organizzazione di protezione civile e elementi conoscitivi ... · protezione civile (non...
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Organizzazione di Protezione Civile e
Elementi Conoscitivi del Territorio
PIANO SOCCORSO RISCHIO SISMICO
Regione Lombardia
Inquadramento orografico, idrografico e
meteoclimatico Regione Lombardia
La pianura lombarda
La pianura lombarda è suddivisa
geologicamente in:
o alta pianura, caratterizzata da
materiali grossolani, molto
permeabili, di origine alluvionale
o bassa pianura, formata da
materiale argilloso, poco
permeabile che declina
dolcemente verso il fiume Po.
o la linea della risorgive , segna il
passaggio dall'alta alla bassa
pianura, sono riaffioramenti
naturali d'acqua causati
dell'incontro della falda freatica
con i terreni impermeabili della
bassa.
I fiumi lombardi
Il territorio lombardo è attraversato da centinaia di fiumi e torrenti, il più
rilevante dei quali è il Po, che con i suoi 652 km è il più lungo d'Italia.
La rete di monitoraggio
meteorologico al momento si
compone di circa 200 sensori per
la misurazione della temperatura
e della precipitazione cumulata,
oltre a 130 anemometri per la
determinazione della velocità del
vento, uniformemente distribuiti
tra pianura e montagna su tutto il
territorio. La rete è gestita da
Arpa Lombardia.
La rete di monitoraggio
I limiti
amministrativi
LOMBARDIA
12 PROVINCE
1523 COMUNI
23 COMUNITA’
MONTANE
10019166
ABITANTI
23863,65 KM2
SUPERFICIE
I limiti amministrativi
Classificazione
sismica
Variazione della
classificazione sismica
dei comuni lombardi con
l’entrata in vigore della
DGR 2129/2014.
Classificazione
sismica
DM 5 MARZO 1984
‘Provvedimenti per le
costruzioni con particolari
prescrizioni per le zone
sismiche’
41 comuni lombardi delle province di
Brescia, Pavia, Bergamo e Cremona
classificati in 2° categoria.
Inizia un percorso normativo regionale
volto alla prevenzione del rischio sismico.
L.R. 21 GIUGNO 1988, N. 33
‘Disciplina delle zone del
territorio regionale a rischio
geologico e a rischio sismico’
Il primo provvedimento normativo assunto
in Regione Lombardia
D.G.R. 18 MAGGIO 1993, N. 36147
‘Criteri e indirizzi relativi alla
componente geologica nella
pianificazione comunale’
vengono fornite indicazioni preliminari
specifiche alle quali far riferimento per
l’adeguamento urbanistico dei 41 comuni
classificati sismici
L.R. 24 NOVEMBRE 1997, N. 41
rende obbligatoria per tutti i Comuni la
verifica della compatibilità delle previsioni
urbanistiche con le condizioni geologiche
dei propri territori
D.G.R. 22 DICEMBRE 2005, N. 1566
Regione Lombardia approva una nuova
metodologia per l’analisi della pericolosità
sismica del territorio comunale, elaborata in
collaborazione con il Politecnico di Milano
d.g.r. 22 dicembre 2005, n. 1566
prevede tre livelli di approfondimento, in funzione della zona
sismica di appartenenza e degli scenari di pericolosità sismica locale
AGGIORNATA con d.g.r. 7374/2008 e 2616/2011
Codifica delle aree che
possono dare luogo ad
amplificazione sismica.
Livelli di approfondimento mediante indagini più approfondite e fasi di applicazione.
Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza
(CLE)
A partire dall’Ordinanza ministeriale 4007/2012 in via facoltativa e dall’Ordinanza
ministeriale 52/2013 obbligatoriamente, gli studi di Microzonazione Sismica dovevano
essere accompagnati dall’Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE).
Si definisce come Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano
quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell’evento sismico, pur
in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre
all’interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza,
l’insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l’operatività della
maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e
connessione con il contesto territoriale
Tale analisi comporta:
l’individuazione degli edifici e delle aree che garantiscono le funzioni
strategiche per l’emergenza;
l’individuazione delle infrastrutture di accessibilità e di connessione con il
contesto territoriale, degli edifici e delle aree citate nel punto precedente, e gli
eventuali elementi critici;
l’individuazione degli aggregati strutturali e delle singole unità strutturali che
possono interferire con le infrastrutture di accessibilità e di connessione con il
contesto territoriale
Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza
(CLE)
La documentazione di partenza da utilizzare per realizzare l’analisi è la seguente:
Carta Tecnica Regionale (CTR), o altra carta tecnica in scala almeno 1:10000. In
formato digitale, vettoriale;
Piano di emergenza comunale, o di protezione civile, o altri piani di
individuazione degli edifici strategici e delle aree di emergenza;
Eventuali schede già compilate sugli edifici strategici e sulle aree di emergenza
(limitatamente agli elementi che faranno parte dell’analisi della CLE) ;
Eventuali schede già compilate sulla vulnerabilità degli edifici.
Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza
(CLE)
L’analisi della CLE si compone dei seguenti elaborati:
Relazione illustrativa
Carta degli elementi per l’analisi della CLE, che individua nell’ambito dell’insediamento
urbano, il sistema di gestione dell’emergenza, composto da edifici e infrastrutture utili ad
analizzare la Condizione Limite per l’Emergenza.
Gli elementi grafici rappresentati nella carta sono:
Edificio strategico
Area di emergenza
Infrastruttura di Accessibilità/Connessione
Aggregato strutturale
Unità strutturale
Per ciascun elemento è compilata una scheda descrittiva.
Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza
(CLE)
Si individuano sulla mappa le Funzioni Strategiche ritenute essenziali, e gli edifici dove sono svolte, per la CLE (perciò, non tutti gli edifici strategici dell’insediamento urbano). Tale individuazione si deve basare sul Piano di protezione civile (non finalizzato all’individuazione ex novo degli edifici necessari alla gestione dell’emergenza);
Si attribuisce un identificativo di Funzione Strategica a ciascuna Funzione strategica senza tener conto del numero degli edifici a servizio della Funzione Strategica.
Si individuano gli eventuali Aggregati Strutturali di appartenenza degli Edifici Strategici individuati al punto precedente;
Si individuano le Aree di Emergenza limitatamente a quelle di ammassamento e di ricovero per la popolazione. Desunte da Piani preesistenti;
Si individuano le infrastrutture di Connessione fra Edifici Strategici e Aree di Emergenza. Anche in questo caso le informazioni dovrebbero essere desunte dai Piani preesistenti. Nel caso non fossero state individuate, si rende necessaria la loro individuazione. Tali strade dovranno limitarsi allo stretto necessario per garantire il collegamento fra gli elementi suddetti, in termini di percorribilità dei veicoli a servizio di edifici e aree in relazione alle funzioni che si svolgono;
Si individuano le infrastrutture stradali che garantiscono l’Accessibilità all’insieme degli elementi sopra descritti con il territorio circostante;
Si individuano gli Aggregati Strutturali, o singoli manufatti isolati, interferenti con le infrastrutture stradali o le Aree di Emergenza che ricadono nella condizione H>L o, per le aree, H>d. Ossia l’altezza (H) sia maggiore della distanza tra l’aggregato e il limite opposto della strada (L) o il limite più vicino dell’area (d);
Si riportano sulla mappa gli identificativi di Aggregato Strutturale, di Area di Emergenza, di infrastrutture di Accessibilità/Connessione;
La compilazione delle schede può iniziare a tavolino, o direttamente su campo.
Procedura per l’analisi della CLE
La situazione
franosa in
Lombardia
Rischio da frane sismo-indotte
In termini di rischio sismico, cioè di danni potenziali per le aree antropizzate potenzialmente interessate da frane sismo-indotte, i comuni più esposti sono risultati:
1. Lecco (LC),
2. Darfo Boario Terme (BS),
3. Gargnano (BS),
4. Como (CO),
5. Rezzato (BS),
6. Varzi (PV),
7. Vobarno (BS),
8. Tremosine (BS)
9. Romagnese (PV)
Le grandi dighe
Sul territorio lombardo sono presenti 77
grandi dighe, per un volume d’invaso
complessivo di quasi 2'000 milioni m3, dei
quali circa il 50% è compreso nei quattro
più grandi invasi per volume di
regolazione, convenzionalmente definiti
“grandi laghi regolati”, ad uso misto:
Verbano, Lario, Sebino e Benaco.
La diga più alta raggiunge 160 metri in
quota dello sbarramento (Alpe Gera – SO),
mentre la più bassa raggiunge una quota di
soli 1,65 metri (Bardello – VA).
Distribuzione delle grandi dighe sul territorio lombardo.
Il numero che rappresenta le piccole dighe di
Regione Lombardia è pari a circa 600, delle
quali circa il 50% concentrate nelle province
di Bergamo e Brescia. La competenza relativa
alla sicurezza delle stesse è affidata agli
Uffici Territorialmente competenti, i quali
effettuano unitamente al Gestore visite di
controllo sugli invasi.
Le piccole dighe
Accessibilità stradale
La rete viabilistica lombarda è costituita da :
più di 700 km di autostrade;
1.000 km di strade statali;
più di 10.000 km di strade provinciali;
oltre 58.000 km di strade comunali
La rete ferroviaria
La rete ferroviaria si estende in Lombardia per
circa 2.000 km con un totale di 421 stazioni. Di
tale rete:
circa 320 km con 120 stazioni costituiscono
la rete regionale in concessione a
Ferrovienord SpA (linee dei rami Milano
ed Iseo di cui alla figura 1a);
la restante parte appartiene alla rete
nazionale in concessione a RFI SpA ed è
suddivisa fra rete AV/AC (linea Milano -
Bologna, linea Milano - Torino), rete
fondamentale, rete complementare e linee
nodo.
La rete ferroviaria
Sistema regionale di protezione civile
Il sistema regionale di Protezione Civile –
Quadro normativo
legge regionale 16/2004 “Testo unico delle disposizioni regionali in materia di protezione
civile”
❖ finalità di disciplinare le attività degli enti locali, degli enti pubblici e privati e delle
organizzazioni di volontariato nel sistema regionale di protezione civile.
legge regionale 31/2008 “Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste,
pesca e sviluppo rurale”
❖ specifica le attività relative alla lotta agli incendi boschivi
Gestione delle Emergenze - Rischi
Gestione delle Emergenze - Rischi
Gestione delle Emergenze –
I codici colori delle allerte
Gestione delle Emergenze –
Le tipologie di eventi
Gestione delle Emergenze –
Il ruolo dell’amministrazione comunale
Gestione delle
Emergenze –
Il ruolo del
Sindaco
Gestione delle
Emergenze –
Il ruolo degli enti
Gestione delle
Emergenze –
Il ruolo della
Regione
Gestione delle
Emergenze –
centri
coordinamento
soccorsi C.C.S.
I centri di coordinamento devono essere ubicati in edifici
non vulnerabili, di facile accesso e dotati
di risorse e attrezzature in grado di permettere
di lavorare in continuità
Gestione delle Emergenze –
centri coordinamento soccorsi C.C.S.
I Centri di Coordinamento
Soccorsi fanno capo alle Prefetture (vedi logo riportato nella
cartografia) e vengono da esse attivati per la
gestione delle emergenze.
Gestione delle
Emergenze –
centri
coordinamento
soccorsi C.C.S.
Organizzazioni di volontariato
I volontari di protezione
civile sono coordinati
operativamente a livello
territoriale dalle Province, le
quali a loro volta possono
essere supportate dai
Comitati di Coordinamento
del Volontariato (CCV),
presenti in ognuna delle 11
Province e della Città
Metropolitana di Milano.
Centri Operativi Misti – C.O.M.
Cosa sono i C.O.M. ?
I COM sono strutture di coordinamento interforze attivate dalle
Prefetture e da queste dirette per la gestione dei Servizi di Emergenza
in ambito, o anche solo comunale , quando gli eventi rientrino nella
fascia b) come definito all’art 2 della L.225792 s.m.i. o li superino.
Centri Operativi Misti – C.O.M.
Che ruolo hanno i C.O.M. ?
Tali organismi hanno lo scopo del coordinamento operativo in campo,
raccordandosi a livello territoriale con i COC (Centri Operativi
Comunali) dei singoli Municipi afferenti e a livello superiore con i
Centri di Coordinamento Soccorsi insediati nelle rispettive Prefetture
di riferimento o con le Sale Operative Provinciali unificate (se presenti
in ambito di accordo locale tra Prefettura ed Ente Provincia).
Centri Operativi Misti –
C.O.M. Dove sono i C.O.M. ?
I COM, di prassi, vengono insediati in edifici di proprietà della Pubbliche Amministrazioni.
Le sedi dei COM, secondo le ultime indicazioni operative del Dipartimento della Protezione
Civile del 31 marzo 2015 per l’individuazione dei Centri operativi di coordinamento,
devono essere possibilmente:
❖baricentrali rispetto ai Comuni afferenti;
❖raggiungibili entro 45 miniuti circa; geolocalizzati;
❖certificati come strutture antisismiche dall’ente proprietario;
❖ resistere ed essere non vulnerabili a qualsiasi altro tipo di rischio
Centri Operativi Misti – C.O.M.
SOREU ALPINA
ASST Papa Giovanni XXIII
Piazza OMS, 1 Bergamo
Coord: 45.687056, 9.634129
SOREU METROPOLITANA
ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda
Piazza dell'Ospedale Maggiore Milano
Coord: 45.511929, 9.186528
SOREU PIANURA
Fondazione IRCCS Policlinico San Matte
Viale Camillo Golgi, 19 Pavia
Coord: 45.201166, 9.147840
SOREU LAGHI
Via Firenze Villa Guardia Como
Coord: 45.771852, 9.043134
Sale Operative Regionali di Emergenza Urgenza
(SOREU)