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Parrocchia di S. Sabina - Genova - Anno 7° - N.5 - Dicembre 2007

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1Parrocchia di S. Sabina - Genova - Anno 7° - N.5 - Dicembre 2007

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La parola del parroco

Carissimi, vorrei parlarvi della meraviglia. Per carità, nulla di trascendentale. Però, ogni volta che mi ritrovo in mezzo alla natura, “lassù sulle montagne, tra boschi e valli d’or”, comincio a pensare, a gioire, a commuovermi; decolla la meraviglia. Voglio qui affermare che questa capacità di meravigliarsi altro non è, alla fine, che la capacità stessa di essere uomini. Platone e Aristotele hanno scritto entrambi che la filosofia nasce dallo stupore. E’ verissimo! L’uomo, dotato di intelligenza e volontà libera, che ha occhi in fronte per vedere, e li usa, non può che meravigliarsi di

fronte alla bellezza della natura, e di lì comincia il pensiero, la riflessione, la metafisica. A partir di lì l’uomo si ritrova uomo, cioè animale ragionevole (loghikòn zòon, Aristotele), capace di vedere la realtà e di contemplarla, interpretarla e goderla. Ma bisogna aver occhi e vedere! Diceva Chesterton: “L’uomo non perirà per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia”. Ciò avverrà quando l’uomo non saprà più meravigliarsi di nulla, quando avrà occhi, ma non sarà più capace di vedere.Guardate che non sono cose dell’altro mondo, purtroppo; sono cose dei nostri giorni. Siamo schiavi dello scientismo, cioè della scienza che esula e deborda dai suoi naturali confini e si erge a supremo criterio di ogni realtà: per cui tutto ciò che essa non riesce a verificare, per ciò stesso non esiste. Vi rendete conto? Ci si limita a ciò che è materiale e verificabile e, dunque, si esclude Dio e ogni realtà spirituale in quanto inattingibile dalla scienza. Ma questa non è altro che una riedizione del peccato originale: l’uomo vuole mettersi al posto di Dio (“diventerete come Dio”, Genesi 3,5), ma, come Adamo ed Eva, si ritrova alla fine in braghe di tela (“si accorsero di essere nudi”, Genesi 3,7). Infatti, lungi dal raggiungere la felicità, l’uomo che vuole eliminare Dio elimina, di fatto, il significato della realtà e di se stesso. Tutto diventa in-significante. Non lo dico io, che sono prete e sospettabile di essere uomo di parte; lo attestano - loro malgrado - filosofi e letterati atei, dunque al di sopra di ogni sospetto. Nel ‘900 Jean Paul Sartre ha scritto un libro dal titolo: “La nausea”, nel quale si attarda a spiegare che l’essere non ha senso (“l’ignobile marmellata dell’essere”). Qualche anno dopo Alberto Moravia, ha scritto un’altra chicca dal titolo altrettanto perentorio: “La noia”. Che bel vivere! Allegria!, esclamerebbe il Mike nazionale. E nausea e noia sono proprio i sentimenti che colorano – di sangue – la vita dei nostri giorni. Vedete voi i telegiornali? Per sconfiggere la noia alcuni giocano a scagliar massi giù dai cavalcavia nelle autostrade ammazzando ignari automobilisti; altri appiccano incendi nei boschi beandosi poi nel contemplar le fiamme. Altri ancora, tanto per passare il tempo, giocano a violentare e torturare le persone filmando il tutto e offrendolo ai guardoni in Internet, per una sorta di autoesaltazione. Per esorcizzare la nausea ci si riempie di droga, di alcool, si “fa sesso” (che oscena espressione!) a piacere e a volontà cosificando la propria e l’ altrui persona. Davvero l’uomo che non si meraviglia più

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La parola del parrocodi niente perché si rinchiude in se stesso si consegna, di fatto, all’autodistruzione.A questo punto, ci domandiamo: c’è una via di salvezza? Sì, e sta sempre nella meraviglia. Si legge nella vita di S. Caterina da Siena che Dio, un bel giorno, la invita ad applaudire il sole che sorge. Oggi gli applausi si sprecano, si applaude tutto e tutti, come si vede in certe serate televisive. Si applaude perfino a comando, come automi (“applauso!”, ordina il conduttore, e scoppia l’applauso). Basta che uno dica una stupidaggine o una volgarità, e giù applausi fragorosi. Invece, per il sole, niente. Nessun applauso. Per lo scientismo, infatti, non c’è da meravigliarsi di nulla: tutto è regolare e “scientifico”. Allora Dio, scocciato (penso io), invita la Cate ad applaudire il sole che nasce. E la Cate, ogni mattina, va alla finestra e fa un bel battimano al sole. Non è stupendo? Nella Bibbia è la creazione stessa che magnifica l’opera di Dio: “I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne “ (salmo 97,8). E ancora: “Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude; esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene” (salmo 95,11-13). Tanto più l’uomo, che è il vertice cosciente, la voce e il sacerdote del creato, è chiamato a meravigliarsi e a gridare di gioia davanti all’opera di Dio, a tutta questa bellezza sparsa così a piene mani, senza risparmio, con suprema munificenza, un vero scialo divino. Ma, per meravigliarsi, bisogna saper guardare la realtà con occhi di bimbo. Avete mai visto gli occhi di un bimbo piccolo che guardano le cose, pieni di meraviglia, di incredulità, di scoperta, di sorpresa?Lo scientista è cieco. Il santo, invece, ha gli occhi di un bambino e si commuove davanti alla natura, la applaude. Prendiamo Francesco d’Assisi: è un santo con occhi di bimbo. Che cosa è il Cantico delle creature se non un commosso applauso alla bellezza della creazione e del Creatore? Francesco è il Poverello, ha gli occhi e li usa, ci vede bene, e dunque vede la creazione come se uscisse in quel momento dalle mani di Dio. Chi , come lui, è capace di vedere il Significato (cioè Dio), rende tutto significativo, dà il nome alle cose e alle persone, diventa “con-creatore” di bellezza e di vita. Al contrario, chi ha occhi e non vede (è il rimprovero di Gesù ai farisei, ricordate?), annega nel non-significato e rende in-significante ogni cosa, cose e persone rimangono innominate, senza volto e senza vita. E’ singolare constatare come l’ateo, che si ferma alla materialità delle cose per godersele avidamente senza rispettarle, viva, di fatto, nella nausea e nella noia, mentre il santo, che guarda il creato nella luce di Dio, sia cantore entusiasta della creazione e della vita.Impariamo dunque a meravigliarci di fronte alla bellezza della creazione e delle persone, battendo le mani al Dio Creatore e Redentore in un applauso senza fine. Un applauso che non finisce in se stesso, ma si prolunga e si concretizza in una vita sempre più bella, secondo Dio e non secondo me e il mio egoismo: una vita spesa nell’apertura e nel dono di sé a Dio, ai fratelli, alla creazione e dunque vissuta nella gioia, nel godimento pieno della nostra condizione di figli di Dio.Un applauso al Signore!

don Armando

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Liturgia della parola

LA VOCAZI0NE DI SAN GIUSEPPE, SPOSO DI MARIA

La parola di Dio ci aiuta a vedere San Giuseppe inserito nell’unico disegno di salvezza con il quale Dio Benedetto, at-traverso il suo Figlio Gesù Cristo, nato da Maria, usa misericordia agli uomini peccatori e li riconduce alla sua amici-zia.

San Giuseppe ha un suo posto in que-sto piano di Dio, ossia una vocazione.

Nessun uomo è al di fuori del progetto di Dio, siamo chiamati tutti da Lui.

Dobbiamo essere persuasi di questa fondamenta-le verità per poter in-terpretare la nostra vita.

Essere chiamai da Dio, vuole dire ap-punto essere collo-cati da Lui nel suo disegno di salvezza per esserne, ad un tempo, beneficiari e collaboratori.

Infatti non siamo soltanto dei salvati, ma siamo chiamati a essere, a nostra volta, salvatori.

Gli uomini si interrogano spesso sul senso della vita, ed è bene, perchè nes-suna domanda è più essenziale e fonda-mentale di questa

San Giuseppe è un esempio di come la creatura deve rispondere al piano di Dio nei suoi confronti.

Dall’iniziativa di Dio egli si trova in-serito in modo estremamente coinvol-gente nel mistero dell’Incarnazione del

Verbo: è lo sposo di Maria, sarà il padre putativo di Gesù e por-

terà avanti l’Incarnazione come avvenimento stori-

co, come fatto umano e societario.

Sarà lui a presiedere la famiglia di Naza-reth, a sostenerla con il suo lavoro, a difen-derla e a proteggerla senza fare la parte del protagonista, ma lasciando a Dio di es-serlo.

Noi, a volte, pecchia-mo di intemperanzae ci facciamo quasi

concorrenti di Dio, di-menticando che la di-

PeruginoLo sposalizio della vergine

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Liturgia della parolagnità dell’uomo consiste proprio nell’es-sere creatura, chiamata al suo servizio.

Giuseppe questo l’ha capito bene, ma non attraverso tanti ragionamenti: ha compreso la cosa essenziale e cioè che a Dio si dice sempre di sì in umiltà e in obbedienza. In questo modo egli si è realizzato anche come uomo e noi lo vediamo oggi ai vertici della storia umana della sal-vezza, con il suo assenso pieno di fede e di abbando-no.

E’ dottrina catto-lica che il santo Patriarca fu vero e autentico sposo della Madonna.In questo matri-monio, visto nel-la dimensione di contratto, non mancava nessun elemento richiesto per la sua validità e nulla è stato sup-plito da interventi soprannaturali.

Il fatto della verginità mutuamente con-servata dai due santi sposi non attenua minimamente i vincoli coniugali, anzi spiritualizzandoli, li fortifica e li nobili-ta. Il Santo ha nei riguardi della Vergine tutti i diritti e i doveri che uno sposo ha

per la propria sposa.

Non si può però e non si deve con-fondere il diritto e il suo uso: per cui il nostro Patriarca non usò di tutti i suoi diritti coniugali e all’esercizio di alcuni rinunciò con la sua perpetua verginità.

Tuttavia nessuno può farci crede-re che Giuseppe abbia rinunciato anche ad essere amato da Maria; come neppure possiamo dubitare che Maria non ab-bia amato e predi-letto il suo vergine sposo.

Di qui un inef-fabile titolo di grandezza per lui: quello di aver fat-to battere il cuore di Maria in modo particolare: E se la Vergine ha potuto e può ancora oggi amare Giusep-pe in modo tanto

grande e umano, chi può dubitare della sua bontà, della sua santità e della sua grandezza ?

P.Anastasio Ballestrero

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Vita parrocchiale

GRAZIE MILLYGrazie nonna, grazie mamma, grazie bisnonna,

grazie amica, grazie milly, grazie ….

Perché in questi cento anni ci hai insegnato:

Il sorrisoL’amore

La pazienzaL’ironia

La semplicitàL’altruismo

La fedeIl “bicchiere mezzo pieno”

La gioia di vivere

Grazie per aver rischiarato le nostre notti più buiecon la luce della tua pura serenità.

saggezza e simpatia.

Grazie per tutti questi “ingredienti” con cui, da brava cuoca, hai conditole nostre vite rendendole più gustose e sapide.

Dirti grazie è un semplice e piccolo regalo che ti offriamo, ma conun grande cuore noi ti amiamo.

Gli auguri più sinceri noi intoniamo ed ai “primi” tuoicent’anni noi brindiamo.

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Il 14 Maggio dell’anno appena tra-scorso abbiamo festeggiato la

nostra cara nonna Milly che ha compiuto ben 100 anni (un scolo di vita) E’ stata una giornata indimenticabile ricca di enorme gioia e di forti emozioni.La Milly è stata “circondata” da una molti-tudine di persone tra le quali amici, parenti, conoscenti, addirittura giornalisti intervenu-ti per l’occasione (pensate che a cent’anni è andata in diretta televisi-va rilasciando una pseudo in te r v i s t a)e ov v iamente non poteva-no mancare i suoi più stret-ti “compagni di viaggio“ la figlia Luciana, il genero Ma-rio, gli allegri nipoti Rober-to e Giulio e i simpaticissimi pronipoti Giulia e Davide tutti insieme per festeggiare con canti e balli ed effetti specia-li (anche a prova di cuore della Milly) i suoi meravigliosi cent’anni.Che dire della nostra cara amata nonna Milly ?Ci sarebbero tante belle parole, tanti emo-zionanti e rilevanti avvenimenti della sua

vita e della sua persona da raccontare, che non basterebbero le pagine di un grosso li-bro per descriverli.Riassumendo:Emilia Marzano è nata a Bavari il 14 Maggio del 1907 e residente a Genova nel quartiere di S. Fruttuoso. Pensando a lei e alla sua vita finora trascorsa, ci permettiamo (non volendo peccare di presunzione) di parago-nare la sua vita e la sua persona a quella di

alcuni santi in quanto la sua vita è stata ed è ancora oggi un dono di Dio per tutti noi.Un segno tangibile del-la presenza di Gesù in lei lo si può no-tare nella sua semplice ma alquanto ric-ca vita quo-

tidiana, nella preghiera nell’amore costante nella serenità, nella gioia di vivere nell’alle-gria. La nostra cara Milly ha dedicato la sua vita per i suoi cari per il suo prossimo: fa-cendo visita a persone in ospedale, in rico-veri in ospizi portando con la sua persona, la presenza di Gesù.Inoltre ci ha insegnato e dimostrato con

Vita parrocchiale

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la sua umile testimonianza quotidiana ad amare (parola alquanto astratta ai giorni nostri).Possiamo dire senza smentita MILLY = AMOREIl nostro semplice ma sentito gra-zie va a lei, e a Gesù, che ha voluto met-terci a fianco una persona così straordinaria e carismatica.Un grazie parti-colare alla figlia Luciana che con il suo immenso amo-

re accudisce la sua cara mamma e a tutte le persone che con assiduità vengono a

passare momenti di gio-ia con la nonna Milly.

T i rinnoviamo i nostri au-guri per tuoi

cent’anni e di ogni bene ora

e sempre.!

I nipoti

Vita parrocchiale

FESTA DEI NONNI E siamo a quota tre !

E’ infatti il terzo anno che la nostra Parrocchia in collaborazione con

le ACLI organizza la Festa dei Nonni !Gli organizzatori hanno trascorso tutta

la mattinata ad addobbare il salone con festoni e palloncini multicolori e a tra-sportare i tavoli all’esterno per organiz-zare la tombolata dopo lo spettacolo.

La giornata si presentava bellis-sima: un sole caldo rallegrava l’atmosfera festosa ma putrop-po il fato ha deciso diversamen-te….

Verso le dodici il cielo ha co-minciato a rannuvolarsi e poco dopo un violento acquazzone si è scatenato sui tavoli, i festoni e i palloncini. Velocemente i “bal-di giovani” hanno riportato tutto all’interno e si è dovuto organiz-

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zare la tombolata nel salone.La prima parte della giornata ha visto protagonisti il gruppo folk “Zenantiga” che si è presentato indossando antichi costumi genovesi.

Voci bellissime hanno presentato molte antiche canzoni genovesi tra cui le clas-siche : “ma se ghe penso, Ave Maria ze-neise, Piccun dagghe cianin“ ecc.

Durante l’esecuzione di quest’ultima si sono visti molti occhi lucidi: chissà quanti dei presenti h a n n o pensa-to alla Z e n a dei loro t e m p i che pur-troppo non c’è più!

Nella famosa “ma se ghe penso” il gruppo ha invita-to tutti i presenti a cantare con loro e sinceramente il risultato è stato piacevo-lissimo ed entusiastico!

Dopo i bis e i calorosi applausi è stato offerto un abbondante rinfresco che è stato molto gradito da tutti i presenti.

Purtroppo la gara delle torte non si è po-tuta svolgere per mancanza di materia prima!

Ne è stata presentata una sola ed era talmente squisita che è sparita in un at-timo.

Il gruppo del Bricolage ha allestito un banchetto vendita di tanti oggetti il cui ricavato è andato a favore dell’accoglien-za e sostegno di ragazze madri.

Infine si è svolta la tombolata in un’at-mosfera gioiosa e ridanciana.

Matteo e Irene si sono sgolati

per farsi s e n t i r e

a n c h e d a i p i ù l o n -t a n i e dato

che i premi in

palio era-no molti, si

sono potuti ac-contentare numerosi

partecipanti.

Come sempre i nostri anziani hanno gra-dito, esprimendo allegria e simpatia con le loro battute spiritose.

Arrivederci al prossimo anno per una nuova festa, un nuovo incontro convi-viale e ci auguriamo, sempre più parte-cipanti.!

Carmen

Vita parrocchiale

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Vita parrocchiale72° CONVEGNO DIOCESANO MINISTRANTI

“SI’ MANDA ME”Anche quest’anno, come avviene ormai da tanto tempo, il no-stro “gruppo Chieri-chetti, ha partecipato con una piccola ma viva rappresentanza al Convegno Chie-richetti della Diocesi di Genova presso l’Istituto Don Bosco. Appena arrivati grande impegno per le “momimpiadi” incentrate su tematiche inerenti alla chiesa, in particolare alla Messa. Qualche attività prettamente ludi-ca e poi tutti a indossare la veste per la S. Messa presieduta da Mons. Angelo Ba-gnasco, che mostra affetto e amicizia ver-so i ministranti grandi e piccoli Una delle nostre chierichette più piccole ha raccolto

l’ invito del Vescovo a rispondere ad alcu-ne sue domande sul servizio che noi chie-richetti svolgiamo, ossia quello di servi-re il Signore durante la Messa.Nel pomeriggio, dopo pranzo, i nostri ragazzi si sono uniti ad altri chierichetti di un’altra parroc-

chia, e hanno affrontato insieme il mega gioco del pomeriggio.Come tutti gli anni, il Convegno è stata una bella esperienza per tutti, grandi e piccoli.

Stefano Aicardi Alvaro De Bernardi

Come ogni anno, Domenica 22 Aprile, ab-biamo celebrato la messa pomeridiana per gli anziani e i malati, durante la quale è stata somministrata dai sacerdoti l’unzione con l’olio degli infermi. E ‘ sempre com-movente vedere gli occhi umidi dei parte-cipanti che riflettono la gioia e le sofferenze delle loro vite.

Proponiamo una preghiera – benedizio-ne che ci fa conoscere gli stati d’animo, la sensibilità degli anziani e soprattutto ci fa riflettere sui nostri comportamenti nei loro confronti e come a volte, con la nostra su-perficialità possiamo causare loro ferite o avvilimento.

UNZIONE DEI MALATI

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Vita parrocchialeBenedizione a chi onora la vecchiaia

BENEDETTO chi mi mostra affetto e rispetto e la cui bontà verso di me mi fa pensare alla bontà di Dio BENEDETTO chi capisce le mie mani stanche e il mio camminare stanco BENEDETTO chi parla con voce alta per risparmiarmi l’umiliazione della mia sordità BENEDETTO chi mi offre un sorriso, una parola amabile, BENEDETTO chi mi aiuta soprattutto quando non lo chiedo. BENEDETTO chi non mi fa sentire il peso del mio pensiero che cammina a rilento BENEDETTO chi mi fa sentire vivo e interessante anche se non lo sono BENEDETTI quelli che mi sono accanto nel momento del passaggio, quando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro presso il Signore.

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Vita parrocchiale

CHIUSURA ANNO CATECHISTICO

Anche quest’anno è arrivata la fine dell’anno catechistico.

Un anno impegnativo ma ricco di tanti sentimenti, sia da parte nostra che da par-te dei bambini, i quali hanno partecipato con interesse e curiosità alle lezioni di ca-techismo.Noi ca-techiste o g n i a n n o ci im-pegn i a -mo con t a n t a fede in q u e s t o lavoro e v e d e r e l’interes-s a m e n -to dei n o s t r i p i c c o l i bambini ci rende ogni giorno più forti.Personalmente posso dire che quando sono entrata a far parte del gruppo mi sono sentita subito in famiglia, la nostra forza è l’essere gruppo, aiutandoci vicen-devolmente..Quest’anno abbiamo portato i nostri pic-coli alla Prima Comunione e l’emozione è stata grande, vederli crescere e fare con

loro un percorso di fede è stato importante ed educativo sia per loro che per noi.Abbiamo anche voluto e ci siamo riuscite, far partecipare i genitori che ringraziamo per la loro disponibilità e per la fiducia a noi concessa.Per noi catechiste è stato un anno positi-vo sotto tutti i punti di vista e un ringra-

ziamento specia le va a Don Armando il quale ci ha scelte come ca-tech is te , e a Don A n d r e a che ci ha a c c o m -pagnato per tutto l ’ a n n o sia con i bambini, sia aiu-t a n d o c i

nei momenti difficili, e infine vorremmo ringraziare la Franca 1 e la Franca 2 che con il loro appoggio costante riescono sem-pre a farci arrivare alla meta prefissata.Ciao e buone vacanze !

Adriana De Santis

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Vita parrocchiale

Le ultime due domeniche di maggio hanno visto nella nostra parrocchia, la celebrazione delle prime comunioni dei fanciulli

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UNA NUOVA FAMIGLIA UNA NUOVA CHIESAE’ da qualche tempo che la nostra Parroc-chia ha cambiato faccia. Beh, a guardarla da fuori nulla è cambiato, ma dentro sa proprio di nuovo, di caldo, di accogliente, di un posto in cui ci si sta bene. Da che sono arrivato ho sempre sentito dire che la Chiesa era triste, spenta, fredda.

Insomma non piaceva molto.Sicuramente anche ora a qualcuno non piacerà certo, ma fa tutta un’altra figura.In primo luogo c’è molta più luce, e per come la vedo io, la luce scalda e il calore tocca il cuore delle persone aiutandole a pregare meglio.

Mi verrebbe da dire che S.Sabina sia nata una seconda volta; quindi grazie a Don Armando che ha voluto fortemente questa ristrutturazione e a tutta la comunità che ha partecipato a vario titolo a questa rina-scita.Adesso che la struttura c’è bisogna farla vivere !!!! Siamo tanti e se ognuno facesse

anche poco sarebbe moltissimo.Come sempre qualcuno ci pensa… e non potevano essere che loro. Infatti il 2 Giugno 2007 si è consumato il primo grande evento della Parrocchia di Santa Sabina new style: si sono sposati Massimo e Serena.

Vita parrocchiale

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Hops, sarà un caso.: nuova Chiesa nuova Famiglia? Un binomio inscindibile, mi pare.Lo so che qualcuno che sta leggendo dirà: ma a me che mi frega se quei due si sono sposati? Anzi, scemi loro !!!

Uhh, sì, sì, non sanno quello che hanno fatto: niente più partite in te lev i s ione, niente giri in moto e... non mi dai una mano nei la-vori di casa e pensi solo a te stesso…; e dall’altra: Hii, quanto parla, e fai questo e fai quello, ma siediti un po’ e goditi la vita…Sarà che sono sposato anch’io ??? Ma no, dai, sposarsi è una gioia quotidiana, vero Irene ?Allora perché scrivere di questa nuova fa-miglia ? Queste poche righe vogliono essere un modo per rendere omaggio a due delle persone più splendide che personalmente abbia incontrato nella mia vita, per ringra-ziarle di tutto quello che hanno e stanno facendo per far vivere S.Sabina, perché tutta la comunità vuole bene ad entrambi e perché, credo di non sbagliare se dico che sono stati i primi e, si sa, i primi vanno sempre ricordati !!!Per chi c’era forse l’ha percepita, e provo a descriverla per chi non era presente, anche

se non sarà facile perché non sono uno scrittore…Mi viene spontaneo sorridere perché mi è parso come se S.Sabina fosse felice per quello che stava accadendo.

Un po’ come i genitori che vedono i propri figli nascere, crescere e diventare uomini e donne e formare una nuova famigliaCredo che per Massi e Serena la Parroc-chia sia un po’ come una seconda casa (ora , che ne hanno una propria), verrebbe voglia di dire loro di fermarsi un attimo, di pensare a loro. Per certi versi li capisco. Crescere e vivere intimamente un posto lo fa diventare tuo in tutti sensi.

Grazie !!! Sì, credo che a nome di tutti non possa dire altro.

Nico e gli amici

Vita parrocchiale

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Rosario meditatoNel dicembre del 1966 una decina di persone si riunirono in casa di Aida Tonna per recitare il Santo Rosario me-ditato, e da allora quel gruppo ha con-tinuato a riunirsi una volta al mese, pur interrompendo questo devoto appunta-mento ogni volta nei periodi estivi..Così a metà dicembre dell’anno scorso si sono potuti festeggiare i dieci anni trascorsi da quella prima recita, ricor-dando quelli che nel frattempo vi ave-vano contribuito maggiormente.In questo modo é venuto fuori che il gruppo del rosario era nato da un’idea del parroco di allora, quel monsignor Guderzo che ancora oggi tutti ricorda-no con grande simpatia, e che tutti continua-no a chiamare affettuosamen-te “don Ange-lo”. Nei primi anni la recita di solito consisteva in questo: si sce-glieva una delle apparizioni del-la Madonna ri-conosciute dalla Chiesa, si suddivideva il racconto in cin-que o sei parti, e si alternava la lettura del racconto alla recita dei misteri.

Di conseguenza, chi ha continuato a venire alle riunioni ha potuto conoscere bene le apparizioni di Parigi, Lourdes, Fatima, La Salette e Guadalupe, con tutti i segni prodigiosi e le guarigioni mi-racolose di cui sono rimasti documenti e testimonianze, più altre apparizioni cosiddette minori, che però risultano anch’esse molto interessanti.Poi, col trascorrere degli anni, per rag-giungere altre cose ancora, si è passati a narrare anche la vita dei veggenti, tutti esempi preziosi di fede incrollabile e di grande semplicità e modestia, e pure questi racconti sono risultati assai gra-diti.

Chiunque lo desi-deri può entrare a far parte di questo gruppo.Attualmente sono da dodici a quin-dici le persone che ogni mese accol-gono con gioia il momento di riunir-si, ben sapendo di trascorrere qual-che ora in serenità e letizia, sotto lo

sguardo amoroso e benedicente del-la Mamma Celeste. Il gruppo

Vita parrocchiale

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Vita parrocchiale

Nel mio piccolo paese ho trascorso l’in-fanzia con gli amici e il Parroco del paese, Don Ildo.Con lui abbiamo trascorso anni indimen-ticabili, perché con le sue parole, con il modo di fare ci ha portato alla fede senza che noi bambini ce ne accorgessimo.Più volte ci portava tutti in gita, fa-cevamo la raccolta della carta, del ve-tro, ci riuniva-mo nel coro della chiesa, e noi erava-mo felici: sta-vamo facen-do qualcosa di diverso.Facevo il chie-richetto, e an-dare alla mes-sa era sempre una gioia. Per Natale, ci dedicavamo al presepe, ma la cosa più emozionante era preparare il Sepolcro. Un pittore preparava un disegno su un grande foglio di carta, lo stendevamo su tavole di legno, e con la segatura colora-ta, noi bambini gli facevamo prendere vita. Ricordo ancora quegli attimi, e rivedo nel volto dei miei compaesani, lo stupore nel

guardare il sepolcro finito, mentre le donne del paese, portavano vasi di fiori da porre ai lati dello stesso.Adesso che sono diventato padre, e che da tanto tempo manco dal mio paese ho vo-luto ritrovare quella felicità, così ho pensa-to di proporre questo “lavoro”, ai bambini

della par-rocchia per t r a sme t t e -re anche a loro quelle emozioni.Mentre li aiutavo a rea l i z za re i l disegno, g u a r d a -vo le loro espressioni e la gioia che legge-vo sui loro volti mi ha fatto tor-nare bam-

bino e ricordare i giorni della mia infanzia trascorsi con il mio parroco.Tutto questo rimarrà sempre nel mio cuo-re.Ciao Don Ildo, ti voglio e ti vorrò sempre bene.

Carlo Ghietti

Hanno partecipato a questo progetto Edward, Giulia, Alice, Alessio, Filippo, Giorgia, Tommaso, Matteo e altri bambini

del catechismo

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Vita parrocchiale

I TRE GIORNI DELLA SPORTIVABuon successo per il “1° stage di Neirone” della scuola calcio S.Sabina, il campo di tre giorni a conclusione dell’anno sportivo 2006-2007.Nata con l’intento di promuovere il rappor-to tra pratica sportiva, stili di vita saluta-ri ed etici e convivenza civile e spirituale,

“La tre giorni di Neirone” è andata in scena dal 15 al 17 giugno nella casa parrocchia-le immersa nei boschi e in armonia con la natura.La nostra “Tre Giorni”, pertanto, non è stata altro che una festa da noi voluta per condividere con i bambini un nuovo percorso verso un obiettivo comune: imparare a giocare a calcio vivendo lo sport nel modo corretto e in buona salute con la giusta spi-ritualità. In base a questo prin-cipio, i bambini hanno avuto pasti abbondanti della tipica cucina genovese cucinati dai signori Fiorino (ex proprietari di una nota trattoria) e serviti grazie alla preziosa collabora-zione di alcune mamme dei giovani giocatori.Numerosi gli eventi che si sono succeduti nell’arco di questi tre giorni: dal torneo di calcio (lo stesso leit motif dello stage), alle olimpiadi ad altre attività didattiche e didattico – sportive e di animazione con proiezione di un film a tema ben preciso (credere in sé stessi e nell’aiuto di entità superiori per il raggiun-

gimento degli obiettivi) e con la costante ma fluttuante presenza di un personaggio misterioso di nome ABAR.Lo stage si è concluso domenica 17 giugno con una grande festa, dove più che mai il motto della nostra scuola calcio “la vita è l’arte dell’incontro” ha potuto realizzarsi. Infatti, hanno partecipato più di 80 perso-ne d’ogni fascia di età: bambini, giovani adulti, e anziani che, in un clima festoso, hanno ancora una volta realizzato l’im-portanza della scelta di un ambiente pro-tetto per i bambini, per la tutela della loro

educazione e perché no, della loro salute; e tutto questo, dando la possibilità di ac-cesso veramente a chiunque, nello spirito dello Sport Famiglia nel quale abbiamo fatto nascere questa iniziativa e nel quale costantemente ci muoviamo.

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Vita parrocchialeNon solo, ma abbiamo tutte le in-tenzioni di rinnovare questa espe-rienza ogni anno perché i valori che cerchiamo d’insegnare sono importanti e si possono veicolare anche attraverso il divertimento, l’amicizia, la partecipazione e lo sviluppo del senso civico.

Marco Malarby

S a p e t e R a g a z z i

Voglio ringraziarvi perché insieme siete veramente una forza ( e non solo calcisticamente parlando).Siamo stati bene con voi.Ciascuno di voi ha delle qualità speciali da far crescere sempre di più.

Ognuno di voi si è dimostrato un dono ed è stato bello condividerlo insieme.

Vi dico GRAZIE !

Piero

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BENVENUTO AI NOSTRI PICCOLI PARROCCHIANI

PREGHIAMO PERI NOSTRI DEFUNTI

A tutto il 31/12/2007

S.MESSE FERIALI: 9.00 - 18.00 - (17.30 S. Rosario) - PRE-FESTIVI 18.30 FESTIVI: 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.30

CONFESSIONI FERIALI FESTIVI

Parroco 8,15 - 9,00 9.30 - 10.45

Don Andrea 18.30 - 19,00 9,15 - 12,00

Barbarossa GiuliaBucchi FedericaCaracciolo PaoloCasarino DavideCastorina MartinaCeccarini LorenzoCella TommasoCherubino Anthony Giulian D’aniello ElisaDe Luca VittorioDi Via Emma SuseFurnari GiuliaGiannetti Beatrice RitaGuerra Palma Car-los ManuelIntrocaso PietroLombardi Lorenzo

Maimone GiorgiaMerloJacopoMurga Nicholas Renzo JosèOkubor ElenaPagliughi TommasoParodi DavidePastore AlessandroPurich JacopoRogai MarcoRusso Sofia Fran-cescaSartore TommasoSpataro AriannaTimossi ChiaraTucci GiorgiaWilliams Sofia Eleonora

Banfi Lorenzo Baratti RosaBocenti GalileoBoero OfeliaBonato AngelaBruschi IolandaBuono GiuliaBurrone M.GraziaCalò Annita ved. MinelliCamanzi OlgaCanepa TomasinaCarobelli DiegoCatalano M:AngelaCorezzola GiuseppeCosso LuigiCozzi GiuliaDalla Muta EnricaDe Benedetti ElisaDe Campus RosariaDel Bianco LiciaDerosas ApollonioEsposito ArgarioGabelli GiulioGalante RinaldoGallo Giovanna Galtrucco LuigiGhio MariaGiffoni TeresaGiorgianni GiuseppaGiustini GiuseppeIghiani CarmelinaIsaia GaetanoLavagna GiuseppinaLemmi GismondaMaragliano NicolaMarinucci GiacomoMartoglio AngelinaGuidano Gabriella Rita

Meacci SergioMenighetti NormaMetti FernandoMolinari GiorgioMarioMordini GinaNoè SergioBlasi AntonioOrecchio RosarioPedullà EmiliaPenna AngelaPintore MaddalenaPodestà UmbertoPremi M.CarlottaPuppo GerolamoRepetto AngeloRizzi GiuseppeRogazione ConcettaRoversini VivianaSalamino GiuseppeSalvo CarmelaSantamaria AngelaSartore PieroSelva MarioSilani GiovanniSirota AlexandraSomasio Lucianol Soragni Anna MariaSoriano VittorioSpadoni GermanoTafuro FuvioTappa Fiorina Guccione AngelinaTavella GiuseppeVeggi M. TeresaVerdi UbertèVero NicodemoVignolo LuigiZonghi Ferruccio

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