parasurrealismo: il numero speciale di malebolge

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PARASURREALISMO: IL NUMERO SPECIALE DI MALEBOLGE – MARCATRÈ (1966) “…il punto cruciale era come proporre alla nostra comunità letteraria una rivisitazione accelerata del surrealismo che non risultasse una esibizione di fossili, o una operazione da epigoni degli epigoni. Nell’impossibilità di essere surrealisti, avevamo optato per il parasurrealismo … Detto in soldoni: decretammo che il parasurrealismo sarebbe stato una sorta di manierismo del surrealismo, un surrealismo freddo, alla seconda potenza, rivisitato soprattutto nelle sue tecniche, con un uso intenzionale e retorico della scrittura automatica, e della psicoanalisi. Trattando insomma l’inconscio come metafora, in accordo, lo capimmo più tardi, con un certo Lacan e con la sua scuola. Ma di Lacan, allora, nessuno di noi sapeva nulla” . Così Giorgio Celli spiegava, venticinque anni dopo, la nascita del progetto di rielaborazione del Surrealismo, a proposito del quale Adriano Spatola aveva scritto, nel ’64: “ Che senso avrebbe (…) un recupero non controllato di certe istanze valide quasi quarant’anni fa? Quando invece bisogna che sia sempre più chiaro che il riferimento a una interpolazione parasurrealista prevede una revisione critica non soltanto dei modelli tecnico-formali, ma anche di quelli ideologici.” Quel progetto aveva visto protagonisti i relatori di “Malebolge”, rivista di poesia e critica letteraria fondata a Reggio Emilia nel 1964 per dare voce a quanti, pur nati nell’alveo del Gruppo 63 manifestavano già segni di irrequietezza e volontà di dar vita a una ricerca ancora più libera e di maggior respiro internazionale. Impegnati a discutere animatamente su questa idea di “manierismo del surrealismo” si trovarono una sera, nell’osteria di un paesino dell’Appennino reggiano (Roteglia di Castellarano), con Adriano Spatola, lì in qualità di supplente nella locale scuola media, lo stesso Giorgio Celli, Claudio Parmiggiani, Ennio Scolari, Corrado Costa e Paolo Carta, costituenti in parte il nerbo della redazione di Malebolge: gli altri redattori, non meno importanti, erano Vincenzo Accame, i fratelli 23 novembre 2009

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PARASURREALISMO: IL NUMERO SPECIALE DI MALEBOLGE – MARCATRÈ (1966)

“…il punto cruciale era come proporre alla nostra comunità letteraria una rivisitazione accelerata del surrealismo che non risultasse una esibizione di fossili, o

una operazione da epigoni degli epigoni. Nell’impossibilità di essere surrealisti, avevamo optato per il parasurrealismo … Detto in soldoni: decretammo che il

parasurrealismo sarebbe stato una sorta di manierismo del surrealismo, un surrealismo freddo, alla seconda potenza, rivisitato soprattutto nelle sue tecniche, con

un uso intenzionale e retorico della scrittura automatica, e della psicoanalisi. Trattando insomma l’inconscio come metafora, in accordo, lo capimmo più tardi,

con un certo Lacan e con la sua scuola. Ma di Lacan, allora, nessuno di noi sapeva nulla” .

Così Giorgio Celli spiegava, venticinque anni dopo, la nascita del progetto di rielaborazione del Surrealismo, a proposito del quale Adriano Spatola aveva scritto,

nel ’64: “ Che senso avrebbe (…) un recupero non controllato di certe istanze valide quasi quarant’anni fa? Quando invece bisogna che sia sempre più chiaro che

il riferimento a una interpolazione parasurrealista prevede una revisione critica non soltanto dei modelli tecnico-formali, ma anche di quelli ideologici.”

Quel progetto aveva visto protagonisti i relatori di “Malebolge”, rivista di poesia e critica letteraria fondata a Reggio Emilia nel 1964 per dare voce a quanti, pur

nati nell’alveo del Gruppo 63 manifestavano già segni di irrequietezza e volontà di dar vita a una ricerca ancora più libera e di maggior respiro internazionale.

Impegnati a discutere animatamente su questa idea di “manierismo del surrealismo” si trovarono una sera, nell’osteria di un paesino dell’Appennino reggiano

(Roteglia di Castellarano), con Adriano Spatola, lì in qualità di supplente nella locale scuola media, lo stesso Giorgio Celli, Claudio Parmiggiani, Ennio Scolari,

Corrado Costa e Paolo Carta, costituenti in parte il nerbo della redazione di Malebolge: gli altri redattori, non meno importanti, erano Vincenzo Accame, i fratelli

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Alberto e Luigi Gozzi, Giovanni Anceschi e Antonio Porta. Della rivista, che ebbe prima l’appoggio dell’editore Mursia e poi di Scheiwiller, uscirono in tutto

quattro numeri: i primi due nel ’64, un numero doppio nel ’66 (dopo la pubblicazione del numero speciale sul parasurrealismo qui riprodotto integralmente), e un

solo numero della nuova serie, contraddistinta da un foro quadrato in copertina al posto di quello circolare della prima serie, nel 1967. Nella sezione “Testi”

venivano pubblicate poesie e prose di autori pressoché esordienti o noti solo nell’ambito della neoavanguardia; nella sezione “Pretesti” apparivano brevi saggi

critici o teorici. Il numero doppio del ’66 fu interamente dedicato al convegno del Gruppo ’63 tenuto quell’anno a La Spezia. Nei primi due numeri Adriano

Spatola aveva già esposto le ragioni che giustificavano il progetto parasurrealista. Nel quarto e ultimo numero in una sezione denominata “Contesti” venivano

pubblicati interventi di rilievo quali il Manifesto dell’arte permutazionale, di Abraham A. Moles, Comunicazione e Semiotica di Tomas Maldonado e Poesia

Concreta brasiliana di Haroldo de Campos. Immaginando la Neoavanguardia italiana di quegli anni come l’effetto di un piccolo Big Bang originato dalla

pubblicazione nel 1961 dell’antologia dei Novissimi e dal Gruppo 63, Malebolge costituì uno dei frammenti provocati dall’esplosione: meno imponente de “Il

Marcatrè”, fondato a Genova nel 1963 da Eugenio Battisti, con l’ausilio di personaggi come Umberto Eco, Gillo Dorfles ed Edoardo Sanguineti, ma ugualmente

incisiva nell’aprire nuove sorgenti di dibattito, interno ed esterno. La sua chiusura coincise con la nascita, a Roma, di “Quindici”, il periodico che per due anni

rappresentò la più autorevole voce critica e teorica del movimento, messo in crisi dall’insanabile frattura tra i fautori della letteratura “impegnata” e quelli della

necessità, per poeti e scrittori, di arroccarsi nel fortino della ricerca espressiva: dissidio provocato, com’è noto, dai riverberi del Sessantotto.

Le tre immagini qui inserite fra le pagine del numero speciale di Malebolge, ospitato nel n. 26 de “Il Marcatrè”, non appartengono a quel supplemento, ma sono

state scelte per esemplificare il modus operandi parasurrealista e furono pubblicate in altri contesti.

(Maurizio Spatola)

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