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Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale
L’organizzazione e i suoi
ambienti 2 parte
Prof. Armando Urbano - A.A. 2011-2012
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l.
Prospettiva oggettivistica
Woodward
Altro filone della prospettiva oggettivistica è
quello fornito dallo studioso Woodward, il
quale ha definito una scala di misurazione
della complessità tecnologica, ha posto in
rilievo l’esistenza di una relazione diretta tra
tecnologia e struttura e alcune caratteristiche
che accomunano gli estremi della scala di
complessità.
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Prospettiva oggettivistica - Woodward
Produzione
unitaria
Produzione artigianale in cui il processo produttivo è
attivato dalla domanda.
Produzione
di massa
Utilizza cicli di produzione standardizzati operando con
attrezzature molto specializzate ma con lavoratori poco
qualificati; il controllo della produzione è basato su sistemi
più formali rispetto alla produzione unitaria.
Processi
continui
L’output è fortemente standardizzato, con manodopera
ridotta quasi a zero e massimo sfruttamento delle
economie di scala. Gli impianti destinati a questo tipo di
produzione non hanno nessuna flessibilità e richiedono
competenze talvolta significative in capo ai lavoratori per
essere gestite. L’investimento da parte di un impresa in un
processo continuo comporta dei rischi in quanto non è
possibile tornare indietro rappresentando quindi un costo
sommerso molto significativo: quell’impianto è destinato
solo per quella produzione altrimenti non ha alcuna
possibilità di uso alternativo.
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Prospettiva oggettivistica
Thompson
Un ulteriore autore della teoria oggettivistica è
James Thompson (anni ’70) il quale si
sofferma anch’esso sul legame tecnologia-
struttura organizzativa affermando che
l’organizzazione è funzionale alla tecnologia.
Egli individua una scala di misurazione della
complessità basata sul tipo e sul livello
d’interdipendenza tra unità organizzative.
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Prospettiva oggettivistica
Perrow
Nell’ambito delle teorie oggettivistiche si
colloca poi quella di Perrow (1967) il quale
afferma che la tecnologia è un insiemi azioni
compiute su un oggetto al fine di ottenere una
trasformazione dell’oggetto stesso. Quindi se
si riesce a controllare i materiali e più in
generale gli input, si riesce a controllare anche
il processo che lo trasforma e quindi la
tecnologia.
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ECCEZIONI
poche
ANALIZZABILITA’
Bassa
Problemi non analizzabili
molte
Produzione artigianale
Industrie non di routine (aero-
spaziali)
Industrie di routine (acciaierie
semplici)
Industrie impiantistiche
Alta
Problemi analizzabili
Prospettiva oggettivistica
Perrow
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Prospettiva oggettivistica
Galbraith
Altri contributi alla tecnologia rientranti nella
prospettiva oggettivistica sono quelli di
Galbraith (1977) che individua 3 dimensioni
della tecnologia:
Complessità
Incertezza
Interdipendenza
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Prospettiva oggettivistica
Galbraith
Complessità Dimensione del compito
Incertezza Livello di prevedibilità
di risultati e mezzi
Interdipendenza Interrelazione tra
elementi
Più aumenta il valore delle variabili, più cresce il fabbisogno di informazioni per eseguire il compito
La struttura organizzativa è un insieme di meccanismi per elaborare l’informazione
Risorse tampone Compiti auto sufficienti Sistemi informativi verticali Relazioni laterali
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Prospettiva fenomenologica
Questa visione è un richiamo alle teorie
fenomenologiche di Weick, ed afferma che la
tecnologia non ha un impatto oggettivo
sull’organizzazione (enfatizzazione delle percezioni),
ma altera i significati che gli attori attribuiscono agli
eventi e modifica le loro mappe cognitive.
Nella prospettiva oggettivistica la tecnologia è un
elemento reale ed oggettivo; nella prospettiva
fenomenologia la tecnologia non è un elemento
oggettivo e le conseguenze che la tecnologia ha
sulla struttura organizzativa, sul lavoro, sulle relazioni
è frutto della interpretazione che di tale tecnologia
viene fatta dagli attori.
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Prospettiva fenomenologica
Weick in proposito descrive un processo
interpretativo definito di sense making;
qualsiasi comportamento dell’organizzazione
dipende dalla interpretazione che gli attori
fanno delle variabili organizzative e quindi
delle variabili ambientali e tecnologiche. Il
processo di sense making consta di diverse
fasi.
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FASI DEL
PROCESSO
DI SENSE
MAKING
INPUT ATTIVITÀ OUTPUT
ENACTMENT
(attivazione)
Esperienze
pregresse e dati
grezzi degli
attori
interpretativi
Elaborazione dei dati derivanti
dall’input, per creare degli schemi
interpretativi dell’ambiente
esterno e della realtà interna.
Capacità interpretativa
caratterizzata da
ambiguità e incertezza
SELEZIONE
L’output della
fase precedente
diviene l’input
di questa fase
Si ridefinisce la capacità
interpretativa risolvendo
l’ambiguità e l’incertezza e
attribuendo un significato al
fenomeno
Ambiente attivato: il
fenomeno tecnologia,
mercato o concorrenza
interpretata: variabile
ambientale attivata cioè
interpretata
RITENZIONE
L’output
ambiente
attivato diviene
input della fase
di ritenzione
Verificare che l’interpretazione
della variabile ambientale che è
stata data con la selezione, sia
corretta ed effettivamente
efficace. A valle di questa verifica
empirica si tengono (ritenzione) le
interpretazioni corrette e si
abbandonano quelle non efficaci
Mappe cognitive di
relazioni causa/effetto
tra variabili di cui ne
abbiamo verificato la
validità
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Prospettiva fenomenologica
Tra le tecniche emergenti maggiormente
utilizzate dall’approccio fenomenologico
troviamo ad esempio il bricolage organizzativo
(combinazione creativa e contingente di
risorse disponibili) o l’apprendimento di
secondo livello (trarre idee e conoscenze a fini
di progettazione organizzativa da campi di
attività molto diverse e molto lontani da quello
a cui si appartiene).
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Riguardo agli impatti che la tecnologia ha sul
lavoro e in particolare sulle
caratteristiche,informazioni che il
lavoratore,che ha il compito di usare la
tecnologia,deve possedere permettono di
distinguere la tecnologia in:
effusiva
intrusiva
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Le tecnologie effusive si caratterizzano per il
fatto che le informazioni rilevanti per lo
svolgimento della mansione da parte del
lavoratore devono essere memorizzate dal
lavoratore stesso o comunque dall’operatore
che utilizza la tecnologia.
Quindi sono centrali nella tecnologia effusiva
l’esperienza, la conoscenza tacita, ecc… che
fanno del lavoratore un elemento
indispensabile nel processo produttivo (ad
esempio il macchinario sanitario).
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Le tecnologie intrusive invece prevedono
che le informazioni rilevanti per lo svolgimento
della mansione devono essere memorizzate
dalla macchina facendo sì che i soggetti
diventino delle risorse poco specializzate e
facilmente sostituibili (ad esempio il computer,
il cellulare, ecc…)
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Tecnologie effusive e intrusive
Tecnologia effusiva
specificità dell’operatore rispetto al processo produttivo apprendimento specifico iniziale e ricorrente asimmetria informativa a favore del
lavoratore
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Tecnologie effusive e intrusive
Tecnologia intrusiva
indifferenza dell’operatore rispetto al processo produttivo ininfluenza delle conoscenze specifiche del
lavoratore non importanza di coordinamento
gerarchico e interazione
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Ambiente & Spazio
Complesso delle condizioni tecniche e organizzative
che presidiano ai processi di trasformazione
Materiale
Spaziale
Temporale
degli input produttivi
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Ambiente & Spazio
Lo spazio fisico
Spazio inter-organizzativo
Scelte di localizzazione; Differenziazione dei prodotti;
Ricerca delle esternalità; Appropriabilità delle
competenze
Spazio intra-organizzativo
Tecnologia - Impatto su OdL e socializzazione
Logistica
Definizione confini d’impresa
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Ambiente & Spazio
Lo spazio sociale
Spazio gerarchico - Raggio d’azione del potere e
delle responsabilità
Ambito delle responsabilità - relazione inversa con
specializzazione verticale e orizzontale
Distanza gerarchica - “spazio” tra superiore e
subalterno; dipende da dimensione e meccanismi di
coordinamento
Percezione di: persone, oggetti, ambienti
Estetica dell’organizzazione, Spazi aperti/chiusi,
Visibilità al pubblico
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Ambiente & Spazio
Lo spazio simbolico
Spazio linguistico-comunicante
Parole usate per dare senso alla realtà
Riduzione dell’ambiguità
Legame con: 1) simboli della cultura, 2) concezione
cognitivista dell’ambiente
Spazio linguistico-codificante
Mappature della realtà: dare significati alle relazioni
Legami con le mappe cognitive
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Ambiente & Spazio
Impatti sulla progettazione
SPAZIO Definizione Come si progetta
Come di manifesta
Fisico
Distanze più opportune tra gli attori per migliorare efficienza attività
Calcolo razionale Descrizione razionale e “calcoli” del progetto
Sociale
Modo in cui la ripartizione e la forma dello spazio influenzano comportamento e relazioni tra attori
Calcolo razionale Senso estetico e artistico Utilità per la comunicazione sociale
Percezione e senso di adeguatezza degli attori
Simbolico Valori culturali ed esperienziali condivisi
Scarsamente progettabile
Grado di coesione, creatività e capacità di apprendimento
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Ambiente istituzionale
E’ costituito da sistemi di norme cui le organizzazioni
e gli attori organizzativi conformano i loro
comportamenti e le loro decisioni spontaneamente
(per es. norme culturali e sociali) o in base al potere
sanzionatorio di cui dispone chi le ha stabilite (es.
legge dello Stato).
Uno dei primi contribuiti allo studio delle istituzioni è
quello del 1995 dello studioso Scott il quale individua
tre pilastri alla base dei condizionamenti esercitati
dalle istituzioni sul comportamento organizzativo
ovvero:
regolativo – normativo – cognitivo
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PILASTRO REGOLATIVO
Riguarda l’imposizione di regole e sanzioni e le
attività di controllo sia a livello individuale che di
organizzazione attraverso meccanismi formali
(ad esempio la polizia che emette multe) e
informali (ad esempio il capocantiere che
esclude dal lavoro colui che non si conforma
alle regole).
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PILASTRO NORMATIVO
Fa riferimento ai valori e alle norme:i valori
sono concezioni di ciò che è preferibile o
auspicabile e servono a costruire criteri di
valutazione e comparazione di diverse strutture
e diversi comportamenti;le norme specificano
quali comportamenti adottare e quali mezzi
utilizzare per il raggiungimento di determinati
fini.
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PILASTRO COGNITIVO
E’ l’insieme degli schemi mentali usati per
attribuire un significato alle regole che
costituiscono una determinata realtà.
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Ambiente istituzionale
Altro modello centrale nell’analisi dell’ambiente
istituzionale è quello di Hofstede il quale mette in
relazione le istituzioni con la cultura nazionale infatti a
seconda della tipo di cultura nazionale ci si conforma
diversamente alle regole, alle norme e da ciò
scaturiscono poi le particolarità strutturali delle
organizzazioni.
L’analisi fatta da Hofstede, nonostante sia stata
elaborata da più di venti anni, è ancora valida in virtù
del fatto che la cultura nazionale ancora influenza la
cultura dell’impresa anche se il fenomeno
“globalizzazione” la sta via via attenuando.
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Ambiente istituzionale
I tratti caratterizzanti le diverse culture nazionali ed
incidenti sulla struttura organizzativa per Hofstede
sono:
L’individualismo
Distanza gerarchica
Controllo dell’incertezza
Mascolinità o femminilità
Il sistema politico
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L’individualismo
Tipico della cultura statunitense le società funzionano
sulla base di relazioni più o meno astratte tra persone,
l’individualismo aumenta all’aumentare della ricchezza
di un paese. Questa concezione è in contrapposizione
con il principio del “life time employment” (o impiegati
per tutta la vita) tipico del Giappone. Individualismo a
livello organizzativo significa che sono più facili i
comportamenti opportunistici e quindi si devono
prevedere dei meccanismi di controllo di tali
comportamenti (ad esempio per i top manager
l’attenuazione di comportamenti opportunistici può
essere ottenuto attraverso la partecipazione alla
proprietà dell’impresa e quindi remunerandolo in parte
con azioni della società).
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Distanza gerarchica
Sottende alla disuguaglianza nella gestione del
potere.
Laddove la distanza gerarchica è favorita, si
avranno aziende con livelli gerarchici articolati;
viceversa si avranno livelli gerarchici meno
articolati o addirittura “schiacciati” come nelle
aziende flat.
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Controllo dell’incertezza
Si riferisce al fatto che una cultura nazionale stimoli o
deprima la propensione al rischio del lavoratore e
quindi dell’organizzazione. Questo ha dei risvolti a
livello dell’istituzione del pilastro regolativo in quanto
una cultura nazionale che favorisce la propensione al
rischio genera poi delle leggi fallimentari di un certo
tipo anziché di altro tipo (ad esempio un fallito in
U.S.A. è visto in maniera totalmente diversa del fallito
in Italia che viene emarginato).
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Mascolinità o femminilità
La mascolinità è caratterizzata dalla assertività,
performance, competizione successo e quindi
le culture nazionali che preferiscono la
mascolinità danno vita a strutture organizzative
e a modi di gestire le aziende diversi dalle
culture nazionali ove prevale la femminilità che
è caratterizzata dalla qualità della vita, relazioni
personali, servizio cura degli altri (es i sistemi di
remunerazione in una cultura possono essere
basati sulla performance e in un'altra sulla
appartenenza all’organizzazzione).
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Il sistema politico
Gestire ed organizzare in un paese
democratico è diverso che gestirlo ed
organizzarlo in un paese a sistema autoritario o
addirittura totalitario.