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Parlare in pubblico superando emozione, paura e stress di Anna Maria Carbone & Stefano Principato Volume 2

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Ebook sulla gestione delle emozioni e il parlare in pubblico. Consigli e tecniche per affrontare un pubblico senza stress

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Page 1: Parlare in pubblico superando emozione, paura e stress

Parlare in pubblico superando emozione, paura e stressdi Anna Maria Carbone

& Stefano Principato

Volume 2

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IntroduzioneQuella di parlare in pubblico è una delle situazioni più difficili da gestiredal punto di vista emotivo e del contenuto da esporre.

Paura, ansia da prestazione, insicurezza spesso rischiano di prendereil sopravvento anche nelle persone che appaiono più sicure di sé.

La realtà è che si tratta di scogli duri da gestire e superare per molte piùpersone di quanto siamo soliti pensare.

Per questo abbiamo pensato di scrivere questa guida essenziale che illustratecniche e accorgimenti pratici per prepararsi in modo adeguato al difficilecompito di affrontare un pubblico.

La prima parte dellʼebook è dedicata ad illustrare le caratteristiche principalidelle emozioni e delle ansie insieme ad alcuni accorgimenti utili a gestirleal meglio.

Lʼaugurio è che il contenuto di questo ebook e le tecniche fornite possanoaiutarvi ad affrontare e migliorare le vostre occasioni di relazionicon un pubblico e darvi la possibilità di assoporare la soddisfazionedi una comunicazione a due vie più utile ed efficace.

Buona lettura e buon lavoro!

Anna Maria Carbone e Stefano Principato

Photo copertina: http://www.flickr.com/photos/twose/887903401/

Volume 2

Parlare in pubblico superandoemozione, paura e stress

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Le emozioniLe emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicofisiologiche a stimolinaturali o appresi.

In termini evolutivi servono a rendere più efficace la nostra reazione a situazioni in cuiè necessario rispondere immediatamente per salvaguarddare la nostra sopravvivenza.

Anche se le azioni dettate da loro possono essere inaccettabili, le emozioni sono semprelegittime.

Le emozioni non sono volontarie, non possiamo innamorarci o rallegrarcia comando, non ci possiedono, e non siamo noi a possederle.

Non si può crearle, inventarle o sopprimerle.

Tuttavia essere in balia di un'emozione non ci toglie la responsabilità del nostro comportamento,perché, quello sì, può essere controllato.

Possiamo quindi imparare a gestirle non avendone paura, e a viverle appieno.

L'emotività è come un cavallo, che va capito e rispettato ma comunque governato.Non deve essere lui a decidere la strada.

Non gestendole, le emozioni, anarchiche e imprevedibili, possono spaventarci e potremmo quindicercare di fuggirle, rifugiandoci nella razionalità, o annullarle con l'abuso di sostanze, cibo o altro.

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In realtà la strada della fuga dalle emozioni non paga: l'abitudine di soffocare quellenegative anestetizza anche quelle positive, e allora la vita perde intensità e senso.

Meglio invece percepirle, accettarle, dar loro un nome, imparare a sopportare i sentimenti che citoccano e dar loro un senso.

E' importante non giudicare le emozioni che ci attraversano, riconoscendo loro il diritto di esistere.Così possiamo capirle e riconoscerle come parte di noi anziché sentirle aliene e misteriose.

Un'emozione respinta o non accettata si tramuta in azioni che ci allontanano da noi stessi e dallaconsapevolezza: come quando ci si ritrova a litigare, o a comprare cose inutili, o a perdere untreno senza capirne il perché.

Lʼemozione rappresenta un comportamento di risposta che si manifesta a tre diversi livelli:psicologico, comportamentale e fisiologico.

Eʼ la complessa catena di eventi compresa tra la comparsa dello stimolo scatenante (INPUT)e lʼesecuzione del comportamento rispondente (OUTPUT).

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Emozioni e sentimentiLe emozioni sono state definite come delle reazioni affettive, brevima intense, che insorgono allʼimprovviso in risposta a stimoli ambientaliche per un qualunque motivo ci colpiscono.

La differenza che le contraddistingue dai sentimenti è che questi ultiminon dipendono da uno stimolo esterno ma dai nostri interessi,dai nostri valori, dalle influenze del nostro contesto culturalee persistono nel tempo, indipendentemente dalla presenza vicino a noidi ciò che ci attira.

Le emozioni servonoLe emozioni ci permettono di valutare nellʼimmediato se uno stimoloci sorprende, ci piace oppure no, se può esserci utile o dannoso ed infine,se siamo in grado di affrontarlo o è meglio allontanarsi da esso.

Quando ci emozioniamo....Emozioni e sentimenti sono accompagnati da attività motorie e ghiandolari.Queste modificazioni corporee sono osservabili dallʼesterno, interessano tuttigli apparati (respiro, attività cardiaca, ghiandolare, vascolare, ecc.) e possonoessere registrate tramite degli apparecchi.

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Le emozioni primarieLe emozioni primarie sono:

1. la paura2. la rabbia3. la tristezza4. lʼaccettazione5. il disgusto6. lʼattesa7. la sorpresa.

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La pauraLa paura rappresenta la risposta evolutiva a uno stimolopercepito e classificato come minaccia.

Alcuni psichiatri sostengono che è allʼorigine del pensiero razionale,che si sarebbe sviluppato per trovare le soluzioni in grado di neutralizzarele minacce presenti nel contesto.

La paura è un'emozione istintiva ed ha come obiettivo la sopravvivenzadell'individuo ad una presunta situazione di pericolo.Si scatena ogni qualvolta si presenta un possibile rischio per la propriaincolumità, e di solito si manifesta con l'accelerazione del battito cardiacoe delle principali funzioni fisiologiche di difesa.

Reazioni alla pauraLe principali reazioni istintive alla paura possono essere:- intensificazione delle funzioni fisico/cognitive e innalzamento del livello

di attenzione- difficoltà di concentrazione- fuga- protezione istintiva del proprio corpo (cuore, viso, organi genitali)- ricerca di aiuto

(sia articolato nel gridare la parola "aiuto", sia racchiuso in una semplice vocale gridata)- diminuzione della temperatura corporea- sudorazione- aumento dell'adrenalina.

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LʼansiaLʼansia è uno stato caratterizzato da una sensazione di paura non connessaad alcuno stimolo specifico. Si distingue dalla paura vera e propria per ilfatto di essere aspecifica, vaga o derivata da un confllitto interiore.

L'ansia sembra avere una componente cognitiva, una somatica,una emozionale e una comportamentale (Seligman, Walker & Rosenhan, 2001).

La componente cognitiva comporta aspettative di un pericolo diffusoe incerto.

Dal punto di vista somatico, il corpo prepara l'organismo ad affrontarela minaccia: aumentano pressione del sangue, frequenza cardiaca,sudorazione, flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolarimentre diminuiscono le funzioni dei sistemi immunitario e digestivo.I segni somatici dell'ansia possono includere pallore della pelle, sudore,tremore e dilatazione pupillare.

Dal punto di vista emozionale, l'ansia causa un senso di terrore o panico,nausea e brividi.

Dal punto di vista comportamentale, si possono presentare siacomportamenti volontari che involontari, diretti alla fuga o a evitarela fonte dell'ansia.

Al giorno dʼoggi l'ansia è un'emozione comune come la paura, la rabbia,la tristezza e la felicità, ed è una funzione importante in relazionealla sopravvivenza.

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Lo stressIl termine stress è inglese e significa sforzo, tensione, pressione,sollecitazione che provoca una deformazione.

Lo stress rappresenta una risposta sistemica, globalee integrata dellʼorganismo, che coinvolge varie funzioni fisiologiche,a stimoli potenzialmente nocivi.Se troppo intenso o prolungato nel tempo può portare ad un indebolimentogenerale (Seyle, 1936).

È un meccanismo di adattamento in conseguenza di unʼattivazioneemozionale causata da stimoli che vengono considerati una minaccia.

Quando siamo stressati manifestiamo una serie di reazioni sia in terminidi comportamento che di sensazioni che di solito coincidono con quelledellʼansia.

StressorsRispetto a potenziali stressors, alcuni eventi vengono vissuti con particolareintensità emotiva, sia da punto di vista sociale ed affettivo, sia per il luogoe il momento in cui ci troviamo.

La variabilità e vulnerabilità soggettiva sono fortemente dipendentida differenti valutazioni cognitive degli stessi stressors (Manson, 1975).

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Gestire le emozioniLe emozioni hanno origine da stimoli esterni ma siamo noi i responsabili delle nostre reazioniemotive anche se siamo abituati a scaricare questa responsabilità sugli eventi esterni.

Nella nostra vita quotidiana, personale e di relazione, non è quindi tanto lʼevento in séad essere determinante, ma come noi lo interpretiamo, il nostro vissutoin risposta allʼevento: la stessa situazione, infatti, può far soffrire una personae farne contenta unʼaltra.

Reagiamo in un certo modo perché siamo condizionati dai nostri schemimentali.

Ognuno di noi sviluppa nel tempo un modo di vedere, di fare, di ragionare che applicaautomaticamente.

Questo schema può essere produttivo o meno per la nostra soddisfazione e felicità; tuttaviaè un automatismo che ci impedisce di considerare punti di vista diversi, essere più flessibilie privi di pregiudizi.

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Eʼ importante apprendere a percepire, riconoscere ed esprimere in modo congruole nostre emozioni:

1. facendo attenzione allʼ”energia” emozionale che si muove dentro di noi(attivazione);

2. conoscendo e riconoscendo gli schemi mentali interni con cui diamo significato alle emozioni(attribuzione causale);

3. imparando a gestire i fenomeni fisici che scaturiscono dalle emozioni,in primo luogo respirazione e tono muscolare (training);

4. decidendo se e quale azione deve dar seguito allʼattivazione emozionale(comportamento).

Riusciremo così a non lasciare quote libere di “energia” emozionalenon comprese e non vissute e arriveremo a una soddisfacente gestionedel nostro mondo interiore in un efficace equilibrio psicosomatico.

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L'intelligenza emotivaSecondo il dott. Goleman tutto ebbe inizio un giorno dʼestate in cuidue professori di psicologia, John Mayer e Peter Salovey, diedero vitaa questo settore discutendo di politica mentre dipingevano una casa.

“Salovey (ora Preside di facoltà allo Yale College e Professore Di Psicologia a YaleUniversity) e Mayer (ora professore allʼuniversità del New Hampshire) parlandodelle loro ricerche sulla cognizione e sullʼemotività, si ritrovarono a discuteredi un personaggio politico.Il quesito che si posero fu: come fa una persona cosi intelligentead agire così stupidamente?

Arrivarono alla conclusione che per prendere delle decisioni intelligentici vuole qualcosa di più che il semplice intelletto cosi comʼè misuratodal tradizionale Quoziente Intellettivo (IQ).

“LʼEQ definisce la nostra capacità nelle relazioni interpersonali”,dice Goleman, e i manager che utilizzano la loro efficacia emotiva per ispirareconfidenza, impegno e altruismo, otterranno risultati migliori.

Differenza tra QI e QEIl QI, attraverso i test, sonda le capacità logico-matematiche, le funzioniverbali, la percezione spaziale di una persona.

L'Intelligenza emotiva (QE) si riferisce invece al lato emotivo e sociale,la gestione e l'uso consapevole delle proprie emozioni, l'autocontrollo,la tenacia, la comprensione degli altri, l'empatia, le relazioni sociali ecc.

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Lʼintelligenza emotivaCapacità di:a. riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altrib. motivare noi stessic. gestire positivamente le emozioni, tanto interiormente

quanto nelle nostre relazioni

Le 5 abilità1. consapevolezza emotiva2. gestione delle emozioni3. motivazione4. empatia5. abilità sociali

1. consapevolezza emotivaLa capacità di:- distinguere e denominare le nostre emozioni in determinate circostanze.- riconoscere i segnali fisiologici che ci indicano il sopraggiungere delle emozioni.- riconoscere lʼinfluenza che le emozioni esercitano sul nostro corpo.- comprendere le cause che scatenano in noi determinate emozioni.

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La consapevolezza di séSignifica essere capaci di riconoscere le proprie emozioni dando loroun nome. In genere quando qualcosa non va - il lavoro non riesce, i colleghinon ci capiscono, non ci considerano o peggio ci sfruttano - l'emozioneprevalente è la rabbia.A ben guardare la rabbia è una emozione secondaria, l'espressionedi qualcosa che sta più a fondo e che può essere di volta in voltadelusione, sconforto o anche paura.Dare il nome giusto a ogni emozione significa già cominciare a contenerlee controllarle.

Dobbiamo quindi essere capaci di valutarci accuratamente, di stabilirequali sono le nostre risorse interiori, abilità e limiti e quindi avere una chiarapercezione del nostro valore e delle nostre capacità, oltre ad una sanafiducia in noi stessi.

In questo modo potremo valutare se, quando e come esporre i nostri puntidi vista e i nostri diritti oppure manifestare opinioni impopolari ma giuste.

Possiamo diventare più consapevoli di noi stessi realizzando un processoche è stato suddiviso in 5 fasi:1. riconoscimento e identificazione delle emozioni (cosa sento?)2. identificazione del rapporto tra pensieri e emozioni

(quali pensieri scaturiscono da quello che sento?)3. trasformazione dei pensieri disfunzionali

(prevedo il fallimento perché ho paura)4. messa in pratica dei nuovi modi di pensare

(il mio successo dipende da me e posso farcela). 14

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2. gestione delle emozioni- gestione degli impulsi e delle emozioni- gestione delle emozioni disfunzionali- controllo dellʼaggressività verso se stessi e gli altri.

La padronanza di séAnche quando esercitiamo su noi stessi lʼautocontrollo, cioè siamo capaci di dominarele nostre emozioni, questo non vuol dire che le stiamo sopprimendo, soffocando o eliminando.Esercitare lʼautocontrollo vuol dire essere consapevoli che se tutte le emozioni sono permesse,non tutte possono essere espresse.

Infatti se da un lato non siamo responsabili dei nostri sentimenti, di ciò che proviamo di fronte acomportamenti o avvenimenti, siamo però responsabili per il modo in cui decidiamo di esprimerli.

Essere dotati di intelligenza emotiva significa essere in grado di gestire i proprisentimenti, essere capaci di controllarli ed esprimerli in modo appropriatoed efficace.

Spesso molte persone non esprimono appieno il loro potenziale per incompetenza emotiva, cioèper incapacità di gestire le proprie emozioni.Non è raro il caso in cui, pur essendo intelligenti, si agisce da stupidi sull'onda di un'emotivitàincontrollata.Chi è padrone di sé è in grado di comportarsi con onestà, agendo eticamente, nel rispettodelle regole, adoperandosi per costruire un clima di affidabilità e autenticità, ammettendoi propri errori e assumendosi le proprie responsabilità.

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3. motivazioneEʼ la nostra capacità di incanalare, energizzare e armonizzare le nostreemozioni indirizzandole verso il raggiungimento di un obiettivo.

Questo ci porta a reagire attivamente (con ottimismo e iniziativa)agli insuccessi e alle frustrazioni.

La motivazione contiene sia la spinta alla realizzazione personale,connessa al cercare la nostra soddisfazione proponendoci obiettivi stimolanti,orientandoci al risultato e coltivando l'impulso a migliorare, sia l'impegno neldare senso e sostegno anche ad un lavoro d'équipe.

La motivazione è sorretta da spirito di iniziativa, cioè tensione all'obiettivo,e dalla prontezza a cogliere le opportunità.

In ultimo la motivazione contiene una buona dose di ottimismo cioè la nostraabilità di essere costanti nel perseguire gli obiettivi nonostante ostacolie errori e capacità di focalizzarci sulla speranza di successo e non sullapaura del fallimento.

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4. empatiaEssere empatici significa far risuonare dentro di noi i sentimenti degli altri comese fossero i propri e senza dimenticare i propri, in una sorta di vicinanza senza confusione.E' l'accettazione incondizionata degli stati d'animo così come vengono offerti.

Del resto non si può discutere o negoziare il modo in cui gli altri provano un'emozione.Possiamo discutere o disapprovare i comportamenti, ma non le emozioni sottostanti.

Essere empatici significa anche valorizzare gli altri, credere nelle persone, mettere in risaltoe potenziare le loro abilità, sostenere la loro autonomia, rispettare le loro diversità individuali,etniche e ideologiche, utilizzare le differenze come opportunità al di là di ogni pregiudizio.

5. abilità socialiDiretta conseguenza dellʼempatia sono le abilità sociali che ci permettono di gestire in modoefficace le nostre relazioni interpersonali.

La buona gestione delle relazioni diventa particolarmente evidente quando ci dimostriamocapaci di negoziare e gestire i conflitti risolvendo le situazioni che li hanno generati.

Avere delle buone abilità sociali significa aver chiaro che ogni relazione è unʼoccasionedi crescita personale e professionale, una vera e propria ”palestra” della nostra crescitaemotiva e culturale.

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Parlare in PubblicoSaper comunicare significa sapersi esprimere.Sapersi esprimere significa farsi capire.Per farsi capire occorre suscitare interesse in chi ascolta le nostreparole.

La comunicazione in pubblico è innanzitutto un processo di relazionecon qualcuno.

Entrano in gioco relazioni, contenuti, aspettative, motivazioni, culture, vissutidi un gruppo di persone.

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Secondo quanto abbiamo esposto fin qui, per stabilire un buon contattocomunicativo serve ricordarsi che:

1. ciascuno di noi ha il proprio modello del mondo;

2. per entrare in sintonia è fondamentale rispettare il modello del mondo altrui;

3. il significato della comunicazione è nella risposta che ottieniamo;

4. non esiste fallimento, solo il feedback (desiderato o meno);

5. le resistenze del pubblico sono un segno di mancanza di sintonia;

6. non esiste un pubblico che fa resistenza, solo comunicatori poco flessibili.

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Quando ci troviamo di fronte ad un pubblico siamo più tesi, le palpitazioniaumentano, le mani sudano e spesso siamo colti da un groppo alla gola.

Siamo, in poche parole, un concentrato di ansia che cammina.

Questo fenomeno è del tutto naturale e comune a tutti. Ne sono vittime anchegli attori professionisti.Anche i "vecchi" uomini di spettacolo raccontano di provare questo timoreogni sera, anche dopo 50 anni di palcoscenico.

Tuttavia abbiamo avuto esperienza di persone che ci hanno intrattenutoin modo piacevole ed efficace che parlano in pubblico, catturano l'attenzionee seguono un'efficace logica dialettica.

Potremmo pensare che questi casi entrino in gioco doti innate.In realtà queste persone applicano più o meno consapevolmente tecnichebasate su principi precisi, ormai codificati e facili da apprendere.

In primo luogo dobbiamo tenere presente che si comunica per trasmetterequalcosa, per far capire, per influenzare, per ottenere una reazione.

Per riuscirci dobbiamo essere bravi a:- capire- trasmettere- mettersi in relazione.

Dovendo affrontare un discorso in pubblico possiamo ricorrere ad una seriedi accorgimenti per massimizzare lʼimpatto che avremo su chi ci verràa sentire.

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La preparazione, ovverocome ti metto il guinzaglio allʼansiaSembra che anche gli oratori più esperti subiscano una trasformazionenegativa nel momento in cui si trovano a dover affrontare un'attentae spesso critica platea.

Le occasioni pubbliche sono circostante che funzionano da “detonatoreemotivo” anche per persone che di solito sono calmissime.Per imbrigliare lʼansia è utile prepararsi predisponendo un canovacciodi ciò che dovremo esporre.

Attenzione però: il testo scritto non dovrebbe mai essere usatocome la “coperta di Linus”.Leggerlo in pubblico significa manifestare tutta la nostra insicurezza, primadi tutto rifiutandoci di entrare in relazione con chi ci ascolta.Meglio andare a braccio, magari avendo una scaletta sotto mano, tanto peressere sicuri di non perdere il filo.

Tuttavia possiamo rassicurarci portando in tasca una copia dattiloscrittadi ciò che vogliamo dire è sempre una sicurezza, un'ancora di salvezza,una propria personale tranquillità psicologica.

Tuttavia l'ancora di salvezza migliore è sempre una buona preparazione.Il modo migliore per controllare la qualità di ciò che ci prepariamo a diread un pubblico è fare parecchie prove davanti ad un registratore, oppure,ancora meglio, davanti ad una telecamera.

Dovremmo evitare di parlare più di 45 minuti: è scientificamente provatoche la curva dell'attenzione crolla definitivamente entro questo tempo.

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Saper ascoltareChiunque di noi sa di percepire chiaramente se gli altri sono interessati a lui o no.Dobbiamo identificarci con il nostro pubblico, renderlo partecipe ed adeguarci ad esso.

Più volte è stato detto che dobbiamo smetterla di parlare a... e cominciare a parlare con.

Allʼatto pratico questo significa essere capaci di:

- Mostrare di saper ascoltare- Lasciare sempre la possibilità di replica- Dimostrare rispetto per l'avversario- Rispondere sempre a una domanda diretta o indiretta- Dimostrare di essere interessati agli interventi degli altri (anche se non ne avete l'intenzione o non ne varrebbe la pena)

- Nel riprendere la parola dopo un altro oratore, fare specifici riferimenti al discorso di chi ci ha preceduto- Dimostrarsi sempre concilianti anche se fermi nei principi- Non raccogliere mai una provocazione- Non generare polemiche e fare attenzione a non raccoglierne- Non aggredire verbalmente l'avversario o la platea- Essere cortesi ed educati ma non ossequiosi- Non mostrare riverenza o senso di inferiorità, solo rispetto e considerazione.

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Per prepararsi al meglio di seguito una lista di controllo.

Check list di preparazione per una presentazione:

1. STABILIRE GLI OBIETTIVI- Perchè si fa la presentazione

2. ANALIZZARE I DESTINATARI- Quale è la loro conoscenza dell'argomento?- Quale è la loro opinione?- Perchè partecipano alla riunione?- Quali sono i vantaggi o gli svantaggi che possono loro derivare?

3. PREPARARE UNO SCHEMA DEI CONTENUTIa. L'INTRODUZIONE DELL'ARGOMENTO

- la motivazione (perchè è stata organizzata)- il programma (i temi che saranno trattati e in quale ordine)- gli obiettivi (informare, proporre, far decidere)

b. LO SVOLGIMENTO VERO E PROPRIO- il problema- l'idea soluzione- le evidenze- i vantaggi- le azioni

c. LE CONCLUSIONI

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La ScalettaUtilizzare una scaletta strutturata ci garantisce una maggiore padronanza e sicurezzadegli argomenti da esporre e ci evita il rischio di dimenticare qualcosa.

Un buon metodo per preparare una scaletta consiste nel suddividere l'intervento in 4 fasi:1. Raccolta delle informazioni2. Decollo3. Volo4. Atterraggio

1. Raccolta delle informazioniCi sarà di grande aiuto sapere in anticipo, nei limiti del possibile, la composizione dellʼuditorioanche per individuare le aspettative.Ci sarà utile inoltre pianificare gli obiettivi, scegliere e preparare il materiale di supporto(slides, dispense, ecc.) e stabilire il codice linguistico da usare per ridurre le distanze tra noi e chi ciascolterà.

Quali sono gli obiettivi dellʼintervento:- Indurre allʼazione- Illustrare una particolare soluzione- Convincere rispetto alla propria soluzione- Insegnare un insieme di concetti.

Poi dovremo definire:- i tempi dellʼintervento- i contenuti ed il livello di approfondimento- le fasi dellʼintervento- come verificheremo il feedback. 23

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LʼautotrainingSubito prima di iniziare potremmo essere assaliti dallʼansia.Prima di tutto concentriamoci sulla respirazione.

Facciamo qualche respiro profondo inspirando con il naso ed espirandocon la bocca.

Poi osserviamo quello che stiamo pensando:1. Non riuscirò2. Sarà un disastro3. Non credo di riuscirci4. Faccio quel che posso5. Ci provo6. Ho buone probabilità7. Ce la farò8. Farò una bella figura9. Sarà un ottima presentazione

10. Sarò travolgente

Qualsiasi sia il nostro pensiero, a meno che non si tratti di uno degli ultimidella lista, sostituiamolo immediatamente con:sta andando tutto benissimo!!!

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2. Decollo

Il decollo serve per catturare lʼattenzione, quindi devi entrare immediatamente nel vivo,senza noiose introduzioni.

Frasi come "Lʼaltra sera, tornando a casa, ho notato una macchina rossa davanti al mio portone"afferrano subito lʼattenzione dellʼuditorio e lo tengono legato alla sedia, in attesa che la storiasi sviluppi nella fase centrale del discorso, quella "di volo".

Alcune tecniche di apertura del discorso:1. Raccontare un aneddoto2. Raccontare un fatto vero3. Aprire con un esempio specifico4. Mostrare qualcosa al pubblico5. Porre una domanda6. Incominciare con una citazione7. Legare il tema agli interessi personali del pubblico8. Incominciare con dati stupefacenti o raccontando fatti straordinari su cose ordinarie.

Mai parlare come si scrive.“Nulla è più noioso di un relatore che legge”.

Offriamo un saluto e cogliamo lʼoccasione di dire “Buon giorno” con un sorriso.Parlare per prima cosa di noi stessi, e dovremmo essere ferrati sullʼargomento,è un modo di sciogliere il ghiaccio molto efficace. Inoltre non possiamo dare per scontatoche chi ci ascolta ci conosca a fondo.

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Dire chi siamo, da dove veniamo e cosa facciamo è un buon modo di cominciare.Possiamo poi introdurre il tema di cui parleremo e indicare la durata approssimativadel nostro intervento.

Può servire mettere in chiaro da subito quando gli ascoltatori potranno rivolgerci le domande.I più sicuri possono lasciarsi interrompere durante lʼesposizione, a rischio di perdere il filo.Se vogliamo stare tranquilli possiamo stabilire che sarà possibile farci domandealla fine dellʼintervento.

3. Volo

Nella fase di volo esponiamo la nostra tesi, sostenendola con esempi, citazioni, dati.I numeri sono importanti per dimostrare la validità delle idee.

Se qualcuno si distrae, è utile cambiare tono di voce: possiamo alzarlo, oppure parlareun pò più lentamente, o fare una breve pausa.Tutto ciò che rompe lʼuniformità del discorso aiuta a riprendere lʼattenzione.

Come comportarci durante lʼesposizioneLa comunicazione non verbale (il come) ha spesso più efficacia del contenuto (il cosa).

Dobbiamo quindi tenere sotto controllo:- Il tono della voce- La velocità e le pause- Il contatto visivo- L'espressione facciale e la gestualità- Il linguaggio.

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Il tono di voceSe iniziamo a voce bassa, il volume tenderà a zero rapidamente. Nervosismo e ansia tenderannoa spegnere e a strozzare la voce troppo bassa.Quindi parliamo a voce un pò più alta del normale, come se parlassimo con la persona sedutaal fondo della platea.Evitiamo di parlare mentre stiamo facendo altro (sistemare fogli, prese di corrente, eccetera).

La velocità e le pauseUsiamo lʼintonazione per variare i diversi aspetti del discorso (come quando parliamo in modocolloquiale).Le cose importanti devono “suonare” importanti (come quando sottolineiamo le parole in un libro).

Usiamo le pause in modo strategico, per dare enfasi al discorso e dare modo al pubblicodi assimilare (dopo una domanda retorica, dopo un concetto teorico nuovo, dopo lʼaperturadi un nuovo argomento, dopo lʼesposizione di una tesi insolita).

Il contatto visivoMentre parliamo al pubblico cerchiamo di guardarlo veramente.Nel caso di un pubblico vasto è utile trovare una serie di “zone” alle quali rivolgersi.

Fissiamo ogni persona per almeno 2-3 secondi, poi scegliamo un altro punto per altri 2-3 secondi,e così via (bisogna allenarsi un pò).Ci stiano rivolgendo a persone con le quali siamo realmente in contatto:ad ogni contatto visivo dovremmo poter dire reciprocamente: “ci siamo visti!”

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Lʼespressione del viso e la gestualitàIl corpo va quindi usato come canale di comunicazione.Di norma è meglio stare in piedi e muoversi, sia pure in uno spazio limitato.Questo accorgimento ci permette di:

- bruciare energia nervosa- focalizzare lʼattenzione su di noi e non sui supporti (slide)- rendere maggiori modulazioni rispetto a quello che diciamo- tenere alto il livello di attenzione del pubblico.

Nel valutare lʼampiezza e la qualità dello spazio in cui muoverci, ricordiamoci di:- stare il più possibile al centro, in modo da guardare tutti- metteterci in modo da poterci avvicinare alle persone- non mettere barriere tra noi e gli altri: non nascondiamoci dietro leggii o cattedre- usare tutto il corpo e non solo una mano- scegliere un punto baricentro: muovamoci, ma torniamo spesso al punto focale

e a una posizione neutra- usare gesti semplici e definiti con le mani per richiamare un concetto- essere semplici e naturali.

Il linguaggioPer ridurre al minimo il gap interpretativo, inevitabile, tra noi e chi ci ascolta possiamo:

- usare un linguaggio “concreto”- niente scorciatoie linguistiche: frasi fatte o tecnichese- niente modi manierati o da persona “colta”- parlare concretamente di cose concrete- usare un linguaggio semplice, e termini accessibili a tutti- usare le immagini (lento come una tartaruga, forte come un carroarmato…)- fornire un esempio per ogni concetto: uniamo astratto e concreto. 28

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4. Atterraggio

Il decollo è facoltativo.L'atterraggio (prima o dopo) è obbligatorio.

Nellʼatterraggio si riassume il contenuto del discorso, e termina con una frase strappa-applausi.Questa è la parte più delicata del discorso, insieme con il decollo, perché le ultime parolepronunciate sono quelle che si ricordano di più, e il successo del discorso si giudica innanzituttodal calore dellʼapplauso.

Il motivo per cui è bene riassumere quanto abbiamo detto prima è che serve ripetere la tesiportante.Cicerone scrisse che "Lʼinizio del discorso introduce lʼargomento, la parte centrale lo sviluppa,la fine lo riassume".

E si deve riassumere in modo brillante e veloce, senza annoiare.

Per renderci la vità più facile possiamo ricorrere a diversi tipi di chiusura:1. Rielenchiamo i punti particolari del nostro discorso2. Sollecitiamo unʼazione da parte dellʼuditorio3. Facciamo un sincero complimento al vostro pubblico4. Facciamoli ridere5. Citiamo qualche verso poetico particolarmente appropriato.

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I supporti audiovisiviUn individuo ricorda:

- il 10% di ciò che legge- il 20% di ciò che ascolta- il 30% di ciò che vede- il 50% di ciò che vede e ascolta

Lo scopo dei supporti è di aiutarci a rafforzare la nostra comunicazionee quindi devono mettere in evidenza soltanto ciò che è importante far rilevare e ricordare.

E' più efficace scrivere soltanto parole-chiave o alcuna frasi-chiave semplici, brevi, chiare,coordinate con ciò che viene espresso verbalmente.

Lʼefficacia della comunicazione dipendesolo per il 7% dalle parole,il 38% dal paraverbalee il 55% dal non verbale.

Le slide non vanno lette ma commentate.

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Gestione delle domande e dellʼinterazioneDecidiamo subito il livello di interattività annunciando quando sarà possibile fare le domande(alla fine o si può interrompere?).

Prima di rispondere a una domanda, ripetetiamola ad alta voce per farla sentire a tuttie per allineare le aspettative sulla risposta.Ascoltiamo la domanda guardando la persona, ma rispondete a tutti.

Spesso è necessario riformulare le domande, perché possano avere una risposta adeguata(domande confuse, polemiche, asserzioni mascherate da domande, ecc,).

Errori nellʼinterazione con il pubblico rispetto alle domande

Buona domanda! (dobbiamo spiegare sempre perché è buona).

Polemizzare con qualcuno (ne usciremo sempre male).

Fare comunella con qualcuno (stiamo parlando a un gruppo, i rapporti privati vanno tenuti da parte).

Criticare gli interventi (ogni intervento è sempre il benvenuto e la persona ci sta facendo un regalo).

Le persone vanno gratificate per il loro sforzo (che a volte è notevole).

Ringraziate e date sempre segnali positivi!!!!

Dare risposte confuse (se non sappiamo la risposta, diciamolo!).

Non dare spiegazioni di ciò che facciamo (spieghiamo sempre che cosa stiamo facendo e perché,ad es. se usiamo la lavagna a fogli mobili). 31

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Decaloghi, liste, e altri espedienti scaccia stressDi seguito una lista di controllo per aiutarci a gestire al meglio il nostro imminente discorso pubblico:

1. Teniamo presente il tipo di persona cui ci rivolgiamo per definire in anticipo:- l'abbigliamento- il tono dell'intervento- la lunghezza dell'intervento- la partenza.

2. Prepariamo un progetto di esposizione di quello che vogliamo comunicare.

3. Facciamo una prova generale e concentriamo i concetti base.

4. Controlliamo la nostra emotività prima di iniziare respirando profondamente.

5. Controlliamo la gestualità senza però averne timore, evitando di tenere in mano oggetti.

6. Variamo il tono dalla voce (pause nel discorso per evidenziare i concetti più importanti), parliamo con voce altae udibile da ognuno, alterniamo il ritmo della voce. Nulla è più noioso della monotonia.

7. Guardiamo il nostro pubblico e mantieniamo sempre il contatto visivo con ogni persona.Non parliamo mentre stiamo scrivendo alla lavagna, evitiamo di dare le spalle al pubblico.

8. Rendiamo partecipe il pubblico come se stessimo dialogando con lui.

9. Parliamo sempre a voce alta respirando lentamente.

10. Ogni affermazione è valida quanto più è credibile l'immagine di chi la pronuncia. Facciamo eventualmentedomande per testare il livello di comprensione.Parlare in pubblico significa parlare con il pubblico e non al pubblico. 32

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Consigli utili prima dellʼintervento pubblico:- arriviamo in anticipo e verifichiamo che sia tutto a posto- controlliamo che i dispositivi siano ben collegati e funzionanti- disponiamo le sedie a ferro di cavallo se il numero di partecipanti non è elevato:

è la soluzione migliore (tutti vedono e sentono)- controlliamo lʼilluminazione per verificare che sia ottimale per tutti.

Errori da evitare durante lʼesposizione:- voltar le spalle al pubblico- parlare mentre si scrive- non guardare il pubblico- tenere in mano oggetti (se non devono essere mostrati al pubblico)- parlare da seduti- tenere le mani in tasca- mettersi davanti al proiettore- leggere le slide- leggere il discorso- leggere da seduti.

Per migliorarci:- riprendiamoci in video ogni volta che possiamo- cerchiamo di essere realisti: non censuriamoci e non giustifichiamoci- ad ogni presentazione redigiamo la nostra scheda di feedback personale- ampliamo le nostre conoscenza: acquistiamo libri, raccogliamo informazioni in internet- facciamo molta pratica.

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In conclusioneFare un bel discorso significa molto semplicemente avere qualche idea da comunicaree saperla comunicare con efficacia cioè con precisione, chiarezza e incisivitàin modo tale che alla fine l'ascoltatore abbia afferrato che cosa gli si voleva trasmettere,sia stato colpito, sia stato chiamato in causa.

Ciò significa che si deve sempre considerare come un tutto unico inseparabilequello che si dice, il modo in cui lo si dice alla gente alla quale lo si dice.

Il discorso è sempre un rapporto autentico tra lʼIo ed il Tu;ci sia un solo tu o ce ne siano molti.

Eʼ un flusso di simpatia a fiducia che trasporta un messaggio di vita.

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Bibliografia minimaleParlare in pubblico ed essere convincenti di Holzheu Harry Edizioni TeaParlare in pubblico di Brentano Carlo Andrea Edizioni De vecchiCome parlare in pubblico e convicere gli altri di Dale Carnegie Edizione BompianiParlare in pubblico. Farsi capire, farsi ascoltare, persuadere il gruppo di Cesare Sansavini Edizioni GiuntiProgettare una presentazione. Manuale per realizzare e proporre una presentazione efficace per lezioni, conferenze,tesi di laurea, relazioni in pubblico di Mauro Bologna edito da Franco Angeli.

Presentazioni on lineParlare In Pubblico - Public Speaking di Fabrizio Cornalba http://www.slideshare.net/colorstime/parlare-in-pubblico-1797918La presentazione efficace con le slide di Giacomo Mason http://www.slideshare.net/giacomo.mason/la-presentazione-efficace-con-le-slidePublic speaking di Giacomo Mason http://www.slideshare.net/giacomo.mason/public-speakingPresentation Skills di Yodhia Antariksa http://www.slideshare.net/nusantara99/presentation-skills-for-marketing-managers-presentationHow to make effective presentation di Satyajeet Singh http://www.slideshare.net/satyajeet_02/how-to-make-effective-presentation

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http://www.flickr.com/photos/twose/887903401/http://www.flickr.com/photos/nickwheeleroz/2205118143/http://www.flickr.com/photos/jingaugusto/2167503678/http://www.flickr.com/photos/girlish_evil/262225769/in/photostream/http://www.flickr.com/photos/daryoush/2090501911/http://www.flickr.com/photos/puntodevista/84796578/

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Anna Maria CarboneGiornalista. Consulente e formatrice nelle aree della comunicazionestrategica d'impresa, comunicazione interpersonale, dinamicadelle relazioni, scrittura professionale, scrittura per i media,business planning.

http://www.annamariacarbone.comhttp://[email protected]

Stefano PrincipatoConsulente e formatore nelle strategie di marketinge la comunicazione dʼimpresa.

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Grazieper lʼattenzione.

Commenti, considerazioni, proposte,critiche, suggerimenti e valutazionisaranno le benvenute a:[email protected]@araknes.it

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Parlare in pubblico superandoemozione, paura e stress