “manteni-mento" delle condizioni di sicurezza negli ambienti dilavoro.

Sono allo studio altre iniziative, non ancora sufficien-temente approfondite, quali l'istituzione di uno sportel-lo di consulenza presso l'Ordine per offrire un supportovalido ai colleghi.

Gennaio-Maggio 2001

ATTIVITÀ DELL’ORDINE6

Biblioteca

Nuovi testi disponibili

Il Presidente del Consiglio Luigi Vinci e i consiglieri ringraziano Franco Ortolani, docenteuniversitario, e Silvana Pagliuca, ricercatrice del Cnr, per aver donato alla biblioteca del-l’Ordine le seguenti pubblicazioni:

• Dal danno al restauro geo-ambientale;• Evoluzione ed erosione dei litorali della Campania;• I litorali della Campania.

NOVITÀ

Titolo Autore Anno Vetrina

Consulente tecnico d'ufficio e di parte E.L.T. 2001 IDal danno al restauro geoambientale F. Ortolani 2000 BI litorali della Campania - Evoluzione ed erosione F. Ortolani - S. Pagliuca 1999-2000 BL'ambiente in Campania U. Leone 2001 BImpianti a gas negli edifici civili (n° 3) – Tuttonorme 2000 L

ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

di Luigi e Maurizio MarinellaShirtmaker and Outfitter

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Gennaio-Maggio 2001

7ATTUALITÀ

“Fascicolo del fabbricato: propostee opportunità" è il tema del semi-nario promosso dall’Ordine degli In-gegneri di Napoli che si è svolto ve-nerdì 30 marzo alla Mostra d’Oltre-mare. La manifestazione è stata or-ganizzata in collaborazione con l’I-stituto di Cultura meridionale, ilDenaro, Value Partners, Soa Italiaspa e Italia Oggi. Tre le priorità in-dividuate: monitoraggio continuosul patrimonio edilizio per preveniresituazioni di rischio; utilizzo di tec-nologie satellitari per le verifiche;collaborazione fra università e Or-dini per organizzare corsi di forma-zione per tecnici specializzati nelleverifiche. Le conclusioni del conve-gno, come ha comunicato il presi-dente del Consiglio nazionale degliingegneri, Sergio Polese, sarannosottoposte al nuovo Parlamentosotto forma di disegno di legge.

Negli ultimi trent’anni sono mortein Italia 251 persone per crolli di e-

difici, secondo il Censis nel nostroPaese sono almeno 3 milioni e mez-zo gli immobili “a rischio".

Il fascicolo di fabbricato - unasorta di “libretto sanitario" delle co-struzioni, che prevede verifiche pe-riodiche della statica - potrebbe es-sere un utile strumento di preven-zione e creerebbe nuove occasionidi lavoro per i professionisti. Questostrumento è stato proposto dagli Or-

Il tavolo dei relatori al Convegno di Napoli

Il “fascicolo del fabbricato”:proposte e opportunitàDI PIETRO NIGRO E ENRICA PROCACCINI

Sergio Polese

ORDINE DI NAPOLI

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Page 8: ORDINE DI NAPOLI INGEGNERI - ordineingegnerinapoli.it

dini degli Ingegneri, degli Architettie dei Geologi. Manca però la neces-saria normativa: l’Ordine degli Inge-gneri di Napoli - come è stato ricor-dato nel corso del convegno del 30marzo - ha predisposto un testo dilegge approvato dalla Giunta regio-nale della Campania nel dicembre’99 e il Consiglio nazionale di cate-goria ha proposto un analogo testo,tuttora giacente alla commissioneTerritorio e Ambiente del Senato.

“Occorre quindi - sottolinea il pre-sidente degli Ingegneri napoletaniLuigi Vinci - giungere alla defini-zione normativa del fascicolo delfabbricato e procedere a una suapronta attivazione, nell’auspicio chepossa rappresentare un punto diconvergenza di tutti i soggetti coin-volti nel problema".

Intanto alcune amministrazionicomunali hanno voluto precorrere itempi con ordinanze che, a volte, sisono rivelate velleitarie e costose. In

alcuni comuni, per esempio, tecniciimprovvisati si sono fatti pagare daicondomìni anche mezzo milione peri loro sopralluoghi.

Obblighi: pareri divergentiMa per quali edifici dovrebbe es-

sere previsto obbligatoriamente ilfascicolo? Su questo punto le opi-nioni divergono: per Vittorio Parola,

della commissione Ambiente e Ter-ritorio del Senato, il fascicolo deveessere obbligatorio per tutte le nuo-ve costruzioni, per gli edifici chehanno subito modifiche sostanzialie per gli immobili in zone a rischio.In altre aree, dove c’è una maggio-ranza di costruzioni basse, il fasci-colo, almeno in un primo tempo,potrebbe essere facoltativo. SecondoDomenico Ricciardi, componente delConsiglio nazionale degli ingegneri,invece, il fascicolo di fabbricato de-ve essere obbligatorio in ogni caso,perché c’è sempre il rischio di unacostruzione poco accurata.

I costi delle verificheAltro nodo da sciogliere è quello

relativo ai costi per i controlli e altimore di nuovi appesantimenti bu-rocratici.

“In un Paese in cui occorronoquarantadue certificati per una co-struzione edilizia - ha sottolineato ilvice presidente dell’Associazionenazionale Costruttori edili VincenzoVitale - l’Acen temeva che il fasci-colo di fabbricato rappresentasse unnuovo aggravio burocratico. Ma, adun esame più approfondito delleproposte presentate, risulta che ilfascicolo, indicando il ciclo vitale diogni edificio, invita piuttosto allademolizione dei fabbricati fatiscenti,che non hanno alcun motivo artisti-

co o storico per rimanere in piedi.Allo Stato - aggiunge Vitale - toccail compito di agevolare i cittadini:va prevista, per esempio, la riduzio-ne Ici, con detraibilità delle speseper il monitoraggio fino al 50 percento, e la riduzione dell’Irpef dal-l’attuale 19 al 30 per cento".

Dal canto suo Amedeo Lepore, as-sessore all’Edilizia del Comune diNapoli, intervenendo al convegnoha puntualizzato che le amministra-zioni locali non possono sosteneretutti i costi delle operazioni di veri-fica. “Solo dall’interazione tra pub-bliche amministrazioni e iniziativaprivata - ha detto - può nascere unapolitica di controllo sulla “salute”del patrimonio edilizio, che oltretutto avrebbe effetti positivi sul va-lore del patrimonio stesso".

Gli strumenti tecnologiciPer consentire un controllo rapido

e in definitiva economicamente

competitivo sugli edifici si possonoapplicare le tecnologie di rileva-mento satellitare che consentono diraccogliere un data-base di infor-mazioni, che può integrare i datiraccolti con i sistemi tradizionali.Questi dati, infatti, come hanno di-mostrato nel corso del convegnoMarco Pascucci (dirigente di AleniaSpazio), Fabio Rocca (docente del

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ATTUALITÀ8

Domenico Ricciardi

Luigi VinciFabio Rocca

ORDINE DI NAPOLI

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9ATTUALITÀ

Politecnico di Milano) e FabrizioFerrucci (esperto dell’Agenzia nazio-nale per la Protezione civile), con-

sentono di ricostruire la “fotografia”elettronica di un qualsiasi puntodella superficie terrestre.

Sistema da coordinarePer ottenere un sistema efficiente,

secondo Sergio Vetrella, ordinario diImpianti aerospaziali all’Ateneo Fe-dericiano e alla Seconda universitàdi Napoli, è però necessario affian-care alla rete di satelliti un’adeguatarete di stazioni terrestri, in grado diridurre sensibilmente gli oltre seimesi attualmente necessari per ela-borare la straordinaria quantità diinformazioni accurate che i satellititrasmettono.

Il sistema di rilevamento va poicoordinato a livello istituzionale per

avere un’unica procedura di raccol-ta, trattamento e interpretazione deidati.

Marco Pascucci Fabrizio Ferrucci

Prevedere un terremoto con un anticipo di quattro ocinque ore. Comprendere in pochi giorni la causa delcrollo di un palazzo o addirittura individuare in anti-cipo quali sono le costruzioni che potrebbero crollarein breve tempo fra gli oltre 3 milioni e mezzo di edi-fici considerati a rischio in Italia. Sono queste alcune delle opportunità che offrono isatelliti in orbita attorno alla Terra, illustrate nel cor-so del convegno sul fascicolo di fabbricato. Anchel’Italia, come altri Paesi europei, è da tempo impe-gnata in programmi di lancio di satelliti terrestri ascopi scientifici. I sensori sempre più sofisticati di cui i satelliti sonodotati stanno trasmettendo già da tempo alle stazionidi terra una gran mole di dati, che non solo vengonoconservati e studiati in diverse università italiane, mache in molti casi hanno già dimostrato di essere utiliper svariati usi civili, sia in campo ingegneristico chegeologico, al punto da offrire un prezioso strumentodi prevenzione a tutela della salute e della vita di sin-goli e di intere comunità. Con i satelliti in orbita sin dal 1992, in pratica, unavolta ogni diciotto giorni si ottiene la rilevazione diun determinato punto fisso posto sulla superficie ter-restre, che può essere un pannello di metallo, unaringhiera o altri oggetti riflettenti. La precisione delleapparecchiature dei satelliti è tale che è possibile ri-

costruire la storia dei movimenti di quel punto e deglialtri limitrofi anche se dell’ordine dei millimetri, pergiunta con una rilevazione sia delle variazioni alti-metriche che di quelle orizzontali. I movimenti rilevati, inoltre, possono essere ordinatisu scala temporale, consentendo, quindi di valutarneil significato. Se le rilevazioni riguardano un’area più estesa, unrione, una città o un’intera regione, è anche possibileinterpretare i movimenti di una estesa porzione dicrosta terrestre per comprendere la portata dei feno-meni geologici (frane, subsidenze, smottamenti o al-tro) e sismici, fino a prevedere il verificarsi di un ter-remoto. In base ai dati raccolti dal satellite, ad esem-pio, ed utilizzati nelle indagini della Magistratura diRoma sulle cause del crollo di un condominio avve-nuto nel 1998, è stato possibile accertare che i primimovimenti più significativi risalivano a quattro mesiprima, più o meno in concomitanza con i piccoli fe-nomeni registrati da alcuni condòmini (lesioni, porteincastrate e simili). Analogamente, la storia di un edificio di Milano rico-struita dal satellite ha indicato un’improvvisa quantomodesta anomalia: ebbene, con una verifica sul postosi è accertata la presenza di una lesione su un muro,provocata dallo scavo di un garage sotterraneo, pre-venendo un nuovo disastro.

Così il satellite aiuta a prevenire i disastri

ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Gennaio-Maggio 2001

NOTE PROFESSIONALI10

1. Introduzione

Molti sono i motivi per i quali nelcorso dei secoli gli uomini hannoscelto di vivere nelle zone di confi-ne tra terraferma e mare, ignorandopiù o meno coscientemente i rischidi questa decisione. I popoli più e-voluti hanno tenuto conto dei peri-coli connessi a tale scelta conser-vando a tergo della costa, ove pos-sibile, una zona di rispetto tra ilmare e i loro insediamenti abitativi.Altri popoli hanno pagato e ancoraoggi pagano a caro prezzo i benefi-ci offerti dalla vicinanza del mareper la scarsa e superficiale cono-scenza dei fenomeni naturali chegovernano l'equilibrio ambientalecostiero.

Anche se negli ultimi 50 anni so-no state sviluppate teorie determini-stiche e probabilistiche che consen-tono di prevedere, con fasce fidu-ciarie accettabili, il verificarsi di e-venti estremi, anche con periodi diritorno elevati, di tali previsioni si ètenuto poco conto. A fronte di unprogressivo sviluppo di conoscenze

per pianificare meglio l'uso del ter-ritorio costiero si è riscontrata ana-cronisticamente una maggiore spa-valderia nell'indiscriminata utilizza-zione della fascia costiera con lanon lieve conseguenza di doverfronteggiare gravi problemi di con-servazione delle condizioni origina-rie. L'equilibrio dell'ecosistema co-stiero, infatti, che risulta governatoda varie componenti ambientali(acqua, terra, fauna, flora), è statodefinito dalla natura nel corso deisecoli e presenta particolare com-plessità a causa della diversa occor-renza dei fenomeni idrodinamiciche lo caratterizzano (corsi d'acqua,maree, correnti, moto ondoso, ses-se). Come è noto, tra gli effetti piùcatastrofici della rottura di tale e-quilibrio figura il fenomeno di arre-tramento della costa, sulle cui causeesiste un’ampia letteratura.

Sembra però utile sottolineareche, limitandoci al nostro Paese, il32% delle spiagge, che a loro voltacostituiscono il 45% dell'intero pe-rimetro costiero italiano (8.000 km)presenta sintomi preoccupanti di e-rosione.

La conservazione del territoriocostiero è stata una delle prime ne-cessità dello sviluppo urbanistico ri-vierasco fin dall'inizio dell'epocastorica, come testimoniano i restisubacquei di opere marittime a pro-tezione degli insediamenti dei primipopoli mediterranei (Fenici, Greci,Romani).

La domanda di protezione, che siè andata sviluppando nel tempo inmisura più che proporzionale all’u-tilizzazione della fascia costiera, èdovuta essenzialmente a due ordini

Vulnerabilità dell’ambienteed interventi sui litorali

DI EDOARDO BENASSAI*

* Ordinario di Costruzioni marittimeDipartimento di Ingegneria idraulicaed ambientale “Girolamo Ippolito”Università di Napoli Federico II.Consigliere dell’Ordine.

The coastal defence, has been one of the most urgent needs for urban manageof the coastal people just at beginning of the ancient history. This is confirmedthorough the great number of maritime structures remains protecting the set-tlements of old Mediterranean people such as Phoenicians, Greeks andRomans. Shore protection demand grew during the centuries essentially cau-sed by the combined needs of coastal safeguards and rational land manageand planning. The coastal engineering history is made up on a large number offailures and great successes, often on the study of the first built, which leadeda better understanding of the sea-structures interaction. Today a new impor-tant requirement has to be really satisfied. It consists of a perfect optimisationbetween structural safety and the exigency of not modifying the coastal land-scape. It is unacceptable in fact, to neglect the target of more comfortablelife-conditions (bathing, nautical amusement etc.) in name of the environmentsafeguards as well as it is unimaginable to think that these conditions can bereached disregarding the environmental aspects.

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di motivi, spesso coesistenti: la sal-vaguardia dalle inondazioni marinee dalle macroscopiche divagazionidel litorale, la razionale utilizzazio-ne delle acque costiere per la piani-ficazione del territorio. La storiadell'ingegneria costiera, che merite-rebbe per suo conto un’attenta e-sposizione critica, è improntata allasoddisfazione di queste esigenze edè punteggiata da insuccessi e da e-sperienze positive. Queste ultime,ottenute sulla base dello studio deiprimi, hanno costituito tappe deter-minanti per l'avanzamento delleconoscenze sui fenomeni di intera-zione tra l'ambiente meteomarino ele opere di difesa e sulle condizionidi stabilità di queste. Oggi però allanecessità di realizzare sistemi di di-fesa sempre più efficienti si associaquella di modificare irrimediabil-mente il paesaggio costiero, sullacui conservazione esiste una sensi-bilità dell'opinione pubblica e deitecnici tanto maggiore quanto piùpregevole è la zona su cui sono ri-chiesti gli interventi. Dall'altra par-te la consapevole conoscenza del

rischio di danneggiamento da partedei diversi stati di mare costituisceanch'essa un bagaglio indispensa-bile per qualsiasi tipo di concepi-mento o di miglioria in materia diopere di protezione. Dalle due ulti-me considerazioni si trae che la ri-cerca di eventuali miglioramenti daapportare alle soluzioni già notedeve tener conto di un numero dicondizioni al contorno molto eleva-to, alcune delle quali dipendono dascenari di pianificazione quantomeno diversi da zone a zone. Essarisulta perciò particolarmente diffi-cile.

Si tratta in altri termini di ricerca-re la compatibilità tra la finalità e losviluppo delle opere con la conser-vazione delle risorse ambientali ma-rine. È, infatti, inaccettabile pensareche in nome della difesa della natu-ra e dell'ambiente si possa chiederedi ritardare il “raggiungimento" dipiù sicure e piacevoli condizioni divita (balneazione, diporto nautico,ecc.), come è impensabile che talicondizioni possano sopravvivere inun ambiente soggetto a sfruttamen-

to urbanistico indiscriminato o ma-lamente vincolato.

La triplice spinta alla balneazione,al diporto nautico e alla residenza“sportiva" ha portato qualche voltain Italia, ma più spesso all'estero adalcune soluzioni ottimali di operecostiere alternate a spiagge attrez-zate, ad approdi stagionali e piccoleresidenze che soddisfino le esigenzeprecedenti. Da questi esempi se nericava che un ragionevole uso del-l'ambiente e del territorio sia mari-no che costiero consiste nel conci-liare le necessità umane e l’utilizza-zione sociale del mare con la pro-mozione di una qualità architetto-nica proporzionata alla riorganizza-zione funzionale di uno spazio lito-raneo nel quale tuttavia sia il marea proiettare sulla terraferma la logi-ca delle proprie modalità di azione.

2. Generalità sulle opere di difesa

Con riferimento alle funzioni e al-le tipologie delle opere di difesa epartendo dalle soluzioni ormai con-solidate dall'esperienza giova far

Fig. 1

Fig. 1Valutazione di confronto

per diversi tipi di opere di difesa

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NOTE PROFESSIONALI12

presente che un ausilio, tutt’altroche trascurabile, per la progettazio-ne e l’esecuzione delle stesse è re-peribile nelle “Istruzioni tecnicheper la progettazione e l’esecuzionedelle opere di difesa costiere" ap-provate dall'Assemblea generale delConsiglio superiore dei Lavori pub-blici, frutto di meditate riflessionida parte di Esperti del settore e Di-rigenti di uffici consultivi, di pro-vata capacità in materia.

Anche nelle succitate istruzioni siravvisa una linea di tendenza do-minante che deve essere fatta pro-pria da coloro che sono chiamati asvolgere i compiti della protezionedel mare e che non è mai superfluorichiamare. Si tratta di acquisire u-na visione globale della difesa ecioè di far prevalere il criterio diprocedere alla protezione attraverso“sistemi" di opere (non attraversosingoli interventi) che possono es-sere anche di tipologia diversa traloro. Nel sistema possono rientraresia le opere “rigide", sia quelle“modellabili" o “morbide" (dal pun-to di vista strutturale); sia quelle u-bicate parallelamente (foranee, ra-denti) che ortogonalmente alla li-nea di costa iniziale (pennelli) (percollocazione) ed infine i ripasci-menti artificiali, più o meno protet-ti al piede.

Tutte presentano una comune ca-ratteristica che è quella di essere u-bicate in quella zona di mare in cuii fenomeni idrodinamici raggiun-gono maggiore complessità e cioèla zona delle “acque basse" - (surfzone).

Storicamente i sistemi “di difesa"hanno preceduto quelli “di ripasci-mento", per motivi facilmente com-prensibili, che vanno dalla possibi-lità di limitare erroneamente gli in-terventi alle sole zone interessatedai fenomeni erosivi a quella diun’agevole misura e contabilizzazio-ne ed alla prevenzione di un’effica-cia prolungata nel tempo. Peraltro

anche i ripascimenti possono dareluogo a ripercussioni sfavorevoli daconsiderare in fase progettuale.

In primo luogo è da considerareche per una reale efficacia dell'in-tervento è preferibile impiegaremateriale di granulometria superio-re a quella presente sulla spiaggiaemersa (secondo alcuni Autori didiametro medio almeno doppio). Incaso contrario si verifica un incre-mento della capacità di trasportodel moto ondoso, con necessità diinterventi manutentivi frequenti ecostosi. Può inoltre aversi un peg-gioramento delle caratteristiche difruibilità della spiaggia. Ciò inducea sconsigliare in molti casi l'impie-go di materiale proveniente daifondali marini, poiché necessaria-mente esso deve essere prelevato aprofondità tali da non ingenerareturbativa alla spiaggia. Occorrecioè escludere dall'area di possibileprelievo tutta la spiaggia “attiva",che comprende la fascia di possibilimovimenti trasversali (si rammentache l'estensione della fascia è piut-tosto ampia e dipende dalla posi-zione della linea dei frangenti; nel-le condizioni mediterranee il limitesi può collocare fra i -10 m e i -15m.s.m.). Talvolta anche questa pre-cauzione può rivelarsi insufficiente,perché l'escavazione di profondefosse al largo può ingenerare feno-meni di rifrazione tali da perturba-re le condizioni di attacco del motoondoso; nella letteratura tecnicasono illustrati casi nei quali la lineadi battigia ha assunto una formaarcuata, a fronte del precedente as-setto praticamente rettilineo, a cau-sa delle mutate condizioni meteo-marine in acque basse.

Un altro punto molto importanteda richiamare, a proposito dei pre-lievi da mare, è che i volumi damovimentare sono in generale mol-to superiori (da 2 a 3 volte) a quellistrettamente necessari a causa delfenomeno denominato “overlifting"

cioè delle perdite immediate di ma-teriale in fase di trasporto e disversamento. Ciò significa che lecave sottomarine possono assumeregrande estensione, con ripercussio-ne non trascurabili sull'ambientesommerso (fauna e flora).

Infine è da considerare che i pro-blemi di manutenzione di un ripa-scimento morbido, se accettabili inuna condizione di trasporto litora-nee di modesta importanza, posso-no divenire insostenibili nel caso ditrasporto litoranee rilevante. È sta-to dimostrato (Weggel 1986) che ilcosto “attualizzato" di interventi didifesa di puro ripascimento crescerapidamente quando si riducono itempi di asportazione del materialeversato per azione del moto ondo-so. Ciò può giustificare ampiamen-te l'inserimento, all'interno di unintervento di ripascimento “puro",di opere atte a limitare l'asporta-zione del materiale versato. Le in-dicazioni valide per assunzione dilivello del mare sufficientementecostante, divengono ancora piùchiare se si tiene conto dell'incre-mento di livello marino che deter-mina per proprio conto un aumen-to della velocità di asporto del ma-teriale.

Le considerazioni precedentihanno spinto spesso ad eseguire ri-pascimenti con materiali estratti dacave terrestri e di granulometriaanche molto grossolana. Si ottienein tale modo una spiaggia artificia-le senza dubbio più stabile, ma me-no gradevole di quella originaria,anche se talora spesso mareggiateprimaverili tendono a riportare sul-la “base" grossolana il materialepiù fine presente nella fascia intor-no alla linea di battigia, conferen-do alla spiaggia condizioni di buo-na fruibilità balneare.

Più spesso si è tentato di fare ri-corso ai cosiddetti ripascimenti“protetti" e “controllati" unendocioè all'intervento di apporto di

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13NOTE PROFESSIONALI

materiale esterno una serie di operetese a minimizzare le perdite, siatrasversali che longitudinali.

Il tipo di ripascimento “controlla-to" più prossimo a quello “puro" èquello che prevede il contenimentodel piede del materiale versato conuna barra artificiale di materiale digranulometria molto più elevatadel materiale di riporto (al limite u-na vera e propria scogliera). Labarra ha lo scopo precipuo di fissa-re l'altezza limite dell'onda che puòaggredire il ripascimento retrostan-te, provocando il frangimento ditutte le onde di altezza incompati-bile con quella di sommità dellabarra stessa. Un altro risultato chesi consegue con l'interposizionedella barra è quello di concentraresu di questa i fenomeni dissipativiimpedendo la messa in sospensionedi rilevanti quantitativi di sabbia,che costituiscono una quota parteimportante del trasporto longitudi-nale. La presenza della barra riducequindi sensibilmente sia il traspor-to trasversale che quello longitudi-nale. I problemi progettuali più im-portanti riguardano la quota disommità della barra, che deve esse-re tale da non disturbare la balnea-zione (indicativamente almeno1.50 m: 1.80 m al di sotto del livel-lo di bassa marea), la sua lunghez-

za e la granulometria dei materialicostituenti.

Oggetto di studi deve essere an-che il comportamento del materialedi ripascimento nella zona più pros-sima alla barra, ove si verificano ifenomeni più intensi di modellazio-ne per interazione fra onde fran-genti e materiali di diversa capacitàdi resistenza. L'impiego della barraal piede è stato abbastanza frequen-te in molte spiagge dette “sospese"(perched beaches) realizzate anchein prossimità di coste rocciose inFrancia ed Italia per rendere piùgradevole l'uso del litorale. Menofrequente è il suo impiego per inter-venti di grande estensione.

Recentemente (1990) una soluzio-ne di questo tipo è stata adottata dalGenio Civile per le Opere Marittimedi Roma per la difesa della spiaggiadi Ostia dal pontile della Vittoria alCanale dei Pescatori (fig. 2).

La presenza di un trasporto lon-gitudinale, ridotto ma non nullo,ha spinto spesso ad integrare labarra artificiale con un sistema dipennelli trasversali, più o meno di-stanziati, emergenti o sommersi,realizzando così delle vere e pro-prie celle a pianta rettangolare, conridotte possibilità di scambio fracelle adiacenti e quindi con ridottioneri manutentivi. Dal punto di vi-

sta costruttivo sia per le barre cheper i pennelli sono state usate le ti-pologie più varie, passando dallescogliere ai sacchi, o alle tubazioniriempiti di sabbia. I risultati di que-sti interventi, adottati con frequen-za negli ultimi anni lungo le costeadriatiche (fra gli esempi più signi-ficativi possono citarsi gli interven-ti di difesa dei litorali di Cavallinoe di Pellestrina illustrati in fig. 3 efig. 4), sembrano incoraggianti. E'evidente comunque che gli inter-venti stessi vanno estesi a tutte leunità fisiografiche interessate, al fi-ne di impedire spiacevoli ripercus-sioni nelle zone limitrofe. Lungo lecoste adriatiche ciò pone probleminon indifferenti, a causa dell'esten-sione notevole delle unità fisiogra-fiche. Interventi di ripascimentosenza barra artificiale ma con solipennelli trasversali sono stati pro-posti allo scopo precipuo di limita-re il trasporto longitudinale.

La tipologia più promettentesembra essere quella che prevedepennelli molto distanziati ma ancheabbastanza lunghi. Esempi cospicuisi hanno in Olanda, lungo la costasettentrionale danese ed in nume-rose altre località del nord Europa,in Italia può citarsi il recente esem-pio della spiaggia di Cavallino (Ve-nezia).

Fig. 2Ripascimento artificiale per la difesa della spiaggia di Ostia

Fig. 2

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NOTE PROFESSIONALI14

Per ridurre l'importanza delle cor-renti di “rip" verso il largo si è rite-nuta opportuna l'adozione di pen-nelli cosiddetti “a martello", com-prendenti cioè nella parte più fora-nea un elemento trasversale.

Per effetto di pennelli, anche tra-cimabili, il ripascimento artificialeviene modellato dalle onde diffrattein modo che la linea di riva assumaun andamento tipicamente curvili-neo. Si ottiene in definitiva unaspiaggia “alveolare" (pocket bea-ches) tipica di piccole unità fisiogra-

fiche naturali delimitate da punterocciose. Anche se l'intervento puòapparire dal punto di vista degliambientalisti, piuttosto rigido non sipuò disconoscere che, a fronte delleopere di difesa parallele a riva conpiccolo varchi, esso presenta aspettiestremamente favorevoli. Basta cita-re il fatto che la libera visuale delmare antistante è garantita per lamaggior parte dall'estensione dellaspiaggia, né più né meno di quantoaccade lungo le “pocket beaches"naturali. Anche il ricambio idrico è

cospicuo, a garanzia di favorevolicaratteristiche igienico-ambientali.

La presenza delle scogliere con-sente la vita di una fauna ittica nontrascurabile e l'esercizio della pescaai numerosi dilettanti che in tutto ilcorso dell'anno si dedicano a taleattività. Infine le scogliere stesseforniscono nel periodo estivo un va-lido ridosso per le piccole imbarca-zioni che si affollano lungo ognispiaggia. Il sistema di difesa aspiagge alveolari può essere studiatoponendo particolare attenzione al-

Fig. 3Difesa del litorale di Cavallino

Fig. 4

Fig. 3

Fig. 4Difesa del litorale di Pellestrina

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l'armonico inserimento nel contestonaturale. Esso è abbastanza flessibi-le e pertanto consente uno studioarchitettonico-urbanistico che nevalorizzi la godibilità. Sulla durabi-lità dei ripascimenti artificiali e sul-la loro evoluzione temporale si rife-risce in altra sede. Qui, invece, si èlasciato spazio per valutare l’effica-cia di alcune situazioni tipiche.

L'adozione di sistemi di opere fo-ranee distaccate è consigliata, comeè ben noto, in presenza di attacchiondosi prevalentemente frontali.Sulle indicazioni progettuali di talisistemi esiste una vasta letteraturaanche recente.

Si tratta di una serie di frangifluttiallineati di assegnata lunghezza (B)disposti ad intervalli costanti (G) u-bicati nella surf-zone ad una distan-za (X) dalla riva minore di quelladella zona dei frangenti (Xb) (vedifig. 5).

Per ben assolvere alla funzionedella difesa i frangiflutti devono es-sere di poco emergenti o lievementesommersi (submerged breakwaters).Nella maggior parte dei casi sonorealizzati con massi naturali o arti-ficiali e quindi da considerarsi comestrutture “rigide".

Ciò corrisponde a considerare solo

lievi evoluzioni del paramento dellamantellata per effetto del moto on-doso e cioè condizioni di stabilitàstatica (statically stable structures).Anche quando emergono, tali fran-giflutti consentono la tracimazione(low-crested structures) e quindi1’altezza (R) dalla sommità dell'ope-ra dal medio mare è di poco mag-giore di zero (0.5<R<1.5 m). Così o-perando le azioni dinamiche delmoto ondoso sulla struttura riman-gono contenute. Per la ubicazione eper le discontinuità insite nel siste-ma di difesa il tipo di attacco ondo-so più gravoso e quello del marefrangente accompagnato da corren-ti anche di notevoli intensità inprossimità dei varchi (gap). L’effi-cienza di un siffatto sistema si va-luta in termini di laminazione del-l'energia incidente e quindi in rap-porto all'energia residua del motoondoso che raggiunge la riva ad o-pere realizzate.

Le dissipazione intrinseche alle in-terazioni tra le opere e il moto on-doso incidente, quelle dovute alla e-ventuale tracimazione, i fenomenidi riflessione e di rifrazione ed inmisura maggiore quelli di diffrazio-ne dovuti alle discontinuità insitenei varchi fanno si che, a ridosso

del sistema, si manifestino vistosemodificazioni della spiaggia som-mersa e della linea di riva. La evo-luzione delle forme di fondo origi-narie sono generate essenzialmentedalla distribuzione spaziale dell'at-tenuazione dell’agitazione. I sedi-menti che si depositano dietro lebarriere formano dapprima un bas-sofondo. Quest’ultimo evolve in unaestroflessione della linea di riva(pocket beach) fino a raggiungere e-ventualmente il frangiflutto, for-mando così un tombolo se la di-stanza della scogliera dalla battigiainiziale è circa pari alla lunghezzadella barriera. Nel caso in cui dettadistanza sia molto minore o moltomaggiore della citata lunghezza simanifestano, nell'ordine due tombo-li o nessuno. La formazione dispiaggia emersa dietro i frangifluttiha l’effetto di impedire il transitolungo riva delle correnti litoranee erende ogni barriera funzionalmentesimile ad un ostacolo trasversale ra-dicato alla riva (pennello). La salda-tura dei tomboli alle barriere e pres-soché assente in presenza di fre-quenti tracimazioni.

Con tali premesse la condizionenecessaria per dichiarare in terminiglobali l’efficienza di un siffatto si-

Fig. 5Schema di frangiflutti emersi o sommersi isolati

Fig. 5

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stema di difesa può essere espressaattraverso le seguenti proposizioni:

- si assicuri la finalità del progetto(ad esempio difendere una spiag-gia dall'erosione frontale, proteg-gere una via di comunicazione ouna duna litoranea, impedire l’e-rosione di una falesia, ecc.) ren-dendo incompatibile l'energia re-sidua dei flutti nello specchiod'acqua, protetto con 1’uso dell’a-rea costiera;

- si concili la presenza dalle nuoveconfigurazioni della spiaggia e-mersa e sommersa con la vocazio-ne del paraggio e con le esigenzeambientalistiche della costa;

- si garantisca una durata accetta-bile alle opere attraverso una op-portuna scelta del grado di dan-neggiamento in funzione dellamareggiata di progetto.

La compatibilità tra l’energia resi-dua e la buona utilizzazione dell’a-rea costiera si estrinseca nella valu-tazione in termini quantitativi dei

coefficienti di agitazione a tergo delsistema di difesa. Sembra pertantoutile accennare ai metodi di calcolorelativi e alla loro affidabilità.

La National Association of SeaCoast giapponese suggerisce perl'indice di agitazione I una relazio-ne di tipo generale:

ove con H viene indicata l'altezzad'onda significativa in un punto aridosso e con Hi quella significativaincidente sul sistema.

I coefficienti Kt di trasmissioneattraverso e sulle barriere e Kd didiffrazione dovuta alla presenza deivarchi forniscono gli indici dell'e-nergia di doppia origine che si ri-trova a tergo della difesa.

Si osserva che nel passare dall'in-cidenza ortogonale all'incidenza o-bliqua, a parità di B/G, esiste una ap-prezzabile attenuazione del gradientedi agitazione all' aumentare di B/X.

In altre parole la lunghezza dellabarriera esercita un potere protetti-vo, a parità di ogni altro parametro,

tanto minore quanto più obliquo el'attacco ondoso. Se ne deduce che1’uso di barriere di lunghezza parialla metà della distanza dalla lineadi riva iniziale e da consigliarsi perquei litorali in cui la pendenza deifondali e maggiore (con maggioreprobabilità di attacchi obliqui delmoto ondoso) mentre l'adozione dibarriere più lunghe (di lunghezza u-guale della distanza dalla costa) è daconsigliarsi lì dove la pendenza delfondo è più dolce e l'incidenza delmare è poco diversa dall'ortogonale.

Ricapitolando quanto precede ericordando che l’indice di agitazio-ne I dipende sia dalla trasmissionedell’ energia ondosa incidente sullebarriere, sia dalla penetrazione diessa attraverso varchi, si è dell’av-viso che le barriere emerse, traci-mabili per stati di mare con periododi ritorno stagionale, hanno unafunzione insostituibile e manifesta-no una efficacia soddisfacente conlunghezze brevi e piccole larghezzedei varchi (B/G=3). Sul tema delladurabilità dei ripascimenti artificialisi rimanda, per motivi di spazio, aduna successiva nota.

Bibliografia essenziale

(1) CNR. Progetto finalizzato alla conservazione del suolo. Atlante delle spiagge italiane, S.E.L.C.A., Firenze 1984.

(2) CONSIGLIO SUPERIORE DEI LAVORI PUBBLICI. Istruzioni tecniche per la progettazione e l'esecuzione di opere di prote-zione delle coste in erosione. Giornale del Genio Civile. Fast. 10, 11,12, 1991.

(3) DEAN, R. G. Defence of Shorelines by Structural Approaches-Proceedings of the short course on Design and Reliabilityof Coastal Structures -ICCE 1992, Venezia.

(4) DEAN, R. G. Beach nourishment: Design Principles-Proceedings of the short course on Design and Reliability of Coa-stal Structures -ICCE 1992, Venezia.

(5) BENASSAI, E. et alli. Littoral restoration by means of protected beach nourishment. Recent italian works. Bullettin n°94- 1997 AIPCN. Pic 1997. Venezia, Italy.

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Premessa

Il Lettore noterà certamente chela nostra celebrazione comporta u-no squilibrio di presentazione.

Mentre per il primo secolo, se-condo cinquantennio dell’800 e pri-ma metà del ’900, tratteremo con-giuntamente progressi concettuali esviluppi applicativi, per l’ultimomezzo secolo, quello che sta oragiungendo al termine, ci limiteremoa parlare di studi e di ricerche: unorientamento conforme alla restri-zione inclusa nel titolo. La disconti-nuità di svolgimento che ne derivasi spiega però facilmente se si con-siderano le diverse condizioni am-bientali che vigevano nelle epochetesté definite.

Per quasi cent’anni le costruzionicementizie si sono sviluppate solosui cantieri con criteri quasi esclu-sivamente empirici. Era quindi pra-ticamente impossibile individuareper quei tempi un vero e proprio fi-lone di ricerca, indipendente dallerealizzazioni concrete. Negli ultimicinquant’anni, invece, centri di ri-cerca e laboratori sperimentali han-no svolto un ruolo decisivo, che hainfluito fortemente sull’evoluzione

delle tipologie e delle tecniche co-struttive. La separazione fra i dueaspetti diveniva pertanto possibile,ma risultava molto onerosa, datoche una descrizione anche solo su-perficiale dei progressi conseguitiin campo applicativo avrebbe ri-chiesto almeno un raddoppio dellalunghezza del nostro esposto. Don-de la decisione di tralasciare la de-scrizione delle opere, rinviando gliinteressati ad altre fonti d’informa-zione, quale ad esempio la collezio-ne delle Rivista che ci ospita. Pur-troppo la nostra scelta obbligata haperò un ulteriore conseguenza ne-gativa: l’aridità specialistica dei no-stri ultimi paragrafi. Un inconve-niente di cui chiediamo venia mache non abbiamo potuto evitare.

1. Gli albori (1849-1906)

Nel volume “Cents ans de bétonarmé" pubblicato a Parigi nel 1949,l’Accademico francese Albert Ca-quot osserva che la natura dellamateria che l’uomo riesce a domarecaratterizza le grandi epoche dellastoria del mondo. In questo spiritoegli attribuisce al XIX secolo il me-rito di aver realizzato la sintesi didue sostanze fondamentali: la nuo-va pietra artificiale, durevole e mal-leabile, a base di cemento e l’ac-ciaio filiforme ad alta resistenza ot-tenuto per laminazione. Una asso-ciazione efficacissima già prean-nunciata nel XIX secolo da alcunestrutture realizzate con blocchi dipietra naturale uniti da elementimetallici (Panthéon di Parigi, 1770,fig. 1). In realtà gli iniziatori dellanuova era furono modesti artigiani:Lambot, con una piccola barca in

Centocinquant’anni di studisul cemento armato

DI FRANCO LEVI*

* Professore Emerito di “Scienza delleCostruzioni”, Politecnico di Torino.

Riprodotto con il permesso dell’autoreda «Il secolo del cemento», anno 2000,ed. Pubblicemento srl

La storia del cemento armato viene ripercorsa dai suoi albori nella secondametà dell’ottocento fino ai nostri giorni. I primi cento anni sono raccontatiattraverso i grandi progressi concettuali e gli sviluppi applicativi del materia-le, mentre degli ultimi cinquanta anni, dei quali l’Autore è stato prestigiosoprotagonista, è richiamato il fondamentale contributo delle indagini condotteda centri e laboratori. Nel primo periodo, ricchissimo di realizzazioni, la “culla”dello sviluppo delle costruzioni cementizie è stato essenzialmente il cantiere,con il suo empirismo e senza che vi fosse un vero e proprio filone di ricercaindipendente dalle realizzazioni. Nel secondo periodo, gli studi e le sperimen-tazioni hanno, per contro, svolto un ruolo decisivo che ha influenzato in ma-niera determinante l’evoluzione delle tecniche costruttive e del quadro nor-mativo che si è venuto via via realizzando.

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cemento rinforzata da un graticciometallico (1848), Monier con deivasi da fiori modellati adottandoconcetti analoghi (1849); infineCoignet che, già nel 1847, avevarealizzato l’intera ossatura di unvero e proprio edificio con un gettocementizio. I tre precursori si reserosubito conto delle capacità poten-ziali delle loro invenzioni e tenta-rono di sfruttarne la proprietà in-tellettuale. Lambot presentò la suabarca all’esposizione universale diParigi del 1855 e brevettò un pro-cedimento per la costruzione di so-lai; Coignet realizzò nel 1852 unostabile in cemento armato e depo-sitò numerosi brevetti; infine Mo-nier conseguì numerose privativeche cedette negli anni ‘70 in Ger-mania e in Austria dove, per moltianni, il termine “monierbau" diven-ne sinonimo di “cemento armato".

Bisogna però riconoscere che du-rante la prima fase testé evocatal’aspetto commerciale dello svilup-po dell’associazione ferro-calce-struzzo prevaleva sui problemi tec-nico-scientifici. Fiorivano sistemi eprocedimenti intestati a singoli in-dividui che rivendicavano, oltre a-gli evidenti vantaggi funzionali edesecutivi, la resistenza al fuoco deiloro manufatti. Negli ultimi decen-ni del secolo spiccava poi la figura

carismatica di un grande costrutto-re, il belga Hennebique, che realiz-zava per il tramite di vere e proprieagenzie. Fra le più significative se-gnaliamo il primo ponte ferroviariodi luce 2,40 m (1894), una passerel-la di 15 metri (1896) e, pochi annidopo, il ponte di Pyrimont con trearcate di 54 metri (1905). Tutte o-pere ispirate alla geniale intuizionedell’ideatore.

Assai più lento l’avvio della ri-cerca sistematica. Solo nel 1897vengono iniziate le indagini diConsidère e istituito a Parigi il pri-mo insegnamento tenuto da Rabut.Nel contempo in Germania, Austriae Svizzera, Bauschinger, Bach, Em-perger, Ritter e Moersh gettano lebasi di una vera e propria teoria delcemento armato. Donde la compar-sa nel 1906 delle prime norme te-desche e francesi. Documenti moltoconcisi che si limitano ad estendereal nuovo materiale la teoria dellaflessione fondata sulle ipotesi di ri-sposta elastica e di planeità dellesezioni, con l’aggiunta però delconcetto di partecipazione atto asopperire alla debole e incerta resi-stenza a trazione del conglomeratocementizio. I regolamenti includo-no inoltre prescrizioni sull’ancorag-gio delle armature e sull’impiego disfatte, di cui però non si definisce

chiaramente la funzione. Seguonoalcune regole per l’esecuzione. Po-chi anni più tardi verranno aggiun-ti i modelli di Ritter-Moersch perl’assorbimento degli sforzi di taglio.

Di tale fase primordiale si posso-no sintetizzare come segue le carat-teristiche salienti: netta prevalenzadell’inventiva; impiego di forti per-centuali di armatura (o addiritturadi profilati annegati nel getto) persopperire alla scarsa resistenza atrazione; adozione, per le strutturepiù impegnative, di soluzioni spin-genti nelle quali la presenza dellosforzo normale consente di sfrutta-re meglio le proprietà tipiche delconglomerato. L’insieme di tali cau-tele riduceva a pochi casi isolati gliincidenti occorsi nel periodo di av-vio. Il più grave fu quello del crollodi una passerella costruita nell’areadell’Esposizione universale del1900. Un inizio quindi molto pro-mettente che comportava tuttaviaalcuni vincoli ed eccessivi consumidi materiali.

2. Ulteriori folgoranti sviluppi applicativi (1906 - inizio degli anni 1950)

Un periodo che si estende dall’e-manazione dei primi regolamentialla fondazione delle grandi Asso-

Fig. 1Dessin de Rondelet, Muratura armata delPantheon

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ciazioni internazionali di promo-zione e di ricerca. Un intervallo ditempo molto travagliato per l’inci-denza dei due grandi conflitti mon-diali. Una situazione che favorivale applicazioni, a scapito però deglistudi teorici e sperimentali.

Per descrivere lo stato delle cono-scenze all’epoca di cui trattasi, misia consentito riferirmi a ricorsipersonali. Entrato nel 1933 all’Eco-le centrale di Parigi, una delle pre-stigiose Grandes e Ecoles francesi,scelsi la specialità “costruttore",certamente influenzato dall’incon-tro avuto nell’estate antecedentecome l’ormai celebre Prof. GustavoColonnetti, proprio quando stavoattendendo di conoscere l’esito deldifficile concorso di ammissione. Iprimi contatti con gli insegnamentid’ingegneria civile li ebbi alla finedel primo periodo di studi (1934) enei due anni successivi.

Dopo un corso teorico di scienzadelle costruzioni, interamente fon-dato sulla teoria dell’elasticità echiaramente orientato verso il cal-colo delle costruzioni metalliche,cominciarono le materie applicati-ve: un intero anno dedicato alle o-pere in acciaio; un importante in-segnamento di quella che si chiamaoggi “architettura tecnica", conampi riferimenti alla muratura e al-la pietra; una lunga serie di lezionisui cosiddetti “ouvrages d’art" (fon-dazioni, muri di sostegno, strade,opere marittime e fluviali con im-piego di muratura o di calcestruzzodebolmente armato).

Chiudeva la serie un gruppo diventi lezioni sul cemento armato,tutte imperniate sulle prescrizioniregolamentari, rimaste praticamen-te invariate dai primi anni del se-colo. Sulle grandi opere che stava-no sorgendo proprio nello stessoperiodo, alludo a quelle che stiamoper illustrare, solo pochi cenni, im-prontati però a grande cautela. Undistacco quindi molto forte tra le

realizzazioni dei grandi progettistie la didattica ufficiale.

Prima di delineare le principalitappe del progresso applicativo in-tervenuto nel periodo che stiamo e-saminando, vorrei tuttavia soffer-marmi brevemente su alcuni eventiche hanno fatto storia.

Il primo esempio, già più voltecitato da chi scrive, è l’avventurarocambolesca del ponte del Veurdreprogettato da Freyssinet verso la fi-ne del primo decennio del ’900. Persostituire tre ponti in muratura sul-l’Allier, lunghi circa 250 metri eformati da numerose campate conaltrettante pile in alveo, il giovaneFreyssinet, appena giunto nella se-de locale dei “Ponts et Chaussées",non esita a proporre soluzioni incemento armato costituite da trearchi molto sottili di 70 metri di lu-ce con monta di 1/15%. Per rispet-tare il regolamento recentemente e-manato adotta a malavoglia unasoluzione a tre cerniere che eliminagli effetti termini e riduce le tensio-ni in esercizio. Realizza quindi unacampata sperimentale, impostata suspalle provvisorie collegate da unvero e proprio tirante precompres-so. Inventa inoltre una proceduradi disarmo con martinetti inseritinell’alloggiamento della cerniera dichiave, evitando così le sollecita-zioni trasversali parassite pratica-mente inevitabile all’atto della ri-mozione della centina.

Il suo progetto viene quindi rea-lizzato per la costruzione del primoponte, il Veurdre. Ne scaturisce unastruttura estremamente snella dicui i giornali locali prevedono ilcrollo all’atto del collaudo. Inrealtà tutto scorre liscio e il Nostropuò, nei mesi successivi, covarsi lavista della sua creatura nei suoi girid’ispezione effettuati in bicicletta.L’incantesimo però svanisce di col-po quando Freyssinet si accorgeche il mancorrente dell’impalcatotende ad incurvarsi paurosamente

verso il basso ai lati della cernieradi chiave. Un fenomeno inspiegabi-le: la resistenza del getto è ottima ecresce regolarmente; le spalle e lepile sono ferme e non si notano di-fetti di sorta.

Freyssinet si reca allora a Parigiper consultare gli sperimentatoriche avevano fornito i dati per laredazione del Regolamento del1906 e intuisce che il calcestruzzo,da loro ritenuto elastico, dà luogoin realtà a delle grosse deformazio-ni differite. Al ritorno si rende con-to che la situazione è ormai moltocritica perché l’asse dell’arco si al-lontana sempre più dalla curva del-le pressioni. Bisogna assolutamenteintervenire per evitare un crollo ro-vinoso. Senza avvertire nessuno, sireca quindi sul posto all’alba conpochi operai di fiducia e reintrodu-ce in chiave i martinetti di disarmocon i quali riporta l’arco nella posi-zione iniziale. Li sostituisce quindicon dei cunei che bloccano la cer-niera. In tali condizioni il ponte sicomporterà egregiamente fino albombardamento del 1940.

Altro caso classico: il ponte delRisorgimento costruito a Roma nel1911 con ben cento metri di luce,per molti anni record mondiale.Qui le tensioni calcolate elastica-mente superano ampiamente i limi-ti ammissibili, ma il progettista,Hennebique, intuisce che gli adat-tamenti delle zone più sollecitatemigliorano sostanzialmente il regi-me statico. Ed infatti, dopo quasinovant’anni, il ponte è tuttora inperfetto stato.

Questi due esempi, ed altri che sipotrebbero citare, pongono il pro-blema dell’armonizzazione fra co-noscenza e pratica applicativa. Peril Veurdre la carenza d’informazio-ni sul comportamento del conglo-merato cementizio rischiava di pro-vocare un gravissimo incidente cheavrebbe forse ritardato per decennil’ulteriore evoluzione della nuova

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tecnica costruttiva; il ponte del Ri-sorgimento denota invece l’utilecontributo di una felice intuizione.In ambedue i casi l’arretratezza del-la normativa aveva consentito aiprogettisti di precorrere i tempi. Civollero infatti poi molti decenni perspiegare i fenomeni evidenziati: lateoria visco-elastica prese corpocon lo stesso Freyssinet (Plougastel1930), con Glanville e Dischingernegli anni 40 e con alcuni nostrisuggerimenti formulati dopo il1950; analogamente lo studio deglieffetti di adattamenti non lineari fuaffrontato solo poco prima deglianni 40 da Colonnetti, Danusso edaltri e, ancor oggi, noi partecipiamoal suo definitivo assestamento. Sor-ge allora una domanda spontanea:si sarebbe dovuto attendere così alungo per concepire grandi opereinnovative come quelle da noi cita-te a titolo di esempio?

La risposta è ovviamente negati-va. Non vi è dubbio però che slancie cautele debbano andare di paripasso, facendo fiducia ai grandi co-struttori, ma tenendo sotto attentocontrollo le loro innovazioni. E talefondamentale concetto, valido aitempi eroici del cemento armato,dovrà essere tenuto presente anchenegli anni a venire sottoponendo averifiche molto severe l’introduzio-ne operativa degli innumerevolimateriali nuovi che stanno compa-rendo sul mercato.

Un tema sul quale torneremo altermine della nostra trattazione.Vorrei ora testimoniare la prorom-pente affermazione del cemento ar-mato nel secondo cinquantenniodella sua storia presentando una se-rie di esempi particolarmente e-spressivi.

Preciso che la scelta rispetta in li-nea di massima l’ordine cronologi-co e si riferisce ai progressi com-piuti in vari campi di applicazionein un gran numero di Paesi indu-strializzati.

Fra i progressi più significativi e-videnziati dalle opere presentate se-gnaliamo in particolare:- l’impiego del calcestruzzo faccia a

vista e lo sfruttamento formaledella conformazione del getto(fig. 2);

- l’avvento dei vibratori per l’asse-stamento del conglomerato ce-mentizio (Hangar di Orly del1924);

- evoluzione della tecnica di fab-bricazione e di collocamento delle

grandi centine (La Caille; Plouga-stel);

- prime prove sulla deformazionevisco-elastica del conglomerato(Plougastel);

- scheda statico originale dei pontiNielsen;

- sfruttamento dell’autoportanzadelle volte (Recoletos);

- uso del cemento armato nei gran-di ponti ferriviari (Berna);

- prove su modelli e, successiva-mente, prefabbricazione (Nervi);

- prefabbricazione con elementi inferrocemento (Nervi).

Fra le innovazioni cui non corri-spondono illustrazioni citiamo inol-tre:- il calcestruzzo cerchiato (Considè-

re 1900);- il già citato disarmo degli archi

con l’uso di martinetti (Le Veur-dre, Plougastel);

- le semi-articolazioni in cementoarmato (Mesnager 1907);

- le prime applicazioni della pre-compressione (Freyssinet 1930).

Fig. 2A. Perret, Théatre des Champs Elyseès,

Parigi, 1911. Prima applicazione architettonica del cemento armato

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3. Conseguimento della suprema-zia fra le tecniche costruttive;ampliamento e sintesi delle co-noscenze tecniche e sperimen-tali; precompressione; prefab-bricazione. Altri argomenti og-getto di norme europee (1950ad oggi)

L’estensione dell’intestazione diquesto paragrafo sta a dimostrareche l’ultimo cinquantennio di cui siapprestiamo a delineare la storiapuò a buon diritto fregiarsi del ti-tolo di periodo aureo del cementoarmato.

Avendo già fatto cenno alle dueinnovazioni caratterizzate dal pre-fisso “Pre", precompresso e prefab-bricazione, che denotano l’adozio-ne di procedimenti estranei allatradizione del cantiere, ne rinviere-mo la trattazione ai successivi pa-ragrafi. Riteniamo infatti che l’a-spetto fondamentale dell’evoluzio-ne avvenuta negli ultimi decennisia l’introduzione sistematica, nelcampo delle costruzioni cementizie,della ricerca scientifica e il trasferi-mento nella pratica corrente dei ri-sultati via via conseguiti.

3.1 Cinquant’anni di studi teorici e sperimentaliLa necessità di un approfondi-

mento sistematico delle conoscenzesul cemento armato è stata recepitain Europa nel periodo di ricostru-zione postbellica degli anni cin-quanta. Per quanto possa sembraresorprendente, si deve ammettereche l’iniziativa di creare un organi-smo atto a promuovere le indagininon fu l’opera di studiosi del setto-re. Fu un costruttore illuminato,André Balency Béarn, appena elet-to presidente della Chambre Syndi-cale francese, già ben nota per ilsuo contributo nella fase primor-diale della nuova tecnica, a creare,una Associazione Internazionaleincaricata di armonizzare i criteri

discordanti che stavano afferman-dosi nei vari Paesi.

Dovendo operare con la sua im-presa in molte nazioni europee edextra europee, Balency era infattidisorientato dal vedere le tensioniammissibili variare dal semplice aldoppio ai due lati di una frontiera,dal constatare che taluni suggeri-vano di adottare armature di picco-lo diametro, altri esattamente l’op-posto.

Analoghi i contrasti sulle verifi-che a flessione e taglio, sulle regoleinerenti all’instabilità, sulle defor-mazioni ammissibili e sulle disposi-zioni costruttive. Una vera torre diBabele, particolarmente allarmanteper chi doveva assumere la respon-sabilità di costruzioni sempre piùimpegnative.

Nacque così nel 1953 il ComitatoEuropeo del Cemento Armato (Ceb)al quale aderirono subito una ven-tina di Paesi. Con molta chiaroveg-genza il fondatore si preoccupòtuttavia d’imporre che le rappre-sentanze nazionali fossero compo-ste in modo equilibrato da espo-nenti dei vari settori interessati: co-struttori, studiosi e progettisti. Pro-prio nello stesso periodo altre ini-ziative portavano alla creazionedella Fip (Fédération Internationalede la Précontrainte) il cui fine eradi promuovere e di tenere sottocontrollo l’evoluzione della nascen-te tecnica innovativa del cementoarmato precompresso.

Sarebbe fuori luogo proporci inquesta sede di redigere una storiaesauriente dei due grandi Organi-smi. Ci limiteremo quindi ad evo-care lo spirito che li animava e letappe salienti del lavoro da essicompiuto. Insisteremo tuttavia piùa lungo sul contributo del Ceb cheè sempre stato l’ispiratore delle ini-ziative più importanti adottando,per gli oltre quarant’anni della suastoria, una metodologia operativaoriginale e proficua.

Il nostro primo spunto sarà dirievocare i semplicissimi orienta-menti con i quali lo scrivente, as-sumendo nel 1957 la successione diBalency, sintetizzava compiti e pro-cedure operative del Ceb. “Gli spe-cialisti del principale materiale dacostruzione utilizzato in Europa de-vono coordinare le loro idee e i lo-ro metodi di lavoro. Se il Comitatonon esistesse, bisognerebbe inven-tarlo". “Per giungere ad un Regola-mento Europeo, si dovranno svi-luppare prima di tutto le conoscen-ze teoriche, unica base sicura perun accordo duraturo".

“Aspetti teorici e problemi appli-cativi non potranno essere risoltiinsieme e con gli stessi strumenti".

“Per sviluppare la teoria del ce-mento armato, dovremo collabora-re con gli Organismi internazionaliaffini al nostro".

“Potremo progredire solo gra-dualmente, formulando via viaconclusioni provvisorie che faran-no oggetto di revisioni periodiche".

Questi concetti che ispiravano lostretto controllo che il Consiglio diPresidenza esercitava sull’operatodei Gruppi di lavoro creati nei varicampi di ricerca. Un controllo nonsolo scientifico ma anche moltoconcreto per evitare inutili divulga-zioni e, anche, per garantire un ef-ficace coordinamento delle iniziati-ve in corso.

Orientamenti non molto diversi sifacevano strada nei primi Congressidella Fip (Amsterdam, 1955, Berli-no, 1958).

Un ulteriore incoraggiamentopragmatico scaturiva da un incon-tro fra una parte del Consiglio delCeb e un folto gruppo di ricercatoriRussi di alto livello, quali Gvozder,Strelesky, Rjanitzin e molti altri,svoltosi a Mosca nel dicembre1958. In tale convegno veniva, perla prima volta, chiaramente enun-ciato il concetto di “Stato limite".

Si deve però ammettere che que-

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sti incoraggianti preliminari tarda-vano a tradursi in accordi concreti.Ne sia prova il “Manifesto" formu-lato nel corso della Sessione Ceb diVienna del 1959 da una “fronda" dipartecipanti: “I costruttori e gli in-gegneri civili rinnovano l’auspicioche il Ceb stabilisca delle regolepratiche di facile attuazione, anchea costo d’incrementare la sicurezzarichiesta. Tali regole verranno per-fezionate quando i risultati delle ri-cerche lo consentiranno".

Seguiva una lunga serie di firmeprestigiose: Brice, Lebelle, Paduard,Esquillan, Moenaert, Torroja, A-raujo, Thomas, Tokoz, Chambaud,Steinmann, Zambetakis, Soretz.Mancavano logicamente i nomi diLevi e del Segretario Generale Sail-lard, destinatari dell’appello. Maanche quelli di un gruppo di stu-diosi quali Ruesch, Baker, Haas,Wastlund, Hilleborg, e altri, forsepoco convinti da rivendicazionigiudicate troppo semplicistiche. Unpasso importante nell’attuazionedei principi a noi evocati all’iniziodel nostro mandato, e da tutti ac-cettati senza discussione, venivaperò compiuto nel 1960 al Con-gresso Iabse di Stoccolma: la crea-zione di un Comitato di Collega-mento fra tutte le grandi Associa-zioni d’Ingegneria Civile. Una ini-ziativa del Ceb, varata dopo labo-riosissime discussioni con l’Asso-

ciazione ospitante, che ha consen-tito l’istituzione di un fruttuosoluogo d’incontro e di scambi scien-tifici che sussiste tuttora.

Tali le premesse degli sviluppiconoscitivi realizzati, prima dal Ceboperante in proprio, poi in collabo-razione con la Fip; più avanti, nel-l’ambito di un accordo esteso a tut-te le altre Associazioni d’ingegneriacivile esistenti in campo europeo.

Le tappe salienti del lavoro com-piuto sono segnate dall’emanazionedi quattro grandi proposte di Nor-me:- Le prime Raccomandazioni Ceb

pubblicate nel periodo 1962-1964, tradotte quasi subito in do-dici lingue e adottate dall’Unescoper la divulgazione nei Paesi invia di sviluppo.

- La seconda edizione delle Racco-mandazioni intestate al binomioCeb-Fip in quanto estese al ce-mento armato precompresso.(1970).

- Il Model Code Ceb-Fip dal 1978,concepito nel quadro di una seriedi analoghi documenti preparatidalle Associazioni affini operantiper le costruzioni metalliche, perle strutture composite in acciaio ecalcestruzzo, per la muratura eper il legno. La collana compren-deva anche un volume prelimina-re dedicato ai problemi attinentialla sicurezza preparato sotto l’e-

gida del Ceb. L’insieme di taliprototipi di Codici fu poi assuntoall’inizio degli anni ottanta dallaComunità Europea quale base perla redazione degli Eurocodici.

- Infine il Model Code 90, di nuovofrutto di un lavoro comune Ceb-Fip. Un elaborato da considerarsicome la sintesi degli studi com-piuti contemporaneamente allelaboriose discussioni che segna-vano la gestazione dell’Eurocodi-ce sul cemento armato e chiara-mente orientato a sostenere i suc-cessi aggiornamenti.Per completare il quadro dell’atti-

vità svolta dalle due Associazioniche hanno contribuito al progressodelle costruzioni cementizie, dovre-mo anche segnalare le pubblicazio-ni nelle quali venivano divulgati irapporti sull’attività delle Commis-sioni di lavoro.

Nei quarantadue anni compresifra il 1957 e il 1998, il Ceb ha pro-dotto 243 bollettini, la Fip alcunedecine di Raccomandazioni o Guidedi buona pratica. Una parte di que-sti documenti costituivano la baseper la redazione delle Raccomanda-zioni o Model Codes. Altri forma-vano vere e proprie bozze di normeriferite ad argomenti specifici op-pure costituivano dei Manuali diapplicazione atti a facilitare l’usodelle norme proposte.

Anche in questo caso dovremo

Fig. 3A. Caquot, Ponte della Caille, 1928 luce

137,5 m, freccia 28,3 m. Record mondiale1928-1930.

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contemperare l’estensione della no-stra presentazione con i limiti dispazio di cui possiamo disporre. Ciaccontenteremo pertanto di sunteg-giare gli aspetti più innovativi con-tenuti nei quattro documenti princi-pali e di enumerare i temi trattatinelle più importanti pubblicazionispecifiche.

3.1.1 Raccomandazioni Ceb 1962-1964

Introduzione del metodo di verifi-ca denominato “semi-probabilisticoagli stati limite".

Accettazione del calcolo non li-neare delle sollecitazioni, con riferi-mento all’impostazione teorica delproblema (generalizzazione dell’e-quazione di Müller Breslau comeproposto dal Colonnetti) e accetta-zione temporanea di metodi appros-simati (ridistribuzioni). Estensionealle piastre per le quali si ammette,entro certi limiti, l’applicazione del-la teoria delle linee di rottura. UnAllegato alle Raccomandazioni,pubblicato dopo alcuni anni, forniràregole dettagliate per la verifica del-le piastre con il metodo plastico etre metodi approssimati per il calco-lo non lineare delle costruzioni for-mate da elementi prismatici.

Verifiche a rottura per flessionetenendo conto delle effettive leggidi deformazione dei materiali e del-

la riduzione della resistenza in pre-senza di carichi prolungati propostada Ruesch. Metodi semplificati. Re-gole per la definizione dell’ala col-laborante delle travi a T e per laportanza dei pilastri cerchiati.

Verifiche d’instabilità delle donnee delle lastre con aggiunta di unmetodo complementare.

Verifica delle azioni taglianti conla “regola delle cuciture". Estensioneall’anima delle travi per le quali sitiene conto di una resistenza addi-zionale per contributo del calce-struzzo.

Enunciazione dei principi relativiall’aderenza e all’ancoraggio dellearmature. Verifiche delle travi fon-date sulla traslazione del diagram-ma dei momenti per coprire l’effettodel taglio.

Prime regole approssimate per laverifica a torsione.

Prime indicazioni orientative peril controllo della fessurazione e del-la deformazione (tenendo conto de-gli effetti viscosi).

Regole per la disposizione dellearmature e per l’esecuzione.

Basta confrontare l’elenco som-mario testé riportato con lo scarnocontenuto delle norme ancora in vi-gore nei vari Paesi negli anni ’60per rendersi conto dei progressi de-cisivi compiuti dal Ceb in meno didieci anni.

3.1.2 Raccomandazioni Ceb-Fip del 1970, estese al cemento armato precompresso

Le principali aggiunte rispetto allaprima edizione riguardano:

La definizione di quattro classi diverifica collegate al grado di prote-zione nei riguardi della fessurazione(tenuto conto degli effetti della pre-compressione).

Proprietà degli acciai di precom-pressione con particolare riferimen-to al rilassamento della pre-tensio-ne.

Introduzione del diagramma sforzideformazioni di Sargin per il calce-struzzo e miglioramento dei datisulle deformazioni differite.

Definizione dei valori caratteristicidella precompressione; calcolo delleperdite di tensione e degli effetti diattrito; limitazione delle tensioniammissibili nelle varie fasi e valoridi calcolo per lo stato ultimo; regoleper la protezione degli acciai.

Definizione dei campi di verificain presenza di sforzi normali.

Nuova espressione del momentocomplementare nelle verifiche d’in-stabilità; estensione alla flessionedeviata. Controllo della fessurazionecon riferimento alla percentuale diarmatura, al diametro dei ferri e allatensione agente.

Evoluzione delle verifiche a taglioe torsione.

Fig. 4P.L. Nervi, Stadio Comunale di Firenze,

1929-32.

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Verifiche delle zone di ancoraggiodelle armature pretese.

Gli aspetti tipici dell’evoluzioneintervenuta fra la prima e la secon-da edizione delle Raccomandazionipossono compendiarsi come segue:

Ufficializzazione del cemento ar-mato precompresso considerato co-me un normale sviluppo delle mo-dalità di associazione fra acciaio ecalcestruzzo.

Miglioramento graduale dei meto-di di verifica.

Attribuzione di un maggior rilievoagli effetti della fessurazione e allasua influenza sulla durabilità delleopere. Si vedrà tuttavia che, neglianni successivi, tale orientamentosubirà un radicale mutamento inquanto ulteriori indagini dimostre-ranno la prevalenza, ai fini dellaprotezione dell’armatura, di altrifattori quali: condizioni di esposi-zione, qualità del calcestruzzo, spes-sore del ricoprimento.

3.1.3 Model Code Ceb-Fip del 1978e conseguente Eurocodice 2

Ci limiteremo, anche in questo ca-so, ad evidenziare le principali in-novazioni rispetto alle Raccoman-dazioni del 1970.

Affinamento delle formule di veri-fica, dei fattori di sicurezza applica-bili alle azioni e dei valori rappre-sentativi di combinazione (con rife-rimento all’Eurocodice sicurezza).

Analisi. Adozione di quattro ap-procci: lineare, lineare con ridistri-buzione, non lineare, plastico e de-finizione dei campi di applicazione.Appendici specifiche per la presa inconto degli effetti delle deformazio-ni funzione del tempo, il calcolonon lineare e le verifiche plastichedelle piastre, l’instabilità dei telai eper il calcolo delle deformazioni.

Definizione di classi di resistenzadel conglomerato. Approfondimentodei dati sulle deformazioni differite.Prescrizioni attinenti alla duttilitàdegli acciai, all’aderenza, alle classi

di rilassamento e alla saldabilità.Definizione di classi ambientali

quale base dei controlli di durabi-lità. Norme sul ricoprimento degliacciai. Riferimento a norme specifi-che per la qualità del conglomerato.

Capitolo specifico sulla precom-pressione.

Taglio. Verifica delle travi non ar-mate a taglio. Per i casi usuali, so-stanziosi progressi derivanti dallapresa in conto del funzionamento i-perstatico del traliccio resistente.Verifiche separate per acciaio e cal-cestruzzo. In particolare, per que-st’ultimo, si tiene conto dell’even-tuale presenza di uno sforzo norma-le che può provocare una rotturafragile. Alternativa tra metodo clas-sico col termine di resistenza com-plementare attribuita al conglome-rato e procedimento avanzato coninclinazione variabile delle biellecompresse desunto dalla teoria delleplasticità.

Torsione. Estensione del metodocon inclinazione variabile delle biel-le. Regole per la combinazione consforzo normale e taglio.

Punzonamento. Capitolo molto e-laborato, interamente innovativo.

Instabilità. Chiara distinzione fratelai controventati e non. Presa inconto delle imperfezioni. Metodisemplificati per le colonne (colonnamodello). Estensione alla flessionebiassiale e alle travi snelle. In ap-pendice, indicazioni per la presa inconto delle deformazioni differite.

Per la fessurazione: alternativa frametodo di verifica diretta e calcolodelle aperture. Chiara distinzione fraeffetti di deformazioni impresse e diforze. Formule per il tension-stiffe-ning. Per lo stato limite di deforma-zione: metodi tabellari e procedi-menti approssimati di calcolo (inAppendice).

Disposizioni delle armature. Am-pio capitolo fondato su ricerche ap-profondite e, per le zone singolari,sul metodo “ties and struts".

Tale lungo elenco sottolinea l’im-portanza dei progressi realizzati ne-gli anni ’70 e attesta il consegui-mento, dopo venticinque anni diapprofondite ricerche teoriche esperimentali, di un grado di matu-rità meritevole di riconoscimento insede comunitaria.

3.1.4 Model Code Ceb-Fip del 1990Una analisi dettagliata di questo

ponderoso documento ci porterebbea superare l’estensione che possia-mo assegnare al nostro articolo. Cilimiteremo pertanto a citare i passisalienti dell’Introduzione nella qualeil prof. Tassios, che aveva assuntol’onerosissimo compito di presidentedel Comitato di Redazione, elenca ipunti più innovativi. Scriveva Tas-sios: “Il presente documento sinte-tizza gli sviluppi scientifici e tecnicidell’ultimo decennio". “In virtù delsuo carattere internazionale questoModel Code è più esteso della mag-gior parte dei regolamenti vigenti.

Poiché esso è anche un modello dicodice esso contiene ulteriori detta-gli destinati ad aiutare i redattori deiCodici nazionali nelle semplificazio-ni che essi devono introdurre per ri-spettare i vincoli cui devono sotto-stare. “I capitoli 1-3 costituiscono u-na banca-dati sia per il progettistache per chi si proponga di compiereulteriori approfondimenti".Rispondono a quest’ultima defini-zione i seguenti “modelli generali"proposti nel terzo capitolo:1. Correlazione fra tensione di ade-

renza e movimento relativi fraacciaio e calcestruzzo (slip-bond).

2. Effetti di tension-stiffening.3. Effetti di compressione localizza-

ta.4. Risposta del conglomerato in re-

gime biassiale.5. Effetti di confinamento realizza-

to con armature metalliche.6. Correlazione momento-curvatu-

ra.

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7. Capacità ultima di rotazione ne-gli elementi inflessi.

8. Rigidezza torsionale.9. Attrito fra superfici di calce-

struzzo.10.Effetto spinotto.

Altre importanti proposte innova-tive sono contenute nel capitolo 2.1che fornisce una descrizione esau-riente delle proprietà del conglome-rato cementizio e nei capitoli 1.5 e8 dedicati ai problemi di durabilità.

Sta di fatto che il Model Code 90ha costituito, e costituisce tuttora, ilfondamento dei programmi di ricer-ca, prima del Ceb e della Fip, poidella “fib" scaturita nel 1998 dallaloro fusione. La “fib" sta inoltrepubblicando un “text book" desti-nato a facilitarne la pratica applica-zione da parte dei progettisti.

3.1.5 Raccomandazioni, Guide, Manuali

Elenchiamo i più importanti do-cumenti complementari prodottidalle due Associazioni.

3.1.5.1. Principali contributi del Ceb

Bollettino 120 - Manuale sul cal-cestruzzo leggero (1972);

Bollettino 121 - Manuale sul cal-cestruzzo prodotto in autoclave(1977);

Bollettino 152 - Sulla durabilitàdelle costruzioni in calcestruzzo (incollaborazione con la Rilem) (1983);

Bollettini 131, 132, 133, 149, 160,160bis, 165 - Documenti preparato-ri sfociati nella redazione del ModelCode per la progettazione antisismi-ca (1985);

Bollettino 166 - Guida al calce-struzzo durevole (1985);

Bollettino 142 e 199 - Rispostanel tempo del calcestruzzo (1985);

Bollettino 208 - Progettazioneantincendio (1991).

Otteniamo per brevità numerosistudi particolari (vibrazioni, fatica,ecc.) per i quali ci si potrà riferire

all’elenco che figura al termine deisingoli Bollettini.

3.1.5.2 Pubblicazioni FipLa Fip ha pubblicato più di qua-

ranta documenti denominati “Guidepratiche" o “Raccomandazioni" chesi riferiscono ai più importanti pro-blemi riguardanti, prima le sole co-struzioni precompresse, poi, dopoun allargamento del campo di azio-ne dell’Associazione, tutti gli aspettidello sviluppo applicativo delle co-struzioni cementizie.

I temi più importanti riguardano:- Accettazione dei sistemi di pre-

compressione;- Protezione delle armature pretese

interne al getto;- Protezione delle armature “un-

bonded";- Raccomandazioni per la costru-

zione di particolari tipologie: la-stre piane anche con armatureunbonded, solai alveolari, struttu-re a pareti sottili, platee di fonda-zione, costruzione off-shore, bat-telli in calcestruzzo, edifici antisi-smici, ancoraggi al terreno;

- Qualificazione delle imprese e deifornitori.Quasi tutte le Raccomandazioni

più recenti costituiscono l’aggiorna-mento e l’integrazione di antece-denti Guide pratiche spesso pubbli-cate in varie edizioni. In taluni casiperò le “Guide" non si sono tradottein vere e proprie norme. Ciò vale inparticolare per le strutture di conte-nimento, le costruzioni nei pass.caldi, le cautele da assumere nellapost-tensione, la manutenzione, l’i-niezione di cavi verticali, l’attrito dicontatto fra elementi prefabbricati,la demolizione di elementi precom-pressi, la maturazione a vapore, leapplicazioni di carattere architetto-nico, le strutture composte, la co-struzione a conci, la resistenza allealte temperature. Una citazione par-ticolare meritano invece le Racco-mandazioni per la pratica proget-

tuale del cemento armato normale oprecompresso. Un contributo chetrova riscontro nelle più recentinormative internazionali.

3.2 Il cemento armato precompresso

Gli insegnamenti di Colonnetti cihanno convinti che la migliore de-finizione della precompressione siaquella di considerarla come la tec-nica “degli stati di coazione artifi-ciali". Aggiuntiamo però che glistati di coazione creati mediantepre-tensione, e successivo bloccag-gio sul conglomerato, hanno la par-ticolarità di racchiudere una elevataqualità di energia potenziale chesubisce variazioni relativamente li-mitate per le successive perdite ditensione. Donde la possibilità di as-similare lo stato di equilibrio finaleraggiunto a quello dato da forzeconcentrate sugli ancoraggi e distri-buite lungo il percorso curvilineodelle armature.

Non vi è alcun dubbio che la pre-compressione, artificio tradizionaledegli artigiani di tempi lontani, siastata trasformata in una vera e pro-pria tecnica da Freyssinet, anche sesi deve ammettere che il geniale in-ventore non abbia potuto recepiresin dall’inizio problemi e difficoltàche la sua creazione avrebbe poidovuto superare. Abbiamo già fattocenno alla prima applicazione con-creta realizzata dallo stesso inven-tore: il tirante pre-compresso conarmatura esterna dell’arcata speri-mentale del ponte del Veurdre. Ilpasso successivo fu il deposito delprimo brevetto nel 1928. Dopo taledata i progressi furono rapidissimi.Per evidenziarli ci limitiamo a ri-produrre uno dei cinque pinti sullaMarna di 74 metri di luce realizzatinell’immediato secondo dopoguerra.

Ai giorni nostri la precompressio-ne è ormai una tecnica pienamenteaffermata nelle sue tre forme tradi-zionali:

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27NOTE PROFESSIONALI

- pre tensione, per lo più realizzatain stabilimento su lunghi banchi;

- post tensione, con cavi interni i-niettati;

- post tensione con cavi esterni.Più che rievocare nozioni ormai

ben note, ci sembra dunque oppor-tuno elencare i principali argomen-ti sui quali si discute tuttora.

Ciascuna delle metodologie elen-cate pone dei problemi.

Nel campo delle strutture ad ar-mature aderenti (per lo più rettili-nee) le principali incertezze riguar-dano le zone di ancoraggio: lun-ghezza del tratto di trasmissione,risposta di tale zona ai carichi ci-clici, rischi di distacco del ricopri-mento, in particolare in caso d’in-cendio, problemi di assemblaggioin opera degli elementi, difficoltàdi riparazione in caso di danneg-giamento, limitata resistenza al ta-glio. Ciò non impedisce al cementoarmato precompresso realizzato per

pre-tensione di costituire una solu-zione irrinunciabile nelle costruzio-ni prefabbricate. Se si opera in am-biente temperato si può anche evi-tare la maturazione a vapore conl’uso di appositi additivi. Per le tra-vi post-tese con cavi interni ilmaggior problema è la qualità del-l’iniezione. Dopo un periodo diproibizione, provocato da incidentiper cattiva esecuzione, la Gran Bre-tagna ha riammesso il procedimen-to, imponendo però che l’iniezionesia realizzata sotto vuoto e che icavi siano predisposti entro guainedi plastica. Si evitano così anche ipericolosi effetti elettrochimici alcontatto con le guaine metalliche.E’ probabile che tali prescrizionisiano rapidamente adottate ovun-que. Altri problemi riguardano lacorrosione sotto sforzo delle arma-ture di grosso diametro. Anche inquesto caso sono ora disponibili re-gole di protezione adeguate. E’ tut-

tavia probabile che vengano fissatilimiti più severi alla resistenza e aitassi di lavoro.

Infine, per le costruzioni con caviesterni, per le quali le modalità diprotezione sembrano ormai conso-lidate, sussistano alcune incertezzeriguardanti lo scarso sfruttamentodell’acciaio allo stato ultimo e ilcomportamento a taglio e a torsio-ne delle strutture realizzate a concisenza armatura passante.

3.3. La prefabbricazioneAnche questa “invenzione", svi-

luppatasi impetuosamente nell’ulti-mo cinquantennio, costituisce inrealtà la trasformazione industrialedi antichi metodi tradizionali. In uncerto senso il mattone è infatti unelemento prefabbricato. Più che diuna scoperta si deve quindi parlaredi una spettacolare evoluzione. Nelcampo dei materiali non metallicisi è passati dal laterizio al cemento

Fig. 5 Ponte ferroviario a Berna, 1937,1940, luce 150 m.

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NOTE PROFESSIONALI28

armato, poi al cemento armato pre-compresso. Donde un aumento im-pressionante delle dimensione edelle portanze e quindi anche deicampi di applicazione.

Già nell’intervallo fra i due con-flitti mondiali la produzione in se-rie di travetti in laterizio o in ce-mento armato aveva assunto im-portanza non trascurabile. Analogala situazione per le recinzioni e itubi. Con tali premesse, nel 1945,in presenza di una eccezionale ri-chiesta del mercato, il ricorso allaprefabbricazione costituiva un pas-so obbligato.

Chi scrive ricorda di aver orga-nizzato a Milano nel 1946, perconto del Consiglio Nazionale delleRicerche, una mostra destinata adillustrare le risorse disponibili sulmercato. Nello stesso periodo invari Paesi, fra cui la Gran Bretagna,si pensò di trasformare fabbriche diaerei in catene di montaggio di ele-menti per l’edilizia (ovviamentenon in muratura o in calcestruzzo).I primi grandi sviluppi si ebberotuttavia nel campo degli edifici incemento armato destinati ad appli-cazioni industriali, commerciali e aimanufatti stradali o ferroviari.

Poi, sotto l’influenza degli orien-tamenti che si affermavano neiPaesi dell’Est, si passò all’edilizia a-

bitativa realizzata mediante assem-blaggio di grandi panelli. Alle co-struzioni a pennelli portanti il Cebdedicò un allegato alle Raccoman-dazioni del 1964. Il procedimento,ampiamente diffuso negli anni ‘60e ‘70 in Francia e in Italia, fu poiabbandonato in quanto i costruttorigiudicarono che i vantaggi sui tem-pi di costruzioni e sui costi non co-pensavano le inevitabili remore ar-chitettoniche e funzionali. Ciò mal-grado, l’uso di elementi prefabbri-cati ha conservato, anche in campoedile, ma grandissima diffusione,per la realizzazione di componentiassociati a getti eseguiti in opera.Alludiamo ad esempio ai solai, allecoperture, ai pannelli di facciata,alle strutture di fondazione.

La nostra trattazione de tema sa-rebbe tuttavia gravemente carentese non accennassimo, almeno disfuggita alle norme inerenti allecostruzioni prefabbricate. Anche inquesto campo esiste un Eurocodiceprovvisorio; l’allegato 1-3 al docu-mento intitolato “Regole generali eregole per gli edifici". Ne sunteg-giamo brevemente il contenuto,con particolare riguardo alle novitàintrodotte rispetto al documento dibase.a) Aspetti specifici di particolare

importanza: connessioni, arma-

ture di giunti e appoggi, sicu-rezza nelle fasi transitorie.

b) Esigenze fondamentali: incate-namenti periferici; intermedi everticali; sorveglianza e sostitu-zione di elementi danneggiati.

c) Proprietà dei materiali e azioni:resistenza del conglomerato nel-le fasi intermedie; effetti dina-mici di trasporto e montaggio;ritocco dei fattori parziali.

d) Analisi: giunti, presa in contodell’attrito, movimenti relativi.

e) Tipologie strutturali: telai con esenza controventamenti; irrigi-dimento mediante pannelli por-tanti; diaframmi orizzontali; as-semblaggi di celle.

f) Metodi di calcolo: continuitànelle giunzioni; giunti fra ele-menti affiancati; vincoli nonconsiderati nel calcolo globale;giunti di metà altezza; riferi-mento a norme di prodotto.

g) Regole particolari per la pre-compressione: valori caratteri-stici.

h) Materiali per connessioni: cusci-netti; agganci.

i) Predisposizioni per la durabilità:qualità dei getti e controlli; ri-duzione dei ricoprimenti; arma-ture protette.

j) Verifica delle zone di ancorag-gio.

Fig. 6P.L. Nervi, Aviorimessa 100x40x8, 1935.

Prove su modelli.

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29NOTE PROFESSIONALI

k) Verifiche locali: taglio; torsione;giunti inflessi e tesi; giunti dicompressione e taglio.

l) Elementi strutturali particolari:pareti e relativi giunzioni: pan-nelli sandwich; plinti e tasca.

3.4 Altri argomenti oggetto dellenormative europee

Citeremo solo i documenti facentiparte inizialmente della classe A, o-ra presentati informa di “Eurocodi-ci". Lasceremo invece da parte leRaccomandazioni di tipo B, ora de-nominate “Norme di prodotto".

L’edizione definitiva degli Euro-codici sul cemento armato, desi-gnati con la sigla 1992, prevede laseguente presentazione:

EN 1992 - 1 nel quale sarannoincluse le antiche norme provviso-rie;

ENV 1992 1.1 Norme generali enorme per gli edifici;

ENV 1992 1.3 Strutture prefab-bricate;

ENV 1992 1.4 Calcestruzzo leg-gero;

ENV 1992 1.5 Precompressionecon cavi non aderenti;

ENV 1992 1.6 Calcestruzzo nonarmato:

ENV 1992 3 FondazioniSaranno presentate separatamen-

te:ENV 1992 1.2 Resistenza all’in-

cendio;ENV 1992 2 Ponti;ENV 1992 4 Strutture di conteni-

mento;ENV 1992 5 Costruzioni maritti-

me.Ci asterremo dall’analizzare in

dettaglio il contenuto dei numerosielaborati citati. Abbiamo tuttaviaritenuto utile riportarne l’elencoper evidenziare la vastità e lo spes-sore dello sforzo internazionale disintesi compiuto negli ultimi de-cenni e anche per additare ai re-sponsabili della formazione dei fu-turi ingegneri gli argomenti che

dovranno far oggetto, sia dei Corsiuniversitari, sia dei successivi, indi-spensabili, Corsi di formazione per-manente.

4. Incidenza del progresso conoscitivo

Al termine di un’ampia esposizio-ne delle acquisizioni teoriche e spe-rimentali conseguite nel secondocinquantennio del XX secolo po-trebbe sembrare opportuno, comeper i periodi antecedenti, illustrarecon esempi concreti le ricadute deirisultati conseguiti sul piano appli-cativo. Così facendo noi saremmoperò inevitabilmente portati a rea-lizzare una modestissima duplica-zione dell’opera divulgativa chequesta stessa Rivista compie congrande successo da alcuni decenni.Meglio quindi adottare una solu-zione molto meno impegnativa: li-mitarci cioè a rispondere in qual-che modo alla domanda spontaneadi un Lettore che voglia rendersiconto della portata pratica dei pro-gressi sintetizzati nelle Norme. Atal fine ci riferiremo ad alcuni e-sempi concreti, per lo più ricavatidalla nostra personale esperienza,che classificheremo seguendo l’or-dine dell’indice dell’Eurocodice1992 - 1. Per ovvie ragioni di riser-vatezza, eviteremo di fornire indi-cazioni che consentano d’indivi-duare le opere citate.a) Basi del progetto

Molti dubbi sono stati espressisull’equivalenza dei margini di si-curezza garantiti allo stato ultimodell’applicazione del metodo semi-probabilistico alle costruzioni iso-statiche o a quelle iperstatiche. In-dagini statistiche di livello superio-re presentate in una pubblicazionerecente dimostrano invece che l’or-dine di grandezza delle probabilitàdi collasso ottenute nei due casi colmetodo dell’EC2 sono praticamenteeguali.

b) Analisi strutturaleUn primo esempio riguarda il

comportamento di un gruppo diantiche strutture intelaiate soggettea forti carichi verticali nelle qualile funzioni per ricoprimento dellearmature al negativo delle travi,realizzate nella larghezza delle co-lonne, erano largamente carenti.Bastava infatti un aumento del 15per cento del carico applicato perprovocare lo scorrimento. L’appli-cazione dell’analisi non lineareprevista dall’Eurocodice consentivainvece di garantire l’esistenza delmargine di sicurezza regolamentarepur di accettare che i ferri subisseropiccoli scorrimenti contenuti entroi limiti del ramo ascendente deldiagramma slip bond (Model Code90, cap. 3). Una soluzione ovvia-mente accettabile solo per i carichimonotonici. Un’altra interessanteapplicazione del calcolo non linea-re consentiva l’agevole riparazionedi una serie di edifici civili nei qua-li l’armatura degli orizzontamentiera largamente sottodimensionata.c) Materiali, esigenze di durabilità.

In una importante costruzionemarittima costruita assemblando e-lementi realizzati in darsena, unguasto dell’impianto di betonaggio,sfuggito al controllo di qualità,provocava inaccettabili porosità inuna parte dei getti di calcestruzzo.Il fenomeno, rivelato da sistemati-che verifiche in opera, previste dalcapitolato di appalto, veniva elimi-nato mediante iniezioni.

Analoghi problemi, riguardanti ildanneggiamento in opera del con-glomerato e degli acciai, in partico-lare di quelli pretesi, hanno impo-sto, a partire dagli anni ’60, l’avviodi approfondite indagini sulla du-rabilità delle costruzioni, in parti-colare di quelle attinenti alle vie dicomunicazione.

Gli studi teorici e sperimentalipreliminari e gli accuratissimi con-trollo eseguiti incorso d’opera nelle

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NOTE PROFESSIONALI30

costruzioni del Great Belt Link, dapoco entrato in servizio in Dani-marca, hanno segnato la definitivaaffermazione del concetto di “dura-ta di esercizio" quale definito nelcapitolo 8 del Model Code 1990.Nel caso in cui trattasi si fa riferi-mento a 100 anni di vita, pur pre-vedendo la sostituzione di taluni e-lementi ad intervalli minori.

Sullo stesso tema merita ricorda-re la progressiva evoluzione delleprescrizioni sull’iniezione dei cavipost-tesi già da noi segnalata alpunto 3.1.5.2.d) Verifiche locali allo stato limiteultimo.

Un interessante esempio d’intera-zione fra pratica applicativa e indi-cazioni normative è dato dalla for-mula 4.15 dell’edizione Env 19921.1 dell’Eurocodice 2 per la verificadelle bielle compresse in presenzadi taglio. La corrispondente ridu-zione della resistenza del conglo-merato in presenza di uno sforzoassiale è infatti stata introdotta aseguito del collasso per compres-sione di un grande ponte in c.a.precompresso realizzato a spinta.Un evento verificatosi quando ladiscussione della norma europea e-ra ancora in corso.

Altro caso riferito al taglio acca-duto al termine degli anni ’70.

Una serie di travi a cassone pre-

fabbricate costituenti la coperturadi un capannone industriale pre-sentava una marcata fessurazioneper taglio. Una verifica eseguitacon le regole del Model Code 78non denotava però alcun rischionei riguardi dello stato limite ulti-mo. Poiché il canale interno delletravi veniva usato per la ventila-zione si decise d’intervenire soltan-to con dei placcaggi metallici in-collati ricoperti con un intonaco diprotezione antincendio; ciò per evi-tare che l’allargamento nel tempodelle lesioni avesse conseguenzenegative sul rendimento dell’im-pianto. Negli anni successivi tutta-via l’emanazione di più severe nor-me antincendio imponeva l’aumen-to della resistenza ultima mediantecostosi dispositivi di rinforzo.e) Instabilità.

L’Eurocodice prevede che nel cal-colo degli effetti del second’ordinesi possano “graduare" i fattori disicurezza. Si suggerisce cioè unprocedimento di linearizzazione.Nel calcolo globale si adottano fat-tori di sicurezza ridotti del 15-20per cento riducendo pertanto l’inci-denza della non linearità geometri-ca. Successivamente, per le verifi-che locali di resistenza, si applica-no ulteriori fattori correttivi checorreggono linearmente sollecita-zioni e resistenze (cfr. Model Code

90, punto 1.6.2.4.). Tale proceduracostituisce un esempio di regolaflessibile che lascia al progettistaun margine discrezionale.f) Stato limite di fessurazione.

Le pile scatolari di una serie diponti autostradali presentavanodelle fessure verticali nelle pareti.In un primo tempo si era temutoche il fenomeno fosse dovuto allaconcentrazione delle azioni assiali.Uno studio più accurato consentivainvece di accertare che le lesioni e-rano provocate dai gradienti termi-ci la cui influenza veniva forte-mente smorzata dalla presenza del-le stesse fessure. Un rinforzo me-diante precompressione fu pertantoconsiderato eccessivo e fu sostitui-to da semplici stuccature. Un altroproblema di fessurazione si era po-sto per delle travi da ponte a casso-ne gettate in sito su centine metal-liche. Il fondo delle travi, gettatoper primo, si fessurava nelle suc-cessive fasi di getto per deforma-zione della centina. All’epoca, tut-tavia, il regolamento italiano nonconsentiva fessure in presenza delsolo peso proprio. Il problema furisolto dalla comparsa del ModelCode 78 che comportava normemeno restrittive.g) Stato limite di deformazione.

Una grande ossatura in cementoarmato, sede di un istituto di ricer-

Fig. 7E. Coignet, Refrigeranti delle miniere di Bruay, 1945-49.

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che, denotava, dopo oltre dieci annidi esercizio, la comparsa di defor-mazioni eccessive in una serie disolai molto snelli di grande luce(oltre 9 metri). Il fenomeno non eralegato ad un aumento dei carichi.Ulteriori indagini dimostravano cheil repentino incremento di frecciaera imputabile al danneggiamentodel ricoprimento delle staffe sullafaccia esterna delle travi perimetralie alla conseguente riduzione dellarigidezza torsionale delle travi stes-se che aveva, in precedenza, contri-buito a ridurre la deformità dei so-lai. Il fenomeno è contemplato alpunto A. 4.1 (6) dell’Eurocodice 2.

Numerosi problemi attinenti alladeformazione sono anche dovutialle deformazioni differite dal con-glomerato.

Citiamo a titolo di esempio:- Formazione di un avvallamento

in corrispondenza della cernieradi chiave dei ponti precompressicostruiti in avanzamento;

- Anomala deformazione delle co-perture a paraboloide iperbolicocon pilastro centrale. In questocaso la perturbazione del regimemembranale che si verifica lungoi bordi allontana la superficie dal-la sua forma teorica. Donde l’in-sorgenza di deformazioni di flua-

ge indotte dai conseguenti effettiflessionali che, a loro volta, inne-scano un fenomeno ricorrente.

- L’incidenza, che si verifica spesso,nelle strutture realizzate in piùfasi, di perturbazioni delle condi-zioni di esercizio indotte dall’in-tervento di vincoli posticipati. Ti-pico il caso di un portale formatoda piedritti gettati in opera e daun traverso prefabbricato e pre-compresso solidarizzati in opera.Le successive deformazioni visco-se del traverso, indotte da pesoproprio e precompressione, susci-tano effetti iperstatici nel portalecosì realizzato (terzo principiodella visco elasticità);

- Citiamo infine un grosso bloccodi silos fondato su terreno limosoil cui cedimento dava luogo adimportanti fessurazioni. Quandoperò l’assestamento fondazionaleera terminato le fessure in eleva-zione continuavano ad aprirsi. Laspiegazione: l’incidenza sulle fes-sure dei normali effetti del fluageindotto dal regime tensionalecorrispondente ai carichi perma-nenti.

h) Costruzioni prefabbricate.Il problema segnalato al punto

precedente riguarda gli stati di e-sercizio. Molto più grave il pericolo

di collasso a catena in presenza diazioni accidentali, quali, ad esem-pio, lo scoppio. Un fenomeno cheha provocato alcuni gravi incidenti.Le regole d’incatenamento cui ab-biamo fatto cenno al punto 3.3hanno precisamente lo scopo di e-vitare che le strutture si comportinocome un castello di carte.

5. Le prospettive

La lettura delle pagine che prece-dono potrebbe dare l’impressioneche il mondo delle costruzioni ce-mentizie sia il migliore dei mondipossibili. Per decine d’anni si sonoapprofonditi gli studi. I risultati so-no stati sintetizzati in documentiche rispondono a tutte le esigenzedi progettisti e costruttori. Quindi,proseguendo su questa strada, tuttodovrebbe andare per il meglio. Pur-troppo le cose non stanno affatto inquesti termini. Negli ultimi anni ècomparsa una miriade di novità:calcestruzzi ad altissima resistenza,ma molto meno duttili di quelli tra-dizionali; acciai che seguono ana-loghi indirizzi, impasti additivati emiscelati con fibre di vario tipo:carbonio, vetro o polimeri, nuovitipi di armature resistenti ma senzacapacità di adattamento; ogni sorta

Fig. 8P.L. Nervi, Palazzo delle Esposizioni a Torino, 1950. Elementi prefabbricati in ferrocemento.

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di isolatori antisismici o di materia-li protettivi. A ciò si aggiungononuove tecniche costruttive, assem-blaggi impensati, sistemi di auto-diagnosi e così via. Come armoniz-zare tale rapidissima evoluzionecon l’esigenza di una corretta ma-turazione, analoga a quella che ab-biamo cercato di riepilogare nellastoria delle tecniche nate centocin-quant’anni or sono? Se è vero, co-me sembra, che la laboriosa forma-zione della normativa ha in un cer-to senso sopperito alle “regole del-l’arte" ormai divenute obsolete, co-me potrà formarsi il capitale di co-noscenze atte a consentire il coret-to impiego di materiali o di proce-dimenti in continua evoluzione? Segià oggi gli operatori faticano adorientarsi fra indicazioni bibliogra-fiche sovrabbondanti, normativesempre più elaborate e scelte quan-to mai problematiche, come riusci-ranno a sopravvivere coloro che, infuturo, dovranno padroneggiare lasituazione?

Per tentare di rispondere a questidifficili quesiti ci ispireremo alle di-scussioni svoltesi nelle recenti gior-nate dell’Aicap dove si è precisa-mente parlato di regolamenti e ditecniche innovative. A nostro avvi-so, dalle conclusioni del dibattitosono scaturiti alcuni concetti fon-

damentali che si possono così rias-sumere:- Nessun materiale o processo

creato ex novo potrà essere usatoper progetti impegnativi senzache le relative proprietà basilariquali: resistenza, duttilità, duratanelle effettive condizioni d’impie-go, siano state accertate con sicu-rezza.

- Si dovrà sempre evitare di basarsisu facili assiomi del tipo: si trattadi un materiale migliore di quellotradizionale. Nulla vieta quindi disottoporlo alle stesse regole d’im-piego.

- I problemi dovranno essere ab-bordati con approcci prestaziona-li. I Principi rimarranno sostan-zialmente identici a quelli enun-ciati per i materiali tradizionali.Le regole di applicazione dovran-no includere una check-list delleverifiche richieste saranno ac-compagnate da indicazioni di ca-rattere flessibile che lascino aiprogettisti un margine opzionale.In sintesi, una procedura analogaa quella adottata con un buonsuccesso nella preparazione degliEurocodici.

- I riferimenti ad altre norme, inparticolare a quelle relativi aiprodotti, dovranno fare oggettodi appositi software. Si eviterà

così l’attuale fastidioso e dispersi-vo affastellamento di riferimenti.

- I supporti elettronici dovrannoessere utilizzati in tutte le formepossibili per evitare di soffocarel’inventiva progettuale.

- Infine, per l’organizzazione razio-nale di tutto il percorso da com-piere, dalla ricerca di base aglistrumenti applicativi, si dovrannocreare organismi analoghi al Ceb,tenendo cioè ben separate le esi-genze di sintesi dalle preoccupa-zioni promozionali.

Per concludere, una ragionevolerivendicazione.

Crediamo di aver dimostrato chele costruzioni cementizie meritanorispetto in quanto, come si è visto,gli addetti ai lavori cercano di rea-lizzarle nel migliore dei modi persoddisfare tutte le esigenze fonda-mentali dell’utenza. Ciò premesso,non si potrebbe evitare di additarle,con l’uso del vocabolario spregiati-vo “cementificazione", al pubblicoludibrio? Perché non parlare, contermini più acconci, di costruzioniabusive o di urbanizzazione selvag-gia? Perché, dalla radice “cemento"non accontentarsi di ricavare il vo-cabolo propiziatorio “cementare"che si adatta così bene al concettodi amicizia?

Fig. 9Le Corbusier-Niemayer, Stabile a Rio de Janeiro.

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2.64

510

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510

2.64

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390

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Page 36: ORDINE DI NAPOLI INGEGNERI - ordineingegnerinapoli.it

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Page 37: ORDINE DI NAPOLI INGEGNERI - ordineingegnerinapoli.it

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, com

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ttaz

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ioni

ed

inte

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zion

i son

o qu

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, B, B

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te a

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cos

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inte

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Art.

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ente

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Per

impo

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di d

i lire

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cent

uale

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Art.

31.

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delle

spe

se e

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gli o

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inat

i a s

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azio

ne d

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tab

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, B1,

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B4

e B6

lim

itat

amen

te a

sup

port

ies

tern

i alla

am

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istr

azio

ne, a

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o, d

eve

esse

re r

icon

osci

uto

forf

etar

iam

ente

nel

la m

isur

a m

inim

a de

l 15

per

cent

o pe

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port

i di l

avor

i par

i o s

uper

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di. P

er m

otiv

i di l

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o in

term

edi l

e pe

rcen

tual

i si c

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lano

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inte

rpol

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ne li

near

e.2.

Nel

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o l’e

ntit

à de

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i sp

ese

e de

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mpe

nsi

acce

ssor

i su

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gli

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rti

min

imi

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ui a

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eced

ente

com

ma,

dev

ono

esse

re p

rodo

tti

i gi

usti

fica

tivi

di

spes

a pe

r l’i

nter

oam

mon

tare

del

rim

bors

o e

degl

i one

ri ac

cess

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Art.

4N

el c

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di a

ffid

amen

to p

arzi

ale

delle

fas

i di p

roge

ttaz

ione

e d

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att

ivit

à di

dire

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e la

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non

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vuta

alc

una

mag

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azio

ne d

elle

tar

iffe

di c

ui a

l pre

sent

e de

cret

o.

Art.

51.

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o di

cal

colo

rela

tivo

alla

pro

gett

azio

ne in

tegr

ale

e co

ordi

nata

di c

ui a

ll’ar

t. 2,

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era

1, d

el d

pr 5

54/9

9 è

il se

guen

te:

a) p

roge

ttaz

ione

pre

limin

are:

1. p

er la

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zion

e e

il co

ordi

nam

ento

gen

eral

e si

app

lican

o, s

ull’i

nter

o am

mon

tare

del

l’ope

ra, l

a pe

rcen

tual

e re

lati

va e

le a

liquo

te d

ella

ela

bora

zion

e gr

afic

a e

delle

pre

staz

ioni

che

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ngon

o al

l’ope

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el s

uo in

siem

e2.

alle

pre

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ioni

spe

cial

isti

che,

esc

luse

le o

pere

edi

li, s

i app

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o le

aliq

uote

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le p

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azio

ni c

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te s

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onta

re d

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scun

a op

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con

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cent

uale

b) p

roge

ttaz

ione

def

init

iva

e pr

oget

tazi

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a;1.

per

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one

e il

coor

dina

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ener

ale

si a

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amm

onta

re d

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, la

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ale

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la e

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ica

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lle p

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azio

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teng

ono

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nel

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2. s

ulle

ope

re e

dili

e co

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emen

tari

si a

pplic

ano

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staz

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e ne

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di id

eazi

one

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azio

ne s

peci

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, app

lican

dole

sul

l’am

-m

onta

re d

elle

ope

re, c

on la

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tiva

per

cent

uale

3. a

lle p

rest

azio

ni s

peci

alis

tich

e si

app

lican

o le

aliq

uote

del

le p

rest

azio

ni c

orris

pond

enti

, app

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dole

sul

l’am

mon

tare

di c

iasc

una

oper

a, c

on la

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tiva

per

cent

uale

.

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Page 38: ORDINE DI NAPOLI INGEGNERI - ordineingegnerinapoli.it

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0,01

0,01

0,01

0,01

0,01

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0,01

0,01

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0,11

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0,08

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0,12

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0,27

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0,22

0,22

0,20

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0,01

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0,01

0,01

0,02

0,01

0,01

0,01

0,01

0,02

0,01

0,07

0,07

0,04

0,04

0,07

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0,04

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0,06

0,06

0,31

0,35

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0,21

0,34

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0,27

0,27

0,29

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0,05

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0,16

0,04

0,15

0,04

0,06

0,04

0,04

0,10

0,06

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0,15

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0,10

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0,05

0,03

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0,03

0,03

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0,03

0,02

0,02

0,01

0,01

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,03

0,02

0,24

0,27

0,26

0,26

0,19

0,27

0,15

0,21

0,17

0,16

0,24

0,23

0,32

0,24

0,42

0,42

0,32

0,32

0,45

0,38

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0,45

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0,03

0,03

0,03

0,03

0,03

0,05

0,02

0,03

0,05

0,03

0,03

0,35

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0,45

0,35

0,35

0,50

0,40

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1,00

1,00

1,00

1,00

1,00

1,00

1,00

1,00

1,00

1,00

1,00

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egor

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i) sc

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o, Q

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essi

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aliq

uote

ii

Page 39: ORDINE DI NAPOLI INGEGNERI - ordineingegnerinapoli.it

II

II

IIIII

IVV

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IVI

IIIX

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c-d

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0,03

0,03

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0,03

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0,03

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0,07

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*

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50,

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0,01

50,

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50,

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50,

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0,03

0,03

0,03

0,03

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0,01

0,03

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0,07

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0,06

0,06

0,06

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0,06

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0,03

0,03

0,03

0,03

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0,03

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0,03

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0,03

0,03

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0,03

0,03

0,03

0,03

0,03

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0,03

0,03

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0,03

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0,03

0,03

0,03

0,03

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0,03

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0,03

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0,02

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0,02

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0,02

0,02

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0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

0,02

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0,02

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VII

Page 44: ORDINE DI NAPOLI INGEGNERI - ordineingegnerinapoli.it

Gennaio-Maggio 2001

35NOTE PROFESSIONALI

Dalla scuola di Adriano Galli

Nella costellazione dei grandi inge-gneri strutturisti formatisi alla scuolanapoletana di Adriano Galli, un postodi primo piano certamente spetta alprof. Francesco Martinez y Cabrera,che ha tenuto a lungo la cattedra diPonti e Grandi Strutture presso il Po-litecnico di Milano, ma soprattutto siè espresso nella progettazione di ope-re ardite, testimonianza e vanto del-l’ingegneria italiana nel mondo.

Nato a Napoli il 23 maggio del1929 e laureatosi col massimo deivoti nella napoletana Facoltà di inge-gneria, fu tra gli allievi prediletti diAdriano Galli, che lo affidò al prof.Stabilini presso il Politecnico di Mila-no, prima come vincitore di una am-bita borsa di studi, poi come assisten-te fino al ruolo di ordinario nella cat-tedra che è rimasta sua a tutto il no-vembre del 2.000, quando il prof.Martinez y Cabrera ci ha lasciati. Co-me ingegneri, amiamo ricordare delprofessore soprattutto le significative

progettazioni di ponti e viadotti, edin particolare i ponti installati pressol’aerostazione dell’aeroporto Malpen-sa 2.000, ove fu anche progettista dimolte altre significative strutture,quali la copertura con sbalzi di gran-de luce antistante il nuovo aeroportointercontinentale e gli edifici indu-striali Cargo 1-2 e 3-4. Ma non pos-siamo sottacere la sua pioneristica at-tenzione per le torri sospese, in parti-

Fig. 1Profilo longitudinale e sezione tipo

del ponte autostradale realizzato sul nodoferroviario di Certosa, a Milano.

Ricordo di Francesco Martinezmaestro di ponti e struttureDI PIETRO ERNESTO DE FELICE

Francesco Martinez y Cabrera

ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Gennaio-Maggio 2001

NOTE PROFESSIONALI36

colare con la realizzazione delle duetorre sospese, a pianta quadrata ed apianta circolare, in Sesto San Gio-vanni, ciascuna con 13 piani sospesi,affermatesi nella conoscenza popola-re come “torri senza pilastri perime-trali”.

Come lo ricorda il prof. Malerba

Da lui è nata una scuola di grandistrutturisti. Il prof. Pier Giorgio Ma-lerba, ordinario di tecnica delle Co-struzioni nell’Università di Udine, ri-corda che:

Tra il 1980 e il 1985 iniziaronogli studi del prof. Martinez sul pontestrallato di Milano Certosa. L’idea i-niziale fu innovativa e non facile daaccettare di primo acchito. Prevede-va, infatti, la costruzione del pontein due semi-strutture, di costo sensi-bile, da varare sopra una sede ferro-viaria larga circa 90 m.

Il progetto intendeva contrapporsialla semplice realizzazione della po-sa in opera di travi prefabbricate. Inrealtà Egli colse proprio nel procedi-mento realizzativo l’aspetto vincentedi quanto stava per proporre.

La realizzazione di una strutturaprefabbricata su campate corte e del-le relative pile, comportava interru-zioni più o meno prolungate del traf-fico ferroviario, con un costo per ral-lentamento che portava il progetto

apparentemente più semplice ad es-sere meno competitivo dell’altro, che,in effetti, non provocò mai alcunaalterazione o rallentamento dell’atti-vità ferroviaria.

Fu un aspetto assolutamente ori-ginale ed innovativo, soprattutto inun ambiente, come quello italiano,tendenzialmente conservatore, nelquale si facevano poche realizzazio-ni di questo tipo, e dove quelle po-che nascevano da una serie di com-promessi, finendo di solito con l’a-deguarsi alle scelte più immediate epiù banali.

Non fu un’opera facile, sia nelprogetto sia nel calcolo!

Le analisi strutturali rivelaronogrande complessità: l’impalcato eramolto largo, rispetto alla lunghezza,e quindi abbastanza diverso da quel-lo degli altri ponti strallati; la deter-minazione dei valori di regolazionedegli stralli si rivelò, nelle possibilitàdi allora, abbastanza difficile, attesoche piccole variazioni di tiro poteva-no provocare grosse variazioni dellaconfigurazione deformata del ponte;inoltre il ponte era in leggera obli-quità, e ciò complicava ulteriormentele cose.

Furono svolte moltissime analisi,fino a trovare un assetto stabile.

Un’altra difficoltà fu la definizionedelle teste di ancoraggio degli stralli,giacenti su piani sghembi. Furono

realizzati dei modelli solidi in balsaad uso dei disegnatori, per porli incondizione di rappresentare formecosì articolate.

Anche la fase di varo, con lo scor-rimento dei due semi-impalcati di4.500t su guide lunghe 45 m per la-to, avvenne con una certa apprensio-ne. Ricordo ancora il clima di scetti-cismo, a volte di compiaciuta ironia,sintetizzata in una espressione senti-ta in cantiere: “chissà se poi questoaffare si muove”.

In effetti il varo del primo dei duesemi-ponte avvenne con gradualità,lentamente, per motivi di sicurezza,ma si svolse senza intoppi e suggerìdiversi miglioramenti utilizzati nelvaro successivo, realizzato in un tem-po nettamente inferiore.

Il ponte venne, quindi, completatoed aperto con successo e soddisfazio-ne di tutti, scettici in testa”.

I ponti di Malpensa 2000

Per quanto riguarda i ponti diMalpensa 2.000, fu lo stesso prof.Martinez y Cabrera a parlarne, nelnumero di settembre 1998 de LeStrade (ed. La Fiaccola).

«La viabilità di accesso alla nuovaaerostazione di Malpensa 2.000 –scriveva il professore- si sviluppasimmetricamente con un tracciatoavvolgente, e i percorsi stradali nel-

Fig. 2Prospetto, pianta, sezioni e veduta del ponte strallato sul fiume Tresa, a Luino.

ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Gennaio-Maggio 2001

37NOTE PROFESSIONALI

le adiacenze della aerostazione ab-bandonano la complanarità e se-guono andamenti altimetrici e pla-nimetrici differenziati. Il livello infe-riore, interno, consente l’accesso alparcheggio; il livello intermedio ac-cede agli arrivi; il livello superioreesterno accede al viadotto frontalealla aerostazione al piano delle par-tenze.

Il tema progettuale fondamentale èstato impostato, con la finalità di e-vitare diaframmature laterali allequali, certamente, avrebbero dato vi-ta, a una soluzione a travate a luci li-mitate.

In particolare, il viadotto arrivi do-veva coprire una luce di circa 140 mcon pile ad altezza variabile fino acirca 17 m. Con luci limitate e anchecon opportuna disposizione e formadelle pile, venivano, comunque, a in-dividuarsi situazioni prospettiche conassenza della necessaria trasparenza.

Si è ritenuto, quindi, valido supera-re la maggiore luce esterna, sui duelati, con due ponti strallati,

a elica circolare, segmentando laluce di 140 metri in due campate,con antenna centrale.

La sezione stradale comprende, ol-tre a due corsie di quattro metri cia-scuna, un marciapiede in destra e asinistra della larghezza rispettiva-mente di 2,50 e 1,25 metri; il marcia-piede di destra, estremo alla curva,

consente il transito pedonale da e perl’aerostazione in caso di emergenza,pertanto la larghezza complessivadella sezione è di 11,75 metri.

La sezione trasversale strutturale, acassone alleggerito, con cinque celleha come altezza pari a 1,35 metri elateralmente presenta raccordi ad ar-co di cerchio; le luci di ogni campatadi 70 metri sono segmentate, ognu-na, da due traversi radiali in spessoredi impalcato, a distanza rispettiva-mente di 20 e 40 metri dall’asse del-l’appoggio centrale sull’antenna.

I traversi fuoriescono alle loro e-stremità dai fili esterno interno del-l’impalcato per realizzare l’attaccodegli stralli di competenza; l’oggettodei traversi è legato alla particolaregeometria degli stralli il cui ancorag-gio all’impalcato presenta configura-zione variabile sull’interno e sull’e-sterno della curva; sia l’impalcatoche la curva sono precompressi concavi post-tesi Freyssinet con trefoleda 0,6”.

L’antenna è stata progettata con unparticolare profilo con setto inferiorealleggerito e fusti superiori raccordatiin corrispondenza della quota di ap-poggio dell’impalcato e inclinati ver-so l’interno; le sezioni di sommità deifusti sono collegate da un complessodispositivo metallico con funzionespecifica di ancoraggio degli stralli.

L’antenna ha una altezza globale di

36.87 a partire dall’imposto dellafondazione; le sezioni dei fusti dispessore costante di 3 metri varianoda 2.40 metri all’imposta a 1,85 insommità.

Il dispositivo metallico, concettual-mente semplice, ma di geometriacomplessa per il rispetto delle variegiunture, si identifica fondamental-mente con due piastre frontali mu-tuamente collegate da setti su cui in-sistono le piastre di ancoraggio deglistralli a varia giuntura».

Ponte sul Ticino a VigevanoLa Provincia di Pavia ha dato inca-

rico allo studio Martinez Cabrera, nel1996, di studiare le possibili soluzio-ni di fattibilità relative all’attraversa-mento del fiume Ticino a Vigevano,da realizzare se possibile anche conuna struttura di grande luce: sonostate studiate due diverse soluzioni.

La prima soluzione, strallata, pre-vede il superamento del fiume conun viadotto costituito da una campa-ta centrale di lunghezza di 205 metri,due campate laterali di 108 metri eantenne centrali. In questo caso lelarghezze previste sono due, caratte-rizzate da una o due corsie per ognisenso di marcia:- nell’ipotesi di una corsia per senso

di marcia l’impalcato, in calce-struzzo armato precompresso, hasezione a cassone di altezza pari a

Fig. 3Sezione di uno dei ponti d’accesso all’aerostazione passeggeri di Malpensa 2000

ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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4 metri e larghezza uguale a 18,50;la sezione trasversale prevede unazona centrale di m 4.00 per l’allog-giamento delle antenne e deglistralli; la controsoletta inferiore esce

in aggetto oltre le due anime lateralial fine di realizzare, inferiormente alpiano di impalcato, due piste cicla-bili completamente indipendenti dalpiano di impalcato stesso;

- l’ipotesi di ponte con quattro corsiepresenta le piste ciclabili a livello, eraggiunge una larghezza di 26,50metri.La seconda soluzione per l’attraver-

samento del fiume prevede uno sche-ma statico più tradizionale rispetto al-la prima, e lo schema longitudinaledel ponte è un viadotto continuo con4 campate, rispettivamente 53, 58, 80,58, 80 e 53 metri di luce.

Tali soluzioni sono state presentateall’Amministrazione provinciale, equella del ponte strallato ha ricevuto imaggiori consensi.

Conclusioni

In una breve nota, non è pensabile di

poter sintetizzare l’intera opera di ungrande strutturista, riferimento uni-versale nella progettazione strutturaledi ponti, ed in particolare dei pontiStrallati. Ci siamo limitati a ricordarequalche esempio, ma meriterebbero u-na breve nota anche il Ponte di Tada-suni sul lago Omodeo, in Sardegna, ilPonte sul Rio Canale a Oristano, ilnuovo ponte sul fiume Po sull’auto-strada Milano-Genova, il ponte sulfiume Adda nella tangenziale di Lodi,il ponte strallato sul fiume Oglio, perrestare solo ad alcune opere realizzatein Italia. Tra le altre realizzazioni, si-gnificativo il progetto di ristruttura-zione del palcoscenico e dei volumidella piccola Scala di Milano, e le ci-tate torre sospese a Sesto San Giovan-ni. Il grande strutturista ci ha lasciati,ma le sue opere rimangono a testimo-nianza di una grande intelligenza na-poletana, vanto dell’ingegneria e dellascuola napoletana.

Fig. 4 e 5 (a sinistra e in basso)Pianta, prospetto e particolari di uno dei ponti d’accesso all’aerostazionepasseggeri di Malpensa 2000

Gennaio-Maggio 2001

NOTE PROFESSIONALI38ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Gennaio-Maggio 2001

39LEGGI E CIRCOLARI

Leggi e circolari

Ministero delle FinanzeCircolare 7 marzo 2001, n.3/FL Legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria perl’anno 2001). Chiarimenti in ordine alle disposizioni rela-tive all’imposta comunale sugli immobili (ICI).

Gazzetta Ufficiale n. 69 del 23 marzo 2001.

* * *

Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento della Funzione PubblicaCircolare 13 marzo 2001, n.3/2001 Linee guida per l’organizzazione, l’usabilità e l’accessibi-lità dei siti Web delle pubbliche amministrazioni.

Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2001.

* * *

CIPEDeliberazione 21 dicembre 2000 Codice unico degli investimenti pubblici e architetturadel relativo sistema di monitoraggio - Fase di avvio.(Deliberazione n. 144/2000).

Gazzetta Ufficiale n. 64 del 17 marzo 2001.

* * *

Ministero per i Beni e le Attività CulturaliCircolare 14 novembre 2000, n. 106Efficacia dei decreti ministeriali emanati ai sensi deldecreto ministeriale 21 settembre 1984, articoli 160 e162 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.

Chiarimenti del Ministero su vincoli ambientali ed inedi-ficabilità. Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2001

* * *

Ministero del Lavoro e della Previdenza SocialeNota del 22 febbraio 2001, n. 418 all’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici Richiesta di chiarimenti in ordine all’applicazione delDecreto Legislativo n. 494 del 1996. Il Ministero ha precisato che solo il numero delle impresepresenti in cantiere fa scattare l’obbligo del coordinatoreper la sicurezza. La presenza in cantiere di lavoratori

autonomi non comporta invece l’obbligo di nominare ilcoordinatore. Il Ministero ha anche precisato che l’obbli-go di redigere il piano di sicurezza e coordinamento vigeper tutte le progettazioni conclusesi dopo il 18 aprile2000.

Il Presidente della RepubblicaLegge 22 febbraio 2001, n. 36Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campielettrici, magnetici ed elettromagnetici.

Gazzetta Ufficiale n. 55 del 7 marzo 2001 .

* * *

Ministero dell’Industria, del Commercio edell’ArtigianatoCircolare 23 febbraio 2001, n. 900119 Legge n. 488/1992 - Modifiche alla circolare n. 900315del 14 luglio 2000 concernente le modalità e le procedu-re per la concessione ed erogazione delle agevolazioni al“settore industria” nelle aree depresse del Paese.

Gazzetta Ufficiale n. 54 del 6 marzo 2001.

* * *

Presidente del Consiglio dei MinistriDecreto 22 dicembre 2000, n. 448 Regolamento recante modalità e procedure per il trasfe-rimento del personale dell’Ente nazionale per le strade(ANAS) alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del-l’articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 31 marzo1998, n. 112.

Gazzetta Ufficiale n. 49 del 28 febbraio 2001.

* * *

Presidente del Consiglio dei MinistriDecreto 19 dicembre 2000 Individuazione delle risorse finanziarie, umane, strumen-tali e organizzative da trasferire ai comuni per l’eserciziodelle funzioni conferite dal decreto legislativo 31 marzo1998, n. 112, in materia di catasto.

Gazzetta Ufficiale n. 48 del 27 febbraio 2001.

* * *

Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 23 febbraio 2001, n. 10 Problemi in materia di responsabile del procedimento.

ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Il Presidente della RepubblicaLegge 8 febbraio 2001, n. 21 Misure per ridurre il disagio abitativo ed interventi peraumentare l’offerta di alloggi in locazione.

Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 febbraio 2001.

* * *

Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 21 febbraio 2001, n. 9 Ambito oggettivo di applicazione della disciplina conte-nuta nell’art.88 del D.P.R. 554/99.

Gazzetta Ufficiale n. 54 del 6 marzo 2001.

* * *

Decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 443Disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa (Testo B)

Supplemento Ordinario Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20febbraio 2001.

* * *

Decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 444Disposizioni regolamentari in materia di documentazione amministrativa (Testo C)

Supplemento Ordinario Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20febbraio 2001.

* * *

Decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445Testo unico delle disposizioni legislative e regolamen-tari in materia di documentazione amministrativa(Testo A)

Supplemento Ordinario Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20febbraio 2001.

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Ministero del Lavoro e della Previdenza SocialeDecreto 7 febbraio 2001 Approvazione delle determinazioni dell’INAIL concernentiintegrazioni agli articoli 7, 11, 12, e 28 del regolamento,approvato con decreto ministeriale 15 settembre 2000, di

attuazione dell’art. 23 del decreto legislativo 23 febbraio2000, n. 38, recante: “Programmi e progetti in materia disicurezza ed igiene sul lavoro”.

Gazzetta Ufficiale n. 39 del 16 febbraio 2001.

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Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’ArtigianatoCircolare 5 febbraio 2001, n. 30035 Legge n. 488/1992 - Chiarimenti in merito alla circolaren. 900315 del 14 luglio 2000.

Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 2001.

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Decreto del Presidente della Repubblica 7 dicembre 2000, n. 440 Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decretodel Presidente della Repubblica 20 ottobre 1998, n. 447, inmateria di sportelli unici per gli impianti produttivi.

Gazzetta Ufficiale n. 33 del 9 febbraio 2001.

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Decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 2000, n. 441 Regolamento recante norme di organizzazione delMinistero per i beni e le attività culturali.

Gazzetta Ufficiale n. 33 del 9 febbraio 2001.

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Camera Arbitrale per i Lavori PubbliciComunicato n. 2 I nuovi arbitrati partiranno dal 17 marzo, data entro laquale la Camera Arbitrale avrà terminato l’analisi delledomande presentate entro il 31/12/2000 e sarà quindi ingrado di nominare il terzo arbitro. L’elenco dei periti sarà invece pronto solo dal 20 aprile.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 15 febbraio 2001, n. 8 Termine del 1° marzo 2001 e data dell’attestazione rila-sciata dalle SOA (società organismi di attestazione).

Gazzetta Ufficiale n. 50 del 1° marzo 2001.

Gennaio-Maggio 2001

LEGGI E CIRCOLARI40ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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Gennaio-Maggio 2001

41LEGGI E CIRCOLARI

Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 15 febbraio 2001, n. 7Chiarimenti in merito ai criteri cui devono attenersi leSOA (società organismi di attestazione) nella loro attivitàdi attestazione per qualificare le imprese nella categoriaOG11 (articoli 17 e 18 del D.P.R. 34/2000).

Gazzetta Ufficiale n. 50 del 1° marzo 2001.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione dell’8 febbraio 2001, n. 6 Ulteriori chiarimenti in merito ai criteri cui devono atte-nersi le SOA (società organismi di attestazione) nella loroattività di attestazione della qualificazione (articoli 17 e18 del D.P.R. 34/2000).

Gazzetta Ufficiale n. 50 del 1° marzo 2001.

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Ministero del LavoroCircolare 8 gennaio 2001, n. 2 Art. 9.1 del D.Lgs n. 494/1996 come modificato dal D.Lgsn. 528/1999 - Redazione del piano operativo - Obblighiresponsabilità e sanzioni - Quesito. Con questa Circolare il Ministero ribadisce l’obbligato-rietà della redazione del POS anche nel caso in cui non siricada nel campo di applicazione dei decreti 494 e528.L’omissione del POS, da parte del datore di lavoro,viene sanzionata nei modi previsti dall’art. 89, comma 1,del D.Lgs n. 626/94.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciAtto di segnalazione al Governo ed al Parlamento (Art. 4, comma 4, lett. d) legge 109/94) Disposizioni di cui all ’art.30, comma 2 bis, dellaL.11/2/1994, n.109 in materia di polizze assicurative voltea garantire il mancato o l’inesatto adempimento da partedelle ditte appaltatrici e le questioni concernenti la lorooperatività in assenza degli schemi-tipo di polizze assicu-rative da approvarsi con decreto dei Ministri dei LavoriPubblici e dell’Industria.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciAtto di Regolazione 31 gennaio 2001, n. 5 Appalti di forniture e appalti di lavori.

Gazzetta Ufficiale n. 38 del 15 febbraio 2001

Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 31 gennaio 2001, n. 4 La progettazione dell’opera pubblica con particolare rife-rimento ai contenuti del progetto esecutivo - (Art. 16,comma 5, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e successi-ve modificazioni).

Gazzetta Ufficiale n. 38 del 15 febbraio 2001.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 24 gennaio 2001, n. 3 Applicabilità dei principi di cui all’art.30, comma 2 bis, L.109/94 in materia di polizze assicurative stipulate pergarantire l’esatto adempimento da parte dell’esecutoredei lavori in assenza dello schema-tipo da approvarsi condecreto del Ministro dei Lavori Pubblici e di quellodell’Industria.

Gazzetta Ufficiale n. 32 del 8 febbraio 2001.

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Ministero dei Lavori PubbliciDecreto 5 gennaio 2001Aggiornamento degli importi dovuti per le operazionitecnico-amministrative di competenza del Ministero deilavori pubblici, ai sensi dell’art. 405 del decreto delPresidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 405.

Gazzetta Ufficiale n. 26 del 1° febbraio 2001

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciComunicazione 11 gennaio 2001 Elenco annuale degli interventi di importo inferiore a150.000 Euro.

Gazzetta Ufficiale n. 18 del 23 gennaio 2001

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Decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 2000, n. 412 Regolamento recante disposizioni integrative del decretodel Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n.554, concernente il regolamento di attuazione dellalegge quadro sui lavori pubblici. L’integrazione al regolamento detta finalmente le regoleper le cause di esclusione dagli appalti di lavori e di pro-gettazione, precedentemente bocciati dalla Corte deiConti (artt. 52 e 75 del DPR 544/99), che aveva creato un

ORDINE DI NAPOLI

INGEGNERInotiziario

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vuoto normativo. Nel testo non compare la clausola chesalva i patteggiamenti emessi prima dell’entrata in vigo-re del decreto stesso, e risulta anche soppressa la defini-zione di errore grave del progettista. Tra le cause di esclusione figurano le violazioni allenorme sulla sicurezza, sulla contribuzione e le irregola-rità fiscali.

Gazzetta Ufficiale n. 12 del 16 gennaio 2001

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Ministero del Lavoro Direzione Generale Rapporti di lavoroCircolare del 12 gennaio 2001, n. 9Riflessi sul sistema dei collaudi e delle verifiche di taluneattrezzature di lavoro derivanti dalle disposizioni del DPR24/7/96, n. 459 e dell’art. 46 della L. 24/4/98, n. 128. La circolare ministeriale precisa che sono sanzionabili leimprese che utilizzano macchinari sprovvisti di marcatu-ra Ce. Anche le attrezzature immesse sul mercato primadell’entrata in vigore del DPR sono soggette al provvedi-mento.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 10 gennaio 2001, n. 2 Calcolo dei costi di sicurezza nella fase precedente l’entra-ta in vigore del regolamento di cui all’art. 31 della legge 11febbraio 1994, n. 109 e successive modificazioni. Ad integrazione e conferma della precedenteDeterminazione 37/2000, l’Autorità ricorda che il calcolodei costi della sicurezza deve essere effettuato dall’am-ministrazione appaltante, tenendo conto delle esigenzedel singolo cantiere ed effettuato in modo da non elude-re le prescrizioni di legge.

Gazzetta Ufficiale n. 26 del 1° febbraio 2001.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione dell’11 gennaio 2001, n. 1 Profili interpretativi in materia di varianti – art.25 dellalegge quadro e art. 134 del regolamento di attuazione. La determinazione fa chiarezza sulle competenze perdisporre varianti ai progetti. L’autorizzazione rimane obbligatoria, ma può essere con-cessa anche dal responsabile del procedimento, anzichédall’ente competente, qualora le varianti siano non one-rose.

Gazzetta Ufficiale n. 20 del 25 gennaio 2001.

Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 21 dicembre 2000, n. 57 Avviso pubblico per la redazione di un albo di professioni-sti per il conferimento di incarichi di progettazione, dire-zione dei lavori e consulenza di importo stimato inferiorea 40.000 Euro: pubblicità e motivazione dell’esclusionedei professionisti ritenuti non idonei e competenze pro-fessionali richieste.

Gazzetta Ufficiale n. 17 del 22 gennaio 2001.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 13 dicembre 2000, n. 56 Chiarimenti in merito ai criteri cui devono attenersi leSOA (società organismi di attestazione) nella loro attivitàdi attestazione della qualificazione. (articoli 17 e 18 delD.P.R. 25 gennaio 2000, n.34).

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 14 dicembre 2000, n. 55 Aggiudicazione pubblici appalti nel settore della pubblicailluminazione urbana.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 7 dicembre 2000, n. 54 Regolamento generale: disciplina transitoria, art. 232 delRegolamento.

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Autorità per la Vigilanza sui Lavori PubbliciDeterminazione del 7 dicembre 2000, n. 53 Il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamentepiù vantaggiosa. Art. 21. co. 2, lett. a), della legge 11 feb-braio 1994, n. 109 e successive modificazioni.

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Ministero della GiustiziaTesto coordinato del decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279 Ripubblicazione del testo del decreto-legge 12 ottobre2000, n. 279 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n.239 del 12 ottobre 2000), coordinato con la legge diconversione 11 dicembre 2000, n. 365 (in GazzettaUfficiale - serie generale - n. 288 dell’11 dicembre2000), recante: “Interventi urgenti per le aree a rischioidrogeologico molto elevato e in materia di protezione

Gennaio-Maggio 2001

LEGGI E CIRCOLARI42ORDINE DI NAPOLI

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civile, nonchè a favore di zone colpite da calamità natu-rali”.

Gazzetta Ufficiale n. 5 del 8 gennaio 2001.

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Ministero dei Lavori PubbliciDecreto 2 dicembre 2000, n. 398Regolamento recante le norme di procedura del giudizioarbitrale, ai sensi dell’articolo 32, della legge 11 febbraio1994, n. 109, e successive modificazioni. Il regolamento, che entra in vigore il 20 gennaio 2001,definisce le regole e le procedure del giudizio arbitrale estabilisce l’ammontare dei compensi spettanti agli arbitriper la risoluzione delle controversie. Raddoppiano i tempidelle pronunce che passano da 90 a 180 giorni.

Gazzetta Ufficiale n. 3 del 4 gennaio 2001.

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Ministero dei Lavori PubbliciDirettiva 24 ottobre 2000Direttiva sulla corretta ed uniforme applicazione dellenorme del codice della strada in materia di segnaletica ecriteri per l’installazione e la manutenzione. La direttiva segnala le inadempienze degli enti proprietaridelle strade in materia di segnaletica stradale ed invita iComuni ad intensificare gli interventi di riqualificazione

per l’adeguamento alle vigenti normative.

Gazzetta Ufficiale n. 301 del 28 dicembre 2000.

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Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’ArtigianatoDecreto 21 dicembre 2000Fissazione dei termini di presentazione delle domande diagevolazione di cui al decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415,convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1992,n. 488, validi per il bando del 2001 del settore industria.

Gazzetta Ufficiale n. 3 del 4 gennaio 2001.

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Ministero dei Lavori Pubblici - Direzione Generale delleAree urbane e dell’Edilizia residenzialeCircolare dell’11 dicembre 2000, n. 622/Segr. Articolo 120 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.Società di trasformazione urbana. Circolare esplicativa. La Circolare è un vademecum che detta le linee guida perorientare gli enti locali nell’utilizzo delle Società diTrasformazione Urbana (STU). La Circolare riprende la disci-plina contenuta nell’art. 120 del decreto legislativo 267/2000(testo unico sull’ordinamento delle autonomie locali) e ripro-duce quanto già previsto dall’art. 17, comma 59, della legge127/1998. Lo scopo è quello di facilitare e incentivare l’ope-ratività delle STU che non hanno ancora espresso tutte lepotenzialità.

Gennaio-Maggio 2001

43LEGGI E CIRCOLARI

CI HA LASCIATO FRANCO TORTORELLI

Il 28 aprile, all’età di 93 anni, è morto l’ingegner Franco Tortorelli, decano della categoria,Senatore emerito e Targa d’Onore al merito professionale dell’Ordine. Era presidente dell’Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti di Napoli e dell’Associazio-ne Lucana Giustino Fortunato. Nel corso della sua lunga esperienza umana e professionale ha ricoperto con prestigio im-portanti cariche istituzionali e di categoria. Tra l’altro, è stato assessore provinciale e comu-nale, segretario per Napoli della Democrazia Cristiana, commissario governativo per il Portoe per l’artigianato e consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli. Portano la sua firmaimportanti progetti urbanistici ed edilizi. Il Consiglio dell’Ordine e tutti gli iscritti partecipano commossi al dolore della famiglia.

ORDINE DI NAPOLI

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Sentenze

CORTE DI CASSAZIONE - SEZIONE III CIVILESentenza del 2 marzo 2001, n. 3022

In caso di danni all’automobilista, la Corte ha stabilito laresponsabilità dell’impresa appaltatrice di lavori stradalise questa non ha rispettato tutte le prescrizioni del codi-ce della strada in tema di segnalazioni. Con questa sen-tenza il principio della pericolosità, prima riconosciutosolo per gli scavi, viene ora esteso anche ai cantieri stra-dali.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxgTAR LAZIO - SEZIONE II-TER

Sentenza del 21 febbraio 2001, n. 1366

Anche se la domanda di condono è stata presentata inritardo (ossia dopo il 31 marzo 1995, come stabilito dallalegge 724/94), l’interessato ha diritto alla “concessione insanatoria”, se aveva provveduto per tempo a svolgerealcuni degli adempimenti previsti dalla legge che mani-festavano l’intenzione di ottenere il condono. Nella fatti-specie era stata pagata e depositata, nei termini, la primarata dell’oblazione unitamente ad una domanda con cuisi faceva riferimento alla pratica di condono.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR LAZIO - SEZIONE II-TER

Sentenza del 21 febbraio 2001, n. 1375

Sulle domande di condono, i Comuni non possono limi-tarsi a far trascorrere il tempo stabilito e far scattare cosìil silenzio-rifiuto, ma devono comunque adottare unprovvedimento. In caso di inadempienza il giudice puòordinare ai comuni di provvedere entro 30 giorni e, tra-scorso inutilmente tale termine, potrà nominare un com-missario che vi provveda al posto dell’ente.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg CONSIGLIO DI STATO - SEZIONE V

Decisione del 9 febbraio 2001, n. 578

Le proposte migliorative avanzate dalle imprese, nell’am-bito di un’aggiudicazione con il criterio dell’offerta eco-nomicamente più vantaggiosa, non possono stravolgereil progetto a base di gara. Nel caso l’Amministrazionepuò escludere l’impresa dalla gara.

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE - SEZIONE II CIVILESentenza del 23 febbraio 2001, n. 2668

La Corte ha stabilito che il rispetto delle tariffe di inge-gneri e architetti per prestazioni rese per collaudo diun’opera sono vincolanti solo per gli iscritti ai rispettiviOrdini. I componenti amministrativi delle Commissioni dicollaudo non hanno diritto a ricevere pari compenso.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR LAZIO - SEZIONE III-TER

Sentenza del 1° marzo 2001, n. 1689

La Pubblica Amministrazione o altri Enti obbligati posso-no affidare lavori e servizi a imprese collegate senzaeffettuare pubblico appalto. Se però le società affidata-rie non svolgono in proprio tali lavori o servizi, ma ricor-rono a terzi, devono allora indire gara pubblica.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR LAZIO - SEZIONE II-TER

Sentenza del 16 febbraio 2001, n. 1244

Il TAR Lazio ricorda come, dopo la legge 10/77, la demo-lizione di un’opera abusiva è un atto dovuto ed automa-tico, che non necessità di nessun ulteriore accertamento(pareri tecnici). Tuttavia si sottolinea come tale disposi-zione (l’ordinanza di demolizione) debba essere firmatadagli alti dirigenti comunali e non dal presidente dellacircoscrizione.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR LAZIO - SEZIONE II

Ordinanza del 7 febbraio 2001, n. 920

Il TAR Lazio, accogliendo i ricorsi di numerose impresespecializzate, ha sospeso il provvedimento di cui aldecreto 924 del Ministero dei Beni culturali sulle qualifi-cazioni per la categoria OS2. Le disposizioni contenute intale decreto sono in conflitto con il decreto 34/2000sulla qualificazione e violano le norme europee sullalibera concorrenza.

* * *xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR LAZIO - SEZIONE SECONDA-TER

Sentenza del 16 febbraio 2001, n. 1244

Il TAR Lazio ricorda come, dopo la legge 10/77, la demoli-

Gennaio-Maggio 2001

SENTENZE44ORDINE DI NAPOLI

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Page 54: ORDINE DI NAPOLI INGEGNERI - ordineingegnerinapoli.it

zione di un’opera abusiva è un atto dovuto ed automatico,che non necessità di nessun ulteriore accertamento (pareritecnici). Tuttavia si sottolinea come tale disposizione (l’or-dinanza di demolizione) debba essere firmata dagli alti diri-genti comunali e non dal presidente della circoscrizione.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR LAZIO - SEZIONE SECONDA

Ordinanza del 7 febbraio 2001, n. 920

Il TAR Lazio, accogliendo i ricorsi di numerose imprese spe-cializzate, ha sospeso il provvedimento di cui al decreto924 del Ministero dei Beni culturali sulle qualificazioni perla categoria OS2. Le disposizioni contenute in tale decretosono in conflitto con il decreto 34/2000 sulla qualificazio-ne e violano le norme europee sulla libera concorrenza.

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TAR LAZIO - SEZIONE SECONDASentenza del 3 febbraio 2001, n. 857

Una concessione edilizia non può essere negata, a priori,solo perchè la zona è soggetta a vincolo di tutela ambien-tale. Secondo i giudici bisogna anche considerare la realesituazione locale. Nella fattispecie il fondo per cui erastata richiesta la concessione è circondato da numerosestrade e si trova in una zona già fortemente urbanizzata.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR LAZIO - SEZIONE SECONDA

Sentenza del 23 gennaio 2001, n. 368

Il TAR ha annullato un provvedimento dei Beni Culturaliche avevano revocato una concessione per la realizzazio-ne di un passo carraio. I giudici hanno ritenuto che, inassenza di piani urbanistici particolareggiati, anche nellezone soggette a vincolo paesaggistico, non è possibileattuare il blocco totale delle attività edilizie, specialmen-te se queste non alterano lo stato dei luoghi.

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CONSIGLIO DI STATO - SEZIONE SESTADecisione del 22 gennaio 2001, n. 192

È stato deciso che le imprese possono attendere l’aggiudi-cazione della gara prima di deciderne l’impugnazione.Infatti solo con l’aggiudicazione si configura per le impresenon aggiudicatarie il danno dei loro interessi. Questa deci-

sione inverte le precedenti pronunce che negavano finoraquesta possibilità e solleva un contrasto giurisprudenziale.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE

Sentenza del 15 gennaio 2001, n. 257

Per la Corte, il sindaco ed il dirigente dell’ufficio tecnicosono responsabili penalmente per gli incidenti verificatisiin violazione delle norme di sicurezza commesse in uncantiere, se ne erano a conoscenza e non si sono attivatiper eliminarle.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR LAZIO - SEZIONE SECONDA TER

Sentenza del 5 gennaio 2001, n. 59

L’ampliamento di superficie, anche se ottenuto con solu-zioni provvisorie e mobili, come le verande, è soggetto aconcessione edilizia. Non è sufficiente la denuncia di ini-zio attività. Censurato come “colpevole omissione” ancheil silenzio assenso dell’ente locale.

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CORTE DI CASSAZIONE - SEZIONE PRIMA CIVILESentenza del 3 gennaio 2001, n. 59

La sentenza ha decretato la nullità di un appalto stipu-lato con la pubblica amministrazione senza un preventi-vo contratto scritto. La Corte ha anche stabilito che intale caso all’impresa non spetta alcun tipo di compenso.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TRIBUTARIA

Sentenza del 22 dicembre 2000, n. 16076

In base alla sentenza, per beneficiare della procedura perla valutazione automatica dell’immobile senza renditacatastale va seguito e rispettato, senza alcuna deroga, l’i-ter previsto dalla legge.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhxg TAR PIEMONTE - SEZIONE PRIMA

Sentenza del 21 dicembre 2000, n. 1427

Secondo il TAR l’Autorità non ha il potere di valutare gliatti delle amministrazioni appaltanti, né può ordinare

Gennaio-Maggio 2001

45SENTENZEORDINE DI NAPOLI

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Gennaio-Maggio 2001

SENTENZE46

l’annullamento di atti ritenuti illegittimi. Il TAR ha effet-tuato anche una approfondita analisi delle norme chedisciplinano i poteri dell’Autorità.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbhCONSIGLIO DI STATO - SEZIONE SESTA

Decisione del 19 dicembre 2000, n. 6838

Con questa sentenza il Consiglio di Stato ha stabilito che èfacoltà dell’Amministrazione concedere al secondo classifi-cato la gestione di un’opera affidata in concessione sel’aggiudicazione al primo classificato è stata annullata conun sentenza emessa dopo il completamento dei lavori.

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CONSIGLIO DI STATO - SEZIONE SESTADecisione del 27 novembre 2000, n. 6318

La sentenza ha ritenuto illegittima l’esclusione da unagara dell’impresa che aveva autocertificato l’inesistenza dicollusioni con la mafia. La verifica di eventuali infiltrazioni della criminalità orga-nizzata deve essere verificata dall’ente appaltante che puòassumere informazioni presso le Prefetture.

* * * xfgfgfgfgfgfdcgbhcgbhgbh

CORTE DI CASSAZIONE - SEZIONE TRIBUTARIASentenza del 27 novembre 2000, n. 15235

La sentenza ribadisce l’art. 52 del DPR 131/1986, cheesclude dalla valutazione automatica i terreni edificabili.La natura edificabile di un’area si desume soltanto daglistrumenti urbanistici. Quindi nelle compravendite di terreni destinati dal PR azona di edificazione non è consentita la valutazione cata-stale automatica.

Nel quadro delle strategie volte a promuovere l’immagine ed il ruolo dell’ingegnere nellasocietà italiana il Consiglio Nazionale innova il programma delle manifestazioni annuali.Il tradizionale Congresso, giunto quest’anno alla sua 46° edizione sarà orientato in futuroad assumere una connotazione di assise destinate al dibattito delle strategie della politica diCategoria. S’impone quindi la necessità di istituire altra manifestazione atta ad affermare epromuovere il ruolo di centralità che l’ingegnere occupa nei campi propri della tecnica edella scienza applicata.In tal senso annualmente oltre al Congresso verrà indetta ed organizzata dal Cni una mani-festazione a carattere eminentemente scientifico sui vari settori sui quali si fonda l’ingegne-ria italiana.La manifestazione è denominata Conferenza dell’Ingegneria Italiana ed il tema prescelto perla prima edizione riguarda "l’ingegnere nell’edilizia". La località individuata quale sede dellaConferenza è Sorrento, località dove la manifestazione continuerà a ripetersi negli anni fu-turi con lo scopo anche di consolidare nell’immaginario collettivo fattori evocativi in un ot-tica di ottimizzazione della comunicazione mediatica. L’edizione di quest’anno avrà luogonei giorni 22 e 23 giugno e si articolerà con convegni, tavole rotonde, dibattiti sul tema del-la conferenza.

NASCE LA CONFERENZA DELL’INGEGNERIA ITALIANA

La prima edizione: l’ingegnere nell’ediliziaA Sorrento il 22 e 23 giugno

ORDINE DI NAPOLI

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Notizie utili

Professione civileEgregio Presidente,la pubblicazione che ho l’onore di inviarLe "Censimentodi vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e spe-ciali nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campa-nia, Molise, Puglia e Sicilia", è la prima parte di un com-plesso programma di ricerche realizzate dal Dipartimentodella Protezione Civile nelle regioni centromeridionali, uti-lizzando lo strumento dei Lavori Socialmente Utili, dal1996 ad oggi e che ha visto realizzato, oltre il censimentodi vulnerabilità sismica degli edifici pubblico-strategici(oggetto della presente pubblicazione e indagati nel lorouniverso), anche l’edilizia privata, i beni monumentali in-seriti nei parchi naturali e le infrastrutture urbane, tutti ri-levati per campioni rappresentativi dell’universo (i dati so-no attualmente in corso di elaborazione per essere ogget-to di successive pubblicazioni). Il programma di ricerche promosso dal Dipartimento è natosia dalla considerazione dell’elevato rischio sismico cui èsottoposto il territorio italiano, in particolare le regionicentromeridionali, sia dalla consapevolezza che, allo statoattuale delle conoscenze, non è possibile prevedere l’eventosismico e l’unico strumento per mitigare tale rischio si in-centra su una intensa attività di prevenzione, con la messain sicurezza degli edifici che insistono su aree sismiche. L’attuazione delle politiche di prevenzione, peraltro, oltrela conoscenza della "pericolosità dell’area - dato in cui siregistra un notevole avanzamento della scienza, richiedeanche la conoscenza del dato di vulnerabilità e della espo-sizione dell’edificato che, sino alla realizzazione delle ri-cerche promosse dal Dipartimento, erano, nelle regionicentromeridionali, molto episodiche e frazionate.Soltanto ora, con la possibilità di associare il dato di "vul-nerabilità" a quello di "pericolosità", si può pervenire aduna più esatta individuazione del rischio sismico e consen-tire alla Pubblica Amministrazione, centrale e locale, di af-frontare il proprio ruolo di gestore della "cosa pubblica" edi organo promotore della messa in sicurezza dei territoria rischio, con la necessaria dotazione di strumenti cono-scitivi e programmatici.Una consapevole lettura dei dati, scaturenti dalla ricerca,deve tuttavia tener conto delle seguenti basilari conside-razioni:1. il dato di vulnerabilità costituisce prima valutazione

per concentrare l’attenzione sugli edifici in classe divulnerabilità alta o medio-alta.

2. e’ indispensabile associare costantemente il dato divulnerabilità con la pericolosità dell’area, dei siti par-

ticolari in cui ricade l’edificio nonché della sua esposi-zione, considerando che la pericolosità dell’area risultafacilmente identificabile sulle base dei dati disponibili,la pericolosità del sito può essere identificata solo at-traverso specifiche indagini mentre il dato di esposizio-ne è di più incerta quantificazione, costituendo varia-bile dipendente dalla funzione strategica svolta dall’e-dificio e dalla situazione socioeconomica, culturale epolitica dell’area.

Per un più esauriente e corretto approccio a queste pro-blematiche, ai fini delle iniziative di prevenzione, è statopredisposto a cura del Servizio Sismico Nazionale e delGruppo Nazionale Difesa Terremoti, il documento, che siallega, che costituisce una prima linea guida per gli opera-tori tutti del settore.Per contribuire concretamente a promuovere le strategiedi prevenzione sarà cura di questo Dipartimento concor-dare, in tempi brevi, le più opportune iniziative, per defini-re, con le regioni interessate, una "prima stima del rischio"e sottoporla sia alla Conferenza Stato - Regioni che alleAmministrazioni Centrali dello Stato più direttamente in-teressate, affinché si realizzi un programma di interventi abreve e medio tempo, graduato secondo scala di priorità edimensione economica del problema.

Franco Barberi

***

Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento della protezione civile

Documento unitario SSN - GNDT per la presentazione ediffusione dei risultati del censimento di vulnerabilitàsvolto negli anni 1996-1998 in sette regioni (Abruzzo, Ba-silicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia).Progetto per la rilevazione di vulnerabilità di edifici pub-blico strategici a rischio sismico e di formazione di tecniciper l’attività di prevenzione sismica connessa alle politichedi mitigazione di rischio.

PRIME LINEE GUIDA

PremessaIl presente documento costituisce prima direttiva per ilcorretto utilizzo dei dati, al fine di un efficace approccioal problema della vulnerabilità sismica, e delle metodolo-gie di intervento volti soprattutto a una più attenta veri-fica degli edifici con valori di vulnerabilità alta e medioalta. Verranno a breve diffuse ulteriori linee guida che unapposito gruppo di lavoro sta elaborando.

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1. Il censimento di vulnerabilitàDati attualmente disponibiliIl progetto Lsu che riguarda il censimento di vulnerabilitàdi I e II livello (pre-scheda e scheda Gndt Benedetti-Petrini)di tutti gli edifici pubblici di sette regioni dell’Italia meri-dionale, ha fornito un quadro conoscitivo di base, utile perpoter avviare politiche di prevenzione e mitigazione del ri-schio sismico, attraverso la riduzione della vulnerabilità odell’esposizione degli edifici pubblici o di uso pubblico. L’elaborazione dei dati raccolti per province e per regioni,editata nei tre volumi predisposti dal Dipartimento dellaProtezione Civile, ha consentito:- di raggruppare gli edifici rilevati in classi di vulnerabilità;- di disporre di un elevato numero di informazioni (corri-spondenti alla scheda detta), ordinate ed organizzate in u-na banca-dati, di gran lunga superiore a quella presentatanella pubblicazione.Si è ottenuta quindi una "fotografia" del territorio, da cuiè possibile partire per individuare le strategie che consen-tono la riduzione del rischio sismico.

Caratteristiche dei dati disponibiliIl censimento a grande scala delle caratteristiche di vulne-rabilità degli edifici, per la dimensione del problema, è ef-fettuato attraverso il rilevamento di un determinato nu-mero di parametri, che compongono la scheda Gndt e chesono significativi:- della caratterizzazione geometrica, fisico, meccanica;- del comportamento sismico di una struttura.Tali parametri non possono tenere conto in assoluto ditutti gli aspetti che influenzano il comportamento degli e-difici e pertanto un dato esaustivo comporta la necessitàdi sottoporre il singolo edificio a una più rigorosa verificasismica.Ciò nonostante la validità del metodo, fondato sul legamedanni-vulnerabilità, è stata riconosciuta:- a seguito degli studi effettuati sui più importanti eventisismici a partire dal 1980;- dalla successiva sistematica applicazione della "schedaGndt" nelle regioni del centro-nord nel quinquennio 1986-90 (Emilia, Toscana, Piemonte, Marche, Abruzzo) che lohanno ritenuto affidabile:- per la conoscenza individuale degli edifici;- per il riconoscimento delle caratteristiche medie di

strutture inserite in una medesima area;- per la dimensione macroeconomia del problema della

prevenzione.Più specificatamente, l’attribuzione di un edificio ad unadata classe di vulnerabilità assume significato statisticoper un centro numero di edifici, e resta dato significativoe di "orientamento", nei limiti anche dell’errore possibiledel rilevatore, per il singolo edificio.

2. L’interdipendenza delle componenti del rischio sismico: vulnerabilità, pericolosità, esposizione

Il dato elaborato di vulnerabilità è una prima valutazioneche può servire soprattutto per concentrare l’attenzione su-gli edifici in classe di vulnerabilità alta o medio alta. Tuttaviauna migliore definizione delle classi di edifici su cui interve-nire prioritariamente comporta la necessità di tenere conto:- oltre che della vulnerabilitàanche delle altre componenti del rischio sismico:- pericolosità dell’area;- sito particolare in cui ricade l’edificio;- esposizione.� La pericolosità dell’area risulta un dato facilmente iden-

tificabile sulla base dei dati disponibili;� la pericolosità del sito può essere identificata solo attra-

verso specifiche indagini;� il dato di esposizione è di più incerta quantificazione,

dipendendo fortemente dalla funzione "strategica" svol-ta nell’edificio e dalla situazione socio, economica, cul-turale e politica dell’area in cui esso ricade e dalle rela-zioni del sito con l’esterno.

I risultati dei diversi passaggi delle ulteriori elaborazioniproposte - pericolosità - esposizione semplificata - rischio- priorità di interventi e costi - potranno essere resi piùcomprensibili attraverso la rappresentazione su mappe,dove potranno essere meglio letti ed apprezzati i vari te-matismi e la loro disuniformità.

3. Modalità di prevenzionePer poter identificare, quindi, a breve temine, una prima"stima di rischio", dovrà essere associata alla "stima delleclassi di vulnerabilità" già effettuata la valutazione anchesemplificata di esposizione. In queste condizioni potranno,allora, essere, in tipologie di larga massima:- indicati gli interventi necessari alla riduzione del rischio;- redatta una prima stima, in termine macroeconomici,

degli interventi prioritari;- essere assunte ipotesi possibili di priorità anche in rela-

zione alla funzione strategica degli edifici.Gli interventi - in relazione alle caratteristiche di pericolo-sità e tenendo conto delle dimensioni economiche delproblema - potranno consentire anche soltanto il "miglio-ramento sismico" e la sua applicazione per "livelli" di ri-schio, modalità di intervento che presenta l’aspetto positi-vo di poter essere dosata per rispettare le caratteristichedei fabbricati e tenere conto del loro grado di "strategi-cità" (l’adeguamento sismico è, peraltro, indispensabile inalcune fattispecie previste dalla normativa vigente).

4. Strategie di intervento - supporto alle regioni -progetti di prevenzioneA seguito di questa prima fase, che fornisce solo una pri-

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NOTIZIE UTILI48ORDINE DI NAPOLI

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49NOTIZIE UTILI

ma dimensione del problema, è preciso intendimento delDipartimento della Protezione Civile sottoporre alla Confe-renza Stato-Regioni e alle Amministrazioni Centrali più di-rettamente interessate (Pubblica Istruzione, Sanità, LavoriPubblici, Ambiente, etc.) la "prima stima" del rischio e, unavolta ottenuto un primo consenso tecnico-economico, po-tranno essere promossi dei progetti, uno per regione inte-ressata, a cui partecipino, tra gli enti territoriali, almeno laRegione interessata, il Dipartimento di Protezione Civile, ilGruppo Nazionale per la difesa dei Terremoti ed il ServizioSismico Nazionale. I progetti si occuperanno di inquadrare gli interventi pre-ventivi, meglio definiti in relazione alle reali condizioni dirischio, approfondite e verificate, in un programma di am-pio respiro comprendente anche la graduazione delle prio-rità di intervento.Gli approfondimenti e le verifiche riguarderanno:- la vulnerabilità del singolo edificio;- la pericolosità del sito;- l’individuazione di un’appropriata esposizione;- le esigenze locali fornite da approfonditi studi che ter-ranno conto di valenze culturali, sociali, economiche e po-litiche, da mettere in relazione alle funzioni svolte negli e-difici interessati.

Successivamente verrà valutata la fattibilità di interventi diprevenzione associata ai costi da sostenere, potranno esse-re messe a punto modalità di controllo di progetti, degliinterventi e dei costi, eseguendo il monitoraggio dei bene-fici conseguiti in rapporto ai costi sostenuti ed ai livelli disicurezza raggiunti, istituendo una banca-dati informatiz-zata che consentirà verifiche a posteriori della validità del-le iniziali stime di costo.In questa sede potrà essere sviluppato, a cura del Diparti-mento della Protezione Civile, d’intesa con il Servizio Si-smico Nazionale e il Gruppo Nazionale Difesa dai Terremo-ti, un documento di "guida al miglioramento sismico", ac-compagnato da indicazioni utili sulle modalità di progettoe sulla realizzazione di interventi: tali indicazioni terrannoconto del lavoro svolto negli ultimi anni dai Comitati Tec-nico Scientifici istituiti dalla legge a seguito dei terremotidi Umbria e Marche (1997) e Pollino (1998).Alle Regioni potrebbe essere offerta la possibilità di cofi-nanziamento di tale programma di lavoro, fino alla compi-lazione, per ogni edificio ritenuto prioritario, di un proget-to preliminare.

Roma, 12 aprile 2000Il Sottosegretario di Stato

Prof. Franco Barberi

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NOTIZIE UTILI50

Formazione professionaleIn collaborazione con la A.S.L. e col patrocinio di Assoa-mianto, nei prossimi mesi avrà luogo un corso per il con-seguimento dell’ abilitazione alla bonifica di edifici, im-pianti, strutture, ecc. coibentati con amianto e allo smalti-mento di rifiuti di amianto (art. 10, lett. h legge 257/92;art. 10 D.P.R. 8/8/94). La durata sarà di 50 ore e la partecipazione è riservata adingegneri e architetti. Al termine l’abilitazione verrà rilasciata ai partecipanti cheavranno seguito almeno l’ 80% delle lezioni e avranno su-perato l’esame finale. La quota di partecipazione è di L.600.000 + IVA . Gli interessati possono rivolgersi per informazioni ed iscri-zioni alla segreteria dell’associazione.

CalcioGli ingegneri che hanno svolto o svolgono attività agonisti-ca in tale sport sono invitati a presentarsi il giorno alle orepresso il campo Denza (parco della Rimembranza, Napoli),muniti delle attrezzature individuali di gioco, per un incon-tro preliminare alla successiva attività. Gli interessati posso-no rivolgersi per ulteriori informazioni agli ingg. Luigi Vincie Nicola Monda (0335/6834822; e-mail: [email protected]).

Atri sportGli ingegneri che hanno praticato o praticano tennis, vela,nuoto, pallanuoto, canottaggio e sci e desiderano parteci-pare ad attività agonistica tra ingegneri o interprofessio-nale sono invitati a segnalare il proprio nominativo allasegreteria dell’associazione.

BridgeIl 22 marzo presso il Circolo “La Staffa” gentilmente con-cesso si è svolto, con notevole partecipazione, il 1° Torneodi Bridge a coppie organizzato dall’Associazione.Sono risultati vincitori nell’ordine le coppie: Gennaro e Li-liana Nappo, Salvatore Bonetti e Adolfo Palombo, Giovan-ni Celentani e Giampino Serrao.

Facilitazioni per gli iscrittiIl ”Centro Sperimentale di Ingegneria” concede agli iscrittila prossima edizione 2001 di “Normative Tecniche per leCostruzioni” edito dall’ALI (Associazione Laboratori di In-gegneria) contenente leggi e circolari in materia di strut-ture in c.a. e muratura, zone sismiche, prefabbricati, so-vraccarichi, terreni e fondazioni (pp. 904 nell’edizione1998) al prezzo di costo di L. 20.000. Prenotazioni pressol’ing. Salvatore Landolfi.

- A seguito di apposita convenzione, gli iscritti possono iscriversi al Club Sportivo Universitario di Napoli alla quota ridot-ta annua di L. 150.000. L’iscrizione dà diritto ad usufruire a determinate condizioni e a prezzi stabiliti di gran parte degliimpianti sportivi del CUS a via Campegna (tennis, calcetto, atletica leggera, fitness, ecc.) e a partecipare a diversi corsi or-ganizzati dal CUS.

Domanda di iscrizione all’ Associazione Ingegneri

Il sottoscritto dott. ing. …………………………………………………………… nato a …………………………… prov. ……………

il ………………………………… e domiciliato in …………………………………………… prov. ………… cap. ………………………

alla via………………………………………………………………n.……… tel. …………………….…fax……………………………………

e-mail……………………………………… iscritto all’Ordine degli Ingegneri della provincia di ...…………………………..

al n. ………………… chiede di essere iscritto all’ ASSOCIAZIONE INGEGNERI, impegnandosi ad accettarne lo

Statuto e a versare la quota associativa annuale.

Napoli, …………………………

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Indice degli argomenti

ATTUALITÀIl fascicolo del Fabbricato: proposte e opportunità ATT 01-01-07

AMBIENTEVulnerabilità dell’ambiente ed interventi sui litorali AMB 01-01-10

EDILIZIACentocinquant’anni di studi sul cemento armato EDI 01-01-16

PROFESSIONERicordo di Francesco Martinez maestro di ponti e strutture PROF 01-01-31

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NOTIZIE UTILI52ORDINE DI NAPOLI

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La Recensione

“L’Ambiente in Campania: un ecosistema complesso” è un agile ed interessante volume contenente vari capito-

li indipendenti, ma organizzati intelligentemente da Ugo Leone, direttore del Dipartimento per l’Analisi delle

Dinamiche territoriali e ambientali nonché ordinario di Politica dell’Ambiente all’Università Federico II di Na-

poli. L’opera sollecita una riflessione sull’ecosistema-Napoli, dalla gestione delle acque all’esposizione al ri-

schio naturale, dal verde urbano al rapporto ambiente-impresa-occupazione.

In particolare, Eduardo Petrone, ingegnere e presidente di un Consorzio tra Comuni per la depurazione dei li-

quami, ha trattato il tema del governo dell’acqua. Il capitolo, partendo dalla premessa che l’acqua è una risor-

sa da salvaguardare, paventa il rischio di una “petrolizzazione” del prezioso liquido, per poi accennare all’e-

voluzione subita dalla Legislazione vigente, non più puramente repressiva e sempre più risponente a logiche di

ripristino ambientale.

La proposta più innovativa è quella relativa alla possibile definizione di un chiaro rapporto tra il ciclo natura-

le dell’acqua (acque superficiali di alvei, fiumi e laghi, costiere e piovane) ed il ciclo tecnologico (acqua pota-

bile, liquami di fogna ed acqua depurata). Sono ben cento, poi, le proposte finali di impegno per i tecnici e le

Istituzioni del settore. Utilissime, infine, le tabelle poste in appendice, tutte finalizzate a favorire l’impiego dei

fondi inseriti nel Piano operativo regionale 2000-2006 per il Ciclo delle acque.

• Ugo Leone – L’Ambiente in Campania – Edizioni Cuen

Per assoluta mancanza di spazio siamo costretti a rinviare al prossimo numero la pubblicazione di una lettera che l’Inge-gnere Antonio Guizzi aveva inviato al Direttore della Rivista Ingegneri, Cesare Papa Malatesta.