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27/01/2018 Corriere del Veneto (ed. Vicenza) pagina 9 Ospedale, incubo batterio killer Oggi autopsia sull' ultima vittima Decesso Benedetti: indagate due dottoresse del reparto di Chirurgia BASSANO Un altro paziente del San Bassiano stroncato da una vasta infezione, pare dovuta al batterio Klebsiella Pneumoniae contratto in ospedale. Se confermato, sarebbe il secondo in meno di venti giorni. Il quinto dal 2012. Per ora solo più di sospetto, quello legato alla morte del 77enne Giovanni Benetti avvenuta martedì nell' ospedale di via dei Lotti, nel reparto di geriatria. Forte sospetto dei parenti che potrà trovare eventuale conferma con l' autopsia disposta dalla procura di Vicenza e in programma per oggi. L' unica certezza, al momento, è che dopo l' esposto presentato dai tre figli del professore di matematica in pensione residente in quartiere Firenze, il sostituto procuratore Claudia Brunino ha aperto un' inchiesta per omicidio colposo e indagato come atto dovuto due medici di chirurgia vascolare che lo avevano avuto in cura e cioè le dottoresse Elisa Galzignan ed Elena Molon. «Vogliamo capire come è morto papà, se sia stato fatto tutto il possibile per lui» hanno fatto sapere i figli Michele, Stefano e Giorgia che si sono affidati all' avvocato Giannantonio Stangherlin. Legale che aveva già assistito i parenti di uno dei tre pazienti oncologici morti tra gennaio e febbraio del 2012 al San Bassiano per il batterio Klebsiella, contratto durante l' intervento di termoablazione, nel reparto di gastroenterologia. Il cui primario è ora indagato per la morte, avvenuta il 5 gennaio, di Domenico Zarpellon, ingegnere bassanese di settant' anni stroncato, secondo i primi esiti dell' autopsia, dallo stesso batterio killer durante il ricovero in ospedale. Tragedia, questa, a seguito della quale il Governatore Luca Zaia aveva inviato al San Bassiano gli ispettori regionali. Ora, se confermato, potrebbe esserci l' ennesimo caso. Benetti aveva iniziato il suo calvario il 14 settembre scorso, quando era stato ricoverato in via dei Lotti per una trombosi alla gamba sinistra che aveva reso necessario un intervento con l' innesto di un by-pass femorale. Nei due giorni successivi l' ex professore era tornato in sala operatoria, per altrettanti interventi dovuti, pare, a delle complicazioni. Due mesi dopo era stato trasferito nell' ospedale di comunità di Marostica dove però le sue condizioni non erano migliorate tanto che i figli lo trasferirono all' ospedale di Castelfranco, dove qualche giorno dopo i medici gli avevano amputato la gamba. Il 10 gennaio un nuovo trasferimento a Marostica - su disposizione del centro operativo territoriale - quindi nel reparto di geriatria di Bassano. Dove è morto, a quanto pare a causa di una sepsi. Ma le risposte certe si avranno solo con l' autopsia, che verrà eseguita oggi dal medico legale nominato dal pm, che ha anche disposto il sequestro delle cartelle cliniche. All' esame parteciperanno anche i consulenti nominati dai figli di Benetti, dalle due dottoresse indagate e dall' Usl 7 che ha garantito «massima collaborazione, disponibilità e totale trasparenza con le autorità. Ogni accertamento offre ulteriori elementi di chiarezza, necessari in simili contesti» il commento della direzione dell' azienda sanitaria.

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27/01/2018 Corriere del Veneto (ed. Vicenza) pagina 9

Ospedale, incubo batterio killer Oggi autopsia sull' ultima vittima

Decesso Benedetti: indagate due dottoresse del reparto di Chirurgia

BASSANO Un altro paziente del San Bassiano stroncato da una vasta infezione, pare dovuta al batterio Klebsiella Pneumoniae contratto in ospedale. Se confermato, sarebbe il secondo in meno di venti giorni. Il quinto dal 2012. Per ora solo più di sospetto, quello legato alla morte del 77enne Giovanni Benetti avvenuta martedì nell' ospedale di via dei Lotti, nel reparto di geriatria. Forte sospetto dei parenti che potrà trovare eventuale conferma con l' autopsia disposta dalla procura di Vicenza e in programma per oggi. L' unica certezza, al momento, è che dopo l' esposto presentato dai tre figli del professore di matematica in pensione residente in quartiere Firenze, il sostituto procuratore Claudia Brunino ha aperto un' inchiesta per omicidio colposo e indagato come atto dovuto due medici di chirurgia vascolare che lo avevano avuto in cura e cioè le dottoresse Elisa Galzignan ed Elena Molon. «Vogliamo capire come è morto papà, se sia stato fatto tutto il possibile per lui» hanno fatto sapere i figli Michele, Stefano e Giorgia che si sono affidati all' avvocato Giannantonio Stangherlin. Legale che aveva già assistito i parenti di uno dei tre pazienti oncologici morti tra gennaio e febbraio del 2012 al San Bassiano per il batterio Klebsiella, contratto durante l' intervento di termoablazione, nel reparto di gastroenterologia. Il cui primario è ora indagato per la morte, avvenuta il 5 gennaio, di Domenico Zarpellon, ingegnere bassanese di settant' anni stroncato, secondo i primi esiti dell' autopsia, dallo stesso batterio killer durante il ricovero in ospedale. Tragedia, questa, a seguito della quale il Governatore Luca Zaia aveva inviato al San Bassiano gli ispettori regionali. Ora, se confermato, potrebbe esserci l' ennesimo caso. Benetti aveva iniziato il suo calvario il 14 settembre scorso, quando era stato ricoverato in via dei Lotti per una trombosi alla gamba sinistra che aveva reso necessario un intervento con l' innesto di un by-pass femorale. Nei due giorni successivi l' ex professore era tornato in sala operatoria, per altrettanti interventi dovuti, pare, a delle complicazioni. Due mesi dopo era stato trasferito nell' ospedale di comunità di Marostica dove però le sue condizioni non erano migliorate tanto che i figli lo trasferirono all' ospedale di Castelfranco, dove qualche giorno dopo i medici gli avevano amputato la gamba. Il 10 gennaio un nuovo trasferimento a Marostica - su disposizione del centro operativo territoriale - quindi nel reparto di geriatria di Bassano. Dove è morto, a quanto pare a causa di una sepsi. Ma le risposte certe si avranno solo con l' autopsia, che verrà eseguita oggi dal medico legale nominato dal pm, che ha anche disposto il sequestro delle cartelle cliniche. All' esame parteciperanno anche i consulenti nominati dai figli di Benetti, dalle due dottoresse indagate e dall' Usl 7 che ha garantito «massima collaborazione, disponibilità e totale trasparenza con le autorità. Ogni accertamento offre ulteriori elementi di chiarezza, necessari in simili contesti» il commento della direzione dell' azienda sanitaria.

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27/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 26

«Serve un ambulatorio centralizzato»

Sindaci e medici di famiglia della Sinistra Piave si sono confrontati sul futuro

del servizio ai cittadini

MELUn ambulatorio centralizzato per i pazienti della Sinistra Piave. È la proposta emersa durante l' incontro dell' altra sera tra i sindaci della Sinistra Piave e i medici di famiglia per fare il punto sulla sanità locale. C' erano i sindaci di Trichiana, Mel e Lentiai, Fiorenza Da Canal, Stefano Cesa e Armando Vello, e c' erano i medici di famiglia tra i quali lo zumellese Andrea Dall' O, che da tempo fa notare l' esigenza di un servizio di ambulanze nella vallata. Un tema sempre più pressante, quello della salute, come ha dimostrato la recente polemica tra Mel e l' Usl sulla sostituzione del dottor Adami. E data la forte incidenza numerica della popolazione anziana, diventa cruciale avere delle linee guida ben definite, soprattutto per il domani. Un domani che potrebbe vedere la creazione a Mel di un ambulatorio centralizzato.«I medici di base - spiega il sindaco di Lentiai, Armando Vello - al pari di noi sindaci sono tra loro concordi su alcune criticità emerse sul nostro territorio, come il numero sempre più elevato della popolazione anziana e la necessità di offrire servizi più adeguati. Un problema emerso è che la maggior parte dei medici tra qualche anno andrà in pensione: l' intera rete, legata anche al sistema relativo alla sostituzione degli stessi, va pertanto riorganizzata fin da subito. Andrà fatto un programma a lunga scadenza, ma con partenza immediata per evitare che la situazione tra qualche tempo possa causare difficoltà più gravi».«Una soluzione - prosegue Vello - è quella di creare, magari con sede a Mel, un ambulatorio centralizzato con dei servizi anche di tipo ambulatoriale e infermieristico per coadiuvare l' attività dei medici, i quali stanno cercando di fornire a tutti i cittadini maggiore qualità nel servizio. Un' eventuale struttura di questo tipo potrebbe essere interessante ma va ricercato l' edificio più adatto, con le relative ristrutturazioni da eseguire e tanto altro. I sindaci hanno dato infine disponibilità a creare una progettualità comune e a confrontarci nel contempo con la Usl».Le conferme arrivano anche da Fiorenza Da Canal, sindaco di Trichiana: «I problemi legati ai medici di base, emersi nella discussione sono contenuti per il momento e i cittadini possono rimanere tranquilli. Visto il pensionamento del dottor Adami i pazienti possono rivolgersi senza problemi ad altri medici. C' è stato solo un ritardo nell' assegnazione del sostituto. Tra cinque anni il problema potrebbe però diventare di portata maggiore visto che numerosi saranno i medici che smetteranno di lavorare. I medici hanno proposto di creare un ambulatorio centralizzato che faccia da punto di riferimento per tutti i cittadini della Sinistra Piave e che potrebbe essere aperto a determinati orari nei quali ogni medico partecipa con la propria presenza, mantenendo sempre attivi gli ambulatori sul territorio. Lo spazio non c' è ancora ma la proposta è nell' aria da un decennio e ora i medici dialogheranno con l' Usl e non solo per poterla realizzare, perché avrà i suoi costi». Dante Damin.

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27/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 15

Esulta il sindacato «I nostri sforzi sono stati ripagati»

BELLUNO«Finalmente una bella notizia: dopo oltre un decennio di battaglie sarà riconosciuto un incentivo ai colleghi che operano nei comuni disagiati. Siamo contenti».Il segretario e il fiduciario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) di Belluno, Umberto Rossa (che è anche il presidente dell' Ordine dei medici) e Fabio Bortot, esultano. Dal primo marzo, infatti, i camici bianchi dei 23 comuni riconosciuti dall' Usl come disagiati riceveranno un incentivo di 6,20 euro in più per paziente. «È da più di dieci anni che esiste un accordo regionale che prevede questo incentivo per chi lavora in zone disagiate e disagiatissime, ma l' Usl non l' aveva mai recepita. Questo è il risultato di anni di battaglie della Fimmg: i nostri sforzi sono stati ripagati», precisa Bortot. Per Rossa «questo aiuto economico è il giusto premio a chi garantisce la capillarità del servizio medico in aree disagiate». «Questo incentivo non è solo importante dal punto di vista economico, ma rappresenta un riconoscimento al merito dei medici di montagna», conclude il fiduciario della Federazione dei medici di medicina generale. Contento anche Angelo Santin, medico che dal 1990 opera in Val di Zoldo, dividendosi in quattro ambulatori: oltre alle quattro ore settimanali da garantire nell' ambulatorio della medicina di gruppo integrata di Longarone, il medico opera a Fusine, dove è presente tutti i giorni, a Forno di Zoldo (due volte a settimana) e nella val di Goima (una volta a settimana), l' ultima prima del passo Duran, colpita dallo spopolamento. «Qui abbiamo meno servizi, visto che l' ultimo negozio di vicinato ha chiuso qualche tempo fa». Una vita non certo facile, soprattutto nella stagione invernale e in presenza di neve. «Mettersi in auto con la neve in certe zone non è certo il massimo. Anche attraversare la località di Goima non è una passeggiata, visto che la strada non è sempre tenuta bene. L' arrivo di questo incentivo non può che farmi piacere», conclude il professionista, «anche perché ormai non speravamo più che potesse arrivare. Un riconoscimento dei disagi che devo affrontare sia per le lunghe distanze tra i quattro ambulatori che dirigo, sia per l' attrezzatura di cui devo giocoforza disporre per muovermi in montagna d' inverno. Ben venga, quindi, questo aiuto economico per tutti coloro che lavorano in montagna, svolgendo un ruolo altamente sociale». (p.d.a.)©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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27/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 35

Il sindaco Ghedina «Zaia ha onorato l' impegno preso»

«Dopo tanta preoccupazione ora si vedono i fatti concreti: delibere, progetti, finanziamenti sono nero su bianco». È molto soddisfatto il sindaco di Cortina, nonché assessore alla Sanità, Gianpietro Ghedina, su come stanno andando le cose per il Codivilla. Il progetto di ristrutturazione dell' immobile giace ora sulla sua scrivania, e non si tratta più di chiacchiere o di supposizioni. «La Regione Veneto e il presidente Luca Zaia hanno mantenuto l' impegno per dotare il nostro territorio di una struttura rinnovata, in linea con le normative vigenti: un elemento fondamentale per aumentare l' interesse di partner qualificati al momento della gara internazionale, che si terrà in primavera. Abbiamo voluto che alla presentazione del progetto ci fosse anche la minoranza, visto che dovremo approvare la deroga urbanistica in consiglio comunale», continua il sindaco, «entro un paio di mesi ci riuniremo per l' approvazione, in vista del bando di assegnazione dell' ospedale che si terrà in primavera». Soddisfatto anche il Comitato Civico per la salute del cittadino, che ha fatto pressione in questi mesi affinché ci fosse attenzione da parte degli enti sull' ospedale di Cortina. «Abbiamo avuto diversi incontri sia col direttore generale Usl, Rasi Caldogno, sia con l' amministratore Oras, Francesco Rizzardo. Eravamo stati rassicurati che le cose sarebbero andate avanti; ora, davanti a questo progetto, non possiamo che esultare», dichiara la presidente Sandra Scarpa. (m. m.)

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27/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 35

Codivilla, la nuova vita dell' ospedale

Depositato in Comune il progetto di rilancio da 23 milioni. Serve una deroga

relativa all' altezza dell' edificio, poi si parteCORTINA»LA SANITÀ DEL

FUTURO

di Marina MenardiwCORTINAL' ampliamento del reparto di pronto soccorso; la realizzazione di una radiologia d' urgenza; una seconda sala operatoria e una nuova di differenziazione delle aree che permetterà di recuperare alcuni spazi per i poliambulatori; il recupero dei posti letto per l' osteomielite: ora c' è il progetto definitivo, ci sono i soldi stanziati dalla Regione, e il rilancio del Codivilla di Cortina si sta sempre più concretizzando. Il nuovo progetto è già in Comune, presentato dal direttore generale della Usl1 Dolomiti, Adriano Rasi Caldogno, e dall' ATI Studio Striolo Fochesato & Partners; l' elaborato è ora in attesa dell' approvazione da parte del consiglio comunale di una deroga relativa all' altezza dell' edificio.L' intervento complessivo, che avrà un costo di circa 23 milioni, finanziato dalla Regione Veneto, prevede la «ristrutturazione dell' immobile senza alterare l' impianto tipologico e volumetrico, salvo piccoli adeguamenti, adeguandolo agli standards qualitativi elevati sia dal punto tecnologico che estetico».Una nuova cubatura verrà realizzata sul lato sud-ovest dell' edificio, dove sorgerà il nuovo pronto soccorso, in previsione dei campionati mondiali di sci del 2021.L' accesso delle ambulanze, quindi, non avverrà più da dietro, dalla parte a monte dell' edificio, ma dalla parte frontale, verso sud, a fianco all' ingresso principale. Questo volume aggiuntivo si articolerà su tre livelli, il più basso caratterizzato da un porticato e gli altri due destinati al poliambulatorio e al pronto soccorso, che sarà attivo nel periodo dei Mondiali 2021; al termine dell' evento, sarà poi trasformato in un qualificato punto di primo intervento con la nuova sede del distretto sanitario e i poliambulatori.Al piano terra, a fianco del pronto soccorso, verrà realizzata una radiologia d' urgenza, con una riqualificazione dell' ingresso principale, in modo da separare chi vi accede dal pronto soccorso rispetto a chi arriva dall' entrata principale. Al primo piano verranno realizzati 26 posti letti di degenza, di cui 20 destinati a medicina e 6 ad allergie multiple.Il secondo piano è destinato alle sale operatorie; al momento ce n' è una operativa, e ne verrà aggiunta una seconda, comprensiva di tutti i servizi di supporto. Al terzo verranno realizzati 28 posti letto, di cui 20 per ortopedia e 8 per la riabilitazione ortopedica. Al quarto piano, 22 posti saranno ripristinati per osteomielitici, di cui 2 per la riabilitazione: questione, questa, che ha tenuto gli affetti da questa patologia in ansia e smarrimento, dopo la chiusura del Putti lo scorso aprile.Il Codivilla Putti, infatti, era considerato un centro di eccellenza a livello internazionale per la cura di questa patologia.Con la chiusura del Codivilla Putti e la riapertura solo del Codivilla come ospedale, la cura delle infezioni ossee sembrava aver perso il suo punto di riferimento. Nel progetto di ristrutturazione, invece, si recuperano le cure delle infezioni ossee, e ora coloro che sono colpiti da queste patologie possono quantomeno ben sperare. Al quinto piano ci saranno 10 posti letto per la riabilitazione, mentre al sesto - sottotetto - non sono previste variazioni rispetto alla situazione odierna. L' attuazione dell' intervento richiede una deroga da parte del consiglio comunale relativa all' altezza dell' edificio, che il sindaco Gianpietro Ghedina, soddisfatto di come stanno andando le cose per la sanità a Cortina, assicura sarà approvata entro la primavera. Si rimane in attesa ora di cosa farà l' Inail per quanto riguarda il Putti, di cui detiene la proprietà. Le

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intenzioni dell' ente sono di mantenere la destinazione originaria dell' edificio, e di ristrutturarlo. In teoria, quindi, si dovrebbe recuperare anche il Putti. Ma di questo, al momento, ancora un progetto definitivo non c' è.

MARINA MENARDI

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27/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 15

«Servizi tagliati: giusto che i sacrifici si dividano tra tutti»

BELLUNO«Se i bellunesi iniziano a risentire del disagio di dover andare ad Agordo o Pieve di Cadore per ottenere delle prestazioni sanitarie, cosa dovremmo dire noi agordini che questa situazione la viviamo da tanto tempo ormai?».La relazione annuale della referente provinciale di Cittadinanzattiva Ottorina Bompani sulle criticità della sanità bellunese non è passata inosservata all' analisi attenta di alcuni cittadini agordini, che non hanno digerito il fatto che Bompani abbia rilevato le lamentele dei residenti di Belluno e dintorni, costretti ad andare a curarsi negli ospedali periferici dell' Agordino e del Cadore, perché alcune specializzazioni sono presenti solo là. «Se si può concordare pienamente su alcune affermazioni della referente dell' associazione, quali ad esempio carenza di posti letto e di personale», dice il gruppo, «ci permettiamo di controbattere le lamentele di chi, da Belluno, deve spostarsi negli ospedali di Pieve od Agordo per eseguire prestazioni mediche specialistiche, in particolare perché, da Belluno, come dice Bompani, si impiegano almeno 45 minuti per raggiungere le zone più alte della provincia. Si fa riferimento, nello specifico, all' ambulatorio flebologico, presente soltanto ad Agordo. Ed allora noi ci chiediamo: se i bellunesi cominciano a risentire di questo disagio, cosa dovrebbero dire le persone che abitano a Livinallongo e in tutte le altre località dell' alto Agordino, costrette a percorrere oltre 70 km per raggiungere l' ospedale di Belluno? Per gli agordini e i cadorini è divenuta ormai una norma dover scendere nel capoluogo per gran parte delle prestazioni specialistiche. La riorganizzazione aziendale comporta sacrifici ed è giusto che tali sacrifici vengano distribuiti, anche se, per quante variazioni si facciano, chi abita in città è molto più agevolato rispetto a chi vive in montagna». E poi sul depotenziamento dell' ospedale San Martino lamentato da Bompani, i cittadini precisano che «questo non è certo dovuto alla presenza delle strutture di Agordo e Pieve, ma alla mancanza di progettualità e di idee nuove per migliorare e potenziare i servizi, attirando magari anche utenza da fuori provincia. Si è sempre voluto solo tagliare».

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27/01/2018 Corriere delle Alpi pagina 15

Arriva l' incentivo per i medici di base delle aree disagiate

Per la prima volta l' Usl riconosce 6,20 euro in più a paziente ai professionisti

che operano nei 23 Comuni più "difficili"SANITÀ»LE NOVITÀ NEL

TERRITORIO

di Paola Dall' AnesewBELLUNOArrivano gli incentivi economici per i medici di famiglia che operano nelle zone disagiate della montagna. L' Usl 1 Dolomiti, a distanza di anni dall' accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale e dall' integrativo regionale del 2005, ha definito i Comuni bellunesi dove, a partire da marzo, i professionisti beneficeranno dell' aiuto economico. Il provvedimento prevede che ai camici bianchi operanti nelle zone individuate spetterà un compenso aggiuntivo annuo, divisibile in dodicesimi, pari a 6,20 euro per assistito in carico, residente o domiciliato. Tale incentivo porterà una spesa di 161 mila euro all' azienda sanitaria bellunese. I comuni disagiati. L' Usl 1 Dolomiti, dopo un confronto con i rappresentanti dei medici di assistenza primaria e con il Comitato aziendale della medicina generale, ha individuato i comuni svantaggiati, che sono: Zoppé di Cadore, Cibiana di Cadore, Val di Zoldo, Gosaldo, Comelico Superiore, Danta di Cadore, Rocca Pietore, Selva di Cadore, Livinallongo del Col di Lana, San Tomaso Agordino, Tambre, Falcade, Colle Santa Lucia, Vallada Agordina, Vigo di Cadore, San Pietro di Cadore, Lorenzago di Cadore, Rivamonte Agordino, Canale d' Agordo, San Nicolò Comelico, Arsiè, Lamon, Sovramonte. Escluso, e non poteva essere altrimenti, Sappada, dopo il distacco dalla provincia di Belluno. I parametri per l' incentivo. I parametri presi in considerazione per l' individuazione delle realtà dove i medici di famiglia beneficeranno dell' incentivo sono stati quattro: la densità della popolazione, l' invecchiamento, la distanza dall' ospedale e l' altitudine. Parametri che sono stati discussi insieme al Comitato aziendale dei medici di famiglia ancora l' 11 maggio 2017 e che il 26 giugno sono stati approvati dal Comitato stesso. Nel corso del confronto, le parti hanno stabilito di non includere i Comuni in cui è ubicata la sede di riferimento di eventuali medicine di gruppo integrate, che in provincia di Belluno sono quattro: Cavarzano, Longarone, Santo Stefano e Feltre. I medici che operano all' interno di queste strutture non percepiranno l' incentivo; se però alcuni di questi professionisti dovessero avere altri ambulatori nelle zone disagiate, per questi riceverebbero l' aiuto economico. Il documento dell' azienda sanitaria sarà ora inviato alla Regione per gli adempimenti previsti dall' accordo integrativo veneto.Il dg dell' Usl. Soddisfatto il direttore generale dell' Usl 1, Adriano Rasi Caldogno. La delibera, infatti, da tempo era stata chiesta dai medici per incentivare i professionisti a venire ad operare in montagna, vista la difficoltà a reperire camici bianchi. «Il provvedimento rappresenta un esempio concreto di come l' azienda sanitaria cerchi, ove vi siano istituti giuridici che lo consentano, soluzioni per incentivare la presenza di medici», conclude il direttore generale. Dal primo marzo, quindi, i medici di famiglia inizieranno a ricevere l' incentivo.©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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27/01/2018 Il Gazzettino (ed. Belluno) pagina 36

Primario di chirurgia: l' Usl apre il concorso

Il nuovo responsabile avrà anche il compito di organizzare la piastra

FELTRE In dirittura d' arrivo l' apertura della nuova piastra chirurgica del Santa Maria del Prato di Feltre sempre più vicina: uno degli ultimi tasselli in vista del decollo è rimpiazzare Enrico Cian, ex primario di chirurgia. Il passaggio consentirà una miglior gestione organizzativa del nuovo polo. Enrico Cian è andato in pensione l' ottobre scorso, l' azienda ospedaliera Usl 1 Dolomiti aveva immediatamente chiesto l' autorizzazione alla Regione del Veneto per la copertura del posto. Una necessità che deriva dal fatto che i lavori alla piastra chirurgica stanno procedendo velocemente. Verso giugno dovrebbe aprire la radiologia, poi, a ruota, il pronto soccorso, la rianimazione e le sale operatorie. Questo significa che tutti i primari dei reparti che troveranno collocazione o che opereranno nella nuova piastra avranno una consistente mole di lavoro di organizzazione e gestione dei nuovi spazi. Piastra chirurgica a parte, la chirurgia di Feltre ha anche un carico non indifferente. Nel 2016 il reparto ha garantito oltre 1.400 ricoveri in regime ordinario ed in week surgery; in particolare sono state trattate 200 neoplasie del tratto gastrointestinale, pancreas e fegato ed altre patologie tra cui 90 neoplasie della mammella e oltre 150 interventi di colecistectomia laparoscopica. Le prestazioni ambulatoriali sono state oltre 8500, di queste almeno 350 sono relative a interventi chirurgici ambulatoriali. «Appena ricevuta l' autorizzazione è stato immediatamente bandito il concorso con il profilo approvato dal collegio di direzione spiegano dall' Usl 1 Dolomiti -. Sono seguite la pubblicazione sul Bur e, quindi, in Gazzetta ufficiale, momento dal quale i candidati hanno 30 giorni per presentare domanda. Termine ultimo il 18 febbraio». Il direttore cercato dovrà avere un comprovato ed elevato livello di esperienza e competenza clinica nell' ambito della disciplina di chirurgia generale, della gestione e valorizzazione delle risorse umane, nella organizzazione e nella pianificazione di modelli innovativi. Inoltre, dovrà padroneggiare le tecniche mininvasive. Per chi fosse interessato, la documentazione è disponibile sul sito www.aulss1.veneto.it Eleonora Scarton.

ELEONORA SCARTON

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27/01/2018 Il Gazzettino (ed. Belluno) pagina 36

«La sua nuova tessera Usl, 49 euro»: anziana truffata

`Cade nella trappola dei finti impiegati una 75enne avvicinata ieri in centro

`Una coppia di malviventi le ha detto di doverle consegnare il documento

FELTRE Finti addetti della azienda sanitaria, con tanto di tesserino, truffano una 75enne. La coppia ha intercettato la donna ieri verso le 13 in centro a Feltre, mentre rientrava a casa. Con la scusa del rinnovo della tessera sanitaria sono riusciti a spillarle 49 euro. L' anziana, appena i due finti impiegati se ne erano andati, ha chiamato i famigliari e i carabinieri. Questo tipo di truffe si stanno verificando sempre più di frequente e sono spesso anticipate da una chiamata al telefono. Una persona molto gentile chiede se la famiglia o uno dei famigliari risiede ancora nella strada indicata negli schedari dell' Azienda sanitaria. La scusa è quella di dover consegnare a domicilio la nuova tessera sanitaria. Se si risponde affermativamente nel giro di ventiquattr' ore si vedrà arrivare una persona che, in cambio di circa cinquanta euro, la consegnerà. Così è andata anche ieri all' anziana: i due finti impiegati, due uomini, sono entrati in casa e hanno consegnato la presunta tessera sanitaria chiedendo il pagamento dei 49 euro, che la 75enne ha puntualmente versato. Naturalmente, quella che si riceve in busta chiusa è una falsa tessera con dati fasulli perché l' Asl, infatti, non consegna tessere a domicilio né pretende un pagamento per il servizio. La consegna della tessera sanitaria è la scusa dei truffatori per entrare nelle case e compiere un furto. Uno dei due complici distrae l' anziano facendo compilare dei moduli fasulli e l' altro rovista nella stanze in cerca di oro e soldi. Fortunatamente questa seconda fase ieri a Feltre non è avvenuta. I carabinieri, con il comandante Angelo La Chimia, consigliano vivamente di diffidare di chiunque richieda soldi in contanti per pagamenti vari a domicilio. «Nessun ente e nessuna società utilizza tale prassi - spiegano i militari - pertanto è sempre lecito pensare si possa trattare di impostori. Si sconsiglia altresì di non fare entrare in casa sconosciuti. Nel dubbio si esorta la cittadinanza a segnalare tempestivamente e comporre il numero di emergenza 112. I carabinieri manderanno una pattuglia per la verifica».

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27/01/2018 Il Gazzettino (ed. Rovigo) pagina 42

Previatello: «Casa di riposo ora a rischio commissario»

`Il precedente consiglio dell' ente evidenzia una serie di problemi `Si insiste

sull' idea della fondazione che stanno seguendo altre strutture

BADIA POLESINE L' ex vertice della casa di riposo va all' attacco dei successori all' Ipab. Ad alcuni mesi dal cambio, i precedenti esponenti chiedono chiarezza sullo stato di salute della casa di riposo. «Il presidente Zerbinati - affermano l' ex numero uno Remo Previatello, Mirka Tolini, Sabrina Puozzo, Franco Rivarollo e Remo Zanellato - ha parlato dell' avvio dell' esercizio 2018, uno strumento utilizzato anche dalla precedente amministrazione che però, davanti a un saldo negativo del bilancio di previsione 2017, aveva proposto una serie di misure per la messa in sicurezza del bilancio». L' ATTACCO Sin qui la premessa, cui segue l' affondo del vecchio consiglio. «Tali misure - proseguono - che avevano ricevuto l' avallo della Regione, non sono state prese in considerazione dall' attuale consiglio che sembra aver preso atto, solo ora, della gravità della situazione e dei problemi economico-gestionali lasciati in ombra. Insieme alla proroga all' approvazione del bilancio di previsione si sta ancora aspettando il Progetto di legge 25 che prevede la riforma delle Ipab. Il deterioramento della situazione è sempre più grave. Sembra di assistere a conclusioni già sperimentate in ambito provinciale, come l' Iras di Rovigo e il timore è che alla Casa del sorriso tocchi lo stesso destino, con il rischio di sentir dire che il commissariamento era inevitabile». TRASFORMAZIONE Come è noto l' ex vertice aveva abbozzato, non senza difficoltà, un percorso che portava alla trasformazione in fondazione di diritto privato. «Qualcosa - rivendicano - si poteva fare. Sul tavolo della Regione e del consiglio è stato lasciato un pacchetto di proposte che a partire dal recupero delle impegnative di residenzialità, prevedeva il raggiungimento del pareggio di bilancio e inevitabilmente, la trasformazione in fondazione, progetto avviato proprio in questi ultimi mesi da diverse case di riposo del Veneto. Al nostro percorso è stato tolto l' ultimo miglio per l' incapacità di guardare avanti e per ossequio ai poteri costituiti. Nel frattempo è stata firmata la pace sindacale e le bandiere rimosse con piena soddisfazione delle parti. Speriamo che il risveglio non sia brusco». VILLAGGIO DEL SOLE Infine c' è il futuro del Villaggio del sole. «Nonostante le rassicurazioni - sostengono gli ex vertici - permangono perplessità sull' ultimazione dei lavori del primo piano. Voci insistenti parlano di trattative per la vendita dell' intero immobile con lo scopo di risanare il bilancio, ma non si è tenuto conto che il complesso immobiliare, stante l' accordo con l' Ulss, si ripaga da solo e non incide sui conti. L' amministrazione comunale non ha nulla da eccepire sull' argomento, considerato che l' avvio dell' iniziativa è avvenuto con la donazione del terreno da parte del Comune?». Federico Rossi.

FEDERICO ROSSI

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27/01/2018 Il Mattino di Padova pagina 22

la replica dell' usl 6Malasanità? Pazientetrattata da protocollo

la replica dell' usl 6Malasanità? Paziente trattata da protocollo. In merito alla lettera pubblicata il 23 gennaio 2018, dal Mattino a pagina 19, dal titolo "Nonna cardiopatica sballottata fra gli ospedali" , la Direzione Strategica dell' Ulss 6 Euganea precisa: la Signora è stata condotta dal Suem 118 all' Ospedale S.Antonio ovvero in una delle due strutture di urgenza-emergenza della città di Padova e presa in carica secondo i principi dell' Hub & Spoke. Valutata la sua situazione clinica, è stata attivata la rete consulenziale con l' Azienda ospedaliera (Hub) i cui specialisti hanno ritenuto, in base al quadro emerso, non necessario il suo trasferimento nella stessa Azienda ospedaliera. La Paziente è stata così ritenuta idonea al trasferimento all' Ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco (Spoke) nel cui Centro di Cardiologia interventistica è stata sottoposta a indagini diagnostiche, quindi in base a queste risultanze è stato ricontattato l' Hub programmando, in accordo con il consulente, il trasferimento in Azienda ospedaliera il giorno successivo per un intervento cardiochirurgico programmato che non aveva carattere di urgenza. L' evoluzione del quadro clinico citato nella lettera non era prevedibile: quanto accaduto è dovuto alla variabilità dell' evoluzione della malattia coronarica acuta, le cui complicanze non devono essere confuse con cattiva organizzazione sanitaria. La relazione prodotta dallo stesso dottor Domenico Marchese, direttore dell' Unità operativa complessa di Cardiologia degli Ospedali Sant' Antonio di Padova e Immacolata Concezione di Piove di Sacco, evidenzia che la Paziente è stata trattata in maniera adeguata, secondo le linee guida regionali e internazionali in caso di infarto. Tutto questo fa concludere che la rete disegnata affinché ogni Paziente abbia il miglior trattamento possibile - anche in una sede a 15 chilometri da casa - è efficiente ed efficace. Ufficio Stampa Usl 6 Euganea

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27/01/2018 Il Mattino di Padova pagina 25

Un business da 40 milioni Plebani: ora regole ferree

Il preside di Medicina: «Gli ospedalieri devono esercitare la libera professione

esclusivamente in seno all' Azienda, si faccia luce sulle convenzioni

esterne»MALASANITÀ »L' INDAGINE REGIONALE

di Filippo TosattoLa salute non ha prezzo, la libera professione in sanità vale quaranta milioni di euro. Tanto hanno fatturato nell' anno appena trascorso i medici e i chirurghi dell' Azienda ospedaliera e dell' Ulss Euganea che al servizio "istituzionale" abbinano l' attività privata. Un business ingente - documentato dai conti economici dei bilanci 2017 - che nel Padovano raggiunge volumi altrove sconosciuti, riflesso indubbio dell' elevata qualità della scuola nostrana. Un flusso di pazienti e denaro - tuttavia - al setaccio degli ispettori inviati dalla Regione dopo la tempesta che ha investito i ginecologi universitari Pietro Litta e Alessandra Andrisani, sospettati di aver sollecitato pagamenti in nero ventilando, di volta in volta, scorciatoie rispetto alla lista d' attesa operatoria e "sconti" sulla parcella. Scivoloni individuali, fatti isolati, punta di un iceberg? La questione investe la fatidica attività "intramoenia", cioè la quota di prestazioni erogate privatamente dai camici bianchi: formalmente l' attività si svolge in seno all' Azienda (che fornisce spazi e personale trattenendo il 20% delle somme percepite) ma molto spesso, attraverso un groviglio di convenzioni stipulate con cliniche e ambulatori, deroga al principio di partenza e consente ai professionisti di luoghi esterni e lontani da occhi indiscreti.Una circostanza che spinge il presidente della Scuola medica dell' ateneo a rompere il silenzio per reclamare regole più chiare e stringenti: «Ad oggi Medicina non conosce i contenuti delle convenzioni in vigore tra Azienda e privati, ignoriamo quali e quante prestazioni prevedano», le parole del professore Mario Plebani «perciò abbiamo richiesto al direttore generale Flor di avere accesso ai contratti stipulati. La nostra indicazione è quella di concentrare la libera professione esclusivamente nel circuito pubblico ospedaliero, così da garantire maggiore rispetto delle regole. Servono norme stringenti e controlli più accurati, a tutela dei pazienti e dei tanti colleghi che ogni giorno lavorano con professionalità e onestà. Per parte nostra, agiremo sul fronte della trasparenza riducendo sempre più le promozioni interne in favore dei concorsi aperti».Ma il circuito privato è davvero fonte di "tentazioni" per chi opera nella sanità pubblica? Luciano Flor lo esclude: «La libera professione risponde all' elevata domanda di prestazioni di elevata qualità e consente di allargare l' offerta ai pazienti oltre a rappresentare una fonte di ricavi per i medici e per l' Azienda. La legge ci vieta di sottoscrivere accordi con strutture accreditate, cioè già in rapporti con il servizio sanitario nazionale, le convenzioni sono limitate al mercato strettamente privato e prima di aderirvi svolgiamo accertamenti rigorosi: in questo momento abbiamo una trentina di richieste pendenti, restano in sospeso perché i requisiti professionali richiesti non risultano completamente soddisfatti». Morale della favola? «È sbagliato ricercare le colpe nelle convenzioni o nelle liste d' attesa, gli errori e le colpe eventuali sono personali e dipendono da condotte improprie, non dalle procedure». In proposito, la triade ispettiva inviata in città per volontà del governatore Luca Zaia, sta setacciando due anni di attività chirurgica... «Mi sento di escludere irregolarità nella lista operatoria a danno di pazienti in attesa», commenta il direttore dell' Azienda «credo che gli ispettori stiano verificando la corrispondenza tra la fase ambulatoriale e quella operatoria sul versante della documentazione

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medica, incluso il regolare saldo delle visite compiute».E l' Università? Litta si è autosospeso dall' attività medica (dalla quale, peraltro, era già stato allontanato per decisione di Flor) ma, al pari di Andrisani, resta un dipendente dell' ateneo dove continua a svolgere didattica e ricerca... «Ho provveduto a contestare loro l' infrazione del codice di condotta e a trasmettere al nostro consiglio di disciplina il testo dell' istruttoria compiuta nei loro confronti dal comitato dei garanti dell' Azienda ospedaliera. I colleghi, tra i quali figurano un chirurgo e un giurista, hanno trenta giorni di tempo per esaminare i casi e ascoltare le ragioni dei medici. Che posso aggiungere? Accanto alla ferma determinazione di arrivare alla verità, provo grande amarezza per il turbinio mediatico che investe la nostra straordinaria scuola di medicina. Se qualcuno ha sbagliato, dovrà risponderne senza sconti né indulgenze ma sarebbe del tutto inaccettabile gettare un' ombra su tanti professionisti capaci, fortemente apprezzati dalla comunità scientifica e dai pazienti».

FILIPPO TOSATTO

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27/01/2018 La Nuova di Venezia e Mestre pagina 22

«Potenziare i servizi pediatrici» Già raccolte oltre 600 firme

LIDO Sono già 600 le firme raccolte al Lido per chiedere il potenziamento dei servizi pediatrici in favore delle famiglie residenti. La petizione non è ancora chiusa, e i fogli per poter apporre la propria adesione sono distribuiti in negozi, farmacie, scuole e scuole di danza dell' isola. «Siamo soddisfatti di come stano andando le cose, perché la risposta degli abitanti c' è stata, e stiamo anche pensando di lanciare una petizione parallela online», spiega la promotrice, Nicoletta Grasselli. «Il problema è particolarmente sentito al Lido, poiché sono in servizio solo due pediatri, e sappiamo che uno tra non molto dovrebbe andare in pensione. Argomento sul quale ci auguriamo che non avvenga alcun taglio, ma che ci sia una sostituzione per garantire i pazienti. Il problema però si presenta soprattutto la notte e nel fine settimana, cioè quando i due pediatri non sono in servizio. Al Monoblocco non c' è un ambulatorio specifico per i bambini, cosa che necessita lo spostamento a Venezia per recarsi all' Ospedale Civile».Una situazione che spesso e volentieri ha creato disagi ai genitori e ai bambini, costretti a servirsi dei mezzi del trasporto pubblico, o a raggiungere perfino a piedi l' ospedale con i bambini ammalati da San Zaccaria fino al Civile. «Una situazione decisamente pesante pensando alla nebbia, all' acqua alta, al freddo o alla notte» aggiunge Nicoletta Grasselli. «Poi al ritorno magari non ci sono mezzi pubblici, e allora fai il percorso inverso a piedi fino a San Zaccaria, oppure devi prendere il servizio di trasporto con la lancia a pagamento. Sappiamo che molte famiglie anche di Sant' Elena e di Castello fanno riferimento ai pediatri del Lido. Garantire un punto di riferimento al Monoblocco è fondamentale». (s.b.)

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27/01/2018 L'Arena pagina 25

La proposta dei sindaci «Antidoto a malasanità»

Il Comitato dei primi cittadini spiega il suo piano Ospedali che sarà discusso

giovedì in Quinta commissione a Venezia

Lino Cattabianchi Sulla riorganizzazione degli ospedali Orlandi di Bussolengo e Magalini di Villafranca, e sulla modifica delle schede, la cui discussione riprenderà in Regione giovedì in Quinta Commissione, interviene il Comitato dei sindaci del Distretto 4 dell' Ulss 9. «Il tema della modifica delle schede ospedaliere per Bussolengo, Villafranca e Isola della Scala», spiega la presidente Graziella Manzato, sindaco di Sommacampagna, «è un passaggio significativo per l' organizzazione del servizio sanitario nel nostro distretto. Le schede approvate nel 2013 non sono attuabili poiché si verificherebbero disservizi per i pazienti oltre al concreto rischio di malasanità, come spiegatoci in più occasioni anche dai medici del territorio. Preso atto che la programmazione prevista andava superata, come sindaci abbiamo, in questi anni, valutato e posto all' attenzione della Regione alcune proposte che potessero consentire una riorganizzazione dei servizi sanitari efficace e, nel contempo, rispondente a esigenze del territorio quali la riabilitazione e il servizio sanitario per i numerosi turisti che ogni anno sono ospiti dell' area Baldo-Garda. Questa esigenza è stata sostenuta anche dagli operatori turistici del lago di Garda». La modifica delle schede, secondo i sindaci, è il passaggio indispensabile per attuare la riorganizzazione. «Che va nella direzione di una prospettiva che potesse soddisfare le esigenze del territorio, tutelando la salute dei cittadini». Da qui le richieste approvate dal Comitato dei sindaci a ottobre e inviate a Venezia. In primo luogo, i sindaci chiedono una particolare attenzione all' ospedale di Bussolengo, tenendo conto della peculiarità del territorio servito da questa struttura. Spiega Manzato: «Le schede del 2013 prevedono lo spostamento dei reparti di chirurgia, ortopedia e di maternità, settori molto apprezzati dai cittadini, oltre a quello di terapia intensiva facendo diventare Bussolengo di fatto una gamba monca di Villafranca. L' Orlandi serve principalmente la popolazione del Baldo-Garda compreso il significativo numero di turisti che nel periodo marzo-ottobre vi affluiscono. I documenti che abbiamo inviato in Regione affermano che il flusso turistico è ben oltre i 13 milioni, accertati dalla tassa di soggiorno, ma devono essere aggiunti i turisti che soggiornano nelle seconde case di cittadini tedeschi, olandesi e inglesi. Bussolengo registra al Pronto soccorso oltre 40mila accessi annui, molti di più di quelli di Peschiera e di Negrar. Emerge inoltre che i turisti si recano sia a Bussolengo che a Peschiera. Non risultano accessi invece di turisti a Negrar e a Villafranca». Prima conclusione e raccomandazione dei sindaci: «È fondamentale che a Bussolengo sia mantenuto un Pronto soccorso perché, per la viabilità del territorio, sarebbe impossibile far confluire tutti i pazienti su Peschiera garantendo i tempi previsti dalla legge». La seconda indicazione del Comitato è che «vengano poste le condizioni affinché Bussolengo possa diventare un centro di eccellenza per la riabilitazione neurologica, cardiologica e ortopedica visto che il territorio denota criticità in tal senso». Ancora: «Auspichiamo che Bussolengo possa avere una sua autonomia, con una piccola chirurgia specialistica e che la Regione deliberi risorse per investimenti strutturali e di adeguamento dell' organico del personale perché l' Orlandi sia un riferimento significativo per una zona ampia e complessa come il Baldo-Garda». L' ultima raccomandazione, la celerità nell' applicazione di quanto

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previsto dalle schede. Conclude Manzato: «Ci auguriamo che sia disposto tutto affinché, nel momento in cui inizierà il trasferimento dei reparti a Villafranca, ci sia contestualmente la riorganizzazione e la riqualificazione dell' ospedale di Bussolengo senza creare disagi ai pazienti o, peggio ancora, lasciando inutilizzati per tempi lunghi gli spazi resisi liberi. È tempo di dare ai cittadini il segnale di una volontà di superare un lungo periodo di transizione mettendo a disposizione dei cittadini servizi pubblici sanitari di qualità».

LINO CATTABIANCHI

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